Lo scarso affetto che regna è tutto lirico, cioè tratto dalla immaginazion del poeta, ma che lascia il cuor vuoto. […] Non poche tra queste per opera de’ bravi macchinisti, che allora fiorivano, e principalmente di Giacomo Torelli, del Cavalier Pippo Aiacciuoli, del Colonna, del Metelli, del Periccioli, del Mingaccino, e del Sabbattini riuscirono vaghissime ed ingegnosissime. […] [8] Intanto la poesia era quella parte del dramma cui meno si badava dai compositori. […] Dai surriferiti inventori del melodramma fino a più della metà del Seicento non si trova un solo maestro che abbia promosso d’un passo la espression musicale. […] Tale a un dippresso era lo stile del Giovanelli, del Teofili, del Ferrari, del Tarditi, del Frescosialdi, del Cornetto, ed altri, eccettuato Claudio Monteverde che seguitò più da vicino le pedate del Caccini e del Peri, e che avrebbe fatto epoca nella storia della musica scenica come la fece nella madrigalesca se i principi di quella fossero stati meglio conosciuti a’ suoi tempi.
Non pertanto l’elevatezza dell’anima del poeta si scorge in diversi tratti. […] Nel Sertorio si confonde l’idea del gran capitano e del gran politico colla poco grave immagine di un vecchio visconte o colonnello francese innamorato. […] Tomiri che nella Morte di Ciro del Quinault va cercando sul teatro les tablettes perdute, fu ben meritevole della derisione del Boileau. […] Si vede nella Berenice tutto ad un tempo la delicatezza del mirabile suo pennello, e la natural pendenza del suo ingegno al molle e all’elegiaco. […] Chi ne bramasse qualche saggio, consulti l’edizione del teatro di Pietro Cornelio pubblicato colle osservazioni del Voltaire, ed anche l’eccellente Paragone della Poesia tragica del più volte lodato conte Pietro da Calepio.
Dudoyer è autore del Vendicativo in versi. […] Nel Padre di famiglia del primo, nell’Eugenia del secondo, nel Figliuol prodigo del Voltaire non si vedono moribondi per mancanza di pane, testamenti, sentenze di morte, esecuzioni di disertori, non un padre che si getta a rubare sulla pubblica via vicino ad essere impiccato. […] La dipintura del carattere del Padre di famiglia non corrisponde alle accennate bellezze. […] Fabrizio cafettiere di ottimo cuore è copiato dalla Bottega del Caffè del Goldoni. […] Hume fratello del celebre Hume istorico, e filosofo di Scozia.
Dudoyer è autore del Vendicativo in versi. […] La dipintura del carattere del Padre di famiglia non corrisponde alle accennate bellezze. […] È patetica ma non terribile la terza scena del IV, ed interessante la deliberazione del Padre di Eugenia, il quale si lusinga di trovare in corte giustizia e pietà. […] Fabrizio cafettiere di ottimo cuore è copiato dalla Bottega del Caffè del Goldoni. […] Hume fratello del celebre Hume storico e filosofo Scozzese.
La scena dal muro alla bocca del proscenio ha di lunghezze 125 piedi parigini e 93 di larghezza. […] I lati retti della platea congiunti alla strettezza della bocca del palco occultano a chi siede lateralmente buona parte della scena. […] I palchetti del teatro nominato di Venezia non bastando al gran concorso che cresceva, ebbero indi un aumento di altri tre per ciascun ordine su i lati del proscenio. […] Quello di Modena detto della Spelta, su opera del cavalier Vigarani distrutto nel 1767. […] Fioriscono ne’ primi lustri poeti tragici degni di mentovarsi al pari de’ precedenti, il Bracciolini, lo Stefonio, il Bonarelli, il Dottori, il Pallavicino, il Delfino, il Caraccio: si producono alla poesia pastorale drammatica componimenti da non arrossirne al confronto de’ primi in tal genere, la Filli, la Rosa, l’Armonia d’ Amore, la Gelopea, la Tancia: si contano tralle commedie ingegnose regolari e piacevoli quelle del Porta modelli della commedia d’intrigo, e degl’Intronati, del Malavolti, del Guarini, dell’Altani, dell’Isa, dello Stellati, del Gaetani, del Brignole Sale, del Bonarelli, del Maggi.
Da quella di Solmi e Pisenti passò, la quaresima del 1826, nella Compagnia di Luigi Domeniconi, poi, il ’35, in quella di Romualdo Mascherpa, col quale stette sino all’estate del ’45 (29 luglio), epoca della sua morte, avvenuta in seguito a ribaltatura del legno a Regginara, presso Marradi. Egli battè del petto contro il lastrico del ponte, e morì nella notte, proferendo le testuali parole : « atto terzo, scena ultima. […] M., alle quali assistevan tutti i comici della Compagnia Reale e di quella del Favre. […] Al dolore del figlio suo Gaetano Gattinelli cosi diletto alle scene torinesi col più profondo sentimento del cuore sinceramente partecipiamo. […] Della intelligenza e dello studio di Luigi Gattinelli fanno fede alcune sue lettere, in cui si discorre largamente di commedie originali e tradotte, del ’28 da Firenze ad Antonio Benci, in Livorno, autore della Bottega del libraio, del Salvator Rosa, e di altro, e del ’44 da Trieste al figliuolo Angelo in Vicenza.
Fattosi capocomico nel '19, trovò la maschera del Meneghino, resa popolare da Gaetano Piomarta, che il Moncalvo in breve emulò e superò, più commerciale della tragedia ; e se ne servì, nobilitandola a segno da sostituirla alle parti caratteristiche delle opere classiche, come ad esempio del Curioso accidente, del Burbero benefico, del Filosofo celibe, degl’Innamorati, ecc. […] Quindi i trionfi del Moncalvo non ebber più tregua. […] E poichè quell’ uomo del popolo era di solito sollazzevole e burlone, ed era al fatto di tutti gl’intrighi e degli avvenimenti del quartiere, intorno ai quali emetteva giudizî pieni di acume e di sale ; così si affibbiò il nomignolo di Meneghino alla maschera del popolo milanese, nella stessa guisa che si battezzò col nome di Pulcinella, la maschera del popolo napoletano. […] Troppo ci vorrebbe a metter qui le testimonianze della grandezza e bontà del Moncalvo. […] Ippolito nel Filosofo celibe del Nota, riscuotendovi gli universali applausi.
Fratello minore di Mezzettino, recitò le parti di amoroso col nome di Cintio nella Compagnia del Duca di Modena. […] Esiliato il 1689, d’ordine del Re, Bartolomeo Ranieri per aver con indiscrezione parlato delle cose del tempo, Costantini lo sostituì, con gran soddisfazione del pubblico, sino al ’94 ; nel quale anno sostituì per le parti di primo amoroso Marc’ Antonio Romagnesi, detto Cintio, che assunse quelle di Dottore. […] Nel 1697, appena dato l’ordine di chiusura del teatro italiano, egli si restituì a Verona, la patria di suo padre, ove potè render segnalati e disinteressati servigi ai generali dell’armata francese in sul cominciar della guerra del 1701. […] Nel 1716, alla venuta della nuova Compagnia del Reggente, egli ottenne finalmente un impiego amministrativo, del quale si disimpegnò così male, che dovette esserne poco dopo licenziato. Giovan Battista Costantini morì a La Rochelle il 16 maggio del 1720.
Lo Scaramuccia del quadro non è già il Fiorilli, come vediam da una incisione del Mariette ; sibbene Giuseppe Tortoriti. […] È dunque un errore del Mariette, o il quadro fu dipinto assai dopo il ’70 ? […] Del Fiorillo Pulcinella ci rimane, oltre a quello del Perrucci (V. Calcese Andrea), un accenno del Cecchini (op. cit. […] E l’opera del Cecchini ha la data del ’28.
Vuole ciò dire che l’errore del Cueva non è errore? […] Legga le seguenti parole del suo 1. […] VI. del Parn. […] Discorso del Montiano, che cita l’Opera del Malara intitolata Philosophia Vulgar P. […] I. del Parnaso Español.
Fiorito dalla seconda metà del secolo xvi a oltre il primo decennio del secolo xvii (il Malherbe — cf. […] Antonio Valeri nella Rassegna bibliografica del D'Ancona (Anno IV, 1896, fascic. […] L'aprile del 1580 come da Relazione di Leonardo Conosciuti al Card. […] si mise poi ad imitare li linguaggi di tutti li suoi comici, come del Pantalone, del Gratiano, del Zanni, del Pedrolino, del Francatrippe, del Burattino, del Capitan Cardone, e della Franceschina. […] (Diario del Pavoni, Bologna, Rossi, 1589).
Il 21 ottobre del 1720 inviava da Piacenza al Duca di Modena la seguente supplica, tuttavia inedita, che tolgo dall’Archivio di Stato di Modena, per gentile comunicazione del Direttore conte Malaguzzi. […] V. questo solo mi Basta, per Ottenermi Licenza è Teatro, ma quello del S.r Co : Ottauio Rangoni Con quel Vtile che Vorà darci ; So che il Regalo del Ser. […] to Tracagnino Comico del Ser. […] La sera del 27 dicembre, con pompa funebre fu portato alla sepoltura alla sua chiesa parrocchiale di S.
Avvenne in fatti, che mentre rappresentavasi quella del Cornelio, molti spettatori correvano alla tragedia del Mairet, e dopo lo spazio di trent’anni in cui si andò tratto ripetendo sul teatro francese, si manteneva ancora. […] Contuttociò lo stile del Mairet rimane assai inferiore alla sublimità di quello del Cornelio, e l’impudicizia che Siface rimprovera alla moglie, e gli artifizj ch’ella adopera per ingannarlo, offendono la decenza e la gravità tragica. […] Pubblicò la commedia del Mèchant rappresentata nel 1740 con moltissimo applauso. […] Io parlo del sig. […] Non increscerà a chi legge, che per dare una idea de’ teatri francesi del tempo del Mairet, io accenni una parte di ciò che ne disse ne’ suoi Dialoghi il sig.
IV dell’opera del Quadrio. […] V. l’opera del conte Mazzucchelli t. […] del Montfaucon. […] del Fontanini t. […] Anche il Signor Arteaga volle rilevar l’additato avviso del Planelli, del Tiraboschi e del Signorelli (nel t.
Non sono del gusto del secolo XVIII le favole pastorali. […] Non può negarglisi somma conoscenza del teatro e perizia del mondo. […] Mancò veramente ad essi buona parte della delicatezza, del patetico e del calore di Metastasio. […] Trovasi il Socrate impresso in Roma nel 1790 nel tomo IV del Saggio Poetico del Galfo. […] In fine Elfrida approfittandosi del letargo universale conduce via fieramente il marito ad onta del re e del padre.
Seguirono alle nominate prime tragedie del secolo quelle del Gambaruti, del Finella, del Pignatelli, del Luzzago, del Bracciolini, del Manzini, del Zoppio, del Chiabrera, del Gherardelli e dello Scamacca. […] Fin anco i cantici del coro che vi si trovano introdotti, leggonsi con diletto. […] L’interesse nella favola del Bonarelli è principalmente per Mustafà, e non per Solimano; in quella del Dottori, quantunque in parte sia per Merope, in tutto il dramma è sempre per Aristodemo. […] Singolarmente vuolsi attendere alla sobrietà e gravità dello stile del Caraccio tanto più degno di encomii quanto meno si attenderebbe da uno scrittore del XVII secolo. […] Nel Corradino segui quello del Torrismondo di Torquato.
Riccoboni Antonio, veneziano, comico egregio per le parti di Pantalone nella Compagnia al Servizio del Duca di Modena. […] Avanti di esser Comico al Servizio del Duca di Modena (ma non sappiam quando), Riccoboni era a Napoli ; e ciò sappiam da una supplica del '74 al Duca, in cui egli espone : che certo Bartolomeo Pavia modenese, suo servo, partitosi con lui da Napoli, per recarsi a Modena al servizio di quell’Altezza Serenissima, a Gaeta se ne fuggì con danaro parte prestatogli, e parte affidatogli. E trovandosi ora detto servo a Modena, in casa del conte Sertorio, e potendolo pagare, Riccoboni supplica il Duca perchè vi si adoperi…. […] Delle cinque creature non abbiam notizia che di due : Luigi, Lelio, del quale s’ avrà da discorrer lungamente, e Bartolomeo, soldato di fortezza di Modena, che il giugno dell’ '83, provocato da altro soldato di fortezza, figlio di Carlo Curti della guardia del Duca, e seco lui costretto a battersi con la spada, lo distese morto, passandogli il fianco. […] L'agosto del 1687 Riccoboni lasciava ricevuta al tesoriere Zerbini del prestito di dieci doppie, ossia lire 330, obbligandosi di rilasciarle a due al mese.
Il Nino nella Semiramide del Manfredi, le Gemelle Capuane del Cebà, il Solimano del Bonarelli e l’Aristodemo del Dottori sono tutte della medesima idoneità. […] Fu però con ragione da’ critici censurato il poema del parto della Vergine del Sannazaro, e l’Iephte del Buccanano. […] Con tale libertà sono scritte l’Orbecche ed altre del Giraldi, il Torrismondo del Tasso, l’Idalba del Veniero, l’Elisa del Closio, la Dalida del Groto, l’Acripanda del Decio. […] Il Cebà siccome nelle azioni così pure nello stile ha più del comico che del tragico. […] L’azione ha del difetto.
Gli studenti di san Paolo nel 1378 presentarono una supplica a Riccardo II, affinchè vietasse a certi ignoranti di rappresentar le storie del Vecchio Testamento in pregiudizio del Cleroa. […] VI del suo Saggie. […] Vedi il tomo II del Ristretto della Storia di Francia dell’abate Millot pag. 75. […] Vedi l’opera del p. […] Vedi il libro inglese intitolato il Compagno del Teatro, o dettaglio istorico degli scrittori drammatici della Gran Brettagna presso la Gazzetta Letteraria dell’Europa del mese di marzo del 1765 che usciva in Parigi.
Capo del II. […] Compatirei il Lampillas, come straniero, del non aver lette le Opere del Mussato, nè la Raccolta degli Scrittori delle cose Italiche del dottissimo Muratori, nella quale si rapportano le di lui Tragedie, e di non aver contezza della Commedia ESISTENTE del Vergerio. […] Fu sacra rappresentazione la Tragedia del Laudivio della morte del Piccinino? […] Erano sacre e rozze rappresentazioni le Commedie Latine del medesimo secolo, la Polissena del dottissimo Leonardo Bruni, il Philodoxeos del celebre Leon Batista Alberti, la Philogenia di Ugolino da Parma, il Joseph di Pandolfo Collenuccio? […] Di buona fede, se è possibile, Signor Lampillas, mi direste, se, prima di leggere i Libri del Tiraboschi, e del Signorelli, sapevate che avessero mai esistiti al mondo nostro tali Drammatici Italiani del XV. secolo, che inutilmente fingete di non sapere ancora?
Sotto questo nome si nasconde Francesco de’Nobili lucchese, cancelliere del signor Fracasso di Sanseverino, e il più grande tra’ recitatori di commedie classiche nella prima metà del xvi secolo. Siccome narra il Sansovino nella descrizione di Venezia pag. 168, fu favorito da Papa Leone Decimo in Roma, dove tenne il primo luogo fra’ Recitanti in iscena : onde per ciò fece acquisto del cognome del Terenziano Cherea. […] Ma alquanto monco ed erroneo appare tal giudizio dopo l’elaborato studio del Rossi (Lettere di Messer Andrea Calmo. Torino, Loescher, 1888), il quale, analizzando l’opera del Calmo (V.), anche viene, col concorso del D’Ancona e del Sanudo, a parlar distesamente del Cherea, avvalorando le sue parole di molti e importanti documenti. […] Riappare a Venezia nel carnevale del 1522, e lo vediamo recitare il 2 febbraio una tragedia in casa Grimani alla presenza del vescovo d’Ivrea, il 9 detto una commedia nel Convento dei Crocicchieri, e il 12, nello stesso luogo, la Mandragola.
Egli si chiamò Ferrari, e fu primo innamorato di sommo merito : tale, secondo il Bartoli, che non ebbe nell’arte del teatro chi lo superasse. […] Intelligentissimo negli affari, non battè però mai la gran cassa del cerretano. […] Egli venne su con la fioritura del teatro italiano a metà del secolo, e interpretò, primo, i grandi lavori del tempo come Prosa, Goldoni di Ferrari, e tante altre che i giovani d’oggi non sanno neppure immaginare. […] Dell’arte del Diligenti non serbo memoria che di questo momento : la recita del Nerone. Il Cossa che dell’interpretazione del Biagi e del Monti si diceva lietissimo, e di quella di Ernesto Rossi era supremamente orgoglioso, chiamava Diligenti il suo Nerone ideale.
Il figlio del direttore della Posta del Friuli, quel figlio che si credeva perduto, di cui s’erano fatte tante ricerche, e che si era così amaramente pianto ? […] Ho cominciato quello del Giocatore, ma non ho avuto tempo di terminarlo. […] (Fu poi sostituito da Antonio Mattiuzzi vicentino, del quale discorreremo a suo tempo). […] Da quella del Sacco passò nella Compagnia Lapy al Teatro S. […] » E dopo di aver citate le parole del Piazza (Il Teatro, tomo II) : « Il Pantalone era tanto stimabile per la sua abilità, che per la bontà del suo carattere.
Figlio di Francesco e Lucia, mantovano, fu, se non il più antico, il più grande certo degli antichi arlecchini, fiorito tra gli ultimi venti anni del '500 e i primi trenta del '600. […] Enrico IV, entrato il maggio 1599 in trattative di matrimonio colla principessa di Toscana, Maria de' Medici, e divenuto ufficialmente suo promesso sposo nell’ inverno del '600, avendo stabilito di andarla ad incontrare a Marsiglia o a Lione, pensò per la fine del '99 di accaparrarsi in Francia la Compagnia del Duca di Mantova, di cui era ornamento principale il Martinelli. […] La terza comparsa di Arlecchino in Francia fu dunque alla fine del '20. […] In una lettera della Regina Anna al Duca di Mantova del 6 marzo, sono lodi particolari del Martinelli, e in altra di Maria, la Regina Madre, raccomandandolo per la prioria di San Ruffino, a favore di un ecclesiastico suo parente. […] Morì nel '30 a settantacinque anni circa, e nella soprintendenza de' comici, escludendosi questa volta i virtuosi del Monferrato, furono confermati i figliuoli con decreto del 13 settembre 1639.
Fu comico al servizio del Duca di Modena, e le notizie cominciano in quell’Archivio dal’ 47. […] Il febbrajo del '52 la Compagnia era a Modena, e la sera del primo, Ottavio, venuto a parole, s’ebbe un pugno da Trivellino, il quale per ciò fu attaccato alla corda in piazza (V. […] Certo egli dovette essere avuto in conto di artista egregio e di egregia persona, se uomini ragguardevoli come il Principe di Parma, Alessandro Farnese, Carlo Gondi, inviato straordinario del Granduca di Toscana, indi Pietro di Nyert, primo Cameriere segreto del Re, e Boileau Puymorin, Intendente generale della feste e degli affari privati del Re, tennero al fonte del battesimo i suoi figli. […] IV, pag. 390) ; e morì il 13 settembre del 1695. […] O quel diciotto del figliuolo Francesco Maria è un errore grafico ?
Trautmann, I Comici it. in Baviera, e Albert Cohn, Shakespeare in Germania) : e nel Registro di spese del Cardinal Luigi D'Este, si trova una partita per donativo di sei ducati pistolesi a Tabarin comediante italian, che secondo il D'Ancona apparterrebbe al febbrajo del '71. […] E Giovanni Tabarini di Venezia diede col suo casato il nome alla famosa maschera del Ponte Nuovo di Parigi, figurante un quarant’anni più tardi, come servo del Ciarlatano Mondor, sotto la quale si celava Giovanni Salomon suo socio ? […] Su che si basano le notizie romanzesche del Marmontel su la nascita e la morte del Tabarino del Ponte Nuovo ? […] Associatosi con l’empirico italiano Mondor, misero su, ad imitazione di tutti gli empirici del secolo decimosettimo, un palco sulla piazza del Delfino…. […] Quanto al costume ho riprodotto la maschera del Sand, che non è che una variante dei tanti Zanni di Callot, e non ha che vedere nè con quella della stampa attribuita ad Abraham Bosse, contemporaneo di Mondor, fatta nella prima giovinezza, poco dopo la sua andata da Tours a Parigi, nè con quella della stampa che sta in fronte all’ Inventaire universel des œuvres de Tabarin (Parigi, 1623), molto somigliante del resto, se ben più piccola, all’altra : se non che Tabarino là è senza barba e coll’ enorme tesa del cappello, base del costume tabarinesco, calata sull’occhio manco (pagina 556), mentre qui ha la lunga barba a punta e la tesa rilevata ai due lati, come in questa riproduzione ammodernata che precede le opere tabarinesche nell’edizione del 1858.
