L’utilità poi dell’opera è evidente, dacchè la storia dei comici è storia del Teatro ; e dacchè nei secoli scorsi, i nostri attori tennero il primato fra tutti, e diffusero la commedia italiana, specialmente nella forma detta dell’arte, in tutta Europa. […] Richiamo vivamente tutta l’attenzione dei miei lettori sopra una grande e coraggiosa pubblicazione d’un erudito coraggioso e pieno d’ingegno e d’amore per l’arte e per la storia dell’arte. […] Per la storia del teatro italiano il di lui Dizionario è un ricco e prezioso tesoro. […] L’opera del Rasi, opera che contiene tesori d’erudizione, sarà la più completa e geniale storia del nostro Teatro drammatico. […] …… chi si propose di scrivere la storia dei comici italiani fece opera nobile.
Terminando in questo volume la storia teatrale del XV secolo, non ha stimato l’autore, per renderlo proporzionato ai precedenti, accrescerlo di due o tre altri fogli soli co’ primi tratti della storia del XVI destinata al V volume.
LETTERA DELL’AUTORE ALL’EDITOR VENETO Alfine voi imprendete a riprodurre costà la mia storia teatrale antica e moderna? […] Nè per cicalar che facciansi quelle imbellettate invide maschere del merito, io mi ritrarrò dall’impiegar sulla mia storia teatrale le terze cure. Ben sanno i veri filosofi, i degni letterati del secolo da me con alacrità di animo altrove rammentati tra’ grandi ornamenti de’ nostri dì, la prestanza e l’utilità di un genere di poesia, da cui, se v’ha mezzo efficace per diffondere nel popolo una vantaggiosa pubblica educazione, debbe questa principalmente da buon senno ottenersi; siccome m’ingegnai d’indicar nel breve ragionamento che premisi alla mia storia, dirigendolo a chi ama la poesia rappresentativa. […] E per mentovarne alcuni pochi, nelle Spagne vi si dedicarono sacerdoti, teologi, magistrati, uomini di stato, Solis, Calderon, Montiano, Cadalso, Gusmano duca di Medina Sidonia: in Danimarca Klopstock: in Inghilterra il duca di Buckingam, il nobile Dryden, Milton l’epico della Gran-Brettagna, Adisson ministro di stato, il cavalier Van-Broug, il capitano Stèele: nella Francia Margherita di Navarra compose per la scena; Francesco I cercò d’inspirarne a’ suoi popoli il gusto sulle tracce dell’Italia; il cardinal Richelieu avrebbe voluto passare per potea teatrale, e ne promosse la coltura, onde germogliarono i Cornelii e i Racini; il celebre cartesiano Fontenelle ne scrisse la storia; Boileau Despréaux ne insegnò i precetti seguendo Orazio; il Ginevrino filosofo Gian Giacomo Rousseau volle dare il nome tra’ pregevoli drammatici. […] Io adunque di bel nuovo mi occuperò della mia storia teatrale, e voi coll’accuratezza promessa stampatela colle aggiunte che vi trasmetto, e con gl’indicati miglioramenti or nell’espressioni or nelle cose, e nulla temete, perchè ad un bisogno non mancherà chi levi la mano per istrappar dal viso degl’impostori le speciose larve onde imbacuccati e camuffati si lusingano di rimanere ignoti.
L’EDITORE A CHI LEGGE Dopo che il noto autore della Storia Critica de Teatri antichi e moderni l’ebbe pubblicata in Napoli in sei volumi dal 1787 al 1790, malgrado delle sue gravi cure e fatighe non mai perdè di mira il suo argomento, ed andò raccogliendo non solo ciò che potesse vie più illustrare la storia e l’erudizione teatrale antica e moderna già descritta, ma quanto rimaneva a narrarsi comparso posteriormente sulle scene Europee o per le stampe nel corso degli ultimi sette anni. […] Contiene la Parte II le Addizioni copiose fatte pel sesto volume e quanto serve a condurre la storia sino alla fine del 1797.
