Altre varietà s’introdussero prima, e poi, che non a breve saggio come questo è, ma a più lunga storia si convengono. […] L’impiego di poeta fra i primi Greci era di somma importanza, e consideravasi come una delle cariche più rispettabili dello Stato. […] Perciò la divinità, come veniva considerata dal volgo, nulla perdeva del suo esposta sulle scene. […] Terminati i divini uffizi, correvano pel tempio come forsenati, o si mettevano a saltare e ballare con tale impudenza che alcuni restavano ignudi in presenza di tutti. […] Il vostro dilettissimo Figlio è morto, e voi dormite come un ubbriaco.
[40] Che la musica cangiasse al tempo dei Greci, come ha fatto nel nostro; che presso loro fosse prima bambina; che indi a poco a poco crescesse, e poi divenisse adulta al paro dell’italiana; che i Greci avessero i loro guastamestieri come abbiamo noi; ciò ha tanto che fare colla questione come i porri colla luna. […] Quando si vuol sostenere un opinione bisogna ben provarla, e non contraddirsi, come fa talvolta il N. […] Se non vi fosse come si potrebbe ammirare?» […] Ma non si contenti di dirci un sì e un no, poiché il sì e il no in buona logica lasciano le cose come si stavano. […] Ei ci dà questo suo sistema come una nuova scoperta sconosciuta a tutti fino al presente.
Ma d’altronde : come dubitare ch'ei fosse coi Gelosi al fianco d’Isabella Andreini, per la quale avea composto gli Scenarj che la misero più in voga, come La fortunata Isabella, La gelosa Isabella, La pazzia di Isabella, di cui era una parte principale egli medesimo ? […] re che amando io Flaminio Scala et desiderandogli ogni bene, nè potendo io come povero Cav. […] S. come ella può sapere, che all’ hora haverebbe la compagnia satisfatto all’ obbligo che haveva qui in Venezia, e poi a quaresima harei procurato per quanto potevo di servire all’A. S., et in vero credetti poterlo fare, perchè vedevo quasi tutti alborottati et con molte difficultà nel mantenersi uniti, come è solito de Comedianti. […] S. alla libera vedendo in quel che consiste e da quel che depende la loro risoluzione, non ho saputo, ne anche voluto (per dire il vero) fargli forza, perchè come povero Cav.
Ma v’é chi per riuscirvi si vale di troppe ipotesi, mostrando in un sol luogo differenti parti del mondo e in due ore di rappresentazione il corso di molti lustri, come si suol fare in Madrid e in Londra; e chi all’opposito se ne permette pochissime, come si usava anticamente in Atene e Roma, e oggi usasi in Italia e Francia. Senza dubbio i drammi degli spagnuoli e inglesi contengono un’arte men delicata, ma pel gusto di que’ popoli hanno un merito locale; i drammi poi degli antichi greci e romani, e de’ moderni italiani e francesi, come hanno acquistato dritto di cittadinanza nella maggior parte delle nazioni culte, non temono gl’insulti degli anni, e posseggono una bellezza che si avvicina all’assoluta. […] Vi sono poi certe farse buffonesche che costano poco e fan gran romore dalla scena, come i mostri teatrali spagnuoli, le farse istrioniche lombarde e napolitane e le francesi delle fiere. […] Ma la storia pronta a diradar ogni nebbia, gli avvertisce, che le facili farse romanzesche e i mostri scenici non allettano che ’l volgo imperito e dopo una vita efimera corrono a precipitarsi nell’abisso dell’obblio; doveché gli ottimi componimenti, come il Misantropo e l’Atalia non solo sforzano alla perfine l’uditorio a vergognarsi del primo giudizio, ma ricreano la parte più pura e illuminata delle società, che sono dotti272, e passano indi a’ posteri insieme con quelli che furono scritti nella caverna di Salamina. […] All’incontro moltissimi fra’ dotti, come son coloro i quali calcolano il corso de’ pianeti, o Fan triangoli, tondi, e forme quadre; coloro i quali vagando pe’ voti spazi della loro immaginazione, voglion dar corpo all’ombre e vendere per dimostrazioni alcune infelici congetture su di soggetti tenebrosi, inintelligibili, e rimoti dal senso e dalla cognizione dell’uomo; coloro i quali con ammirabile franchezza favellano de’ corpuscoli elementari e de’ loro vari moti e accozzamenti nella primitiva formazion delle cose, come se stati fosseri assistenti alla madre natura allorché disciogliendo il caos, partorì il mondo; coloro i quali vogliono farla da riformatori con immaginari sistemi politici; coloro i quali visitando le cave delle piramidi d’Egitto, si arrogano la facoltà di battezzar le mummie, e sputan sulle medaglie per diradarne l’antica ruggine e farci vedere quel che non é; coloro i quali son dottoroni pel solo capitale della memoria, o che per l’enorme lettura hanno l’immaginativa languente; tutti costoro sogliono per lo più avere, spezialmente nelle materie poetiche, non sano palato, guaste sensazioni e gusti così depravati come quelli delle donne pregnanti.
Nobilità che (quando ancora risalir non si voglia, come si potrebbe, all’epoca di Lotario Imperadore) risulse in Pisa, si distinse in Roma, ed a niuna cede di generosità in Napoli, e che meritò dovunque i più onorifici sublimi gradi militari, politici ed ecclesiastici, come, oltre del Pirro, dell’Inveges, dell’Aprile, compruovano l’illustre Marchese Emmanuele di Villabianca, e l’ornatissimo Canonico e Parroco Logoteta? […] Mi discolpi eziandio l’unico intento che mi mosse, di appalesar per le stampe quanto io mi pregi della preziosa padronanza onde mi onorate da più anni, e quanto io ammiri le rare doti dell’animo vostro, la vostra dottrina e l’erudizione somma prima ancora che venga alla luce la Coltura delle Sicilie nel Regno di Ferdinando iv da me delineato appena in tre volumi vicini ad imprimersi, nella quale, o Signore, come Poeta, come Filologo, come Erudito di ogni maniera figurate vantaggiosamente ed ornate il mio patriotico racconto dell’Epoca Fernandiana.
Attrice di grandissimi pregi così per le tragedie come per le commedie scritte e all’improvviso, allieva e scritturata per alcun tempo del capocomico Onofrio Paganini. […] Quelli che conoscon la lingua italiana, applaudirono il modo di improvvisar della madre ; ma come tal pregio non poteva essere notato da tutto il pubblico francese, essa non ebbe quel successo che poteva sperare. L’una e l’altra furon, nullameno, accettate come pensionane, e continuarono a coprir le parti l’una di prima amorosa, l’altra di servetta. » (V. […] E ben, decido come m’inspira il ciel. […] Colà, sovra ogni attor la gran Candace, come più vuol rattrista e rasserena.
Nè solamente fu pregiata come attrice, ma altresì come cantante, possedendo essa una voce magnifica di contralto e mezzo soprano. Era il '24 col fratello Luigi in Compagnia Fini, che lasciò dopo un anno per quella della Toffoloni, nella quale tanto piacque al Teatro Nuovo di Firenze come cantante, che l’impresario Feroci le offrì di abbandonar l’arte comica per la lirica, scritturandola per quattro anni ; compiuti i quali, ella passò stipendiata dal celebre Lanari per altri quattro.
Della sua vita privata un piccol cenno si ha in un epigramma del tempo, che ho in una raccolta manoscritta, diretto alla moglie di lui, chiedendole come mai egli divenisse tanto birba da consumar la sovvenzione teatrale con la Ciabetti, e fare poi scandali con la moglie di parole e percosse. […] Figlio del precedente, nato il 1824, cominciò a recitar giovinetto, come ogni figlio d’arte, insieme al padre e alla madre, coi quali trovavasi ancora, amoroso il 1848 in Compagnia Lipparini. […] Fra le molte sue opere vanno annoverate come le migliori, l’Amore, e Lord Byron a Venezia, le quali, ricche di tutto il convenzionalismo teatrale, e di reminiscenze delle più belle opere altrui, brillarono come fuochi d’artificio, di luce effimera e smagliante.
E perché essa pompa fosse come naturale alla tragedia, avvisarono appunto di risalire cogli argomenti delle loro composizioni sino a’ tempi eroici, o vogliam dire alla mitologia. […] Ma quivi la non si potè mantenere, come è ben naturale a pensare, col tanto apparato e splendore che tratti avea dall’origin sua. […] Di maniera che l’opera, discendendo come di cielo in terra, dal consorzio degli dei si trovò confinata tra gli uomini. […] L’azion principale vi è come affogata dentro dagli accessori; e la parte poetica di esse ne rimane così debole e meschina, che con qualche color di ragione furono chiamate altrettante infilzature di madrigali. […] Ond’è che i soggetti storici, o hanno il più delle volte a rimanersi nudi o a rivestirsi di panni che non vi si affanno per niente, e, come si suoI dire, piangono loro in dosso.
Ma voi a guisa de’ gran Signori gli accetterete con benignità popolare, come i doni villeschi di fiori, e frutta. […] Se non si manifestano le piaghe, come volete che si curino? […] Il Mondo si stà come stava. […] E come ciò si conseguisce? […] E come parlare, o scrivere eloquentemente col torto manifesto?
cxiv n.), come il marchese Ferdinando Cospi scrivesse al principe Mattias de Medici da Bologna il 5 agosto 1642 : « M’ onorò V. […] Batista Andreini detto Lelio comico, com’ in effetto ho fatto com’ho potuto, e come V. […] Si è detto e si è scritto, come più a dietro accennai, che codesta Maddalena è una specie di pasticcio senza capo nè coda : non oserei affermarlo. […] Che che ne fosse, Giovanni Battista Andreini era un uomo di spirito e di lettere ; e sono d’ avviso che s’ egli avesse vissuto cinquant’ anni prima avrebbe calcata la strada degli altri, ed avremmo di lui qualche buona commedia ; ma egli era autore e comico : quindi non poteva scrivere che come gli autori del suo tempo scrivevano, e come lo consigliava il suo interesse. » Anche qui, come si vede chiaro, c’ è un po’ l’ odore di codino. Che la cassetta entrasse per qualche cosa io credo : ma non veramente ch’ egli scrivesse come gli autori del suo tempo.
Ma come poteva questo Cavicchi giovine del 1820 essere il Cavicchi sentito recitar, già vecchio, nel 1824 dal Colomberti ? […] S. voglia, che sia in breve come lo spero. […] Lo troviamo sul finir del 1595 a Firenze, come appare da questa sua lettera, diretta allo jll. […] … E come se ne doleva col Duca nella lettera che qui diamo riprodotta autograficamente. […] Della parola come si pronuncij.
Un grande vantaggio sopra il comico ha senza dubbio l’attore nell’opera in musica, dove la recitazione è legata e ristretta sotto le note, come nelle antiche tragedie. […] Disordini che si verrebbono in gran parte a tor via, quando quello che è il fondamento primo della musica non fosse l’ultimo de’ pensieri così del maestro, come de’ cantori, quando il recitativo, parte essenzialissima del dramma, non fosse e nella composizione e nella esecuzione così disformato e negletto come egli è presentemente, quando le arie medesime fossero ben recitate. […] Ma lo starsi sempre in sul difficile è contra l’intendimento dell’arte; egli è un far divenir fine quello ch’essa adopera soltanto come un mezzo. […] A quei pochi che amò singolarmente Apollo sieno permessi i supplementi del loro, come a quelli che possono entrare nella intenzione del compositore, e non sogliono aver dispareri, come si dice, col basso, e coll’andamento degli strumenti. […] Per le stesse ragioni non si vorrebbe così indifferentemente, come si pratica, abbandonare al musico la cadenza, la quale riesce per lo più di tutt’altro sentimento, di tutt’altro colore, che non è l’aria.
Il Signor Abate Giouanni Bentiuoglio, mi faceua una riffa, ciò risaputo dall’Aurelia, e sopradetti, l’impedirono che non me la facessi, come succedè. […] scritture, e quasi detti come libello infamatorio, promulgati frà Cau. […] Beltrame lo sà, lui stesso lo giudica impossibile e dannoso, e che senza ammazzarsi qualcuno, non si possa finir l’anno. or per l’amor d’iddio, come si può gustar un principe con tanti disgusti ? Signor Marchese, non procuri questo per l’amor d’iddio, mancano personaggi ; domandi à tutti i Comedianti, come siano impertinenti questi due : ma caro padrone, non palesi questa lettera ad’altro che al Ser. […] E in tal caso, come poteva trovarsi in compagnia non solo come Direttore, ma come attore ?
Niun attore io credo abbia avuto come lui una vita di palcoscenico piena di movimento, passando dall’amoroso al brillante, dal brillante al primo attore, alternando tal volta l’officio di comico e anche di capocomico, con quello di pittore scenografo, magari di macchinista ; tal volta escogitando con allegri compagni di sventura nuovi mezzi di difesa dalla miseria, come fiere o altro, recandosi da questo a quel posto oggi in barroccino, domani a piedi. […] Passò poi generico primario, amoroso e brillante, a vicenda con Nicola Della Guardia, nella Compagnia di un certo Calìa napolitano, in cui recitava anche gli amorosi nelle farse col pulcinella (non mai il pulcinella, come altri affermò) ; poi, secondo amoroso, in quella di Lambertini e Majeroni, in cui stette anche l’anno dopo come secondo brillante sotto Leopoldo Vestri. […] E prima di tutto : questa gran preferenza sugli altri tipi gli è venuta, come vorrebbero i più, dal dominio esercitato sul suo sistema nervoso dal personaggio di Osvaldo negli Spettri di Ibsen, il primo della specie ? […] Ed è facile capire come con questo studio del personaggio non soltanto nei fatti che si svolgono, ma ben anco nelle parole con le quali si esprime, il colorito e l’efficacia della dizione sieno una conseguenza legittima dello studio complessivo e non uno studio a parte ». […] Che se poi per maestro si volesse intendere colui dal quale si succhia e il metodo dello studio, e il fondo dell’interpretazione, e le originalità della dizione, allora certo lo Zacconi rigetterebbe il giudizio, come de'più erronei.
Gli uni e gli altri furono in grandissima stima e venerazione, e vennero spesso innalzati da i capi delle loro nazioni e tribù a cariche assai ragguardevoli; perchè la loro arte riguardavasi da’ nazionali come qualche cosa di divino, e la loro persona come sacra. […] E pure (come bene ha osservato nell’Entusiasmo delle belle arti l’Ab. […] Bettinelli) le arti, le lettere, e la cultura sono in Italia come in clima nativo, e germogliano da per tutto, e vivono anche nell’abbandono di premj, e di Mecenati. […] IV dell’opera sua ebbe a dire con sensi di verità: Si distingueva l’Italia sopra le altre nazioni per la superiorità di parlare con tanta cultura la propria lingua, come se di questa sola facesse tutto lo studio. […] La Spagna fu la prima nazione che abbracciasse l’esempio dell’Italia; e la lingua Spagnuola in fatti è l’unica che conti, come l’Italiana, per suo secolo d’oro il secolo XVI.
Fu scritturato il’ 19 da Salvator Fabbrichesi come brillante assoluto, dopo pochi anni di esercizio tra’ dilettanti napoletani. Fu in breve tempo acclamato come uno de’migliori artisti dell’ epoca sua, al fianco della Tessari, di De Marini e di Vestri. […] E più oltre, al Capitolo VIII, anno 1840 : con grave dolore perdemmo il bravo artista Luigi Belisario, il quale non volle rimanere con noi, dappoichè avendo per figlia una graziosa giovanetta che aveva grande disposizione per l’arte drammatica, preferì di fare una Compagnia drammatica da lui diretta e portarsi in Sicilia, dove la figlia esordi come prima attrice e fu molto applaudita, ed avrebbe fatta una bella carriera, se dopo pochi anni non si fosse ritirata dal teatro, facendo un vantaggioso matrimonio. Veramente l’Alberti sarebbe stato più nel vero, asserendo come il Belisario, già scritturato dalla nuova Impresa de’ Fiorentini, se ne sciogliesse per divergenze insorte, e pel voler della moglie impetuosa, custode rigida e alquanto noiosa, pare, dell’onore e del decoro di quel povero dabben uomo.
Anche alle feste degli sponsali del principe elettore Federico Augusto coll’arciduchessa Maria Giuseppa d’Austria, fu la Sala d’equitazione trasformata da Poisson in bazar, e i comici italiani furon distribuiti nelle varie baracche, parte come venditori, parte come marionette, sotto la direzione musicale del Ristori. […] Si sa che il Bellotti era retribuito con 600 fiorini annui, i quali pare non fosser punto sufficienti al suo quieto vivere, se fu costretto a muover suppliche per un impiego, magari di portinaio, che lo sottraesse alla miseria, accampando i suoi meriti d’Arlecchino per 17 anni : e il Directeur des Plaisirs, in una Istanza dell’ 11 febbraio 1734, indica il Dottore Malucelli e l’Arlecchino Bellotti, come coperti di debiti. Concordando il ruolo e l’epoca dei due Bellotti, è molto probabile ch’essi non fosser che una sola persona ; benchè paia strano che il Bartoli quasi contemporaneo, il quale tanto disse dell’andata a Dresda della Bastona, del D’Arbes e di altri, non abbia accennato nemmen di volo, a’viaggi di questo, che pur chiama famoso, di cui parla fuggevolmente come di sconosciuto….
Lo vediamo poi al Nuovo il ’46, autor di libretti come il Bajazette e Giancocozza. […] Egli si dovette accontentar della fama e mori povero come i suoi compagni. Zingari della commedia dell’arte essi si sbandavano paurosamente, a quando a quando, come, nel verno, soffiasse sulla loro straccioneria la raffica della miseria, livida nemica di Talia ridente, oppur come – impensierito da’ reclami dei padri di famiglia che vedevano i lor figliuoli impegolati fra le attrici – il severo Tanucci fulminasse la banda comica con decreti di immediato scioglimento.
Essa é una composizione mostruosa e sregolata, se si considera come teatrale; ma come dialogo romanzesco é un libro da applaudirli, non avendo riguardo se non alla vivacità delle definizioni e alla franchezza maestrevole del pennello ne’ quadri naturali del costume, per i quali si mostrano alla gioventù con somma evidenza le funeste conseguenze della dissolutezza. […] Ebbe dunque torto Nasarre a gloriarsi di siffatte commedie come delle migliori della sua nazione, ed é interessa della gioventù di ben conoscerle per non prenderle per esemplari. […] Lo trovò adunque corrotto, e forse nacque da temi originariamente pontici e silvetrri, come dinota la parola introduxeron; e se in qualche cosa merita Lope di esser ripreso, si é in non aver tentato, come avrebbe potuto, di opporsi al torrente limaccioso delle commedie stravaganti. […] Né ciò si dice perché importi gran fatto l’esser primo; ché io amerei piuttosto esser ultimo come Euripide, che anteriore come Cherilo, o Senocle. […] IV. pag. 100), e come parimente attesta il Mariana (lib. 23.
Anzi : oserei affermare, che in niun lavoro come in quelli dell’Araldo è il primo elemento drammatico per quel che riguarda l’effetto scenico. […] Era uso allora di recitar ne’conviti ; e il Giannotti, ne’suoi Vecchi amorosi fa dire : « Il Barlacchi, se noi il potessimo averc, sarebbe a questa cena come il zucchero alle vivande. » Con tuttociò, pare che il Barlachia, citato sempre ad esempio come recitatore, non fosse, come tutti i suoi colleghi di scena un’arca di scienza : e nel Consiglio villanesco del Desioso (Siena, 1583) il dialogo comincia col chiedere scusa, per essere l’autore rappresentante, non letterato : « Chi fa l’arte che fece il Barlacchia non può come gli sdotti arrampicare. » A pagina 432 delle rime del Lasca curate dal Verzone (Firenze, Sansoni, 1882) abbiamo le due seguenti ottave : IN NOME DI CECCO BIGI STRIONE Alto, invitto Signor, se voi bramate ch’il Bigio viva allegro, e lieto moja, la grazia, che v’ha chiesto, omai gli fate, per ch’egli esca d’affanni e d’ogni noja ; ei ve ne prega, se vi ricordate delle commedie, ove contento e gioja vi dette già, e spera a tempo e loco farvi vedere ancor cose di fuoco.
Nacque a Palermo l’ottobre del 1828, e fu da suo padre, impiegato governativo, avviato all’avvocatura ; ma, appassionato filodrammatico, preferì la scena alla legge, e dopo di aver preso parte ai moti della Sicilia del '48, si scritturò a ventidue anni in una compagnia d’infimo ordine, poi in quella di Robotti, poi fu in America colla Pezzana, e mercè un suo lavoro dialettale, in cui dipinse al vivo la mafia di Palermo, quest’uomo singolarissimo, celebre in Sicilia, conosciuto a Napoli, sconosciuto a noi, potè girar trionfalmente i più riposti angoli d’Italia, ammirato e stimato come attore, come autore, e come uomo.