Dagli studi particolareggiati del Campardon e dello Jal (op. cit.), col soccorso del Casanova e del D’Origny (op. cit. […] Lo Jal riporta la frase tradizionale de’ vecchi detta a’ giovani che andavano in visibilio alla ornata recitazione del Laporte, Arlecchino del Teatro del Vaudeville, che era : « Se aveste veduto Carlino ! […] E domanda : ma da quando in qua si è usato che la moglie porti non il cognome, ma il nome, anzi il vezzeggiativo del nome del marito ? […] Camilla desolata dello sdegno di suo marito, giunge dolendosi del suo destino.
Il di più è un romanzo rattoppato di ritagli del Corradino del Caraccio, della Inès del sig. […] Sono: del prelodato sig. Bordoni la Metromania del Piron, il Bugiardo del Cornelio, i Litiganti del Racine, il Malvagio del Gresset; del sig. Francesco Apostoli la Madre Civetta del Quinault; del sig. […] In fine Elfrida approfittandosi del letargo universale conduce via fieramente il marito ad onta del padre e del re.
Conosciuto dal Modena, e divenuto suo segretario, accettò il suo consiglio di continuar nell’impresa del recitare in dialetto ; e tanto allora ebbe a palesarsi attore sincero, che il Modena stesso ne stupì. […] Chi ha mai saputa concepire, chi l’ha mai neanche sognata, l’aurea, serena, magistrale naturalezza del nostro povero Toselli ? Chi può ricordar senza rimpianto le sue incomparabili creazioni del Pover paroco, del Tonio in Gigin a bala nen, del Medeo in Sablin a bala, del Travet, del Ciochè del vilage, del Papà grand, e di tante altre sue glorie imperiture ? […] Quindi giustizia vuole che Toselli sia considerato nel campo dell’arte nostra come un vero innovatore e rigeneratore del Teatro moderno. […] Poi per un cumulo di circostanze disgraziate, la speculazione volse a male tanto che il Toselli dovè perder la proprietà del teatro ; e privo di mezzi, cessar di recitare in dialetto, diventando il direttore della Compagnia italiana Zampolla.
Non son essi i primi nostri scrittori italiani, specialmente del cinquecento, quelli che inoltrarono all’Europa l’erudizione del greco teatro? […] La traduzione dell’Aminta in bel versi castigliani del Jauregui, e quella del Pastor Fido del Figueroa, meritano tutta la stima degl’intelligenti. […] Nel prologo del tomo VI. […] Crederò io che l’anonimo abbia lette le commedie dell’Ariosto, del Bentivoglio, del Caro, del Varchi ec.? […] pag. 216 dell’edizione veneziana del 1570.
Colà, entrato nella Società filodrammatica, esordì colla parte di Paolo in Francesca da Rimini del Pellico, e tale ne fu il successo che tutti lo consigliarono a gettare i pennelli per darsi all’arte del comico. […] Non potendo sfogare in altro modo il suo fervore pe 'l teatro, si diede il Marchetti a declamar nelle società napoletane le poesie del Giusti e del Berchet, per le quali s’ebbe non so quanti giorni di carcere. Tutto intento nel pensiero del teatro, conobbe a Napoli varj comici, tra' quali Rafaele Negri, padre di Adelaide Falconi, del quale sposò più tardi l’altra figliuola Ergilda. […] Alla fine del carnovale del 1868 fu aggredito in Milano ; derubato dell’orologio e del portamonete, e minacciato di morte se avesse parlato. Affetto da vizio cardiaco, e di fibra singolarmente sensibile, ammalò poco dopo ; e, trasportato a Viareggio, quivi morì il 6 febbraio del 1869.
Salvini Giuseppe, nato da onesti parenti a Livorno sul cadere del secolo decimottavo, fu maestro di calligrafia egregio. […] Non potè far parte delle primarie Compagnie che al suo tempo correvano l’Italia, perchè, innamoratosi della giovinetta Guglielma, figlia del capocomico Tommaso Zocchi (V.), fu trattenuto ad arte nella Compagnia del futuro suoceto, della quale il Salvini era un de' primi sostegni nel ruolo di padre nobile. Sposatosi finalmente, fece parte della Società Internari-Paladini, e si recò del '30 a Parigi, lasciando la moglie malata in Italia presso la sua famiglia, sostituita per favore nel suo carattere di serva dalla moglie del caratterista Taddei. Dopo due mesi e mezzo di soggiorno a Parigi, ricevette notizie dal suocero del rapido aggravarsi della malattia di lei, e dovè, scioltosi amichevolmente dai compagni, tornare in patria. […] Il quale onorario, considerati i tempi, fa fede, mi pare, del gran conto in che Giuseppe Salvini era tenuto dal sommo artista.
Apresi il teatro dopo la quaresima con quelle composizioni del secolo passato che conservano le due compagnie come loro fondi. […] del giovane Moratin? […] Dopo Regnard e Des Touches e qualche altro de’ primi anni del secolo, havvi più un solo comico? […] Ma fra questi comparisce sovente in iscena a farli arrossire l’autore del Misantropo e del Tartuffo? […] Ecco come ne pervenne a me la notizia in una lettera di un amico Spagnuolo de’ 22 agosto 1786: Muy Señor mio = El dia catorze del presente vi representar en el Coliseo del Principe su comedia de vm.
Nel 1799 rappresentò al Teatro del Fondo in Napoli una delle prime parti del Bruto di Alfieri, e fu applaudito. […] Batta Niccolini e Francesco Avelloni il 13 ottobre 1823, dal quale, dopo una viva raccomandazione dell’anima nelle mani del Signore, della Beatissima e Gloriosa sempre Vergine Madre Maria, del Patriarca S. […] Belli-Blanes Enrico, nacque a Foligno il 1°aprile del 1844 da Anna Miani e da Francesco Belli-Blanes, nipote del precedente. […] Il Bartoli dice che l’arte del comico e del lavorator di mode andava alternando e che per la squisitezza de’modi e l’avvenenza della persona, era accolto e gradito dalle dame di ogni città. […] Fu una parte del 1806 primo uomo e capocomico in società col Ferro (V.
Il titolo del Domine Lucas è tolto da una commedia di Lope de Vega che ebbe luogo nel Teatro Spagnuolo del Linguet; ma la favola del Cañizares è assai più piacevole, ed è la sola che con tal titolo comparisce su quelle scene. […] Nel Saggio teatrale del sig. […] E quando mai nel tempo del Calderone venne fuori una favola più mostruosa del Koulicàn di un tal Camacho? […] Quando ne’ secoli più rozzi d’ogni nazione si sono poste in iscena favole più incondite di quelle rappresentate in Madrid dal 1780 inclusivamente sino al carnevale del 1782 della Conquista del Perù, del Mago di Astracan, del Mago del Mogol? […] Appartengono le inedite a Don Leandro Fernandez de Moratin di Madrid degno figliuolo del prelodato Don Nicolas da cui ha ereditato l’indole poetica, l’eleganza e la grazia dello stile, la dolcezza del verseggiare e la purezza del linguaggio.
ADDIZIONE II* Correzione del Tiraboschi sulle sacre rappresentazioni del secolo XIII. […] Tiraboschi, nelle sue Aggiunte al tomo IV pag. 343 siesi mostrato egli stesso propenso a reputar drammatiche ed animate con parole le rappresentazioni sacre del secolo XIII della Compagnia del Gonfalone ed altre simili. […] Diciamo non di meno di passaggio che in Lanciano una tragica sacra rappresentazione si è eseguita da tempo immemorabile la sera del Venerdì Santo del Mortorio di Gesù Cristo dopo una solenne e pomposa processione, che usciva dalla chiesa di San Filippo Neri, a spese de’ confratelli della Compagnia della Morte. […] Lo stesso Ferdinando de Roxas che la terminò, dice nel prologo di non sapere del Cotta o del Mena chi avesse composto quell’atto I. […] Al Capo I, pag. 23, lin. 28, dopo le parole, del marchese Bonifacio da Monferrato, si aggiunga quel che segue.
, V, 239) riferisce le parole del Barbieri, aggiungendo : « i quai privilegi gli fece pure il Duca di Mantova per li proprj suoi Stati ». Se non della grandezza del valor comico, abbiam certo una prova della versatilità dell’ingegno artistico dello Zecca in una sua lettera da Parma del 29 aprile 1646 al Duca di Mantova, a cui manda un libretto della prima opera cantata a Piacenza, ed altro ne manderà presto del compositore Marelli. « E mi dispiace – dice – non poter essere a Piacenza a sentirle, convenendomi recitar per interim in Parma da primo Zanni nella Compagnia dell’E. […] Una lettera v'ha ancora del 21 aprile 1660 da Parma, la quale mostra la grande famigliarità ch' era fra lui e le varie Corti, annunciando a un Segretario del Duca di Mantova la scelta degli appartamenti pel suo prossimo arrivo a Parma ove doveva recarsi anche il Ser. […] Di altri due Bertolini è ricordo nella Storia del teatro : di quello degli Uniti del 1584 (V. Batista da Treviso), e del Broglia (V.) che recitava il 1672 a Bologna, e l’'87 a Monaco di Baviera in Compagnia Calderoni.
Tragica e degna del gran Sofocle è pure l’ultima scena. […] Dove si conosce il pregio del l’arte, si premiano i talenti. […] L’intermezzo, ossia canto del Coro del l’atto secondo, è congiunto alle querele di Elettra. […] Giocasta cui le parole del messaggiero non lasciano più dubbio alcuno del l’essere di Edipo, in se stessa riconcentrata e piena del proprio dolore dovette apparire agli spettatori Ateniesi intelligenti e sensibili un oggetto sommamente compassionevole. […] Può osservarsi in questa favola che i Cori del primo e del terzo atto sembrano più parlanti del secondo, il che trovandosi ancora in altre può valer di pruova che non sempre terminavano gli atti con un canto corale e sommamente lontano dalla declamazione del rimanente.
Seguirono alle nominate prime tragedie del secolo quelle del Gambaruti, del Finella, del Pignatelli, del Luzzago, del Bracciolini, del Manzini, del Zoppio, del Chiabrera e dello Scamacca. […] Si trova nell’atto I qualche imitazione del Tasso. […] Fin anco i cantici del coro che vi si veggono introdotti, leggonsi con diletto. […] Non dee omettersi però, che per l’economia della favola la vittoria par che sia del Dottori. […] L’interesse nella favola del Bonarelli è principalmente per Mustafà e non per Solimano; in quella del Dottori, quantunque in parte sia per Merope, in tutto il dramma è sempre per Aristodemo.
II del Saggio Apologetico, attribuendola per abbaglio al mio dotto amico il Dottor Napoli-Signorelli. […] Di quest’Accademia che durò per anni 27 sino alla morte del lodato Principe accaduta nel 1630, veggasi Jani Planci Lynceorum Notitia premessa alla nuova edizione del Fitobasano di Fabrizio Colonna fatta in Firenze nel 1744 presso il Viviani. […] Arnaud dell’Accademia Francese, di Palissot, di Clement, di Sabatier des Castres, dell’Avvocato del Parlamento Floncel ecc. e del cav. Tiraboschi, del Conf. Ferdinando Galiani, del Frugoni, del Duca di Belforte, dell’avvocato Diodati, del can de Silva de’ marchesi della Banditella, dell’ab.
Il lodato autore ha la mira alla Sofonisba del Trissino, alla Rosmunda dell’ Rucellai, e ad alcune commedie dell’Ariosto, a quelle del Macchiavelli, alla Calandra del Bibbiena. […] Quanto alle commedie poi dalla narrazione a cui ci accingiamo di quelle dell’Ariosto, del Bibbiena e del Machiavelli, si vedrà che si scrissero assai prima del 1520, cioè intorno al 1498 o poco più; e per conseguenza che l’epoca della poesia regolare drammatica dovrà fissarsi sull’aprir del secolo XVI. […] Aristofane e Plauto seducevano gli eruditi comici del secolo XVI. […] Di un’altra commedia latina detta Lucia del cremonese Giuliano Fondoli pure inedita fa parola il Tiraboschi nella parte III del VII volume. […] III del tomo VII del Tiraboschi, il quale ciò afferma per avviso del ch. ab.
Non gli manca alle occorrenze nè il sublime del creator del teatro francese, nè la seducente tenerezza del di lui elegante competitore, nè il maschio vigore tragico dell’autor dell’Atreo, e del Radamisto. […] Non va nell’ampolloso del Cornelio, non nell’elegiaco del Racine, non nell’aspro e inelegante del Crebillon; ma cade nel brillante e nell’epico fuor di proposito. […] Qual sicurezza ha Ninia del delitto della Madre? […] Nell’una e nelle altre egli pretende giustificare le nere calunnie da lui seminate contro del conte Luigi Avogadro di Brescia, del principe d’ Altamura Napoletano, del marchese di Pescara, del pontefice Giulio II e di tutta la nazione Italiana. […] Si descrive in seguito con tratti compassionevoli la gara del padre e del figliuolo per morir prima, ed il dolore del popolo intenerito.
Comico del Duca di Modena, noto col nome di Flaminio, fiorì nella seconda metà del secolo xvii. Fu arrestato insieme al Pantalone Rinaldo Rosa (V.), d’ordine del Duca stesso, nel suo passaggio pel Po da Ferrara a Cremona ; e non ne è detto il motivo ; ma probabilmente per le solite defezioni di compagnia, o semplici disobbedienze agli ordini del Duca capocomico. Il Principe di Toscana con lettera 19 agosto 1698 da Pratolino, prega il Duca di Modena di rilasciarli il commediante Sondra ; il che starebbe ad attestare del valore artistico di lui. […] ,143) riferisce i particolari della uccisione del famoso musico Siface, dallo Zibaldone di Anton Francesco Marini, il quale alla data 10 luglio 1704, dice : « Discorrendosi questo dì 21 luglio 1704 di Siface musico celebre ; mi disse Giuseppe Sondra detto Flaminio, comico del Principe di Toscana, che il Quaranta Marsilio lo facesse egli ammazzare tra il Ferrarese e il Bolognese, ecc. » Sperandio Bartolommeo, mantovano, sostenne con molto successo, e in varie compagnie di giro, la maschera di Arlecchino, nella seconda metà del secolo xviii. […] Morì di apoplessia a Venezia la quaresima del 1778.
Maria della Mascarella in Bologna, prese moglie, con cui visse molti anni senza figliuoli, e che gli morì del 1768 in Venezia. Passato nella Compagnia di Vincenzo Bazzigotti, e recatosi a Siena, tentò in vano di passare a seconde nozze con una giovane del paese, per nome Caterina, divenuta poi la moglie di Antonio Fiorilli. Sempre in Compagnia del Bazzigotti fu il carnovale del '70 in Ferrara, dove, scoperto alla fine, risolse di palesare il suo stato al Marchese Camillo Bevilacqua, coll’aiuto del quale potè ottenere la protezione del Cardinal Crescenzi, Legato di Ferrara, che inviollo a Roma a'piedi di papa Clemente XIV, dal quale ottenne la più ampia assoluzione di ogni sua colpa. Tornò all’ordine de'cappuccini, e da una sua lettera a un Facchini di Ferrara, in data del 2 febbraio 1771, firmata Fra Gian Fedele d’Alessandria, studente cappuccino indegno, e pubblicata per intero da Fr. […] Suo vivo desiderio sarebbe stato quello d’andar tra'barbari, missionario, beato di affrontare e sostenere il martirio per la fede di Cristo, ma la morte lo colse del '78, mentre stava predicando in Romagna.
Scorse tutta l’Italia e gran parte della Francia, e ne'più famosi teatri fece chiarissime prove del suo valore. […] Scrisse questo comico alcune regole per acconciamente rappresentare in teatro le azioni umane e le persone d’ogni sorta. » Dei viaggi del Verato in Francia non si hanno, ch'io sappia, non che prove, traccie di sorta. […] Solerti, Il Teatro ferrarese) ; e alla recitazione del Sagrificio del Beccari, data in Sassuolo nel 1587 con prologo del Guarini, pel matrimonio di Pio di Savoja, Signor di Sassuolo, Modena, Vicenza, 1871 ; e che, morto il 1589, fu sepolto in Santa Monica di Ferrara. Ecco l’epitaffio del Tasso, non scritto dopo la morte del Verato (il Tasso avea già lasciato Ferrara dell’ '86), ma mentr'era in vita, e a istanza sua, come si legge nella didascalia di un codice estense : Fatto ad instanza del Verato eccellente istrione : Giace il Verato qui, che 'n real veste superbo, od in servil abito accolto, nel proprio aspetto, o sotto finto volto, come volle, sembrò Davo o Tieste. […] Giovan Battista Guarini intitolò dal nome del Verato le sue difese del Pastor Fido contro Giason de Nores.
L’amor del dialetto nativo fe dire all’Ab. […] Vi troviamo ancora i Giullari, e nel 1328 celebrandosi le feste per la coronazione del re d’Aragona, i giullari Ramaset e Novellet cantarono molti versi composti dall’infante Don Pietro fratello del re. […] Gli studenti di San Paolo nel 1378 presentarono una supplica a Riccardo II, affinchè vietasse a certi ignoranti di rappresentar le storie del Vecchio Testamento in pregiudizio del clero39. […] VI del suo Saggio. […] V. il tomo II del Ristretto della Storia di Francia dell’Ab.
Altra lettera del Bianchi fu pubblicata dal D’Ancona. […] La maschera del Dottore come quella del Capitano, mutava il paese e il nome senza mutarne l’essenza : e mentre quella del Capitano anche poteva mutar foggia di vestire ad libitum degli attori, la maschera del Dottore, sotto qualsiasi nome fosse rappresentata, manteneva invariato il suo costume professorale, togato, nero da capo a piedi, con modificazione lievissima dall’antico al moderno. […] Non è fuor del possibile che sia preso questo carattere dal vero. […] Vi son stati de’ Commedianti che sul carattere del Dottore la pensaron in modo diverso. […] Le parole del Petrarca dicon davvero troppo poco ; e non mi pare sia il caso di dedurne recisamente la conseguenza del Signorelli.
Nella Nuova Spagna non solo trovansi gli spettacoli del l’antica, ma la famosa città del Messico può pregiarsi di aver prodotto nel passato secolo uno de’ migliori commediografi Spagnuoli. […] Ma ciò dee privarlo del l’onore di essere stato uno de’ primi viaggiatori in quei paesi? […] III cap. 15 della Conquista del Messico. […] Stor. del l’Amer. […] II, lib. 4 secondo la traduzione del Pilori.
Contrasta colle grazie e veneri dello stile del Tilesio la maestà e la grandezza del suo compatriota ed amico Coriolano Martirano celebre vescovo di San Marco in Calabria. […] L’Ippolito del Martirano accompagna degnamente e senza arrossire al confronto quelli di Euripide e di Seneca e la Fedra del Racine. […] Desta tutto il terrore la riconoscenza di Agave che nella pretesa testa del leone ucciso ravvisa quella del figliuolo. […] Meriterebbe un lungo estratto, ma cel vieta l’ampiezza del nostro lavoro. […] Vedi l’epist. 50. del Sabellico.
Figlio del precedente, nato a Padova il luglio del 1827, fu iniziato allo studio del disegno, diventando in breve una lieta promessa nell’arte del pennello, nella quale si addestrò presso l’Accademia di Firenze. […] Fratello del precedente, nacque a Milano il 1° gennaio del 1829. […] Alla fine del febbrajo '83 in Inghilterra e in Iscozia ; l’inverno in Sicilia. […] E ho detto crede di dare, poichè oggi, a quattro mesi di distanza da quelle recite di addio, egli sta trattando per recarsi l’aprile e il maggio del 1904 nell’America del Nord. […] Prostrarti del tuo Signore al piè.
Fiorì nella metà del xvi secolo. […] È strano che di questo artista, il quale oltre i monti incontrò tanto il favor del pubblico, non sia rimasta traccia in alcun libro del tempo, nè in alcuno degli archivi di Parigi, tanto consultati oggimai dagli storiografi del Teatro italiano in Francia. […] r Ducca della recia et del nipote del S. […] r Felipo mei mastro di camera del S. […] r Cupis me disse io ui comando da parte del S.
Pare che la Compagnia tornasse al Rangoni di Modena anche l’estate del '49. […] E il Medebach ebbe colla sua Compagnia luminosi successi dovunque ; e lo vediamo, partendosi da Milano, ove avea fatto il migliore degl’ incontri nell’ estate del '55, munito di Lettere-Patenti del Duca di Modena, Francesco III, dettate nella forma più larga e laudativa. […] L'agosto del '62 fino a tutto il settembre recitò al Rangoni di Modena, d’onde dovea recarsi a Reggio per la fiera, invitatovi in nome del Capponi da Alessandro Frosini, che dice la Compagnia di lui, la migliore che si conosca. […] Lo rivediamo l’estate del '63, del '66 e del '74 in Milano, e al suo partirne, gli furon volta per volta rinnovate le Patenti del Duca. L'agosto del '70, nonostante il contratto già firmato, non andò più a Milano, ove con nuova deliberazione, fu abolita la stagione di prosa, per surrogarvi le opere buffe.
