Ma quell’abitatore d’Icaria, che ne sorprese uno nel suo podere, fu per sicurezza della sua vigna consigliato dal proprio interesse a sacrificarlo a Bacco, e quei paesani che ciò videro, ricordandosi delle proprie vigne per somigliante interesse applaudirono al colpo, si rallegrarono, e saltarono cantando in onor del nume. […] Gli Episodii così purificati da ogni mescolanza comica, nel passare nel l’olimpiade LXVII in mano di Frinico discepolo di Tespi, di parte accessoria del coro divennero corpo principale del dramma, trattarono favole ed affetti, e formarono uno spettacolo sì dilettevole, che meritò di essere introdotto in Atene. […] In fatti Arione che fiorì nel l’olimpiade XXXVIII fu uno di quelli che precedettero Tespi ed inventò il verso tragico, ed introdusse in iscena i satiri. […] Era questa figliuola di Cercione della quale Nettuno ebbe Ippotoonte uno dei dieci eroi che diedero il nome alle dieci tribù di Atene.
Ma la magnificenza, la vastità, l’artificio onde è costrutto, per cui, mal grado di tante centinature, colonne isolate, agetti e risalti, parlando ancor sottovoce da una parte si sente distintamente dall’altra tutto ciò farà sempre ammirar questo teatro come uno de’ più gloriosi monumenti dell’amor del grande e della protezione delle arti che mostrarono i principi Farnesi. […] Ma se si riguarda al fine principale delle sceniche rappresentazioni, essi riescono a tutt’altro opportuni che a godere di uno spettacolo destinato a commuovere per dilettare. […] Molti altri teatri si eressero nel medesimo secolo e quasi ogni città n’ebbe uno qual più qual meno magnifico a proporzione, tutte volendo partecipare del piacere di uno spettacolo pomposo come l’opera in musica.
Aveva rappresentata in Italia una delle mie commedie intitolata i due gemelli veneziani, l’uno de’quali era balordo, e l’altro spiritoso : vi diede una nuova forma a questo soggetto, ed aggiunse un terzo gemello cruccioso e collerico, rappresentando a perfezione questi tre differenti caratteri. […] Una bella presenza, una buona voce, ed uno spirito inimitabile contribuivano moltissimo a renderlo maggiormente l’idolo de’suoi protettori. […] Ei lasciava dubitar se fosse lui davvero, ingannava gli occhi i più avvezzi a vederlo, e giustificava l’entusiasmo di Garrick, uno de’ primi comici dell’ Europa.
Dei libretti pubblicati dal Cambiagi due soli potei vedere ; l’uno di mia proprietà, che contiene 47 ottave cantate dalla primavera dell’anno 1776 a tutto il carnevale 1777 ; e l’altro esistente nella Biblioteca Nazionale di Firenze, che contiene 56 ottave cantate dalla primavera dell’anno 1778 fino a tutto il carnevale 1779, colle quali abbiamo il repertorio della Compagnia Roffi che metto qui a titolo di curiosità : La bottega del caffè – L’ Amante militare – Il Feudatario – La Moglie gelosa – Le Donne curiose – La forza dell’amicizia – La Figlia obbediente – L’ Ipocrita – Il Raggiratore – La finta ammalata – Le astuzie di Trastullo e d’Arlecchino – Arlecchino principe per accid ente – La Scozzese in Londra – I Rustici – La guerra – Il Padre giudice del proprio Figlio – Il Tutore – Arlecchino, cavalier per forza – I Senatori romani – L’anello magico – Il Padre amoroso – Lo Zoroastro – La donna scientifica – L’Avventuriere onorato – La Tartana – L’Antiquario, o sia Suocera e Nuora – La casa nuova – Arlecchino marito alla moda – Il saggio amico – La bacchetta parlante – Arlecchino servitore di due padroni – Il Bugiardo – Gli amori di Damet – Arlecchino perseguitato da 4 elementi. […] 11 giugno 1778 Sien maritate, vedove o ragazze, cercan tutte scovar le altrui freddure, e van per le Botteghe e per le Piazze anche in Zendale a far triste figure ; son sì curiose queste donne pazze, che se l’ Uscio era pieno di fessure, purchè a ciascuna ne toccasse alcuno avrian pagati i Buchi un Zecchin l’uno. […] Oltre a dette raccolte di ottave e ad altre opere piacevoli del Corsini, assai noto è uno Scherzo poetico intitolato : Il viaggio dei fiorentini alla Madonna della Tossa (Fir., Magheri, 1824), che comincia : Quattro amici compagnoni, sendo in Tomba all’ osteria, dopo il bere ed il mangiare, com’ è l’uso di costoro, cominciaro a ragionare sopra varie allegre cose, secondo quel che ciaschedun propose.
