Comparve questa volta al S. […] Il 1807 fu scritturato da Salvatore Fabbrichesi per la Compagnia Reale del Principe Eugenio, Vicerè d’Italia, al 1827 ; anno in cui il Fabbrichesi morì quasi improvvisamente a Verona. […] Ma il meglio che io possa fare per dir giustamente e degnamente di lui si è di riferir qui le parole che Francesco Righetti, attore della Compagnia drammatica al servizio di S. […] Egli teneva nella sua tavoletta di teatro scatolette con varj colori per dipingersi in modo che quando si presentava sulla scena molte volte il pubblico non lo riconosceva che al suono della voce. […] E in una nota, dopo di aver invocata da Milano al meno una pietra che ricordi il nome del grande artista, nato e cresciuto tra le sue mura, si domanda il perchè egli mettesse quel De al Marini che era il suo vero casato.
Esordì qual primo attor giovine, a diciotto anni, in Compagnia Domeniconi, al fianco di Amalia Fumagalli, Alessandro Salvini, Amilcare Bellotti, Gian Paolo Calloud, e a ventun anni, uscito di Compagnia Salvini per un ripicco, Francesco Ciotti fu assunto al grado di primo attore assoluto, e iniziò, si può dire, il nuovo ruolo con una stupenda creazione al Teatro Re di Milano del protagonista nella Satira e Parini di Paolo Ferrari. […] Goldoni, per sostenervi al fianco di T. Salvini la parte del vecchio Andreuve, nella quale mostrò come i suoi cinquantotto anni fosser sempre, al lume della ribalta, una giovinezza gagliarda. […] Recitò fino al ’70 ; poi dovette abbandonar la scena per mal ferma salute, e si ritirò a Firenze nella casa del marito. Nell’ ’85 le si sviluppò una cruda malattia cerebro-spinale, che in capo a cinque anni di patimenti la condusse al sepolcro.
Cantù Carlo, tra’ comici Buffetto, al servizio del Principe di Parma, nacque il 1609 e si diede all’arte nel 1632, come vediam narrato al principio del Cicalamento di cui abbiam già discorso ampiamente al nome della Biancolelli. […] Non credo : dacchè il Cantù accenna al libro suo conosciuto e aplaudito, mercè la gratia del Sere. […] Dal suo Talamo amato al fin costretto, Volse il rapido piede al suol nativo, E quindi poscia al desiato arrivo Copulò con la pace il suo diletto. […] A. del tutto faccia dio che in tutto e per tutto me remeto al Comando de S. […] S. me fara grazia di far hauere il suo al Ill.
Vuolsi ch'ella avesse una voce magnifica di soprano, e che una sera di agosto del 1825, mentre ella cantava un notturno, accompagnata al piano dal maestro Vignozzi, passando di là il Guerrazzi e il Bini, il primo, colpito da tanto accento drammatico, sclamasse : « Per Iddio, quella ragazza dovrebbe far l’ attrice. » Fu profeta, perchè pochi anni dopo, Carolina Santoni fu una illustrazione dell’arte drammatica. […] Ammogliatasi al marchese Zambeccari di Bologna, si ritirò dal teatro ; ma mortogli improvvisamente il marito ab intestato, ella dovè subito ritornarvi. […] Tornata in Italia, fu a più riprese con Ernesto Rossi, poi direttrice della Filodrammatica di Terni, poi a Roma, prima attrice al Teatro Capranica, ov' ebbe a rialzar le sorti della povera Compagnia che non faceva le spese dell’illuminazione. […] Nè la coltura, e si potrebbe dir la grammatica, era il suo forte, come può vedersi da questo bigliettino ch'ella mandava il '37 al sig. […] S. dispensato in foglio volante al Cocomero di Firenze la sera del suo benefizio 20 febbrajo 1851 : De' tuoi grand’ occhi nell’ alta pupilla, rapito al Cielo e di sè stesso altero, è un lume dentro cui puro sfavilla il redento da te Genio del vero : quindi affetti non ha, non ha parola questo misero sogno della vita, che non prenda alla tua perfetta scuola bellezza insuperabile, infinita.
Morì di circa 45 anni, intorno al 1628. […] Oltre che nell’ Arianna, ella cantò anche nel balletto delle Ingrate, parole del Rinuccini, e musica del Monteverde : e da Torino, proprio al momento della lotta accanita, 13 giorni dopo l’invio della lettera al Cardinal Gonzaga, il Cav. […] Dimmi qual sì bel arco, Anzi amoroso artiglio, Ponesti al nero ciglio, Che prende l’alme e i cori in mezzo al uarco ? […] Ottenerassi al sicuro la supplicata grazia, poichè la Intercedente è la S. […] Di serafico ardor si riaccende la Peccatrice : al Pianto Pianto rende.
Recitava le parti di amoroso il luglio del 1659 a Livorno nella Compagnia del Principe Alessandro di Parma, come si ha da una sua lettera al Card. […] Annunzia al Grisanti che non potendo avere il carnovale di Roma, procurerà in ogni modo di ottenergli quello di Venezia, e raccomanda la pace in compagnia (il Grisanti con lettera delli 28 maggio gli aveva scritto di certi dissapori), minacciando di castigare i perturbatori alla forma che meritano. […] Prego Idio che mi sortisca come spero, che in hordine à quello gli ho promesso, ne uedrà effetti douuti al suo gran merito. […] S. non uoglia ajutarmi col scriuere anco lei al eccelª del sig. Marchese Canossa ; tutta uolta non mancherò al debito, et alla propria inclinatione, è porgendone hajuto sincero, prostrato le baccio il piede.
Fra le tante sciocchezze snocciolate al proposito dell’opera andreiniana, poteva mettere anche questa. […] Egli se ritorna in Toscana per presentare al ser.mo Gran duca il Poema che le dedica, finito e stampato qui in Bologna. […] A un dato punto si apre un antro, ove è immensità di luce, poi in essa luce un Crocifisso, davanti al quale Maddalena s’inginocchia e prega ; poi presoselo fra le braccia « e a capo chino rimirandolo, al suon d’un flebil Miserere passeggiato il teatro per un poco, parte ; e qui al suon di trombe s’apre la Gloria, dove si vedono molti Angeli, Maddalena altamente nello stil musical recitativo lodando. […] macera e convertita, vuoi che da terra al ciel faccia salita. […] Batta Andreini si è colla Maddalena lasciva e penitente levato molto al disopra degli altri scrittori comici italiani del suo tempo.
ta Comp.ª, sopra della scena, che si auerebbe da esser fratelli, sono come nemici chi da un ochiata torta, chi ride dietro al altro, e tra l’altre ogn’un dice, scriverò al Sig. […] Archivio di Stato di Modena, dirette al Computista del Ser. […] ra Leonora à pagato al S. […] ra Anna, ne scrivo al S. […] O scritto al S.
A questo infatti, col mezzo del signor di Rohan suo cugino, allora in Firenze, fece, il 21 dicembre '99 da Parigi, l’invito formale di recarsi nel suo regno, promettendogli ogni buon trattamento : e l’invito fu accettato per la Pasqua vegnente, e il Duca Vincenzo I il 19 aprile raccomandava con ogni calore al Duca d’Aiguillon e al Duca di Nevers i suoi bonissimi recitanti. […] Alla pagina 50 è il ritratto di Pantalone, riprodotto al nome di Pasquati. […] Seguiron nuovi inviti a più riprese del Re e della Regina al Duca e alla Duchessa e ad Arlecchino medesimo, il quale tuttavia persistè nel rifiuto. […] Assente il Re, pare non recitasse che al suo ritorno, il 12 gennaio 1621, all’ Hôtel de Bourbon ; poi, dal 6 al 28 aprile, a Fontainebleau. In una lettera della Regina Anna al Duca di Mantova del 6 marzo, sono lodi particolari del Martinelli, e in altra di Maria, la Regina Madre, raccomandandolo per la prioria di San Ruffino, a favore di un ecclesiastico suo parente.
La sapienza adunque precettiva che si occupa a far la guerra agli errori naturali ed a correggere le opinioni per inspirar costumi confacenti al disegno del legislatore, non merita al pari delle altre scienze la pubblica gratitudine? […] quanta ne rimane al l’uomo per norma delle sue passioni, allorchè crescono coll’età e diventano più robuste e imperiose? […] Chi al pari dì esso accoppia il diletto del passatempo all’utile del l’insegnamento? il dolor della correzione al piacer dello spettacolo? […] Che se gergone rassomiglia anche al jargon de’ Francesi, quale in ciò è la mia colpa?
Facendosi allusione al nome di Anna della regina ed al grado di Maresciallo del favorito, dicevasi nella farsa, che un mariscalco (che in Francia pur si chiama marèchal) avea voluto ferrare un asino, ( in Francia ane ) e ne avea ricevuto un calcio così gagliardo che n’era stato rovesciato al suoloa. […] La forma della commedia non si conobbe in Francia sino al regno di Errico II. […] Reca solo meraviglia (ei soggiunge) come gli ecclesiastici dipinti al vivo in tal commedia non si levassero punto a romore. Intorno al medesimo tempo Baif compose il Bravo commedia tratta da Plauto. […] Apostolo Zeno Annotaz. al Fontanini.
I Principi si opporranno riguardo al temporale (rispondono la Signora Sotte-Fiance e la Signora Sotte-Ocasion). […] Facendosi allusione al nome Anna della regina ed al grado di maresciallo del favorito, dicevasi nella farsa, che un maniscalco (che in Francia chiamasi pur marêchal) avea voluto ferrare un asino (in Francia ane) e ne avea ricevuto un calcio così gagliardo che n’era stato rovesciato al suolo3. […] La forma della commedia non si conobbe in Francia sino al regno di Errico II. […] Intorno al medesimo tempo Baïf compose il Bravo commedia tratta da Plauto. […] Zeno Annotaz. al Fontanini.
Lui morto, la vediamo continuar l’arte assieme al figliastro Giovan Battista (V.), col quale fu, dopo il 1790, in Compagnia di Pietro Rosa. […] Certo quell’occhio che sfavilla in viso A te compose di sua mano Amore ; Onde a chi 'l mira dolcemente al core Un dardo giunge da cui vien conquiso. […] Qual non ammira in Te senno e valore A l’ire, a i preghi, a gli atti, al pianto, al riso ? So ben che a i rari portentosi accenti Tiensi la Notte assai più bella, e parmi Che stian su l’ale taciturni i Venti ; E so che Febo a l’immortal tua laude Vili tenendo al paragon suoi carmi Lascia la Cetra, e col tacer l’applaude.
Esordì al Sannazzaro di Napoli in Compagnia Pietriboni, la quaresima dell’ '83 come amoroso, salendo dopo un triennio al grado di primo attor giovine con Lorenzo Calamai, per passar poi con Andò, nella nuova Compagnia di Eleonora Duse, dov'ebbe campo di farsi notare, per la eleganza e la correttezza della dizione, specialmente nella parte di Pinquet in Francillon di Dumas figlio, che creò con molto successo al fianco dell’illustre attrice, colla quale restò cinque anni. Fu poi due anni con Cesare Rossi (prima donna Teresina Mariani, ch'egli sposò, quando entrambi andarono a far parte della Compagnia Garzes), poi si diede al capocomicato in Società con Paladini, Calabresi e Biagi per un anno ; con Paladini per sei anni, e finalmente solo da cinque, amministratore egli stesso e primo attore assoluto. Questo il breve e fortunato stato di servizio di Vittorio Zampieri, il quale, recando sulla scena, oltre allo studio e alle chiare attitudini, tutta la gentilezza, tutta la dolcezza dell’indole sua, sa farsi ammirare e applaudire dai pubblici di ogni specie, al fianco della sua egregia compagna.
Scioltasi la Pezzana dalla compagnia, egli continuò trionfalmente al soldo del Boldrini, facendo il giro del Brasile : ma perdutivi di febbre gialla il capocomico e la moglie signora Cappella, e il primo attor giovine Ernesto Colonnello, tornò in Italia, dove, il’ 75, fece società con Alessandro Salvini, per passare poi primo attore scritturato con la Paladini, con cui fu a Lisbona, applauditissimo. […] Fu l’ ’85 primo attore e direttore della Compagnia Faleni, l’ ’86, un po’ della stabile al Teatro Rossini di Napoli, e un po’di quella condotta dal Bollini con la Tessero prima attrice. Formò pel triennio ’87-’88-’89 compagnia stabile al Manzoni di Roma. Costretto a partirsene il ’91 per malattia, fu sino al ’92 con Serafini ; dopo il qual tempo ebbe compagnia propria fino al ’95. […] Gli fu data al Brasile la croce di cavalier della Rosa, in Portogallo quella dell’ordine di Cristo, e da noi, ministro Coppino, quella della Corona d’Italia.
Di questa attrice, prima donna e capo comica, abbiamo la seguente lettera del 1663 al Duca di Modena : Serenissima Altezza Hippolita Gabrielli comica hunita con suoi Compagni ricorono alla benignità di Vostra Altezza Serenissima supplicandola a uolerli far gratia col suo benignissimo rescritto di concederli licenza di poter recitar opere, e Comedie per il suo felicissimo Statto come altre uolte à sempre hauto fortuna di seruire al Altezze Sue antesesori che di tal gratia l’oratrice e suoi Compagni pregarano Sua divina Maesta per la Sua Esaltatione, che della gratia quam deus…… Volendo dar principio al Finale, e poi a Reggio. […] Con questa data, a un dipresso, concorderebbe la Ippolita, prima donna, rimasta fin qui sconosciuta, di cui è parola nella lettera del Buffetto Cantù (V.) e del Dottore Nelli (V.) e in altra di Giovanni Parenti del 1655 da Venezia al Duca, in cui dà notizie de’teatri di Venezia, e ne promette sulla Ippolita, richiesta, pare, dal Duca, per aggregarsi a’ suoi comici. […] Nella lettera al Costantini egli dice (pag. 965) : verrò a servirlo io, la madre, figliuoli e servitore.
Fu lungo tempo al servizio dell’Elettor di Sassonia, e, tornato in Lombardia, entrò al San Luca di Venezia. Passò poi con Onofrio Paganini, e recitava il 1748 al Teatro degli Obizzi in Padova, ove s’acquistò molta lode, specialmente per una sua commedia intitolata Il Par onzino, in cui produsse una difesa dell’arte comica dettatagli dal Paganini, che terminava col seguente SONETTO Aver in finto oprar pompe d’onore, mostrar ne' scherzi sollevati ingegni, mover tutti gli affetti in un sol core, passar dal genio a provocar gli sdegni : Eccitar in un punto odio ed amore, di politica idea mostrar gl’impegni, esser scuola di speme, e di timore, aprir ad ogni mente alti disegni : Sollevar con virtù gli spirti oppressi, rinovar con piacer le altrui memorie, i fasti rammentar de' Numi istessi : I giorni degli Eroi colle vittorie in un fascio di scene avere annessi della comica azion tutte son glorie. […] Fu – dice il Bartoli – attore nella sua maschera molto esperto ; e accenna a un amore per una donna di elevata condizione che gli fe'dar di volta al cervello, non tanto però da vietargli di fare al cospetto del pubblico il più scrupoloso dei doveri.
Questo libro fu stampato In Venesia appresso i Bertani, 1614, in-12, con dedicatoria al Principe D. […] Quasi tutti gli zanni raffigurati nelle antiche incisioni hanno al fianco la scarsella, come vedremo. […] che se ’l ghe de vadagno, munel ghe slanzerà le cerre al coll ; no te squassar ; sta saldo, tiò al sbasidor, e tira zo el ghinaldo. […] Fu col Bazzi, col Vestri e col Fabbrichesi al fianco del gran De Marini. […] Mentre era il 1836 al Teatro Grande di Trieste, in Compagnia di Angelo Rosa, fu colpito dal colèra che lo tolse a i vivi a circa sessant’anni.
Nessun documento ci parla del valor suo artistico ; e forse egli era più bravo armeggione che buono attore, se, più tosto che Drusiano Martinelli, spesse volte veniva altrui designato fratello di Arlecchino, o marito di Madama Angelica, com’ egli medesimo si sottoscrive in una lettera al Duca di Mantova, del 17 settembre 1580, da Firenze. […] Ma se notizie non ci son pervenute di lui come attore, a bastanza ne abbiamo come uomo e come marito, in due lettere sue da Milano del 27 ottobre '91 e da Caravaggio del 9 novembre al capitano Alessandro Catrani, che il D'Ancona riferisce per intero (op. cit. […] Dopo di averne avvertito infruttuosamente il luogotenente del bargello, e lo Schermidore Giulio Tornelli, ne scriveva per ajuto al Consigliere Chesipio. […] Ma perchè circa otto giorni sono io li ho fatto intendere per la massaia che si trovi da vivere, che non voglio ch' egli viva de mio, mena rovina et parla di ricorso al Alt.ª Sua, et di più per haverli fatto sapere che quella casa è mia, poi che io ne pago il fitto (come mostrarò) et che se ne proveda d’una, tratta alla peggio sua moglie, con farli quella mala compagnia che S. […] E anche Tristano era siffattamente intricato nelle faccende del fratello, che da lui stesso sappiamo in una lettera del 2 maggio '98 al Duca, come entrambi fosser perseguitati e minacciati di morte ; onde chiedeva protezione al Duca, non volendo ricercar nè vendetta, nè giustizia, ma desiderando solo di viver da cristiani e giustamente.
Figlio del precedente, nato a Forlì il 1802, esordì a quindici anni come brillante, riuscendo dopo un sol lustro d’arte a replicar festeggiatissimo al Teatro Nuovo di Firenze il Bugiardo di Goldoni, e il Poeta Stracciapane, una stupida farsa ch'ei recitò in mezzo all’entusiasmo per ventidue sere. […] Tornò subito a'ruoli comici, passando, ancor giovine, dal brillante al caratterista, nel quale, coll’esempio del padre, riuscì eccellente. […] Majeroni al Fondo pur di Napoli ; ma non potè compierla ; chè colpito d’apoplessia, dopo diciotto mesi di infermità patita con cristiana rassegnazione, passò a miglior vita il 29 agosto del 1866. […] Oltre al sonetto dell’ opuscolo (pagina 562) e al brano della poesia che la sorella dettò per la malattia di lui, metto qui una odicina del Guadagnoli dettata (1832) pel medesimo soggetto. […] Ma or succede al dispiacere il conforto di vedere che il fucile della secca questa volta ha fatto cecca.
Francesco Bartoli dice al nome di Flamminia (op. cit. […] I, pag. 227) : « Nome teatrale d’un’Attrice, che faceva da prima donna nella Compagnia de’Comici Accesi diretta da Pier Maria Cecchini intorno al 1609. […] Qui metto solamente una lettera di lei al Ser. […] S. cominciai a credere che subito dovesse uscir di priggione, et piu me ne assicurai allora che mi fu detto l’jstanza che di esso haueua fatta al S. […] Rappresentando Delfa in tragedia, ispirò un sonetto al Sofferente Incognito (12) e uno all’Astratto (16) ; un madrigale al Riparato (51) e uno all’Affilato (85).
Nacque a Venezia il 19 marzo 1852 da Giuseppe Zago e da Maria Vianello, e mostrò fin da giovanetto inclinazioni e attitudini al teatro. […] Finalmente, dopo cinque anni d’incredibili peripezie, in cui la fame aveva pur sempre la più gran parte, a traverso plaghe inospitali, in barroccio, in carretta, a piedi, or cogli Stenterelli Serrandrei e Miniati, or con Benini e Gelich e De Carbonin e altri, recitando da vecchio e da giovine, da promiscuo e da mamo, e fin sotto le spoglie della maschera Faccanapa, contrapposto vivente e poco fortunato del Faccanapa di legno inventato dal Reccardini, che formava le delizie del popolo triestino, mentr' egli, Zago, era con Gelich, Tollo e Papadopoli al Teatro Mauroner, pur di Trieste, eccotelo – dico – finalmente di sbalzo (agosto '76) a Napoli con 5 lire al giorno, generico della Compagnia Veneziana di Angelo Moro-Lin, salutato da un fragoroso, unanime applauso al suo primo apparir sulla scena, dopo appena tre sere dal suo debutto. […] … » E di che deve il pubblico dolersi, ove l’artista egregio alle chiassate nell’Amor sui copi, o nel Campagnol ai Bagni al Lido, o nell’Albergo del Libero scambio aggiunga alcuna delle sue strampalerie, qualche suo granellin di pepe ? […] Bisogna conoscerlo personalmente, battere, dirò così, al suo cuore, e farglielo aprire, senza soggezione : su cento parole ottanta sono per Goldoni. […] Ed è con l’accenno a sì grande idea, e con due parole di lieto augurio, ch'io metto fine al mio piccolo dire : Dio voglia !
Era dunque nel’46 la seconda donna di Gustavo Modena, al fianco della Sadowski, di L. […] e poi lascia al tuo Dio cura del resto. […] Pensar tu dèi che di chi fece il torto è più caro al Signor chi lo sostenne. […] L’Adelia, al fianco di un Puricelli, che sosteneva con singolare maestria le parti di primo attore, tanto da parere artista provetto, vi fece la prima attrice, acclamatissima dalla prima sera. […] Si dovè aspettare che il suo corpo fosse composto sotto terra, perchè al sincero dolore dell’arte si aggiungesse alta, se non sincera, la palinodìa delle rigide concittadine.