Figlio del precedente e di Brigida Bianchi, nacque a Roma (o a Venezia : non è ben accertato) intorno all’anno 1633. […] Non si recò a Parigi che del 1660. […] Invecchiato il Lolli, Romagnesi, che non era più giovine, e a cui non più si addicevan le parti d’ Innamorato (1694), lo sostituì nella maschera del Dottor Baloardo, nella quale ci fu tramandato in effigie dal bulino del Mariette, un de' più benemeriti della storia iconografica del nostro teatro. […] Ma come saggio del suo stile ve n’ ha ben altre che mi pajon di gran lunga migliori. […] Figlio del precedente.
Esce un Morto, in cui ravvisano le sembianze del defunto re Amlet vestito di armi, il quale, nel voler parlare, al cantar del gallo sparisce. […] Si cangia la scena in una casa del vecchio Polonio. […] Sala del palazzo reale. […] Ma i dotti stranieri ed Inglesi convengono tutti del difettoso e del mirabile del dramma, delle bellezze e delle mostruosità che vi si notano. […] Questa non è una giustificazione, ma un giudizioso disviluppo del pensare del drammatico Inglese.
Intanto per chi ne volesse un saggio recheremo quì un passo della scena quarta del I atto in cui l’autore rileva i terrori notturni della Regina, calcando le tracce di Alvida nel Torrismondo del gran Torquato. […] Di grazia indicano veruna infelicità del seicento i passi allegati? […] In Italia si tradusse quella del frate dal Perrucci siciliano. […] Ed appunto nella prima parte del la favola del Virues accade a Marcella l’avventura d’Isabella che condotta da tre seguaci del suo amante resta in potere di uno di essi preso di cieco amore per lei, che allontanato con un pretesto il più forte degli altri due, ferisce l’altro. […] La favola del Virues si aggira sul matrimonio che Jarba vuol contrarre con Didone.
Sotto il nome di Flaminia si nascondeva la Marzia Fiala, modenese, prima donna e moglie del Capitano Sbranaleoni, e sotto quello di Vittoria la bolognese Teodora Areliari. Non così agevole è l’identificare le due attrici del ’68, le quali potrebbero essere la Ippolita Gabbrielli e l’ Anna Maria Millita detta Cintia. […] Egli fu a recitare l’estate del 1686 a Vicenza, raccomandato da S. […] Il 13 maggio del 1688, il Duca di Modena scriveva al Conte Marco Verità a Verona, pregandolo di far partir subito per Modena Costantini e suo figlio Gio. […] Da una nota del Tralage sappiamo che il Costantini esordì al teatro italiano a Parigi nel 1687 nella parte di primo Zanni, sotto nome di Gradelino ; e secondo il parere del vecchio Riccoboni, riferisce il Gueullette che il Costantini, attore di assai pregio in Italia, dovette a Parigi lasciar le scene poco dopo il suo esordire.
Moglie del precedente, artista di gran valore per ogni specie di parte, o tragica o drammatica o comica, divise con la Bazzi e la Goldoni l’eredità artistica della Pellandi, ritiratasi dalle scene. Rosmunda, Antigone, Sofonisba, Merope, Ottavia di Alfieri, alcuni drammi del Metastasio e del Federici, e molte commedie del Goldoni, del Nota, del Giraud ebbero in lei un’interprete valorosa : e Vittorio Alfieri, uditala a Firenze nell’Ottavia, volle conoscerla davvicino ; e le scrisse una lettera di lode, congratulandosi con lei del modo stupendo con che declamava i suoi versi, e della sovrana intelligenza ch'ella spiegava nell’interpretare con mirabile verità i diversi caratteri. Con grandissimo successo recitò a Roma l’autunno del 1807 la parte di Gilda nell’ Aio nell’imbarazzo di Giraud, e il 3 febbraio 1808 quella della protagonista nella Frenetica compassionevole pur di Giraud. […] Mortole il marito, rimase fuor del teatro un anno in segno di lutto, poi formò con Luigi Fossi e per un triennio, una società, in cui ella passò al ruolo di madre nobile, lasciando quello di prima attrice a Maddalena Pelzet. […] Le traversìe ch'ella patì dopo la morte del marito furon terribili.
Il gusto del monarca a guisa del suono si propaga e si diffonde in tutti i sensi per la nazione. […] In Toledo a’ 4 di Settembre del 1638. […] Sombra que has hecho del sol? […] Perchè egli più di una volta ha mostrato disprezzo del valor personale del re che si teneva per prode, per ordine secreto del sovrano è condotto fuori della prigione e di Madrid. […] L’altro degno contemporaneo del Calderòn e del Moreto è il celebre autore della storia della Conquista del Messico Antonio Solis.
Nato a Roma nel ’48 da modesto impiegato, lasciò a’ quindici anni la scuola (distruggendo i sogni del padre che volea fare di lui un gran dignitario della chiesa), per chiedere asilo al palcoscenico del Valletto, ove faceva gli annunzi e le comparse. Nel ’65 fu accolto come figliuolo nella famiglia di Giuseppe Zacconi, e vi restò sino a tutta la quaresima del ’66, recitando magro, allampanato la parte di Pilade al fianco del vecchio Zacconi, Oreste, grasso e grosso allora come un caratterista. […] Da questo punto, si può dire, comincia la realizzazione del sogno artistico di Giuseppe Bracci. […] Ne tornò alla fine del ’91 per entrar nella Compagnia d’ Italia Vitaliani con la quale stette un triennio, e dalla quale si tolse per far parte sino alla quaresima del ’97 della Compagnia Pasta-Di Lorenzo, in qualità di primo attore a vicenda coll’ egregio suo capocomico. […] Daudet, nella quale si procacciò l’encomio meritato e del pubblico e della stampa.
Moglie del precedente, figlia di Emilia Gambacciani, pisana (V. […] Fu tenuta a battesimo dalla moglie del capocomico, e fu chiamata col nome della madrina. […] Le sue belle chiome bionde supplivano a qualche difetto del viso. […] Il vecchio capocomico, anch’esso, con meno onesti intendimenti di quelli del Gozzi, la circuì con promesse di donativi…. […] Gittata a capo fitto nel turbine del vizio, parea quasi godesse farlo sapere a tutto il mondo….
Arnaud nel supplimento alla Gazzetta letteraria dell’Europa del dì 4 luglio 1764, tom. […] Blair intorno ai poemi del Celto Ossian, e dall’erudite Memorie de’ Bardi Irlandesi del Sig. […] Mairet, gentiluomo del Duca di Montmorenci, non solo fu tralle altre mentovate l’unica che si sostenne in teatro per lunga pezza, ma fu anche, al dir del Sig. di Voltaire, la prima tragedia francese, in cui ad imitazione del Trissino si videro osservate le regole delle tre unità, e che servì perciò di modello alla maggior parte delle tragedie francesi che vennero appresso. […] Or da questo passo del Ch. […] Parlando il sig. di Voltaire del mal gusto de’ Francesi del secolo XVI dice: Pour les Français, quels étaient leurs livres & leurs spectacles favoris?
Un’altra rappresentazione se ne fece in Sassuolo con prologo del conte Fulvio Testi. […] Pure in una parte del IV e nel V intero torna l’interesse ad essere tutto per Filli. […] Domenico Basile fece una traduzione napoletana del Pastor fido impressa nel 1628. […] Tre altre pescatorie di questo secolo furono l’Aci di Scipione Manzano impressa in Venezia nel 1600, l’Amaranta del Villifranchi del 1610, e la Dori d’Isabella Coreglia lucchese stampata in Napoli nel 1634. […] I parenti non del tutto sforniti di comodi l’aveano inviato a scuola; ma egli spaventato dalla villana sevizia del suo pedagogo lasciò la casa paterna, e si fuggì nelle selve a menar vita campestre, ed in esse senza studio pervenne a poetare ed improvvisare ancora.
Un’ altra rappresentazione se ne fece in Sassuolo con un prologo del conte Fulvio Testi. […] Pure in una parte del quarto e nel quinto intero torna l’interesse ad essere tutto per Filli. […] Domenico Basile fece una traduzione Napoletana del Pastor fido impressa nel 1628. […] Altre tre pescatorie di questo secolo furono l’Aci di Scipione Manzano impresso in Venezia nel 1600, l’Amaranta del Villifranchi del 1610, e la Dori d’Isabetta Coreglia Lucchese stampata in Napoli nel 1634. […] I parenti non del tutto sforniti di comodi l’aveano mandato a scuola; ma egli spaventato dalla villana sevizia del suo pedagogo lasciò la casa paterna, e si fuggì nelle selve a menar vita campestre, ed in esse senza studio pervenne ad essere poeta ed improvvisatore.
Su tal proposito il Gherardi, in una nota alla fine di essa, che è nel Tomo II del suo Teatro italiano, lasciò scritto : Questa commedia non ebbe alcun successo tra le mani del fu signor Domenico. […] E poco prima del ’700, caduto in una rappresentazione ch’egli diede con Thorillière e Poisson a Saint-Maur, n’ebbe tal colpo alla testa, che, tornando da Versailles, ove s’era recato a offrire il suo Teatro italiano a Monsignore, morì improvvisamente il 31 agosto del ’700, mentre teneva fra le ginocchia il figliuolo che avea avuto da Elisabetta Danneret, la cantatrice della Comedia italiana, nota col nome di Babet la chanteuse. […] Il Campardon riferisce un altro documento a proposito del Ritorno dalla fiera di Bezons, opera dello stesso Gherardi, per la quale il commissario Lefrançois gli mosse querela, essendo in essa posti in ridicolo i commissari del Châtelet. […] L’opera maggiore del Gherardi è quella del Teatro italiano, dopo la pubblicazione degli Scenarj di Flaminio Scala, la più importante per la storia dei nostri comici. […] La nuova edizione, apparsa il 1700, comprende sei volumi in 12°, arricchiti di incisioni in rame non firmate, ma assai probabilmente del Bonnart, importantissime per la storia del costume teatrale dei nostri comici sullo scorcio del secolo XVII.
Moglie del precedente, e figlia di Gasparo e Lucia Raffi, conduttori di una Compagnia di ballerini da corda, nacque il 1723 circa a Lucca, di dove fu portata via a tredici giorni. […] La Teodora, figliuola del Raffi, moglie in appresso del Medebach, ballava sulla corda passabilmente, ma danzava a terra con somma grazia ; la Maddalena, che fu moglie in seguito di Giuseppe Marliani, era una copia fedele della Teodora, e il Marliani suddetto, che faceva il Pagliaccio, era un saltatore e danzatore di corda, il più bravo, il più comico, il più delizioso del mondo. […] Il 6 di ottobre del 1790 gli furon sequestrati in Modena, mentre recitava al Teatro Rangoni, a istanza di Domenico Torricelli, oste, creditore, per cibarie somministrategli, di lire 104.15, i cassoni contenenti gli oggetti costituiti in dote dalla moglie, la quale con istanza del 13 ottobre, richiedeva la restituzione delle robe sequestrate, contro pagamento del debito : restituzione che non fu accordata, nè anche dopo rifatte le spese contumaciali se non, parzialmente, per il solo vestiario femminile. Infatti, la mattina del 13 dicembre 1790, tutti gli oggetti sequestrati, di lui, Medebach, furon messi all’ incanto, e venduti per lire 175.29. E a questa risoluzione fu spinto il dottor Bellagi, procuratore del Torricelli, stante – dice il testo – la notoria condotta del Medebach di aver praticato lo stesso con altri Locandieri, e somministranti vitto in altre città, senza che in quelle sia stato appurato anzi costretto non ostante a pagare, ecc. ecc.
Figlia del precedente, nata a Firenze l’8 dicembre 1842, nel popolo di S. […] Avea lo sguardo profondo, espressivo, sereno e soave a un tempo, intelligentissimo ; un complesso di fisionomia che avea qualcosa delle Madonne del Murillo e del Dolce, che facea ricordare le più belle incarnazioni dell’arte bizantina, e che, tutto ben considerato, somigliava un’educanda uscita fresca fresca dai nostri Collegi-Convitti delle monache. […] Debbo dirlo a onor del vero : quest’ultimo lavoro, nella sua semplicità originale e poetica, fu una vera rivelazione artistica per la nostra Adelaide…. […] Fu poi gran tempo con Alamanno Morelli, del quale diventò socia, poi si diede al capocomicato con varia fortuna, percorrendo le grandi città di Europa e di America ; poi…. per una malattia cancerosa al petto, che la rose lentamente, dovette, in mezzo agli spasimi, soccombere a Torino il 24 gennajo del 1892. […] chi ricorda, chi ricorda i tre gridi famosi del Suicidio di Paolo Ferrari, e il famoso Vedova di Donna o Angelo di Teresa Sormanni, senza fremere !
Fratello, o figlio, del precedente, e per non esser con lui confuso, detto in arte il Gnudin, fu per varj anni primo attore e primo amoroso in compagnie di grido, quali del Goldoni e del Perotti ; morì il 1827. […] « Modenese, nacque – dice il Bartoli – da onesta e civilissima famiglia, occupando il padre suo la carica di cassiere nell’ impresa dei pubblici lotti di tutto lo Stato del Serenissimo di Modena. » Dallo spoglio fatto nell’Archivio comunale di Modena, più Goldoni col nome di Antonio risultan quivi nati nella prima metà del secolo scorso, ma non si può dire qual sia il nostro di essi. Dall’articolo del Bartoli non pare essere stato comico di molto pregio. […] È sua la traduzione della vita di Tiberio Fiorilli (V.), scritta in francese dal Costantini (V.), e inserita nell’ operetta del Bartoli al nome di Scaramuccia. […] Troviamo il nome di Goldoni anche tra’ comici del secolo xvii, secondo un cenno dello Scherillo (op. cit), il quale ci riferisce, nè sappiamo da qual fonte, essere stato lui lo Scaramuccia del Callot.
Pastorali del Cinquecento. […] Antonio del Cornetto. […] Intanto osserviamo sull’Egle stessa del Giraldi che M. […] Benchè con passi assai disuguali e ben da lungi, seguirono le tracce luminose del Tasso e del Guarini varj altri poeti sino alla fine del secolo. […] II de’ Professori del Disegno.
Dice forse, che questa fu la cagione della deformità del Teatro del seguente secolo (che di questo parla il Gravina, e non già del XVI. come voi credeste)? […] del Porta, del Guarini, del Bonarelli, del Malavolti, di Brignole Sale, del Castelletti &c., le quali non cedono alle altre Erudite del Cinquecento. Vi furono alcune Pastorali pregevoli, tra le quali spiccano quelle del Chiabrera, del Bracciolini, e del Bonarelli. […] Questo tempo durò sino alla fine del secolo. […] I componimenti del Canonico Celano, del Tauro, del Pisani, sono di questa natura.
Primi passi del dramma musicale. […] La Dafne rappresentata nel 1597 avanti la Granduchessa di Toscana in casa del nominato Corsi grande amico del Chiabrera, e l’Euridice in occasione del matrimonio di Maria de’ Medici con Errico IV, furono poste in musica da Giacomo Peri, e s’impressero in Firenze nel 1600. […] Oltre a questi tre drammi l’Eritreo fa menzione dell’Aretusa altro dramma del Rinuccini. […] Appartiene ancora al Rinuccini la Mascherata dell’ingrate balletto eseguito in occasione del matrimonio del principe di Mantova, nella qual città fu impresso in quarto l’anno 1608. […] del verso e del canto siamo già convenuti che servir debbono di mezzi per dilettarmi.
Inglese era Samuele Johnson, e dopo del Rowe e del Pope e del vescovo Warburton, è stato comentatore delle opere del Shakespear pubblicate in Londra in otto volumi nel 1765; e pure nella prefazione dice di lui moltissimo bene e moltissimo male, che è quello appunto che fanno gli esteri imparziali. […] Gli uomini e le donne civili nè parlano nè operano diversamente dalle genti del contado. […] Inglese per finirla era Gay autore del componimento scenico intitolato Come la chiamate Voi? […] Contemporaneo del Shakespear fu Giovanni Fletcher, il quale ancora contribuì agli avanzamenti del teatro Britannico. […] Storia de’ Poeti Inglesi del Warton tom.
Figlia del precedente e di Elisabetta Baldesi, nacque a Pescia nel 1796. […] Ma il Modena si chiuse nella cerchia della tragedia e del dramma. […] Terminati i quali la Carlotta passò (la quaresima del '23) nella Compagnia Reale Sarda, in cui portò coll’arte e co' costumi l’amore del pubblico verso di lei al grado d’idolatria, e da cui si staccò nel '39, per ridursi a vita privata, e non tornar più sulle scene, fuorchè tal volta a scopo di beneficenza. […] A proposito del sagrificio ch'ella avea fatto all’arte degli affetti di sposa e di madre, Giuseppe Costetti (op. cit. […] Sirena del dolore, io ti saluto.
Los Chorizos erano i parteggiani del teatro della Croce; i Polacchi di quello del Principe. […] Ciò detto sia soltanto per dissipare quest’altra cavillosa accusa del sig. […] don Pedro fratello del sig. […] Ma per giustificare vie più il mio racconto e per manifestare a un tempo la poca sincerità del sig. […] Affrettiamoci a conchiudere questa istoria generale con quella del Teatro Italiano del secolo XVIII e XIX.
Insta il Signor Lampillas, piena la mano di alcune autorità Italiane contro di essa, cioè dell’Ingegnieri, del Quadrio, e del Maffei. […] Questo è compiacersi del proprio inganno. […] In quale edizione del Giraldi avete ciò letto? […] Importa solo il sapere che due anni prima del 1516., come vuole il Voltaire, o del 1517. come risulta dall’osservazione del Zeno, la Sofonisba si rappresentò nella Patria dell’Autore. […] se ne aveano due ben distinte del Maestro Perez.
Dei primi anni di questa egregia artista, nata a Firenze al principio del 1871, e andata il '77 e '78 a sostener colla Ristori a Parigi e in Ispagna le parti di uno dei bimbi nella Medea e del Delfino nella Maria Antonietta, una delle più intellettuali tra le giovani prime donne del nostro teatro di prosa, così parla Gacc nel Resto del Carlino del 29 novembre 1897 : Scioltasi la Compagnia Ristori, le sventare domestiche cominciarono a sperimentare la tempra del cuore della piccola attrice, educandola alla scuola del dolore. […] Dimenticati dalla famiglia comica, si stabilirono a Torino ; il padre con un impiego di copista, le due donne ad agucchiare per la sartoria del Teatro Regio. […] Il direttore della Filodrammatica del Teatro Nazionale, Alessandro Emanuel, ammirato dai pregi della bionda attrice, la scritturava per le recite del carnevale ; e in questo periodo di tempo incominciano i suoi primi trionfi. A quindici anni, la Compagnia Diligenti-Pezzana l’accoglieva con amore ; e nel 1885 nella parte di Edith del Figlio di Coralia debuttava applaudita al teatró dei Rozzi di Siena ; continuando negli anni successivi, colle Compagnie Novelli, Pasta e Drago, a rafforzare sempre più la sua delicata fibra d’artista. Dopo gli anni, che chiameremo di noviziato, ma che furono anni di vita artisticamente vissuta, nei quali la prima attrice giovane colla intelligenza svegliata, colla voce insinuante, colla dizione limpida e piana, era diventata l’idolo del pubblico, passò prima attrice assoluta nella Compagnia di Cesare Rossi, osteggiata dai più, che vedevano in lei nelle grazie del viso, la eterna ingenua, ma accompagnata dall’incoraggiamento dei pochi, che vedevan nella gagliardìa della sua mente, e della sua volontà, nello sviluppo ognor crescente delle sue attitudini, una giovane forza che sarebbe arrivata in breve agli alti gradi dell’arte.
La buona intenzione ed il patriotismo dell’autore bramoso del miglioramento del teatro nazionale merita ogni lode. […] La censura del Signorelli (dice il difensore) suppone pochissima riflessione sulla natura del poema epico e della tragedia. […] forse del prossimo esterminio della patria? […] Rachele viene a fare l’ultima pruova del potere del suo pianto. […] Si tratta solo del gastigo del vizio.
Arcelli Emilia, figlia del precedente, allieva di Gustavo Modena, col quale fece le sue prime armi come seconda amorosa e dal quale se ne andò per assumere il ruolo di prima donna giovane con Domeniconi, a fianco della Fumagalli, dell’Aliprandi, della Cazzola, del Morelli. Nel 1862 passò prima attrice assoluta nella Compagnia del padre, al fianco, ora del Romagnoli, ora del Salvinetto, ora dell’Emanuel. […] e Areliari Teodora, coniugi e figlia, appartenevano il 1675 alla Compagnia del Serenissimo signor Duca di Modena. […] Il marito, trentino, del quale non è messo il nome di battesimo, rappresentava il carattere di Lucca, servo anch’esso probabilmente, e noto fra i tipi del nostro teatro, come amante o marito di Franceschina nella prima delle Farces Tabariniques, nella quale appare egli goloso, libertino, sciupone. […] Qui capita Tabarrino occupato nei preparativi per le nozze sue con Isabella ; e, richiesta Franceschina del cammino che conduce alla macelleria, gli offre in vendita i due porci che son ne’ sacchi.