La sera memorabile in cui Antonio Petito prese la maschera al San Carlino, fu presentato al pubblico dal padre Salvatore, come il Pantalone Rubini dal suo predecessore Gio. […] » Antonio Petito morì sul palcoscenico, come a un dipresso l’Angeleri, il Caccamesi, il Massari, il Pieri padre. Caduto appena il sipario sul terz'atto della Dama bianca, egli era andato a seder, come al solito, nel corridojo sul quale dava il suo camerino. […] Fiorillo Silvio), andò poi come le altre tutte rappresentando moltissimi e svariatissimi tipi, mostrandosi tal volta sciocco, tal volta furbo, tal volta popolano, tal volta principe, tal volta pusillanime, tal volta eroe. Gran numero di scrittori e nostri e forestieri si occupò della origine della sua persona e del suo nome : in taluni prevalse l’idea che la maschera fosse invenzione moderna ; in altri, specie dopo la scoperta del famoso Macco dell’ Esquilino, ma non ho ancora capito bene con qual fondamento, che fosse discendente in linea retta dal Mimus albus della farsa atellana, come l’arlecchino dal Mimus centunculus ; quelli fecer derivare il nome or da Puccio d’ Aniello, or da Paolo Cinelli, or da pulcino, pulecino, puleciniello ; questi, or da Πολλή ϰιησις (molto movimento), or da Πόλις città, e ϰἔνός o in forma jonica ϰεινός, vuoto, sciocco, come se si dicesse buffone della città.
Se non che egli avviene dell’opera come degli ordigni della meccanica, che quanto più riescono composti, tanto più ancora si trovano a guastarsi soggetti. […] E questa si è regolare con buoni ordini lo stato musicale, a parlar cosi, e porre i virtuosi, come erano negli andati tempi, sotto disciplina e governo41. E di vero, quand’anche sensatamente scritto e composto fosse un dramma, come verrà egli eseguito dipoi, se non è per niente ascoltata la voce dei capi? E come potrà egli essere sensatamente composto e scritto, se quegli che dovrebbono ubbidire sono pur essi che dettan leggi e comandano? […] E come mutar potriano, salvo se nella corte di un qualche principe caro alle Muse presiedesse al teatro un abile direttore, in cui al buon volere fosse giunta la possa?
Gli altri anni indi trascorsi ci apprestano nuovi materiali, e le posteriori mie osservazioni su ciò che narrai intorno all’epoche precedenti, mi suggeriscono nuovi, e, se io dritto estimo, non inutili miglioramenti, che vi rimetterò come vi accingerete a pubblicarne di mano in mano i sei volumi che lo compongono, trattando in guisa il vostro affare, che meglio far non mi saprei, se fosse unicamente mio. […] Non di meno v’ha chi sostiene loro in sul viso esser meglio calcar le tracce di Aristotile, di Plutarco, di Tullio, di Quintiliano, e mentovar dove stia bene que’ graziosi sagaci attori, i quali seppero sulle più culte scene ritrarre al vivo i ridicoli del loro tempo, che accreditarsi nelle società come originali di que’ medesimi ridicoli mascherati da uomini di alto affare, come filosofi senza logica, come pedanti pieni di stomachevole orgoglio e voti di ogni valore e dottrina, e come pigmei in somma, la cui pelle distesa a forza di puro vento per via di replicati argomenti si gonfia e gli fa per qualche istante parer gigantoni. […] Sanno essi pur troppo di non doversi il buon teatro considerar come semplice passatempo, ma come industre espediente suggerito dalla filosofia per seminar nelle società dilettando, la coltura, la virtù, la morale, e per secondar le provvide vedute de’ legislatori. […] Roma stessa vantò un Lelio e uno Scipione Affricano come coadjutori di Terenzio: un Cornelio Silla dittatore, il gran Germanico, Cajo Claudio imperadore, furono scrittori di commedie: un Giulio Cesare, un Cesare Augusto, un Tito Vespasiano coltivarono la tragedia, non che un Mecenate, un Varo, un Ovidio, un Seneca, e uno Stazio: Orazio Flacco si fece ammirare da’ contemporanei e da’ posteri come critico inimitabile di teatral poesia.
Il 1614 era a Genova, come appare dalla lista di comici pubblicata al nome di Bernardini, nella quale figura, oltre a Gio. […] E come mai non si accenna punto in nessun documento all’esistenza del figliuoletto Gerolamo ? E come mai Tiberio in quell’elenco non figura ? […] E, in ogni modo, come mai nella lunga serie di articoli e versi e aneddoti pubblicati durante la non breve dimora di Scaramuccia in Francia, non s’è da alcuno accennato, nè men di passaggio, al Capitan Matamoros come padre di lui ? […] Lo Scaramuccia del quadro non è già il Fiorilli, come vediam da una incisione del Mariette ; sibbene Giuseppe Tortoriti.
Grisostomo per tre anni dopo l’azienda Medebach, durante i quali potè mostrare la sua grande perizia e come direttore artistico e come amministratore. […] Come si vede, la Battaglia era passata al ruolo di madre, e il Battaglia, già vecchio, aveva abbandonato quello di caratterista per non figurar più nell’elenco della Compagnia come attore. La Compagnia era sociale, come appare dal manifesto che ha : Impresari : Carlo Battaglia e Compagni ATTORI ATTRICI Antonio Belloni a vicenda Luigia Belloni Angelo Venier Angelo Roberti Francesco Cavalletti Maddalena Corticelli Teresa Zappi Gaetana Cavalletti Gaetano Fiorio Giacomo Modena, per le parti da padre Giambattista Pavoni, caratterista Maddalena Battaglia, per le parti da madre Maddalena Gallina, servetta MASCHERE Alberto Ferro, Pantalone Gaspare Marzocchi, Anselmo Innocente De Cesaris, Brighella Felice Villani, Arlecchino.
Per questo forse la sua carriera, che fu lenta fino all’entrata in Compagnia di Calloud e Diligenti nel 1872 come primo attore a vicenda col Diligenti (era stato quattr'anni primo attor giovine in quella di Peracchi), diventò poi rapidissima, affermandosi egli, un anno dopo, primo attore assoluto nella Compagnia N. 1 di Bellotti-Bon, l’aspirazione suprema dei giovani artisti, al fianco di Adelaide Tessero. Francesco Pasta era nato, si può dire, primo attore, sì pel fisico, era di figura più tosto forte e di fisionomia marcatissima, sì pe 'l carattere, come s’è detto, freddo, talvolta serio, talvolta anche accigliato. Aggiungerei anche che il Pasta fosse l’ultimo tipo di primo attore, come s’intendevan una volta, e come dovevan essere : che cominciavan per noi giovani da Alamanno Morelli, e finivan con Giovanni Ceresa.
Figlia dei precedenti, nata a Venezia e battezzata il 1° dicembre 1711 nella Chiesa di San Moisè, non lungi dalla Piazza di San Marco, esordì bambina il 1719 come il fratello Francesco nella scena aggiunta dell’ Arlequin Pluton di Gueullette sotto le vesti di piccola Arlecchina. Apparve poi veramente come attrice il '26, in qualità di amorosa a vicenda colla Balletti Silvia, passando poscia al ruolo di servetta nelle commedie francesi. Sposò il 30 luglio '42 l’attore della Comedia italiana, Dehesse (il suo vero nome, dice una nota manoscritta del Gueullette, era Hesse), olandese, figlio di francesi, dopo cinque anni almeno di contrasti penosi, cagionati da certa Maria Maddalena Hamon, la quale, vissuta lungo tempo con lui, e presentata a più persone come sua moglie, pretendendone i diritti legali, si opponeva al matrimonio.
Figlio del precedente, nato a Forlì il 1802, esordì a quindici anni come brillante, riuscendo dopo un sol lustro d’arte a replicar festeggiatissimo al Teatro Nuovo di Firenze il Bugiardo di Goldoni, e il Poeta Stracciapane, una stupida farsa ch'ei recitò in mezzo all’entusiasmo per ventidue sere. […] Nè men sommo fu nelle parti promiscue come nel Benefattore e l’Orfana, nel Chirurgo e il Vicerè, nel Filippo, nella Malvina, nella Leggitrice, e soprattutto nel Papà Goriot, lottando col difetto della voce aspra e chioccia, e vincendo gloriosamente, sì da farsi dire l’emulo e il successore degno del grande Vestri. […] Fu il Taddei, come il padre, di volto piacente, di occhio sfavillante, di persona ben proporzionata. […] In un mio manoscritto di notiziole, raccolte dalla bocca de' vecchi artisti, trovo questa curiosa, e interessante : « Luigi Taddei buttava al pubblico ogni fine di frase, e camminava come un ballerino. » Dettò poesie, non prive di spontaneità e di acume, tra cui una satirica intitolata Artisti e giornalisti, che ha, tra l’altre, strofe come queste : È un foglio inutile, ma molta gente va a sottoscriversi immantinente : gli artisti corrono per la paura come le pecore alla pastura.
come opera di Giulio Cesare Croce ; ma è un errore evidente ; poichè la lettera dedicatoria in data del 1587 è sottoscritta da Lodouico Bianchi da Bologna. […] Si chiami egli Partesana come il Bianchi, o Forbizon come il Bagliani, o Baloardo come il Lolli, o Spaccastrummolo come il Soldano, o Balanzoni come il Lombardi, o Grazian de’ Violoni come il Chiesa, o Scatolone come il Francesconi, o Campanaccio (le nuove Pazzie del Dottore), o Hippocrasso (l’Erofilomachia), o altro ancora, il Dottore è sempre il solito ignorantone, saccentone, che sputa sentenze, con mescolanza inevitabile di latino maccheronico, di citazioni spropositate, di etimologie bislacche. […] Gli uni impresero a parlar come si conviene, a declamar tirate scientifiche ed eruditissime, ornate di citazioni latine tratte da’ più gravi autori. […] È probabile che col proferir speditamente e tutte d’un fiato quelle parole, traendo all’ultima un grande sospiro, si ottenesse allora, come s’è visto accadere oggidì con qualche comico dialettale, un clamoroso effetto d’ilarità. […] Comunque sia : il nome di Roscio c’ è, e le conseguenze del Signorelli, come semplice ipotesi, non sono da escludersi.
I quali vestiti, come anche quelli de’ musici, hanno da accostarsi, il più che sia possibile, alle usanze dei tempi e delle nazioni che sono rappresentate sulla scena. […] Ed io punto non dubito che l’istesso Serlio, dal cui trattato sopra le scene si può ricavare per altro qualche buon lume, non si compiacesse pur assai considerando come senza l’aiuto dei rilievi di legname sia da noi vinta qualunque difficoltà di prospettiva, come in siti ristrettissimi si facciano da noi apparire di grandi luoghi e spaziosi, considerando sin dove sia giunta al dì d’oggi in tal parte la scienza degli pittoreschi inganni. […] I giardinieri della Cina sono come altrettanti pittori, i quali non piantano mica un giardino con quella regolarità ch’è propria dell’arte dell’edificar le case; ma, presa la natura come esemplare, fanno quanto sanno d’imitarla nella irregolarità e varietà sua. […] Quindi è che appaiono come torrioni di giganti quei personaggi che si affacciano dal fondo della scena, facendocegli giudicare oltre modo lontani la prospettiva e l’artifizio appunto di essa scena. […] Mirabili cose farebbe il lume, quando non fosse compartito sempre con quella uguaghanza e così alla spicciolata, come ora si costuma.
Padovano, figlio della precedente, si diede agli studj legali ; ma poi, vinto dall’amor del teatro, nonostante il divieto de’genitori, entrò in arte come amoroso, passando in capo a un triennio (1821) primo attore assoluto in Compagnia Toffoloni. […] Egli, benchè poco favorito dalla natura, per essere di aspetto alquanto svantaggioso, non dispiacerebbe però nelle parti disinvolte, come pure in qualche parte di padre nobile, se (ci sia lecito di cosi esprimerci) se meno demarinasse. […] Da quella del Toffoloni passò primo attor comico e drammatico nella Compagnia Nazionale Toscana, al fianco di Maddalena Pelzet, poi di Lorenzo Pani, come primo attore assoluto con scelta di parti. […] A lui tributarono i contemporanei parole di encomio, come a colui che mostrò potersi avere applausi e concorso di pubblico anche con vecchio repertorio, purchè buono e rappresentato a dovere.
[7] Delle tre cose accennate la musica non si propone se non due sole, come fine principale il commuovere, come subalterno il dipignere. […] Il canto suppone dunque agitazione nell’animo, come la suppongono le lagrime, e il riso, e tanto più grande quanto esso è più vivo e calcato. […] Che se il personaggio non si risolve, ma rimane nelle sue dubbiezze, come talvolta addiviene, allora l’aria dovrà essere come una cscita, una scappata del sentimento, cioè quella riflessione ultima, in cui l’anima si trattiene per isfogar in quel momento il suo dolore, o qualsivoglia altra affezione. […] L’azione rappresentata può esser triviale come nella commedia, o grande come nella tragedia: quindi la distinzione dell’opera in seria, e in buffe. […] Quarta: il mezzo per cui si propaga la luce, è un fluido, come lo è ancora il mezzo per cui si propaga i suono.
Poichè l’opera Sua, come si può già conchiudere dalle dispense pubblicate, è magnifica, è una vera miniera di materiale interessante e degno di fede, come può produrre soltanto la ricerca infaticabile conscia dello scopo e (come traspare da ogni linea), entusiastica. […] Io non ho che un augurio : che l’opera così bene incominciata sia condotta a termine felicemente con gioconda attività, poichè allora Ella avrà regalato alla Storia del teatro d’Italia un’opera da consultarsi come nessun’altra Nazione ancora possiede, e per la quale in ogni tempo chiunque si occupi di ricerche di teatri Le sarà riconoscente. […] Poichè a un’opera, come quella che Ella ha così coraggiosamente intrapreso, ognuno ha l’obbligo di recare aiuto con tutte le sue forze. […] Nè l’opera è solamente valida come arida miniera di ricerche ; essa è compilata con spigliatezza, con brio, con intenti artistici così palesi e con una così sicura vivezza di spirito da dar campo ad una delle letture più singolarmente piacevoli che si possano immaginare. […] L’importanza dell’opera nel contenuto, e dell’opera la bellezza nelle forme, ha diritto a uno studio, accurato e completo, degno ; e sarà fatto certamente, non solo come omaggio al risultato che il Rasi va ottenendo, ma anche come dovere di studiosi.
Non così quando tal testimonio censura il compatrioto morto due secoli indietro, come il Cueva; perchè se tal testimonio nazionale è intelligente nella materia, come il Montiano, la sua censura conserva un pieno vigore. […] Quando il patetico è maneggiato egregiamente, come nelle disgrazie di Ecuba del Signor Ab. […] 103.), per avere, come il Principe Tiranno del Cueva i Protagonisti estremamente malvagi. […] Di questa discolpa, strana al certo, fa galloria il Lampillas, come di un sicurissimo asilo. […] Forse nell’Attila non vi si osserva veruna regola, come pretende il Signorelli asserirsi dal Montiano?
Tutto, come dissi, andò…. come doveva, splendidamente ; ma dove l’entusiasmo del pubblico non ebbe più limiti, senza contare la commozione dei fratelli d’arte, fu al terzo atto, alla famosa scena fra Clotilde e Pomerol ! […] Pallida come un cadavere…. le labbra più pallide ancora, contratte, umide di bava…. […] Come siamo entrati dentro le quinte, come non siamo caduti, non saprei dire : so solamente che il pubblico la chiamò alla ribalta per ben undici volte, dico undici, sventolando i fazzoletti, in piedi…. e che, alla fine, ci trovammo abbracciati e piangenti, baciandoci come due innamorati ! […] … » E io non sapevo che ripeterle : « come sei grande, come sei grande !
Fors’anche perchè modenese, ella parve avere alcun ascendente su l’animo del Duca Alfonso, che le tenne al fonte battesimale un figliuolo, e a cui spesso si volgeva per soccorsi morali e materiali : e vi han parecchie ricevute sue delle solite dieci doppie, che il Duca le faceva pagare come donativo. […] In una lettera al Duca di Modena, la Fiala si dice carica di famiglia ; ma di due figliuoli soltanto sappiamo che intrapreser l’arte dei genitori, come appare dai due documenti che qui riferisco : Ser. […] e 220 Qui dunque la figlia apparirebbe come amorosa o seconda donna della compagnia : ed è l’unica volta che figuri in un elenco di comici. Sotto la stessa data, troviamo in una lista di comici del Duca, e sempre al fianco della Fiala un’altra Angiola, che sappiamo essere stata l’Anna Marcucci, esordiente come comica, e appartenuta prima alla Compagnia del Palombi, cantimbanco napolitano.
r Balì Cospi, no solo promessi doi parte a Flaminio p poter fare una mediocre compagnia, ma la Regalai più di quello che il mio stato conportaua ; giunsi a Fiorenza e sa Dio i dispetti che ebbi si da Flaminio, come da Argentina, ne poteuo replicare p che vi agiungeueno la parola e il comando di V. […] ma e per tal disgusto mi amalai, come molti lo sanno ; Tralascio ch’egli continouamente mettesse zizanie con tutti i miei Compagni, a ciò tutti uniti facessero contare la sua Bugia p verità, ch’io fossi una donna superba Tiranna di compagnia, et infine che sono pazzacci tutti, et io ero la strapazzata (e uergognia chio lo dicha) da simil gente. […] Residente di Venetia in Napoli, se questi uengheno no so come fare, mi rimetto A V. […] A. come credo che faran glialtri se hauran giudicio e qui Vmil. […] za di argomento, come desidero mi venghino da lei somministrati mezi proportionati per comprouare con la corrispondenza l’ affettuosissimo mio ossequio ; Et a V.
Prima di dire di lui come artista, merita la pena di accennare alla famiglia dalla quale usci, assai nota per una specie di eccentricità rivelantesi in tutti i suoi componenti ; assai stimata per la generosità dell’animo, assai ammirata per il patriottismo ; assai temuta per il coraggio e l’eccezionale gagliardia dei muscoli. […] Essendosi incendiato presso la loro casa un fondaco di legname, tre dei quattro fratelli, ancora ragazzi, accorsero fra i primi ; e cacciandosi in mezzo alle fiamme, riuscirono a trasportare parecchie travi non ancora divampanti portandosele come fossero fusicchè togliendogli esca, il fuoco potè essere più facilmente domato. […] Onde seguire l’irresistibile inclinazione per il teatro, non si curò di conseguire, come gli altri fratelli, un grado accademico, ma seppe però corredarsi di buona coltura, cosi che se la sua recitazione fu enfatica, colla cadenza dovuta al sistema di battere il sostantivo, come si dice in gergo comico, seppe però farsi apprezzare ed ascoltare con attenzione dal pubblico per la intelligente chiarezza con cui rese sempre il giusto significato di quanto esponeva. […] Ed il tempo ed il malanno riuscirono ad infrangere questa fibra d’acciaio, come Luigi, il più giovine di quei quattro fratelli, riusciva a spezzare con due dita una moneta da cinque lire. Fu anche scritturato il '58 nella Compagnia Reale Sarda per fare tutte quelle parti di generico, di età avanzata, come parti di padre, tiranni generici in parrucca e senza, sia in tragedia che in commedia, ed altre simili che dall’Impresa o dal Direttore gli verranno affidate…………… attenendosi alla direzione del signor Gustavo Modena, o di chi sarà destinato : ed ebbe di stipendio 2400 lire.
Il compositore si comporta quivi come despotico, vuol pure far da sé e piacere unicamente in qualità di musico. […] E però da esso ha da prendere atteggiamento e viso, come appunto dalla orazione l’esordio. Ma la sinfonia non altrimenti viene riputata al di d’oggi che come una cosa distaccata in tutto e diversa dal dramma, come una strombazzata, diciamo così, con che si abbiano a riempiere d’avanzo e ad intronare gli orecchi dell’udienza. […] Non tralasciò di scrupulosamente consultare in tutto questo l’indole della nostra lingua e il fine orecchio di molti gentiluomini, cosi nella poesia come nella musica esercitatissimi. […] A niuno può esser nascosto come nel campo singolarmente della musica durava tra le due nazioni viva da gran tempo ed accesa la guerra.
Ducento lire ebbe il ’64 come stipendio di quell’ anno, finito in giugno, per lui e per sua moglie. […] una figlia battezzata col nome di Anna Elisabetta il 29 luglio dell’ ’81 da una certa Duval, che fu poi, come vedremo, la disperazione del povero artista e come amante e come moglie. […] Sua Altezza lo sgridò come un miserabile, ma, come è buccia vecchia, e che non ha nè onore, nè vergogna, nè, quel che è peggio, timor di Dio, li rispose tutte solennissime bugie. […] Al mio arivo paleserò la vita disoluta e infame tanto de l’ anima come del corpo, che resterà maravigliato. […] Questa è la riconpesa delle mie fatiche che con il mio sodore ò aquistato, come V.