Recitava una sera del ’66 al S. […] … Cominciò il Benini a recitar le parti di brillante nel ’74 al Teatro Balilla di Genova, fuor di Porta Pila, che fu incendiato, e ricostruito poi dal Chiarella in forma di teatro vero e proprio col nome di Vittorio Alfieri. E ho detto in forma di teatro, chè prima era un baraccone, con la loggetta al di fuori pe’suonatori chiamanti il pubblico sotto le spoglie di Pagliaccio, Arlecchino e Donna Cannone. […] Animati da ciò, andaron formando una Compagnia non delle peggiori, con proprietà di abbigliamento e di allestimento scenico ; tanto che, mentre essa al suo esordire era composta di quattro attori, finì poi coll’averne ben trenta ; il pubblico scamiciato restava al di fuori a guardar le eleganti signore che scendevan di carrozza per recarsi al teatro ; e l’incasso della stagione, che durò tre mesi, fu di 37,000 lire.
Giraud Edoardo, la più bella macia del teatro milanese, nato a Milano da un negoziante di seta, entrò giovinetto nel collegio di Gorla minore, compagno ai Dal Verme e ai Borromeo, passando poi al liceo Longoni, poi al politecnico di Zurigo, dov’ebbe a professore l’ex-ministro De Sanctis, e dove compiè i suoi studi. […] Non v’è stato personaggio dinanzi al quale si sia ritratto spaurito. […] Al pari del francese Delaunay, fa ancor l’amoroso a circa sessant’anni ; talvolta ancora si avventura al salto mortale. Noi gli auguriamo di non esser secondo al collega Fiorilli, il grande Scaramuccia, che alla Comedia italiana di Parigi dava ancora il famoso schiaffo col piede a oltre ottant’anni. Ai pregi dell’attore vanno congiunti quelli dell’autore ; chè il Giraud ha dato al teatro milanese gran numero di lavori vuoi originali, vuoi tradotti, o ridotti, o rinnovati.
V. si compiacera di far conoscere al suddetto quanto gli sia stata fruttuosa la mia intercessione, e qui raccordando a V. […] r Duca di Modena Di fuori : (Rescritto della Cancelleria) s’ è scritto al S. […] A diciotto anni, in compagnia di Ciotti, Barsi e altri, cominciò a recitare in un teatrino improvvisato, e dal '53 al '62 si scritturò con lo Stenterello Landini al Teatro della Piazza Vecchia, per le sole stagioni di Carnevale e di Quaresima, e con Laura Bon (V.) per le domeniche dell’estate al Politcama. […] Scritturato il '67 con Alamanno Morelli, fu con lui Caratterista fino al '79, per passare poi nella nuova Compagnia Marini e Ciotti, dalla quale uscì per recarsi con Emanuel a' Fiorentini di Napoli.
Niuna cosa nella formazione di essa fu lasciata indietro, niuno ingrediente, niun mezzo, onde arrivar si potesse al proposto fine. […] Qual cosa in somma si può egli aspettare che riesca di buono da una banda di persone dove niuno vuole stare nel luogo che gli si appartiene, dove tante soperchierie vengon fatte al maestro di musica, e molto più al poeta, che dovrebbe a tutti presiedere e timoneggiare ogni cosa, dove tra’ cantanti insorgono tutto dì mille pretensioni e dispute sul numero delle ariette, sull’altezza del cimiero, sulla lunghezza del manto, assai più mal agevoli ad esser diffinite, che non è in un congresso il cerimoniale, o la mano tra ambasciadori di varie corone? Somiglianti abusi converrebbe innanzi tratto toglier via, onde al poeta singolarmente fosse ridato quel freno che gli fu tolto ingiustamente di mano, e co’ più vigorosi provvedimenti saria mestieri ogni cosa riordinare e correggere. Che già niun legislatore non si metterà a dar nuove leggi in uno stato sconvolto, se prima i magistrati non vengano rimessi in autorità; né si accosterà un capitano al nemico, se non abbia prima dal suo esercito sbandita la licenza e il disordine. […] E come mutar potriano, salvo se nella corte di un qualche principe caro alle Muse presiedesse al teatro un abile direttore, in cui al buon volere fosse giunta la possa?
Pare che la Compagnia tornasse al Rangoni di Modena anche l’estate del '49. […] Fatto poi questi pubblicare dal Bettinelli il teatro di Goldoni, senza il di lui consenso, tanto egli se ne asprì che ruppe il contratto, passando a scrivere pel Teatro San Luca : e ciò fu al 15 febbraio del 1752. Ricorse allora il Medebach all’ opera dell’ Abate Pietro Chiari, il quale, se ben per nulla comparabile al Goldoni, ne fu tuttavia un formidabile antagonista. […] Lo rivediamo l’estate del '63, del '66 e del '74 in Milano, e al suo partirne, gli furon volta per volta rinnovate le Patenti del Duca. […] Ma recitandosi con buon successo le nuove traduzioni della Caminer al Sant’Angelo, e con immensa fortuna le imitazioni dallo spagnuolo di Carlo Gozzi al San Luca, il povero Medebach (recitava allora al San Gio.
Nel 1799 rappresentò al Teatro del Fondo in Napoli una delle prime parti del Bruto di Alfieri, e fu applaudito. […] Quanto ai costumi e all’indole del Blanes, possiam quasi ciecamente attenerci all’ottimo giudizio del Niccolini, se ci facciamo a pensare al suo testamento dettato dinanzi al notaro Cecchini e ai testimoni Dott. […] Artista nell’anima, coscienzioso, preciso al cospetto del pubblico, doventava un semplice e modesto mortale fuor della scena…. […] Dal ’96 al ’98 fu in compagnia di Antonio Goldoni e di Pietro Perotti. […] Maritatasi la figlia al Colomberti nel ’27, Antonio Belloni si ritirò dall’arte, istituendo una agenzia d’affari per l’arte comica in Bologna, ove morì nel ’42, a 83 anni.
Queste contese e la grande rivoluzione avvenuta nella costituzione dello stato, impedirono il progresso della drammatica sino al ritorno di Carlo II. […] E sebbene egli ceda di gran lunga al poeta spagnuolo per fecondità, non per questo diventa minore ne’ punti additati la loro rassomiglianza. […] Egli non meno che Congreve vollero opporsi, ma con poca riuscita al Collier, che nel 1698 produsse contro il teatro inglese il suo Quadro dell’empietà, e dell’irreligione. […] Uomo d’ingegno, osservator sagace, e spiritoso dipintore, ritrasse al naturale i costumi di quella corte, copiandone le ridicolezze e le bassezze con forti colori. […] Dovevate anzi pensare che noi altre donne al pari degli uomini ci serviamo di questa maschera per ingannare il pubblico.
Per servir sempre al possibile all’istorica veracità in ogni parte di quest’ opera, conviene quì aggiugnere una nota al libro III contenuto nel presente volume, indi due correzioni, giunte, o miglioramenti al precedente. Si vuol dunque in prima apporre in fine del capo I alla pagina 31 di questo tomo, dopo le parole curiosamente si rintracciano, la seguente nota: (1) Con singolar nostro compiacimento vediamo che il chiar. cavalier Tiraboschi nelle sue addizioni al tomo IV pag. 343 siasi mostrato egli stesso propenso a reputar drammatiche ed animate con parole le rappresentazioni del secolo XIII della Compagnia del Gonfalone, ed altre simili. […] Ecco poi le due enunciate correzioni al tomo II che presento a’ miei gentili lettori, approfittandomi delle dotte insieme ed obbliganti insinuazioni di un valoroso nostro Letterato che mi onora della sua preziosa amicizia. […] Amaduzzi nella sua seconda edizione dell’Alfabeto Etrusco premessa al tomo III Pictur. […] Di un altro putto Etrusco che si vuole trovato sin dall’anno 1587 vicino al Lago Trasimene, e poi rubato dal Museo del conte Graziani Perugino, e ricuperato indi a molti anni, favellarono il P.
Adolescente, ogni qualvolta gli veniva fatto di raccapezzar qualche soldo coll’arte sua (dopo tante e diverse prove, s’era dato definitivamente all’oreficeria), si recava co’suoi al teatro della commedia, alla quale si sentiva inconsciamente attratto, sin da quando, bambino, sentì recitare al teatro della Piazza Vecchia, ora distrutto, il rinomato stenterello Amato Ricci. La prima impressione veramente artistica ricevette una sera dell’Avvento al Teatro del Cocomero, oggi Niccolini, in cui il celebre Taddei rappresentava il Barbiere di Gheldria dell’Avelloni (V.). […] Il’48 troncò d’un colpo quei primi passi della sua carriera artistica ; ma tornato di Roma, e recitata in Montedomini la parte di Egherton nell’Orfanella della Svizzera con successo di applausi, determinò di darsi intero all’arte, scritturandosi con Lorenzo Cannelli, stenterello, e da questo passando con Raffaello Landini, stenterello anch’esso, col quale stette a recitare, prima a intervalli, poi (quaresima del’61 al ’63) stabilmente con sua moglie Cesira. Il ’64 fu diviso tra la scena (con Carolina Santoni, celebrità allora al tramonto, e con Lodovico Corsini, altro stenterello) e il Pontevecchio, ove la necessità l’aveva ricondotto. […] Fu dal ’67 al ’71 con Luigi Pezzana, il ’71 e ’72 con Francesco Sterni, per passare finalmente la quaresima del ’73 con Giuseppe Pietriboni, col quale stette sino a tutto il carnevale del ’94.
E così Buonamici ogni giorno è accompagnato dagli sbirri al concerto e alla recita, e riaccompagnato dal teatro alle carceri. Restituisce all’Impresario del Valle 20 scudi e resta al S. Carlino, per ordine del Re, fino al 1779. Lo troviamo poi nel 1796 primo attore della gran Compagnia, sempre al S. […] E nella stessa qualità e pressochè cogli stessi compagni era al S.
Un disastro bancario gli tolse tutto, ed egli dovette ricorrere a ogni mezzo per campar la vita, passando dal maestro di scuola al pittore, dall’impiegato al cantante di operette. […] Oggi percorre, capocomico festeggiatissimo, l’Avana e il Messico ove rimarrà fino al gennaio 1903 ; per tornarsene dipoi in Italia, col proposito di riprender nella lingua patria l’antico ruolo di brillante. […] La vediamo l’autunno del 1795 al San Cassiano di Venezia, impresaria Marta Coleoni, e il 1813 nella Compagnia di Luigi Parrini, nella quale, il 1° maggio, invitò con versi sdruccioli il pubblico lucchese alla rappresentazione di suo beneficio, che fu Ferdinando II Granduca di Toscana alla Villeggiatura di Pratolino con Francesco Fagiuoli buffone di Corte. Coll’avanzar degli anni si diede al ruolo di madre.
Fu scolaro del primo Stenterello Luigi Del Bono ; ma l’opera del maestro ridusse al grottesco : il sorriso diventò sberleffo, il riso sghignazzata ; in cotesti sberleffi e sghignazzate egli si grogiolava. […] Talvolta il Cannelli, attore-specialità si aggregava solo, a simiglianza de’ grandi, a compagnie comiche, per rappresentazioni straordinarie : lo vediamo infatti al Pantera l’autunno 1825 colla Compagnia Zocchi, e al Giglio la primavera del 1829 con quella di Bergamaschi. Quanto al repertorio Cannelliano, i soliti spettacoloni con trasformazioni, combattimenti, naufragi, incendj, in cui lo Stenterello ci faceva la solita parte di servo perseguitato dai ladri, dalle ombre, dalle balene, ecc., ecc. […] Degl’ inviti al pubblico per la beneficiata si parla ai nomi di Anzampamber e di Ricci. Ora è lo Stenterello che numera al pubblico i suoi creditori, ora è un dialogo co’ creditori stessi.
L’una e e l’ altra appartengono al teatro Italiano. […] Moliere, Lulli, Cornelio, Quinault lavorano ad un sol componimento destinato al piacere di Luigi XIV. […] Niuno al pari di lui possedeva l’arte di scoprire il ridicolo d’ogni oggetto: niuno mosse con più fortuna e destrezza la guerra agl’ impostori: niuno innalzò la poesia comica sino al Misantropo: niuno copiò più al vivo la natura seguendola da per tutto senza lasciarla prima d’ averne raccolti i tratti più rassomiglianti. […] Il suo Giocatore si avvicina molto al gusto di quel gran comico. […] Linguet al suo Teatro Spagnuolo.
Di ritorno dalla Russia, Algarotti conobbe Federico II e si fermò prima a Berlino, dal 1740 al 1742, e poi a Dresda presso Augusto III elettore di Sassonia dal 1742 al 1746; da lì ritornò a Berlino, dove rimase fino al 1753. […] Proprio nel 1700 il secolo esordiva con la decisa censura di Giovan Mario Crescimbeni12 che aveva negato legittimità letteraria al dramma per musica, al quale attribuiva la corruzione di ogni regola poetica e la negazione di ogni intento educativo della poesia. […] Il tema del rapporto tra testo e musica, centrale nelle redazioni precedenti, diventa una delle problematiche del teatro per musica che deve essere considerata in relazione al sistema complessivo. […] I) e la stessa dedica rivolta al Barone di Svertz, Direttore de’ divertimenti teatrali nella corte di Berlino. […] La dedica al barone di Svertz è datata Mirabello, 6 ottobre 1754.
Giva cosi il Voltaire avvicinandosi al Cornelio, al Racine, al Crebillon, mostrando però ne’ tratti del suo pennello una maniera a se particolare. […] Così quest’enciclopedista, al contrario di ogni altro, perdeva coll’esercizio; e forse disingannato al fine abbandonò un genere a’ suoi talenti inaccessibile. […] Quel suono continuava anche nell’intervallo dall’atto IV al V. […] Il Greffiere al di sotto di essi siede con una tavola davanti. […] È condotto dietro al fondo del teatro.
Si racconta che al famoso monologo dell’Amleto, egli, una volta, proferito il primo essere…. […] E di tali nervosità ebbe prove, a volte troppo accentuate, specialmente la moglie Giuseppina Ferroni, una delle più avvenenti attrici del nostro teatro di prosa, seconda donna di pregio, ammirata e festeggiata a Parigi al fianco di Adelaide Ristori. Ma quando la febbre dell’arte lo coglieva, quando la sua mente era intera nel personaggio che egli rappresentava, quando si mostrava al pubblico sicuro di sè, padrone assoluto della sua voce, del suo gesto, della sua concezione, quale artista ! Recatosi all’Arena Nazionale di Firenze, avanti al ’70, fu tale il successo ch’egli ebbe coll’Amleto in una di coteste sere di lucido intervallo, che fu istantemente pregato, cosa non mai accaduta nè prima, nè dopo di lui, di trasportare le tende al Teatro Pagliano per meglio appagar le esigenze del pubblico. […] Il Capelli vive oggidì a Bologna, passando le notti al Caffè del Corso tacito, isolato, guardando i cerchi di fumo che s’alzano dal suo sigaro, e nè men forse ascoltando chi parla intorno a lui.
Come gli andasse la piazza di Napoli sappiamo dalla seguente lettera, che la moglie scrisse al Duca, l’anno dopo che furon tornati da quel disastroso viaggio. […] S., ha impignato tutte le sue Gioie per ottanta doppie al Banco di S. […] Della Compagnia del ’75 si è riferito l’elenco al nome di Areliari. […] Il 1682 Egli si disfece della compagnia, dandole in dono 240 doppie in ragione di venti per ciascheduno (una doppia d’Italia valeva trentatrè lire) : ma la vediam ricostituita al suo soldo l’ ’86 con pochi mutamenti, alla quale con ordine al tesoriere Zerbini del 28 giugno, il Duca Francesco assegnò a titolo di sussistenza due doppie il mese per ciascuno, cominciando dal primo giorno di maggio. […] , e Narici – Orazio), mosser lagnanza al Duca di Modena con lettera da Lodi del 16 xbre ’87, invocando la grazia di recarsi alla Piazza stabilita.
Humili inchinan voi tutti coloro, nei quali spirto di ragion si vede ; et chi più v'alza al Ciel, chi più vi cede, più di ciò che far dee serua il decoro. […] La Maestà del compor vostro altero, lodando il mondo, in suon chiaro, et profondo, acquista fede al mio giuditio intero. […] Gran parte vi ha l’Eco, il quale comincia a farsi sentire in un lungo monologo di Pantalone al primo atto, tutto a bisticci : La sorte s’urta, e fa che morte m’urta se vago vuogo, e se sto fermo formo affanni, e fanno che me liga e laga la fina funa, che me strinze e stronza e moro, e miro se con passi posso far scherno e scorno, a chi mi tira in tara le parche porche se le fila il filo della mia vita, vota d’ogni degni contenti……… e via di seguito per trentacinque versi, dopo i quali comincia una comica lotta di parole con l’Eco, che torna poi in scena, per dir così, con Titiro al secondo atto, e con Montano, poi con Graziano e Bergamino, e con Fiammella e Ardelia, al quarto. Non ispregevole pastorale, non certo delle peggiori, è codesta Fiammella, in cui, oltre alla felicità dell’orditura, alla maestria della condotta, al fantastico di certe scene, sono versi abbastanza garbati come i seguenti che tolgo dalla scena undecima dell’atto quarto. […] andriano per levar il ferro a Marte, pur che ciò fusse grato al suo Signore.
Ecc.ª cagionarono, che dieci giorni sono, la Leonora ed’io promettessimo al Carpiani, et Cau. […] Francesco Bartoli fa nascere il Fidenzi intorno al 1596. […] Ma allora avrebbe dovuto nascere intorno al 1580, o poco più. […] Qui le Sceniche Muse al cenno pronte Di verde serto ornarla ; e all’Indo e al Moro Le virtù di Giuseppa andar più conte. […] La mala condotta d’un unico figliuolo, Cesare, condotto anzi tempo al sepolcro, finì di atterrarlo.
Saverio, fondate il vostro sospetto, che la mia descrizione pregiudichi al gusto Spagnuolo? […] La construzione de’ Teatri di Madrid nulla ha di repugnante al gusto. […] Lampillas, altrimenti l’avrebbe posto alla vista, e ripetuto al suo solito più di una volta. […] Niuna offesa parmi che ne ridondi al gusto, se si osserva che esse possono essere una specie di asilo della male intesa libertà del volgo. […] Lampillas, che al vederne la lista trasecolareste.
Bartoli-Ricci), e fu dallo zio mandato paciere al Gozzi, perchè riprendesse il suo ufficio di Protettore della Compagnia. Gli fu assegnata la parte di Don Adone nelle Droghe d’Amore di esso Gozzi, rappresentate al Teatro S. Salvatore in Venezia il 10 gennaio dell’anno comico 1776-77 e cagione di tante noie, di tanti fastidi, di tanti pettegolezzi al proposito appunto di quella parte ; chè in essa vide la Ricci ritratta la figura del Gratarol suo benefattore. La parte poi, tolta al Benedetti per raggiri del Sacchi, fu recitata da Giovanni Vitalba, che cedè al Benedetti la sua, quella di Don Alessandro gran Cancelliere del Duca ; essendo la quale di carattere d’un geloso furente, molto comica e teatrale, il Benedetti, attore di maggior fuoco del Vitalba, avrebbe, a detta del Sacchi, sostenuto quel carattere molto bene, e tenuta allegra una gran parte della Commedia (V.
Piemontese, del Moncenisio, nato il 1640 circa, fu comico al servizio di Ferdinando Carlo per diciassette anni, e richiesto il 1685 dalla Maestà Cristianissima di Francia, Le fu concesso con lettera dello stesso Principe datata di Mantova il 14 marzo, nella quale era il più ampio ben servito che dir si potesse. Forse nei diciassette anni ch'egli fu al servizio di Ferdinando, si trovò a essere ceduto, come spesso accadeva, a qualche altro principe : e mi pare si debba identificare pel Ranieri questo Aurelio che dal Duca di Mantova è dato al Duca di Modena, in cambio del Parrino (V.), che Questi cedeva a Quello. […] Recatosi l’ 85 a Parigi, Bartolomeo Ranieri vi esordì nell’aprile, assieme al Pulcinella Fracanzano, quale secondo Innamorato, al posto dell’ Ottavio Zanotti.
Fiorentino, fu artista di assai pregio per le parti comiche, fiorito al tempo in cui Goldoni era al soldo di Medebach. […] Passò nel 1753 al Teatro S. […] E tal fatto mise innanzi al pubblico il Goldoni nella introduzione a quelle recite autunnali, che è nel tomo quinto del Nuovo teatro comico (Venezia, Pitteri, mdcci. viii). […] Siamo riscontrati dal Giudice di Reggio, che nella sera de' 30 dello scorso novembre, restò gravemente ferito in rissa tra le scene di quel Teatro con colpo di Spada dal Comico Lucio Landi fiorentino Giuseppe Spisani Bolognese vomo al seruigio della Compagnia Comica, che attualmente sta in esso recitando ; e che nella sera de'5 corrente cessò di vivere. […] …………………………… Tavola di Stato – 7 febbraio 1770, …………………………… Con nostro ossequiatissimo Dispaccio de' 13 del prossimo passato Dicembre fu riscontrata Vostra Altezza Serenissima dell’ Omicidio commesso in Reggio dal Comico Lucio Landi, stato colà sin’ora carcerato, in persona di Giuseppe Spisani Bolognese Vomo al servigio della Compagnia Comica, che in allora recitava in quel Teatro, e di cui l’Omicida n’ è il Capo, viene in oggi d’essere dal Consiglio Criminale risoluta la di lui Causa colla decretata dichiarazione, che attese le circostanze concorse nel predetto Omicidio, e particolarmente la qualità del medesimo stato eseguito a propria necessaria difesa, debba rilasciarsi « ex quo satis » quindi secondo le provvidenze portate da' Sovrani regolamenti abbiamo ordinata la esecuzione dell’ anzidetto Decreto nell’ atto stesso, che ne facciamo il presente rispettabilissimo rapporto a Vostra Altezza Serenissima a disimpegno de' proprii nostri doveri.