Molte cose avremmo forse potuto riferire sui pregi di codesta donna che fu incontestabilmente a testimonianza di molti una delle più forti attrici del suo tempo, sì per dottrina, sì per valore artistico. […] del 1847, erroneamente fanno comparire in Francia la Celia il 1571 e '72. […] Alla testimonianza Gabbrielli, va subito congiunta quella del Beltrame Barbieri, che nella Supplica (1634) chiama la Celia giovane di belle lettere e comica famosa ; alle quali poi tengon dietro quelle di letterati illustri, e, prima, del Cavaliere Marino, che, nell’ottave 68, 69 e 70 del Canto XVII dell’ Adone, la mette quarta fra le Grazie : Un’altra anco di più, che 'l pregio ha tolto D'ogni rara eccellenza a tutte queste, Aggregata ve n’è, non è già molto, E sempre di sua man la spoglia, e veste, Celia s’appella, e ben del Ciel nel volto Porta la luce, e la beltà Celeste ; Ed oltre ancor, che come il Cielo è bella, Ha l’armonia del Ciel nella favella. […] Dagli altri sonetti pubblicati dal Bartoli ne tolgo uno del Cavaliere Gerosolimitano Fra Ciro di Pers, dettato con ingegnosa strampaleria, e che trovo ancora nella raccolta di motti Brighelleschi di Atanasio Zannoni (Torino, 1807), da lui probabilmente recitato a qualche innamorata, sotto la maschera di Brighella : Alla Signora Maria detta Celia in Commedia Celia, e Maria, voi siete e Mare, e Cielo, E sono i pregi in voi del Ciel, del Mare. […] E ora, come saggio del suo stile, do anch'io il sonetto ch'ella dettò in risposta a uno di Paolo Fabbri, pubblicati entrambi da Fr.
Nelle tragedie nè osservò le regole del verisimile nè si guardò dalla comica mescolanza. […] A tal genere appartiene la Circe componimento del di lui figliuolo per nome Carlo. […] Voltaire confrontò alcuni passi della mentovata tragedia l’Orfana con quelli del Mitridate del Racine, e ne mostrò la gran distanza svantaggiosa all’Inglese. […] Il mentovato Andres a somiglianza del Voltaire, ha confrontate alcune scene della Giovane Reina del Dryden con altre simili della Fedra del Racine. […] Egli meritò gli elogii del celebre Alessandro Pope.
Figlia del precedente e la più grande attrice del suo tempo nacque a Venezia il 26 dicembre del 1772. […] Fu ancora, prima del matrimonio, con Luigi Perelli, con Gio. […] Essi furon trovati da Guido Mazzoni tra le carte di lui che venute in mano del Pieri, passarono alla Riccardiana di Firenze. […] Nella Compagnia di Giuseppe Pellandi, sul finire del ’95, sposò il figlio di lui, Antonio. […] Fu maestra di Carolina Internari : e della cura affettuosa ch’ella si prese di lei dal 1807 al 1810, abbiam testimonianza nelle biografie livornesi del Pera, nelle notizie biografiche del Calvi e del Consigli (V.
Figlia del precedente, fu dal patrigno Bacelli ammaestrata nella musica, e cantò, fanciulla, l’ultima parte in comici intermezzi a Bologna e altrove. […] Appassionato del teatro, recitò commedie tra' dilettanti della città, mostrando subito le più chiare attitudini alla scena, tanto che, occorrendo ad Antonio Sacco un Innamorato, egli ne assunse il ruolo col mezzo del soprintendente i teatri di Bologna, la primavera del 1767. […] Amantissimo di scienze naturali, si diede all’esame del microscopio ; fu gran conoscitore di Storia civile, e si dilettò di poesia, nella quale, specie in quella del dialetto bolognese riuscì con lode. […] Egli non bilanciò nè la sproporzione dell’età sua con quella del personaggio, il giovane scimunito Don Berto, « nè la immagine, che il pubblico s’era formata del suo carattere, da cui attendeva soltanto un comico serio naturale, o un tragico maestoso declamatore di sentenziosa armonica gravità, nè la dissuasione del Gozzi stesso ». […] Anche Don Pietro, avutone ordine, l’innalzò nella piazzetta del villaggio ; ma nel cuor della notte.
A quali torture del cervello ha dovuto soggiacere per ottener certe maraviglie di bulino ? […] … Sinchè, gittatomi al finir della scena tra le braccia del padre, uno scroscio di applausi coronò l’opera del maestro sapiente e dello scolaro divoto. […] Marecat degl’ Intimi, Francesco I de' Racconti della Regina di Navarra, Vouillard del Rabagas, Mario Amari del Duello…. […] Da quelle del primo brillante, Bassi, era stato generosamente liberato, ma da quelle del secondo, Canevari, no. […] Terminata la farsa, Canevari si recò nel camerino del capocomico, rammaricandosi del successo ; e Pietriboni, chiamato a nome il Novelli, dal suo camerino ammonì : « ti proibisco d’ora in avanti di farti applaudire.
Attore e capocomico, fiorito nella seconda metà del secolo xvii, recitava le parti d’Innamorato sotto il nome di Mario, al servizio, dall’ '86 al '93, del Serenissimo Francesco di Modena, a vicenda con Gaetano Caccia (V. […] Il 25 febbrajo '90, trovandosi a Roma, e avuta notizia che il Duca privava la Compagnia del Dottore e del secondo Zanni, si volge con lettera a un segretario del Duca, per ottenere o lo scioglimento da ogni obbligo di servizio, o la sostituzione dei due personaggi. Il Fontanelli poi con lettera del 20 luglio 1691, impetrando soccorsi dal Duca pel pantalone Girolamo Gabrielli e la prima donna Antonia Torri, dice di questa : « La Lavinia anch'essa sta attendendo dalla solita benignità di V. […] A Roma poi andò ; e il 2 aprile del '92 l’abate Ercole Panziroli scriveva in suo nome al Marchese Pio di Savoja, perchè gli ottenesse dal Duca raccomandazioni per Napoli. […] L'ottobre del '93 era a Fermo, il dicembre a Chieti, il carnovale a Roma.
La sua magnanimità sveglia nello spettatore una sublime idea del nobile suo carattere. […] Sommo impeto di vigorosa eloquenza scopresi nel coro del medesimo atto primo, e la dipintura vivace del sacco di una città presa per assalto si legge con gran piacere nell’atto secondo. […] L’energia e la forza del Coro dell’atto primo difficilmente può passare senza indebolirsi in altra lingua. […] Si vuol notare nella prima scena la pittura terribile dell’Eumenidi fatta dalla sacerdotessa, l’inno magico infernale pieno del fuoco dell’autore cantato dal Coro dell’atto terzo per aver trovato Oreste, ed il giudizio del di lui delitto fatto nel quinto coll’intervento di Minerva che presiede agli Areopagiti, di Apollo avvocato del reo, e delle Furie accusatrici. […] La venuta di Serse nel quinto atto aumenta la dolorosa situazione del Consiglio di Persia.
M. nella sala del gran Consiglio di Venetia, Venezia, Domenico Farri, 1574. […] In particolare Metastasio fu contestato per il primo finale del Catone in Utica rappresentato a Roma nel 1728 in cui Catone si uccideva in scena; in seguito alle critiche Metastasio modificò l’ultima scena del dramma e la morte di Catone veniva descritta dalla figlia Marza. […] Tesi: Vittoria Tesi fu una importante cantante del secolo XVIII. […] Niccolò Jommelli: l’esperienza europea di un musicista filosofo, atti del convegno internazionale di studi (Reggio Calabria, 7-8 ottobre 2011), a cura di Gaetano Pitarresi, Reggio Calabria, Edizioni del Conservatorio di musica F. […] , allievo di Bibiena, incisore, pittore e scenografo raccolse, apparentemente travisadone il valore, diverse opere di Bibiena, come anche Pietro Giovanni Abbati, altro allievo del Bibiena, attivo a Parma tra la fine del XVII e la prima metà del XVIII secolo, autore di Varie opere di prospettiva inv. da F.
Nel Saggio teatrale del sig. […] E quando mai al tempo del Calderòn venne alla luce una favola più mostruosa del Koulican di un tal Camacho? […] Quando ne’ secoli più rozzi di ogni nazione si sono presentate sulle scene favole più incondite di quelle rappresentate in Madrid dal 1780 inclusivamente sino al carnevale del 1782 della Conquista del Perù, del Mago di Astracan, del Mago del Mogol? […] Non si cerchino però negli scritti apologetici, nè del Nasarre, nè dell’Huerta, nè del Lampillas, nè dell’Andres. […] La terza in due atti ed in prosa si rappresentò in Madrid nel medesimo teatro a’ 7 del febbrajo del 1792 quando s’impresse.
La strumentale fu la prima a partecipare del benefico influsso. […] Le più celebri furono quella del Corelli, e non molto dopo quella del Tartini. […] Ma gli empori più illustri del canto sul fine del Seicento furono Napoli e Bologna. […] Non inferiore al suo merito era pure il favore del pubblico per esso lui. […] [22] A queste due mi si permetta aggiungere una terza, di cui farò in particolar modo menzione meno pel merito del suo canto che per un altro più insigne e più rispettabile agli occhi del filosofo.
Adunque nè anche dal Quadrio è biasimato il Canto teatrale, ma la servile moderna dipendenza del Musico e del Poeta, che inceppa ambi gli Artisti. […] Fu questo ancora sentimento del prelodato Muratori. […] Andate a un Teatro, domandate al più abjetto del volgo, dove vada? […] Va egli dunque prevenuto del falso. […] II. del Viage de España.
Si provò anche con lode agli altri personaggi del Dottor Siciliano, del negromante Falsirone e perfino del pastore Corinto. […] Basti l’introduzione a dar l’idea del resto. […] In Bologna per gli Eredi del Cochi, 1628. […] I cavalli saltanti del sole ? Che faccia boldoni del Sangue di Venere ?
Zasio, inserita in un volume dedicato alla memoria del compianto artista dal fratello Vittorio, e edito il 1901 a Feltre (Castaldi) nel primo anniversario della morte. […] E degnamente ancora scrisse del comico, amante dell’arte e della famiglia comica, Edoardo Boutet, il maggio del 1900, pochi dì dopo la morte di lui. […] Nato il 1736 a Mantova, è citato dal Bartoli come attore diligente, che all’arte del dire sapeva unir quella del canto. […] Anche sua moglie fu attrice valentissima per le parti caratteristiche, che sostenne al fianco del marito, a cui talvolta riuscì superiore. Nacquer dalla loro unione tre figliuole, educate all’arte del canto, due delle quali riuscirono egregie, e una, la terza, perdè la voce e divenne poi moglie del rinomato La Blache.
Alcuni versi inseriti in un’altra, e dalla malignità naturale degli adulatori interpretati contro del principe, cagionarono la morte del poeta. […] Fu essa poi reimpressa da Cummelino colle note del primo autore e del Rittersusio e del Grutero. […] Fu illusione del suo desiderio. […] Lo stesso Cassiodoro nell’epistola 21 del IX scritta da Atalarico al Senato di Roma. […] Vedi il tomo XIX della Storia del Basso Impero compilata da m.
Sui primi del ’53 fu accolto dal Luzzi nella Compagnia del S. […] Recitò la sera del 26 marzo ’76 nella Dama bianca del Marulli ; la sera fatale in cui il povero Petito moriva di apoplessia dopo il terzo atto. La sera del 30 marzo toccò al De Angelis di presentare al pubblico, con un monologo in martelliani, il successore di Petito, il De Martino, già pulcinella del Teatro Rossini. Morì d’apoplessia nel settembre del 1880, mentre era sul punto di uscir di casa per recarsi alla prima rappresentazione di riapertura del S.
Si nasconde sotto questo nome Antonio da Molino, veneziano, attore assai pregiato non che pregiato scrittore, amico intrinseco di Andrea Calmo, il quale gli scrive la tredicesima lettera del primo libro, interessantissima per la storia del costume, coll’indirizzo : « al mio conzontao in openion, M. […] » Che il Burchiella fosse valoroso attore sappiamo da Calmo stesso, che di lui faceva sì gran conto, da esclamar nella lettera di chiusa del libro secondo, vòlto alle povere commedie, ridotte a mal partito : « orsù, state di buona voglia ; chè sino al tirar del fiato di Burchiella e a l’aprir delle mie mascelle, vi faremo, per quanto ci sarà possibile, star su l’onor vostro. » E meglio lo sappiamo da Messer Ludovico Dolce, che nella lettera di dedica a Giacomo Contarini del poemetto di Burchiella i fatti e le prodezze di Manoli Blessi strathioto, ci dice di lui che nel recitar commedie passò così avanti, da poter essere meritamente chiamato il Roscio dell’età sua. – E de’versi che il Burchiella lasciò in italiano e in greco, dice il Dolce ch’e’ potean contendere con quelli del Bembo e del Petrarca. […] 18 » » Heri si fece nel palazzo del Sig. […] Abbiam di lui il seguente sonetto inserito nelle varie poesie che seguono l’orazione funebre del Valerini per la Vincenza Armani (V.)
Fece la musica messer Antonio del Cornetto. […] Apostolo Zeno si dichiarò pure a favore del Pastor fido. […] Benchè con passi assai disuguali e ben da lungi, seguirono le tracce luminose del Tasso e del Guarini varii altri poeti sino alla fine del secolo. […] Don Garcia non fu vicerè prima del 1565. […] Vedi la lettera del Manfredi scritta al conte di Villachiara.
Cominciò le rappresentazioni colla tragedia del Nicomede di P. […] Il piano ed i versi del prologo, dell’atto I, e delle due scene prime del II e del III sono di Moliere; il rimanente si verseggiò da Pietro Cornelio, ad eccezione delle parole italiane, e de’ versi francesi da cantarsi scritti da Quinault e posti in musica da Lulli. […] Varie scene ed astuzie di Scapino e di Sbrigani si trovano nelle commedie del Porta. […] Il Dispetto amoroso è del Secchi. […] Ottavio Rinuccini migliorò questi balletti nel principio del secolo XVII.
Comico rinomatissimo per le parti di Dottore, fiorito sul finire del secolo xvii, fu al servizio del Duca di Modena con Anna Arcagnati sua moglie, detta in commedia Rosaura. […] Alla coltura del Savorini accenna Luigi Riccoboni nel capitolo settimo della Storia del Teatro Italiano, là dove dice : « Nell’anno 1690, all’età di tredici anni, io cominciava a frequentare il teatro : tutti i comici di quel tempo erano ignoranti. […] Ma è questa lettera sibillina veramente del Savorini, o forse del Muzio, dottore anch'esso il 1688 al servizio del Duca ? […] A quindici anni, abitava allora a Roma con la famiglia e faceva il mestiere dell’orefice, si arruolò volontario nella legione Cacciatori del Tevere. […] Col Meneghino Caironi sostenne una sera del carnovale '64 o '65, la parte di Fornaretto con grande successo, e da allora deliberò di farsi attore.
Maggiormente si scostarono da quel sentiero i freddi rimatori del Cinquecento. […] Dì pur: sovente del timor l’affanno È dell’istesso mal più grave assai. […] Troppo più del timor fia grave il danno. […] Ignorava egli, che niuno de’ celebri melodrammi italiani fu senza cori fin quasi alla metà del 1600 e che molti gli ebbero ancora nel rimanente del secolo? […] Egli picchia alla porta del ghetto, mentre quegli recitano le loro orazioni.
Sicuro del voto del Volgo, e de’ Commedianti (a’ quali oggi si unisce quello del Sign. […] Lampillas è dichiarato protettore del Lope qual fu, e non del Lope che poteva essere. […] Lampillas, qual era il gusto del Popolo Romano? […] Si è giá parlato del secolo scorso, diciamo ora qualche cosa del nostro. […] del gusto della Nazione?
Il lodato autore ha la mira alla Sofonisba del Trissino, alla Rosmunda del Rucellai, ad alcune commedie dell’Ariosto, a quelle del Machiavelli, alla Calandra del Bibbiena. […] Quanto alle commedie poi dalla narrazione a cui ci accingiamo di quelle dell’Ariosto, del Bibbiena e del Machiavelli, si vedrà che furono scritte assai prima del 1520, cioè intorno al 1498 o poco più; e per conseguenza che l’epoca gloriosa della poesia regolare drammatica dovrà fissarsi sul bel principio del secolo XVI. […] Vedi la giunta fatta alla p. 111 del t. VII del Tiraboschi, il quale ciò afferma per avviso del ch. […] Ferraresi del Dottor Girolamo Baruffaldi.
Fratello del precedente. […] Una sua conferenza tenuta al nostro Circolo filologico e ripetuta costi a Roma, fece rumore : un suo trattatello sull’arte del leggere, meritò gli elogi credibili del Carducci. […] Un’altra passione del Rasi è l’erudizione. […] L'Arte del Comico. […] Il poeta, com’ Ella ben sa, v' intende l’ammollirsi del collo riposato.
In capo a qualche tempo, il Bissoni ne seppe quanto il maestro, del quale divenne il socio, poi separatosene, il concorrente. […] Bissoni, lieto del successo ottenuto, ma temendo alcun guajo, si affrettò di abbandonar Milano ; e poco tempo dopo il mestiere del ciarlatano, aggregandosi a una Compagnia di comici, nella quale recitò le parti di Scapino. Passò poi al servizio del signor Albergotti, secondo il Sand e il Des Boulmiers, e del Marchese Tangoni, secondo il D’Origny, in qualità di maestro di casa ; e si recò in Francia. […] Quanto al costume e al carattere dello Scapino, metto qui tradotte le parole del Riccoboni che sono nella sua Storia del teatro italiano a illustrazione della figura del Joullain (V. pag. 451) la quale, secondo il Gueullette è stata fatta per Bissoni stesso. […] Lo Scapino del Callot, invece (V.
Napoletano, fiorito alla metà del secolo xvii, recitava nella Compagnia del Principe di Parma le parti d’ Innamorato col nome di Flaminio. […] Lo schiavo del demonio, ovvero ilD. […] Gabriel del Dovel. […] Era il nostro comico Flaminio. » Una sua lettera del 30 agosto del '57 da Bologna a un Ministro del Duca, ci fa sapere come il settembre e l’ottobre la Compagnia si recasse a Firenze e l’autunno a Venezia al San Samuele, chiamatavi da S. […] Il padre di Flaminione era nipote del Cardinale.
L’arte di scrivere era del pari ignorata presso gli Spagnuoli. […] Mediante però la legge del pontefice Innocenzo III riportata nel citato capitolo del Decretale, si conseguì finalmente nel principio del XIII secolo che si abolisse simile contaminazione de’ templi. […] Ma ciò tralasciando, la Compagnia del Gonfalone istituita nel XIII secolo per rappresentare i Misteri, ne’ tempi più a noi vicini ciò fece con parole a tenere del suo istituto. […] Or perchè quelli del XIII secolo debbono soltanto essersi rappresentati mutamente? […] Vennero in appresso più tardi le leggi di Aragona, del contado di Barcellona, di Valenza.
Ma un Messo il conturba coll’avviso di essersi presa Padova da’ fuorusciti entrativi col favore de’ Veneziani, de’ Ferraresi e del Legato del Papa. […] Ma qual tempo è corso dal consiglio di marciare al racconto del coro? […] Per mezzo adunque del Mussato ebbe l’Italia sin da’ primi lustri del XIV secolo tragedie fatte ad imitazione degli antichi. […] Vedi il prologo del lib. […] Anche una tragedia posteriore di due secoli a quelle del Mussato, la Sofonisba del marchese del Carretto, fu dal sig.
Non solo ha fatto parte del dramma Cinese, ma essendo negli ultimi tempi caduta in disistima29 (siasi ciò avvenuto per l’ introduzione della musica Europea che pretese fare nel paese l’Imperadore Kam-hi per mezzo del Portoghese Pereira e del P. […] Vedasi il Viaggio di Saris del 1613 nella Storia generale de’ Viaggi. […] Tavernier nella Relazione del Tunkin, cap. […] Vedi il I libro della Storia della China del Martini. […] La curiosità avrebbe trovato in esse materia d’instruirsi pienamente dell’indole del dramma Cinese.
Ma un messo il conturba coll’ avviso di essersi presa Padova da’ fuorusciti entrativi col favore de’ Veneziani, de’ Ferraresi e del Legato del Papa. […] Ma qual tempo è corso dal consiglio di marciare al racconto del coro? […] Ma vi si trovano le passioni ritratte con vigor grande; e un interesse nazionale ravviva tutte le parti del dramma. […] Per mezzo adunque del Mussato ebbe l’Italia sin da’ primi lustri del XIV secolo tragedie fatte ad imitazione degli antichi. […] V. il prologo del libro X de gestis Italicorum.