Per queste mie terze cure l’edizion vostra porterà seco non poche novità nella storia tanto perchè vi s’inserisce quello che nel 1798 (che non passò oltre delle Sicilie per le luttuose vicende di Napoli) quanto per le molte altre cose notate ne’ primi cinque anni del secolo XIX sul Rodano, sulla Senna e nel l’Alta Italia. […] I veri filosofi, i veri letterati ben sanno la prestanza e l’utilità di un genere di poesia, onde si attende la pubblica educazione, siccome credo di aver dìmostrato nel discorso seguente premesso a questa mia storia. […] E per rammemorarne alcuni pochi, nelle Spagne vi si dedicarono il cattolico re Filippo IV, e teologi e sacerdoti e magistrati ed uomini di stato, Solis, Calderon, Moreto, Montiano, Cadalso, Gusman duca di Medina Sidonia; nella Germania Klopstock, Federigo II il Grande re di Prussia, e tanti e tanti reputati letterati; in Inghilterra il duca di Bukingam, Adisson segretario di stato, il cavaliere Van-Broug, il capitano Stèele, Sheridan; in Francia Margherita di Navarra compose per la scena, Francesco I ne ispirò il gusto sulle tracce segnate dagl’Italiani; il cardinal Richelieu avrebbe voluto passare per autore del Cid, e promosse la coltura scenica a segno che ne germogliarono i Cornelii e i Racini; il gran cartesiano Fontenelle ne scrisse la storia, e compose alcuni melodrammi; Boileau Desprèaux ne insegnò i precetti seguendo Orazio; il Ginevrino filosofo Gian-Giacomo Rousseau volle pur dare il nome tra’ melodrammatici. […] Occupiamoci adunque io ad aumentare e perfezionare al possibile la mia storia teatrale, voi a riprodurla di tanto accresciuta col l’accuratezza promessami, senza arrestarci per qualche stridula cicala che col nojoso metro Le valli e i monti assordi e il mare e il cielo.
Troviamo perciò nella storia anteriore ad ogni profana produzione gli oracoli composti da sacerdoti gentili, le Greche poesie nomiche e ditirambiche ad Apollo e a Bacco, i versi saliari del Lazio, gl’inni Peruviani al Sole, quelle de’ Germani alle loro guerriere divinità, e tanti altri. […] In versi erano le memorie de’ defunti scolpite nelle colonne Egiziane, ed intorno alle urne lagrimali poste ne’ sepolcri d’Iside e di Osiride vedevansi incise alcune canzoni, come può leggersi nel primo libro della storia di Diodoro Siculo. […] Secondo Tacito i Germani non aveano altra storia se non che i canti de’ loro Bardi. […] La poesia che dipigne, abbisogna d’immagini che rappresentano le cose, la cui storia dalla prima età si va imprimendo nella fantasià. […] Ciò ne sugerisce un fondato raziocinio sostenuto da antichissime tradizioni, e dalla storia; che che ne abbiano pensato in contrario Ludovico Castelvetro nelle sue Esposizioni alla Poetica di Aristotile, le Battaux nella sua opera le Belle Arti ridotte ad un principio, e l’autore del l’articole Prose nel Dizionario dell’Enciclopedia.
Per non fare un altro articolo di un’ altra rigida censura del Signor Lampillas contro la storia de’ Teatri, non meritandone la pena, la soggiugnerò in questo luogo. […] 23.]: “L’Autore della storia de’ Teatri fa onorevole menzione di molti illustri Romani che abbellirono la scena .... ma non ricordò quanto splendore dovette a Cornelio Balbo”; dicendo ciò per le quattro colonne di onice che egli espose rel suo Teatro. L’Autore dell’accennata storia risponde, che del Teatro di Balbo fece menzione con ogni altro Scrittore, ed invoca la testimonianza del pubblico. […] della storia de’ Teatri.
Andres, di questa sola festa teatrale dell’Encina ne fa diversi componimenti drammatici sacri e profani del XV secolo, convertendo al suo solito la storia in romanzo72. […] Tale è la storia teatrale dal risorgimento delle lettere sino alla fine del XV secolo. […] Ci si presenterà nel proseguimento della nostra storia la gloria drammatica delle altre nazioni in qualche periodo talmente luminosa, che la stessa Italia ne rimarrà quasi offuscata; ed allora nel riferirla ci faremo un pregio non solo di tributare al merito straniero le dovute lodi, ma d’impiegar la nostra diligenza in rintracciar quel bello, che sembra sovente esser fuggito agli stessi panegiristi e declamatori nazionali. […] L’affettar dovizia nella nudità, l’affastellare smunte ironie e sofisticherie, l’inorpellare o tacer la storia, il dissimular la forza dell’altrui ragionamento, l’andare accumulando contro l’Italia quanto di maligno altra volta ne ha seminato l’invidia, ed il sopprimer poi quanto se n’è detto in vantaggio, l’esaltare i nomi de’ Lampillas, degli Huerta, de’ Sherlock e degli Archenheltz pel solo merito di aver maltrattato l’Italia; tutto ciò, dico, che costituisce la tremenda batteria degli apologisti antitaliani, piacerà a pochi entusiasti, i quali per un mal inteso patriotismo si lusingano di potersi accreditare per amici zelanti del proprio paese mostrandosi nemici del vero. […] II degli Elementi della storia di Francia.