Adunque l’invenzione di questo Dramma appartiene di tutta ragione all’Italia, benchè sembrasse diversamente al P. […] In secondo luogo dite, che Castillejo certamente fiorì da’ primi anni del secolo sino al quaranta. […] Dite in oltre ch’ei fiorisse verso il 1530. fino al 40. […] Mi ristringo solo a domandare, se pare al Sig. […] Ma per non poter essa pervenire al merito della prima avrà cangiata natura?
Bianchi il riferire al XVII l’Arlecchino, il Dottore, il Pantalone, il Brighella, il Capitano Spavento; imperciocchè in molti componimenti del XVI si vede introdotto il Dottor Graziano, ed il Soldato millantatore, e nella composizione musicale di Orazio Vecchi intervennero, il Dottore, il Pantalone, il Brighella. […] Quanto al fine si è già veduto nel volume I che gli antichi avendo bisogno per la vastità de’ loro teatri di accrescere la voce, e di avvicinare il personaggio al numerosissimo uditorio, vi provvidero colle maschere. […] Presso gli antichi tutti gli attori rappresentavano mascherati, essendo tra essi un delitto di mostrarsi al popolo con volto nudo; e se tra’ Romani alcuno deponeva la maschera era solo in pena di avere male rappresentato, per soffrire a volto scoperto le fischiate della plebe. […] Gli antichi finalmente accompagnavano la maschera della testa con tutto il vestito, in tutti gli attori accomodandolo alla nazione, al carattere, al tempo; e non commettevano l’error grossolano di vestirne una parte alla moda corrente, e di abbagliare il rimanente alla foggia de’ contemporanei di Agamennone, o di Giano. Ma gli strioni d’Italia tra i Florindi e le Beatrici che imitano le vesti, le moine, le caricature più recenti, hanno mescolato quattro lasagnoni con abiti fantastici, o al più usati in altri secoli.
Bianchi il riferire al XVII l’Arlecchino, il Dottore, il Pantalone, il Brighella, il Capitano Spavento; imperciocchè in molti componimenti del XVI si vede introdotto il Dottor Graziano e il Soldato millantatore, e nella composizione musicale di Orazio Vecchi intervennero il Dottore, il Pantalone, il Brighella ecc. […] Quanto al fine si è già veduto nel volume I che gli antichi avendo bisogno per la vastità de’ loro teatri di accrescere la voce e di avvicinare il personaggio al numerosissimo uditorio, vi provvidero colle maschere. […] Presso gli antichi tutti gli attori rappresentavano mascherati, essendo tra essi un delitto il mostrarsi al popolo col volto nudo; e se tra’ Romani alcuno deponeva la maschera, era solo in pena di avere male rappresentato, per soffrire a volto scoperto le fischiate della plebe. […] Gli antichi finalmente accompagnavano la maschera della testa con tutto il vestito, in tutti gli attori accomodandolo alla nazione, al carattere, al tempo; e non commettevano l’error grossolano di vestirne una parte alla moda corrente, e di abbigliare il rimanente alla foggia de’ contemporanei di Agamennone o di Giano. Ma gli strioni d’Italia tra i Florindi e le Beatrici che imitano le vesti, le moine, le caricature più recenti, hanno mescolato quattro lasagnoni con abiti fantastici o al più usati in un altro secolo.
La servetta della Compagnia Imer al San Samuele. […] La fragil canna colla maestra man stringo, e vi adatto amo ed esca in un punto, e poi su queste che spuntano dal suolo erbe novelle, Lieta m’affido, e ricca preda io faccio, pria che il raggio del Sol l’onda riscaldi, de' muti pesci al nostro cibo eletti. […] parte l’infido, e me qui lascia tradita, e sola al mio dolore in preda. […] Arresta i passi, e riedi a questa che al tuo desire, al tuo costume abbietto ardisti d’immolar semplice Donna. […] Ma invan mi lagno, e di mie voci al suono sordo è il mar, sordo è il ciel.
Il 1754 era con Domenicantonio di Fiore al Casotto del San Carlino ; dal '63 al '69 ottenne, per farvi commedie, un rimessone dei Reverendi Padri Agostiniani a Portici. Il '70, fatto vecchio, fu per essere licenziato di compagnia, ma con una supplica al Re, vi rimase fino all’ '82. Vistosi abbandonato e ridotto alla miseria, avanzò una supplica al Re per ottener grazia di « esporre una statua di cera del Servo di Dio Benedetto Labre, senza riscuoter nulla eccetto che qualche limosina che graziosamente gli si darà. » Ma la statua non attira nulla.
Rodrigo vuol condurre Anagilda al campo. […] quale accrescimento al tragico? […] Passiamo al Gerbino, ed al Corradino ch’egli accarezzò e riconobbe per sue. […] Ma questo breve indugio diviene sospetto al re. […] Questa gioja dunque stavalo aspettando al molo.
È lo stesso Duca di Modena che si rivolge al Cardinal Legato di Bologna, pregandolo di chiamare a sè il Lolli e di persuaderlo con belle promesse ad accettare l’invito di far parte della Compagnia del Duca, al che pare si fosse mostrato renitente. […] Ma il '77 era a Verona al servizio del Duca di Modena. […] A questo viaggio di Londra si riferisce l’altra sua lettera da Lione al comico Francesco Delli Angioli (V.). Con lettera del 3 marzo 1683, il Duca di Mantova scriveva al Duca di Modena, per chiedergli insieme ad altri comici il Dottor Brentino, da aggregare alla propria compagnia. […] E lo troviamo del '92 sempre al servizio del Duca, a cui scrive da Ferrara Luigi Bentivoglio, pregandolo di concedere la permissione al Dottor Brentino di trasferirsi a recitar colà nella compagnia da lui protetta.
Comico, istoriografo e poeta egregio, del quale si discorre distesamente al nome di Vincenza Armani, fiorì nella seconda metà del secolo xvi, recitando le parti di Innamorato sotto il nome di Aurelio. […] È certo però che il Valerini non ne faceva più parte nell’aprile dell’ '84, secondo l’elenco che abbiam dato al nome di Pelesini. […] Cento Madrigali, dedicati al M. […] Della sua prosa s’è dato largo esempio al nome dell’Armani, ove il lettore troverà gran parte dell’orazione funebre in morte di lei. […] Quindi pon dell’oblìo squarciar il velo l’alme, e membrando il nido lor primiero per voi Vincenza al Ciel spiegar le penne.
A sedici anni, mentr’era l’amorosa ingenua della Compagnia Battaglia, fischiata al San Giovan Grisostomo di Venezia la prima attrice Tassani, fu essa chiamata a sostituirla ; e tanto piacque al pubblico, che fu confermata nella Compagnia col ruolo assoluto di prima donna. […] Chiari figli d’Euganea, eccovi innanzi la Nina vostra (ah si permetta al grato e sensibil mio cor si caro vanto !). […] Almen concesso a lei sarà di morire al tuo fianco ! […] per ottenere, forse, al pari di me, di esser dimenticata ventiquattr’ore dopo di aver lasciato il teatro ? […] A Lei bambina Melpomene e Talia segnava il Fato Educatrici ; ma così non volle, E al tuo cuore, al tuo senno la commise Il Dio di Cirra, ed obbediva al Fato.
Fu infatti lo Zanarini capocomico dal 1782, cioè dall’uscita dalla Compagnia Sacco, del cui tempo il Gozzi ci ha lasciato la seguente notizia, nell’Amore assottiglia il cervello, al 1790. […] Cessato di essere capocomico, si scritturò con Antonio Goldoni, primo attore con scelta di parti e direttore ; e con lui stette fino al '95, anno in cui passò con Luigi Perelli, col quale lo vediamo quell’ autunno al San Luca di Venezia sostenere per la prima volta le parti di padre. […] Levato poi di buon mattino, lo fe' tosto atterrare da contadini al par di lui intolleranti, e lieto dell’opera sua se n’andò nella vicina chiesetta a celebrar la messa. […] Poche ore dopo, colpita da sincope, anche la vecchia madre morì ; e Petronio, avutane l’orribile nuova in Bologna, fuggì tosto al colmo della disperazione a Venezia, dov'era la Compagnia Goldoni, che gli fece, ma sempre indarno, le più vive premure perchè trovasse nel ritorno alle scene la distrazione indispensabile al suo dolore. […] Disse : ed il volto suo tergendo alquanto, tregua con lei formò la dolce guerra, mentr'io piansi di gioja al suo bel pianto.
Fu comico al servizio del Duca di Modena, e le notizie cominciano in quell’Archivio dal’ 47. […] L'agosto del '55 egli era a Genova, come si rileva dalla lettera inviata a Modena al Conte Cimicelli (V. […] Notizie queste esattissime di certo, perchè riferite al Locatelli da Eularia, come tutte le altre concernenti lei stessa. […] A chi volle alludere in quel passo al Duca : con tutta la mia povera famiglia ? Alla moglie, al padre, alla madre ?
Qual cruda spada al cuore de’ miseri genitori? […] Io porterommi al tempio (ella dice nell’atto III), mi scoprirò al tiranno, gli trarrò dal capo la corona, farò provargli tutta l’ira mia. […] Toccò al Varano e al Granelli il vanto di dar nuova fama all’italico coturno. […] La dizione è nobile, convenevole al gran fatto, e spoglia di ornamenti quasi sempre inutili al tragico che sa le vie del cuore. […] Domandiamo con rispetto al chiar. ab.
Un ultimo lampo di viltà e d’angoscia al momento di entrare in scena, poi divento freddo e calcolatore come un giudice. […] E Otello da tanti anni al servizio della repubblica, capitano di ventura, nato da stirpe regia, gentile come una fanciulla, buono ed ingenuo come un bambino, dovrebbe dimostrare al pubblico un’indole selvaggia ? […] quanti di coloro che, appena mediocri, apparvero al suo fianco più che sufficienti, oggi tornati, lontano da lui, men che mediocri, dovran ricordarsi del loro grande maestro ! […] Fra le curiose originalità di Giovanni Emanuel era quella di parlare al pubblico, ogni qualvolta gli se ne porgesse l’occasione. […] Gli amici, più che i medici, gli affibbiarono, sin dal ’67, una tisi, per la quale egli fu spacciato una ventina di volte al meno.
(Pref. al Gustavo Modena, Città di Castello, 1884). […] Quanto al fisico e all’indole sua, egli dice (op. cit. […] Mi par di vederlo quando entrava in iscuola tutto burbero e accigliato ; eppure, al suo apparire, un lampo di gioia brillava nel viso di noialtri scapati. […] Il Vestri, senza tante parrucche, dava un’acconciata alle poche ciocche de’suoi capelli, e usciva dalle quinte con fisonomia, con voce, con modi talmente ottemperati al suo personaggio, ch’ei poteva rappresentare tutta quanta la umanità, e nelle parti promiscue, ove la natura umana è dipinta come è realmente, faceva piangere e ridere al tempo stesso, come ebbe a dire anche il Byron. […] ) fra’ comici al servizio di S.
L’una e l’altra appartengono al teatro italiano. […] Moliere, Lulli, Cornelio, Quinault lavorano ad un sol componimento, destinato al piacere di Luigi XIV. […] Niuno al pari di lui possedeva l’arte di scoprire il ridicolo di ogni oggetto: niuno mosse con più fortuna e destrezza la guerra agl’impostori: niuno innalzò la poesia comica sino al Misantropo: niuno copiò più al vivo la natura seguendola dapertutto senza lasciarla se non dopo di averne raccolti i tratti più rassomiglianti. […] Il suo Giocatore si avvicina molto al gusto di quel gran comico. […] Di lui è pure rimasta al teatro una imitazione dell’Eunuco di Terenzio intitolata il Mutolo.
Per la qual cosa, al fine scoperto, fu scacciato di casa. […] Io sto dietro al Conte di S. […] Il Fiorilli al suo arrivo informerà V. […] – Scaramuccia è sempre a Fonteneblò e. al ritorno del conte di S. […] Parti e mi à lascato 2 lite contro di me, una al casteleto, e l’atra al parlamento che sinora ò speso ni lite cento scudi e non ò anchora fenito e non ò un ora di riposo.
Fu con Antonio Marchesini ; poi, a Malta, con Maria Grandi ; poi a Napoli (nel 1774 era al San Carlino, con Teresa Martorini, probabilmente la moglie, e firmava, insieme a' suoi compagni, con a capo Don Tomaso Tomeo, una supplica al Re per ottenere che fosse attenuata la gran concorrenza che avevan ne' teatri Nuovo e Fiorentini) (V. […] Viveva ancora al tempo del Bartoli (1782), il quale ci fa sapere com’ egli a Malta scrivesse un Prologo in versi martelliani, « dove finse che i comici agitati da una burrasca si trovassero vicini a naufragare ; e che poi assistiti da Netunno (il quale lasciavali con questi due versi : restate dunque amici al puro aer sereno, che a riposar men torno ad anfitrite in seno), potessero felicemente in quell’ Isola approdare, e far servitù a quella Nazione, come di fatto poi fecero. »
L’EDITORE A CHI LEGGE Dopo che il noto autore della Storia Critica de Teatri antichi e moderni l’ebbe pubblicata in Napoli in sei volumi dal 1787 al 1790, malgrado delle sue gravi cure e fatighe non mai perdè di mira il suo argomento, ed andò raccogliendo non solo ciò che potesse vie più illustrare la storia e l’erudizione teatrale antica e moderna già descritta, ma quanto rimaneva a narrarsi comparso posteriormente sulle scene Europee o per le stampe nel corso degli ultimi sette anni. […] Nacque da ciò il mio pensiere di pubblicare in Napoli con tali notamenti un volume settimo in continuazione de’ sei dell’edizione napolitana, e l’autore si compiacque, annuendo al mio disegno, accordarmi il manoscritto domandato di tutte le addizioni che oggi chiudonsi in questo volume. […] La I comprende la Lettera indirizzata al veneto editore, le Aggiunte già rimesse al Pepoli pe’ due primi tomi, le altre posteriormente unitevi, e quelle per gli altri tre tomi sino al quinto inclusivamente.
Recitò per molto tempo a Venezia, poi fu chiamato al servizio dell’ Elettore a Dresda, ove, incontrato il favor del pubblico, potè accumular molta fortuna, e ove, giunto in età avanzata, morì nel 1764. […] Finalmente il 23 dello stesso mese fu oltremodo applaudito in una antica pagliacciata italiana : Arlequin Médecin volant, che ispirò poi al Boursault il suo Médecin volant. Si sa ancora che l’ 11 maggio del ’40, la commedia di Arlequin au désespoir de ne pas aller en prison dovè per la sua meschinità cadere, nonostante l’arte di Costantini ; e che il 5 agosto del ’41 egli sostenne la parte di Scapino nelle Fourberies de Scapin, al fianco di Bertinazzi Pantalone, al quale dovette lasciar ben presto il posto di Arlecchino. Assai poco sembra valesse il Costantini come attore propriamente detto : e gli applausi che gli furon davvero prodigati si debbon più tosto attribuire al suo singolar pregio di acrobata.
La voce armoniosa, la correttezza della dizione, la spontaneità de'sali, lo fecer subito amato e ammirato dal pubblico della Piazza Vecchia, Teatro degli Arrischiati, sì che vi fu perfino chi lo paragonò a Vestri nella facoltà di trascinare il pubblico al pianto ed al riso. […] Infatti, al proposito della pantomima, era detto : « verrà questa rappresentata da varj componenti la Comica Compagnia, che graziosamente si prestano. » I manifesti di beneficiata avevan, come per tutti gli Stenterelli, il solito invito al pubblico, ordinariamente in brutti versi martelliani. […] Il Ricci, poi agente teatrale, entrò in una certa agiatezza, sì che potè comprarsi al Ponte alla Badia una villa, detta delle Pagliole, ove morì di cholera, dicono per paura.
Furon poi con Petronio Zanerini, alla cui scuola ella salì al grado di prima donna assoluta, e finalmente formaron essi compagnia, che durò fino al 1802, anno della morte della moglie. […] Figlio del precedente, cominciò a recitar gli amorosi nella compagnia di suo padre, passando poscia in quella di Francesco Perotti, nella quale salì, dopo un anno, al grado di primo amoroso assoluto, dopo la scelta di Armando Subbotici. Innamoratosi della seconda amorosa della Compagnia, Rosa Pasini, la tolse in moglie, e con essa vi restò alcuni anni, per passar poi il 1821 in quella Reale Sarda, al momento della sua formazione, primo attore a vicenda con Domenico Righetti. Ne uscì il 23 per andar con Goldoni e Riva, e formar poscia una società con Augusto Bon e Francesco Berlaffa, sovvenuta per due stagioni dal Duca di Modena, che durò fino al '32.
Tolto me di mezzo, vengasi al P. […] E’ cosa riserbata al solo Popolaccio? […] Di poi s’imputa al Tasso una mescolanza di carattere piacevole al serioso a cagione delle disgrazie di Erminia, che tanti patetici movimenti risvegliano in altri cuori. […] Potrebbe egli negare in tutto la preferenza al Tasso? […] Vedrà allora, che quegli aurei spezzoni sfuggirono al Rapin per mancanza di cuore.
Intorno al medesimo tempo fiorì il sig. […] Volle dunque tentar di accoppiare al giudizio di Cornelio il colorito e la forza dell’Inglese. […] Secondo me Weiss ha portata in Alemagna la tragedia reale al più alto punto. […] Gergone, e ritrasse al vivo i secondi in quello del signor Rima-ricca. […] Andres che un autore di tragedie urbane, ancorchè buone, riesca del pari nella grand’arte de Sofocli e de’ Cornelii, per anteporlo in Alemagna al Klopstock ed al Weiss.
Probabilmente essa fu figlia dell’arte, e nacque a Venezia, ove sua madre, incinta, era a recitare : questo il parere del D’Ancona, il quale cita al proposito i vari comici D’Armano, dei quali si parla più oltre. […] È dietro al frontespizio un epitaffio latino del Valerini. […] Poi la lettera di dedica « al Molto magnifico Signor, il Signor Antonio Prioli, mio Padron singolarissimo, » poi un non brutto sonetto al medesimo, nuova dedica del libricciuolo, poi finalmente l’orazione funebre, che non è altro che un cumulo di lodi sperticate, racchiuse in 19 paginette, ben compatte, in cui l’iperbole raggiunge il massimo grado. […] Tacciono intorno le tempeste e i Venti, s’aprono i cieli, e ne’profondi Abissi Sisifo e Tizio al suo dolor han pace. […] Giunto al felice loco ch’è al mio piacer parato, dove risplende il foco, ripiglio alquanto il fiato, e poi, la lingua sciolta, io parlo, ed ella ascolta.
Rimpatriò il 1745, e, perdonato dal Grimani, riapparve al S. Samuele a Venezia, d’onde inviò al Goldoni la commissione del Servitore di due padroni. […] Arlecchino disapprovava tutto : se volete cibar bene il vostro ammalato dategli quattro cervelline di donna, che non vi è cosa più leggiera al mondo. […] Salvatore al Sant’Angelo invano. […] Quanto al cognome del nostro artista non saprei che decisione prendere.
ia non è compita non abiamo quel udienza che supuniamo d’havere al suo arrivo. […] ia quanto prima acciò non sij di pregiuditio la sua tardanza, ne al guadagno ne alla riputatione, da Firenze scrissi al A. […] V. dar la nuova al S. […] ma sotisfatione sapendo che sarebbe facile al A. […] Mi duole della disgratia avenuta al S.
Toccò al Varano ed al Granelli il vanto di recar nuova fama all’italico coturno. […] Ella intanto l’ascolta, ed al fine si sovviene del figlio. […] Rodrigo vuol condurre Anagilda al campo. […] Passiamo al Gerbino, ed al Corradino ch’ egli accarezzò, e riconobbe per sue. […] vieni al mio seno.
Così il suo pensiero era quasi costantemente volto al teatro, al quale avviava il figlio Giambattista. […] cit.), che al proposito dell’Andreini, parlando in una nota (vol. […] Quanto al tipo del Capitano Spavento, pel quale più specialmente Francesco Andreini è divenuto celebre, basti dare un’occhiata al primo ragionamento delle sue bravure per farsene un’idea. […] Giuro per la bassetta sinistra di Marte, che questa notte invidiosa fa sempre delle sue al Capitan Maramao. […] Ch’io salirei la suso al primo salto, e ui farei con questa spada in mano tutti qui traboccare al terren smalto.
Si aprì secondo la prima costruzione nel 1619, dedicandosi a Bellona e alle Muse, come leggesi nell’iscrizione latina soprapposta al proscenio. […] Ma se si riguarda al fine principale delle sceniche rappresentazioni, essi riescono a tutt’altro opportuni che a godere di uno spettacolo destinato a commuovere per dilettare. I palchetti del teatro nominato di Venezia non bastando al gran concorso che cresceva, ebbero indi un aumento di altri tre per ciascun ordine su i lati del proscenio. Gli altri teatri Veneti per lo più innalzati sopra rovine di antichi edifizii, appartengono parimente al secolo XVII, a riserba di quello di San Benedetto. […] Niuno di quelli che vi si veggono eretti, si avvicina alcun poco a quegli antichi monumenti onde abbonda, e specialmente al teatro di Marcello.