Dolce è la vita, i rai del dì son dolci. […] Le Batteux del l’Ippolito di Euripide e della Fedra del Racine. […] Termina Le Batteux questo giudizioso eccellente parallelo con attribuire alle nazioni il diverso carattere del l’uno e del l’altro poeta. […] Questo Saggio che ben può chiamarsi del mal gusto, e del l’imperizia di Cartaud si accompagni colle sessanta pagine del Cavaliere di Saint-Mars sopra la letteratura degli antichi. […] È terribile il racconto del l’ammazzamento del disgraziato re preso per un cinghiale.
E più che ricordato è nella prefazione del Re Cervo, in cui, oltre alla sua parte di credenziere del Re, rappresenta il vecchio Cigolotti del prologo. […] Le parole trascritte starebber dunque a provare ch'egli snaturò la maschera del Brighella. […] Classe I della Biblioteca Comunale di Ferrara, Comunicazione del chiarissimo prof. […] Nel Codice Faustini N. 362 del Fondo Antonelli, conservato alla stessa Biblioteca, è ricordata dallo Zannoni anche una commedia : La Patria, recitata in Ferrara nel carnovale del 1747 dalla Compagnia Medebach, nella quale l’autore era attore del carattere di Brighella. […] Giuseppe Angeleri, il più celebre di tutti, morì sulla scena, appena entrato fra le quinte, d’un colpo a Milano, l’estate del 1754 ; e il nostro Zannoni uscendo da una cena sontuosa a Venezia il 22 febbrajo del 1792, cadde in un canale profondo, e poco tempo dopo morì.
Secondo Zanni famosissimo, fiorito nella metà del secolo xvi. […] Nel gennaio del ’70 vediamo il Ganassa prender parte alle nozze di Lucrezia d’Este in Ferrara, come è detto in questo brano di lettera riferito dal Solerti : con le confetture vi comparve Zanni Ganassa, e con un cinto in mano assai piacevolmente rintuzzò e fece cagliare un certo Ernandicco Spagnuolo…… Si recò la prima volta a Parigi nel 1571 colla sua compagnia, secondo un documento del 15 settembre pubblicato dal Baschet, ma pare non vi recitasse, per un divieto del Parlamento, non ostante le Lettere Patenti del Re di cui egli era munito. […] Egli si trattenne ancora al seguito del Re, il quale in ottobre dello stesso anno gli fe’pagare cinquecento lire tornesi e XVII testoni, ecc. ecc., da repartirsi tra lui e i suoi compagni, sempre in considerazione del piacere che procuraron colle loro commedie a Sua Maestà. Francesco Bartoli e altri fecer di Zan Ganassa Giovanni Ganassa ; ma il Ganassa ebbe nome veramente, secondo il documento del Baschet, Alberto. […] In un libello del 1662 — Les grands jours tenus à Paris par M.
La prima notizia troviamo in una lettera del 1661, che ci fa sapere come innanzi a quel tempo il Dottor Brentino facesse parte della Compagnia del Principe Alessandro Farnese. […] Da un’altra lettera del 30 giugno 76 di Don Alfonso d’Este si apprende come il Dottor Lolli fosse in Francia. Ma il '77 era a Verona al servizio del Duca di Modena. […] ra Duchessa di lorch, là quale non inuidia punto la Generosità del nostro Ser. […] E lo troviamo del '92 sempre al servizio del Duca, a cui scrive da Ferrara Luigi Bentivoglio, pregandolo di concedere la permissione al Dottor Brentino di trasferirsi a recitar colà nella compagnia da lui protetta.
Figlio di Salvatore e di Giuseppina Errico, più conosciuta col nome di Donna Peppa, nacque a Napoli il 22 giugno del 1822. Fu il più grande Pulcinella del secolo xix, e il Signore del Teatro San Carlino per ventiquattro anni. […] A chi voglia avere un’idea chiara di quel che fosse Antonio Petito, raccomando la Cronaca del Teatro di San Carlino, di S. […] Toltasi il vecchio Salvatore la maschera di sul volto, e adattatala su quella del figliuolo, gli augurò piangendo : « Pecient’annc ! […] L'opera del Petito non regge d’avanti alla critica ; e a chi tuttavia volesse chiedere la ragione del successo clamoroso di alcuna delle sue commedie, il Di Giacomo risponderebbe che esso non fu se non il successo personale, comico di Antonio Petito.
I Nobili veraci si appagano più della candidezza e del buon animo del donatore, che del valor del dono. […] V., in un picciol volume di Addizioni alla mia Storia de’ Teatri, acqua pura e pochi efimeri del campo; e Voi, Signore, non isdegnaste l’umile e tenue omaggio. […] al Critico insigne trionfatore del Papebrochio? all’Antiquario di prima fila qual si manifesta in varj argomenti, e singolarmente nel favellar del Teatro Siracusano, in cui toccògli la sorte di ravvisare prima di ogni altro la greca iscrizione marmorea della Regina Filistide? […] Ma s’io sono reo, mi raccolgo e riparo all’ombra della vostra grandezza stessa che ammetteste benignamente l’offerta; ed un ardir felice passa e si tollera più agevolmente in grazia del buon successo.
Uscitone il 1770, e pervenuto dopo varie vicende a Venezia, contrasse amicizia con Luigi Fabbri, capocomico e artista sotto la maschera del Dottore, e con lui unitosi, potè finalmente realizzare il suo sogno, presentandosi col sospirato vestito del Secondo Zanni. […] Passò il '73 con Giuseppe Lapy al Sant’Angelo di Venezia, e il '74 formò società con Francesco Majani, che mise allora la maschera del Brighella, e con Antonio Camerani. Entrò il '76 nella Compagnia di Antonio Sacco, e andò lui nelle veci del celebre Truffaldino, a cominciar le recite di primavera a Mantova, ottenendovi il pieno favore del pubblico. […] Divenuto un capocomico assai pregiato, gli venner da ogni parte contratti di grande importanza, potendo egli omai frequentare le principali Piazze del Regno. […] L'autunno del '95 e il carnovale '95-'96 dirigeva la Compagnia al San Luca di Venezia, e vi recitava le parti di Truffaldino.
Fu il primo a esser decorato nella quaresima del ’63 Cavaliere di SS. […] Questo non ebbe il Modena come il Domeniconi ; nè il Domeniconi ebbe come lui la modernità della dizione e del sentimento nella concezione sintetica di un personaggio…. […] Non molto noto forse è l’aneddoto che trovo ne’ricordi del Minghetti, al proposito del metodo e dell’ingegno del nostro artista. Egli riferisce come all’Arena del Sole il pubblico batteva le mani tanto più forte quanto maggiori erano le smancerie e le turbolenze della voce e del gesto del Domeniconi, attore allora in gran voga. […] Pure conviene leggerle per poter dare ragione del perchè si ricusano : e non è neppure permesso di parlare con libertà : è un bell’imbarazzo !
Esordì nella Compagnia Bottazzi e Berlaffa del 1845 ; e fu per alcuni mesi del '48 in quella di Micheloni e Dondini, scioltasi a mezz'anno a cagion della guerra. […] Lo vediam poi con Giuseppe Peracchi, col quale stette lungo tempo, poi, del '73, con la compagnia n. 2 di F. […] Passò del '74 in seconde nozze con Sofia Cerretelli, dalla quale ebbe due anni dopo il figliuolo Eleuterio. […] Ma s’andava a teatro e si rideva a crepapelle del riso il più sano e il più schietto. […] Nelle Nozze del signor Camillo ?
Fu con le migliori Compagnie d’Italia scritturato, poi socio del Dorati e del vecchio Pieri, poi di nuovo scritturato con Francesco Taddei, e di nuovo socio (1829) con Gaetano e Antonio Colomberti, artista anche allora di gran pregio, sebben già in età avanzata. […] Secondo la leggenda del palcoscenico, il Vedova fu il più ignorante uomo del mondo ; e si vuole che un giorno (già da tempo era impensierito per la scelta della beneficiata) si recasse alla prova con un libro sotto al braccio, sclamando : l’ho trovada, l’ho trovada, un po'lungheta, ma tagiaremo. […] Ma tali aneddoti e la critica del giornaletto veneziano sono in aperta contraddizione col giudizio che ne dà il Colomberti, attore provetto, e del Vedova conoscitore esperto. Egli non solamente lo ammira come tiranno, padre nobile e attore tragico, ma lo dice rispettoso del pubblico e di sè ; abbigliato sempre irreprensibilmente, e disputato da' più accreditati capocomici. […] Morì a Firenze il 31 marzo del 1900.
Battaglia Carlo), non aveva compiuto i quindici anni, quando nella Compagnia di sua madre e del patrigno Francesco Toffoloni, entrò a sostenere il ruolo di prima donna ; nel quale tanto e in sì breve tempo s’innalzò, che Salvatore Fabbrichesi la scritturò nelle veci di Anna Fiorilli Pellandi, quando questa s’unì in società con Paolo Belli-Blanes : e seppe la Cavalletti vincere allora con l’arte sua calda e spontanea la reluttanza del pubblico milanese che credeva di dover sempre sentire la mancanza della celebre artista. Il 3 dicembre 1812 creò in Verona la parte di Mistriss Herfort nell’Atrabiliare del Nota, facendosi molto applaudire ; e il Giornale del Dipartimento del Reno di Bologna del 14 aprile così parla di lei : …. […] Doventò in quel tempo sposa di Alberto Tessari, ottimo padre nobile e tiranno tragico ; e fu con lui scritturata dal Fabbrichesi pe’ Fiorentini di Napoli, ov’ ebbe dapprima le più schiette attestazioni di stima, terminando col suscitare il più spontaneo entusiasmo, e specialmente nell’Ambiziosa del Nota, nella Matilde del Monvel, nella Medea del Ventignano, nei Baccanali del Pindemonte, nel Sospetto funesto del Giraud, nel Matrimonio di Carlo Goldoni del Righetti. […] Diventò pel ’40-41-42 prima attrice madre della Compagnia Verniano, dalla quale si tolse, per ritornare il ’43-44 capocomica al fianco del marito. Abbandonato poi entrambi il teatro, si ridussero a Verona, patria del Tessari.
Dionigi, ove morì il 5 luglio del 1778. […] Il Collalto non dev’ esser dunque un soprannome del Pantalone, ma un secondo nome di famiglia. […] Il D’Origny, pure contemporaneo del Collalto, ha parole caldissime sull’arte e l’indole di lui, in aperta contraddizione con quelle del Bartoli, col trattamento alla grande. […] II, de’suoi Annali del Teatro italiano, riferito in parte dal Journal de Paris. […] Nè si smenti nella rappresentazione del comico : la commedia dei tre gemelli ne è la prova.
Il 14 agosto del ’74 si trovava a Napoli ; e dovendo d’ordine del Duca recarsi a Modena, implorava soccorso per sopperire alle ingenti spese di viaggio, dicendosi povero homo circondato di famiglia e vechio. […] A. supplica la sua innata bontà, e Generosità di ristorarla del suo viaggio fatto per seruir V. […] Il novembre del ’77 i Fiala erano a Venezia ; e da un documento del 1681 rileviamo che si pagavano loro sessanta ducatoni d’argento di parte intiera. […] Con questa data cessa la comparsa del Fiala tra’comici di S. A. ; e sua moglie, che pure ha due lettere del ’92 e ’94, non ne fa più menzione.
Fratello della precedente, nacque a Viterbo il 20 febbraio del 1806. […] A questo punto comincia la vita artistica propriamente detta del Colomberti. […] Quivi, essendo stato protestato il primo amoroso assoluto, fu d’ improvviso chiamato a surrogarlo : e l’ amorosa direzione di Giuseppe Salvini, primo uomo della compagnia, e il favore del capocomico e del pubblico lo incitarono per modo allo studio, che riuscì artista de’ più encomiabili. […] Innamoratosi poi d’ Isabella Belloni, prima donna della compagnia, figlia del rinomato artista Antonio, che da attore era passato al grado di direttore, assenziente il Salvini, l’ebbe in isposa, e con lei si recò in Compagnia di Romualdo Mascherpa, prima, poi in quella del caratterista Belisario Viti. […] Dettò varj romanzi e due volumi, uno di ricordi della sua vita, uno di notizie de’ comici del suo tempo, tuttavia inediti.
Ma rieccolo a Napoli alla Partenope, ove recitò una sera, davanti all’impresario Luzi e all’attore Di Napoli del San Carlino, la vecchia farsa napoletana Feliciello Sciosciamocca, mariuolo de na pizza, ed eccolo il dì dopo scritturato al teatro famoso, in cui mostra subito le sue doti chiarissime a fianco di celebri artisti quali Petito e De Angelis. […] Non v'era novità comica di importanza che non facesse dopo brevissimo tempo la sua apparizione, foggiata alla napoletana, nel leggendario teatrino, in cui, di conseguenza, alle sghignazzate della popolaglia era subito succeduta la risata schietta e misurata del fiore dell’aristocrazia. Sciosciamocca (letteralmente : soffia in bocca) è non solamente un tipo e un carattere, non altro, nel suo complesso, che il mammo di un secolo fa : il Filippetto del Goldoni, il Marchese Pipetto del Giraud, rinsanguati, ravvivati dalla recitazione scintillante di Edoardo Scarpetta ; ma anche, un insieme di tipi variatissimi, aggirantisi attorno al tipo fondamentale. […] A questa continuata modificazione del principal tipo, Sciosciamocca deve forse la continuata ammirazione del pubblico, che sin dalla prima apparita al San Carlino rinnovato, lo compensò di tante miserie, di tante lagrime versate, sì da fargli scrivere nelle sue nuove Memorie (Napoli, 1899) : « Dopo tutto, l’essere riuscito a far tanto ridere…. gli altri, dava anche a me il diritto di ridere un poco. » E di qual riso ! Il povero Edoà…, entrato nel campo dell’arte per un usciolino sgangherato, con un vestito che gli cascava di dosso a brindelli, colla faccia macilenta per fame ; che ad ogni passo verso l’agiatezza e la gloria, uno vedea farne contro di lui dalla maldicenza e dall’invidia, trionfando finalmente di tutto e di tutti, autore ammirato, attore idolatrato, il triste suono del piccone distruttore del San Carlino coprì con quello del martello costruttore di un vasto palazzo al rione Amedeo : al battesimo di gloria del San Carlino è succeduta la conferma non mai alterata sin qui de' Fiorentini di Napoli e del Valle di Roma, ove si reca ogni anno a deliziare della sua inesauribile giocondità il gran pubblico della capitale.
La buona intenzione, ed il patriotismo dell’autore desideroso del miglioramento del teatro nazionale merita ogni lode. […] Ci saremmo contentati poi del semplice primo giudizio moderato che già ne demmo senza gli stimoli del cattivo avvocato bibliografo. […] forse del prossimo esterminio della patria? […] Rachele viene a fare l’ultima pruova del potere del suo pianto. […] Si tratta solo del gastigo del vizio.
Havvi nel mare del Sud alle vicinanze del l’isola degli Otaiti tralle altre un’ isoletta chiamata Ulietea, nella quale si è trovato qualche vestigio di rappresentazione drammatica. […] Svegliavansi i servi, avvedevansi del furto, si disperavano, e terminava l’azione. […] Il primo degli attori del l’altro lato corrispose della stessa maniera. […] Da queste danze e scene recitate in Wateeoo non son dissimili quelle delle isole degli Amici, e le altre degli abitanti delle isole Caroline del Mar Pacifico del Nord. […] Vedi il libro 3 cap. 3 del tomo II del Terzo Viaggio.
Sebbene si creda generalmente che il Bazzi non abbia mai calcato le scene, a somiglianza del fratello Giovanni, marito della celebre Anna ; pur sappiamo ch’egli sostenne la parte di Luigino nell’ Innamorato al tormento del Giraud ; e nell’elenco a stampa della Compagnia pel 1820 (un anno prima che egli avesse l’incarico di formar la famosa Compagnia Reale Sarda) figuravano : Gaetano Bazzi per le parti di padre, e Giovanni per quelle di generico. […] Nel 1808 la sua Compagnia recitò il 3 settembre al Valle di Roma la Ciarliera indispettita del Giraud, e a Siena per la prima volta La Casa disabitata. […] Il giovialone colla certezza della netta sua coscienza ; il serbino colla noncuranza e sufficienza del suo carattere a chi ebbe l’audacia di accusarlo. […] Dimostrasi adunque ad evidenza la necessità della più accurata analisi e dello scrutinio del cuore umano, nelle ascose latebre del quale deve aggirarsi con sicurezza colui che aspira a meritare il titolo di artista drammatico. Oltre a Gaetano e Giovanni Bazzi, abbiamo la Caterina che recitava la parte di Donna Luisa nell’Innamorato al tormento del Giraud ; Paolo, detto il gobbo, conduttore al principio del secolo di una mediocre compagnia, e morto a Torino, sovvenuto dai fratelli ; Elisabetta (la madre ?)
Cominciò le rappresentazioni colla tragedia del Nicomede di P. […] Tutto ciò si conobbe nella recita del Cocu immaginario scritto più correttamente delle prime favole. […] Varie scene ed astuzie di Scapino e di Sbrigani si trovano nelle commedie del Porta; Giorgio Dandino deriva da una novella del Boccaccio già dallo stesso Porta trasportata sulla scena. Il Dispetto amoroso è del Secchi. […] Ottavio Rinuccini migliorò questi balletti nel principio del secolo XVII.
Tre di esse appartengono a don Leandro de Moratin di Madrid figliuolo del prelodato don Nicolàs da cui ha ereditato l’indole poetica, la grazia dello stile, la purezza del linguaggio, e la dolcezza della versificazione. […] La terza in due atti ed in prosa comparve nel medesimo teatro a’7 del febbrajo del 1792. […] A. la Principessa del Brasile seguito nel mese di maggio. […] Al medesimo Capo pag. 56, lin. 23, dopo le parole, noto per la traduzione del Perez. […] E’ però riuscito a trasportar bene varj gran tratti del pennello di lui.
Nata a Torino il 4 dicembre del 1872 da Corrado Di Lorenzo dei Marchesi di Castellaccio, siciliano, e da Amelia Colonnello, artista drammatica, trascorse la prima fanciullezza in Noto, città natìa del padre. […] Dire del fascino ch’ella esercitò sempre sul pubblico, sui critici, su quanti l’avvicinarono, non è agevole impresa. […] Ha le doti naturali, ha spontanea la sincerità, ha, in tre situazioni, fuggevolmente, fatto balenare l’interpretazione del carattere, ma in genere non ha mai interpretato interamente un carattere, dei molti e vari del suo repertorio. […] E intanto, non gl’inni trionfali nè i picconi demolitori, ma la sincerità e la tenerezza dell’interesse, del conforto, del consiglio. […] Quella bocca che anche nel pianto non arriva a perdere il cortese disegno del sorriso (?)
È impossibile : dovrei dirne troppo male, e la carità del prossimo me lo vieta. Sono nato a Morano sul Po, piccolo paese del Casalasco (Monferrato) or sono 50 anni, cioè l’undici febbraio 1848. […] A chi ricordi il giovane atleta sullo scorcio del ’67 o sul cominciar del ’68, al fianco di Laura Bon, di Teresina Boetti, e di un Bianchi, pellicciaio livornese, cimentarsi nel Don Carlos e ne’ Masnadieri di Schiller, e toccar sotto le spoglie specialmente del tristo Moor, altezze non immaginate, non parrà strano che a soli ventiquattr’anni egli si disponesse, capocomico e primo attore assoluto, a lottare strenuamente colle maggiori difficoltà d’interpretazione, creando i caratteri più disparati comici e tragici, del teatro nostro e forastiero. […] Ma negli scoppi d’ira selvaggia, in alcune scene dell’ Otello, nella imprecazione del Re Lear, nella scena capitale del Bastardo, quanta violenza, quanto fuoco, in quella spontaneità. […] … – ed egli : – Chiaccherare più del necessario !
La morte del padre l’obbligò a lasciar gli studi di filosofia per un impiego ferroviario che gli desse da vivere. […] Le parti che gli dettero maggior fama furon quelle di Nerone e di Antonio nel Nerone e nella Cleopatra del Cossa, ch’egli creò. […] Pietro Cossa presentò il manoscritto del Nerone a Bellotti nell’aprile del ’71. […] Il pubblico romano non fu all’altezza del poeta : Nerone piacque, ma…. nulla più. […] Quanta riconoscenza tributava il suo cuore a noi, modesti esecutori del suo lavoro.