In termini simili si erano espressi anche Giuseppe Baretti e altri letterati fino a Ottocento inoltrato, come Niccolò Tommaseo e Cesare Cantù2. […] Concludono il discorso, come in tutte le versioni, lo schizzo di Enea in Troja e il quadro di Ifigenia in Aulide, scritto in prosa francese, due argomenti destinati all’intonazione, scelti per la loro efficacia scenica. […] Il favoloso e l’invenzione hanno un ruolo importante proprio come mezzi per sedurre e rapire lo spettatore, in una ideale concordia tra tutte le parti del dramma. […] Ortes condivide anche alcune esperienze europee di Algarotti come la frequentazione dei teatri di Vienna e Berlino e la conoscenza del repertorio veneziano. […] Il Discorso appare infatti come un testo più pragmatico, una bozza poco elaborata; ha una struttura più colloquiale e si presenta effettivamente come una serie di suggerimenti e riflessioni rivolte al dedicatario e legate alla pratica teatrale acquisita da Algarotti presso le corti di Berlino e di Dresda.
La pietà ch’ella muove giova alla favola solamente come una conseguenza funesta dell’azione di Rodrigo. […] La malvagità però come abituale s’oppone alla colpa accidentale, non ad un innocente errore. […] A me sembra che sì quelli come questi diano sopra modo negli estremi. […] Per rendere ottimo tal temperamento vorrei però che né l’ettasillabo abbondasse, come nella Canace, né l’endecasillabo come nella Sofonisba. […] Ma come?
Esordì in non so qual compagnia come amoroso, per diventar poi nel ’56 il primo attor giovine di quella dei fratelli Bosio, diretta da Francesco Chiari, di cui era prima attrice la Giuseppina Biagini : e leggo ne’ giornali del tempo ch’ egli si faceva molto applaudire, specialmente nel mulatto della Suonatrice d’arpa. […] Fu Pippo Bergonzoni molto apprezzato come artista, moltissimo amato come uomo, poichè niuno forse ebbe come lui tanta mitezza di indole, tanta elettezza di modi.
Si chiamò in teatro Thomassin come suo padre, ed esordì mercoledì 19 novembre 1732 alla Comedia italiana colla parte principale di Bajocco nella parodia del Joueur, intermezzo italiano. […] Fu ricevuto poco dopo attore effettivo della Compagnia, per la vicenda col padre ; ma non vi son traccie della sua comparsa come Arlecchino ; bensì di quella come Pulcinella, la quale fu delle più fortunate ; e il Mercurio di Francia del dicembre 1732 trova in lui molto talento pel teatro, e, a perfezionarsi, lo consiglia di studiare e imitar suo padre che ha il potere di afferrare il pubblico al suo primo apparir su la scena. […] Un terzo infine ci apprende come egli usasse alzare il gomito, entrando in tale stato di aberrazione da compiere inconsciente anche un delitto.
La musica era uno de’ pregi di Epaminonda e di altri grand’ uomini della Grecia, e la declamazione teatrale vi si esercitava come nobile e degna di ogni distinto personaggio. […] Frinico rappresentatore e autore fu, come abbiam veduto, creato capitano dagli Ateniesi in grazia de’ suoi versi. […] Nell’alto era ancor situata la macchina versatile, dalla quale giove lanciava i suoi fulmini, come dinota la voce Κεραυνοσκοπειον che le diedero. […] Nella qual cosa secondarono la naturale espansione del suono, il quale, non come l’acqua percossa forma de’ circoli concentrici in una superficie piana, ma bensì gli forma nel mezzo dell’aria in tutti i sensi come in una superficie di una sfera, il cui centro è il corpo sonoro. […] Gli spettacoli come scuole di destrezza, di valore, e d’ingegno formavano una delle cure predilette de’ Greci, e tralle prime di queste cure erano i teatrali.
Ebbe onore di rime da varj letterati, e scrisse anch’ ella qualche poesia, non del tutto sprezzabile, come il presente sonetto a suo marito. […] ma come io ho gettato a terra ogni trofeo eretto dalla S. […] Se poi la Cecchini ebbe onori di rime, come vedremo, anche maggiori n’ebbe l’Andreini. […] S. e conforme l’uso natio dell’heroica bontà di così gran Principessa fu sempre come figlia sacramentale dall’ A. […] tà dell’ Imperatrice, come dalla M.
Or come si chiamerebbe quel non mostrarsi inteso di ciò che certamente vi ha letto? […] Questo nostro valoroso Istorico ciò afferma per la rappresentazione rammentata dal Vasari e descritta dal Villani, come ancora per altre sacre rappresentazioni mentovate dal Muratori. […] Compatirei il Lampillas, come straniero, del non aver lette le Opere del Mussato, nè la Raccolta degli Scrittori delle cose Italiche del dottissimo Muratori, nella quale si rapportano le di lui Tragedie, e di non aver contezza della Commedia ESISTENTE del Vergerio. Ma come compatirlo, quando io le avea riferite nella mia Storia, e il Ch. […] Nè io nego che alcun difetto possa notarvisi: come se ne possono notare ne’ buoni Drammatici Greci, non che in quelli che precedettero ad Eschilo, e come se ne notano in Seneca e in altri Drammatici Latini.
Nato a Napoli il 21 dicembre 1846 da famiglia di commercianti, entrò nel '64, come allievo nella Compagnia stabile di Achille Majeroni al Teatro del Fondo. […] Ebbe una sorella, Eleonora, nata a Napoli il 1842, che esordì al Teatrino La Fenice come prima attrice giovine. Passata amorosa ai Fiorentini con Adamo Alberti, vi recitò sei anni come prima attrice giovine e seconda donna, applauditissima a fianco della Sadowsky, della Cazzola, di Salvini, di Majeroni, di Bozzo.
Nato a Zara il 17 aprile 1815 da Costantino Papadopolo, marinaro, poi caffettiere, e da Giovanna Foscari, si diede al teatro dopo due anni di ginnasio, e due d’impiegato all’ Uffizio di Sanità della Dogana, esordendo il '32 in Compagnia Bon Martini, prima come segretario, poi come attore nel Naufragio felice dello stesso Bon Martini, pel quale s’ebbe dal capocomico non pochi incoraggiamenti. […] Anche vi ebbe chi non riconobbe la grandezza dell’arte in lui, come quegli che non lasciò alcuna di quelle creazioni che eternan la rinomanza di un artista. […] Altra volta mise in tavola, come antipasto, ottanta lire di affettato ; altra ancora, de'petti di tordo per sessanta persone. […] , 164), come contrapposto alle tante accuse : « In questo lasso di tempo furono aggregati alla mia Compagnia la signora Santoni, la signora Baracani e Papadopoli, da tutti proclamato irrequieto, stravagante di carattere, sregolato negli interessi, e da me rinvenuto buono, compiacente, e persino economo e parco nel cibo, che è tutto dire…. »
Un po'appunto per questo, e molto per la fibra che appariva più tosto debole a sostener le lotte e le fatiche della scena, il padre gli fu sempre avverso a che si facesse comico ; ma egli, malgrado tutto, complice lo zio Alessandro, entrò il '78 nella Compagnia di Achille Dondini come generico, e il '79 in quella di Marazzi-Diligenti come generico primario. […] Egli stesso con amorevole modestia scriveva, a' primi del '900, di sè : « …. lo studio mi aveva reso più forte nelle interpretazioni, ma io adesso posso confessare candidamente che come ho recitato gli ultimi anni in Compagnia Morelli-Pieri non reciterò mai più. […] » Proprio così : la verità, la spigliatezza, la spontaneità gli mancano tal volta ; e come gli sarebbe agevole riacquistarle potè far fede la parte di Jago, recitata sotto la guida del padre con tal chiarezza e vivacità e sobrietà insieme, che la magnifica figura shakspeariana, troppo sovente fatta consistere in un artifizioso, leccato strisciar delle parole a viemmeglio insinuar la gelosia per vendicarsi o dell’ oltraggio maritale di Otello, o della superiorità di Michel Cassio, balza viva e saltante, quale essa è veramente : figura di cinico, egoista, maligno, calcolatore, sottile, feroce, che va diritto al suo scopo, serbando in quella sua servilità tutta la libertà del pensiero e dell’azione ; e, come al bel tempo, in cui la prima volta la incarnò il padre al Niccolini, è rivissuto nell’arte del forte scolaro tutto il genio selvaggio di Shakspeare.
Amurat II si segnalò come guerriero e come monarca contro de’ Greci e degli Ungheri: conchiuse una tregua col re di Polonia ch’egli osservò, e che i Cristiani violarono ad onta de’ giuramenti: ed ebbe il cuore sì nobile e superiore al trono, che l’abdicò in favore del figliuolo, nè ripigliò lo scettro se non per assicurarglielo colla disfatta che diede a Ladislao in Bulgaria, e per rinunziarlo la seconda volta. […] Essi studiano l’Arabo e ’l Persiano, come noi il Greco ed il Latino. Quei che attendono alle cose della religione e alla giurisprudenza, studiano i comenti dell’Alcorano, i decreti de’ Gran-Signori, e i Fetfà de’ Mufti, come noi ci occupiamo sulla Bibbia, su i santi Padri e sulle costituzioni de’ nostri legislatori. […] Nevi Efendi è un autore turchesco che ha insegnata la fisica come mezzo per giugnere alla cognizione divina, e Lari e Casmir filosofi nazionali l’hanno comentato. […] I commedianti turchi non hanno teatro fisso, ma vanno come i Cinesi rappresentando nelle case ove son chiamati.
.), nelle di cui lettere è riferita la storia dei subbugli, avvenuti in pubblico teatro, e la partenza per Napoli del Napolioni, che seco trasse buona parte di quei comici, da lui, come dice il Cantù, subornati. E lagnanze gli mosse contro anche la Fiorillo (Beatrice), come si vede dalla lettera del '51 pubblicata al suo nome (vol. […] Il luglio del '59 si trovava a Siena, come abbiamo da una sua lettera a Francesco Toschi, colla quale accettava di far parte della Compagnia del Duca di Modena sì per l’autunno, sì fino a tutto il carnovale. […] A. resti ben seruito come merita. […] Facean parte della Compagnia gli artisti Tessero, Rossi, Pelizza, come si vede nella poesia pubblicata al nome della Bettini (vol.
Poi in Italia ancora scritturata, o capocomica, fino al '98, anno in cui fa parte come prima attrice tragica e prima attrice madre della Compagnia del Teatro d’Arte. […] Tornata dalle Americhe non si atrofizzò ne'pochi lavori ch'ella ammannì a quei popoli lontani, ma, come se allora allora ella entrasse nell’ arte, si diede col fervore della prima giovinezza a interpretar l’opera drammatica più recente, mostrando sempre e dovunque il lampo dell’ antico valore. […] La Pezzana scossa, come se fosse stata realmente colpita, ebbe una esplosione di collera, di passione e di lacrime vere, che trascinò il pubblico all’ entusiasmo. […] E a proposito di queste sorprese di effetti, Roberto Bracco racconta di lei che la Duse…. ma no : io voglio metter qui come chiusa le parole dell’ egregio commediografo napoletano, come quelle che ci dànno in bella sintesi il ritratto dell’ artista e della donna, mostrandone le qualità meravigliose, non senza toccare quel tanto di male che potè nuocere in parte alla sua gloriosa carriera. […] In arte, niente mi sembra più meraviglioso e più bello di ciò che pare scaturisca dalla natura stessa d’ un artista come un’ acqua limpida e fresca da una roccia vergine.
E come senza saper che fossero? […] La musica, costante amica dei versi ancor de’ selvaggi, la quale nell’oriente si frammischia senza norma fissa neller, e in Atene e in Roma avea accompagnata or più canoramente, come ne’ cori, or meno, come negli episodi, la poesia rappresentativa, nelle grandi rivoluzioni dell’Europa se ne trovò divisa. […] Ecco come il mio dotto amico D. […] cap. 7, ma molto festiva e motteggevole, come é stato detto nel primo libro pag. 166. […] E di ciò contento, non si sovviene della musica, Lo spettatore ch’é sul fatto, se ne sovviene, ma non altrimenti che sovviene del verso, del musico, delle gioie false, delle scene dipinte, e dice a se stesso, il poeta fa parlare Aquilio come si dee, come richiedesi al di lui stato?
Fu educato nel Collegio Clementino di Roma, indi, come sovente s’è visto, trascinato alla scena dall’esempio dei parenti, salì subito in alto grido per le parti d’ Innamorato, sotto nome di Cintio. […] Ma come saggio del suo stile ve n’ ha ben altre che mi pajon di gran lunga migliori. […] La Camera ducal se l’ha investita ; e pur ell’è come campagna rasa, o nuda più che cella d’eremita. […] Limitiamoci a dar qui, come saggio, la interpretazione di quello concernente il natale di Angelo Lolli : A te Febo dà vita : e mortal fine nell’undecimo lustro indi t’offende ; e di Mercurio in dignità t’intende de la Terra a tracciar vario confine. […] Lolli, che è il 28 agosto del 1630 (non 1622, come s’è ritenuto fin qui erroneamente), a ore 18 e 24 minuti.
Considerando, come praticammo nel teatro formale, la Sicilia come diramazione della nazione Greca, si vogliono quì rammemorare le reliquie de’ teatri di quell’ isola. […] Quasi tutti i poeti scenici erano attori, quando non gli teneva lentani dal rappresentare l’età, o alcun difetto personale o la mancanza della voce, come avvenne a Sofocle. Frinico era rappresentatore e fu, come vedemmo, creato capitano dagli Ateniesi in grazia de’ suoi versi che mostravano la di lui perizia nelle çose belliche. […] Secondarono così la naturale espansione del suono, il quale, non come l’acqua percossa forma de’ circoli concentrici in una superficie piana, ma bensì gli forma nel mezzo dell’aria in tutti i sensi come in una superficie di una sfera, il cui centro è il corpo sonoro. […] Gli spettacoli come scuole di destrezza, di valore e d’ingegno formavano una delle cure predilette de’ Greci, e tralle prime di queste cure erano i teatrali.
Questa Prima Cagione del tutto che abbellì la superficie del nostro pianeta col vago variamente colorito ammanto di tutto il regno vegetabile, la popolò d’innumerabili esseri animati, quali d’ingenti forze dotati come i leoni, quali in mille guise proficui come tanti armenti, pesci e volatili, quali di vaghe e care spoglie abbigliati, come le martore, gli armellini, le zebre e le americane tigri, quali per dolci concenti commendabili come usignuoli, canarii, uccelli-mosche e colibrì, quali notabili per sagace istinto come le api, i destrieri, i cani, le scimie, gli elefanti, ed i castori operai insieme ed architetti de’ loro borghi. […] È questa l’arte drammatica, i cui semi primitivi rinvengonsi in ogni clima barbaro o colto, quell’arte che mette in azione la morale, e che, come lo scandaglio e la stella polare a’ naviganti, è la fida scorta e la retta norma che ci scorge ad iscoprire il grado di coltura ove giunte sieno le nazioni. […] Non debbe dunque recarci stupore che la Grecia sì dotta maestra, ed apportatrice di luce, tanta cura riponesse a far fiorire il suo teatro: che i filosofi più celebri si occupassero, o, come Epicarmo, a comporre favole sceniche, o, come Aristotile, a dettarne i precetti: che i grandi allievi de’ Pitagori, come Eschillo, degli Anassagori, come Euripide, de’ Teofrasti, come Menandro, vi contendessero per lo corone drammatiche: che Socrate volesse in pubblico mostrarsi l’amico e l’ammiratore del gran tragico di Salamina: che la Grecia intera si pregiasse d’intervenire solennemente ne’ Certami Olimpici, d’intendere i suoi poeti drammatici, e decidere del loro merito. […] L’eloquenza e la poesia, singolarmente drammatica, possono, è ben vero, secondochè la storia dimostra, allignare in ogni governo, purchè non sia corrotto; ma esse, come nel proprio elemento vivono, verdeggiano, fioriscono e fruttificano più che altrove nelle Repubbliche. […] In Francia, dove tanto si studia e fiorisce la declamazione, gli attori per la maggior parte sono autori essi stessi, come già furono Moliere, la Place, Dancourt, Baron, e come oggi sono Piccard, Duval, la Molè e tanti altri.
ta Comp.ª, sopra della scena, che si auerebbe da esser fratelli, sono come nemici chi da un ochiata torta, chi ride dietro al altro, e tra l’altre ogn’un dice, scriverò al Sig. […] E. non facci altro che leggier lettere di Comedianti ; il Fiala, come scrissi a V. […] Massimiliano Emanuele, il Principe Elettorale, come tutti i principi tedeschi del suo tempo, era un assiduo visitatore di Venezia, il gran centro europeo della vita di piacere che contendeva il primato a Parigi. […] Dopo il qual tempo ritornò in Italia, e precisamente a Mantova, come abbiamo da una lettera dell’Elettore al Duca ; a cui raccomanda nel lor ritorno la coppia D’Orsi, e da una nota che ci fa sapere come « i loro abiti da commedianti furono spediti a Mantova in 29 casse. […] S. uedere se pol auersi quando no la supplico al solito lei prouedermene, e non andrà come l’anno scorso, mentre a Carneuale (se a Dio piace) dobbiamo essere a Ferrara.
A dodici anni entrò nell’Accademia di Belle Arti, sotto gl’insegnamenti del rinomato attore Morrocchesi, e a quindici a pena si recò a Palermo prima attrice giovine della Compagnia Zannoni e Pinotti, ove sposò il suo condiscepolo e concittadino Ferdinando Pelzet, giovane di eletti studi e di forte intelligenza, salito poi a bella rinomanza più tosto come istruttore drammatico, che come attore. […] Quanto a me che, come sapete, vi amo d’un purissimo affetto, io sento che, per giungere dove io vorrei, mi mancano le forze : e sinceramente vi dico che siete più innanzi nella vostra arte di quello ch'io sia e possa esserlo nella mia. […] Che non valesse la Carolina Tessari è innegabile ; ma come fu trattata dall’ Impresa ? […] Aggiungete i miei successi e l’invidia che hanno prodotto, e giudicate poi come posso vivere allegra con si cara compagnia. […] E sono tra le fortunate, perchè, come l’Andolfati e la Perotti, non morrò allo spedale.
Stefano Arteaga [1] Se in un secolo come il nostro, se ad un uomo quale voi siete, io non presento una di quelle opere importanti che influiscono direttamente sul bene delle nazioni; io vi prego, o Signore, ad attribuirlo meno al non averne sentito gl’impulsi che al destino che mi vieta di secondarli. […] Il primo è come il microscopio applicato a gli occhi della ragione. […] Ma dopo qualche lavoro intrapreso ad ottener un tal fine, mi ritrovai per mancanza degli opportuni letterari sussidi, come il Dedalo della favola allorché adagiava le piume sugli omeri del figlio «Bis conatus eram… Bis patriae cecidere manus.» [4] Degnate non per tanto onorare dell’autorevol vostro suffragio codesto tenue saggio del mio zelo per gli studi voi, che siete solito d’accogliere con tanta benignità tutto ciò, che spetta l’avanzamento delle arti, e delle lettere; voi, che in una città maestra della religione e della politica sostenete con tanto decoro i diritti di un monarca cognito all’universo non meno per la sua pietà nella prima che per la sua prudenza nella seconda; voi, che collocato ih carica sì luminosa rarissimo esempio avete dato a’ vostri pari di sensibilità spargendo lagrime, e fiori sulla tomba d’un amico illustre; voi, finalmente, che nelle vostre sensate, profonde e per’ogni verso filosofiche riflessioni intorno alle opere di Mengs avete fatto vedere che il talento di regolare gli affari non è incompatibile con quello di conoscere le più intime sorgenti del bello, e che il più’gran genio del nostro secolo nella pittura era ben degno d’avere per illustratore de’ suoi pensieri, e confidente uno degli spiriti più elevati della Spagna nella penetrazione e sagacità dell’ingegno come nella squisitezza del gusto.
Non è egli le delizie dell’uman genere ne’ suoi scritti, come già le fu sul trono? […] E come? […] Egli è leggiero come Anacreonte, dilicato come Tibullo, insinuante come Racine, conciso e grande come Alceo. […] Da essa proviene che i personaggi vadino, venghino, si fuggano e s’incontrino in sulla scena non già come richiederebbero le circostanze e la situazione, ma come torna più in acconcio al poeta. […] E come mantener questa qualora il poeta non ha l’arte di farlo assister come presente al soggetto di combinar colla scena l’azione e di metter d’accordo fra loto tutte le cose rappresentate?