Il Bartoli si prova, naturalmente, di dare un colpo al cerchio e uno alla botte, dedicandole un de'soliti sonetti, e condanando il Piazza di aver avuto per lei « parole puntate che dalla penna di pulito scrittore non devono uscire giammai ; » ma per la Tesi, almeno, non osa, come per altre, accusarlo di calunniatore. […] Un giorno, dopo aver strapazzato ingiustamente il garzone d’un caffettiere, che la serviva ed era uno svizzero, gli diede uno schiaffo.
Da quel momento figure e squarci poetici si succedevan nella sua mente accesa : ora era un pezzo dell’ Otello, ora uno della Zaira che egli diceva ad alta voce con febbrile concitazione…. e da quel momento non ebbe più che uno scopo nella vita : salire sul palcoscenico.
Studiò ben poco agl’ Ignorantelli, poi, giovinetto, fu messo in uno studio d’avvocato, che abbandonò all’insaputa dei parenti per recarsi a recitare in una Compagnia Raspini al Teatro Stadera. […] Gaspare Lavaggi fu anche uno de'più eleganti attori della nostra scena di prosa, e se ne compiaceva.
Nè L’uno nè L’altro prende a parlare per mezza ora almeno senza dar luogo al compagno come suol farsi da non pochi drammatici moderni. […] Ma questi gonfio della propria robustezza e potenza prende il linguaggio di uno spirito-forte, e beffeggia gli Dei nominati da Ulisse. […] Coltivò parimente questo genere Scira nativo di Taranto, di cui Ateneo stesso dice che fu uno de’ poeti Italici, e si sa che Italiche si dissero ancora le favole del di lui compatriotta Rintone. […] Le Fevre) strana cosa che Eusebio si fosse ingannato; ma potrebbero parimente due diversi scrittori di mimi, l’uno coetaneo di Socrate, l’altro di Augusto, aver portato lo stesso nome. […] Fra tanti magnifici ingegnosi spettacoli de’ Greci ne troviamo uno assai puerile.
Nè l’uno nè l’altro prende a parlare per mezz’ora almeno senza dar luogo al compagno, come suol farsi da non pochi drammatici moderni. […] Ma questi gonfio della propria robustezza e potenza prende il linguaggio di uno spirito-forte e beffeggia gli dei nominati da Ulisse. […] Coltivò parimente questo genere Scira nativo di Taranto, di cui Ateneo stesso dice che fu uno de’ poeti Italici, e si sa che Italiche si dissero ancora le favole del di lui compatriotto Rintone. […] Secondo Ateneo127 essa non esigeva nè molta fatica nè molta spesa, e gli Spartani se ne compiacevano come di uno spettacolo assai proprio per la loro frugalità. […] Fra tanti magnifici ingegnosi spettacoli de’ Greci ne troviamo uno assai puerile.
La Cutini-Mancini recava con sè, in più della Romagnoli, uno spirito di modernità e un sentimento di grande fierezza che il nuovo repertorio esigeva. […] Non era una donna, ma uno spiritello, che correva per la scena con movenze birichine, d’una galanteria indicibile, con una vocina d’argento che s’insinuava ne’ cuori, con una dizione limpida e netta, che afferrava lo spirito.
Talvolta molti secoli scorrono senza che la storia possa annoverarne uno solo. […] Mentre tanto si deliziano nello spettacolo, mentre si vantano di essere quei fortunati coltivatori che l’hanno sollevato alla maggiore perfezione possibile, mentre si dimostrano pieni di entusiasmo per tutto ciò che ha riguardo alla musica, soffrono ciò nonostante che la parte poetica primo fonte della espressione nel canto e della ragionevolezza nel tutto, giaccia obbrobriosamente in uno stato peggiore di una prosa infelice e meschina, in uno stato dove né il teatro conserva i suoi diritti, nè la lingua i suoi privilegi, in uno stato dove la musica non ritrova immagini dà rendere né ritmo da seguitate, in uno stato dove la ragioni non vede alcuna connession fra le parti, né il buon senso alcun interesse fondato nelle passioni, in uno stato finalmente dove s’insulta ad ogni passo alla pazienza di chi assiste alla rappresentazione, e al gusto di chi la legge. […] Tanto più nella passione amorosa, la quale come chè sia la forte e la più intensa della natura, è tuttavia la meno estesa, uno solo essendo l’oggetto che la determina e semplicissimi i mezzi. […] Nella prima mi sembra udire uno dei Ceteghi che rimprovera a Catilina la sua ribellione. […] Del restante qui non parlasi che della maggior parte, essendo certo per altro che trovasi attualmente fra i poeti italiani più d’uno che compone con sensatezza e con gusto.