La sua carriera artistica incominciò nella primavera del 1864 a Bologna, in Compagnia del cognato Giovanni Aliprandi. […] Accettò nel carnevale del 1876-77 a Trieste l’ufficio di direttore di quella filodrammatica Talìa ; che lasciò dopo un solo anno, per passare amministratore del Politeama Rossetti, dove si trova tuttavia, qual segretario della Direzione. […] I tre atti della Legge del cuore di Dominici che richiamavan di fatto al pensiero il Vero blasone di Gherardi del Testa, non solo confermaron la opinione della critica, ma furon come il punto di partenza per la demolizione dell’autore : il semplice ricordo di un’idea distruggeva in un attimo nel cuore e nella mente, ma più nel cuore, dei demolitori, le qualità essenziali e originali, che nessuno avrebbe mai dovuto disconoscere : la spontaneità e vivezza del dialogo, la chiarezza dell’esposizione. Egli è ben vero che alla epidemica malignità della critica rispondeva il pubblico applaudendo, ma nel cuore sensibile del Dominici gli applausi dell’uno eran soffocati dalle fischiate dell’altra. E oggi, lo sconosciuto Dominici, del quale i giovani autori d’Italia non sanno pur l’esistenza, in un paese di tristi ricordi e di dolci illusioni, oggi, dico, da un tedesco, il Duca di Meiningen, è invitato ad ornare di una copia delle opere sue la grande biblioteca del nobile artista, e ne riceve in premio la Croce di cavaliere dell’ordine Ernestino.
Sua madre fu la famosa attrice veneziana Morelli, quell’attrice che ai primi del secolo fu di moda per lo squisito modo di recitare le commedie di Goldoni. […] Formò Compagnia nel 1866, e quando il nostro esercito prendeva possesso del Veneto, la Compagnia Majeroni era la compagnia di moda. […] Tornato dopo il’ 60 dall’estero colla Ristori, si unì colla Sadowski e si fermò al Teatro del Fondo in Napoli, ove mise in iscena con allestimenti non più veduti, il Faust e il Don Giovanni, che gli procacciaron lodi nuove e ingenti somme ; e dove, dopo varie peregrinazioni, tornò del '68. […] Soldato del '49 alle barricate di Roma, si ebbe attestazioni di lode da Garibaldi e dall’ Avezzana. Creò del '65, all’infierir del colèra, la compagnia di Misericordia, essendo capitano della guardia nazionale.
Il Direttore di esse è il più bravo attore del Mondo. […] Fu maestro di recitazione del Somigli (V.), detto Beco Sudicio. […] Ivi educata più specialmente alle belle arti, mostrò particolari attitudini alla musica, al recitare, e all’arte del bulino, che essa prediligeva. […] Dalla Compagnia Pezzana passò a quella del Bosio, poi tornò col Pezzana, che lasciò ancora per Luigi Santecchi. […] Innamoratosi della Biagini, la tolse in moglie il 21 agosto del '60.
Andrea Calmo nacque a Venezia ne’ primi anni del secolo xvi (1509, o 1510) da povera famiglia di pescatori. […] Solleticato dall’arte del Ruzzante, si diede a scriver commedie e a rappresentarle. […] Per quanto le opere d’allora fossero scritte interamente, pure il soggetto doveva entrar per qualche cosa nell’umore spontaneo del Calmo, vivificato, afforzato forse dalla spontanea festività del pubblico. […] L’opera massima del Calmo, scrittore, è senza dubbio la raccolta delle lettere, che è prova manifesta del suo ingegno pronto e vivace. […] Non vuoi del mio servir, dolce mia Lidia, aver pietà ?
La Dafne rappresentata nel 1567 alla presenza della gran duchessa di Toscana in casa del nominato Corsi grande amico del Chiabrera, e l’Euridice in occasione del matrimonio di Maria de’ Medici con Errico IV, furono poste in musica da Giacomo Peri, e s’impressero in Firenze nel 1600. […] Oltre a questi tre drammi l’Eritreo fa menzione dell’Aretusa altro dramma del Rinuccini. […] Appartiene ancora al Rinuccini la Mascherata delle Ingrate balletto eseguito in occasione del matrimonio del principe di Mantova, nella qual città fu inpresso in quarto l’anno 1608. […] Del verso e del canto siamo già convenuti che servir debbono di mezzi per dilettarmi. […] Noto è il grazioso motto del signor di Fontenelle: Sonate que me veux-tu?
Per mio padre quella stagione del Teatro Re era la prova del fuoco, e puoi immaginare con quanto zelo egli si mettesse all’opera. […] Mio padre andò in teatro sicuro di non uscire vivo dalle mani del pubblico. […] Il primo ricordo ch'io serbo intatto del glorioso artista, è della primavera del '65 al Teatro Comunale di Ravenna, nel Vero Blasone di Gherardi Del Testa, e nel Figlio di Giboyer di E. […] Quel monologo in cui egli si esercita alla improvvisazione e recitazione del discorso…. […] Maestro Andrea del Ghiacciajo del Monte Bianco, Don Ambrogio della Celeste, Conte Sirchi del Duello, Marechal del Figlio di Giboyer, Papà Martin della Gerla di Papà Martin, Filiberto del Curioso Accidente, Geronte del Burbero benefico, Risoor di Patria, Palchetti della Vita Nuova, Gaspero di Moglie e buoi de' Paesi tuoi, Papà Remigio di Claudia, Bernardino di Oro e Orpello, Croci del Gerente responsabile, Lamberto della Famiglia, Pietro Branca di Spiritismo, Don Marzio della Bottega del Caffè, Simonaza di Convincere, Commuovere, Persuadere, L'Abate Costantino e Rabagas….
(Oh grandezza tu sforzi il labbro a parlar contro del cuore!)”. […] Il gusto del monarca a guisa del suono si propaga e si diffonde in tutti i sensi per la nazione. […] In Toledo a’ 4 di settembre del 1638. […] Ma perchè egli più d’ una volta ha mostrato disprezzo del valor personale del re che si teneva per prode, per ordine secreto del sovrano è condotto fuori della prigione e di Madrid. […] Delle tragedie del Virues vedasi il Discorso I del lodato Montiano.
Moglie del precedente, nata in Alba il 30 giugno 1840, mosse i primi passi nell’arte in Compagnia Robotti-Vestri nel '54 come amorosa. […] Fu poi prima attrice col famoso Toselli col quale era a Venezia il '67, dov'ebbe un successo di lagrime nel Ciochì del vilage, quando con affetto profondo esprimeva il dolore della povera derelitta nella festa di tutto il villaggio. […] Nei Ciasscti e spasseti, nel Moroso de la nona, ecc., ecc., e più ancora nei Oci del cuor, la sua ultima creazione, fu artista unica. […] Il 23 dicembre del 1880 fu inaugurata al Goldoni di Venezia una lapide in ricordo di lei colla seguente iscrizione : a marianna moro-lin che del veneto dialetto quantunque non suo sentì le grazie e sulle scene col cuore e coll’arte inimitabilmente lo espresse la società filodrammatica carlo goldoni in segno di affettuoso ricordo pose Ella morì a Verona la notte del 19 giugno '79, quasi improvvisamente. […] Gentile, che della Moro-Lin è illustratore amoroso, osserva che essa fu in certo modo la protagonista di una commedia del Gallina, anche dopo morta.
Augusto Ruggeri, insegnante letteratura italiana nei Licei e nelle Scuole Normali del Regno, e da Corinna Casazza. […] Di questa e di quelli egli va dando non dubbie prove, specie con la interpretazione del Parini e la recitazione della Canzone di Garibaldi e dell’ Ode a Verdi di Gabriele D'Annunzio. Aitante della persona, piacente del volto, elettissimo de' modi, egli potrà salir ancora molto alto, quando abbia saputo misurar più la dizione, talvolta confusa, e meglio usar della voce talvolta velata. Al pari del suo collega Ciro Galvani, benchè in altro modo, egli unisce a questa del comico l’arte del disegnatore. Il genere suo preferito è la caricatura, e in moltissime, specialmente del Novelli, egli ha mostrato tutta la pieghevolezza del suo ingegno.
Nato a Mortara il 2 di ottobre del 1854, ne partì a quattordici anni per recarsi colla famiglia a Torino, ov’essa si era stabilita. […] L’idea del teatro non gli si affacciò alla mente che dopo di aver sentito per la prima volta Tommaso Salvini a un corso di recite che diede al Gerbino di Torino. […] Le quali poi lo amarono di amor figliale, ammiratrici profonde del suo ingegno e dell’indole sua. […] Arturo Diotti, vittima della sua spensieratezza, moriva a Rio Janeiro, colpito da febbre gialla, alle 2 antimeridiane del 30 giugno 1885. […] Se le tue ossa rimangono preda del micidiale Brasile, il tuo spirito eletto sarà sempre fra noi.
Figlio del precedente e di Giulia Alberti, nacque a Napoli del 1836. […] La Fragilità e la Verità del Torelli, il Romanzo di un giovane povero del Feuillet, il Giovanni Baudry del Vacquerie, i Sogni d’amore dello Scribe, il Figlio di Giboyer di Augier, il Figlio naturale, il Demimonde e l’Amico delle donne di Dumas figlio, e altri molti lavori d’indole più disparata, uscivan dall’arte di Luigi Monti, di Pia Marchi, di Alamanno Morelli, trasfigurati. […] Nell’interpretazione del Nerone di Pietro Cossa toccò le più alte cime, non ostante la esiguità della figura e della voce. […] Non vecchio, si ritirò in Bologna godendosi tranquillamente il frutto del suo lavoro, insieme al figliuolo, divenuto medico de' più stimati. Quivi morì, assistito da'suoi, dopo lunga e penosa malattia di cuore, il 29 maggio del '94.
Nato a Zante, fu uno de' più rinomati capocomici nel primo trentennio del secolo xix. Nessuno del suo tempo, nè di poi, curò come lui per lo sfarzo e la fedeltà storica l’allestimento della scena. […] L' istanza fu respinta con data del 25 marzo, stesso anno, dietro informazioni del Presidente del Buon Governo, il quale oltre ad aver trovato che i comici del Rafstopulo erano scarsi di merito, mostrava come, aderendo a tal domanda, si sarebbe danneggiato un disegno emesso da tre o quattro anni di una vera e propria Compagnia Toscana, autorizzata e sovvenzionata dallo Stato, quantunque tal disegno avesse poca probabilità di essere nonchè approvato, solamente discusso. […] Raggi Giovanni, fu – dice il Bartoli – figliuolo del trovarobe della Compagnia Medebach. […] Di salute assai cagionevole, fu costretto, a venticinque anni, abbandonar le scene e recarsi in cura a Padova ; ma poco tempo dopo, la primavera del 1769, vi morì.
Moglie del precedente, nata il 23 maggio del 1793 a Livorno da Giovanni Tafani nobile veronese ed Anna Baldesi, comici, fu la più forte artista del suo tempo. […] Stabilitasi a Firenze, vi recitò, come addio, nel dicembre del ’58, e a fianco della Ristori, la parte di Euriclea nella Mirra dell’Alfieri, colla quale aveva iniziato la sua gloriosa carriera. […] Uno scoppio spontaneo, universale di applausi mosse dal popolo maravigliato, e noi, ancora commossi, ricordiamo quel momento, e le potenti emozioni, onde fummo scossi in quella sera. » Le opere che nella non breve carriera della forte artista, si disser suoi cavalli di battaglia, furon : l’Antigone e la Rosmunda d’Alfieri, la Pia di Carlo Marenco, la Gismonda da Mendrisio, l’Ester d’Engaddi, l’Iginia d’Asti del Pellico, la Medea del Duca di Ventignano ; ma con pari ardore, e con pari successo, rappresentava le commedie del Goldoni e del Nota. I più eletti ingegni del suo tempo l’onoraron della loro amicizia, e nell’ album di lei, ch’è oggi alla Biblioteca Nazionale di Firenze, figurano scritti di Guadagnoli, di Pellico, di Rosini, di Peretti, di Missirini, dei Perticari, di Marenco e di altri. […] Da una nota del figliuolo Giovanni sappiamo che mantenne per oltre dieci anni e fino alla morte di lei (’35 o ’36) una povera vecchierella per nome Annina, che le era stata raccomandata da persona di sua famiglia.
e., le parole del padre Eterno, vi si cantavano. […] Nelle chiese si recitavano le farse sulle vite de santi, così ripiene di scurrilità che verso la fine del secolo ne furono per sempre escluse per un canone del concilio toledano tenuto nel 1473. […] Oltre alle suddette farse cominciarono gli alemani verso la fine del secolo a tradurre Terenzio. Si conserva nella Biblioteca del Collegio di Zwickau un estratto di due commedie terenziane destinate ad esser rappresentate dagli scolari del Collegio. […] La vita del gran Pontano é stata in elegante latino scritta dal dotto padre dell’oratorio D.
Mediante però la legge del pontefice Innocenzo III riportata nel citato capitolo del decretale si conseguì finalmente nel principio del XIII secolo l’abolire questa contaminazione de’ templi. […] del Cavalier Tiraboschi è tutto il capo I del libro III nel tomo III, in cui trattasi ottimamente quest’argomento. […] dove quel bacio sotto la coda del cane? […] Ireneo Affò nella Pref. dell’Orfeo del Poliziano. […] V. il libro IV delle Antichità Romane’ parlando del Coliseo.
– ricomincia lo stesso Costetti nella Leggenda del palcoscenico. […] E questa è parola del gergo. […] … » E Anzampamber qua, e Anzampamber là…. la fama del guitto è assodata, fama repartita in arte con un altro tipo, del quale parleremo a suo tempo : il Vaudagna. […] Ma ho trovato invece l’Anzampamber del mio giovinotto professore : sicuro ! […] Della Compagnia del Perini e del suo repertorio parleremo a suo tempo ; intanto accenneremo di volo come dall’amalgama di drammi, commedie, pantomime, balli, onde si componevano le rappresentazioni, traspaia un non so che di guittume da non menomar punto la fama del leggendario Anzampamber.
Nato a Verona il 21 giugno del 1780 da Epifanio del fu Marco Tessari e da Rosa Turella, si diede, appena compiuto un regolare corso di studj, a recitare nella Filodrammatica della città, scritturandosi poco di poi col Paganini, dal quale passò in processo di tempo col Bianchi, con la Consoli e Zuccato, e finalmente col Fabbrichesi, Direttore della Real Compagnia Italiana. […] Passò poi, colla moglie, la celebre Cavalletti (V.), in Compagnia di Corrado Verniano (o forse più esattamente Vergnano) per un triennio, per doventar di nuovo capocomico di una compagnia di giro, che lasciò dopo alcuni anni, ritirandosi dalle scene per la morte di un unico fratello che lo lasciò tutore de' figli e amministratore del loro ricco patrimonio. […] E Aliprandi aggiuge che ben considerata l’indole di lui, non si penerà a credere com’ egli recitasse a meraviglia Il Burbero benefico, L'Abate de L'Épée, I due fratelli alla prova, La restituzione del portafogli, e altro di simil genere. Il Regli, a proposito della recitazione tragica del Tessari, dice che « si parlava ancora (1860) del modo stupendo con che rappresentava il Filippo d’Alfieri, Creonte, ecc. ; » e F. Righetti, nel volume secondo del suo Teatro Italiano, « Ho riconosciuto – scrive – pochi attori, che più del signor Tessari studiassero di penetrare nel carattere del personaggio che dovevano rappresentare.
Attore de' più pregiati alla Comedia italiana di Parigi, nella quale apparve la prima volta il marzo del 1685 col ruolo di Capitano ch'ei recitava in italiano e in francese, nacque a Messina e fu noto prima col nome di Pascariello, poi con quello di Scaramuccia, che aveva già prima di recarsi in Francia, quand’era al servizio del Duca di Modena (1680-82). […] Il maggio del 1694 abbandonò il ruolo di Capitano per quello di Scaramuccia, e il 1697, dopo la soppressione della Comedia italiana, formò una Compagnia colla quale fu autorizzato a recitare in Francia purchè a trenta leghe dalla Capitale. […] Di quando fu comico al servizio del Duca di Modena abbiamo un larghissimo passaporto in data 3 novembre 1681 ; e il Campardon riferisce una querela di lui del 7 dicembre 1691, contro certa Maria Lemaine che aveva tentato involargli i pegni di un credito per la perdita di un pajo di maniche di merletto. In detta querela il Tortoriti ha il titolo di Ufficiale del Re. […] Ma è da credersi che gran parte de'costumi del Sand, e specialmente de'colori di essi, sieno immaginari, non essendo determinati da alcun documento.
E a chi debbonsi i primi tentativi per la riforma del teatro Alemanno? […] Weiss satireggiò i primi dipingendoli nel carattere del signor Gergone, e ritrasse al vivo i secondi in quello del signor Rima-ricca. […] La novità del carattere del personaggio principale ha dato a questa favola credito e corso. […] L’idea poi della scena di Raps e Anselmo è quasi degna del pennello di Moliere. […] Gran forza del genio e del clima italiano!
Alcuni soldati che fanno la guardia avanti del real palazzo del re di Danimarca, si trattengono sull’apparizione di una fantasima spaventevole. Esce un Morto, in cui essi ravvisano le sembianze del defunto re Amlet vestito di armi, il quale nel voler parlare al cantar del gallo sparisce. […] Sala della casa del vecchio Polonio. […] Sala del palazzo. […] Ognuno ne vede altresì la irregolarità, ed il disprezzo delle sagge regole del verisimile, Ma i dotti non meno Inglesi che stranieri convengono tutti del difettoso e del mirabile del dramma, delle bassezze e de’ gran tratti che vi si notano.
Nato a Trapani il 24 ottobre del 1850 da Carlo, ufficiale di dogana, e Francesca Lombardo, fece il suo ingresso in arte, rappresentando per favore nei Mafiusi di Rizzotto (1864), che era amicissimo del padre di lui, una particina da ragazzo di poche parole ; particina che poi, mercè la svegliatezza e spontaneità del giovinetto, divenne a poco a poco la più importante dopo quella del protagonista, e diè forse l’idea del maggiore sviluppo del lavoro, allora in un solo atto. Dopo alquante peripezie or con una Compagnia Stecchi, di cui la prima donna era guercia, or con la Pochini, e di nuovo col Rizzotto in Sicilia, poi coll’Arcelli in Calabria, poi soldato nell’8° granatieri, finì coll’entrare il 1872 primo attore nella Compagnia di Federigo Boldrini, diretta dalla Pezzana, colla quale fu in Ispagna e nell’America del Sud. Scioltasi la Pezzana dalla compagnia, egli continuò trionfalmente al soldo del Boldrini, facendo il giro del Brasile : ma perdutivi di febbre gialla il capocomico e la moglie signora Cappella, e il primo attor giovine Ernesto Colonnello, tornò in Italia, dove, il’ 75, fece società con Alessandro Salvini, per passare poi primo attore scritturato con la Paladini, con cui fu a Lisbona, applauditissimo.
Si unì per alcun mese alla Compagnia Benini-Sambo, e formò poi per la quaresima dell’ '88 una nuova società con Guglielmo Privato, che procedè come l’altra di trionfo in trionfo sino allo spegnersi di questo, diventando alla fine capocomico solo, rallegrato seralmente dalla gioja ormai abituale del successo, e dalla speranza nuova e pur grande di vedere i maggiori progressi del figliuolo Giuseppe (uno dei quattro ch'egli ebbe dal suo matrimonio [carnovale 18 con la signorina Cesira Borghini di Ancona, il quale, a fianco del babbo, con tanto esempio e con tali ammaestramenti, comincia a far già buona prova nelle parti comiche [V. la prima fotografia del quadro]), addolorato soltanto, egli, artista nell’ anima, di non aver più potuto, e non potere, non so bene se per ragioni artistiche o finanziarie, congiungersi al suo confratello dialettale Francesco Benini, e rinnovar le vecchie, e interpretare alcune parti nuove del repertorio di Gallina. […] Non occorrerebbero neppure commedie nuove ; basterebbero le ultime di Gallina, qualche po' di Goldoni, il buono del repertorio veneto, e il pubblico dovrebbe venire per forza a teatro. […] … » E di che deve il pubblico dolersi, ove l’artista egregio alle chiassate nell’Amor sui copi, o nel Campagnol ai Bagni al Lido, o nell’Albergo del Libero scambio aggiunga alcuna delle sue strampalerie, qualche suo granellin di pepe ? […] Emilio Zago, che ha in sè tutta la spigliatezza arguta, tutta la bonarietà del suo popolo veneziano, è forse il più atto a sentire e a riprodurre l’opera di Carlo Goldoni fatta dallo stesso vero ; e al teatro di Goldoni infatti egli volge oggi ogni pensiero, ogni studio, ogni aspirazione. […] Bisogna vederlo fra un atto e l’altro, e magari fra una scena e l’altra, in quel suo camerino, ingombro di giubbe di ogni specie, di spadini lucenti, di parrucche, vicino alla sua tavola di truccatura, sulla quale, accanto ai barattoli del minio, del bianco, della terra d’ombra scintillano anelli antichi enormi, e orologi istoriati e tabacchiere e ciondoli svariati, e al disopra della quale alla parete di fronte, accanto a un grande specchio vigila in bella e nitida incisione il ritratto di Lui, di Goldoni, in compagnia d’incisioni minori di suoi personaggi, di maschere, di mode del suo tempo ; bisogna vederlo, dico, col suo libricciuolo in mano di una commedia del Maestro, non mai tentata a' nostri tempi, per esempio, L'uomo prudente, o L'uomo di mondo, che studia, analizza, notomizza per la riduzione, pei tagli sapienti, per le trasposizioni di scene, di frasi, di parole !