Marmontel come principio universale di tutti gl’ intrighi delle nostre commedie? […] Nel prologo che è in prosa come tutta la commedia, lo confessa l’istesso autore. […] Abbondano gl’ Ingannati di sali e lepidezze, ma talvolta sono soverchio liberi, come pajono gli equivoci del lunghissimo prologo. […] O come può star questo? […] Lampillas come pernicioso lo studio delle commedie dell’ Ariosto.
È un nuovo personaggio che pe’ suoi salti e pe’ suoi gesti, non piacerà forse meno di Arlecchino, il quale, d’altronde invecchiato, non più divertiva come una volta. Intanto, io prego Vostra Maestà di aver questi comici come raccomandati alla Sua benevolenza e alla Sua protezione. Per quante ricerche fatte nell’Archivio dei Gonzaga, la lettera originale non s’è potuta rinvenire, spostata molto probabilmente dal Baschet quando fu a Mantova nel ’66, come si ebbe a verificare per altre lettere.
XLV delle sue Memorie ; che tra il giugno e il luglio del 1743 era in riposo a Bologna, alla vigilia di recarsi a Rimini, scritturato da una compagnia comica che quivi recitava al servizio del Quartier generale Spagnuolo, era, come afferma il Loehner, marito dell’Antonia. […] Ma qual ragione potè far sì che il Goldoni, come di sconosciuto, non accennasse punto, nè men di sfuggita, all’amicizia antica ? […] E come mai, otto anni più tardi si contenta di dire : « Trovavasi a Bologna un attore eccellente che faceva la parte de’Pantaloni, e che avendo modi, piacevagli di riposarsi nella bella stagione, e di recitare in commedia solo l’Inverno.
Arturo Garzes non è forse mai stato, come artista, nè un brillante, nè un primo attor giovane nello stretto senso della parola ; ma nel più largo senso, un eccellente comico, buono di rappresentar l’una parte oggi, l’altra domani, con garbata semplicità. Come autore ha il peccato d’origine : maneggia come vuole i ferri del mestiere, e come e quando vuole sa farsi applaudire.
La seconda in quanto viene applicata al melodramma o come parte costitutiva di esso e coll’azione intimamente connessa, o come facendo classe di per sé qual semplice intermezzo frapposto tra atto ed atto. […] S’aggiunge come prerogativa essenziale che debbano essere aggiustate, perspicue e scelte. […] Si può nondimeno far uso talvolta di esso purché non si prenda come una vana ripetizione delle parole, o come una voglia indeterminata di ballar per ballare, ma come una usanza propria del popolo o dei personaggi che parlano, appoggiata sulla storia o sulla tradizione. […] Quinaut e Lulli, quegli come poeta e questi come compositore, furono i primi a dar qualche idea d’una danza teatrale più ragionevole. […] Il ballo divenne allora un ornamento essenziale del dramma, e vi fu impiegato ora come parte costitutiva, ora come intermezzo.
La musica costante amica de’ versi146 ancor fra selvaggi, la quale in oriente si frammischia nelle rappresentazioni senza norma fissa, ed in Atene e in Roma avea accompagnata la poesia rappresentativa ora più canoramente come ne’ cori, ora meno come negli episodj, nelle grandi rivoluzioni dell’Europa se ne trovò disgiunta. […] Or perchè non dobbiamo impropriamente stendere il nome di opera fino a que’ drammi ne’ quali soltanto i cori e qualche altro squarcio si cantavano, e molto meno a quelle poesie cantate che non erano drammatiche, ma unicamente attribuire il titolo di opera a que’ componimenti scenici, ne’ quali sarebbe un delitto contro al genere, che la musica si fermasse talvolta dando luogo al nudo recitare: egli è manifesto che l’opera s’inventò nella fine del secolo XVI, e che si dee riconoscere come inventore dell’opera buffa l’autore dell’Anfiparnaso, come primo poeta dell’opera seria o eroica il Rinuccini, e Giacomo Peri come primo maestro di musica, che, secondochè ben disse sin dal 1762 l’Algarotti, con giusta ragione è da dirsi l’inventore del Recitativo. […] Diremo che il canto è una delle molte supposizioni ammesse in teatro come verisimili per una tacita convenzione tra’ rappresentatori e l’uditorio152? […] Cantavansi i drammi greci, e i filosofi e i grand’uomini di allora, i Socrati e i Pericli che vi assistevano, non mai dissero con cuore di ghiaccio, come ora dicono i filosofastri, che improprietà! […] Se ne sovviene veramente lo spettatore ch’è sul fatto, ma non altrimenti che si sovviene del verso, del musico, delle gioje false e delle scene dipinte; e dice a se stesso: Il poeta fa parlare Aquilio come si deve e come esige il suo stato?
Formatasi la Compagnia Lombarda con Augusto Bon direttore e Morelli primo attore, vi rimase come generico, sostenendo parti superiori al suo ruolo, come il Don Pirlone e il Tartufo, e passando poi a quelle di caratterista per la insufficienza dell’attore Bugamelli. […] Ecco, come saggio di quel suo stile eletto, le strofe di una poesia scritta nel ’66, tornato da Napoli a Perugia : …………. […] Oh tu non sai come pallidi i giorni e come triste passan le neghittose ore all’amico che tu carezzi ! […] Per queste, più che per la forza di commozione, egli cangiava di colore a sua voglia, tremava di tutta la persona, si faceva rizzare in testa i capelli, irti come le penne dell’ istrice. […] Il Vestri, senza tante parrucche, dava un’acconciata alle poche ciocche de’suoi capelli, e usciva dalle quinte con fisonomia, con voce, con modi talmente ottemperati al suo personaggio, ch’ei poteva rappresentare tutta quanta la umanità, e nelle parti promiscue, ove la natura umana è dipinta come è realmente, faceva piangere e ridere al tempo stesso, come ebbe a dire anche il Byron.
Fin da giovinetto mostrò inclinazione grandissima all’arte, non solo come attore, ma come autore ; e una volta che il maestro gli strappò di mano e lacerò una sua commediola, egli, furibondo, gli scaraventò in faccia il calamaio. […] Passò poi di città in città e di trionfo, e in poco tempo fu acclamato come uno dei più vigorosi e più spontanei comici. L’Alberti è ormai più noto a noi come conduttore e direttore della famosa Compagnia dei Fiorentini di Napoli, nella quale egli scritturò pe’l corso di quarant’anni i più rinomati artisti d’Italia. […] Or per queste parti bisogna avere un genio particolare cosi a scriverle come a rappresentarle.
Con tal pensiero dunque volsi prima farla recitare, per vedere se li fusse stata alcuna parte soverchia oppure bisognevole, come in fatti io feci nel felicissimo battesmo della figliuola dell’ Eccellentissimo Signor Duca d’Umena, alla presenza della Serenissima Regina Madre et de molti illustrissimi Prencipi e Principesse. La quale, secondo potei conoscere, non fu dispiaciuta ; non dimeno dovendo comparire avanti de un Signore di si alto merito come V. […] E. con tuti li altri Signori spettatori la godessero presi ardire di farla in parole stampare, et poi sotto nome di altri personaggi dedicargliela, come con essa le dedico la servitù et affetion grande ch’io le porto. […] Il Bartoli, seguito dal Sand e dal Bachet, accenna anche alla rappresentazione che il nostro fece, prima dell’ Angelica, di una pastorale di Bartolommeo Rossi « La Fiammella » pur edita lo stesso anno a Parigi dall’Angelier, e come quella dedicata al Duca di Voyeuse : ma di ciò non trovai traccia in alcuna delle due. […] Anche vi sono frasi e parole di una volgarità un po’cruda, come in tutte le altre del tempo, nella scena specialmente tra il servo Mastica e la balia di Angelica, una, del resto, delle più belle per vivezza di dialogo.
Il Costetti ne’suoi « dimenticati vivi della scena italiana » racconta come, scoppiata a Parigi la rivoluzione, ne toccasse anche la povera Compagnia italiana : e in mezzo a una specie di consiglio di famiglia, il brillante Angiolini [una macia di veneto (?)] recasse, come bomba, l’annunzio che tutta la condotta era sotto sequestro. […] Non prima mi fui posto nel Soglio giudicesco, che tutti in truppa, come tanti Zingari, cominciarono a voler dirmi le lor ragioni. […] È vero (soggiunse allor Venere) che voi ò Marte faceste quella Città, ma la faceste di mia commissione ; e però io debbo esserne detta la fondatrice ; oltre che il nome lo prese da me, e non da voi (come falsamente andate dicendo). […] Ergo (conclue Mercurio), io sono stato il fondatore di Bologna, & io debbo riportare il vanto di questa lite, e voi altri Signori Dei resterete come senza lucerna i bacalari.
Ma questo argomento perde ogni vigore al riflettersi ch’egli lodò ancora come eccellenti alcune tragedie, che la posterità, come diremo, ha trovate cattive, non che difettose. […] Tralle commedie si contano ancora quelle che trasse o dalla Sacra Scrittura, come la Creacion del Mundo y primer culpa del hombre in cui discende sino ai fatti di Caino e alle invenzioni di Tubalcain, ovvero dalle Vite de’ santi, come El Animal Profeta, in cui san Giuliano fugge dalla patria, come fece Edipo, per non ammazzare i genitori, secondo la predizione di una cerva che parla, e che va in una terra lontanissima, ove appunto per errore gli uccide. […] Nè ciò si dice perchè importi gran fatto l’esser primo, essendo i saggi ben persuasi che vale più di essere ultimo come Euripide o Racine o Metastasio, che anteriore come Senocle o Hardy o Hann Sachs. […] Reca stupore che uno scrittore che nel ragionar sulle composizioni drammatiche dimostrò gusto e senno, le avesse riguardate come modelli da proporsi ad esempio. […] Fe egli motto almeno di averne talvolta scritto, come accennò di aver composte delle commedie?
Artista drammatico e capocomico, rimasto omai celebre tra’ comici, e accettato omai da tutti come il prototipo del Guitto. […] » E più tardi : « Non sono mica stato tra’guitti, come te, io ! […] Eravi come padre Giuseppe Raimondi, e come tiranno Bandino Ferroni…. Appartenevano alla Compagnia come attori secondarii i coniugi Leigheb, genitori di Claudio. […] Il programma, come si vede, vale tutti gli Anzampamber ideali e reali.
Il resto, come sempre, è indecifrabile. Ma anche per l’andata in Francia come concorderebber le due date 1599 e 1602 ? […] E ora, come saggio del suo stile, do anch'io il sonetto ch'ella dettò in risposta a uno di Paolo Fabbri, pubblicati entrambi da Fr. […] Ch'ella accoppiasse al grande valore artistico un’altrettale bontà dell’animo non pare : si sarebbe anzi portati a credere che avesse con le compagne di palcoscenico e di ruolo comune la diavoleria ; scusata in parte dal fatto, che mai madre di comica spinse la petulanza, il pettegolezzo, la malignità, l’abbiettezza sì alto, come la madre di Maria, a cui s’aggiungeva poi come braccio destro delle sue male azioni un figliuolo, fior di canaglia, disperazione vera del povero direttore Flaminio Scala. […] Dal quale anche appare, dopo un reciso richiamo all’ordine, come Celia si andasse ammansando, cosi da farsi chiamar dallo Scala stesso coppa d’oro, e chiedere in isposa da Iacopo Antonio Fidenzi detto Cintio ; matrimonio che non potè poi farsi per solenne divieto della madre infame, che vedea morto con esso ogni sorgente di lucro.
L' '82, come abbiam visto dal riferito documento romano, eran di nuovo a Mantova ; l’ '83 a Milano, l’'85 a Firenze e l’ '86 a Bologna, d’onde chiedevan licenza al Duca di Mantova di recarsi colà a recitare. […] L'huomo è un animal prodizioso composto de pezzi contrarij, l’anema xe come un principe, el corpo come una bestia, con tutto zò queste do parte se abbrazza così ben tra loro, che i non puol vivere inseme senza verra, ne separarse senza dolor ; podendosi con rason buttar in occhio l’un all’altra de non poder con ella ne senz'ella vivere. L'huomo se può distinguer in tre parti : anima e spirito e carne : el spirito e la carne han tiolto in mezzo l’anema ; el spirito per farme intendere xe come el Principe nella republica : non spira e non respira che beni del ciel al qual sempre varda, la carne per contrario xe come la lega d’un popolo tumultuario e furfante, la scovazera e sentina dell’huomo, parte che cala sempre al mal. E l’anima nel mezzo xe come i principali del popular : è diferente tra 'l ben el mal, tral merito e demerito ; vien solecità dal spirito e dalla carne, e secondo da qual parte se butta la si fa spirituale e buona, o carnale e cattiva, come sarave a dir el nostro Portonier xe l’anemo, la cassetta el spirito, e le so scarsele la carne. […] Anticamente il Pantalone o Magnifico ebbe anche tal volta barba intera e lunghi capelli bianchi, come si vede nello stesso Pantalone di Martinelli, e in quelli di Trausnitz (V.
Quindi è che suol vedersi un popolaccio intenerirsi (e come a tempo!) […] Che se i Greci più sensibili, e vivaci, e pieni d’inimitabile entusiasmo come Pindaro, di fiamme perenni come Saffo, di amorosa delicatezza e vivacità e di poetica leggiadria come Anacreonte, se questi, dico, gelano l’infocato Rapin, come ardirsi a mentovare i Poeti delle moderne lingue? […] E l’esempio di Omero come potè sfuggire all’acutezza del Critico? […] Nè sesibilità nè maestria io trovo in chi pensa come Rapin (Rifles. […] E se non ve ne siete curato, come vi arrogate il dritto di decidere?
Nè L’uno nè L’altro prende a parlare per mezza ora almeno senza dar luogo al compagno come suol farsi da non pochi drammatici moderni. […] Per l’idea lasciatane da Ateneo era una favola festevole di lieto fine, nella quale intervenivano personaggi grandi ed eroici, ma vi si dipingevano i fatti che ad essi accadevano come uomini, e non come eroi. […] È intanto cosa degna di nolarsi come in tante regioni abitate da’ Greci si fossero congiunte verso i medesimi soggetti le stesse idee d’imposture mediche e magiche. […] Fu egli una volta chiamato in giudizio come reo; ma Alcibiade di propria mano cancellò gli atti formati contro di lui. […] Erano da prima attaccati alla commedia, e si recitavano o nel principio formando una introduzione, o’ nel mezzo come per tramezzo, o nel fine come conchiusione dello spettacolo; ma a poco a poco vennero a separarsene.
Nè l’uno nè l’altro prende a parlare per mezz’ora almeno senza dar luogo al compagno, come suol farsi da non pochi drammatici moderni. […] Per l’idea lasciatane da Ateneo era una favola festevole di lieto fine, nella quale intervenivano personaggi grandi ed eroici, ma vi si dipingevano i fatti che ad essi accadevano come uomini, e non come eroi. […] Fu egli una volta chiamato in giudizio come reo; ma Alcibiade di propria mano cancellò gli atti formati contro di lui. […] Erano da prima attaccati alla commedia, e si recitavano o nel principio formandone una specie d’introduzione, o nel mezzo come tramezzo, o nel fine come conchiusione dello spettacolo; ma a poco a poco vennero a separarsene. […] Essi lo prendevano da quelle immaginette cui per mezzo di nervi e cordicelle occulte davano movimento, facendole gestire, muovere e camminare come se fossero animate.
Siegue per quarto un passo del Martelli, anco pensando il Signor Abate, che egli riprenda il Canto come Canto, e non come canto malescelto. […] Perchè l’antico e il moderno Canto scenico non sono in ogni parte simili come due gocciole d’acqua? […] Allora il Poeta non era, come al presente, un semplice verseggiatore. […] Ma come non vi accorgete, che portate in prova quello, che si controverte? […] Benissimo, ma come rimediate agli aspidi di Cartone del suo compagno?
Pur come? […] Mi meraviglio che al presente gli uomini Non sieno affatto grossi come tortore. […] Chiavria mai imparato a morir sì bene come ha fatto questo valentuomo, il quale muore di fuora eccellentemente? […] Nel prologo che è in prosa come tutta la commedia, lo confessa l’autore stesso. […] Oh come può star questo?
« Sebastiano Asprucci-esso dice-in quest’anno solamente fece la parte di caratterista, e la sostenne con bravura, decenza ed applauso universale. » Il commediografo Antonio Sografi nella Prefazione alle sue Inconvenienze teatrali (Padova, Bettoni, 1816, pag. 9) scrive : « Fu insuperato ed insuperabile nella parte del napolitano Gennariello Sebastiano Asprucci, in ogni senso, di cara ed onorata memoria. » Sposò egli la Caterina Cesari, lodata nella stessa prefazione, dal Sografi, con queste parole : « Caterina Cesari Asprucci, e Maddalena Gallina, e Caterina Venier, attrici sempre di grande utilità ai miei componimenti, come di grata ricordanza al mio cuore. » Colpito da congestione cerebrale nel 1803, tornando di teatro, morì dopo poche ore, compianto dall’arte tutta, e da quanti lo conobbero come artista e come uomo.
Su di lui, come attore e come uomo, mi piace riferir le parole di Virginia Marini che gli fu compagna delle più care : Suo fratello, col quale ebbi il piacere di stare qualche anno, era un gentiluomo perfetto, un bravissimo artista ed un compagno buono ed amoroso. Egli interpretava con abilità ed intelligenza tanto il Goldoni, come Dumas, Ferrari, Giacosa.
Ebbe appena Dante in Italia (come fece Omero in grecia ed Ennio nel Lazio) innalzata e arricchita la lingua italiana moderna, che si adoperò nella Poesia Drammatica. Il celebre Storico Padovano Albertino Mussato, nato all’anno 1261 come prova l’abate Tiraboschi, e morto nel 1330, ci fa sapere che nel 1300 già comunemente si scriveano nell’Italia in versi volgari le imprese de’ re, e si cantavano ne’ teatri123. […] Pier Paolo Vergerio il vecchio, nato circa il 1349, come prova il Tiraboschi128, scrisse in età ancor giovanile una commedia intitolata Paulus, Comoedia ad juvenum mores corrigendos, la quale conservasi in un codice a penna nell’Ambrosiana di Milano129. […] Da principio fermavansi a cantar nelle piazze, facendo come uno steccato co’ loro bordoni, e appresso montarono su di un rustico palco in una casa fissa comprata espressamente da alcuni cittadini per trar profitto della folla che concorreva a quello nuovo e devoto divertimento. […] Questi sono, a dir vero, abbozzi di poesie teatrali, anzi che vere tragedie e commedie, Ma non é nondimeno picciola lode l’avere pur cominciato, aprendo così la strada a’ valorosi poeti, che venner poscia; e anche che in quello, come in quasi ogni altro genere di letteratura, non si può contrastare all’Italia il vanto di essere stata maestra di tutte l’altre nazioni.»
Nata il 1826 a Fano da Benedetto, artista drammatico e conduttore di compagnie meschinissime, crebbe in ristrettezze senza nome, vagendo, si può dire, in fasce parti di prima donna, come la Cesira nell’Aristodemo del Monti che recitò bambina a Toscolano con dilettanti diretti dal padre, il quale riceveva in compenso fuoco ed alloggio per la famiglia : il vitto, allora, fu sempre per essa una specie d’incognita. […] Conosciuta la celebre Marchionni e richiestala di parere e di consiglio, n’ebbe in risposta che niente poteva dirle per l’ultimo atto, poich’ella moriva come niuna avrebbe potuto mai. […] A un tratto lo sguardo vitreo della poveretta si rischiarò, si animò ; le labbra si mosser come a discorrere, e dopo un istante, sfidando quasi lo sguardo di uno dei convenuti…. « non è il damo che io lascio – mormorò – è il mondo. » Lasciò quegli cader di mano la torcia, colpito dal terrore, e se ne andò fuor della stanza, come pazzo. […] Ma a Parma non potè andar subito in iscena ; chè, sviluppatosi un incendio nella casa ov’ella abitava, e fuggitane come potè meglio, fu colta dal grippe che la tenne gran tempo della stagione obbligata al letto. […] Della morte di lui, avvenuta il 21 aprile 1875, fu desolata e se ne mostrava ognora inconsolabile…. e quando io le domandai come potè lasciar l’arte nel colmo della gloria, e nel fior della giovinezza, senz’ ombra di rimpianto, ella infiammandosi e piangendo sclamò : « Non mi lasciò il tempo a’rimpianti !