Ma ventura volle che Buffetto, il quale era comico al servizio del Principe Francesco Maria Farnese, dovesse andar con la sua Compagnia a Venezia ove si trovava a recitar Colombina. […] A queste chiacchiere seguiron nuove scene tormentose, finite poi, al solito, con proteste di fiducia da un lato, di fedeltà dall’altro. […] La Regina di Francia fe’istanze al Serenissimo di Parma per avere aggregato a’suoi comici Buffetto. […] Qui basti sapere che non appena Buffetto fe’cenno della moglie, e ciò fu, come ognun può credere, poco dopo arrivato, tutti a gara si adoprarono perchè ella lo raggiungesse al più presto in Francia, e S. […] Altre cagioni ben gravi le fecer prendere la risoluzione di scriver da Modena al suo amato Carlo, supplicandolo di non insistere oltre….
Sposò nel carnovale del 1806 a Lugo la lughese Giuseppina Stanghellini, sarta, da cui ebbe i due figliuoli Gaetano ed Angelo, prima di darsi al teatro. […] Francesco di Paola a Torino, gli furon fatte solenni esequie a cura del figlio Gaetano, comico al servizio di S. […] Il Giornaletto ragionato teatrale del 1820, dando conto della Compagnia Taddei al Teatro Goldoni di Firenze, dice del Gattinelli che « nella declamazione della tragedia inclina al languore che può convenire alla commedia ( ?) […] Lode che ci viene confermata dal capocomico Romualdo Mascherpa, il quale privato a un tratto di lui, si presentava l’autunno del ’45 al Metastasio di Roma col seguente manifesto : Dolente oltremodo il capocomico Romualdo Mascherpa che i Drammatici al servizio di S. […] Circa poi al non essere Aspasia la sedotta, ma la sorella, l’ ho fatto, e lo ritornerei a fare se fatto non l’avessi.
Il '64-'65 era di nuovo con Adamo Alberti ai Fiorentini di Napoli, e questa volta prima attrice giovane ; dal '66 al '68 con Alessandro Monti, dal '68 al '69 con Tommaso Salvini, dal '69 al '72 con Alamanno Morelli. […] Ricordiamo ancora Virginia Marini alla vigilia della celebrità con Alessandro Monti al Teatro Alfieri di Firenze ! […] … Perchè, Virginia Marini, al fianco di Tommaso Salvini, diventò una di quelle artiste, rimasta unica poi, che sollevava, come il suo grande compagno e maestro, le platee con una semplice inflessione di voce ; era quella una forza sua. […] Artista non troppo sincera, forse, al molto studio sagrificò di conseguenza la spontaneità. […] Di Virginia Marini non si potè mai dire : « stasera son capitato male ; recita col sangue al naso !
Il Vondel si è distinto fra’ suoi per alcune tragedie al pari di Cornelio e di Shakespear, benchè a questi tanto inferiore. […] Venghiamo al teatro Alemanno. Comparve in Alemagna a quel tempo un ingegno elevato che sulle orme del Petrarca mostrò a’ suoi la buona poesia, e traducendo qualche dramma Greco, Latino e Italiano aprì il sentiero della vera drammatica colà sino al suo tempo sconosciuta. […] Adunque con giusta ragione il coronato Filosofo di Sans-souci parlando dello stato delle arti del Brandeburgo al finir del passato secolo e al cominciar del presente ebbe a dire124: “Gli spettacoli Alemanni erano allora poco degni di esser veduti. […] Secondo che scrivesi da’ signori Juncker e Lieubault nella dissertazione premessa al Teatro Alemanno uscito in Parigi nel 1772, Opitz imitò la sua Giuditta da un’ opera italiana.
Comunque sia, egli sali in rinomanza esclusivamente come conduttore e direttore di Compagnia ; nè la sua fama cominciò a stabilirsi colla formazione e direzione della Compagnia Reale : chè molti e principali artisti di questa avevan già appartenuto alla Compagnia di lui innanzi al ’21, come il Miutti, il Righetti, il Bucciotti, la Vincenza Righetti, e altri. Nel 1808 la sua Compagnia recitò il 3 settembre al Valle di Roma la Ciarliera indispettita del Giraud, e a Siena per la prima volta La Casa disabitata. […] In codesto non breve periodo sfilarono davanti al pubblico la Bazzi, la Marchionni, la Romagnoli, la Robotti, la Bettini, Romagnoli, Boccomini, Bon, Righetti, Miutti, Borghi, Vestri, Gottardi, Taddei, e altri molti. […] Del suo valore artistico discorre largamente Angelo Brofferio nella introduzione ai Primi Erudimenti dell’Arte drammatica (Torino, 1845), pregevolissima operetta di Gaetano Bazzi, dedicata con soavissima lettera al cognato, e valoroso artista, Domenico Righetti. […] Oltre a Gaetano e Giovanni Bazzi, abbiamo la Caterina che recitava la parte di Donna Luisa nell’Innamorato al tormento del Giraud ; Paolo, detto il gobbo, conduttore al principio del secolo di una mediocre compagnia, e morto a Torino, sovvenuto dai fratelli ; Elisabetta (la madre ?)
L'ultimo dei Meneghini, nato a Milano il 1811, fu prima compositore nella tipografia teatrale Brambilla ; poi, accarezzato il sogno di eccellere in arte come attore tragico, si scritturò, dopo alcune prove con dilettanti, al Teatro Lentasio, come generico nella Compagnia di Antonio Giardini, della quale sposò la prima attrice giovine Amalia Pasquali. Formò il 1847 con suo cognato Valentino Bassi una società, in cui la moglie fu assunta al grado di prima donna assoluta, ed egli, infelicemente, a quello di generico primario. La rivoluzione delle Cinque Giornate dissestò la compagnia, che, scacciati gli austriaci, in un repertorio improvvisato di attualità trovò inattese risorse al Teatro della Stadera. In esso il Preda rappresentò la sua parte in dialetto, al fine di riuscir più efficace e acquistar popolarità ; e tale n’ebbe successo, che, abbandonate le fisime del coturno, si diede alla maschera del Meneghino, ammodernizzandone costume e repertorio, e diventando in breve non indegno successore del celebre Moncalvo.
Riferita al ciarlatano la cosa, Bissoni approfittando della commozione de’circostanti corre alle ginocchia del presunto padre, chiedendogli perdono delle sue mancanze. […] Passò poi al servizio del signor Albergotti, secondo il Sand e il Des Boulmiers, e del Marchese Tangoni, secondo il D’Origny, in qualità di maestro di casa ; e si recò in Francia. Tornato in Italia, fu accettato dal Riccoboni nella Compagnia del Duca di Orléans per le parti di Zanni, che egli sostenne col nome sempre di Scapino, fino al tempo della sua morte, che fu il 9 maggio 1723. […] Quanto al costume e al carattere dello Scapino, metto qui tradotte le parole del Riccoboni che sono nella sua Storia del teatro italiano a illustrazione della figura del Joullain (V. pag. 451) la quale, secondo il Gueullette è stata fatta per Bissoni stesso. […] Nel resto si conformò al carattere dello Scapino, poichè la maschera dell’uno è uguale a quella dell’altro.
Ancor giovinetta passò a far qualche particina di amorosa in quella Domeniconi, diretta da Carlo Roti ; poi, sviluppatasi alquanto intellettualmente e fisicamente, entrò qual prima attrice giovine al Teatro La Fenice di Napoli in Compagnia di Tommaso Zampa, il Salvini della giacca, salendo a tal grido, che il De Lise, commediografo di buon nome, allora dettò per lei la Cieca di Sorrento, la Civetta punita, l’Orfanella di Parigi ed altro. […] Dai Fiorentini passò al Fondo nella Compagnia di Achille Majeroni, poi, col marito (1880) in quella di Ciotti, Marchi, Lavaggi, quale madre e caratterista assoluta, nel qual ruolo, specialmente, assai poche le si accostarono, niuna la superò. […] Ancora : del ’76 recitò a Roma, con grande successo, la parte di Elisabetta al fianco di Adelaide Ristori, Stuarda ; e, ritiratasi dalle scene, vi ricomparve al Teatro Nuovo di Napoli, il 1º febbraio del ’97 : questo lo stato di servizio dell’incomparabile artista. […] Com’era apparsa in su la scena, avea già fatto metà della parte con una figura delle più convenienti al personaggio, con una espressione del volto nobile e serena, con un sorriso incantevole, con uno sguardo affascinante in cui era tutta trasfusa la soavità dell’indole sua. […] Tornata, come ho detto, al lume della ribalta il febbraio del ’97, al Teatro Nuovo, A.
Il Gozzi aveva assegnata la parte di Don Adone cugino del Duca al comico Benedetti, romano : quella di Alessandro Gran Cancelliere del Duca amante di Ardenia Marchesa di Taranto, al comico Vitalba. […] Al presentarsi di quel personaggio, la parte di cui era stata appoggiata al comico Vitalba col baratto sopraddetto, m’avvidi tosto della serpe che mi s’era tenuta occulta con una malizia impenetrabile, e ch' io non averei mai potuto nè sospettare, nè immaginare. […] Il comico Vitalba, buon uomo, ma cattivo attore, per sua sciagura aveva i capelli tendenti al biondo come quelli del Gratarol, e la sua statura era poco più poco meno, consimile. […] Il Sacchi visto il risultato delle Droghe d’amore a Venezia, volle al suo andare a Milano in quello stesso anno, ritentarla in quella città. […] Fortunatamente il bottiglione, che avrebbe potuto non che difformarlo, accopparlo, lo aveva colpito al collo difeso da un colletto a più doppi, sottraendolo alla morte.
SONETTO SOPRA LA SIGNORA AURELIA COMICA Sovra d’ogn’ altra più leggiadra e snella, che le virtù, comiche Azion apprende nell’Erario celeste chiara splende Aurelia al par di mattutina stella. […] Molto probabilmente l’Aurelia qui lodata, e che destava stupore in Firenze, è quell’Aurelia, ignota sin qui, desiderosa nel 1593 di far parte della Compagnia degli Uniti, come rilevasi da questa lettera di un Giusto Giusti al Duca di Mantova colla data del 27 marzo, e riportata dal D’Ancona (II, 511) : Aurelia comica desidera sommamente di haver luogo et unirsi con la Compagnia di Vittoria (la celebre Piissimi) sperando con la scorta di si gran donna di poter avanzarsi nella professione. […] La qual lettera concorderebbe col sonetto, che per la calligrafia e per lo stile pare preluda al ’600. L’Aurelia, giovine, poteva infatti, senza esser celebre, dare accrescimento alla Compagnia, e perfezionarsi sotto la Piissimi, che non doveva essere più di fresca età, se venti anni a dietro, al colmo della rinomanza, fu l’ammirazione di Enrico III. […] L’altra Aurelia famosa è la Brigida Bianchi, che, ritiratasi dal teatro nel 1683, e morta nel 1703 a circa novant’anni, non era ancor nata al tempo in cui il Giusti scriveva al Duca per raccomandargli la nostra ignota.
Sosteneva a Venezia al S. Samuele le parti di prima donna con molto plauso l’anno drammatico 1736-37 nella Compagnia Imer diretta da Carlo Goldoni, il quale nella prefazione al Vol. […] E al proposito del Belisario (ivi) : Per dire la verità gli attori contribuirono infinitamente alla riuscita dell’ opera e le parti erano bene distribuite : …… Teodora Imperatrice, vana, superba e feroce non potea esser meglio rappresentata : la Bastona la sosteneva a maraviglia ; e s’investiva si bene di quel carattere odioso, che più e più volte i Gondolieri, ch’ erano nel Parterre, la caricavan d’ingiurie, ch’erano insulti alla parte rappresentata, ed applausi alla brava attrice. E più oltre, al proposito della Rosmonda : L’ho composta per contentar la Bastona, la quale sostenuto avendo il carattere odioso di Teodora, pretendeva di farsi onore con una parte virtuosa, ed eroica ; ma tutti e due c’ ingannammo : ella non era fatta per queste parti, ed io non era ancora assai pratico per iscegliere gli argomenti. […] Ma se la Bastona era del carattere di Vitalba, tale da volger tutto al riso e da mostrarsi in veste di Rosmonda a ballar la Furlana, che quella sera fu certo più accetta al pubblico della tragedia stessa, fuor di scena pare fosse un vero grano di pepe.
Cammarano Vincenzo, siciliano, nacque a Sciacca intorno al 1720. […] Esordì al Fosso, a Napoli, con Tommaso Tomeo nel ’65. Non aveva al principio della sua vita artistica portato maschera, e sosteneva in iscena il carattere dell’Abate. […] Si cercò di coprire, se non degnamente, mediocremente al meno il posto lasciato vuoto dal geniale artista. […] ch’era cosa abbominevole il far ridere poi tanto quei che un Ente sapientissimo avea già dannati al pianto.
A. al Conte Frignano Lessi, l’autunno dello stesso anno a Padova, raccomandato da S. A. al signor Marsilio Papafava ; e poco dopo a Venezia raccomandato sempre da S. […] Il 13 maggio del 1688, il Duca di Modena scriveva al Conte Marco Verità a Verona, pregandolo di far partir subito per Modena Costantini e suo figlio Gio. Battista, e il 13 aprile del 1689 un tal dottore Pietro Francesco Torricelli fa istanza al Cardinal Cibo, perchè voglia ottener dal Duca di Modena la remissione dall’esilio, protestandosi innocente nell’impostura datagli, che habbi fatti attestati di percosse nella persona di Graddellino Commediante. Da una nota del Tralage sappiamo che il Costantini esordì al teatro italiano a Parigi nel 1687 nella parte di primo Zanni, sotto nome di Gradelino ; e secondo il parere del vecchio Riccoboni, riferisce il Gueullette che il Costantini, attore di assai pregio in Italia, dovette a Parigi lasciar le scene poco dopo il suo esordire.
Ne abbiam notizia in una lettera del comico Zanotti del 14 agosto 1655 da Genova al Conte Marcello Cimicelli a Modena. […] r Agostino Nicoli, incaricandole il trattato di questa unione e seguirà al sicuro. […] Troviamo poi il Fortunati al S. […] Era ancora in arte il 1821 caratterista al S. […] E chi era quel Giuseppe Fortunati assieme a lui, Toto, caratterista al San Cassiano di Venezia nel 1796 e ’97 con Fr.
Nell’atto quarto Ilo viene a riserire alla madre l’effetto del regalo fatale della veste inviata al padre nell’atto terzo. […] Tutto in tal favola è grande e sino al fine sostenuto da un interesse ben condotto; tutto tende con energia al suo scopo. […] Piacemi che il soprallodato conte Pietro da Calepio osservi che sia figura lirica l’apostrofe di Filottete al proprio arco ed al fragore del mare che sentiva stando nel l’antro di Lenno. […] Il coro istruisce Edipo delle cerimonie praticate ne’ sacrifizii che facevansi al l’Eumenidi, affinchè questo forestiere e le di lui figlie rifuggite al loro tempio non incorressero in qualche errore nel venerarle. […] Vedi la sua Nota al I tomo della mia Storia de’ Teatri in sei volumi del l’edizione Napolitana.
L’ Andreazzo si era scritturato colla Compagnia della Diana Ponti che doveva recarsi a Roma al servizio di esso Cardinale ; ma poi offertigli denari a piacer suo per conto del Duca dal Conte Ulisse Bentivogli di Bologna, promise che avrebbe trovato modo di sciogliersi dalla Compagnia. Ma il modo veramente non trovò, e la stessa Diana aveva spedito a posta al S. […] Alla quale istanza non fu risposto ; e però l’ Andreazzo se ne andò a Roma, promettendo al Bentivogli che, ove S. […] Ma il Bentivogli non diè troppo peso alle promesse dell’ Andreazzo, e chiuse la sua lettera al Donati, in cui dava relazione delle trattative per la scrittura dell’ Andreazzo, con queste parole : « Sappia bene V.
L' Istruzione al popolo italiano e l’Insegnamento popolare di Gustavo Modena« scrittura – dice il Martini (Giusti studente in Simpatie. […] Sappia il signor Guerrassi che io mi sento tanto altero di recitare la tragedia al Teatro di Borgognissanti, quanto umiliato nel prender parte a questa indegna commedia di Palazzo Vecchio. […] Ma sta in fatto che l’uno e l’altro scopo non ottenner dalla cattedra tutti insieme gli eruditi espositori, com’ egli dalla scena al popolo infiammato. […] Invano si reclamava dalle gazzette più autorevoli un monumento al grande artista e al gran cittadino…. […] Bi stolfi, al quale porse il saluto della patria Enrico Panzacchi, e sul quale sono incise queste degne parole di A.
Fin da giovinetto accudì al prosperoso commercio delle pelli, legatogli da un suo stretto parente. […] Accademia dei Nascenti, come filodrammatico, e in breve diede promessa di ottima riuscita per quell’arte, alla quale fu trascinato da passione irresistibile, e la quale doveva poi condurlo al sepolcro. Egli, non ostante i consigli dissuadenti del Direttore della Accademia, egregio Baldini, che per ingegno e coltura e arte e pratica della scena, meriterebbe di trovar posto qui a canto a’buoni artisti militanti, e che non vedeva tutto quello splendore di orizzonti che il neo-attore s’era venuto creando nella fantasia, diede un addio al commercio per darsi intero al teatro, e si scritturò il 1882 nella Compagnia di F.
Nata – dice il Bartoli – da poveri parenti, cominciò per procacciarsi di che vivere, a montare in banco nella Compagnia dell’ Anonimo Ciarlatano Bonafede Vitali, col quale probabilmente si trovava il 1733 a Milano, se ben giovanissima, assieme al Casali e al Rubini (V.). Si sposò poi in Venezia e fecer molte allegrezze in Campo Ruzzolo, gettando denari e confetture al popolo. Passò al teatro di S.
Il ’47 si recò a Siena a far la quaresima, nella stessa compagnia e collo stesso ruolo, al fianco della Ristori, prima attrice, e di Tommaso Salvini, amoroso ; il quale mi raccontò com’ella fosse veramente grande nelle amorosine goldoniane in genere ; e grandissima poi nella Contessa d’ Altenberg, in quella scena famosa in cui le sorge il dubbio che la madre le sia rivale, e per cui Salvini, spettatore tra le quinte, si commoveva alle lagrime. Da lui stesso fu scritturata qual prima attrice assoluta nella Compagnia ch’egli formò in società con Gaspare Pieri, e sappiamo che insieme a lui recitò al Cocomero di Firenze le Ultime ore di Camoens di L. […] Sposò il fratellastro Vincenzo Dreoni (ella era figlia del primo marito della madre di lui), attore di qualche nome per gli amorosi e tiranni giovani, ed entrambi entrarono il ’54 al Teatro popolare di Napoli la Fenice, ove stetter sino al ’58 festeggiatissimi.
La Compagnia, se così poteva chiamarsi quell’ accolta di cinque o sei persone al più, era come una piccola famiglia che vivea in piena concordia, che si dava reciproco aiuto materialmente e intellettualmente ; il primo attore poteva diventar benissimo al secondo atto la prima donna, o viceversa. […] E in vario tempo, con varia fortuna, fecer parte della famiglia attori pregievoli come il Gandini, il Mingoni, il Vedova : a poco a poco dai villaggi della Svizzera si passò alle grandi città d’Italia, dal Sior Serafin Bonigolo si passò al più bel repertorio goldoniano, e quel mezzo drappello di zingari, perseverante e animoso, si conquistò il diritto di essere annoverato fra le Compagnie drammatiche propriamente dette. Nel ’60 a Torino si rappresentò per diciassette sere al Teatro Sutera, oggi Rossini, l’Emigrazione Veneta di Riccardo Castelvecchio, in cui il padre Priuli sostenne, acclamatissimo, il personaggio del prete liberale. […] Morta nell’ ’80 la Morolin, celebre attrice in dialetto veneziano, la Borisi andò a sostituirla ; e vinse pienamente la prova ardua in faccia al pubblico e alla stampa, specie negli Oci del cor e nel Moroso de la nona di Giacinto Gallina, pei quali il Ferrigni (Yorick) le fu prodigo di lodi. […] Formaron compagnia italiana, col ruolo essa di prima attrice, egli di primo attore, e si abbandonaron d’improvviso al grande repertorio…. non so con quale fortuna.
Io spargo al mar le voci Vedi l’onde, Cimeta, ecco gli scogli . . . […] su, Melampo, Mastini, al monte . . . oimè! […] al fin sicura, Nè più ti teme. […] Ma di grazia incresce al censore l’oscenità? […] Non si è altra volta procurato di dare ad intendere al pubblico, col cambiare il solo frontispizio di un libro, di essersene multiplicate l’edizioni?