D’ingegno pronto e vivace, d’indole mite e aperta, appassionatissimo dell’arte, divenne il figliuolo adottivo di Augusto Bon, secondo marito di sua madre ; e così, potendo al nome del padre aggiungere quello del padrigno, egli si presentò alla ribalta con un augurio doppiamente splendido di futuri trionfi. […] A questo punto, pare a me, comincia la celebrità vera del Bellotti, che seppe di punto in bianco alla grandezza dell’attore unire la grandezza del capocomico e più specialmente del direttore ; chè, come tale, fu da’ fratelli d’arte proclamato primo fra’ primi. Militaron sotto la sua bandiera i più grandi artisti del tempo : altri ne formò egli di pianta. […] Gherardi del Testa : s’era, se ricordo bene, nel maggio del ’64 (epoca della gran fiera), stagione splendida allora per le compagnie drammatiche di grido, poichè alla molta frequenza del pubblico andava congiunta una forte dotazione. […] E questa del vero blasone era una delle innumerevoli parti, in cui fu sommo davvero.
L'opera : Teatro eroico e politico del governo de' Vicerè del Regno di Napoli dal Tempo del Re Ferdinando il Cattolico fino al presente, pubblicata a Napoli il 1692, ebbe l’onore di due ristampe, ch'io sappia, l’una del Gravier nel 1770, l’altra del Lombardi nel 1875. […] L'elenco della compagnia del 1675, in cui Parrino è detto Pannini per errore, è dato al nome di Areliari Teodora. […] Del 15 agosto 1677 abbiamo una lettera del Dottore Gio. […] | Cesare Augusto del nostro secolo. […] Nuoua testimoniansa del profond.
Disseminatevi una competente dose del più bel gorgheggio del mondo. […] Disseminatevi una competente dose del più bel gorgheggio del mondo. […] Così il fondo comune del ballo e del gestire sono i movimenti del corpo. […] Del qual difetto non so se sia del tutto esente il carattere dell’incolto Ircano nella Semiramide del Metastasio, personaggio più degno del socco che del maestoso coturno, solo che se gli desse una meno illustre condizione. […] Opera del Sig.
Era poi verisimile che farse così triviali si tollerassero colà, dove si rappresentavano tante dotte ed eleganti commedie del Macchiavelli, del Bentivoglio, e dell’Ariosto? […] Ma lasciate da banda le visioni del Nasarre, riconosciamo i primi avanzamenti del teatro spagnuolo nelle fatiche del mentovato Cervantes. […] Questo maestro de Oliva prima del 1533 stava in Italia, dove fece le sue traduzioni. […] La prima é regolare, e tira l’attenzione del leggitore; la seconda ha qualche mescolanza poco degna della tragedia, come la persona del carnefice introdottavi, e i di lui bassi motteggi contea i rei. Nel tomo VI del citato Parnasso Spagnuolo se ne fa una analisi critica giudiziosa e sincera.
Ad onta del verosimile? […] Nelle carte musicali non apparisce vestigio del da capo se non verso la fine del secolo scorso. […] Diranno queste “Raggio del cielo è la bellezza”, e il compositore vi metterà “La bellezza del cielo è un raggio”. […] Quindi è che il volgo de’ compositori allora si delizia sopra ogni modo quando trova nei versi del poeta replicate le parole “caro anima mia” dove possano fare una qualche smanceria, oppure quelle piccole immagini del fiume che mormora, dello zeffiro che tremola, del gorgeggiante augellino, dell’eco che ripete, del fragore del tuono, del turbo nereggiante con siffatte anticaglie, che sono (quasi direi) venute a nausea per la loro frequenza. […] Si può chiamare la scuola del diesis e del bemolle, delle massime e delle lunghe, delle crome e delle biscrome anzi che quella della vera eloquenza musicale.
Di quelle del tempo di Filippo IV più non si favella nè anche. […] Ebbe dunque tutta la ragione del mondo il sig. […] È mentecatta quest’insipida figlia del Frigio Briseo, ovvero il sig. […] V. il tomo VI del Viage de España p. 172. […] Era poi una bagatella decidere a pugni del merito delle rappresentazioni?
Nacque a Milano il 14 aprile del 1878, ed entrò giovinetta nell’Accademia de' Filodrammatici diretta da Luigi Monti, dalla quale passò scritturata il 1895 prima attrice giovine e amorosa nella nuova Compagnia Garrin di Cocconato, di poca fortuna. Toltasi alcun tempo dall’arte per malattia, vi tornò l’autunno del '96, scritturata collo stesso ruolo da Eleonora Duse ; e fu con lei in Russia, in Germania, in Francia. Il '98 fu chiamata a far parte della nuova Compagnia del Teatro d’Arte di Torino, al fianco di Giacinta Pezzana, e il '99 di quella da me formata, nella quale ebbi campo di studiare e ammirare il temperamento artistico della giovine attrice. Tilde Teldi è stata, direi, l’ideale della prima attrice giovine del suo tempo. Mentre tutte le sue colleghe di ruolo si tuffavano a capo fitto come prime donne assolute nel gran repertorio, ella, per una cotal deficienza di mezzi vocali, rimaneva nella sua modesta cerchia amorosa, facendosi ovunque notare per le grazie del volto, la forza del sentimento e la soavità del dire.
Si ripetè in Bologna sin da’ primi anni del secolo L’Euridice del Rinuccini. […] Or quando anche non vi fossero state ariette anacreontiche sin dal XV secolo, come altrove dimostrammo, basterebbero queste del Testi a provare che il Cicognini non fu il primo ad introdurle ne’ drammi perchè le poesie del Testi cominciarono ad imprimersi sin dal 1613, e terminarono nel 1645 in vita dell’autore ed in conseguenza prima della rappresentazione del Giasone. […] Ma la prudente consorte del principe Aldobrandini non ne permise l’esecuzione e l’opera fu rappresentata da eunuchi a nel palagio del marchese Evandro Conti a’ Monti, e secondo il racconto del Baglioni toccò all’insigne pittore ed architetto regnicolo il cavalier d’Arpino ad ordinarne e a dipingerne le scene. […] Sì nota solo dagl’intelligenti che i teologi moralisti del XVI secolo non muovono la questione, se lecito sia castrare per formare un musico nè pare che ciò prendesse ad investigarsi prima del secolo XVII. […] Il mentovato modanese Orazio Vecchi nel voler far cantare l’Anfiparnaso si sarebbe ridotto a valersi del Brighella, del Dottore, del Pantalone, se a suo tempo si fossero usate in teatro le voci artificiali de’ castrati?
Ed a chi debbonsi in primi tentativi per la riforma del teatro alemanno? […] Weiss satireggiò i primi dipingendoli nel carattere del sig. […] Monodramma è parimente la Medea del Gotter. […] Il ridotto del giuoco fatto nel recinto di tale edifizio comunica col teatro. […] Gran forza del genio e del clima italiano!
Analisi del canto moderno. […] L’ignoranza del poeta e l’infingardaggine dei compositore fecero in seguito rovinar giù per la china del cattivo gusto i cantanti. […] Il vecchio sen duole amaramente della codardia del figlio. […] Lo scopo del canto drammatico è quello di rappresentar le passioni, le quali non si manifestano nell’uomo col suono dell’oboè, né del violino. […] Oh imitazione figlia del cielo!
Lo scioglimento del Mèchant avviene senza sforzo per mezzo di una lettera del medesimo Cleone. […] Compose in versi alessandrini l’Indiscreto commedia più dilicata del Chiacchierone del Goldoni, ma priva di azione. […] Egli tradusse ancora alcune farse del teatro inglese, e le pubblicò in Parigi in due volumetti colla data di Londra del 1756. […] Il Valerio di quest’altra è una imitazione del Cleante del Tartuffo, e dell’Aristo del Mechant. […] La Giovane sposa del sig.
Giovanelli Giuseppina, la vera Meneghina del teatro milanese, nata a Rho il 1846, e venuta a Milano poco più che ventenne, fu donna di servizio prima, poi cameriera. […] Riferisco le parole del Corriere della Sera del 13-14 aprile 1890, come quelle che rispecchiano fedelmente il sentimento del pubblico e della critica verso la forte e originale artista : Bastava che la Giovanelli si mostrasse sulla scena perchè il teatro si mettesse di buon umore. […] Per lei la Palmira Spinazzi ebbe i trionfi che dovevano avere poi il Tecoppa, il Pedrin, il Massinelli, il Pastizza e gli altri personaggi proverbiali del Ferravilla. […] In una nota manoscritta, fra le carte del conte Paglicci Brozzi, si legge : La Giovanelli era stata maritata, ora era vedova. Partorì la sua bambina nel camerino suo del Teatro Milanese.
D’allora in poi quella città fu sempre uno de’ principali seggi del dramma, e qui si rappresentava colla pompa più illustre, massimamente nel Carnovale a fine di tirare a se l’oro de’ forestieri. […] Ma il melodramma, come s’intende in oggi, non fu conosciuto se non se a’ tempi del cardinal Mazzarini. […] [7] La Germania l’accolse parimenti versò la metà del Seicento. […] Questa non s’aggirava se non intorno ad una sola specie di melodia, la quale si variava poi dal cantore secondo il proprio genio, onde veniva in conseguenza che l’arte del compositore e del maestro fosse del tutto ignorata. […] La Bidone del Metastasio modulata da lui incontrò l’aggradimento universale.
Si vedono intanto alcuni Greci uscire tuttavia fuor del cavallo. […] Verso la fine del coro incomincia un combattimento nel fondo del teatro tra le guardie della rocca e alcuni Greci usciti fuor del cavallo, i quali vorrebbono impadronirsi di essa rocca. […] Ripigliano appena il canto le altre donne, che ecco Pirro che entra cacciandosi innanzi Polite, che cade morto a’ piè del padre. […] si sovviene del vecchio Anchise e del picciolo Iulo. […] Nell’edizione Coltellini sui, corretto poi nell’edizione Palese: Opere del conte Algarotti, edizione novissima, Venezia, presso Carlo Palese, 1791.
Lontana dall’arte di ritrarre al vivo, e con leggiadria la natura, di rappresentar sagacemente la vita civile, di dar con delicatezza la caccia al vizio, e al ridicolo, di toccar il punto vero del grandioso, e del sublime, per non picciolo tratto del secolo XVII si mantenne in Francia la scena sul sistema delle favole di Hardy. […] Passi la supposta totale superiorità del moderno sull’antico; ma in Francia nella lunga riferita o provata barbarie teatrale perchè nulla giovò la libertà donnesca? […] Nato in Besanzone nel gennajo del 1686, dotato d’ingegno e di sagacità, e studiando i tragici Italiani, si attenne alle regole prescritte dal verisimile quasi in tutto ciò, che compose. […] Essi non erano lontani dalla struttura e dalle decorazioni del teatro de’ ballerini da corda della Fiera di san-Germano. […] La scena si adornava di tapezzerie, per le aperture delle quali entravano ed uscivano gli attori; appunto come avveniva per las cortinas del teatro di Madrid.
Artista egregio per le parti amorose, nacque a Siena il primo maggio del 1812 da Vincenzo e da Teresa Benvenuti. Recitato prima co' filodrammatici senesi, poi con quelli di Firenze, ove s’era fissato dopo la morte del padre al principio del '29, esordì in Compagnia Villani, quale primo amoroso nell’ antico teatrino della Carconia, allora del Giglio, oggi Nazionale. Dalla Compagnia meschina del Villani, voglioso di levarsi a più spirabil aere, il Landozzi passò per l’anno '30-'31 in quella dell’Anna Pieri, qual semplice generico, salendo poi a grado a grado, perseverante e studioso, al ruolo di primo attor giovane, che sostenne degnamente per lunghi anni. […] Aveva il Landozzi sposata del '34, mentr'era in Compagnia Vergnano, una Maria Chiavistelli, fiorentina, attrice mediocre, ma siffattamente pazza da avvelenar gli ultimi anni del pover uomo, dalla quale ebbe dodici figliuoli, e la quale morì nel Pio Albergo Trivulzio, il 20 ottobre del '91. Fra le mie note d’arte ne trovo una di Enrico Montazio, il valoroso aristarco, che concerne la beneficiata del nostro attore al Cocomero di Firenze il 28 gennaio del 1847.
Donato, che è tra gli Uniti firmati nella supplica del 3 aprile 1584 da Ferrara al Principe di Mantova per andar colà a recitare, potrebb'essere Lombardo nostro. Che abbia poi questi che vedere con Bernardino Lombardi, del quale il Belgrano non sarebbe alieno dal crederlo figlio o fratello, e suo successore nella maschera di Pedrolino, non mi riesce di capire. Più probabile è la congettura del D' Ancona, benchè, senza prova di fatto e con la sola opera alla mano del Lombardo stesso (Nuovo Prato di prologhi di Gio. […] Nella licenza del prologo nono (d’ Amore) dice : ho congiunti dietro questo teatro certi amorosi Accademici, per recitare alla vostra presenza un’opera amorosa. […] E in quella del XXII (della Pace) : Io son venuto a darvi saggio di questa bell’opera, c’oggi vi recitaranno questi dotti figli ; et se non avrà pronunzia Varroniana, disposizione Aristotelica, e locuzione di Plauto, ornata facondia di Cicerone, gesti del greco Demostene, et eccellenza dell’africano, iscusati siano appresso voi, ch'a tal mestiero di recitare usi non sono, ma ritrovandosi Genio Dio del piacere secretamente tra tutti, in questo festivo giorno, pieno di contenta gioja, et immenso giubilo, oggi ve lo mostreranno con l’animo pronto in rappresentarvela ; piacendovi con lieto volto ascoltarla, e donargli manifesti segni, ch'ella sia riuscita conforme al vostro desiderio.
La musica è del maestro Tarchi della buona scuola italiana, e non manca di vivacità. […] Dal nome del componimento prende il suo quest’edificio. […] Essa si compose da i tre autori Radet, Barrè e Bourgueil, e si rappresentò al finir d’agosto del 1800 sul teatro del Vaudeville. […] Gli ultimi due sono quello degli Allievi del ballo dell’opera, e quello de’ Commedianti fanciulli del Bosco di Bologna. […] Io parlo del sig.
Tragedie di Pietro Cornelio, di Racine e di altri del XVII secolo. […] Non per tanto l’ elevatezza dell’anima del poeta si scorge in diversi tratti. […] E chi oggi ignora i rari pregi del Cinna? […] Nel Sertorio si confonde l’idea del gran capitano e del gran politico, colla poco grave immagine di un vecchio visconte o colonnello Francese innamorato. […] Si vede nella Berenice tutto ad un tempo la delicatezza del suo pennello, e la natural pendenza del suo genio al molle e all’elegiaco.
Medoni Nicola, nato in Genova nel 1803 da onesta famiglia, e fatto un corso regolare di studi, si diede all’arte comica, nella quale, mercè l’ingegno svegliato, la bella figura, e la voce magnifica, riuscì egregio, occupando in breve il ruolo di primo attore assoluto nella Compagnia del suo concittadino Luigi Favre. […] I pregi artistici del Medoni erano alquanto scemati dalla cattiva pronunzia dialettale, ma compensava tal difetto con la coltura e l’ ingegno non ordinari in un comico (è stato autore di molte tragedie applaudite, tra le quali, applauditissima, la Dirce) e con la eloquenza, che, tra' comici del suo tempo, oserei dire, unica. Egli soleva tra il penultimo e l’ ultimo atto della rappresentazione invitare il pubblico, secondo il costume, alla recita del domani : e tale e tanta era la grazia delle sue parole, tanta la varietà ed elevatezza dei concetti, e tale ancora la dovizia delle trovate, che molti degli abbonati recavansi a teatro in quell’ ora solamente. Il Medoni fu il 1829 a fianco del gran Vestri, della Marchionni, del Boccomini, del Righetti nella Compagnia Reale Sarda ; ma condusse quasi sempre compagnia propria.
Fu in processo di tempo socio della Belloni e del Previtali ; poi di nuovo scritturato dal Pani e dal Raftopulo. […] Il Pieri fu coetaneo del Pertica e del Vestri : nonostante, mercè l’ ingegno svegliato, la voce armoniosa, la fisionomia aperta, la figura adatta al suo ruolo, fu uno de' più reputati caratteristi del suo tempo. Le commedie : La Riconciliazione fraterna (dal tedesco), La Bottega del Caffè, Il Burbero benefico, Il Poeta fanatico, Il Barbiere di Gheldria, e altre molte ebbero in lui un interprete valoroso. Al Teatro Nuovo di Firenze, nel carnovale del 1834, entrato appena fra le quinte dopo una scena delle Donne Curiose del Goldoni, fu colto da apoplessia fulminante, che in poche ore lo condusse al sepolcro.
Come abbiam visto al nome del padre, egli desiderò di entrare al servizio del Duca di Mantova, al quale fu raccomandato dal Cardinal Caetani con lettera da Roma in data 12 aprile del 1611. […] Nostro Per cura del Sig. […] Non dirò di me, di mia moglie, del Dottore, del Capitano e di Citrullo, poichè gratia di S. […] Sin hora non ho havuto alcuna lettera del S. […] Il carnovale del 1633 Scapino era a Venezia, l’autunno del ’34 a Ferrara, e l’estate del ’35 a Milano (vedi Paglicci Brozzi, op. cit.
Pubblico la lettera intera, perchè mi pare uno de' più strani e interessanti documenti del nostro teatro. […] Son di nuovo a Ferrara nel carnovale del '76, e passan di nuovo in Francia nel '77. Sono nel '78 a Firenze e al principio del '79 a Venezia. […] Furono il maggio dell’ '89 a Firenze, e il settembre a Milano, ove tornaron poi il novembre del '90. […] Oltre alle testimonianze del Porcacchi su l’arte del Pasquati, ne abbiam del Garzoni nella Piazza Universale, e dell’Andreini (V.) nelle Bravure.
Job Anna, nata il 16 maggio del 1805 a Napoli dagli artisti Serafino Fonti e Matilde Ragazzini, romani, entrò giovanissima, dopo la morte del padre, in Compagnia di Francesco Taddei. […] Morì a Firenze il febbraio del 1877. […] Fu dal’57 al’59 con Ernesto Rossi, e dal’61 al’75 con Alamanno Morelli, dal quale si allontanò per ritirarsi più che settantenne a Firenze, ove morì il 12 maggio del 1890. […] A lei accennò il Belli in uno de’ suoi incomparabili sonetti ; e Luigi Bonazzi, letterato e artista egregio (V.), le dedicò del ’41 questi versi. […] I seguaci del metodo del Morocchesi, che P.
Alle quali osservazioni il Bigottini rispose con lettera del 22 febbraio 1777, in cui pur accettando l’osservazione del giuoco della bandiera ch’egli poi soppresse, rigettava, discutendole, quelle concernenti la maschera. […] Se io mi trasformo in Turco, mi bisogna necessariamente toglier la maschera per la verità del costume. […] Ecco, signori, le obiezioni che mi permetto di farvi : esse mi paiono fondate su l’amore del vero che deve sempre essere la base delle arti…. […] Da un biglietto del Maresciallo Duca di Richelieu, colla data del 1778, Bigottini chiedeva di riprendere la maschera dell’arlecchino ; ma la dimanda fu respinta. […] La commedia ebbe ottimo successo e il Goldoni dice del Bigottini ch’era buon attore, ma sorprendente per le metamorfosi e per le trasformazioni.
Giuseppe Rocco Volpi, e del teatro di Brescia mentovato nelle Memorie Bresciane del Rossi, de’ quali tutti ha fatta menzione il chiar. […] Alcuni versi inseriti in un’ altra, e dalla malignità naturale de’ cortigiani interpretati contro del Principe, cagionarono la morte del poeta. […] Fu illusione del suo desiderio. […] Vedasene il II discorso della Tragedia del Signor Montiano. […] V. il tomo XIX della Stor. del Basso Imp.
» Dar di bianco è frase del gergo comico. […] Essi son tutti su per giù variazioni poco sensibili del tipo di Brighella, del quale in genere conservano anche il costume. […] Sand) padre di Colombina e compagno del Dottore, che vediamo comico e ciarlatano, al servizio del celebre Mondor, nel 1620 circa, a Parigi. […] Fu col Bazzi, col Vestri e col Fabbrichesi al fianco del gran De Marini. Dalla Compagnia del Fabbrichesi passò in quella stabile agli stipendi del Re di Sardegna ; poi di nuovo in quella del Fabbrichesi nel 1824, col grado di primo attore tragico, per tornarsene ancora una volta nella Compagnia Reale.