Questa che alla prima satireggiava i personaggi viventi, come Cleone, Lamaco, Demostene, Nicia, Socrate, per farli riconoscere dall’uditorio, oltre al nominarli, ne imitava esattamente i volti e gli abbigliamenti, marcandoli, per così dire, con ferro rovente alla presenza di un popolo fiero e geloso della sua libertà. […] Anche allora che si mordevano gli estinti, la maschera rappresentava le persone nominate, come quando Aristofane pose in teatro Eschilo ed Euripide già morti (Nota XXV). […] Ed a questo tempo si rapportano i personaggi descritti da Luciano145 mostruosamente lunghi con una grandissima pancia, colla boccaccia spalancata, e che camminavano con certe scarpe altissime come se andassero a cavallo. […] E di questa naturale imitazione della maschera approfittandosi Nerone, si compiacque allorchè cantava di fare nelle maschere ritrarre il proprio volto e quello di Sabina e di altre dame, come leggesi nelle opere di Suetonio e di Sifilino. […] Nè questa figura colossale noceva all’illusione; perchè se da vicino appariva mostruosa, veduta in lontananza riducevasi alla giusta proporzione di uomo regolare, appunto come avviene alle gran figure del Correggio nella cupola del Domo di Parma.
Colà restò poi come direttore del R. […] » Dall’elenco si capisce come Pietro fosse il primo attore e la Gaetana la prima attrice. […] In detto elenco figura il padre Bartolommeo come Pantalone. […] E come l’ottomano ardir si affrene da Enrico e l’empia rabbia di que’ mostri fai scorger chiaro, e come il sangue inostri le navi, l’onde e le gloriose arene. […] L’ Elisabetta Caminer Turra, la nota traduttrice teatrale, ne fa l’elogio nel Giornale Enciclopedico (Vicenza, gennaio [e non febbraio, come cita il Bartoli] 1780.
Esso è infatti ravvisabile come naturale e nazionale, logico e oratorio. […] Il genio viene descritto come un fuoco elettrico, che si propaga in tutto il corpo. […] Il volto è quello in cui, come in un quadro, tutta l’anima si dipinge. […] La persona, che n’è sorpresa, rimane come tocca dal fulmine. […] E or come dare agli uni la condizione, l’espressione ed il tuono degli altri?
Ammirato e amato come artista e come patriota, percorse il Veneto e la Lombardia, ove potè mettere assieme una mediocre fortuna ; ma quando la rivoluzione di Milano preluse a quella del '48, egli, chiamato a soccorrer la patria del suo braccio e del suo nome, tutto abbandonò e sacrificò, come nel '31 ; e fu il primo a entrare in Palmanova con in mano spiegata la bandiera d’ Italia. […] Cacciati i borboni da Napoli, deliberò di presentarsi colà come artista ; ma côlto da un malessere generale dovè tornare a Torino, ove, sviluppatosi il male, cessò di vivere a soli cinquantott’anni, il 21 febbraio del 1861. […] – In fin dei conti io credo che la Compagnia del Battaglia finirà prima di cominciare come quella di Alì impresario per le Smirne. […] E Modena di rimando : « Risponderò a lei come fu già risposto da un uomo libero come me ad un grande tiranno – ma ad un tiranno da tragedia, non da commedia, a Napoleone I : È il nostro destino quando si parla di libertà – per me di arrossire, per voi di impallidire. » L'Assemblea andò sossopra – il pubblico batteva freneticamente le mani. […] Nè minore entusiasmo egli suscitava in assurdità incredibili come quella famosa del pugnale infisso con gran violenza sul piano della tavola, che…. doveva essere di marmo.
Se nella formazione della nuova compagnia entrasse il Bertoldi come attore non sappiamo ; come non sappiamo la data della sua morte. Dallo studio del barone ö Byrn sui Comici italiani alla Corte di Polonia e di Sassonia, si apprende come, nel 1748, la sola Marianna Bertoldi col figlio Antonio, l’Arlecchino, prendesse parte alle rappresentazioni straordinarie di Varsavia per l’inaugurazione del nuovo teatro, che fu il 3 agosto, onomastico del Re.
Fu il Fabbri artista pregevolissimo e pregevole maestro, come colui che seppe accoppiare all’arte della scena una coltura non comune. […] Tardini (La Drammatica nel nuovo Teatro Comunale di Modena, ivi, 1898) apprendiamo come il Fabbri quand’era col Mascherpa (27 luglio ’42), recitasse con molto successo alcuni versi dell’Inferno e Purgatorio di Dante. […] La Gemma, nata il 26 aprile 1843 in Livorno, attrice generica, poi madre e caratteristica ; moglie di Antonio Antuzzi, napoletano, generico e amministratore ; Pia, nata il 1847 a Roma, sposatasi il 1870 al brillante Serafini, prima attrice giovane nella Compagnia di Adamo Alberti ai Fiorentini di Napoli, morta il ’76 a Cremona ; Attilio, nato il 10 agosto 1850 in Napoli, primo attor giovine, poi generico primario ; poi, maritatosi, libraio, come dicemmo, a Trieste, poi di nuovo attore e amministratore di compagnie.
[4] Alla sconvenevolezza nella figura s’aggiugne come una conseguenza la poca espressione nei movimenti, difetto che hanno essi comune con quasi tutti gli altri cantori. […] Ma nei casi indicati, come in tutti gli altri, gli ornamenti debbono usarsi con parsimonia e con opportunità. […] Hassi a sbandire delle cadenze come un ornamento puerile quella che si chiama “recapitulazione dell’aria”, parola che o si risolve in una idea inintelligibile, o contiene un precetto insensato. […] Dove questa fermata si fa non alla fine d’un periodo o d’una parola, come vorrebbe il buon senso e il richiederebbe l’inflessione patetica, ma in mezzo ad una parola o su una vocale staccata dalle altre? […] [NdA] Se bene la prima origine del mutilar in tal guisa gli uomini sia incerta, è nondimeno antichissima, come lo è pur troppo quella di tanti altri abusi che disonorano ed avviliscono l’umana spezie.
Talvolta si elevò ad un genere di commedia più nobile, come nella Furiosa, nella Cintia, e ne’ Fratelli Rivali; talvolta maneggiò la commedia tenera, come nella Sorella e nel Moro. […] Nell’accumular fatti come si fa nelle commedie romanzesche? […] Piacque il suo giuoco scenico grazioso e naturale; ma come poteva dilettar pienamente in Francia un carattere di cui non aveasi idea, ed un dialetto sconosciuto come il Napoletano? […] E’ troppo noto che egli come attore soltanto controbilanciava il gran Moliere che come attore ed autore quivi spiegava gl’ inimitabili suoi talenti. […] Si aprì secondo la prima costruzione nel 1619, dedicandosi a Bellona e alle Muse, come leggesi nell’iscrizione latina sovrapposta al proscenio.
E come agli autori di esse sarebbe venuto in mente di farvi una musica continuata per tutto il dramma (come indi avvenne nell’opera) senza averne avuto esempio? […] Intanto osserviamo sull’Egle stessa del Giraldi che messer Sebastiano da Montefalco che ne fu il principale attore, era l’istesso che recitò nella tragedia dell’ Orbecche, ed il Giraldi ne favella con lode speciale, enunciandolo come attore eccellente, e non già come musico. […] L’eloquenza della scaltrita ninfa presenta alla ritrosa fanciulla la concordia di tanti oggetti silvestri come effetto della potenza dí amore. […] Ma possono sentire le umane passioni, e ragionarne colla penetrazione naturale, non come filosofi, ma come uomini che le stanno soffrendo, ed esprimono al vivo ciò che sentono. […] Lo stile è nobile ma lirico come quello di tutte le altre; e l’azione, benchè non mi sembri abbastanza interessante, è pure regolare.
E come agli autori di esse sarebbe venuto in mente di farvi fare una musica continuata per tutto il dramma, come indi avvenne nell’opera, senza averne avuto l’esempio? […] Sebastiano da Montefalco che ne fu il principale attore, era l’istesso che recitò nella tragedia dell’Orbecche, ed il Giraldi ne favella con lode speciale, enunziandolo come attore eccellente, e non già come musico. […] L’eloquenza della scaltrita ninfa presenta alla ritrosa fanciulla la concordia di tanti oggetti silvestri come effetto della potenza d’amore. […] Ma possono sentire le umane passioni, e ragionarne colla penetrazione naturale, non come filosofi, ma come uomini che le stanno soffrendo. […] Lo stile è nobile, ma lirico come quello di tutte le altre; e l’azione, benchè non mi sembri molto interessante, è pure regolare.
.), fu artista di grandissimo pregio, e le Varietà teatrali la citano, quand’era il 1821 madre nobile e caratteristica in Compagnia Job, come la più brava attrice della Compagnia. Forse la moglie di Velfranch Luigi, che il Colomberti cita come buon primo attore e capocomico secondario, fiorito verso il 1800 ?
Veda se si può trovare temerità magiore, mi honori dunque di porre nella lettera che la ragazza faci quello che viene a bisogno come l’anno passato, non conoscendola buona a far cosa di più, acenandole che V. […] A. m’à concesso non è come quella che à dato a Flaminio ond’io la bramerei come quella che dice per essere rafermato nella sua servitù havendo servito con deligienza ve le concedo per bene merito che goda etcetera. […] Come riesce la compagnia non glie ne posso per ancora dirgliene cosa alcuna, perchè non è compita, e così come si è comincio parmi meglio assai di quella dell’anno passato, come sarà arrivato Flaminio penso che sarà la meglio di tutte le compagnie di questo anno, però non tocca a me a giudicare, come V. […] te come à fatto V. […] L’ordinario passato gli diedi haviso come Flaminio era gionto, hora lo confermo, abiamo terminato il mese e riscosso le cento e sette doppie de bolettini che havevamo dispensato, e di nuovo gli abiamo confermati, si che sino ad hora si potiamo contentare.
Di qui si comprende come i Greci avessero potuto riuscir sì bene in questo genere di musica, non ostante che, come dicemmo, niuno strumento avessero mai conosciuto che più di tre ottave abbracciasse. […] Ecco come anni sono si governò un perito maestro. […] Veggiamo in breve, come s’abbia egli governare intorno a questi tre punti. […] Qual autore, pognamo esempio, va così per le bocche di tutti, come il Metastasio? […] E fin d’ora giova condurre la solenne processione / e vedere i giovenchi uccisi / o come cambia la scena voltando le quinte / e come s’alza il sipario di porpora dove sono raffigurati i Britanni’).
Ma questo argomento perde ogni vigore al riflettersi ch’ egli lodò ancora come eccellenti alcune tragedie, che la posterità (come diremo) ha trovate cattive non che difettose. […] Nè ciò si dice perchè importi gran fatto l’esser primo, essendo i saggi ben persuasi che vale più di esser ultimo come Euripide o Racine o Metastasio che anteriore come Senocle o Hardy o Hann Sachs. […] a coloro che il proprio cuore condanna (ων η καρδια αυτων κατα γινωσκει) come diceva l’Apostolo San Giovanni epist. […] Egli ne parlò per tradizione, come fanno per lo più della propria letteratura i suoi compatriotti domiciliati in Italia. […] Fe egli motto almeno qualche volta di averne scritto, come accennò d’aver composto delle commedie?
Il suo vero nome era quello di Orsola, ma del suo cognome non ci è pervenuta alcuna notizia. » E in una noterella che è alla fine dell’opera, aggiunge : « Alla pagina 227, quella Flaminia, deve essere conosciuta per Orsola Cecchini, moglie di Pier Maria Cecchini, come abbiamo veduto chiaramente da un libro manoscritto favoritoci dal sig. […] L’Orsola Cecchini, come quasi tutti i principali comici del suo tempo, recitava, suonava, e cantava, non dandosi più specialmente a un genere, ma tutti abbracciando, e in tutti facendosi applaudire. […] S’ avvien, che pianger finga, ahi mira quanto seco pianga il Theatro ; & se le ciglia tranquilla, come al’ hor si riconsiglia di rider seco, et porre in bando il pianto. Mira come tal’ hor ne’ gesti suoi gonfiar si vegga il mar, turbare il Cielo, come nascano i tuoni, & le procelle. Indi al mutar di due serene Stelle, come discacci Giove il fosco velo, et acqueti Nettun gli sdegni suoi.
Padova, Conzatti, 1783, p. 222), fioriva intorno al 1630 : e l’Adami si recò, pare, in Francia nel 1653, se bene l’Ademollo affermi (ivi) come vi si recasse nel 1639. […] Il Sand che a pagina 52 della sua introduzione a Masques et bouffons (Paris, 1860), parlando della Compagnia del 1653, dice : « vi troviamo attori che eran già venuti in Francia più volte, come Fiorilli, Locatelli, Brigida Bianchi, » avrebbe certo fatto alcuna menzione di quell’Adami già tanto celebre. […] Forse il Sand ha fatto confusione di nomi, rappresentando essa la parte di Diamantina, come quella che le succedette più tardi e che si chiamò realmente Patrizia Adami ? […] Bologna, 1888) come dal 9 ottobre 1695 sino al 5 gennaio del 1696 recitassero a Bologna i comici del Serenissimo di Mantova, per le donne dei quali successero allora de’pettegolezzi. […] Ecco dunque una terza Beatrice, ignota, che aveva il potere di dividersi il campo degli adoratori colla Eularia, altra ignota sin qui ; poichè, così la Cortese-Biancolelli, come la Coris, le due rinomate Eularie del teatro italiano, avrebber toccato nel’ 96 la sessantina.
I suoi nomi – dice il Regli – furon Francesco Giorgio Maria, ma egli assunse a Parma il nome di Augusto, quando la Duchessa Maria Luigia, vedova di Napoleone I, presentatale dal Bon l’edizione delle sue commedie, gli disse : Signor Augusto Bon non so come ringraziarla…. […] Preso d’amore ardente per l’attrice Assunta Perotti, lasciò Venezia, ed entrò in quella Compagnia, diventandone in poco tempo uno de’principali ornamenti e come attore e come poeta. […] Bellotti-Bon) nella Compagnia lombarda di Giacinto Battaglia, come direttore. […] » Oltre alle tante produzioni drammatiche, abbiamo di lui i Principii d’arte drammatica rappresentativa, dettati nell’ Istituto drammatico di Padova (Milano, Sanvito, 1857), nei quali, più che le lezioni teoriche, sono da ammirarsi i dialoghi, alcuni de’quali, come la Rissa, sono drammettini vivi, palpitanti, d’una modernità scenica meravigliosa ; e una infinità di articoli pubblicati nella Gazzetta di Milano e nel Pirata….
La Compagnia, se così poteva chiamarsi quell’ accolta di cinque o sei persone al più, era come una piccola famiglia che vivea in piena concordia, che si dava reciproco aiuto materialmente e intellettualmente ; il primo attore poteva diventar benissimo al secondo atto la prima donna, o viceversa. […] Fatta più grandicella, e formata il padre società or col Subotich, noto arlecchino, or con Luigi Zerri, padre di Enrichetta e di Antonio, e in ultimo con Antonio Scremin, alla declamazione delle poesie succederon le ombre palpabili e le rappresentazioni improvvisate sulle tavole di una cantina, con biglietto d’ingresso a 20 e a 10 centesimi, e magari in commestibili, come alle recite del Capitan Fracassa nel mirabile studio di Teofilo Gauthier. […] E in vario tempo, con varia fortuna, fecer parte della famiglia attori pregievoli come il Gandini, il Mingoni, il Vedova : a poco a poco dai villaggi della Svizzera si passò alle grandi città d’Italia, dal Sior Serafin Bonigolo si passò al più bel repertorio goldoniano, e quel mezzo drappello di zingari, perseverante e animoso, si conquistò il diritto di essere annoverato fra le Compagnie drammatiche propriamente dette. […] Sposatasi nel ’67 al conte Carlo Borisi istriano, attore di assai pregio così per le parti italiane, come per quelle dialettali, fu con lui due anni in Compagnia di Gustavo Cappella, il noto Meneghino, poi in quella di Colomberti e Casilini, in sostituzione della coppia Caracciolo, superando la Borisi ogni aspettazione dei capocomici, specialmente colla parte di Teresa nel dramma omonimo di Dumas e con quella della Marchesa nel Filippo di Scribe. […] Nacquer dai coniugi Borisi Armando e Maria : quello, divenuto attore-cantante, fa parte della Compagnia di operette del Gargàno ; questa, fatte le prime armi come generica e amorosa in compagnia de’ genitori, sposò l’attore dialettale Francesco Micheluzzi.
Il vecchio Gueullette in una nota curiosa allo Scenario di Biancolelli, parlando dell’esordire di Tommasino, racconta come i successori del celebre Dominique, il quale aveva una voce ingolata, e somigliante quella di un pappagallo, avessero dovuto imitarlo, chè i francesi mal si sarebbero piegati a sentirne una diversa. […] Le signore, senza le quali tutto langue, contente di piacere nel lor linguaggio naturale, nè parlano il nostro, nè lo intendono : come ci amerebbero esse ? […] Meglio a compiangere degli autori, noi siamo responsabili e di ciò ch' essi ci fan dire, e del come noi lo diciamo. […] I fratelli Parfait nel lor Dizionario de' Teatri gli dedican parole di molta lode, riguardandolo come compatriotta, e dicendo ch'egli ha fatto un uguale onore alla Francia e all’Italia, degno veramente di occupar la scena con Silvia (V. […] Ammalatosi di tisi il martedì grasso del 1739, comparve raramente a teatro nell’ultimo tempo di sua vita, come si ha da questa quartina : Cher Visentini, le parterre ne te reproche qu’un défaut.
Ma all’arte dell’Antonazzoni s’aggiungeva, e forse come ragion dominante, la gelosia. […] E. permette che ogniuno possa spiegarle così le pretensioni come i disgusti particolari, non mancherò anch’ io, sì come gli altri àn fatto, scriverli ciò che l’animo mio sente, sì per discolparmi di quanto mi viene aposto, come per godere di quel privilegio che agli altri miei compagni V. […] La favola, come valore intrinseco letterario e drammatico, è una vera e propria paccìa. […] Con tutto ciò, potendo le vere e proprie compagnie a modo contarsi sulla punta delle dita, s’è visto e si vedrà più volte, come il Duca di Mantova sudasse per mettere assieme un complesso d’artisti di non discutibili meriti, e come le Corti se li disputassero, o li chiedessero e cedessero a vicenda. […] E se si fosse trattato di semplice convenzionalismo, di una dizione, direm così, meccanica, come poteva il pubblico dividersi così accanitamente in due partiti, di fronte a due prime attrici sulla stessa Piazza, come s’è visto a Bologna per la Beatrice e la Eularia, a Torino per l’Andreini e la Cecchini, come si vedrà a Mantova per la Vincenza e la Flaminia ?
È citato da Francesco Bartoli come Brighella e attore per le parti gravi di qualche merito. Fu in varie compagnie e scrisse alcune commedie, fra le quali L’amor coniugale come seguito del Fabbricatore inglese di Falbaire.
I suoi difetti erano riputati altrettante bellezze, e si metteva come pregio intrinseco del componimento la sfoggiata pompa del macchinista, la quale faceva perder ogni suo effetto alla musica e alla poesia senza riflettere, come osserva un grandissimo ingegno, che quest’apparente ricchezza altro non era che povertà, nella medesima guisa che i fiori sparsi innanzi al tempo sulle campagne indicano per lo più la sterilità del terreno. […] La rettorica è quella che disponendo a sua voglia delle regole e delle parole, e servendosi di esse come di veicoli delle idee, comunica loro quella espressione, che da sé sole non avrebbero fra le mani di un grammatico. Ora come la melodia è per la musica ciò che la rettorica per il linguaggio, così l’armonia è per i suoni ciò che la sintassi per il discorso. Può essa concorrere dal canto suo a produr la espressione ora ordinando con certa regola i suoni, come la grammatica ne adatta i vocaboli, ora unendo con alcune leggi di modulazione la succession loro, come l’ortografia ne distingue i periodi, ora rendendo più giuste le intonazioni per mezzo degli intervalli, come la sintassi rende più intelligibile l’orazione per mezzo delll acconcia collocazione delle parole, ora assoggettando al sistema generale dei suoni le inflessioni difettive e vaganti, non altrimenti che la grammatica tenta di accomodare ai precetti generali le anomalie de’ nomi e de’ verbi. […] Se ciascuna di esse ha il suo canto peculiare e distinto, come può darsi che suonando tutte insieme e contemporaneamente, a vicenda non si distruggano?
