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8. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 195-196

Ma gramo in van me sbatto, ma con rabbia, e desgust, e fin che no te catto no posso aver più gust, che l’appetito adesso in far progresso me vuol per mort ; e sbolzonado da Cupido ogn’or, ho la fame in la gola, amor nel cor. Olivetta Se podesse za mai con Bagolin mio bell, ballar, tirarghe dentro, provandome con ti ; e per compir el ballo vogio sul fallo far comparir, la sguattara col cogo i quai tutt’unt interzeran corbette, e contrapunt. […] Olivetta E mi grama meschina priva del mio ben car, tutto el dì in la cusina me posso smanizar, che niente mai concludo, e tutta sudo quando me mett a far l’ajada, e co son in tel bon, da debolezza me casca il piston.

9. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 697-702

Partito il suo lodatore, e capitato da lei Paolo Abriani, noto letterato, lessero unitamente il presentato Sonetto, e lo trovarono si goffo e disgraziato, che non poterono far a meno di prorompere in una solenne risata. […] Dalle virtù della Signora Eularia comica illustre, un tal mosso a far versi alcuni ne sputò de’ così tersi, che parver d’ un Toscan nato in Canaria. […] Veda se si può trovare temerità magiore, mi honori dunque di porre nella lettera che la ragazza faci quello che viene a bisogno come l’anno passato, non conoscendola buona a far cosa di più, acenandole che V. A. si maraviglia che facci questa dimanda così spropositata, mentre non dovrebbe neanche fiatare, non che far domande inlecite, considerando che tira una parte e meza, perchè non merita neanche un quarto. […] La comedia in musica che si doveva fare qui non si farà per adesso, poichè volevano che vi cantassi io, ma perchè non possono essere al ordine per questo mese non ò voluto per non far danno alla Comp.

10. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 609

Però se la Catrolli non poteva far Zelinda, a chi si sarebbe potuto affidarla ? […] Nella seconda e terza commedia – aggiunge il Goldoni – vi è bisogno di una seconda serva, e se la signora Catrolli non volesse farla, com’è probabile, si potrebbe far supplire ad una ballerina, o alla figlia del sig.

11. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 454-467

E con questo ve baso la man, o Re de’ Zagni, pregando solo a no me dar del naso ne la partenza, perchè i miei compagni sta aspettando la niova, se son passà a la prova, che dopo tante grazie e tanti onori, volemo far comedie a sti Signori. […] Quando Scappino invita Muzzina a far la prova dell’arte sua, gli dice : « ma avverti ben de non te dar di bianco. […] Del Bono), ci ha dato anche Zan Muzzina in più sonetti, uno dei quali è il seguente : Io che passo si spesso, e pur non posso se ben batto da Betta un dì far botta, comporterò s’altrui l’accatta cotta, ch’ella me sol salassi fin su l’osso ? […] Da un canto della piazza tu vedi il nostro galante Fortunato insieme con Frittata cacar carote e trattener la brigata ogni sera dalle ventidue sino alle ventiquattro ore di giorno, finger novelle, trovare istorie, formar dialoghi, far caleselle, cantar all’improvviso, corucciarsi insieme, far la pace, morir dalle risa, alterarsi di nuovo, urtarsi in sul banco, far questione insieme, e finalmente buttar fuora i bussoli e venire al quamquam delle gazzette (moneta venesiana da dieci centesimi) che voglion carpire con queste loro gentilissime e garbatissime chiacchiere. […] Nel linguaggio famigliare veneto vive la frase : far da Zane e da Burattin, ossia far tutte le parti in commedia.

12. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Discorso preliminare premesso alla prima edizione »

[2] Quegli schiavi insensati del pregiudizi, que’ corpi senz’anima, quelle creature indifinibili, che si chiamano gente di mondo, le massime delle quali consistono nel distrugger i sentimenti della natura per inalzar sulle loro rovine l’idolo dell’opinione, nel ridurre ogni affezione del cuore alla sola voluttà, ogni morale al personale interesse, nel far che un’apparente politezza tenga luogo di tutte le virtù, e nel colorir con brillanti sofismi l’orrore del vizio non altrimenti che soglionsi coprire con vistosa vernice i putridi legni dalla vecchiezza o dal tarlo corrosi; fanno del teatro quell’uso appunto, che sogliono fare delle altre cose. […] Uditori altrettanto incomodi per l’indiscretezza loro quanto giudici infelici pel niun discernimento recherebbono danno anzi che vantaggio alla perfezione del gusto, se le spese inevitabili al mantenimento d’un teatro non rendesse necessaria la frequenza loro, come la necessità di far numero in un’armata costrigne sovente i generali ad ammetterne infiniti poltroni. […] Qualunque sia stata la mia premura nel rintracciar la verità delle notizie, mio principal assunto non è d’offrire una sterile compilazione di reminiscenze, ma di ragionare sui fatti, di far conoscere le relazioni che gli legano insieme, e d’abbracciare gli oggetti analoghi, i quali, entrando comodamente nel mio argomento, potevano servire a maggiormente illustrarlo. […] Che se ciò nonostante alcun m’attribuisse intenzioni che non ho mai sognato d’avere: se dalla stessa mia ingenuità si prendesse argomento a interpretare malignamente le mie intenzioni, come dall’aver Cartesio inventato un nuovo genere di pruove fortissime a dimostrar l’esistenza d’Iddio, non mancò ch’il volesse far passare per ateista: se altro mezzo non v’ha di far ricreder costoro, che quello d’avvilir la mia penna con adulazioni vergognose, ovvero d’assoggettarmi ad uno spirito di partito ridicolo; in tal caso rimangano essi anticipatamente avvisati, che non ho scritto per loro, e che la mia divisa per cotal genia di lettori sarà sempre quel verso d’Orazio: «Odi profanum vulgus, et arceo.» [12] Mi resta solo il far una riflessione dopo la quale finisco.

13. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Di Pistoia, questo dì 21 di ottobre 1589. » pp. 405-415

A. ogniqualvolta Ella avesse fatto andare con lui Giulio da Padova (il Pantalone Pasquati, pur de’Gelosi) perchè – faceva sapere il Bianchi – senza di lui non era possibile far cosa per bene. […] Noi vediamo oggi ancora e medici e pedanti far lo stesso. […] Terribil orinal, per Tribunale, Amerigo frega la groppa all’Asino, per dir : l’America, l’Africa, l’Europa e l’Asia, e così si cavava la risata dal nome storpio, che da’ Greci si chiama paranomasia : ma perchè si conobbe far il Dottore da troppo semplice e balordo, si è disusato, restando questi scherzi al servo sciocco, di cui possono esser più proprj, lasciando al Dottor Graziano la Dottrina soda ed erudita, ma accompagnata dalle dicerie lunghissime. […] Questo personaggio malamente descritto dalla mia penna, vorrebb’esser maneggiato da chi hauesse pensiero di accender un gran doppiere al picciol lume di questa fiaccola da me solo allumata per iscorta, & non permeta, poich’io mi rendo sicuro, che il fine di colui, che vorrà far da Gratiano, sarà di voler far a suo modo. […] Pasquati) e uno da Graziano, che è un rincorrersi di citazioni latine, di nomi e di aggettivi da far venir la pelle d’oca all’attore e all’ascoltatore.