Queste contese e la gran rivoluzione avvenuta nella costituzione dello stato impedirono il progresso della drammatica sino al ritorno di Carlo II. […] Il genio che l’inclinava allo studio ed alla poesia, gli tolse di mano la cazzuola, e lo trasportò al teatro colla protezione del Shakespear. […] Prima però verso il 1634 avea egli composta la famosa Maschera intitolata Comus, produzione bizzarra, che a guisa dell’opera dava luogo in un tempo al ballo ed al canto, di cui parla Paolo Rolli nella Vita del Milton, esponendone l’argomento, e comendandone la sublimità, di che non ci fa dubitare il di lui ingegno. […] E sebbene egli ceda di gran lunga al poeta spagnuolo per fecondità, non per questo diventa minore ne’ punti additati la loro rassomiglianza. […] Dovevate anzi pensare che noi altre donne al pari degli uomini ci serviamo di questa maschera per ingannare il pubblico.
Nato il 4 ottobre 1839 a Roma, da parenti non comici, si diede al teatro giovanissimo, ove non fece i soliti progressi con la solita rapidità, forse per la tempra sua di uomo freddo, calmo, che si rispecchiava su la scena. […] Per questo forse la sua carriera, che fu lenta fino all’entrata in Compagnia di Calloud e Diligenti nel 1872 come primo attore a vicenda col Diligenti (era stato quattr'anni primo attor giovine in quella di Peracchi), diventò poi rapidissima, affermandosi egli, un anno dopo, primo attore assoluto nella Compagnia N. 1 di Bellotti-Bon, l’aspirazione suprema dei giovani artisti, al fianco di Adelaide Tessero. […] Resta un triennio nella Compagnia N. 1, poi passa il ' 76 fino al ' 78 in quella N. 2, al fianco di Pia Marchi-Maggi, da cui si allontana per entrar nella Compagnia di Alamanno Morelli, con Adelaide Tessero prima donna. […] Tornato in Italia, riposò un anno per crear poi la società Pasta-Garzes-Reinach, nella quale fu assunta al grado di prima attrice assoluta, e con fortuna inattesa, Tina Di Lorenzo.
Essa è quella che adoperando i muovimenti or rapidi, or lenti, or con debita misura sospesi, ci strappa le lagrime nel dolore, affretta il corso del sangue nell’allegrezza, ci fa smarrire nell’abbattimento e ci determina alla speranza, al timore, al coraggio, ed alla maninconia. […] Lo che egli fece imitando la musica sacra qualmente si trovava allora ne’ bravi compositori italiani, e trasferendola al proprio idioma ed al teatro con quelle mutazioni che esigeva il genio dell’uno e dell’altro. […] Simile al primo egli non ebbe altra guida che la natura, né altro scopo che di rappresentarla al vivo, «L’arte, che tutto fa, nulla si scopre.» […] La più interessante, poiché egli è certo, che fra tutte le imitazioni possibili la più gradita al cuor dell’uomo sarà in ogni tempo quella della propria sensibilità e delle proprie affezioni. […] Non inferiore al suo merito era pure il favore del pubblico per esso lui.
Ciò può nuocere alla verità, all’illusione, al fine tragico. […] Che risposta recherò al mio re? […] ; Dulcidio al vederla venire la ravvisa. […] Si rileva da una lettera dell’autore scritta al sig. […] Nocque al sig.
Rappresentava le parti di servo sciocco, al S. Carlino, nel 1835, ove era ancora nel 1847, al fianco di Salvatore Petito e di Serafina Zampa. […] » Passò poi, sempre col Luzzi, nel ’64 alla Fenice, e di qui al Nuovo. […] Mò que a sì spelatò marzo al fumo. […] Nella lettera dedicatoria al molto magnifico ed onorando signor Gio.
Io venni al mondo in tristissimi tempi, ed educato alla meglio seguii modestamente l’arte del padre mio, che mi lasciò per patrimonio la volontà del lavoro e dello studio. […] La prima sera che si diede l’ Otello al Teatro Italiano di Parigi, Folchetto (Capponi) telegrafò al Fanfulla parole troppo lusinghiere per me, perchè io possa ripeterle. Per 23 anni di seguito fui amministratore, segretario, attore ed amico di Ernesto Rossi attraverso a quasi tutto il mondo ; ed ora eccomi qui, rappresentante l’Accademia dei Filodrammatici e direttore di un teatro…… Quanto al teatro (il Filodrammatico di Milano) ch’ egli cominciò a dirigere nell’ ’85, sappiamo che la sua attività e la sua intelligenza si sono affaticate nervosamente, prepotentemente per dargli quel primato al quale aveva diritto, quello splendore a cui lo si era destinalo. […] Sarah Bernardt, Iudic, Coquelin, per dir de’ maggiori, han fatto la loro apparizione al Filodrammatico. […] Sorgere all’alba, correre A calpestar le brine, Salir sui monti, ridere, Baciar le montanine, Inebriarsi al garrulo Pispiglio degli augelli, Sugger la vita in margine Dei limpidi ruscelli !
« Al 1820 – trascrivo dal Di Giacomo – Gaspare de Cenzo fu chiamato al San Carlino da Silvio Maria Luzi. Vi rimase un anno, poi emigrò a Roma ; e di là tornato in patria prese scrittura al teatro Partenope. […] La domenica 24 dicembre dell’ ’82, la Compagnia di Francesco Pasta chiuse il corso delle sue recite al Teatro Manzoni di Milano con una commovente solennità artistica a favore del povero Ceresa, al quale pervenner oltre duemila lire. […] E mentre dolcissimi canti dall’onde sorvolano il pian, al mesto ripassano avanti le larve di un giorno lontan. […] Quando il 1° dicembre del 1871 si mostrò per la prima volta al rigido Re Vecchio di Milano sotto le spoglie di Kean, fu un grande avvenimento artistico : l’arduo cimento in cui s’era messo l’ardito giovane, fu superato trionfalmente.
Passò poi per due anni al servizio della Corte di Parma con l’annuo stipendio di 350 zecchini, e il carnovale del '51 il Conte di Ricecourt, volendo formare una Compagnia stabile al Cocomero di Firenze, gli offrì, intermediario l’abate Antonino Uguccioni, il posto di maestro o direttore, con l’annua pensione di 100 scudi vita durante sua e della moglie, e d’impresario del detto teatro…. […] E a quel più bravo attore del Mondo, è la seguente nota : Pietro Pertici, assai noto al Mondo per l’eccellente sua abilità nelle parti buffe per musica, e presentemente bravissimo attore nelle Commedie in prosa in Firenze. […] Ivi educata più specialmente alle belle arti, mostrò particolari attitudini alla musica, al recitare, e all’arte del bulino, che essa prediligeva. Entrata nella Società filodrammatica romana, fu subito assunta al grado di prima attrice, e ammirata e domandata dalla stessa Ristori. […] Invitata da Adelaide Ristori, fece con lei un giro in Europa, festeggiatissima al fianco della gloriosa artista.
Angelis (De) Pasquale, attore napoletano rinomatissimo, figlio di Giuseppe e di Antonina Manzo, lasciò a mezzo gli studi di medicina per darsi all’ arte drammatica, facendo le prime prove, come dilettante, al San Severino. Dal 1837 al ’40 pubblicò il giornaletto La Specola. […] La sera del 30 marzo toccò al De Angelis di presentare al pubblico, con un monologo in martelliani, il successore di Petito, il De Martino, già pulcinella del Teatro Rossini.
Passò il ’64 in Compagnia Arcelli, con Alessandro Salvini primo attore ed Emilia Arcelli prima donna ; e fu in quell’anno che al Corea di Roma nella Preghiera de’Naufraghi, una comparsa, investendosi troppo della sua parte, gli sparò a bruciapelo una fucilata nel petto, fratturandogli due costole. […] Fu poi sei anni con Bellotti-Bon, quattordici con Cesare Rossi, e tre con la Pia Marchi, sino al carnevale ’97-’98. Antonio Colombari buon brillante fino al ’73, divenne un ottimo, incomparabile secondo caratterista, nel qual ruolo si mantiene tuttavia. Fece il giro dell’ America del Sud e di quasi tutta l’ Europa al fianco di Eleonora Duse, amato e stimato da compagni e da pubblico per la serenità dell’ indole e la comicità spontanea del giuoco.
Venier Angiolo, di Verona, fu un ottimo primo attor giovine, e rappresentò pel primo a Venezia al S. […] Sposò dopo alcuni anni Caterina, e fu assieme a lei prima con Gaetano Asprucci, poi in società con Luigi Vestri per gli anni 1817-18-19-20, ove passò al ruolo di padre. […] Ma, lei morta, egli vi tornò, e lo troviam padre nobile il '33-'34-'35 nella Compagnia Romagnoli-Berlaffa, insieme alla figlia Maria Berlaffa e a un figlio, Eugenio, che era prima al Teatro Nota di Lucca, generico, poi al Teatro del Giglio della stessa città, amoroso.
Bolognese, comico del Serenissimo di Parma Antonio Farnese, fu attore di assai pregio per la maschera dell’Arlecchino, sotto nome di Tracagnino (nel linguaggio romagnolo risponderebbe al Tombolotto de’Toscani). Fu da principio al servizio del Duca di Mantova, poi dopo il 1708, passato quel Ducato in potere dell’Imperatore Giuseppe, il Cattoli portossi a Venezia, dove ebbe sempre impiego ; così Fr. […] Questa, che al vostro piè fia s’appresenti Giocosa Immago è vil, come scorgete, L’Immago è di Colui, che render liete Le Scene vi solea co’ rozzi accenti. […] Il 21 ottobre del 1720 inviava da Piacenza al Duca di Modena la seguente supplica, tuttavia inedita, che tolgo dall’Archivio di Stato di Modena, per gentile comunicazione del Direttore conte Malaguzzi. […] te Suplica al A.
Intorno al medesimo tempo fiorì il sig. […] Volle dunque tentar di accoppiare al giudizio di Cornelio il colorito e la forza dell’Inglese. […] Secondo me Weiss è quello che ha portata la tragedia reale in Alemagna al più alto punto. […] Il re quasi appena asceso al trono tra i travagli e le spese della guerra volle dedicare questo monumento al gusto della musica e delle arti, e vi chiamò con molta spesa gli attori musici dall’Italia e la compagnia de’ balli da Parigi. […] V. il Giornale straniero al mese di maggio del 1760.
Enea si accosta a lei, perché almeno si esplori se dentro al cavallo vi fosse qualche agguato dei Greci. […] Indi corre al palagio di Priamo. La scena cangia, rappresentando una piazza dinanzi al tempio di Pallade, nella quale è collocato il cavallo. […] Calcante con brevi parole gli anima all’eccidio della città nemica, e sotto voce intuona un cantico al quale pur sotto voce rispondono i Greci. […] Una delle principali donne rammenta come miglior partito sarebbe stato quello di prestar fede al consiglio di Enea e ai vaticini di Cassandra.
Nel 1804 recitò al Teatro Gottardi di Vercelli, poi, l’autunno, a Magenta, formando l’anno dopo una compagnia regolare in società con G. […] Diventò direttore della Compagnia Guarna, poi di quella Ciarli, passando dal Carcano al Lentasio, e da questo alla Stadera, per metter finalmente il piede sulle scene dell’aristocratico Teatro Re, ove fu, come dovunque, acclamatissimo. […] Naturalmente egli ebbe comuni coi grandi stenterelli le scurrilità, le bottate al governo, e le prigionìe. […] Ma se la tua parte non è quella d’un eroe, consolati, o Moncalvo, pensando al fato degli Eroi. […] Comunque sia, il Meneghino personaggio comico, ed esclusivamente milanese, apparve la prima volta su le scene in compagnia di Donna Quinzia, Beltramina e Taresca, per opera di Carlo Maria Maggi, al cader del secolo xviii.
Venuta in Torino la Real Compagnia Sarda, il giovinetto, che alla mancanza assoluta dell’istruzione sopperiva colla svegliatezza della mente e colla fierezza dei propositi, si presentò al primo attore, Camillo Ferri, offrendosegli come servitore. […] In tale illusione si presentò una mattina al Palazzo Reale per voler parlare a Sua Maestà. […] Accostatosi al letto del portinajo, si tolse in un lampo le scarpe ed il vestito e si cacciò fra le lenzuola. Di tal fatto si mandò avviso al cognato Alberti, il quale si recò colà in compagnia di un medico amico, e lo fece subito rivestire dicendogli che il Re lo attendeva al R. […] Lo posero in una carrozza, avviandosi per quella via, ma poi lo condussero all’ospedale dei pazzi, detto de' Ponti Rossi, mentre lo sciagurato andava ognor ripetendo di voler discorrere al Re.
Bene : con lo stesso personale, senza segretarj, nè amministratori, faceva quattro recite al giorno. […] Da niuno avversata era forse lasciata a mezzo ; ma se taluno avesse osato esser pietra d’inciampo al suo cammino, egli, solennemente e paternamente mite coi devoti, sarebbe stato per quello capace di odio vatiniano. […] Il padre voleva farne un avvocato, ma egli, che già da bimbo aveva mostrato un amor grande al teatro, a una recita dell’Oreste di V. […] Dire degli onori toccati a Ernesto Rossi nel corso della sua vita artistica non è possibile : basti, ad averne una pallida idea, guardare al museo magnifico dei regali, venutigli da sovrani, da artisti, da poeti. […] Mi par di vederlo, Ernesto Rossi, come inchiodato davanti al Re, indietreggiare, man mano ch'egli avanza, fissandolo negli occhi, scrutando quel suo turbamento….
Arriva nel III un servo che appende al tempio di Minerva le spoglie degli estinti Curiazii. […] Non pensò al cartello di disfida mandato al re Filippo di Valois da Eduardo III nel secolo XIV? Non al combattimento del medesimo re col cavaliere Ribaumont nell’assedio di Calais? […] Ma bisogna confessare che nel l’atto IV l’Italiano rimane ben al di sotto del Latino. […] Ma quanto al metodo greco che vi si tiene, ed al coro continuo che spesso nuoce a’ secreti importanti della favola, è un difetto comune alla maggior parte delle tragedie di quel tempo.
Quanto all’anno 1788 segnato dal Croce, qualcosa rimane a verificare, poichè l’Andolfati stesso nella citata lettera in risposta al signor De Bastide colla data del ’92, dice : « …. […] Ma, dei Numi al partir, l’età più rea Successe, e fe men delle Selve amanti Le Ninfe, e incerto il lor pensier volgea. […] Dell’età pastorale al dolce incanto Questo di si fatal toglier ne debbe ! […] Dei plausi vostri al lusinghiero vanto, Fatto di sè maggior, tant’ oltre crebbe, Qui, di Noi forse alcuno. […] Oh, almen, calma porgesse al cuore afflitto Di riederne la speme a questo lido, Come lieta rivola al caro nido La Rondinella dall’antico Egitto !
Ciò può nuocere alla verità, all’ illusione, al fine tragico. […] Che risposta recherò al mio re? […] L’esecuzione reale lascia il fatto com’ è: la teatrale l’accomoda al fine. […] Si rileva da una lettera dell’autore al sig. […] Nocque al sig.
Stavano molti giorni in viaggio, accompagnati dalle loro famiglie, e dovean provvedere da sè al loro mantenimento : la Corte pensava alle spese di trasporto. […] Quel « nuovo venuto dottore » entrò nell’epoca in cui oltre al rinforzo de’nuovi elementi scritturati dal Bertoldi, la Compagnia si accrebbe di una importante artista, la Rosa Grassi, Colombina. […] La Compagnia costava allora, sino al 1748, 6000 talleri (Reichstaller), e dal’ 48 in poi 7975. […] È ben vero che il Conte di Brühl, primo ministro di Corte, sostituito al Sulkowsky, proprio quando arrivarono i comici italiani a Dresda, accordò loro ogni suo favore, accogliendo di quando in quando istanze per sussidj ; ma ciò non bastava a procacciar loro una vita tranquilla…. Alcuni poterono a stento rimpatriare miserissimi, altri ebber pensioni dal governo che li misero in grado di non morir di fame…. altri pensaron bene di tornarsene in Italia, lasciando colà un monte di debiti, come vedremo al nome dei singoli artisti Bertoldi, Vulcani, Franceschini, Casanova, Grassi, Ristori, Golinetti, Bastona, ecc…..
Dice il Beltrame Barbieri : Morì dieci anni sono il Capitan Rinoceronte nostro compagno, e gli trovammo un asprissimo cilicio in letto : e pur recitava ogni giorno : par veramente che contrasti cilicio e comedia : penitenza e trastullo ; mortificazione e giocondità ; ma non è strano a tutti chè molti sanno benissimo che l’uomo può star allegro e anche far penitenza de’ suoi peccati…… E il Padre Ottonelli in quella parte della sua Cristiana moderazione del Teatro (Firenze, Bonardi, 1652) che tratta delle Ammonizioni a’ Recitanti : Voglio aggiungere intorno al nominato Capitano Rinoceronte quel poco che da un prudente e dotto padre spirituale, e teologo della compagnia di Gesù mi fu detto in Fiorenza l’anno 1645 a’ 25 di giugno ; e fu questo. […] Egli si poneva sulle carni sempre il cilicio, quando andava al Recitamento, ciò facendo a fine, che tal mortificazione gli fusse avegliatojo, per usar cautela di non dire alcuna oscenità, e di non cooperare a chiunque de’ Compagni ne dicesse. […] Aveva per sua virtuosa consorte una Donna, detta Isabella tra le comiche, la quale fece vita santa per due anni avanti la morte, senza mai voler comparire nella scena al Recitamento ; e se ne morì con molti segni di gran bontà, esortando il marito a ritirarsi affatto dall’arte e dall’esercizio de’teatrali trattenimenti. […] Andreini Virginia), e lo vediamo a Parigi il 1621, fra i sottoscritori di una supplica del 12 maggio al Duca loro padrone, per ottenere che il Martinelli (V.) non abbandonasse la compagnia come avea minacciato di fare. […] La maschera qui riprodotta (pag. 985), è nelle Composizioni di Rettorica dell’ arlecchino Martinelli (V.), al nome del quale è pure la riproduzione di una lettera inedita ove si discorre del Garavini.
e le dedica il seguente sonetto che tolgo dal suo Teatro celeste : Sopra la madre dell’Auttore, alludendo al Nome, al Cognome, all’ Accademia, all’ Impresa, al Titolo, & a’ Comici Gelosi. […] Anche questa è diretta al Segretario Vinta. […] » Quanto al valor letterario d’Isabella Andreini, poco mi rimane da dire. […] E così di seguito, passando dal mal tempo al corvo, dal corvo all’amore, dall’amore al desiderio, dal desiderio al godimento, e il tutto seminando di citazioni poetiche, storiche, mitologiche da metter paura. […] Più i Contrasti erano lunghi, più appariva (meglio a’comici forse che al pubblico) l’acume e la sottigliezza de’recitatori.
Nel reame di Firando appartenente al Giappone si è veduto più di una fiata comparire in teatro il re colla real famiglia, e co’ suoi ministri politici e militarib. […] Il dramma cinese non si spazia in episodii estrinseci al l’azione, perchè tutti prende a rappresentare i fatti rilevanti di una lunga storia. […] Le Pastorelle indrizzano la porola alle piante del boschetto, mostrano l’assezione ed il rispetto che ha per esse avuto Sacontala, la quale parte per andare al palazzo dello sposo, e si congeda da Cano. […] Arnaud al mese di luglio 1761 l’estratto di una traduzione ms di un libro intorno al l’Antica Musica Cinese composta da Ly-Koang-ty dottore e membro del primo tribunale di lettere del l’imperio. […] Io rimandai al prelodato Catanti le sue commedie Cinesi.
Salì nell’ '82 al grado di prima attrice assoluta in Compagnia Morelli, in cui la rappresentazione di Maria di Magdala di Pietro Calvi fu il suo maggior trionfo, dovuto all’arte sua e alla sua bellezza, ch'era meravigliosa. […] Fu l’ '89 al Teatro Rossini di Napoli, poi, ammalatasi la Duse, fu la prima donna de' suoi comici, coi quali fece il giro della Sicilia. […] Rappresentò la prima al Valle di Roma e al Manzoni di Milano la Fedora, e n’ebbe assai lodi dai critici maggiori quali D'Arcais e Ferrigni (Yorick).
Fiorito sul finire del secolo xvii, fu comico al servizio del Duca di Modena per le parti di secondo Zanni sotto il nome di Truffaldino. Da una supplica al Duca di Modena del 1686 per ottenere che gli fosse mantenuta la parte intera, non volendo i comici dargliene che metà, sappiamo ch'egli aveva moglie e cinque figliuoli. Il carnovale del 1690 si trovava a Roma, d’onde scrisse una lunga lettera al Duca, perchè richiesto di andare a Bologna con la compagnia, gli fosse mandato il danaro bisognevole pel viaggio dispendioso (V. […] A un famigliare del Duca, il conte Maresciano, scrisse da Orvieto il 2 ottobre 1694 al fine di ottenere il passaporto per sè e uno per tutta la sua Compagnia : il che fa credere esserne stato lui il conduttore.
Il peso di comporne la poesia si addossô al La Cruz, il quale scrisse Briseida zarzuela heroica in due atti posta in musica da don Antonio Rodriquez de Hita maestro di musica spagnuolo. […] La Cruz di declamar tanti anni contro i compatriotti che inculcavano le moleste unità; e non ebbi io torto in affermare ch’egli rannicchia e pone in pessimi scorci le altrui invenzioni soggettandole al coltello anatomico di Procruste. […] Or tocca al La Crux o al Sampere, e a tutta la turba che lo encomia, a conciliar tutto ciò colla propria lingua, colla poesia, e col senso comune. […] Veramente un rivo che sbocca in un pantano, altro non fa che impantanarsi anch’esso, e nulla può sommergere prima di vincere l’ostacolo che si oppone al suo corso; ma passi ciò. […] Che cessando la peste la gente riprenda vigore, ben s’intende; ma le navi sono anch’esse soggette al contagio?