II, 177) lasciò scritto : « Egli mostrò a un tempo tanta naturalezza e tanta verità, una precisione così esatta, una recitazione così corretta, un ingegno così pieghevole, che se ne affrettò l’ammissione » ; infatti l’anno di poi fu ricevuto nella Compagnia, in cui non cessò di farsi applaudire e come attore arguto e vivace, e come elegante ballerino. […] L’amicizia del D’Alembert, oltre alle cure morali e materiali prodigate ad una sua figliuola cieca, per sollevarlo di una perdita di 50,000 fr. per fallimento del depositario, gli procacciò, dopo morto, un elogio funebre, che resterà pur sempre il migliore attestato delle grandi qualità che il Bertinazzi possedeva e come artista e come uomo. […] ; poi, anche senza tali documenti, è noto il costume francese di chiamar la moglie col nome del marito, specialmente nella società alta : serva come un esempio La Principessa Giorgio del figlio Dumas. […] E all’ammirazione del grande attore inglese aggiungiamo quella di Carlo Goldoni, il quale, come abbiam visto, aveva con una sua commedia, offerto modo a Carlino di mostrar tutta la sua valentìa. […] Adunque non potendo apprezzar come si conviene l’opere sue, non mi resta che far conoscere la sua rara modestia, pubblicando la lettera seguente ch’egli ha indirizzata al signor di Meslé.
Traeva, a rovescio di quel che si farebbe oggi, le commedie dai balli più applauditi di Gioja e Viganò, come il Prometeo, I Riti Indiani, Cesare in Egitto, ed altri. […] Il Bellotti fu, come ho detto, attore egregio ; e si vuole che ogni più grande artista del tempo che si trovava sulla piazza, ov’ei recitava, come ad esempio, la Pelandi, De Marini, Blanes, Lombardi, Bettini, andasse al suo teatro, e prendesse posto ne’palchi di proscenio, per meglio gustare i rapidi e varj mutamenti dell’espressione….
Licenziata dalla carica, ma non abbandonata da una sola delle sue allieve, tanto perseverò, serena e fidente, che la sua scuola fiorì per trenta e più anni, dando all’arte attori e attrici, come il Maggi, l’ Emanuel, la Campi, la Reinach, la Boccomini, la Migliotti, il Diotti…….. […] Nè solo come artista e maestra va ricordata la Malfatti, ma anche come cittadina.
La Silandra dedicata a Marc’Antonio Doria fu la prima a prodursi, ma non venne registrata come le altre due nella raccolta del Teatro Italiano. […] Oh come sciocca sei, se tu tel credi. […] Oh come stolta tu, se no ’l comprendi. […] Policare n’è trafitto come da una spada; protesta con impeto che morirà prima di lei; la consiglia a fuggire, ella rigetta la proposta, e come amante ed eroina cerca frenarne i trasporti. […] Carlo prende questa varietà come ostinazione del nemico a tenersi occulto; se ne sdegna, lo rimanda alla prigione e ne risolve la morte.
Il ’15 e il ’16 egli era già nella Compagnia de’ Confidenti, come si vede da queste due lettere scritte a S. […] Si come hora conossendo non havere errato (come tutta la compagnia ne farà per me fede) lo supplico di credere che la maggiore ambizione che io habbia, è di essere ammesso tra il numero de’ suoi servitori, et che confesso che la E. […] Messer Battistino suo marito starà come ci vien scritto fuori di compagnia, ne sarà ammesso in qual si voglia benchè minimo negozio, da che potesse pretendere più di quello che nella lettera del Sig. […] quale sarà sempre anteposta a qual si voglia interesse, strettezza di amicizia o vincolo di parentella che sia tra di noi, si come ogn’uno di Compagnia augurando a V. […] A. facci capitale di me, di mia moglie, del dottore, del Capitano, di Citrullo e di Flavia, si come mi dispiace che siano messi inanzi a S.
Forse lo stesso Burchiella, come abbiam detto al nome di questo (V.) ? […] A meno che come abbiam in essa Batista da Treviso Franceschina, non s’avesse a legger Gratiano Lutio, senza la virgola.
Figlio dei precedenti, fu come il padre un egregio arlecchino, e come lui conosciuto col nome di Sacchetto.
Si recò a Parigi verso il 1640 con Tiberio Fiorilli, e ne partì un anno dopo per poi tornarvi nel 1645 colla Compagnia che fu chiamata dal Cardinal Mazarino, di cui fecer parte le tre cantanti Locatelli, Gabrielli e Bartolazzi, come si ha dalla spiegazione dell’allestimento scenico e dagli argomenti della Finta Pazza di Giulio Strozzi, rappresentata nella Sala del Petit-Bourbon. Anche la Bianchi doveva essere esperta del canto, come si rileva dalla seguente terzina caudata di un sonetto indirizzatole da Giuliano Rossi, quand’ Ella fu a recitare a Genova, probabilmente nel 1634. […] La Bianchi fu bellissima donna ; e serbò sempre un gusto de’più raffinati nell’adornarsi ; e riferisce il Gueullette, come la Belmont, moglie del nipote di Aurelia, attore della Commedia italiana sotto il nome di Leandro, gli dicesse di averla veduta nel suo letto, donde omai non usciva più, eccessivamente ornata, e pur sempre conformantesi al sopravvenir delle mode. Fu assai stimata e amata da Anna d’Austria, della quale, come il Fiorilli, poteva dirsi veramente intima. […] Che altri la chiamasse pel suo nome di guerra, capisco : ma non capirei che altri potesse chiamarla col nome del secondo marito (e il figlio specialmente), giacchè sappiam per uso come un’attrice porti con sè oltre la tomba il nome col quale diventò famosa.
Grisostomo), dove s’aquistò come attore e come scrittore la stima di tutti e l’amicizia di Gaspare Gozzi. Lo vediamo il '55 alla Comedia italiana di Parigi, nella quale esordisce il 1° di gennajo, come amoroso, insieme alla moglie amorosa, nel Double mariage d’Arlequin ; ma recitaron così freddamente, che dovetter tornarsene in Italia. […] Fu egli senza dubbio uomo di pregi singolari, e come tale considerato dai più. […] E come il Sol benefico oscura nube indora Si, che del non suo lume splende nel Ciel tal ora ; Se di valore in noi spuntò qualche scintilla, Fu da quel lume accesa, che intorno a voi sfavilla. […] Intanto, come sicuro segno Delle nostre promesse, vi resti il core in pegno.
Chi si delizia nell’Arlecchino, come voi sognate, studia siffatti Drammi? […] Ed io in ciò convengo con Voi; gl’Istrioni le sfigurarono, come per ignoranza sfigurano quanto tocccano. […] Simili sfacciataggini, fughe, ratti, trascorsi vengono abbelliti coll’aspetto della virtù (come bene osserva Don Blas de Nasarre), e non corretti e ripresi, come avveniva nelle favole antiche, che mostravano le meretrici quali erano, cioè spregevoli, detestabili. […] Almeno questa indecenza fosse compensata dall’artificio, e dalle comiche bellezze, come si vede in Aristofane. […] Niuno finora ha pensato in negar l’evidenza in tal proposito, come fa l’Apologista.
Figlio del precedente, nato a Torino l’11 dicembre del 1861, esordì come generico il ’78. […] Sposò il 21 marzo ’95 a Lecce l’attrice Armida Bergonzio, che fu amorosa e prima attrice giovine, e che è oggi con lui come generica.
All’opposto nelle nostre legislazioni che s’aggirano sopra un perno tutto diverso, la musica e la poesia, lontane dall’esser considerate come oggetti di somma importanza, si considerano al più come una occupazion dilettevole bensì, ma sempre inutile al bene religioso e politico degli Stati. […] L’idea che gli Arabi si formavano della musica si potrà meglio comprendere dalla traduzione del seguente squarcio che si trova in uno dei loro poeti, come lo ricavo da una erudita memoria del Sig. […] Si voleva, per esempio, esprimere i movimenti snelli e leggieri, come sono quelli del ballo dei satiri? […] Esso era precisamente come il termometro, il quale indica con tal esattezza le variazioni accadute nell’atmosfera che dallo stato dell’uno s’argomenta a vicenda allo stato dell’altra. […] Siccome in tutte le belle arti riguardavano essi come oggetto principale l’imitazione della natura, e siccome la possanza imitatrice della musica, massimamente nello svegliar le passioni, dipende, come si provò nel capitolo ottavo del primo tomo di quest’opera, dalla sola melodia, così rivolsero ad essa principalmente la loro attenzione, la costituirono il fine ultimo dell’arte del suono, e il centro, quasi direi, intorno al quale aggirar si dovessero come subalterne e inservienti tutte le parti dell’armonia.
Sposatasi il '73 a Giuseppe Pietriboni, ne fu anche la prima attrice assoluta, sino al dì della sua morte, avvenuta a Torino per carcinoma il 21 febbraio del '92 ; e in codesti diciannove anni fu l’anima della Compagnia, nella quale recò tanto di bontà, di grazia, di gentilezza, che non vi fu, credo, compagno d’ arte che a lei non fosse come me affezionato e devoto, e come me non piangesse la sua morte sì come quella di una buona amica, di una sorella.
La musica costante amica de’ versi a ancor fra selvaggi, la quale in oriente si frammischia nelle rappresentazioni senza norma fissa, ed in Atene ed in Roma avea accompagnata la poesia rappresentativa ora più canoramente come ne’ cori, ora meno come negli episodii, nelle grandi rivoluzioni dell’Europa se ne trovò disgiunta. […] Or perchè non dobbiamo impropriamente stendere il nome di opera sino a que’ drammi, ne’ quali soltanto i cori e qualche altro squarcio si cantavano, e molto meno a quelle poesie cantate che non erano drammatiche, ma unicamente attribuire il titolo di Opera que’ componimenti scenici, ne’ quali sarebbe un delitto contro il genere se la musica si fermasse talvolta dando luogo al nudo recitare: egli è manifesto che l’opera s’inventò nella fine del secolo XVI, e che si dee riconoscere come inventore dell’opera buffa l’autore dell’Anfiparnaso, e come primo poeta dell’opera seria o eroica il Rinuccini, e Giacomo Peri come primo maestro di musica che, secondochè ben disse sin dal 1762 l’Algarotti, con giusta ragione è da dirsi l’inventore del Recitativo . […] Diremo che il canto è una delle molte supposizioni ammesse in teatro come verisimili per una tacita convenzione tra’ rappresentatori e l’uditoriob? […] L’imitazione sia degli zeffiri, sia delle fronde agitate, sia delle acque cadenti in mille guise, sia degli augelli, come diceva Lucrezio Caro, inspirò all’uomo una specie di canto, e gli sugeri il pensiero di accoppiarvi comunque le parole. […] Se ne sovviene veramente lo spettatore che è sul fatto, ma non altrimente che si sovviene del verso, del musico, delle false gemme e delle scene dipinte, e dice a se stesso: Il poeta fa parlare Aquilio come si deve e come esige il suo stato?
Ma gli entusiasmi per la commedia a poco a poco andarono scemando : i commedianti cominciarono già, come scrive il Ceruti, a dare in zero, e il pubblico a disertare le due stanze. […] Ma il 26 aprile dell’anno successivo, troviam riunite in Mantova le due attrici rivali, come attesta Baldassare de Preti, in queste parole scritte al Castellano di Mantova che trovavasi a Casale, e riportate dal D’Ancona : S. […] Comincia : « Tu Mondo, come più mondo potrai chiamarti ? […] Nell’arrivar che faceva in molte città, si sparava l’artiglieria per allegrezza della sua giunta, o del suo ritorno, e i principali della terra le venivano all’incontro, e i dotti venivano da lei come da un vivo sole….. […] La fronte come alabastro lucida e tersa sembrava quella parte di puro argento che nella luna si vede, quando la circonferenza non ha ben compita ancora ; le sottili e nere ciglia da giusto intervallo divise, facevan sopra l’uno e l’altro occhio un arco che a loro sguardi avventava fiamme e foco…..
A questo punto, pare a me, comincia la celebrità vera del Bellotti, che seppe di punto in bianco alla grandezza dell’attore unire la grandezza del capocomico e più specialmente del direttore ; chè, come tale, fu da’ fratelli d’arte proclamato primo fra’ primi. […] Quando si corre al galoppo, e si vuol salutare una dama che s’incontra distesa nella sua calèche, non si fa, come vidi fare a lei, un semplice movimento col capo e col frustino, ma bisogna voltarsi con grazia verso di quella, portar la mano destra alla punta del cappello, velocemente alzarlo, velocemente rimetterlo, spronare di fianco, e là…. […] Una vena inesauribile di comicità sapeva congiungere, come niun altro mai, a una singolare elettezza di modi : a una inflessione di voce, a un movimento del capo, a una occhiata, scoppiavan risa convulse ; ma il pubblico era sempre in faccia a uno specchio di vera eleganza…. […] A dare una chiara idea di quel che fosse la Compagnia del Bellotti, ecco come furon distribuiti I Mariti di A. […] Gran genio aveva il Bellotto per esercitarsi nella maschera da Pantalone ; però, travestito in quella foggia, andava in tempo di carnevale per le vie e ne’ pubblici ridotti, parlando come un personaggio da commedia, e facendo anche delle scene graziose insieme con altri suoi amici mascherati in diversa guisa.
Uscito il programma di Cletto Arrighi, che di lui fu illustratore accurato e amoroso (Milano, Aliprandi, 1888) per la formazione della Compagnia milanese stabile, il Ferravilla vi fu accolto come amoroso, rimanendo per alcuni mesi attore poco men che sconosciuto. […] Grande oggi come allora ! […] E tale e tanta la sua spontaneità, che il tipo così fortemente e profondamente studiato, non solo come attore, ma come autore, è, quasi ogni sera, nelle parole, nella voce, nei gesti, non già nell’essenza, rinnovato dal soffio potente e immediato dell’arte. […] Naturalmente le notizie sul Ferravilla non possono esser sì diffuse come quelle di altri grandi che apparvero e appariranno in quest’opera. […] Anch’egli fu indicato da un famoso medico francese come farmaco a un povero diavolo che aveva tutto l’aspetto di un ipocondriaco.
Ma se come artista non seppe levarsi a grandi altezze, come amministratore si acquistò la più bella delle rinomanze dovuta alla sua specchiata e rigida integrità.
Ettore se ne distaccò per diventare a sua volta capocomico e passare dalle parti di generico a quelle di brillante, poi di caratterista, che sostenne fino a tardissima età e come scritturato, e come capocomico, ora solo, ora in società, e in cui riuscì non men pregiato attore del fratello Achille.
È citato dal Bartoli più come ingegnoso autore, che come attore, benchè recitasse con qualche abilità nelle commedie improvvise.
Figlio del precedente, dal quale s’ebbe i primi ammaestramenti nell’arte comica, e col quale stette alcun tempo, entrando poi come innamorato nella Compagnia di Giovanni Simoni. […] Il Colomberti lo cita come buon capocomico dal 1790 al 1810.
Alle quali vivissime lodi l’incontentabile e forte Grimm contrapponeva come una stonatura sguajata parole del più acre disprezzo, non riconoscendo nella grande artista una sola delle doti dagli altri decantate. […] Nelle commedie del Marivaux, come nel Jeu de l’amour et du hasard, essa è padrona e cameriera ; in altre commedie è semplicemente cameriera, o talvolta semplice contadina ingenua, o innocente pastorella, come in Arlequin poli par l’amour, la prima commedia che Marivaux diede agl’ Italiani. » A mostrare in che concetto fosse tenuta la Balletti, basti dare uno sguardo ai vari quadri di Watteau, Lancret, Pater, ispirati dalla Commedia Italiana, nei quali la Silvia è quasi sempre una delle eroine. […] Salvatore, col pieno assentimento del parroco, il quale, degna persona, allontanato, per intolleranza anticristiana, dalla maggior parte de’ suoi confratelli, diceva che il mestiere di comica non le aveva impedito di essere cristiana, e che la terra era la nostra madre comune, come Gesù Cristo il Salvatore di tutto il mondo.
Non meritano di esser poste in obblio o disprezzate le commedie ingegnose piacevoli regolari che specialmente ne’ primi lustri del secolo uscirono da varie Accademie del XVI che continuarono nel seguente a fiorire come le Napoletane, le Toscane e le Lombarde. […] Talvolta si elevò ad un genere di commedia più nobile, come nella Furiosa, nella Cintia e ne’Fratelli Rivali; talvolta maneggiò la commedia tenera, come nella Sorella e nel Moro. […] Ma il comico valore del Porta ha per avventura qualche carattere particolare, onde si distingua dagli altri comici, come Raffaele si distingue da Michelangelo, Achille da Ajace, Cicerone da Pollione, Terenzio da Plauto? […] Nell’accumolar fatti come si fa nelle commedie romanzesche? […] Ed in fatti su questa lagrimosa parte della storia di Napoli è fondata la schiavitù di Alvida menata via da’ banditi Abbruzzesi, come ella stessa racconta ad Odoardo nell’atto IV.
La morte del suo Giuliano dovrebbe riguardarsi come morte sua, e però il contratto sarebbe da quel punto sciolto. […] Per i 14,000 franchi contateci, come sono sicuro che l’esito sia di tutta soddisfazione per voi, per me e per gli artisti. […] Altri artisti di valore, come Ernesto Rossi, Luigi Bellotti-Bon e Gaetano Gattinelli, avevan diritti da far valere. […] Grande, nobile, di bellezza commovente e appassionata, con due occhi che parlano, un sorriso di perle, un gesto d’imperatrice, incede come potrebber Pallade o Giunone, e la sua voce è una musica piena di soavità, o di forza, secondo il sentimento che la domina. […] Ella non vive come una commediante, ma come la più onorata madre di famiglia, compiendo ogni suo dovere, che è per lei la felicità.
Era il 1593, come abbiam visto al nome di Balestri (V.), nella Compagnia de'Comici Uniti, e in quella de'Costanti, come abbiamo in una lettera senza data citata al nome di Degli Amorevoli Vittoria (V.).
Ne’primi anni della sua scrittura, la Compagnia seguiva d’inverno la Corte a Varsavia, e v’era il signor di Breitenbauch incaricato dell’alloggio dei comici, i quali in codesto andare e venire tra Dresda e Varsavia eran diventati artisti nomadi come quelli d’oggidì. […] Da un giornale di viaggi del 1740 si vede come fosser gli artisti alloggiati in Varsavia : Bernardo, Isabella e il ballerino Alessandro Vulcani aveano tre camere, fra le quali una grande per le prove. […] Alcuni poterono a stento rimpatriare miserissimi, altri ebber pensioni dal governo che li misero in grado di non morir di fame…. altri pensaron bene di tornarsene in Italia, lasciando colà un monte di debiti, come vedremo al nome dei singoli artisti Bertoldi, Vulcani, Franceschini, Casanova, Grassi, Ristori, Golinetti, Bastona, ecc…..
E concerti diede acclamatissimo a Venezia e a Verona ; e dalla filarmonica di Verona ebbe diploma di professore, e più volte fu ed è tuttavia dal pubblico applaudito come attor comico e come flautista. […] Negli elenchi dell’anno comico ’96-’97 egli figura come direttore e primo attore in Compagnia delle sorelle De Ogna.
Carlo Denina nella Parte I del Discorso sulla Letteratura abbia senza appoggio asserito che Gneo Nevio venne dalla Magna Grecia come Andronico. […] Il signor Denina par che abbia scritte le ultime sue cose in fretta, fermandosi sul primo pensiere senza esaminarlo, come può comprovarsi con varie osservazioni sull’indicato Discorso, e sul Proseguimento delle Rivoluzioni d’Italia. […] Da quanto dicesi de’ lodati tragici latini così di quest’epoca, come della precedente, sembra che la lingua latina, appunto come accennò Orazio, si prestasse felicemente al genio tragico, Et spirat tragicum satis, & feliciter audet. […] L’opinione di chi lo fissa all’imperio di Teodosio, è la più comune; ed il lodato Pietro Daniele l’avea abbracciata come semplice congettura, nè disconvennero Taubman, ed altri. […] Al Capo VII pag. 249, lin. 24, dopo le parole, la morte di Teodosio, si cancellino le parole In Rimini havvi un rottame di un antico teatro di mattoni, e si scriva come segue.
Entrò ventenne appena come secondo amoroso e secondo brillante nella Compagnia Sadowski diretta da Cesare Rossi. […] Allora la Duse cominciava ad esser nota e pregiata come prima attrice ; Cesare Rossi aveva già asceso il culmine del capocomicato ed aspirava, con tutta la forza della sua tromba nasale, a quella commenda che è il sogno d’oro d’ogni artista provetto ; e Luigi Rasi si era nobilmente affermato come scrittore, come dicitore squisito, come maestro a cui son noti e familiari tutti i segreti dell’arte scenica. — A distanza di diciannove anni, mi è grato oggi ristampare ciò che scrivevo, e aggiungere che le promesse di quei giorni non furon fallaci. […] Paragonate, di grazia, il Dizionario del Regli con questo, e vedrete quanto ci corra, e come manchi per gli artisti lirici, il geniale compilatore che hanno trovato nella loro stessa schiera gli artisti drammatici. […] Nè basta : il Rasi ha voluto e saputo altresì dimostrare come una sapiente recitazione possa da sola servir di commento alla poesia, mettendone in rilievo le più riposte bellezze. […] Un omino che fa dei versi come questi e prego e prego e prego, e nella torbida mente geme il desìo delle dolcezze antiche è un omino col pepe e col sale.