Egli in somma é sì vario e sì vasto, che non fa un tutto se non all’occhio fino della storia che lo contempla tranquillamente, dall’alto d’una collina; e quei viaggiatori e criticastri di corta vista, scempi o impazienti, i quali si sono occupati sol di una parte di esso, e dalle loro scarse osservazioni han di poi tratto vanamente certi aforismi generali, che tengon per principio incontrastabili, in ogni tempo faranno pietà a chi ragiona. Alla sola storia dunque che ben vede, appartiene di ben giudicarne, e ’l suo giudizio insegnerà agli artisti nascenti il sentiero che mena all’immortalità nella poesia drammatica. […] Ma la storia pronta a diradar ogni nebbia, gli avvertisce, che le facili farse romanzesche e i mostri scenici non allettano che ’l volgo imperito e dopo una vita efimera corrono a precipitarsi nell’abisso dell’obblio; doveché gli ottimi componimenti, come il Misantropo e l’Atalia non solo sforzano alla perfine l’uditorio a vergognarsi del primo giudizio, ma ricreano la parte più pura e illuminata delle società, che sono dotti272, e passano indi a’ posteri insieme con quelli che furono scritti nella caverna di Salamina.
Scorgesi il giudizio di Mairet nelle alterazioni che fece alla storia di quella regina, mentre anticipò la morte di Siface in battaglia, per evitar che ella si vedesse con due mariti vivi, e per destar compassione, alla morte di Sofonisba aggiunse quella di Massinissa, che secondo la storia visse sino all’estrema vecchiezza. […] Quante volte la storia ci ha prestate le armi per convincere di falsità l’asserzione di m.
[7] In quale degli accennati aspetti deggia fissare lo sguardo chiunque la storia d’un teatrale spettacolo imprende a narrare può da ogni lettore avveduto dopo qualche riflessione fatta su cotali materie non difficilmente conoscersi. […] Ma la storia apre alle ricerche degli studiosi un campo più vasto. […] Leggendo i molti e celebri autori che mi hanno preceduto nello scriver della letteratura, ho avuto ocularmente occasione di confermarmi in un sentimento, che avea da lungo tempo adottato, ed è che la storia non meno letteraria che politica delle nazioni altro non sia che un vasto mare d’errori, ove a tratto a tratto galleggiano sparse alla ventura alcune verità isolate. […] Ma presto m’avvidi, che siffatto metodo cangierebbe la storia in una discussione polemica rincrescevole al pubblico , il quale pago per lo più di trovarne il vero poco si cura di risapere, se gli altri abbiano smarrita la via. […] Debbo avvertire bensì, che scrivendo io la storia dell’arte e non degli artefici, vana riuscirebbe la speranza di chiunque vi cercasse per entro quelle minute indagini intorno al nome, cognome, patria, nascita e morte degli autori, di tutte quante le opere, ch’essi pubblicarono, delle varie edizioni e tai cose che sogliono essere le più care delizie degli eruditi a nostri tempi.
Che rappresentarono i Greci se non gli evenimenti della propria storia? […] Perchè dunque mentisce dicendo di aver presi i fatti dalla storia nazionale? […] È questo il bell’esempio da proporsi a’ nazionali per tirar tragedie dalla storia patria? […] Quest’argomento appartiene alla storia veneta. […] Ecco intanto ciò che rende la storia differente dalla tragedia.
Primo attore e prima attrice della Compagnia accademica-toscana addetta al regio teatro degl’Intrepidi di Firenze, si trovavano l’estate del 1790 a Livorno, ove dieder principio a un corso di recite con un prologo in versi (stampato in Siena dai torchi di Francesco Rossi), esaltante la città di Livorno e l’attore Giuseppe Fineschi, il quale avea, pare, lasciato il teatro, e al nome del quale è pubblicato per intero il prologo originalissimo, ricco d’interesse per la storia della scena italiana su ’l finire del passato secolo.
Si diede con fervore allo studio della storia sacra e profana che conosceva largamente, a detta del Bartoli.