La sera memorabile in cui Antonio Petito prese la maschera al San Carlino, fu presentato al pubblico dal padre Salvatore, come il Pantalone Rubini dal suo predecessore Gio. […] Caduto appena il sipario sul terz'atto della Dama bianca, egli era andato a seder, come al solito, nel corridojo sul quale dava il suo camerino. […] Quanto al costume, la maschera del pulcinella è nata con la camicia e i calzoni bianchi larghissimi, cappello di feltro bianco a cono, talvolta ripiegato in avanti, scarpe basse, e mezza maschera nera con enorme naso aquilino. Le modificazioni ch'essa andò subendo coll’andar degli anni furon soltanto nella maggiore o minor lunghezza della camicia, la quale vediam lunga al ginocchio negli ultimi anni (V. il Ghezzi), e più corta ne'primi (V. […] Quanto al carattere, il pulcinella, dapprima stragoffissima maschera (V.
Esordì come amoroso, ma dovè ben presto passare al ruolo di brillante che sostenne lungo tempo e con valore nelle Compagnie di Costantini, Chiari, Zoppetti, Tassani, Andreani, Monti e Preda, Zammarini, Sivori e Sadowski. Fu dal ’70 al ’72 con Bellotti-Bon secondo caratterista, e primo e promiscuo, subito dopo nelle Compagnie di Francesco Coltellini, Anna Pedretti, Giacinta Pezzana ed altre di minor conto. Fu con Novelli tre anni, poi con Dominici al Manzoni di Roma, poi con Falconi e Bertini, nella cui compagnia morì a Bologna il 13 agosto 1890 colpito da pleuro-pneumonite doppia acutissima. […] Nè buon artista e buon compagno fu solamente, ma anche buon cittadino ; chè, sergente il ’49 nel 3° reggimento di linea della Repubblica romana, combattè a Velletri e alla difesa di Roma, assieme al capitano Masi, padre del brillante attuale.
Dopo di aver fatto parte di molte Compagnie di giro, si fermò il 1774 con quella di Lapy al Sant’Angelo di Venezia, ove recitò La pazza per amore, sua particolar fatica, in cui oltre al rappresentar vari personaggi, cantava ariette musicali non senza grazia. […] Fra i tanti versi ch'ella ispirò, metto qui il seguente SONETTO Sì, che maggior d’ogni Apollineo canto Sono, egregia Moretti, i pregi tuoi ; Per te non arte, ma natura i suoi Vivi affetti spiegar par ch'abbia vanto : Ben sanno quale a i cor formasti incanto Di Terme Il Conte, e i Veronesi Eroi ; Corrado e Clarendon san quel che puoi Se sciogli il freno a l’ira, a i vezzi, al pianto. Nè cred’io già che d’altri sensi impresso Sia il tuo bel cor ; essi (non l’abbi a sdegno) Fan testimon di tua bell’alma espresso ; Così quest’opra tua recando al segno, Gli atti, gli accenti che t’è usar concesso Fan testimon del tuo felice ingegno.
Filippo Berti, e nel '58 esordì al Teatro Paganini di Genova, quale amorosa nella Compagnia di Luigi Domeniconi. […] Passò da questa a Napoli nella Compagnia di Achille Majeroni, fino al '65, anno in cui assunse il ruolo di prima attrice assoluta in Compagnia di Achille Dondini. Attrice coscienziosa, ricca di sentimento e d’intelligenza, ottime doti non mai discompagnate da una gentile modestia, percorse i principali teatri d’ Italia e dell’ estero, al fianco de' più famosi artisti, quali la Fumagalli, la Cazzola, la Sadowski, i fratelli Salvini, Taddei, i due Rossi, ecc. […] Dopo di aver recitato co' dilettanti della città, si diede al teatro, esordendo primo innamorato con Fedele Venini, e passando poi con Francesco Paganini, col quale ebbe campo di mostrare le sue ottime qualità di artista, specialmente per le parti di genere serio.
Passò il 1754 colla moglie al S. Grisostomo di Venezia, sotto la direzione di Onofrio Paganini, col quale restò fino al dì della sua morte, avvenuta intorno al 1760.
Fors’anche perchè modenese, ella parve avere alcun ascendente su l’animo del Duca Alfonso, che le tenne al fonte battesimale un figliuolo, e a cui spesso si volgeva per soccorsi morali e materiali : e vi han parecchie ricevute sue delle solite dieci doppie, che il Duca le faceva pagare come donativo. Nondimeno a lei non mancarono le tribolazioni de la scena che le vennero più specialmente dalla vicenda impostale con altra Flaminia, la Calderoni, colla quale s’era architettata una specie di congiura contro di lei, ora il marito Silvio rifiutandosi di imparar cose nuove e tenerle dialogo, ora i comici tutti coprendola di contumelie anche al cospetto del pubblico, tra cui prima e più atroce la qualifica di vecchia e inabile omai al recitare. In una lettera al Duca di Modena, la Fiala si dice carica di famiglia ; ma di due figliuoli soltanto sappiamo che intrapreser l’arte dei genitori, come appare dai due documenti che qui riferisco : Ser. […] Sotto la stessa data, troviamo in una lista di comici del Duca, e sempre al fianco della Fiala un’altra Angiola, che sappiamo essere stata l’Anna Marcucci, esordiente come comica, e appartenuta prima alla Compagnia del Palombi, cantimbanco napolitano.
Egli ha bene il diritto di essere messo assieme a’ grandissimi che diedero al mondo tipi immortali, se bene i suoi sien condannati pur troppo a perire : chè è per essi di tal guisa la creatura legata al suo creatore, che dileguato l’uno, anche dileguerà l’altra, non lasciando tra’ posteri che un vago ricordo, andatosi serbando e ahimè modificando nella viva voce delle generazioni succedentisi. […] Certo : quando la signora dice alcuna parola in francese al sur Pedrin, quel comme ? […] Nulla di quel che l’artista vuol significare al pubblico nel suo muto linguaggio si perde ! Quando l’orchestra suona la sinfonia del maestro, quanta espressione in quell’impercettibile sorriso di compiacimento, di modestia e di orgoglio insieme, ch’egli fa ogni tanto al futuro nipote che gli è quasi alle spalle ! […] Se non che, il povero diavolo, sconosciuto al medico, era il Bertinazzi in persona.
Fu anche danzatrice, musicista e schermitrice pregiata, secondo lo stesso Bartoli ; sebbene dalle memorie del Goldoni si rilevi come al proposito della rappresentazione dell’Assemblea letteraria, la sua voce fosse falsa, la sua maniera monotona, e la sua fisionomia smorfiosa. […] Il che non impedì che al primo rimpasto della Compagnia, ella, con gran piacere del Goldoni, fosse licenziata. […] Luca, al servizio dei fratelli Vendramini, recitò con molto plauso la parte di protagonista nella tragedia di Vitturi veneziano : Berenice, Regina d’Armenia. […] Napoli, Pierro, 1891, pag. 422) riporta l’elenco della Compagnia dei comici lombardi, che nel giugno del’47 Domenico Giannelli, il quale faceva i titoli delle recite del Costantini, offriva al Re ; e mette prima donna l’Elisabetta Passalacqua, e terza l’Elisabetta D’Afflisio, mentre è accertato non essere la Passalacqua fuorchè il soprannome di Elisabetta D’Afflisio. […] Tornata in Lombardia, dopo di avere recitato vari anni con poca fortuna, avanzando ella in età, e in lei scemando il valore, non trovò più chi la scritturasse, e dovè ritirarsi al Finale di Modena, ove morì poverissima nel’60 circa.
È comico di qualche ingegno, e scrive a sufficienza alcune cose spettanti al Teatro, ed è suo parto una Commedia intitolata : L’Oppresso Felicitato, o sia il Conte d’Osbach. […] Il Carlo Goldoni fra’comici potrebbe, credo, ben rappresentato, reggere anch’oggi al lume della ribalta. Il Fiorio era l’autunno del 1794 al S. […] Scrisse ancora, dopo la stampa dei quattro volumi : Solitudine e pianto, tragicommedia in tre atti con prologo intitolato Offesa e Vendetta, recitata al S. […] Grisostomo il 26 dicembre 1795, e replicata tre volte ; e La vana seduzione, commedia recitata al S.
Ma per lo contrario se inclinava al pronto successo di tali nozze, faceva vedere co’ più bei colori le dolcezze di Cupido, e le felicità del matrimonio. […] Uscì egli in teatro vestito da campagna, avendo al fianco il Rubini smascherato, e coll’abito cittadinesco da Pantalone. […] Quindi togliendosi la maschera ne copri la faccia al Rubini, e riverendo il popolo sull’istante partì. […] Intanto solo soggiungeremo che il Garelli sopravvisse al suo distacco dalla Professione altri sei anni dimorando sempre in Venezia, e passò agli eterni riposi nell’anno 1740. […] Vù sè l’esempio de quel bon mercante che dopo aver tant’anni negozià, credito, e cavedal ben segurà, renonzia la Bottega al Laorante.
Fu la prima, attrice di rari pregi, se dobbiam credere al seguente sonetto di Paolo Abriani : Dal ciel discesa ad illustrar le Scene, benchè mortal fanciulla a noi si mostri, per debellar, per trionfar de’Mostri Morte, Tempo ed Oblìo, Lavinia or viene. […] Ebbe Felsina in figlia, e tanto vale, che vanta anch’essa al par Saggi e Guerrieri ; e seguendo di quella i fasti alteri, le dà Palla d’onor corona eguale. […] Ma ceda il Tebro al minor Ren gli onori : da Lavinia più bella or vuole il Fato, che incatenati sian d’un Mondo i cori. […] Non pochi documenti ho potuto trarre dall’Archivio di Modena, che concernon la Lavinia e l’Angiola ; e vanno dal ’77 al ’91. La Duchessa di Parma scrive a suo fratello, il Principe Rinaldo d’Este, il 16 aprile del ’77, ricusando di concedergli Lavinia, la mancanza della quale produrrebbe troppo sconcerto nella Compagnia del Duca ; e la ricusa un anno dopo Ranuccio Farnese in persona al Duca di Modena che la voleva con Lelio suo marito per mandare a Londra.
S’abbia egli condotto il melodramma al maggior grado di perfezione possibile. […] Ora tutto ciò io sapendo, con qual coraggio dovrò accingermi all’inutile impegno di portar legni al bosco lodandolo o al pericoloso cimento di sfrondarne i venerati allori che maestosamente germogliano dintorno alla sua statua? […] L’uomo di gusto può bensì conoscerle, ma non s’appartiene che al solo genio il trovarle. […] E da quel giorno in poi fino al presente Non trovai pace, o tregua al mio martoro. […] risplendi, o chiaro nume Fausto sempre al nostro amor.
Di grazia poteva sperarsi che nascesse al teatro un Racine ed un Voltaire subito dopo un Mussato o un Laudivio? […] Arriva nel III un servo che appende al tempio di Minerva le spoglie degli estinti Curiazj. […] Non pensò al cartello di disfida mandato al re Filippo di Valois da Eduardo III nel secolo XIV? […] Ma bisogna confessare che nell’atto IV l’Italiano rimane ben al di sotto del Latino. […] Ma quanto al metodo greco che vi si tiene, ed al coro continuo che spesso nuoce a’ secreti importanti della favola, è un difetto comune alla maggior parte delle tragedie di quel tempo.
Vondel si distinse fra’ suoi con alcune tragedie al pari di Corneille e Shakespear, benchè a questi di molto inferiore. […] Venghiamo al Teatro Alemanno. […] I signori Juncker e Lieubault nella dissertazione premessa al Teatro Alemanno uscito in Parigi nel 1772, affermarono parimente che Opitz imitò la sua Giuditta da un’ opera italiana. […] Quindi avvenne che i commedianti per mendicare ascoltatori ricorsero a i Gran Drammi Politici ed Eroici tragedie grossolane condite dalle buffonerie di Han Wourst, che vuol dire Giovanni Bodino o Salciccia, e corrisponde all’Arlecchino italiano e al Grazioso spagnuolo. Adunque con giusta ragione il coronato filosofo di Sans-souci parlando dello stato delle arti del Brandeburgo al finir del secolo XVII ed al cominciar del XVIII ebbe a direa: «Gli spettacoli alemanni erano allora poco degni d’esser veduti.
Non l’ebbe presente ne’ rimproveri che ne’ Due Gentiluomini di Verona fa il Duca di Milano al Valentino. […] Ma questo merito tutto appartiene al teatro, nè senza ridicolezza si metterebbe in confronto colle orazioni dei Demosteni e de’ Tullj. […] Perchè componeva per vivere avvicinandosi al termine del lavoro si dava tutta la fretta per ritrarne frutto al più presto . . . . . […] Il difetto più notabile del nostro poeta è il gusto singolare che avea pel giuoco puerile sulle parole; non v’ha cosa che non sacrifichi al piacere di dire un’ arguzia ecc. ecc. […] Da quel tempo spiegarono una propensione particolare al grande, al terribile, al tetro, al malinconico più che al tenero, ed una vivacità, una robustezza e un amor deciso pel complicato più che per la semplicità; e questo carattere di tragedia si è andato sempre più disviluppando sino a’ dì nostri.
Goujet nel suo primo supplimento al Moreri pone tal commedia sotto Teodosio II. […] Altro non vi si legge se non che qualche dialogo ma non teatrale, appartenente al secolo XIV e XV. […] Lo stesso Cassiodoro nell’epistola 21 del IX scritta da Atalarico al Senato di Roma. […] Vedi i di lui Scolii al Concilio Trullano, ed al Can. […] Nella prefazione al Teatro Italiano.
Palissot egli volle contraffare Omero, Anacreonte, Virgilio, La Fontaine e Quinault, come la scimia contraffà l’uomo, e sostituì al naturale e al delicato e al grazioso l’arte, il bello-spirito, ed il parlar gergone. […] Giva così il Voltaire avvicinandosi al Cornelio, al Racine, al Crebillon, mostrando però ne’ tratti del suo pennello una maniera a se particolare. […] Così quest’enciclopedista, al contrario di ogni altro scrittore, perdeva coll’ esercizio; e forse disingannato al fine abbandonò un genere a’ suoi talenti inaccessibile. […] II de’ Fatti Veneti dall’anno 1504 al 1570. […] Vedasi ciò che l’Avogadro scrisse al Senato Veneziano secondo il Bembo.
Queste poche parole devon bastare al suo elogio. […] Dato al castello di Versailles l’ 8 aprile. […] Ecco una lettera che il Goldoni scrive da Parigi l’8 di novembre 1774 al marchese Francesco Albergati Capacelli, al proposito dell’Arlecchino Coralli, e che tolgo dai Fogli sparsi del Goldoni raccolti da A. […] Dovevasi parlare al pubblico, o con esso far qualche scusa ? […] Tutti sono al colmo della gioja, e la commedia finisce.
Avvertimento al lettore per la presente edizione [1] Motivi che interessano soltanto alcuni particolari, hanno trattenuto finora la continuazione delle Rivoluzioni del teatro musicale italiano nei torchi di Bologna. Però riflettendo al rispetto ch’esigge il pubblico, deliberai di procurarne io stesso un’altra edizione, che può dirsi ed è realmente una cosa affatto diversa e per le considerabili mutazioni ed accrescimenti fatti al primo tomo stampato, e per l’aggiunta di sette lunghi capitoli che formano la parte più utile e la più essenziale dell’opera. […] I pratici di questa nazione non l’hanno considerata finora se non come un affare di puro istinto e d’abitudine, né si sono inalzati al di là della sua parte grammaticale.
Carlo Dondini, recatosi co’ suoi a Bologna, si arruolò nell’esercito francese, in cui salì ben presto al grado di capitano. […] Il carnevale del 1817, egli era, (dopo di essere stato alcun tempo capocomico con la moglie prima attrice) al Tordinona di Roma in Compagnia Benferreri, di cui era parte principale la maschera del Pulcinella, con la moglie e il figliuolo Cesare allora decenne. […] Formata coi soci di sventura una compagnia, che meglio si sarebbe potuta dire una accozzaglia di zingari, percorsero, guitteggiando e stentando, in lungo e in largo tutta l’isola, a piedi o sui muli, sino al 1825. Riusciti poi finalmente a lasciar la Sicilia, si recarono a Napoli, dove con una colletta del Fabbrichesi, capocomico a’ Fiorentini, e con qualche recita fatta qua e là, poteron trascinar la vita sino al carnevale ’25-’26 ; dopo il qual tempo, unitisi ad alcuni sciagurati, poteron fare una discreta campagna a Marcianese.
Forse figlia dei precedenti e sorella di Antonio Torri detto Lelio, fu attrice al servizio del Duca di Modena per la parte musicale, come si rileva da una sua curiosissima lettera al Duca stesso da Bologna, in data 2 giugno 1683 in cui si lagnava che certo signor Francesco Desiderij suo famigliare facesse da padrone assoluto con lei e la madre (il padre era già morto) senza aver riguardo alcuno alla lor povertà, vantandone autorità da Sua Altezza. […] E per tutto ciò ella si raccomandava al Duca, acciocchè volesse degnarsi moderare a questo Signor Desiderij, quando pure già le fosse stata concessa, quell’ autorità così grande che pretendeva hauere sopra di lei…. Il settembre dello stesso anno, entrata in trattative di scrittura, chiede da Roma a Sua Altezza la licenza di accettare il contratto per il prossimo carnevale al S.
Albergati Ercole, detto Zafarano, bolognese, e al servizio del Marchese di Mantova, fu molto pregiato come inventore e costruttore di meccanismi scenici, e fu nel 1487 « adoperato da Giovanni Bentivoglio nelle feste per le nozze del figliuol suo Annibale con Lucrezia d’Este, a costruire archi e trionfi, etc. etc. […] ). « Girolamo Stanga — dice il Bertolotti (Musici alla Corte dei Gonzaga in Mantova dal secolo XV al XVIII — Milano, Ricordi s. a.) — sul finire di ottobre 1490, scriveva al Marchese Francesco le difficoltà per la ripetizione a Marmirolo dell’ Orfeo, accennando Filippo Lapacino e Zafrano, che dovevano prendervi parte, oltre al Citaredo Atalante che si attendeva da Firenze. […] » Nè egli solo era al servizio del Marchese di Mantova, ma tutta la famiglia sua, che prendeva parte con lui alle rappresentazioni, come si rileva da un passo della lettera che Johannes De Gonzaga (sic) scrive il 25 gennaio 1495 a Isabella d’Este, sorella di Alfonso I e moglie di F.
La quarta sera, dopo la pessima riuscita del Domeniconi, si presentò al pubblico Cesare Asti, primo generico, nell’antico dramma : La valle del Torrente. […] La sua truccatura meravigliosa gli procurò un fragoroso applauso al suo primo apparire. Egli era un bell’ uomo ; la voce aveva naturalmente tremolante, molto adatta alle parti di vecchio, e piacque in quella sera a segno, che molti abbuonati reclamarono lui anzichè il Domeniconi al posto di primo attore. […] » Egli è quello stesso che a Torino, al Circo Sales, in compagnia Trivelli, sostenendo la parte di un pescatore nella caduta di Missolungi, dovendo dire : « nell’imperversare della bufera, mi abbandonai alla discrezione delle onde, » disse invece : « nell’imperversare della bufera, mi abbandonai alla descrizione di Londra…. » Lo troviamo padre nobile, nel 1842, della drammatica compagnia condotta e diretta da Angelo Lipparini, poi, nel 1844, in quella di Romualdo Mascherpa ; proprietario nel ’54-55 di una Compagnia discreta, della quale era prima attrice la Vedova-Ristori, e caratterista Luigi Bottazzi, artisti di merito non comune ; e finalmente, nel ’57-58, caratterista e promiscuo della Compagnia condotta e diretta da Valentino Bassi. […] L’Asti, giunto al parossismo, uscì precipitoso di scena, e per vendicarsi dell’ offesa per lui inqualificabile del pubblico, trafisse con terribile veemenza la tela di una quinta.
Fu prima negoziante, poi datosi al teatro, divenne artista di grido nelle parti di padre e tiranno. […] Se Alfieri, Niccolini, Ventignano e Pellico hanno chiamato in folla al Teatro l’intelligente e colto Pubblico Lucchese, prova non dubbia della squisitezza di gusto, che lo distingue ed onora, possibile che il Monti sia per esser negletto e non curato ? […] Non, per rispetto al chiarissimo autore, non, per compiere le speranze dell’attore che l’offre ; infine, non, per onore di questo…. sì lo ripeto, di questo si colto ed iutelligente Pubblico Lucchese. Unitosi ai Carbonari, fu nel 1821 arrestato e condannato al carcere duro a vita in Lubiana. […] Quivi avea pubblicato nel 1839 alcune lettere sopra l’arte d’imitazione dirette alla prima attrice italiana Anna Fiorilli-Pelandi, alle quali va innanzi una bella lettera di Iacopo Feretti al discreto Lettore sul merito dell’opera.