I noti carri di Tespi menati d’uno in altro luogo dovettero essere una specie di tenda portatile che prontamente si rassettava alle occorrenze ad imitazione del primo semplice apparato campestre. […] Policleto ne architettò uno in Epidauro, che sorpassò in vaghezza e in proporzione gli altri teatri Greci. […] Quanto poi alla condizione nobile delle Spartane che rappresentavano per prezzo, non è da stupirsene; e Cornelio l’adduce appunto per uno degli esempj della diversità de’ costumi de’ Greci e de’ Romani. La musica era uno de’ pregi di Epaminonda e di altri grand’ uomini della Grecia, e la declamazione teatrale vi si esercitava come nobile e degna di ogni distinto personaggio. […] Due splendidi campi di onore aperse agl’ ingegni la Grecia, l’uno ne’ giuochi Olimpici e l’altro in Atene; e nell’uno e nell’altro si gareggiava per la palma drammatica.
Rimasi tra quella del Miniati e la Compagnia Fanelli quasi tre anni, e imparai a parlar toscano al punto, che mio fratello disse che non sarei più entrata in nessuna compagnia buona, perchè sembravo uno stenterello (a quell’ epoca non v'era molta simpatia per l’accento toscano). […] Egli diffatti aprì uno studio fotografico in Padova ; ma lo colpi una grave malattia d’occhi, e tutto andò per aria…. […] Eppure nulla di più studiato e di più finamente studiato : eppure ella è forse una delle più rispettose osservatrici del testo : me n’ ebbi ad accorgere, vedendola più sere in uno stesso lavoro. […] In un momento di malinconia, o piuttosto, spero, di modestia, accennando ai giornali che le predicevano uno splendido avvenire nelle parti di forza e di sentimento, la Zanon mi scriveva : « ghe ne vorlo de più ?
Nato a Firenze il 1750, fu un egregio tiranno, e uno de'principali capocomici dal 1785 al 1815.
È citato assieme a uno Zaccagnino, a Francesco Ruino e a Pignatta (V.
Nel 1776 si recò in Ispagna, ov’era ancora nel 1782 impiegato alla direzione di uno di que’ teatri.
Tale notizia venne confermata dallo stesso Mascherpa in uno scritto da lui presentato alla I. […] Il 1824 si fece capocomico solo, e potè aver l’onore, mercè la sua probità e la buona accolta degli artisti, di mettere la sua Compagnia al servizio di Maria Luigia Duchessa di Parma, con uno stipendio annuo per quelle stagioni che doveva passar nella capitale. […] Non si occupò mai di direzione, ch' egli affidava a uno de' suoi artisti ; e v'eran mesi in cui non compariva sul palcoscenico, se non per recitarvi.
Ma per avviso venutomene dal riputato professore della Sapienza in Roma Giovanni Cristofano Amaduzzi mio dotto amico, m’indussi a credere che nè l’uno fosse nè l’altro. […] Erode Ascalonita ne edificò uno assai grandioso in Gerusalemme. […] Era Tiberio uno de’ principi più avversi allo spettacolo teatrale. […] Eliogabalo distribuì le maggiori dignità a’ pubblici ballerini; molti di essi furono da lui destinati procuratori delle provincie; ne collocò uno nell’ordine de’ cavalieri; un altro nel senatorio; ed uno che da giovine avea rappresentato nella stessa città di Roma, fu da lui creato prefetto dell’esercitoc.
Francesco Bartoli dedica una mezza pagina di lodi a questo comico, per aver potuto, dopo uno studio indefesso, accurato e minuzioso, sostituire Agostino Fiorilli nella maschera del Tartaglia, quando questi si tolse dalla Compagnia d’ Antonio Sacco per recarsi in quella di Maddalena Battaglia, riproducendone fedelmente i soggetti ed i lazzi.
Era probabilmente una sorella minore delle precedenti, e moglie di Francesco Fefferi, uno de’ principali attori della compagnia.