In questa che alla prima mi si presenta, avrò motivo di aggiugnere alcune notizie su i Teatri da me descritti nel trattare del Voto della Storia teatrale. […] Se io scrissi, che il Velazquez in vece di prorompere in invettive inutili [quali reputo ora le due pagine e mezza del Saggio] contro Filostrato, avrebbe dovuto convincerlo di errore con pruove chiare, e non voci, ciò forse significa che io sia persuaso della verità del Romanzo di Filostrato? […] Antonio Ponz1: “Alla lettera del Martì non unisco la stampa del Teatro come difettosa, non essendo nè pianta nè alzato, ma un ammasso di cose nel modo che se la figurò chi non era Professore; ed in suo luogo può sostituirsi una pianta del Teatro di Marcello molto simile a questo di Morviedro.” […] Per non fare un altro articolo di un’ altra rigida censura del Signor Lampillas contro la storia de’ Teatri, non meritandone la pena, la soggiugnerò in questo luogo. […] L’Autore dell’accennata storia risponde, che del Teatro di Balbo fece menzione con ogni altro Scrittore, ed invoca la testimonianza del pubblico.
Lo scioglimento del Méchant avviene senza sforzo per mezzo di una lettera del medesimo Cleone. […] In versi alessandrini compose l’Indiscreto dipintura più dilicata del Chiacchierone del Goldoni, ma priva di azione. […] “Mancavagli (dice Palissot) la profonda conoscenza del cuore umano, quella del mondo e dell’arte comica . . . […] Il Valerio di quest’altra è una imitazione del Cleanto del Tartuffo e dell’Aristo del Méchant. […] Si ride poscia del tormento che danno al povero cappello, e del vestito di ballerino che sogliono dare agli eroi antichi.
Fu scritturato brillante il '78 in Compagnia Dominici, passando in quaresima al ruolo di primo attor giovine, poi, per l’improvvisa partenza del Dominici, a quello di primo attore, ch'egli sostenne per alcuni anni in piccole compagnie, come ad esempio, del Battistoni. […] Egli stesso era inconsapevole del raro tesoro che possedeva : se ne avvide una sera, in cui dovè ripiegar la parte lì per lì, di Cesare Amici nella Legge del Cuore di E. […] O non piuttosto da una particolare attitudine, sviluppatasi a grado a grado, all’interpretazione del dramma interiore, anzichè del dramma di passione ? […] Come avrebbe potuto, egli, così ricco d’intuito artistico, riproduttor della vita sulla scena fin da giovinetto, staccarsi per sentimento d’imitazione da quella sua espressione d’arte, che amava profondamente, perchè espressione del suo cuore e del suo pensiero ? […] Il pubblico, o gli scienziati facenti parte, per un caso, del pubblico ?
È citato dal Quadrio sulla fede del Sansovino, che ne fa menzione assieme a un tal Franciotto, come Improvvisatori in maschera. Uomini eccellenti in questa professione, da’ quali si soleva qualche poetica invenzione recitare all’ improvviso, e rappresentare nelle allegrie del Carnovale. […] I primi passi nell’arte fece in compagnie di pochissimo conto ; ma il tempo del noviziato fu breve. […] Nel 1812 fu in Compagnia di Giacomo Dorati, poi, nel ’19, in quella di Vestri e Venier, e finalmente in quella di Luigi Favre, del quale sposò una figlia, la Giulia, e col quale stette gran parte della sua vita artistica. […] Il vizio fra la dolcezza del riso sferzato ed avvilito, l’orgoglio fiaccato fra la semplicità dello scherzo, la virtù trionfante in mezzo all’ orror tenebroso della calunnia…. ecco il risultamento delle Sceniche Produzioni.
Morì verso il 1875. » Egli ebbe una figlia, Silvia, che col marito Giuseppe Crispo, amoroso, apparteneva il ’48 alla compagnia del S. […] Milanese, uno de’più forti artisti moderni per le parti di primo attore, cominciò nel 1867 a gittar la solida base del monumento ch’ei si sarebbe alzato più tardi, in Compagnia di Luigi Pezzana al fianco di Adelina Marchi, dopo di essere stato con Evaristo De Ogna, Michele Sivori e Michele Paone, impresario del Fondo di Napoli. […] La gloria, l’impero del mondo, ahi, tutto quest’ora perdè ! […] O mia Margherita riposa del povero Armando sul cor ! » Or mentre nell’ occhio fiammante la pugna del core indovina, sul labbro del pallido amante la smorta fanciulla si china….
Figlio del precedente e di Clementina Cazzola, nacque il 1859 a Civitavecchia, donde, poche ore dopo, fu condotto per mare a Livorno, acciocchè non fosse suddito del Papa. […] Ma ormai egli aveva una spina nel cuore, che gli dava spasimo forte e continuo : all’applauso del pubblico mancava quello di suo padre, il quale risentitolo a Roma e a Firenze (non ne aveva più l’idea dall’'89 a Ferrara), non solamente gli die' col bacio del perdono il suo assenso a continuare, ma si mostrò con lui nel Saul e nell’Otello, lasciandogli in quello la parte del Protagonista, e in questo la parte di Jago. […] Gli ostacoli non lo impacciano, lo studio non lo prostra, purchè quelli affronti, si dia a questo per l’arte sua, nella quale, e ciò forse gli nocque veramente a conseguir la purezza classica delle linee, si gittò a capo fitto, troppo presto liberato dalla man forte del guidatore. Egli stesso con amorevole modestia scriveva, a' primi del '900, di sè : « …. lo studio mi aveva reso più forte nelle interpretazioni, ma io adesso posso confessare candidamente che come ho recitato gli ultimi anni in Compagnia Morelli-Pieri non reciterò mai più. […] » Proprio così : la verità, la spigliatezza, la spontaneità gli mancano tal volta ; e come gli sarebbe agevole riacquistarle potè far fede la parte di Jago, recitata sotto la guida del padre con tal chiarezza e vivacità e sobrietà insieme, che la magnifica figura shakspeariana, troppo sovente fatta consistere in un artifizioso, leccato strisciar delle parole a viemmeglio insinuar la gelosia per vendicarsi o dell’ oltraggio maritale di Otello, o della superiorità di Michel Cassio, balza viva e saltante, quale essa è veramente : figura di cinico, egoista, maligno, calcolatore, sottile, feroce, che va diritto al suo scopo, serbando in quella sua servilità tutta la libertà del pensiero e dell’azione ; e, come al bel tempo, in cui la prima volta la incarnò il padre al Niccolini, è rivissuto nell’arte del forte scolaro tutto il genio selvaggio di Shakspeare.
La pronunciazione del versificatore non è quella del prosista, e tra’ paesi medesimi altra è quella del lirico, dell’epico e del drammatico, e fra’ drammatici è pur diversa quella del tragico da quella del comico. […] Ma sempre però e le une e le altre talmente s’intrecciano, ed a vicenda si corrispondono, che il ritmo del verso rilevi quello del periodo, e questo il ritmo del verso. […] Dee però fuggirsi l’uno e l’altro vizio, in cui gl’inesperti sogliono dare in questa pratica, quello cioè di sacrificare il ritmo del verso a quello del periodo, o viceversa il ritmo del periodo a quello del verso. […] Così noi imitiamo i suoni, i moti e le forme non pur del tuono, del torrente, degli aquiloni, del leone, del toro, ma quelli della persona la cui presenza più fortemente ci affetti. […] Così accade alcuna volta su la tastiera del piano forte alla mano del sonatore, che non è abbastanza esercitata e sicura.
Nelle tragedie nè osservò le regole del verisimile nè si si guardò dalla comica mescolanza. […] A tal genere appartiene la Circe componimento del di lui figliuolo Carlo. […] Voltaire confrontò alcuni passi della nominata di lui tragedia l’Orfana con quelli del Mitridate del Racine, e ne mostrò la gran distanza svantaggiosa all’autore Inglese. […] Egli meritò gli elogj del celebre Alessandro Pope. […] Andres, a somiglianza del Voltaire, ha confrontate alcune scene della Giovane Reina di Dryden con altre simili della Fedra del Racine.
Figlio del precedente, nato a Roma il 17 novembre del 1825, cominciò a recitar particine a soli quattr’anni, scritturandosi a otto in Roma con certo signor Lustrini, direttor delle poste, che aveva formato una compagnia di ragazzi, figli di comici, di cui era prima attrice la dodicenne Carlotta Mander. […] Rimasto orfano del padre, si scritturò primo attore con Antonio Almirante, di cui, l’anno dopo divenne socio e sposò la sorella Giuseppina, prima attrice, che gli morì a soli trentanove anni in Cotrone di Calabria il dicembre del 1865. Lasciato coll’avanzar degli anni il ruolo di primo attore, si diede a quello di promiscuo e caratterista, col quale entrò il ’91 in Compagnia del figliuolo Arturo. […] Prese parte a’ moti di Sicilia del ’48 e del ’60 ; e insieme a Giulia vive oggi colà della pensione assegnatagli dai figli Francesco ed Arturo.
Tornato a Firenze, formò la quaresima del 1821 un’ ottima Compagnia, che condusse gran tempo, rimanendo poi capocomico in sino a che, fatto vecchio, s’unì prima al figlio Guglielmo, col quale era il '46, poi si ritirò a Firenze del '50, ove morì settuagenario. […] Cosentino, L'Arena del Sole, Bologna, Zanichelli, 1903) si rileva come lo Zocchi fosse il '32 all’Arena del Sole di Bologna, ove per graziosa concessione speciale, generata da speciali inflessibili circostanze potè recitar tutti i giorni dal 23 aprile al 30 giugno. Facean parte della Compagnia Grassi, Martinez, Salvini, Angela Zocchi moglie del capocomico, e lo Stenterello, che dello spaventoso repertorio, era magna pars. […] Tornò all’Arena del Sole l’anno seguente dal settembre al 7 ottobre. Formò in seguito compagnie con buoni elementi, e in quella del '43 eran parti principali Luigia Bon, prima attrice, Laura Bon, amorosa, Giovanni Tessero, primo attore, e il figlio Francesco, brillante.
Bartoli — si può a questo comico attribuire il vanto d’essere stato il maestro del rinomato Agostino Fiorilli. » Era il Tartaglia della Compagnia di Domenicantonio Di Fiore, prima a’Fiorentini, poi, nel 1739, al Casotto del S. Carlino, sostituendo in questo anno a quelle del Tartaglia le parti di Vecchio, poi, nel 1746 al Nuovo, dove creò la parte di Rambaldo nello Scherzo comico del Di Fiore, musicato dal D’Aquino, altro comico — Fra lo sdegno nasce amore. — Fino al 1768 però, secondo la ricostruzione del ruolo della Compagnia di Tommaso Tomeo, fatta dal Di Giacomo, il Cioffo riapparirebbe sotto l’antica maschera del Tartaglia, per la quale salì in grandissima fama.
Noi questioneremo, e poi rideremo insieme del nostro contrasto. […] Giri il Sole o la Terra, noi sempre goderemo alternatamente della notte quieta, e del giorno operoso, del tepore di Aprile e Settembre, e del rigido Gennajo, e dell’arido Luglio, vitale varietà necessaria alle piante, e agli animali. […] Ma non presumiamo vanamente, che la gloria delle nostre Nazioni dipenda dall’esistenza del suo Saggio Apologetico, e del mio Ragionamento. […] Stranissimo poi ciò sarebbe in bocca del Sig. Lampillas, il quale non solo dalla classe di Dramma escluse un’ Ecloga del Caro, ma l’ Orfeo del Poliziano, il Cefalo del Correggio, e i Due Pellegrini del Tanzillo, tre compiuti Drammi teatrali rappresentati in Mantova, in Ferrara, e in Messina, i due primi sin dal XV. secolo, e il terzo ne’ primi lustri del XVI., e prima dell’impressione delle Poesie di Garcilasso.
Nè il successo del Duse fu esclusivamente locale ; chè ugual fortuna l’accompagnò nelle principali città del Veneto, della Dalmazia, di Lombardia e di Romagna. Nel’46 risolse di far rivivere il teatro, più specialmente dialettale, di Goldoni, scegliendo a ciò attori provetti, e le commedie allestendo con minuziosità di particolari, e decenza e fedeltà di arredi, e interpretazione accurata, e recitazione viva e spontanea : e tanto vi riuscì, che la sua Compagnia si acquistò allora fama di Compagnia modello ; e le rappresentazioni della Casa Nova, delle Morbinose, delle Donne Gelose, del Campiello, del Maldicente, del Bugiardo, della Puta onorata, della Bona Mugier, del Ventaglio, del Sior Todero Brontolon, delle Done de Casa Soa, delle Baruffe Chiozzote, del Molière, dei Quattro Rusteghi, non ebbero più chi le superasse nè chi le uguagliasse. […] Nè si limitò il Duse alla Recitazione del repertorio goldoniano ; chè in molti de’ drammi lacrimosi e degli scherzi comici del tempo, alcuni dei quali scritti a posta dallo Zanchi, dal Calderon, dalla Barluron, egli riusciva artista preclaro. La maschera del Giacometto, anzi, in questi impiegava più che nelle commedie di Goldoni. […] Ghe farò le Baruffe Chiossotte con una farsa del Giacometto.
Cicerone, Tacito, Plinie anche evidentemente discordano dall’avviso del piemontese Denina. […] Fu poscia reimpressa da Cummelino colle note del primo autore, del Rittersusio e del Grutero. […] Svegliano tal dubbio le parole del passo, che soggiugneremo, sic nostra loquitur Graecia. […] Taluno la credette della fine del secolo VI, benchè lo stile sia di un gusto differente. […] Vedi l’opera del p.
In una orazione latina del P. […] Tuttavia le tragedie del P. […] Non son del gusto di questo secolo le favole pastorali. […] Ella é l’Ippolito del signor D. […] Hanno qualche tintura più propria della commedia alcuni drammi giocosi dello Zeno e del Pariati, la Buona Figliuola e ’l Filosofo di Campagna del Goldoni, e la maggior parte de’ drammi del napolitano Gennaro Antonio Federico.
XIII del mese d’aprile del corrente anno. […] Ecco i meravigliosi corollari che derivano dalla proposizione del giornalista. […] Alla pagina 184 del secondo tomo ho detto «noi abbiamo un contrappunto del quale si dice che gli antichi non avessero alcuna notizia». […] Per distruggere la mia asserzione il giornalista doveva provare due cose, che l’amor del piacere in una nazione non va del paro coll’annientamento di pressoché tutte le virtù politiche, e che l’amor del piacere non ha fatto nascere la frequenta degli spettacoli. […] [NdA] Vedi Saggio sopra le leggi del contrappunto del Co.
Grisostomo, rinnovando gli antichi entusiasmi, specialmente colla messa in scena del Pigmalione, melologo di G. […] Nè questa del recitare fu l’arte sola del Grandi. Egli fu anche espertissimo del canto e del ballo ; e il Bartoli ci fa sapere come « alla stessa Maestà napolitana abbia pur egli fatto vedere un ballo spagnolo, che chiamasi il fandangh, eseguito da lui ad occhi bendati in mezzo a un numero d’ova, che movendosi ancora restavano illese, e non schiacciate da’piedi. » Fu anche autore di due azioni spettacolose, che non diede alle stampe : Il Naufragio felice, e I Prodigi d’amore ; e pubblicò un dramma per musica tratto dal Feudatario del Goldoni, e intitolato Le Gelosie villane. Le quali cose tutte congiunte insieme, collocarono il Grandi fra i migliori comici del suo tempo.
Attore pregiato nelle parti di Coviello, e più pregiato Impresario del Principe elettorale di Sassonia Giovanni Giorgio III, ch'egli aveva accompagnato nel suo viaggio in Olanda, nacque il 1600. Federigo Augusto, l’amante dell’arte, che dopo la riconquista della Polonia aveva condotto a fine il disegno di una Corte splendida a Varsavia con opera e commedia italiana, volle anche a Dresda procurare un tal godimento ; e il 2 settembre del 1714 furono anticipati 4000 fiorini imperiali al Ristori, comico di S. M. il Re di Polonia, allora a Venezia, pel viaggio in Sassonia passando per Vienna e Praga, della Compagnia di cui faceva parte sua moglie Caterina, di cinquantotto anni, sua figlia Maria di diciotto, e suo figlio Giovanni che tanta importanza s’acquistò più tardi all’Opera di Dresda, ove morì del 1753, di ventidue. […] Tornò il '17 in Italia per iscritturar nuovi attori da sostituire agl’insufficienti, e sotto la direzione del figlio Giovanni furon rappresentati Intermezzi e Pastorali : e sebbene il Re Augusto prediligesse la Compagnia francese, ch'egli manteneva alla Corte insieme alla italiana, questa non ebbe mai a patirne ; e Tommaso Ristori, specialmente, s’ebbe per grazia del Re con decreto del 20 marzo 1717, un regalo di 269 scudi, come « chef de la Troupe italienne, tant pour faux frais dans son voyage, que pour autres pertes et dépenses extraordinaires. » Licenziata la compagnia del 1732, anche il vecchio Ristori con la moglie se ne tornò in Italia, ove morì poco tempo dopo.
Attore brillante di pregio per una sua singolar vena di comicità, nacque a Casaltone di Sorbolo, provincia di Parma il 4 ottobre del 1849 da Gaetano, e Maria Grimaldi, non comici, ed ebbe domicilio a Guastalla. Recatosi a Genova, appartenne alla Filodrammatica del Falcone, e del '76 esordì, brillante, con Carlo Lollio. […] Moglie del precedente, nacque a Ravenna nel 1865. Fu buona prima attrice giovane al fianco di suo marito, poi, con lui capocomico, buona prima attrice, specie nelle più strampalate pochades, che sono il fondamento del suo repertorio. Colpita da grave anemia, dovè per alcun tempo allontanarsi dalle scene, alle quali è tornata l’autunno del '903.
Moglie del precedente, nata Sora, fu attrice di gran merito sì nelle commedie improvvise, sì nelle scritte, sotto il nome di Clarice. […] L'ultima sera del carnovale 1754, la Torri recitò un addio, di cui ecco alcune strofe allusive all’abbandono del Sacco e al suo mancato impegno : Chi di sorte il cieco dono amò più del suo decoro loro infuse l’abbandono per saziar sua fame d’oro, e noi pochi, e senza lena, travagliammo con gran pena. […] Passò da quella del Paganini nella Compagnia di Girolamo Medebach, in cui stette più anni, facendo mostra del suo gran valore artistico nelle commedie dell’abate Chiari, e specialmente in quella intitolata La Madre tradita. […] colla quale tornò poi in Italia, ov'era ancora del 1781.
Figlio dei precedenti, nacque a Firenze il 9 febbraio del 1576. […] Da una ricevuta del Martinelli rilasciata al signor di Beaumarchais, consigliere del Consiglio di Stato di S.M., abbiamo che alla Compagnia furon pagate 1800 lire, in ragione di 600 lire mensili. […] V’ è chi è andato a tirar fuori l’Angeleide del Valvasone, e la Strage degli Innocenti del Marini, ed altro. […] Non poteva dunque dalla Genesi stessa, col mistico fervore del suo spirito, accogliere l’idea del poema che doveva poi farlo immortale ? […] … Ma allora la madre non c’ era più ; e c’ erano invece gl’ imitatori strampalati del Cav.
Nata dai precedenti a Cividale del Friuli il 29 gennajo del 1822 quand’erano in Compagnia Cavicchi, fu per universale consentimento la più grande artista del suo tempo. […] Gl’inni della stampa, e gli entusiasmi del pubblico non ebber confini. […] Firmato, con data di Parigi 21 agosto 1855, Giuliano del Grillo. […] Percorse l’America del Nord nel '66, e vi tornò l’anno di poi, il '75 e l’ '84. Fu il '68 nel Messico ; il '69 in tutta l’America del Sud, ove tornò del '74.
Accanto alle commedie del Goldoni e del Nota figuravan sempre come contrapposto i drammi lacrimosi del Federici quando non erano l’Incendio di Troja e la Navigazione di Enea del Chiari, o La Grotta del Misfatto del Signori, o La Vendetta d’Apollo c Diana dell’Avelloni, per dir de’ meno peggio : nè anche mi par bene stabilito se il pubblico più volentieri accorresse a veder questi che a sentir quelle. […] XV del Giornaletto ragionato teatrale di Venezia per l’anno 1820, dice in proposito della Compagnia Campana, che si è meritata la benevolenza di quel pubblico intelligente, mediante l’indefesso zelo che dimostra nell’ esecuzione delle rappresentazioni, che di mano in mano si vanno esponendo su quelle scene. […] L’Otello era dell’attore Luigi Bellotti, e il n. 7 del Giornale delli Teatri Comici delle città principali d’Italia, dice che poteva passare nel genere degli spettacoli, ma che non conveniva esaminarlo, nè farne commenti.