Così questi, prevalendosi del favore degli spettatori, si è discostato pian piano dalla subordinazione dovuta al poeta e al compositore, e da subalterno divenuto padrone regola a suo talento la musica e la poesia. […] Come potranno contraffare gli dei coloro che sono al di sotto degli uomini? […] Io non mi presento inanzi al tuo altare con sì umili sentimenti. […] Vi saranno al certo delle eccezioni a questa regola, ma non le conosco. […] Dalle quali parole si scorge che ci dovevano esser gli eunuchi avanti al tempo in cui visse quel legislatore.
Finalmente, riavuta la libertà, potè unirsi al padre che recitava a Parma nella Compagnia Rosa e Ventura, nella quale s’ ebbe il posto di brillante assoluto ; passando dopo quattr’anni caratterista in quella del solo Angelo Rosa, con cui stette sino al ’42. […] Nel ’59, assorbito dalla politica, fe’ ritorno a Lugo per concorrere col braccio e colla mente al trionfo della libertà. […] A queste, altre se n’aggiungon di minore importanza, una delle quali ricordo, rappresentata al Corea di Roma nel ’73 dalla Compagnia di Fanny Sadowski, diretta da Cesare Rossi, di cui faceva anch’io parte, e che non figura nell’ elenco di tutte le opere di lui, pubblicate in due volumi. […] Accademia de’ Fidenti in Firenze, e quivi io l’udii recitare al Teatrino di S. […] ) dice di lui : …..egli seppe compensare collo studio indefesso certe manchevolezze ch’aveva da natura ; come a dire una voce ranca, una fisonomia accigliata e ribelle alla giocondità, così necessaria al ruolo di caratterista.
Educata poi dall’Anna Pellandi, colla quale stette dal 1807 al 1810, mostrò subito di emulare presto, e vincere anche la grande maestra. […] Fu il ’50 con Coltellini a Trieste, e il ’52 si unì madre nobile con Adelaide Ristori, risolvendo il ’57 di abbandonare il teatro, e di cedere tutto il suo ricco patrimonio di scena al figliuolo Giovanni, capocomico e mediocre brillante (morì nel ’76 a Livorno), col quale recitò alla Stadera di Milano il 13 marzo di quell’anno il terzo atto della Medea del Ventignano, maravigliando per la potenza d’arte, e gagliardia di mezzi, tanto da far dire a un accreditato giornale, che al suo confronto le celebrità d’allora impicciolivano a vista d’occhio. […] Morì la notte dal 23 al 24 marzo di quello stesso anno, improvvisamente, e s’ebbe in Santa Croce esequie solenni. […] A Trieste in Compagnia Coltellini tenne fronte mirabilmente alla Rachel, recitando al Filodrammatico la Fedra di Racine, mentre la gran tragica francese la recitava al Comunale. […] Una lettera intima della celebre Pellandi scritta all’Internari da Verona il 1° novembre del ’39, comincia così : La sera che mandai al Bonsaver la mia per unire alla sua, ricevetti la scatola benedetta e sospirata, non posso esprimerti il contento.
Si fece poi capocomico e fu al San Gio. Grisostomo di Venezia al servizio di S. […] L'autunno di quell’anno andò al teatro della Sala in Bologna, con una Compagnia di cui eran parte principale la Brunelli e il secondo innamorato Carlo Magni. Passò il carnovale dalla Sala al nuovo teatro pubblico, accordato per la prima volta a'commedianti, e tornò a Bologna al teatro Formagliari il carnovale del '65 ; ma la compagnia, privata della Brunelli, non vi fece incontro. […] Ciò detto mi toccò una guancia con una compiacenza più che paterna, s’ingalluzzò, e mi fece avvertita che al Vecchio volpone ancora piacevano i pomi, benchè non avesse più denti.
In una lettera al Duca di Modena da Parma in data 4 giugno 1655, si accenna al Milanta, richiesto per la Compagnia di Parigi, e dal Principe Alessandro negato. […] Era nel 1687 al servizio del Duca di Modena, nella Compagnia di Giuseppe Fiala il Capitano Sbranaleoni (V.).
La Doppia stravaganza sua commedia d’intrigo è rimasta al teatro francese. […] Le sue adunanze sembrano al di lei marito ridicole. […] Con tal convenzione vanno al teatro. […] Passeggiando un giorno l’istitutore della scuola e l’allievo davanti al palazzo della giustizia al vedere il fanciullo discendere dalla vettura un magistrato, mostrò grande agitazione. […] Giungono in faccia al gran palazzo che è dirimpetto alla casa di un avvocato.
Dopo essere stata al S. Angelo di Venezia un solo anno, si scritturò con varie Compagnie nomadi, recandosi poi in Sicilia, dove ebbe a lottar colla…. sorte, e dove…. al tempo in cui il Bartoli dettava le sue notizie dei comici, cioè al 1780 circa, viveva ancora recitando.
Fu molti anni con Pietro Rossi, poi col Paganini, poi di nuovo col Rossi, poi col Lapy al San Luca di Venezia, dal quale passò con la stessa Compagnia al Sant’Angelo. Si ritirò con la moglie a Venezia, in cui viveva ancora al tempo di Fr.
Tornò col padre, e fu con lui in Portogallo ove sposò la Corona, assunta la quale al grado di prima donna, al suo ritorno in Italia, si distaccò dal padre per farsi a sua volta capocomico non troppo — a detta del Bartoli — fortunato, negli ultimi anni almeno, nonostante i grandi meriti della moglie. Il Colomberti lo cita come buon capocomico dal 1790 al 1810.
Se il Poeta Drammatico debba piacere al Popolo, o a’ Savj. […] Se, al pari di Lope, gl’Italiani antichi e moderni cercarono di compiacere al Volgo. […] Padri della nostra Chiesa, forse perciò dispiacque al Popolo? […] Essi erano spettacoli appartenenti al Circo. […] Piacesse al Cielo.
Lontana dall’arte di ritrarre al vivo e con leggiadria la natura, di rappresentar sagacemente la vita civile, di dar con delicatezza la caccia al vizio e al ridicolo, di toccar il punto vero del sublime e del grandioso, per non picciolo tratto del secolo XVII si mantenne in Francia la scena sul sistema delle favole di Hardy. Tragedie languide e basse, commedie grossolane e buffonesche, tragicommedie informi, oscene, stravaganti, comparivano in prodigiosa copia sino al 1640 su quel teatro che indi a poco dovea risonar de’ nomi illustri di Cornelio, Racine e Moliere. […] Quanto alle regole sino al 1640 si disputava ancora se dovessero per sempre rigettarsi. […] La sua Antigone vien censurata dagl’ intelligenti per non aver saputo l’autore condurre sino al fine il suo assunto senza indurre verso la metà dell’azione principale una peripezia di un’ altra azione differente.
La figlia maggiore, Giuseppina, sposata a un Ciabetti, attore mediocre, doventò la prima donna della Compagnia che suo marito formò nel 1835, e, specialmente nel Regno di Napoli, ebbe fama di attrice egregia ; l’altra, l’Elena, si fece conoscere, giovanissima, per buona servetta ; poi sposatasi al noto artista Nicola Medoni, divenne sotto a’suoi ammaestramenti prima donna di molto merito : morì in Genova a soli 35 anni. […] Staccatosi poi il Bacci dalla società, e divenuto capocomico solo, si recò, dopo varie vicende, in Alessandria d’Egitto e al Cairo, ove si crede morisse poverissimo…. […] Pare che il Bachino fosse un innamorato co’ fiocchi, certo non ispregevole, se Pier Maria Cecchini lo proponeva per la sua compagnia al Duca di Mantova, e lo riteneva se non eguale, almeno di poco inferiore al grande Adriano, il Valerini (V. […] Serio Contrallo napoletano, furon proposti al Duca in sostituzione degli altri di Compagnia : gli Andreini, i Ricci, Garavini, Soldano, ecc., ecc., che per un po’ di pace dovevano andarsene. […] serà questa una prova per vedere se in conseguenza di tanti ciarlatani che sonno riusciti, vi potessero ancor capir questi, quali stano tra il comico et lo ciarlatano. » Del resto al Cecchini poco premeva che il Duca accettasse la proposta dei comici.
Fece parte della seconda spedizione Medici, e combattè a Milazzo, ove ebbe il grado di sergente, poi a Reggio, poi, il 1° di ottobre, al Volturno. […] Fu il ’73 nella seconda Compagnia della Sadowski, diretta da Luigi Monti, e il ’74 in quella di Luigi Bellotti-Bon (che il Bertini con sentimento di gratitudine profonda, chiama suo solo maestro), al fianco della Tessero e della Falconi, di Pasta, di Salvadori e di Bassi. Dopo un triennio passò in quella di Luigi Monti, che lasciò dopo due anni, scritturato dalla Principessa di Santobono pe’ Fiorentini di Napoli, al fianco della Pezzana e della Duse, di Emanuel e di Majeroni. […] Una sera in cui egli rappresentava al Gerbino di Torino l’A’ basso porto di Cognetti, l’Emanuel che assisteva alla recita da una poltrona, con sentimento di schietta ammirazione pel fratello d’arte, gli mandò sulla scena un bellissimo anello con pietre preziose, accompagnato da queste parole : Giovanni Emanuel all’inzupperabile o’ Zi Pascale lu cantiniere. […] Volle scrivere pel teatro, ma si fermò al primo tentativo.
Di sarto ch'egli era, si mutò in Brighella, esordendo nella Compagnia di Antonio Marchesini ; e tanto progredì nell’ arte, che, venuto a mancar l’Angeleri (V.) al S. […] Nè solamente apparve buon Brighella, ma buon caratterista in genere ; e Carlo Goldoni scrisse per lui il Todaro Brontolon, il Fabrizio degl’Innamorati, il Don Policarpio della Sposa sagace, il Don Mauro dell’Amante di sè stesso, ed altro ; commedie tutte, nelle quali, a detta del Bartoli, mostrò tanto valore da diventare il Beniamino di Venezia, dove stette lunghi anni, prima al San Luca, poi al Sant’Angelo, sotto la direzione di Giuseppe Lapy, del quale, sempre a detta del Bartoli, fu più che amico, fratello. […] Che bel vedere in Casa uniti que' due celebri Personaggi I L'Impresario al tavolino in veste da camera, in berretta bianca, cogli occhiali sul naso, a rovinar Commedie, pareva un moribondo che scrivesse il suo testamento ; e brighella, coll’ago in mano, il suo sartore che gli facesse l’abito da morto. […] Era al Sant’Angelo di Venezia il 1795-96, brighella e caratterista della Compagnia Pellandi, e fu primo a recitarvi la parte del vecchio di centoquattr'anni nella Madre di famìglia del Sografi. Il 24 gennaio 1797 ri recitò al Sant’Angelo Guglielmo e Carolina, dramma tradotto dall’Albergati ; e vi fu « illuminazione a giorno, perchè recitò il signor Martelli, ricuperatosi da una grave malattia. » (Teatro app.
Un altro attore si avvicina al re, gli toglie la corona, la bacia, versa nel di lui orecchio un licore avvelenato e parte. […] … Che al tuo fato io sopravviva e d’altri Sposa diventi! […] Il becchino getta al suolo una testa di un morto. […] Il re bee e vuole che egli beva ancora; Amlet vuol prima fare il secondo assalto, e dà al competitore un altro colpo. […] Da quel tempo spiegarono una propensione particolare al grande, al terribile, al tetro, al malinconico, più che al tenero, ed una vivacità e una robustezza, e un amor deciso pel complicato, più che per la semplicità; e questo carattere di tragedia si è andato sempre più disviluppando sino a’ nostri giorni.
Onde seguire l’irresistibile inclinazione per il teatro, non si curò di conseguire, come gli altri fratelli, un grado accademico, ma seppe però corredarsi di buona coltura, cosi che se la sua recitazione fu enfatica, colla cadenza dovuta al sistema di battere il sostantivo, come si dice in gergo comico, seppe però farsi apprezzare ed ascoltare con attenzione dal pubblico per la intelligente chiarezza con cui rese sempre il giusto significato di quanto esponeva. […] In una escursione all’estero ed anche in Italia (tra il 50 ed il 59) diede accademie di declamazione distribuendo agli intervenuti un elenco di titoli di un migliaio di poesie : da alcuni canti della Divina Commedia al Delenda Cartago ; da dei brani dell’Ariosto alla Secchia rapita ; da un brano della Gerusalemme liberata, a certi sonetti metà in italiano, metà in dialetto, che diceva con una comicità ed una naturalezza incantevoli, non trascurando poesie patriottiche assai compromettenti in quell’epoca ; e dal 59 al 66 fu sempre fra i primi a declamare in pubblico le cose del Dall’Ongaro, del Mercantini, del Prati, ecc., ottenendo ovunque successi invidiabili per il vivo sentimento patriottico che in esse sapeva trasfondere mercè i palpiti veri che gli venivano dal cuore. […] Con gli averi, anche la sua forza ed il suo coraggio mise al servizio degli infelici e dei deboli, sicchè di molti e non dimenticati pugni seminò la via percorsa, sempre però per giustificati motivi e non per brutale prepotenza o per vana spavalderia. […] Se il solito spazio tiranno non mi impedisse di volgere al fine, molti ed interessanti aneddoti potrei narrare ; mi limiterò al seguente, che fa comico contrasto a'molti atti veramente eroici, ai quali si lasciò non di rado : Si provava un dramma in cui il Pilla doveva lottare con uno degli interlocutori e soccombere. Tenutosi per un po', si capisce con quale sforzo, nell’attitudine del vinto, ad un tratto si slancia sul vincitore, lo afferra, lo rovescia al suolo gridando nel natio idioma : An’ srà mai dètt che Pilla staga dsòtta !
Il felice pennello di Racine con grazia e diligenza al vivo e maestrevolmente ritrae la delicatezza delle anime sensibili. […] Ma Racine al tenero, al seducente accoppiò il merito di una versificazione mirabilmente fluida e armoniosa, correzione, leggiadria, e nobiltà di stile, ed un’ eloquenza sempre uguale, ch’è la divisa dell’ immortalità onde si distinguono i poeti grandi da’ volgari. […] Palissot, ne sono essi divenuti ridicoli; or che diremo di certi ultimi Italiani che hanno portato al colmo questo difetto? […] Dopo ciò poco parmi conducente al vantaggio della gioventù il particolareggiare su i loro difetti. […] V. la di lui prefazione al Britannico.
Recitava intorno al 1623, nella Compagnia dei Comici Uniti sotto la maschera di Dottor Graziano Forbizone da Francolino. […] ), appartenga al Croce davvero, o al nostro Bagliani ; tanto più che si trovano anche sotto nome del Croce le Conclusioni del Dottor Partesana da Francolin, che sappiamo, come vedremo, essere di Ludovico Bianchi da Bologna (V.).
E quì domandiamo con rispetto al riputato sig. […] Il Merlo al vischio. […] Appartiene al medesimo sig. […] Le moralità in copia non disconvengono al filosofo. […] pèrchè non la mandaste al concorso ?
Ah cedi al fato, Cedi, meschina, al tuo delirio, e mori. […] «Due amori, due confidenze, due dichiarazioni d’amore l’una accanto al l’altra.» […] Ma questo dubbio corrisponde al senso ed alla lettera del l’originale? […] Oh al vinto e al vincitor fatale ognora Elena, furia a’ Greci e a’ Frigii infesta. […] E perchè narrare al servo ciò che era pubblico e noto a ogni Tebano?
Più m’importa la mia Eulalia, Che quanta roba è al mondo. […] Cotesto al tempo mio non era solito. […] Soprattutto è dipinta al vivo la scempiaggine di Calandro che rassomiglia al Tofano del Boccaccio. […] Ma di grazia incresce al gran censore Ignaziano l’oscenità di esse? […] Oddi vi aggiunse la venuta di una innamorata che al vedere l’amante esposto, per essere ostaggio del di lei fratello che esattamente la rassomiglia, ed al sapere già vicina l’ultima ora dello spazio concesso al ritorno del reo, sotto il nome del fratello si presenta alla prigione e libera l’amante.
IV, ep. 51 Variarum) fu tradotto Visorium, è più moderno di quello di Scena che si diede al luogo delle prime rappresentazioni. […] Riescì al lodato Conte Gaetani nel 1756 di scoprire nella parte opposta in faccia al levante quest’altre lettere belle ed intere ΒΑΣΙΛΙΣΣΑΣ ΦΙΛΙΣΤΙΔΟΣ, Reginae Philistidis , che non improbabilmente potrebbe credersi una regina che dominò in Siracusa al cui tempo forse potè edificarsi il teatroa. […] Adjacenti al teatro facevansi pure spaziosi passeggi, ne’ quali il popolo trattenevasi attendendo l’ora prefissa allo spettacolo. […] Ne’ Baccanali quando, si esponevano a gara le nuove tragedie, preparavansi al popolo in teatro un gran rinfresco di vivande e di licori, e si facevano correve da più parti fontane di vinoa Ebbero anco gli Ateniesi alcune leggi intorno al danajo degli spettacoli. […] Vitruvio nella prefazione al libro VII.
Ei già conta almeno tre figliuoli, e destina al primo la poesia comica, al secondo la tragica, all’ultimo la lirica, riserbando per se il pubblicare ogni anno un mezzo poema, e per la moglie un mezzo romanzo; tratti individuali del carattere, che subito danno al ritratto la vera fisonomia. […] La Doppia Stravaganza commedia d’intrigo è rimasta al teatro francese. […] Imperdonabile è veramente tal difetto a un attore, non dovendo egli pensare nè a se stesso, nè al poeta, nè allo spettatore, ma unicamente all’affetto che esprime e al personaggio che imita. […] Riprende in seguito il Martelli nel Bouhour il vizio frequente di voltar le spalle al compagno e nel Quinault di lui imitatore censura il soverchio vibrar delle braccia. Si ride poscia del tormento che danno al povero cappello, e del vestito di ballerino che sogliono dare agli eroi antichi.
Capua stessa, anticamente chiamata Volturno, al dir di Livio, fu città Etrusca2. […] Se si attenda al grado della coltura a cui pervenne, essa inventò, e fece ne’ dilatati suoi dominii fiorir tante arti di comodo e di lusso. […] Tale si giudicò il puttino di bronzo che Monsignor Carrara presentò al Pontefice Clemente XIV, da cui fu collocato nel Museo Vaticano. […] Gli spettacoli destinati al ristoro della società dopo la fatica, furono un bisogno conosciuto dalla nuova città più tardi di quello di assicurare contro gli attentati domestici e stranieri la propria sussistenza per mezzo della religione, della polizia e delle armi. […] Fontanini, il Senatore Filippo Buonarroti, ed il Proposto Anton Francesco Gori; e si vuole che fosse stato trovato sin dall’anno 1587 vicino al Lago Trasimene, e poi rubato dal Museo del Conte Graziani Perugino.
Recatasi il 1806 nella capitale recitò le parti di seconda donna alla Fenice e al S. […] E Salvatore Di Giacomo : Altigonda Colli, la romana passata dalla Fenice al S. […] Morì il 6 di ottobre, sostituita da Serafina Zampa, l’unica, a detta del pubblico, veramente degna di accogliere la grande eredità da lei lasciata al celebre teatrino di Piazza Castello. Collinetti Francesco, veneziano, fu attore di assai merito nella maschera di Pantalone, ch’egli assunse per sostituire Andrea Cortini al S. […] L’ osservai attentamente sopra la Scena, l’ esaminai ancora meglio alla tavola, alla conversazione, al passeggio, e mi parve uno di quegli attori, che io andava cercando.
Da così dolci lusinghe già è posto il freno al mio sdegno. […] Chi è ’l nemico al Quirino ? […] E pur cieco io non fui nel vagheggiare il tuo bello, se penetrò per entro gli occhi al core. […] che dà l’ali al pensier, la fiamma al core. […] Sarà vinta al sicuro.
Celebre capocomico, figlio di Abramo, piccolo possidente, nacque in Casal Pusterlengo verso il 1785, ed ebbe una mediocre educazione, nonostante gli anni trascorsi al seminario di Lodi, ove fu testimonio di sul campanile della chiesa della battaglia data sul ponte della città agli austriaci dal generalissimo Bonaparte. Venuta nel suo paesello una piccola compagnia di comici, egli, da essi istigato, si diede al teatro, passando di peripezia in peripezia, ma acquistandosi pur sempre una crescente fama di buon attore. […] Lo vediamo in quest’ anno citato nella sentenza del tribunale statario di Modena, dove si afferma che Carlo Zucchi imputato « assistette alla recezione…. dei comici Velli e Vismara nella setta massonica, non che al conferimento del grado di maestro all’altro comico Mascherpa, sottoscrivendone le relative patenti. » (V. […] Il 1824 si fece capocomico solo, e potè aver l’onore, mercè la sua probità e la buona accolta degli artisti, di mettere la sua Compagnia al servizio di Maria Luigia Duchessa di Parma, con uno stipendio annuo per quelle stagioni che doveva passar nella capitale. […] Fu socio di Calamai, poi scritturato da Sterni e Majeroni, poi da Morelli e dalla Tessero, coi quali s’ebbe, assieme al Mariotti, il diploma d’incoraggiamento del giurì drammatico milanese.