Questo medesimo apologista (su di cui si fondò il più volte lodato Andres suo confratello) di tale festa teatrale dell’Encina ne fece diversi componimenti drammatici sacri e profani del XV secolo , convertendo al solito la storia in romanzob. […] Tale è la storia teatrale dal risorgimento delle lettere sino alla fine del secolo XV. […] Ci si presenterà nel proseguimento della nostra storia la gloria drammatica delle altre nazioni in qualche periodo talmente luminosa, che la stessa Italia ne rimarrà quasi offuscata, ed allora nel riferirla ci faremo un pregio non solo di tributare al merito straniero le dovute lodi, ma d’impiegar la nostra diligenza in rintracciar quel bello che sembra sovente esser fuggito agli stessi panegiristi e declamatori nazionali. […] L’affettar dovizia nella nudità, l’affastellar sofisticherìe ed ironie impertinenti, l’inorpellar o non confessar la storia, il dissimular la forza dell’altrui ragionamento, l’andar accumulando contro l’Italia quanto di maligno altra volta ne ha seminato l’invidia, ed il sopprimer poi quanto se ne disse in vantaggio, l’esaltare i nomi de Lampillas, Huerta, Sherlock, Archenheltz, Kotzbue pel solo merito di aver maltrattato l’Italia; tutto ciò, dico, che costituisce la tremenda batteria degli apologisti antitaliani, piacerà a pochi entusiasti, i quali per un mal inteso patriotismo si lusingano di potersi accreditare per amici zelanti del proprio paese mostrandosi nemici del vero.
Non è dunque l’opera presente una semplice seconda impressi ne della mia storia teatrale, ma sì bene un nuovo libro che con nuova sospensione d’animo presento al pubblico. […] Non ho poi voluto defraudare il pubblico delle Note apposte alla prima storia de’ teatri dall’eruditissimo Professore di Eloquenza Italiana e di Storia nella R. […] Anzi questo valoroso letterato si è compiaciuto di sostituire ad alcune sue prime note che rimanevano fuor di luogo nell’essersi la mia storia dilatata, altre non meno pregevoli, interessanti ed erudite. […] Chi la bramasse ancor più distesa, potrà attendere gl’ immensi volumi di storia teatrale preparati da una intera compagnia di letterati Francesi. […] Bettinelli o confuse o volle che si consondesse la mia storia colla lettera premessavi dall’ erudito Ab.
Non trova l’Apologista nella storia Scenica Italiana di quel tempo altra cosa eccetto che alcune rappresentazioni, nelle quali il giudizioso Tiraboschi riconosce soltanto un popolare spettacolo e una muta rappresentazione. […] Saverio Lampillas non altro ha trovato nella storia di quel Secolo, che tali mute rappresentazioni? […] Nè anche vide ivi addotta la notizia della Tragedia, a noi non pervenuta, di Giovanni Manzini della Motta, rammentata però in una delle Lettere Latine dell’Autore, il quale nell’idearla vi ebbe il merito di mettere in iscena, al pari del Mussato, una storia nazionale, cioè la caduta di Antonio della Scala Signore di Verona.
XV, n. 8) cogli acquisti fatti della dottrina Italiana; e leggendo per un gran pezzo in Salamanca, non ostante l’ opposizione degli Scolastici che di favorir la novità l’accusarono, inspirò a’ suoi nazionali l’amor delle lettere, onde fu caro al Re Cattolico, che lo volle perciò in Corte per iscrivere la sua storia, e fu dal Cardinal Ximenes impiegato nell’edizione della Bibbia Poliglotta, e di poi alla direzione dell’Università di Alcalà di Henares, ove si morì nel 1522, e lasciò molte opere. […] E perchè tanto gl’ incresce la storia? […] L’Italia ha perduto uno de’ più zelanti suoi difensori letterati e l’autore della presente storia il suo antico verace amico in questo valentuomo nativo di Marzano in provincia di Terra di Lavoro mancato di vivere in età di circa anni sessanta il dì 16 di novembre del passato anno 1788; e perciò in questo e ne’ due ultimi volumi saranno più scarse le di lui note.
Così ce lo descrive l’anonimo critico di Stuttgart nel suo Contributo alla storia e alla prosperità del Teatro : Gioacchino Limperger è giovane ; ni arte, nè natura lo innalzano.
[1.4] La verità si è che tanto co’ soggetti cavati dalla mitologia, quanto dalla storia, vanno quasi necessariamente congiunti di non piccioli inconvenienti. […] All’incontro, i soggetti cavati dalla storia non cosi bene si confanno con la musica, che in essi ha meno del verisimile. […] Ed egli è troppo difficile trovare balli e simili altri intrattenimenti, che ben si adattino con azioni tolte dalla storia.