14. (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Della maniera del cantare e del recitare »

E potrebbe assai facilmente intervenire che un buon compositore fosse un buon capitano alla testa di un cattivo esercito: con la differenza che il capitano buono può far buoni i soldati, ma il maestro di musica non può lusingarsi di tanto co’ suoi virtuosi. […] Invece che uno badi a quanto gli dice un altro attore, e per via delle differenti modulazioni del gesto e del viso dia segno che sopra di lui ha fatto quella impressione che si conviene, non altro che sorridere a’ palchetti, far degl’inchini e simili gentilezze. […] Contro alla quale si suole cercare il rimedio di quel parlottar continuo, del far visite, del cenare, e insino a quel rimedio che bene spesso è peggiore del male medesimo, il gioco. […] Lo studio delle maggiori difficoltà della musica dee senza dubbio farsi anch’esso da’ giovani cantori, perché la voce divenga in ogni occasione ubbidiente, perché si dirompa a far quello che pare al di là di sua portata, che pare infattibile. […] Ma lo starsi sempre in sul difficile è contra l’intendimento dell’arte; egli è un far divenir fine quello ch’essa adopera soltanto come un mezzo.

15. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 750-751

Punto da tal fatto, volle far pubbliche le sue ragioni ; e stampò all’uopo un libricciuolo in Cremona colla data di Parma. […] Divenuta sposa di Ernesto Della Guardia, attore brillante di buon nome, esordì qual prima attrice assoluta in America ; e tale si trova ora, dopo egregie prove e là e qui, in società con l’artista De Sanctis, col quale andrà l’anno venturo a far parte della compagnia stabile della città di Torino.

16. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 570-583

Arse (ed oh strano ardor) del suo bel foco, Per ignota cagion lontano amante, Nè potea la speranza al cor tremante Far più breve o vicino il tempo o il loco. […] Prima di poter dare una qualsiasi risposta, bisognava far le ricerche opportune sul Trivellino, sperando che le notizie che lo concernono, potesser dare alcun lume sulla quistione. […] ri mei che me facessero far la pace il qual S. […] r Cardinale farnese, come suo camariero ch’ io sono, di far la pace al dottore Altrimente andarete prigione e poi ne riceuerete disgusto da S. […] S. me fara grazia di far hauere il suo al Ill.

17. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 801-806

Nel’46 risolse di far rivivere il teatro, più specialmente dialettale, di Goldoni, scegliendo a ciò attori provetti, e le commedie allestendo con minuziosità di particolari, e decenza e fedeltà di arredi, e interpretazione accurata, e recitazione viva e spontanea : e tanto vi riuscì, che la sua Compagnia si acquistò allora fama di Compagnia modello ; e le rappresentazioni della Casa Nova, delle Morbinose, delle Donne Gelose, del Campiello, del Maldicente, del Bugiardo, della Puta onorata, della Bona Mugier, del Ventaglio, del Sior Todero Brontolon, delle Done de Casa Soa, delle Baruffe Chiozzote, del Molière, dei Quattro Rusteghi, non ebbero più chi le superasse nè chi le uguagliasse. […] [http://obvil.github.io/historiographie-theatre/images/rasi_comici-italiani-01-02_1897_img091.jpg] Una delle grandi prerogative di Luigi Duse, non più accordata, ch’io mi sappia, ad alcuno, fu quella di poter negl’intervalli della commedia, uscire alla ribalta a sipario calato, e vestito com’era del costume teatrale, discorrer degl’interessi di casa sua, ch’ei raccontava con una famigliarità e una comicità siffatta da far andare in visibilio il suo pubblico ; il quale anche, tal volta, sopperiva dicesi, lì per lì a’bisogni di lui, ora per soddisfare a quelli dello stomaco, il più spietato de’creditori, ora, ed eran le più volte, per pagargli una qualche cambiale alla vigilia della scadenza. Venezia e Padova erano ormai città sue ; il pubblico non diceva più di andare a sentir la Compagnia Duse ; ma a far visita all’amico Duse ; e anche sapendo che tutti i salmi finivan in gloria, e che la mano avrebbe dovuto correre al borsellino, pareva che gli mancasse qualcosa se non vedeva fuor del sipario il suo Giacometto. […] Dopo doman me scade una cambial de 500 lire, e mi no so come far a pagarla ; e go paura che i me la protesta, e questo saria un bruto complimento per mi. […] Go pensà de far la me serata con la commedia intitolata Ludro e la so gran giornata ; e dopo la Commedia La cavalcata de sior Giacometto.

18. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 954-957

Egli fu dotato di sì eccellente natura, che soleva alle volte un’intera commedia far da sè solo, rappresentando varj personaggi ; e quando soleva rappresentar qualche Donna, non usciva già adornato d’abiti femminili ; ma faceva dentro la scena la voce femminile agli spettatori sentire, con ammirazione, e diletto non ordinario. […] Che sa mo far ol spos Che ’fa conza i laccez Stagniati, e candeler Da valent e bon chiaper El conza ben le lum Fica ol vel in dol patum E la sposa a nom Gnigniocola El sposo Zan Frogniocola Gnigniocola Frogniocola Toca la man alla sposa Che ’l sa allegrezza tutta Val pelosa. […] E pria che ’l corpo mio vada sotterra a me par bene di far Testamento per partirmi dal mondo più contento.

19. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 235-236

Molto probabilmente l’Aurelia qui lodata, e che destava stupore in Firenze, è quell’Aurelia, ignota sin qui, desiderosa nel 1593 di far parte della Compagnia degli Uniti, come rilevasi da questa lettera di un Giusto Giusti al Duca di Mantova colla data del 27 marzo, e riportata dal D’Ancona (II, 511) : Aurelia comica desidera sommamente di haver luogo et unirsi con la Compagnia di Vittoria (la celebre Piissimi) sperando con la scorta di si gran donna di poter avanzarsi nella professione. […] Di che, non pur l’istessa Compagnia di Vittoria può ricevere accrescimento, ma particolarmente la nostra città, ove sperano di far lor comedie, sentirà grandissimo gusto, essendo Aurelia da ciascuno generalmente ben vista.

20. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 709-710

Il 13 maggio del 1688, il Duca di Modena scriveva al Conte Marco Verità a Verona, pregandolo di far partir subito per Modena Costantini e suo figlio Gio. […] Il Costantini dunque, dopo la sua prima comparsa a Parigi, se ne tornò in Italia, ove si trattenne, pare, pochissimi anni per far ritorno alla Commedia italiana, che dovette abbandonare non già per avervi poco incontrato, ma a cagione di una canzonetta satirica da lui composta contro la Francia.

21. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 296

Mi fece poi brevemente la narrazione delle sue avventure, che eran quelle di un povero diavolo ; e fini col dirmi ch’egli andava a Venezia, ov’era sicuro di far fortuna nel carnovale. » Povero Bassi ! […] Nulla sappiamo degli attori, se non che di una servetta strasburghese e di un arlecchino, il suo amante, intorno ai quali i alla famiglia Bassi è nello stesso Casanova la descrizione di un’orgia schifosa al segno da far arrossire il più spregiudicato uomo del mondo.

22. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimoquinto »

Né si dee far menzione di quella spezie di melodia o sensazione aggradevole prodotta da qualunque vibrazione sonora, e che fatta per lusingare unicamente l’orecchio va disgiunta da ogni idea d’imitazione. […] «Mal venga (diceva il Frugoni in una lettera scritta a ragguardevole personaggio bolognese) ai drammi musicali ed a chi primiero li pose sopra i nostri teatri a far perdere il cervello ai poeti, a far guadagnare enormi somme ai castrati, a rovinar la poesia, ad effemminare la musica, guastare i costumi. […] Per ora non si può far a meno di non lodare la buona intenzione di chi cercando di rimediare agli abusi del moderno teatro, propone al pubblico un tentativo di questa sorta. […] Io ho da pagar somme tanto considerabili ai virtuosi, ai ballerini, al maestro di cappella, ai suonatori, ho da far tante spese negli abiti, nelle decorazioni, nei lumi, nell’affito del teatro e in altre cose che poco o nulla mi rimane per voi. […] Oltre che le decorazioni piacciono moltissimo al popolo, io ho desiderio di far vedere una bellissima dipintura d’una prigione e d’un bosco che si trovano nello scenario preso ad affitto.

23. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XVI. Dell’uso delle Antiche Maschere. » pp. 201-212

Forse per far ridere? […] Ora chi direbbe che l’autore dell’Eumenidi avesse inventata una maschera per far ridere ? […] Che se con Suida voglia attribuirsi l’invenzione della vera maschera, non ad Eschilo tragico, ma a Cherilo l’Ateniese ch’egli chiama comico; non perciò potrà negarsi, che la maschera allora si ammettesse ugualmente nella tragedia e nella commedia; e i tragici con somma sciocchezza avrebbero ne’ loro drammi adottata una invenzione destinata a far ridere. […] Nè anche queste medesime maschere mostruose nacquero tutte per istudio di far ridere, ma sì bene per quel medesimo timore che anticamente mosse i villani a tingersi di feccia.

24. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IX. Dell’uso delle antiche Maschere. » pp. 290-297

Forse per far ridere? […] Ora chi direbbe che l’autore dell’Eumenidi avesse inventata una maschera per far ridere? […] Che se con Suida voglia attribuirsi l’invenzione della vera maschera, non ad Eschilo tragico, ma al Cherilo Ateniese ch’ei chiama comico, non perciò potrà negarsi, che la maschera allora si ammettesse ugualmente nella tragedia che nella commedia; e i tragici con somma sciocchezza avrebbero ne’ loro drammi adottata un’ invenzione destinata a far ridere. […] Nè anche queste medesime maschere mostruose nacquero tutte per istudio di far ridere, ma per quel medesimo timore che anticamente mosse i villani a tingersi di feccia.

25. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 349-355

S. che non l’impiegasse, che non uoleua più far tal arte, ma guadagnarsi il pane in gratia di Dio, e più honoratemente, e perchè hora li peruiene al orechio che Leandro primo Moroso l’habbi destinato per suo secondo, e che ui sij l’assenso del sud.º Sig. […] S. a gratiarlo che non sij sforzato a far arte di tanto suo pregiuditio, e non dubita d’ ottener ciò, sapendo quanto l’A. […] A. il Riccoboni, che aveva già cominciato a far tanto parlar di sè pe' suoi tentativi di Riforma del Teatro Italiano, sostituendo alla Comedia dell’ arte, buone opere scritte, tolte dall’ antico repertorio, quali Sofonisba del Trissino, Semiramide di Muzio Manfredi, Edipo di Sofocle, Torrismondo del Tasso, e altre, e altre, che troppo sarebbe voler qui enumerare, le quali allestì al pubblico con molto decoro, e recitò con molto valore. — A proposito della recitazione tragica, è opportuno riferire quel che dice Pier Jacopo Martello nel volume I delle sue opere (Bologna, Lelio dalla Volpe, MDCCXXXV) : ..… ti vo'dar gusto con sentenziare, che l’ Italiano va a piacere con più ragione degli altri, se più commozione dagli Franzesi, e più gravità dagli Spagnuoli prenderà in prestito nelle Scene. […] 5° I Comici supplicano Sua Altezza Serenissima di far vive istanze alla Corte, perchè sia loro concesso, come in Italia, il libero uso dei Santi Sacramenti ; molto più che essi non reciteranno mai nulla di scandaloso, e Riccoboni s’ impegna sottopor gli scenarj delle comedie all’ esame del Ministero, e anche di un Ecclesiastico, per la loro approvazione. […] Tale opera comprende anche un catalogo di tragedie e commedie pubblicate per le stampe dal 1500 al 1600 ; e per comporla egli dovè far capo sempre al famoso raccoglitore e amico dei comici Gueullette, come si rileva dalle sue lettere, nelle quali ora domanda, per dar l’ultima mano al suo lavoro, Le livre sans nom, ora l’Arliquiniana, ora la Bibliothèque des théatres.

26. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article »

Passò poi a Venezia a far conoscere la propria abilità nel teatro Grimani a S.

27. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 733

Nonostante l’avanzar dell’età, egli trova modo di far tuttavia qualche apparizione dalla ribalta in compagnie del momento.

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