Comico – dice il Bartoli – che fioriva intorno al 1650. […] Il Bartoli al nome di Biancolelli Domenico, a cui dedica appena due righe, scrive che fioriva nel 1680 ; lo suppone figlio di Niccolò, e lo dice fratello di Orsola. […] Ai pregi della Regina statista accennai già al nome di Francesco Andreini (pag. 77). […] Lo sviluppo è semplice e naturale : le scene di amore caldissime mescolate a quelle della più spontanea comicità : commoventi le scene tra Florisbe e il Conte in prigione, ingegnosa quella in cui la Regina svela copertamente il suo amore al Conte. […] La dedica non è del Biancolelli, ma di Petronio Ruinetti, che par l’editore, il quale fa anche precedere all’opera una lettera dedicatoria al detto Facini.
Fù adunque tal maschera molto stimata, e tenuta in pregio da Michelagnolo Fracanzano, poichè aggiungeasi per lei molta grazia al suo mestiere. […] Andò egli con due suoi Compagni, ma non incontrò molto applauso, dappoichè i Francesi non intendendo la frase Napolitana, nè le scempiezze del Pulcinella, ch’è parte goffa, altro diletto non aveano, se non quel che nascea dagli atteggiamenti ridicoli di Michelagnolo ; e per altro, egli non era grazioso, se non allora quando faceva scena co’suoi Compagni Napolitani, poichè i Comici Francesi non si adattavano al nostro modo di rappresentare all’Improviso, nè capivano la di lui intenzione, onde egli penava a muovere le risate. […] Molti anni sopravvisse Michelagnolo al Padre, e venne a mancare fatto già vecchio circa il 1685. […] Furono allievi di Giuseppe Ribera, detto lo Spagnoletto, e furon tra’più furiosi, inscritti nella Compagnia della morte, al tempo della rivoluzione di Masaniello. […] Il Fracanzani restò alla Comedia fino alla sua soppressione del 1697, e non si sa la data della sua morte. – Collettore appassionato di libri, stampe e disegni, fu naturalizzato francese, assieme alla moglie Clara Patro, e al figliuolo Antonio, l’agosto dell’anno 1688.
Il ritratto che do qui, alcun po'ridotto, fu pubblicato a Roma del 1806 da Luigi Perego Salvioni, con in fronte il seguente sonetto : al merito sublime della signora ASSUNTA PEROTTI che con plauso universale ha sostenuto in roma nel teatro valle e nell’altro di apollo per più stagioni il carattere di prima attrice tanto nelle comiche quanto nelle tragiche rappresentazioni SONETTO Là su le piaggie apriche d’ Elicona avea Talia di propria man contesta nobil ghirlanda, e dicea lieta : or questa della PEROTTI io reco al crin corona ; Ma Melpomene allor : men chiaro suona forse il nome di Lei, se in regal vesta calza il coturno, e se feroce, o mesta, a terrore o a pietà gli animi sprona ? […] Mortole il marito, rimase fuor del teatro un anno in segno di lutto, poi formò con Luigi Fossi e per un triennio, una società, in cui ella passò al ruolo di madre nobile, lasciando quello di prima attrice a Maddalena Pelzet. La società, poco fortunata, non durò che due anni, e la Perotti potè scritturarsi il 1824 con Mario Internari, poi con altri fino al suo settantesimo anno di età, nel quale risolse di abbandonar l’arte. […] Ma il furfante non diè più segno di vita, e la povera artista col poco rimastole comprò una villetta con podere tra Roma e Frascati, la quale intestò al nome di una amica fedele, e in cui viveva con essa tranquillamente.
Appena s’incominciò a capire che il vero, il grande, il patetico, il semplice erano le sole strade per giugnere al cuore, che immantinente sparì tutto quell’apparato di favole e tutto il viluppo di avvenimenti e di meraviglie inventate unicamente per sorprender l’immaginazione in mancanza della natura. […] Restò bensì sbandita, siccome era da prima, l’unità della scena; unità la quale allorché divien rigorosa ritarda i progressi dell’arte invece di accelerarli93; ma la licenza che indi ne risultava fu limitata dal buon senso prescrivendo al luogo le stesse leggi che al tempo, e misurando la successione per la permanenza: vale a dire, che siccome alla durata dell’azione si permettono ventiquattr’ ore, così permettonsi al luogo que’ cangiamenti che possono naturalmente avvenire camminando una giornata intiera. […] [10] Siffatta riforma venne al melodramma per opera de’ più celebri poeti a quel tempo, de’ quali io non nominerò se non quelli che in qualche modo al cangiamento concorsero, lasciando le ricerche più minute a coloro che stimano aver fatto gran via nella carriera del gusto allorché sanno dirci appuntino il giorno della nascita e della morte, il numero e il titolo delle opere di tanti autori che il pubblico ha dimenticati da lungo tempo senza far loro alcun torto. […] Eppure oltre a sessanta ne scrisse tra occupazioni per lo più contrarie al poetico genio. […] Appostolo Zeno vi porse mani aiutatrici, e gli rivestì di quella maestà che conviensi al linguaggio delle divine scritture.
Il Morrocchesi cominciò col recitare al pubblico nel Teatro di Borgognissanti a Firenze, rappresentandovi, primo in Italia e sotto il nome di Alessio Zuccagnini, l’ Amleto di Shakspeare. […] Sfogliando le sue lezioni di declamazione, guardando a quelle odiose figurine che le illustrano, pensando a quelle repliche immediate di narrazioni, e il tutto comparando al giudizio che ne dà il Righetti nel secondo volume del suo Teatro Italiano, e che qui riferisco, c’ è da credere che il Morrocchesi fosse un grandissimo artista di maniera. […] Nessuno potrà contrastare al nostro Morrocchesi esser egli stato il primo fra' comici a penetrare ben addentro ne' reconditi pensieri di quel gran tragico, a colpirne i caratteri, a regolare la declamazione de' suoi versi meno pomposi, che ricchi di pensieri, ed indigesti alla più gran parte de' comici d’allora. […] Questi è il solo valente artista con cui, nella mia carriera teatrale, mi sia trovato in contatto fino che non fui aggregato alla drammatica compagnia al servizio di S. […] Io lo presi a modello in tutta quella difficilissima scena perchè, per quanto studio avessi posto onde variare modi, ed atteggiamenti, m’ avvedeva che tutto sarebbe rimasto al disotto d’ una felice imitazione.
Cantò al Fondo di Napoli e al Valle di Roma con pieno successo del pubblico ; ma anche nell’ arte del canto fe’ pochissime prove ; chè un conveniente matrimonio la tolse improvvisamente al teatro e per sempre.
Moglie del precedente, fiorentina, esordì nella Compagnia di Nicodemo Manni, mostrando molte attitudini al teatro. Recatasi il 1766 a Barcellona, si sposò al Grandi, coll’insegnamento del quale riuscì in breve tempo attrice di gran merito. « La sua bellezza — dice il Bartoli — la sua grazia, un’espressione viva ed aggiustata al carattere del personaggio ch’ella rappresentava, erano tutte cose che fermavano gli spettatori a considerarla, ad ammirarla ed a compartirle molti applausi.
Figlia di Gaetano Martini di Pisa, capocomico e brillante (il de era usurpato) e di Anna Loddi di Siena prima attrice, cominciò a recitar bambina come tutti i figli d’arte nella compagnia del padre, scritturandosi poi quand’egli smesse il capocomicato con Cesare Astolfi in qualità di amorosetta sotto la Fanny Sadowsky, con la quale la troviamo ancora nel 1853 prima amorosa al fianco di Giuseppe Peracchi, primo attore, che diventò poi suo marito. […] Attrice di mezzi limitati, d’intelligenza mediocre, di voce aspra e chioccia, di dizione lagnosa, riuscì a occupare lodevolmente il suo posto di prima attrice, un po’per volontà sua, molto per volontà del marito, istruttore de’più intelligenti, e moltissimo poi per la meravigliosa armonia di tutta la persona, che fece di lei per lungo tempo il tipo esemplare della bellezza, intorno al cui fascino corrono aneddoti de’più strani e de’più salaci. Le parti che le procacciarono maggior lode furon quelle della Statua di carne del Ciconi, a’bei tempi della gioventù, e dei Fourchambault (Signora Bernard) dell’Augier, ch’ella creò nella maturità con assai buon successo al Manzoni di Milano. […] l’elenco della compagnia al nome di Bernardini Ottavio).
Andò poi il '59 e '60 seconda donna in Compagnia Domeniconi a fianco della Cazzola, sposando al principio del '61 Angelo Vestri e passando ai Fiorentini di Napoli nella Compagnia di A. […] Fu il '62 e '63 prima attrice in quella di Alamanno Morelli con l’Adelaide Tessero prima attrice giovine, il '64-'66 al Fondo di Napoli con Majeroni, il '67-'69 nella Compagnia di suo marito in società con Pezzana, il '70 in altra in società con Majeroni Edoardo e Rescalli, il '71 di nuovo a Napoli, passata al ruolo di prima donna di spalla, seconda donna e madre, il '74 ancora prima attrice con Bozzo, il '76 con Giovagnoli, e il '77 a Parigi con Salvini al posto di Amalia Checchi ivi morta.
Preso d’amore per Antonietta Robotti, formosissima donna e valentissima attrice della Compagnia Reale Sarda, si diè a seguirla per quasi due anni, finchè ammalatosi quel primo amoroso, Pietro Boccomini, egli, che s’era già acquistata fama tra'filodrammatici di artista promettentissimo, fu scritturato qual primo amoroso a vicenda col Boccomini, passando poi per la morte di Giovanni Battista Gottardi, al posto di primo attore che sostenne con molto onore al fianco di artisti egregi, quali la Robotti e la Romagnoli, il Gattinelli, il Domeniconi, il Dondini. […] Voci di poco galantuomismo co'suoi attori su Rossi, l’aver egli cessato affatto di scrivermi dopo mie ripetute lettere, e tante e tante altre cose m’hanno finalmente convinto che tutte le sue dimostrazioni d’amicizia per me in Torino erano interessate, e dirette al solo scopo d’abindolarmi, e far si che io sopportassi la sua concorrenza in Compagnia Reale ; per cui già garantisco fin d’ora, che fra me e lui non vi sarà più accordo, anzi urto continuo, disprezzando io per principio, chi si serve di gesuitico artificio per sorprendere l’altrui buona fede. […] Rappresentò al Teatro Re di Milano il marzo del 1854 la parte di Goldoni nella commedia di Ferrari, coi grossi mustacchi incipriati, e n’ebbe dalla critica acerbo biasimo. […] Al '59, noi vediamo il Peracchi capocomico, e assistiamo, come ci avverte esso Costetti, al cominciamento della sua parabola discendente. Fu dal '60 al '65 primo attore di Bellotti-Bon (il '61 aveva sposato Celestina De Martini) poi di nuovo capocomico, poi direttore ('75-'76-'77) di una delle tre compagnie del Bellotti-Bon.
Meritava al certo le cure di sì valorosi antiquarii una nazione che aveva dominato in Italia prima de’ Romani e de’ Galli, che fiori prima della stessa Greciaa, è che colla lingua, co’ suoì riti ed arti ed usanze tanto contribuì al l’origine ed alla coltura dell’antica Roma. […] Capua stessa, anticamente chiamata Volturno, al dir di Livio, fu città Etruscac Lo stesso Istorico ci fa sapere che gli Etruschi possedettero la massima parte dell’Italia e colle colonie si sparsero ancora per le Alpi, e tennero il paese de’ Grisoni anticamente chiamato Rhaetia a Se si attenda al grado di coltura a’ cui pervenne, essa inventò e sece ne’ dilatati suoi dominii fiorir tante arti di commodo e di lusso. […] Tale si giudicò il puttino di bronzo che monsignor Carrara presentò al pontefice Clemente XIV, da cui fu collocato nel Museo Vaticano. […] Di un altro putto Etrusco che vuolsi trovato sin dall’anno 1587 vicino al Lago Trasimene e poi rubato dal Museo del Conte Graziani Perugino e ricuperato dopo molti anni, favellarono il p. […] Passeri, favella parimente il già mancato mio amico Giovanni Cristofaro Amaduzzi nella seconda sua edizione dell’Alfabeto Etrusco premesso al Tomo III Pictur.
Altre favole si formarono ad imitazione di quelle dette di espada y capa ripiene di evenimenti notturni, di ratti, puntigli, duelli, equivoci, raggiri e sorprese al favor de los mantos. […] Ma queste cose toglievano di giorno in giorno il credito al teatro istrionico, senza impedirne la desolazione. […] Contribuiva parimenti al loro discredito la destrezza degl’Italiani più culti nell’arte rappresentativa. […] Scaramuccia poi rinunziò al teatro e Menagio applicò a lui quel motto, homo non periit, sed periit artifex , perchè più non vi comparve. […] Era al contrario un ritratto naturale del volto di un villano di Acerra brutto e naturalmente buffonesco, ma non mostruoso.
Il Vestri e la Marchionni personificarono forse meglio quella varietà di attitudini che è degli attori italiani soltanto, e che permette a ciascuno di loro, che sia veramente nato all’arte, di suscitare le commozioni più disparate e diverse ; di passare con stupenda volubilità e occorrendo in una sera medesima dal tragico al comico, dall’Al fieri al Goldoni : d’essere come la Marchionni ora Mirra o Clitennestra, più tardi Mirandolina o Rosaura : come il Vestri oggi Don Marsio, domani II povero Giacomo. […] Chi sa comporre quello sguardo, accomodar quel labbro, emettere quel suono di voce in una scena d’ironia al pari di lei ? […] Terminati i quali la Carlotta passò (la quaresima del '23) nella Compagnia Reale Sarda, in cui portò coll’arte e co' costumi l’amore del pubblico verso di lei al grado d’idolatria, e da cui si staccò nel '39, per ridursi a vita privata, e non tornar più sulle scene, fuorchè tal volta a scopo di beneficenza. Morì nubile di paralisi al cuore in Torino nel 1861. […] Natura ed arte Ti componeano al bello ed all’onesto.
Il peso di comporne la poesia si addossò al sig. […] Or tocca al La Cruz, al Sampere ed a tutta la turba che gli applaude, a conciliar tutto ciò colla loro lingua, colla poesia e col senso comune. […] Rimettendoci al nostro Discorso Storico critico riguardo al Lampillas, parliamo ora del sig. […] Vediamolo passando al. […] Ha date forse il Signorelli al cappello ritondo qualche origine determinata?
Lizio servo nell’atto IV attribuisce a coloro che presiedono al governo, gli sconcerti privati. […] Soprattutto è dipinta al vivo la scempiaggine di Calandro che rassomiglia al Tofano del Boccaccio. […] Lo stesso Panzana favella indi al medesimo uditorio e descrive il carattere del Napoletano Ligdonio. […] E l’altro risponde, io non m’impaccio con loro; cotesti vanno al Rampino. […] Oddi vi aggiunse la venuta di una innamorata che al vedere l’amante esposto, per essere ostaggio del di lei fratello che esattamente la rassomiglia, ed al sapere già vicina l’ ultima ora dello spazio concesso al ritorno del reo, sotto il nome del fratello si presenta alla prigione e libera l’amante.
All’opposto nelle nostre legislazioni che s’aggirano sopra un perno tutto diverso, la musica e la poesia, lontane dall’esser considerate come oggetti di somma importanza, si considerano al più come una occupazion dilettevole bensì, ma sempre inutile al bene religioso e politico degli Stati. […] Per iscacciarne la quale non bastando i prestigi e l’illusione di tutti i sensi, s’appigliano al perpetuo cicaleccio, al cicisbeismo, alla mormorazione, alle cene e al giuoco, né prestano attenzione alcuna allo spettacolo se non quando apre la bocca un cantore favorito per gorgheggiar un’arietta. […] il quale cantava egli stesso i suoi cantici al suono dell’arpa. […] Tal era l’affetto che quest’autore portava al ritmo, che lo credeva compagno indivisibile di tutta la natura. […] La loro esattezza arrivava fino a determinar il gener di strumenti che si conveniva all’età ed al sesso.
Sì, signore ; anzi vengo al solo oggetto di chiedervi una commedia ; ho promesso a’miei compagni una commedia del signor Goldoni, e voglio mantenere a loro la parola. […] Lo prego de’ miei affettuosissimi saluti al nostro carissimo signor Girolamo, a cui ora non iscrivo per non moltiplicar lettere superfluamente ; siccome la prego de’ miei complimenti alla Signora Sua, ed a tutta la gentilissima famiglia. […] Diga ognun quel che vol, mi son l’istesso ; colle donne, lo so, soffrir bisogna, e qualcossa donar bisogna al sesso. […] E furono scritti I due gemelli veneziani, che piacquero immensamente, contribuendo infinitamente al loro buon successo « la maniera incomparabilmente sostenuta dal Pantalone, che si vide al colmo della gloria e del contento. […] Da quella del Sacco passò nella Compagnia Lapy al Teatro S.
Bartoli — si può a questo comico attribuire il vanto d’essere stato il maestro del rinomato Agostino Fiorilli. » Era il Tartaglia della Compagnia di Domenicantonio Di Fiore, prima a’Fiorentini, poi, nel 1739, al Casotto del S. Carlino, sostituendo in questo anno a quelle del Tartaglia le parti di Vecchio, poi, nel 1746 al Nuovo, dove creò la parte di Rambaldo nello Scherzo comico del Di Fiore, musicato dal D’Aquino, altro comico — Fra lo sdegno nasce amore. — Fino al 1768 però, secondo la ricostruzione del ruolo della Compagnia di Tommaso Tomeo, fatta dal Di Giacomo, il Cioffo riapparirebbe sotto l’antica maschera del Tartaglia, per la quale salì in grandissima fama.
Tal cosa sarebbe certamente un assurdo, se si dovesse prender al naturale, ma così non è nel dramma musicale, il quale, siccome avviene a tutti gli altri lavori delle arti imitative, non ha tanto per oggetto il vero quanto la rappresentazione del vero, né si vuole da esso, che esprima la natura nuda e semplice qual è, ma che l’abbellisca, e la foggi al suo modo. […] [9] Da questo paragone della musica colla poesia risultano due osservazioni spettanti al mio proposito. […] Ora in questo senso non si può dubitare, che il maraviglioso dell’Epica trasferito al dramma non faccia perdere il suo effetto a tutte le parti che lo compongono. […] Essa è la rappresentazione sul teatro di qualche azione diretta al gran fine di giovar dilettando: utile dulci. […] Parimente la progressione de’ colori si fa per una spezie di circolo partendo dall’azzurro, indi al cremisi, poi al violaceo, e così gradamente per gli intermedi fino al secondo azzurro, il quale (secondo l’analisi del padre Castel) è doppiamente chiaro e vivace del primo dove incominciò l’ottava dei colori.
Che ne sia di tutto ciò, Ronsardo attribuisce al suo amico Stefano Jodelle la gloria di aver composte le prime tragedie e commedie francesi. […] Intorno al medesimo tempo Baïf fece una commedia intitolata il Bravo, ch’é il Miles di Plauto, e La-Peruse una Medea d’infelice riuscita. […] Chiuse, com’essi, in una rappresentazione di poche ore i fatti di trent’anni, e restò al di sotto dell’istesso Tespi per non aver saputo separar il tragico dal comico. […] Fin d’allora cominciò ad allignare in Inghilterra un gusto più attivo, più energico che altrove, il quale ama a vedere più che a pensare, una propensione al grande, al terribile, al tetro, al malinconico più che agli amori, una vivacità in somma, una robustezza, un amor del complicato più che del semplice. […] Successe a questo Sachs Giacomo Ayrer, notaio, e procuratore di Norimberga, che pubblicò sino al secolo XVII trentasei giuochi di carnevale.
Il felice pennello del Racine con grazia e diligenza al vivo e maestrevolmente ritrae la delicatezza delle anime sensibili. […] Ma Giovanni Racine al tenero, al seducente accopiò il merito di una versificazione mirabilmente fluida e armoniosa, correzione, leggiadria e nobiltà di stile, ed una eloquenza sempre eguale, che è la divisa dell’immortalità onde si distinguono i poeti grandi da’ volgaria. […] L’amore è una delle più attive passioni umane, e può al pari di ogni altro contribuire ad eccitar la compassione ed il terrore per correggere e dilettare. […] Si vede nella Berenice tutto ad un tempo la delicatezza del mirabile suo pennello, e la natural pendenza del suo ingegno al molle e all’elegiaco. […] Vedi la sua prefazione al Britannico.
Recitava le parti di Graziano nella Compagnia de’Fedeli, al momento di recarsi a Parigi (26 novembre 1612). Troviam prima un Bartolomeo citato dall’Andreini nella sua lettera del 1609 al Duca di Mantova da Torino (V. le lettere di comici italiani, pubblicate per le nozze Martini-Benzoni dal D’Ancona), che altri non dovrebb’essere che il Bongiovanni stesso, forse non ancora scritturato per le parti di Graziano ; forse Graziano a vicenda (un per le parti italiane, un per quelle dialettali) con Messer Aniello Soldano facente parte di quella compagnia, noto col nome teatrale di Dottor Spaccastrummolo napoletano. […] Vi fu chi erroneamente credè vedere in questo Bongiovanni (V.Carletta [Valeri] Un palcoscenico del’600) quel Giovanni Buono (V.), mantovano, nato il 1568 da Giovanni e Buona De’ Bonomi, al quale Gio.
Franceschini Antonio, detto Argante, noto attore per le parti d’innamorato, si trovava capocomico il 1736 al S. Luca di Venezia, nel quale anno pubblicò La clemenza nella vendetta, commedia in versi di Giovanni Palazzi (Padova, Conzatti), dedicandola con una epistola in versi e in dialetto veneto al Pantalone Garelli (V.). […] Nel ’54 era al S.