Bazzigotti Vincenzo, bolognese, figlio di onesti negozianti, abbandonò la casa per darsi all’arte del comico, nella quale riuscì mediocremente come innamorato, e passabilmente come brillante.
Il teatro di Parma non fu opera del Palladio terminata dal Bernino come alcuno affermò nè si chiamava Giambatista Magnani l’architetto che vi fu impiegato, come leggesi nel trattatodel Teatro, e nelle Lettere sopra la Pittura dell’Algarotti, e nel Discorso premesso alle sue tragedie dal Bettinelli. […] Si aprì secondo la prima costruzione nel 1619, dedicandosi a Bellona e alle Muse, come leggesi nell’iscrizione latina soprapposta al proscenio. […] Ma la magnificenza, la vastità, l’artificio onde è costrutto, per cui, mal grado di tante centinature, colonne isolate, agetti e risalti, parlando ancor sottovoce da una parte si sente distintamente dall’altra tutto ciò farà sempre ammirar questo teatro come uno de’ più gloriosi monumenti dell’amor del grande e della protezione delle arti che mostrarono i principi Farnesi. […] Non pertanto per la medesima vastità (per cui ha potuto un tempo servire per una specie di naumachia, come dimostrano le antlie e i sifoni, per li quali ascendeva l’acqua per inondare l’orchestra) esso non è più in uso, e solo rimane esposto alla curiosità de’ viaggiatori ed incresce il vedere che sin dal 1779 quando io lo vidi, mostrava talmente i danni del tempo e dell’abbandono che non senza qualche ritegno si montava sulla scena per osservarsi minutamente. […] Molti altri teatri si eressero nel medesimo secolo e quasi ogni città n’ebbe uno qual più qual meno magnifico a proporzione, tutte volendo partecipare del piacere di uno spettacolo pomposo come l’opera in musica.
Amurat II si segnalò come guerriero e come monarca contro de’ Greci e degli Ungheri; conchiuse una tregua col re di Polonia ch’egli osservò, e che i Cristiani violarono ad onta de’ giuramenti. […] Quei che attendono alle cose della religione e alla giurisprudenza, studiano i comenti dell’Alcorano, i decreti de’ Gran-Signori, e i Fetfà de’ Muftì, come noi ci occupiamo sulla Sacra Bibbia, su i santi Padri e sulle costituzioni de’ nostri legislatori. […] Egli dimostra che i Turchi hanno libri di rettorica, logica, aritmetica, geometria, algebra, chimica, metafisica musulmana, medicina, storia naturale, e macchine per osservare e misurare, come telescopii, globi terrestri, quadranti, ottanti, astrolabii, sfere, e tavole per la trigonometria. Nevi Efendi è un autore turco che ha insegnata la fisica come mezzo per giugnere alla cognizione divina, e Lari e Casmir filosofi nazionali l’hanno commentato. […] I commedianti turchi non hanno teatro fisso, ma vanno come i Cinesi rappresentando nelle case dove sono chiamati.
Ebbe ancora l’accortezza di scerre argomenti adattati al talento e alla disposizione de’ suoi attori, giacchè egli per mancanza di voce non potè rappresentare, come facevano gli altri poeti, i quali per lo più recitavano nelle proprie favole. […] Teucro mostra di esser nato di Telamone e di una regina, e si meraviglia come a lui favelli a quel modo Agamennone nipote del barbaro e Frigio Pelope, figlio di Atreo famoso per la scellerata cena e di Cressa colta con uno straniero. […] Antigone n’è sepolta viva, Emone figliuolo del re che ama questa principessa, si ammazza, ed Furidice di lui madre che ne intende il racconto, istupidita dal dolore parte senza parlare, e si uccide come Dejanira. […] Egli fu decorato, come si è detto, colla prefettura di Samo e col l’onorevole grado di Arconte della Repubblica. […] Nel disconvenir però dal critico lodato, ne abbianto accettata la divisione in classi o in spezie, e non già in individui, come si espresse Laerzio per la ragione che soggiungo.
, 738) : « A’tempi nostri s’è visto un Fabio comico, il qual si trasmutava di rubicondo in pallido, e di pallido in rubicondo, come a lui pareva ; e del suo modo, della sua grazia, del suo gentil discorrere, dava ammirazione e stupore a tutta la sua audienza. » Forse a questo stesso Fabio accenna il De Sommi, là dove dice nel terzo dialogo sui recitanti : « Io mi ricordo averne veduti di quelli, che ad una mala nuova si sono impalliditi nel viso, come se qualche gran sinistro veramente gli fosse accaduto. » ?
Fu comico al servizio del Duca di Mantova nel 1690 e 1694, come si rileva dall’atto di nomina, pubblicato dal Bertolotti (op. cit. […] L’isperienza hauuta del vivace e spiritoso talento che possiede Bartolomeo Falconi detto Trapolino e la speranza maggiore, che dà di sempre migliore riuscita nell’arte comica seruano a noi di motivo di elegerlo e dichiararlo come in uirtù della presente facciamo nostro attual comico volendo che goda e partecipi di tutte le gratie, prerogative, vantaggi che sono soliti godere altri simili nostri seruitori.
Poco dopo, di attore egli si era, come il Cammarano e lo Schiano, mutato in autore. La sua prima commedia scrisse nel 1834 : ma come autore, pare avesse davvero un nome assai maggiore del merito. […] Rappresentava nella Compagnia di Angelo Beolco detto il Ruzzante (prima metà del secolo xvi) le parti di Menato, contadino arguto, francone, che snocciola parolaccie come gli vengon dal cuore, senza metterci su nè sale nè pepe. […] » Ma notevole è la schietta semplicità del monologo con cui egli apre la Moschetta, e in cui si lamenta con sè stesso, per essersi innamorato come mai non avrebbe dovuto della comare : « Putana mo del viver, mo a son pur desgratiò, a crego ch’a foesse inzenderò, quando Satanasso se pettenava la coa : a dir ch’ a n’ habbi me arposo, ne quieto, pi tromento, pi rabiore, pi rosegore, pi cancari, c’haesse me Christian del roesso mondo ; mo l’è pur an vera, Menato, cancar’ è ch’ a l’ è vera, ma a dire an la verité, a no m’ he gnian da lumentare lome de mè, perquè a no me diea mè inamorare in tuna mia comare con hè fatto, ne cercar de far becco un me compare : che maletto sea l’amore, e chi l’ ha impolò, e so pare, e so mare, e la puttana on l’ è vegnù ancuò.
Se non seppe levarsi ad alto grado di arte come attore (non uscì mai dal ruolo di generico) egli ha diritto qui a un cenno speciale di lode pel posto al quale, mercè l’amore dello studio e la svegliatezza dell’ingegno e una particolare attitudine, seppe salire come autor comico. […] Vi entrò qual segretario, e quale scrittor di commedie ; e come da ragazzo aveva talvolta recitato con la sorella (V. […] I tre atti della Legge del cuore di Dominici che richiamavan di fatto al pensiero il Vero blasone di Gherardi del Testa, non solo confermaron la opinione della critica, ma furon come il punto di partenza per la demolizione dell’autore : il semplice ricordo di un’idea distruggeva in un attimo nel cuore e nella mente, ma più nel cuore, dei demolitori, le qualità essenziali e originali, che nessuno avrebbe mai dovuto disconoscere : la spontaneità e vivezza del dialogo, la chiarezza dell’esposizione.
Il '51-'52 fu aggregato alla Compagnia altro primo attore – Ernesto Rossi – pel quale il povero Peracchi, dapprima legato a lui d’amicizia saldissima, ebbe a patire gran pena, come si vede in una lettera a Francesco Righetti, Capo della Compagnia Reale, in cui è il seguente brano : ……………………….. […] Al '59, noi vediamo il Peracchi capocomico, e assistiamo, come ci avverte esso Costetti, al cominciamento della sua parabola discendente. […] Lo ricordo nel secondo, in cui, nonostante certi difetti di recitazione, emergeva l’antico pregio dell’originalità per alcune parti specialmente, come dell’ Oliviero di Jalin nel Demimonde, in cui non ho mai trovato chi per la eleganza e la verità, lo facesse dimenticare, o del Cavaliere d’ Industria, a proposito del quale, l’ Arte del 28 gennaio '55, in una lettera a Fanny Sadowski, dice : Vi ricordate di Peracchi nel Caralier d’Industria ! […] e l’abito faceva sparire i difetti dell’uomo ; o meglio, i difetti dell’artista, per un epigramma del caso, come è stato già detto, in questa parte si camblavano in belle qualità.
) come si presentasse a San Beneto in ca da Pesaro tra un atto e l’altro del Miles gloriosus di Plauto (16 febbrajo 1515), recitato dagli Accademici Immortali, con una « comedia nova, fenzando esser negromante, et stato all’Inferno, e fe' venir un Inferno con fogi e diavoli : fense pur farsi Dio d’Amor : e fo porta a l’inferno : trovò Domenico tajacalze cazava castroni, el qual con li castroni vene fora ; fe' un ballo essi castroni ; poi venne una musica di Nimphe, in un carro trionfai, quali cantavano una canzon, batendo marteli, cadauna sopra una incudine a tempo, et fenzando bater un cuor ». […] Francesco Antonio Zanuzzi fu avuto in gran pregio non solo come attore, ma altresì come uomo. […] Il Campardon, a mostrare l’eccellenza del suo cuore, cita il fatto ch'egli allevò a sue spese una bimba, e la mise in grado di entrare nell’Accademia Reale di Musica, ov'esordì come ballerìna il 16 novembre '79, nel ballo del IV atto d’Ifigenia in Tauride di Gluck.
Questa che alla prima satireggiava i personaggi viventi, come Cleone, Lamaco, Demostene, Nicia, Socrate, per farli riconoscere dall’uditorio, oltre al nominarli, ne imitava esattamente i volti e gli abbigliamenti, marcandoli, per così dire, con ferro rovente alla presenza di un popolo fiero e geloso della propria libertà. […] Anche allora che si mordevano gli estinti, la maschera rappresentava le persone nominate, come quando Aristofane pose in iscena Eschilo ed Euripide già morti, mal grado che vi fosse una antica legge di Solone che vietava di dir male de’ morti. […] Ed a questo tempo si rapportano i personaggi descritti da Lucianoa mostruosamente lunghi con una grandissima pancia, colla hoccaccia spalancata, e che camminavano con certe scarpe altissime come se andassero a cavallo. […] E di questa naturale imitazione della maschera approfittandosi Nerone, si compiacque, allorchè cantava, di fare nelle maschere ritrarre il proprio volto e quello di Sabina e di altre dame, come leggesi nelle opere di Suetonio e di Sifilino. […] Nè questa figura colossale noceva all’illusione; perchè se da vicino appariva mostruosa, veduta in lontananza riducevasi alla giusta proporzione di uomo regolare, appunto come avviene alle grandi figure del Correggio nella cupola del Duomo di Parma.
Nel ’65 fu accolto come figliuolo nella famiglia di Giuseppe Zacconi, e vi restò sino a tutta la quaresima del ’66, recitando magro, allampanato la parte di Pilade al fianco del vecchio Zacconi, Oreste, grasso e grosso allora come un caratterista. […] Fu Giuseppe Bracci, il restante del ’66, con Ferdinando Arcelli, il ’67 con Raffaello Landini, il ’68 -’69 con Cesare Vitaliani come primo attor giovine, poi, sino a tutto il ’73, con Alessandro Monti, col quale andò a sostituire l’egregio attore Marchetti.
Attila Flagello di Dio, Ezzelino da Romano, Fazio nel Ratto delle Sabine, Talbot nella Giovanna d’Arco, e moltissime altre parti furon da lui interpetrate alla perfezione, e nessun attore potè vantarsi mai di avere nella sua beneficiata un incasso maggiore di quello che nella sua beneficiata aveva il Vedova ; il quale se sollevava all’entusiasmo il popolino delle recite diurne, era anche molto apprezzato in quelle serali, dal pubblico eletto, come padre nobile, non che come attor di tragedia. […] Egli non solamente lo ammira come tiranno, padre nobile e attore tragico, ma lo dice rispettoso del pubblico e di sè ; abbigliato sempre irreprensibilmente, e disputato da' più accreditati capocomici.
Nato a Chioggia, mostrò sin da giovinetto una chiara attitudine alla pittura che coltivò finchè potè e come potè, però che il padre, desideroso di aver tutti con sè i propri figliuoli, lo tolse agli studi, incorporandolo nell’artistica famiglia come primo attore ; il qual ruolo mantenne anche dopo la morte del padre in Compagnia dei fratelli.
Io non riguardo adunque la musica, se non come un’arte imitativa ricercando e mettendo dinanzi agli occhi i mezzi, ch’ella pone in opera per riuscire acconciamente in tale imitazione. […] [4] Gli antichi consideravano il ritmo come la principal parte della musica. […] La greca, che per la sua bellezza meritò d’essere considerata come l’opera degli dei, altro non fu che l’opera de’ musici. […] Passerò in appresso all’armonia di situazione ovvero sia di carattere, e la ravviserò come quella corrispondenza di mezzi, che adoprano tutte le arti imitatrici cogli oggetti che devono da loro imitarsi. […] Quindi io ritorno ai mezzi che la musica adopera per imitare, e dopo averli esaminati separatamente, osservo come tutti insieme concorrono a formare una buona imitazione.
Dopo soli tre anni di noviziato entrò nella Compagnia Reale Sarda come primo e secondo amoroso. […] Ebbe – dice il Regli – molt’anima, fino sentire e non comune intelligenza ; e quanti lo conobbero son concordi nell’affermare che niuno come lui seppe accoppiare alle doti pregevoli dell’artista le squisite doti dell’animo.
Dal ’90 al ’92 pagò il suo tributo alla patria come soldato di leva, poi tornò all’ arte in Compagnia Beltramo e Della Guardia, come primo attore giovine.
Comico universale, come lo chiama Fr. […] Si diè poi a sostenere le parti caratteristiche, scritte dal Goldoni per Antonio Martelli, come il Todaro brontolon, il Policarpio della Sposa sagace, il Fabrizio degli Innamorati, e vi riuscì ottimo.
Ora non ne poteva nascere come nella Grecia lo spettacolo teatrale che pure in seguito vi si vede coltivato? […] Non erano adunque gli attori del Perù schiavi abjetti come i Cinesi, bensì persone nobili e decorate come in Grecia. […] Simili idee (ripetiamolo) combinandovisi circostanze simili, si risvegliano naturalmente senza bisogno d’imitazione; come senza questa vi si accozzano le particelle elementari necessarie alla produzione, e vi spuntano e vegetano le piante. […] Vi si eseguiscono poi con destrezza tutti gli esercizii ginnici spagnuoli, come corse di tori e giuochi di canne; si fanno combattimenti navali sul gran fiume che bagna la città; si formano castelli di legno coperti di tela dipinta, e se ne imprende l’assedio e la difesa; vi si esercita la pittura, la danza, la musica; e vi si trovano teatri. […] Ecco una proposizione innocente, vera, circospetta, moderata, ripresa come ingiuriosa alla nazione Spagnuola dal catalano apologista Saverio Lampillas, ostinato nemico della storia.
Or non ne poteva nascere come nella Grecia lo spettacolo scenico che pure in seguito vi si vede coltivato? […] Non erano adunque gli attori del Perù schiavi abjetti come i Cinesi, bensì persone nobili e decorate come in Grecia. […] Simili idee (ripetiamolo) combinandovisi circostanze simili si risvegliano naturalmente senza bisogno d’imitazione; come senza questa vi si accozzano le particelle elementari necessarie alla produzione, e vi spuntano e vegetano le piante. […] Vi si eseguiscono poi con destrezza tutti gli esercizj ginnici Spagnuoli, come corse di tori e giuochi di canne: si fanno combattimenti navali sul gran fiume che bagna la citta: si formano castelli di legno coperti di tela dipinta, e se ne imprende l’assedio e la difesa: vi si esercita la pittura, la danza, la musica: e vi si trovano teatri. […] Ecco una proposizione innocente, circospetta, moderata, ripresa come ingiuriosa alla nazione Spagnuola dal Catalano Apologista Lampillas, ostinato nemico della storia.
Narra anche la festa di Pirindra, la sua dichiarazione, le prime ripugnanze e la resa: Non consentì però di compiacermi, Se non come consorte e come sposo. […] Oh come sciocca sei, se tu tel credi. […] Oh come stolta tu, se no ’l comprendi. […] Policare n’è trafitto come da una spada; protesta con impeto che morirà prima di lei; la consiglia a fuggire, ella rigetta la proposta, e come amante ed eroina cerca frenarne i trasporti. […] Carlo prende questa varietà come ostinazione del nemico a tenersi occulto, se ne sdegna, lo rimanda alla prigione e ne risolve la morte.
Rma, come desidera dare alle stampe un libro intitolato Discorso Storico-Critico del Dottor Don Pietro Napoli-Signorelli Napolitano: Pertanto supplica l’E.V. […] Pietro Napoli Signorelli, siccome ha acquistata all’Autore non picciola riputazione, per le lodi, colle quali è stata comunemente applaudita nella Repubblica letteraria; così ha suscitato, come suole non di rado avvenire, chi credendo offesi i diritti di letteratura, che vanta in questo genere di teatrali composizioni la sua nazione, ne ha attaccato alcune riflessioni risguardanti il Teatro della Spagna. […] Amato Cons pubblico Stampatore di questa Vostra fedelissima Città supplicando espone alla M.V. come desidera dare alle stampe un libro intitolato Discorso Storico-Critico del Dottor Don Pietro Napoli-Signorelli Napolitano: Pertanto supplica la M.V. di commetterne la revisione a chi meglio le parerà, e l’avrà a grazia singolarissima quam Deus &c.
Arcelli Emilia, figlia del precedente, allieva di Gustavo Modena, col quale fece le sue prime armi come seconda amorosa e dal quale se ne andò per assumere il ruolo di prima donna giovane con Domeniconi, a fianco della Fumagalli, dell’Aliprandi, della Cazzola, del Morelli. […] che era probabilmente quello della servetta ; nome assunto, pare, la prima volta per questo ruolo, dall’Antonella Bajardi, una delle serve de’Gelosi, come la Franceschina, l’Ortensia, l’Olivetta, la Nespola. Il marito, trentino, del quale non è messo il nome di battesimo, rappresentava il carattere di Lucca, servo anch’esso probabilmente, e noto fra i tipi del nostro teatro, come amante o marito di Franceschina nella prima delle Farces Tabariniques, nella quale appare egli goloso, libertino, sciupone.
Peracchi, di Alessandro Salvini, di Ettore Dondini e Giovanni Contini come primo attor giovine. […] D’ingegno pronto, d’indole mite, di rara modestia, sa farsi voler bene da quanti lo conoscono e come uomo e come artista.
Aveva l’Asti un bel far rotare in alto la spada, andando alla quinta e tornando a dietro poi, rosso come un gallinaccio per l’indignazione con cui proferiva le parole : « sì, con questa spada, lo giuro ! […] » Ma il pubblico…. come non ci fosse. […] Nel 1842 eran con lui in Compagnia Lipparini come generici i figliuoli Gustavo e Marina.
Era a Roma il 1658, come da registro di forastieri (V. […] Onorato, recatosi il 5 aprile 1667 allo studio di Pietro Lemusnier, ha mosso querela contro Don Pietro Gazotti, prete modenese suo compatriotta, ch’egli conosceva da 6 anni, e in cui aveva riposta una illimitata fiducia per tutto quanto potea concernere le cose spirituali e temporali, perchè accolto in seno alla sua famiglia e ammesso alla sua tavola, ov’egli mangiava e beveva come se fosse stato di casa, spinse la sua brutalità a tal segno da fare a più riprese indegne proposizioni alla moglie del querelante Giovanna Maria Poulain ; la quale, visto come a nulla valessero nè la prudenza, nè il riserbo, nè le rampogne, nè le minaccie, si trovò costretta a narrargli il tutto.
Occhi neri, espressivi, lucenti come il diamante, lampeggianti come stelle ; un sorriso che ipnotizzava tutti con quelle labbra più rosse e fresche del corallo, con quei denti che avrebber fatto invidia alle più autentiche perle orientali ; un’indole quasi infantile, semplice, piena di soave ingenuità, sempre bonacciona con tutti, pronta sempre all’ allegria, alla risata argentina, al buon umore : al tempo della primiticcia compagnia dialettale di Giovanni Toselli ella era il vero cucco del pubblico. […] La sua rapida apparizione dinanzi ai lumi della ribalta è stata come una meteora luminosa che colpisce, commuove e vanisce.
Il 1805 era nella compagnia Consoli e Zuccato, quando il Vestri vi entrò come generico, e quasi gli fu maestro. […] Angelo Canova morì nel ’54 circa, compianto da quanti lo conobbero e come artista e come uomo.
Essa, come l’Adelia Arrivabene, apparve nell’orizzonte artistico, e vanì d’un tratto come una meteora. […] E la promessa fu tenuta largamente, quando sei anni più tardi nella terza Compagnia di Bellotti-Bon, capitanata da Cesare Rossi, l’Amalia Checchi si presentò prima attrice assoluta, piacendo sempre, talora fanatizzando come nel Vero Blasone di Gherardi del Testa, e nella Dora, ch’ella creò, e che fu una vera e propria rivelazione.
A una di quelle recite assistè Cesare Rossi, e sentito il Diotti, lo scritturò come primo amoroso per la quareresima del 1878. […] E quella fibra gagliarda si spezzò in brev’ora, come quercia schiantata dalla bufera. […] Hai amato l’arte come un amante appassionato, ed essa porterà il lutto per la tua immatura scomparsa.
ra Clarice il mio attual servizio con l’annuo stipendio di Doppie trecento all’anno, et in oltre m’obligo à luogare le sue due sorelle della medes.ª nelgrado di loro inspiratione, si di monacare, come di maritarsi, fitto di casa p habitatione della med.ª S.ª Clarice, come della sud.ª sig.ª Lucretia sua madre coll’obligo di habitare continuam. […] A. come sopra.
Noi sottoscritti Comici facciamo fede come sono uenute da Padoua tre lettere dirette a fichetto nostro compagno, scritte da Cauaglieri di colà, con le quali ci persuadono a non andare a recitare in quella Città, altrimenti scoreremo graui pericoli per essersi diuisa la Città nel prethendere, chi la nostra Compagnia, e chi quella della Sig. […] A. professandoli egli, come sa, grandissima diuozione, e credo non rispondere se non l’ordinario che uiene in riguardo di douer mandar la lettera in Senato per le loro strette proibizioni. Veramente io come quello che suol prouedere ogni anno questa città di comici, non sapendo la mente di V.
Rousseau racconta, nelle sue Confessioni, come, essendo segretario dell’ambasciatore di Francia, il carnovale 1743-44, con un audace colpo di mano costrinse a recarsi a Parigi per il Teatro Reale il Veronese, il quale non voleva tenere il contratto, e s’era invece impegnato col Teatro Giustinian a S. […] Comunque sia, il Veronese esordì in prova di fatto alla Comedia italiana come pantalone nel Double mariage d’Arlequin, il 6 maggio 1744 ; vi fu ricevuto stabilmente l’anno dopo, e v'ebbe promessa di parte intiera il 4 novembre 1746. […] Scrisse molte commedie pel teatro italiano, fra cui alcune diventate di moda, come Coraline magicienne in 5 atti, Le Prince de Salerne in 5 atti, Les folies de Coraline in 5 atti, Les Deux sœurs rivales in 5 atti, etc., etc….
e non sarebbe ottima materia benchè funestissima per un poema come io dissi? […] L’atto II incomincia con una scena della medesima Olvia con Aluro, e poi viene Megara, come si è detto nell’atto I; ma se quegli amanti non sono rimasti alla vista dello spettatore come Prometeo attaccato al Caucaso, essi, come partirono senza perchè, senza perchè son tornati. […] E questa scena inutile e cattiva viene anche prescelta come eccellente dal savio bibliografo. […] Non so se ciò dica l’autore come storico o come poeta. […] Sofocle ridicolosamente avrebbe enunciato Edipo tiranno di Tebe come conquistatore de’ Turdetani o de’ Cantabri.
Entrò nella Compagnia di Domenico Bassi più come cantante, che come comico ; e vi piacque moltissimo per la bella voce di baritono che possedeva, specialmente poi nel personaggio di Simon che sostenne con gran plauso al San Cassiano di Venezia.
È alta e forte, e però non così flessibile e agile, come il tipo richiederebbe. […] Forse ella piacerebbe assai più come amorosa.
Valsecchi Angelo, caffettiere veneziano, cominciò col farsi ammirare da' clienti di bottega come imitatore perfetto del celebre Petronio Zanerini, indi si scritturò come Innamorato in Compagnia di Giuseppe Lapy, al posto di Tommaso Grandi, riuscendo attore gradito non solo a' pubblici di terraferma, ma ancora di Venezia, ove fu, al S.
Erano il novembre del '93 a Mantova, e il carnevale molto probabilmente a Ferrara, insieme a'Gelosi, come si ha da una lettera di Alessandro Botto al segretario ducale Laderchi, pubblicata dal Solerti (op. cit. […] con modestia et honestà et con esempj boni : ed erano il dicembre dello stesso anno a Cremona, come si rileva da una lettera dell’arlecchino Tristano Martinelli a un famigliare del Duca (D'Ancona, op. cit. […] E come mai si trovava la Ponti a Firenze ? […] Se dell’ '82 ell’era già la celebre Diana, del 1605, epoca in cui la troviamo al servizio del Principe della Mirandola, come dalle seguenti lettere, ella doveva correr verso la cinquantina : e assai probabilmente, avendo perduto il fascino della giovinezza, e il vigore dell’artista, non trovò più chi la volesse nel ruolo assoluto di prima donna, e fu costretta a farsi ella stessa conduttrice di compagnie.
La Natura (argomenta) accoppiata all’Arte come mai non insegnò agli Arabi l’idea de’ Giuochi Scenici in più di sette Secoli? E se il lusso e la mollezza (aggiugne) arrivò tra Mori Spagnuoli all’eccesso, pel desiderio di piacere alle Donne e gli rese fecondi di tante festive invenzioni, come restarono tra loro sconosciuti gli scenici spettacoli? Io non so come in sì deboli argomenti fondi la sua Apologia il Signor Lampillas uomo per altro di talento! […] Un Filosofante acuto, come il Signor Apologista, non affermerà simil cosa, purchè voglia far uso del suo criterio, e scorrere col pensiero per le Nazioni. […] Che se per le colpe de’ Cristiani la Provvidenza avesse loro duplicate le forze della mano e del senno, se da’ loro acquisti sorta fosse, invece di varj piccioli dominj una sola potente Monarchia, o al più due, forse il loro Regno durerebbe tranquillo e rispettato, e forse ad esempio di altre colte nazioni, cangerebbero oggetti, così riguardo alla Filosofia, rigettando la Peripatetica, come alla Poesia rifiutando i frivoli giuochetti meccanici della loro versificazione, e camminerebbero sulle tracce di Galileo e Newton, di Virgilio e di Omero, in cerca della Natura; e chi sa che non ne nascesse un Euripide Moro?
Ecco come il Goldoni descrive la Compagnia Raffi nel XVII volume delle sue Commedie, edizione del Pasquali : Erano già tre anni, che portavasi in Venezia regolarmente in tempo di carnovale Gasparo Raffi Romano, Capo de' ballerini di corda colla sua Compagnia, ch' era una delle più famose in tal genere. […] A questi vapori che il Goldoni crede più immaginari che sinceri e che come tali dipinge Paolo Ferrari nella sua incomparabile commedia, la Medebach univa la gelosia di mestiere. […] E la prova abbiamo in quest’ ultima citazione, la quale ci mostra chiaro come la povera donna non trovasse come prima nel suo coraggio la forza di lottare col male, e nella quale a me par di vedere un pizzico di crudeltà nell’ animo del Goldoni. […] La buona gente di sua famiglia, credendola affascinata, fece venir Esorcisti, e carica di reliquie, giuocava e scherzava con quei monumenti pii come una fanciulla di tre o quattro anni.
Fattosi capocomico nel '19, trovò la maschera del Meneghino, resa popolare da Gaetano Piomarta, che il Moncalvo in breve emulò e superò, più commerciale della tragedia ; e se ne servì, nobilitandola a segno da sostituirla alle parti caratteristiche delle opere classiche, come ad esempio del Curioso accidente, del Burbero benefico, del Filosofo celibe, degl’Innamorati, ecc. Diventò direttore della Compagnia Guarna, poi di quella Ciarli, passando dal Carcano al Lentasio, e da questo alla Stadera, per metter finalmente il piede sulle scene dell’aristocratico Teatro Re, ove fu, come dovunque, acclamatissimo. […] Ti sorrida costante la fortuna, come fai costantemente sorridere la platea ; e se avverrà (ah ! […] Quanto al Meneghino, egli s’adontava ogni qualvolta gli si desse il nome di maschera…. e lo si mettesse in mazzo con Arlecchino, Brighella e Pantalone. « Meneghino – egli diceva – è carattere e non maschera, » e Ambrogio Curti, da cui tolgo le presenti parole, aggiunge : « ed io credo fosse proprio nel vero, perocchè egli fosse la sintesi fedele del carattere milanese o piuttosto ambrosiano, che, per il confluire nella mia città di tanti diversi elementi d’ogni popolazione d’Italia, si va ogni dì più perdendo. » Alcuni fecer derivare il nome di Meneghino da Domenico, altri da omeneghino, piccolo uomo : altri ancora da Menechino, come s’usò per erronea lettura chiamare I Menechini, facendo risalire il nostro tipo, non so con quali argomenti, alla Commedia plautina. […] Ma, pur troppo, l’oro, come accennava il Brofferio, gli mosse la guerra.
Un annuo sacrificio e convito pubblico colle medesime particolarità, e di più accompagnato da strani travestimenti e mascherate ridicolose, troviamo ancora in Cusco: or non vi poteva esso, come in Grecia, far nascere lo spettacolo scenico che pur vi si vede coltivato? […] Non erano adunque gli attori peruviani schiavi abbietti, come nella China e nell’antica Roma, ma persone nobili e decorate, come in Atene. […] Simili idee (ripetiamolo), combinandovisi circostanze simili, si risvegliano naturalmente in diversi luoghi senza bisogno d’imitazione, come senza questa vi si accozzano le particelle elementari, necessarie alla produzione, e vi spuntano e vegetano le piante. Dopo l’invasione degli europei nel nuovo mondo, quando essi considerandolo come posto nello stato di natura, supposto d’aver diritto ad occuparlo e saccheggiarlo, senza por mente alla ragione degl’indigeni che ne avevano antecedentemente acquistata la proprietà, dopo, dico, l’epoca della desolazione di sì gran parte della terra, le razze africane, americane, ed europee, più o meno nere, bianche, ed olivastre, confuse, mescolate, e riprodotte con tante alterazioni, vi formano una popolazione assai più scarsa dell’antica, distrutta alla giornata da tante cause fisiche e morali, la quale partecipa delle antiche origini nel tempo stesso che tanto da esse si allontana. […] In effetto non vi si trascurano le arti di necessità, di comodo, e di lusso, fabbricandovisi particolarmente per eccellenza quadri e stoffe di penne, antichi lavori messicani, non mai più da veruno imitati: vi si eseguiscono con destrezza tutti gli esercizi ginnici spagnuoli, come corse di tori, e giuochi di canne: vi si fanno combattimenti navali sul gran fiume che bagna la città: vi si formano alcuni castelli di legno coperti di tela dipinta, e se ne imprende l’assedio, e si difendono: e finalmente vi si coltiva la pittura, la danza, e la musica, e vi si trovano teatri.
Il Nasarre non sarebbe stato forse indotto dal folle orgoglio nazionale a pronunziar seriamente tali scempiaggini, se avesse riflettuto, che per le continue guerre e inquietudini ch’ebbe la Spagna per lo spazio di quasi otto secoli cogli Arabi conquistatori, l’ ignoranza divenne così grande in quella Penisola, e tanto si distese, che nel 1473, come apparisce dal Concilio che nel detto anno, per ripararvi si tenne dal cardinal Roderigo da Lenzuoli Vicecancelliere di S. […] I Dissertazione Ecclesiastica IV, pag. 100), e come attesta parimente il Mariana (lib. 23 apud Spondan.) tra’ Sacerdoti pochi intendevano il Latino, pauci latine scirent, ventri gulæ servientes. […] III pag. 1317), cioè che Antonio di Nebrixa nato nell’Andalusia al 1444, dopo aver fatto per poco tempo i suoi studj in Salamanca, non ben soddisfatto passasse nell’Italia, e fermatosi lungamente nell’Università di Bologna, dopo essersi renduto ben istruito non men nelle lingue che nelle scienze ritornasse alla sua patria, richiamato, come vogliono, dall’Arcivescovo di Siviglia Guglielmo Fonseca (Istor, della Chiesa tom. […] Quel che vi si avanza, specialmente dell’ignoranza provata de’ Sacerdoti Spagnuoli sino al XV secolo, è fondato, come ognun vede, sulle cure presene per distruggerla da tutto un Concilio Matritense, e sul testimonio del celebre Storico Mariana. […] Quella degl’ Investiganti si formò in Napoli verso il 1679 dal Marchese di Arena Andrea Concubleto nella propria casa, come accenna il Gimma pag. 483.
Scioltosi dalla società, ma rimasto in compagnia come scritturato, ne uscì dopo undici anni per passare in quella di Belloni e Meraviglia, nella quale stette quattr’anni. […] Questo non ebbe il Modena come il Domeniconi ; nè il Domeniconi ebbe come lui la modernità della dizione e del sentimento nella concezione sintetica di un personaggio…. […] Egli riferisce come all’Arena del Sole il pubblico batteva le mani tanto più forte quanto maggiori erano le smancerie e le turbolenze della voce e del gesto del Domeniconi, attore allora in gran voga. […] Questo intanto starebbe a provare come il Domeniconi sapesse anche essere, quando voleva, attore castigato : e sappiamo che Gio. […] Recitando egli a Pistoia l’estate del ’33 in società con Ferdinando Pelzet, fu pubblicato un opuscoletto di versi e prose, da cui trascelgo la seguente epigrafe, un po’ duretta se vogliamo, in onore di lui : i circhi, i ludi, i teatri in età feroci l’abbondanza della forza esaurivano in tempi codardi il sibaritico ozio molcevano in secoli emergenti dall’orror delle tenebre vita di contradizione mostravano oggi sono riepilogo di tutti gli errori dei tempi allora, ed ora a quei che si porgeano spettacolo del popolo plausi secondo natura de’tempi sinceri ma come noi, l’età future non danneranno dell’età volte la manifestazione di falsa vita, quando sapranno che prorompevamo in solenni encomii per te O LUIGI DOMENICONI che coll’eloquente gesto, colla parola informata da tutte gradazioni del sentimento incomparabilmente a mostrarci l’uomo emulo de’ più celebri scrittori svolgevi l’idee eterne del vero Lo spirito analitico, la coscienza ch’egli metteva in una parte, sapeva mettere anche nelle cose del capocomicato.
Perchè…. egli è piccolo, molto piccolo, inverosimilmente piccolo, tanto che la sua statura fu nell’inizio della sua vita artistica un grande ostacolo a farlo entrare in una Compagnia rispettabile come quella di Moro-Lin, che fu la sua prima e grande e ben giustificata aspirazione. […] Perchè…. pochi artisti hanno come lui il privilegio di riempiere la scena. […] Il rimprovero dello strafare fu mosso dalla critica inguantata, come s’è visto, anche a Luigi Vestri, il quale, artista eminentissimo, di una verità, e soprattutto di una semplicità sbalorditiva, pare fosse tuttavia conoscitore profondo di tutte le risorse del mestiere, alle quali, per acconciarsi alle esigenze di certi pubblici, ricorreva talora, non saprei dire se volentieri o a malincuore. […] E così, mercè sua, Goldoni rivive sulla scena, di vita, se non anche gagliarda, non più tisica certo, come pochi anni a dietro…. Così, mercè sua, il vecchio teatro dell’Armonia di Trieste riceve il 30 novembre 1902 il nuovo battesimo di Teatro Goldoni ;… E così, finalmente, nel costante favore di popolo e di critica, un suo pallido e debole sogno di creare la casa di Goldoni a Venezia con artisti veneziani e repertorio goldoniano, va acquistando nella sua mente e nel suo cuore luce e vita per modo da occuparlo tutto omai come una, più o men lontana, realtà luminosa….
Oh come, o ninfe, per le minacciose Fiamme rosseggia il mare! […] Bettinelli “Ben è curioso (egli dice) il legger le lodi date da molti a queste commedie, come se fosser l’ottime del teatro italiano, essendo in vero lor primo merito lo stil fiorentino colle più licenziose e triviali profanazioni del costume onesto”. […] Lasciamo stare i Greci, de’ quali non avrà egli certamente preteso parlare, perchè tra questi non vi fu schiera di commedianti, nella quale non entrassero gli stessi poeti, confondendosi gli uni negli altri nel libero popolo ateniese, quando gli autori non mancavano, come Sofocle, di voce e di abilità per rappresentare. […] Nella Gran Brettagna si ammirano i due pregevoli autori Shakespear e Otwai che si distinsero pur come attori; ma le loro tragedie e commedie piene di bellezze ugualmente che di mostruosità debbono forse reputarsi migliori di quelle del Dryden, dell’Adisson, del Congreve, di Stèele, di Van Broug, di Wycherley? Garrich che fu l’Esopo dell’Inghilterra come attore, può per li suoi drammi gareggiare co’ nominati?
come caddero, e dove? […] Sembra che non interrottamente abbia in essi dominato lo spirito religioso primitivo, da che sino a questi tempi la commedia si considera da alcuni Cinesi come antico rito del patrio culto. […] Essi le usano soltanto ne’ balli come i Francesi, e ne’ travestimenti di ladro. […] Ecco come si dà a conoscere il protagonista del dramma intitolato Tchao-Chi-Cu-Ell, o sia l’ Orfano della famiglia Tchao, tradotto dal P. […] Comparisce fanciulla, amoreggia e si marita una donna, la quale ha da partorire un bambino, che dopo quattro lustri si enuncia come il protagonista della favola.
Il suo Fajele contiene l’ argomento stesso della Gabriela del Belloy, cui il marito dà a mangiare il cuore dell’amante, trattato colle medesime molle ed atto come quella a partorir piuttosto orrore che terrore tragico. […] Nell’una e nell’altra favola si tesse una serie di evenimenti romanzeschi che si narrano come preceduti all’azione. […] Ma gli altri drammi del Sedaine, il Filosofo senza saperlo, la Scommessa, Maillard o Parigi salvato, non sono stati così applauditi come il Disertore. […] Le passioni vi sono vive ma meno tragiche e più proprie della commedia nobile, o come dicono i Francesi, du haut comique, sebbene se ne vorrebbero correggere diversi eccessi. […] Ecco come quest’innamorato si esprime con naturalezza e calore: Elle pleure, elle soupire, elle songe à s’éloigner, & si elle s’ éloigne, je suis perdu.
E certo li magni edifizi hanno di che sorprendere insieme e dilettar l’uomo; se non che anche quivi, come ogni altra cosa, è da osservarsi una certa regola e misura. […] Che troppo avrebbe del ridicolo che altri facesse un teatro così grande, che non vi si potesse comodamente udire; come sarebbe ridicolo che così grandi si facessero le opere di una fortezza da non le potere dipoi difendere. Il che avverrà ogni qual volta che non si ragguagli al tiro della moschetteria la linea di difesa, ovveramente la lunghezza della cortina, che è come il modulo delle altre parti della fortificazione. […] L’architettura che, ad ornare come si conviene l’interno del teatro, si ha da pigliare per modello, è una maniera di grottesco, come se ne vede nelle antiche pitture, ed anche una maniera di gotico il quale ha col grottesco un’assai stretta parentela; se già da una tal voce non verranno ad esser offesi gli orecchi moderni. […] Niente vi ha da impedire la veduta; niun luogo, per picciolo ch’e’ sia, ci ha da rimanere perduto; e gli spettatori debbono far parte anch’essi dello spettacolo ed essere in vista, come i libri negli scaffali di una biblioteca, come le gemme ne’ castoni del gioiello.
Senza ciò, come conciliare i talenti di questo letterato colle sentenze insuffistenti che pronunzia? […] Ecco come il preteso antispagnuolo Napoli-Signorelli a proprie spese avendosene fatto rimettere, come della precedente, un esemplare da Madrid, ne dà contezza in Italia, e provvede così all’indolenza degli apologisti sempre ingrati e declamatori. […] L’architetto è stato Giuseppe Costa portughese, il quale, come affermano i nazionali, studiò molti anni in Italia. […] Al medesimo Capo ed articolo, pag. 71, lin. 1, dopo le parole, interesse e calore, si tolga la citazione (1) e la nota apposta in piè di pagina, e si aggiunga come segue. […] Si prosegua ciò che stà impresso nell’opera sino alla pag. 79, e dopo la lin. 22, e le parole, nelle scene ispane, si cangi come quì si scrive.
E guardiamoci bene di non avanzar cosa che appoggiata non venga sulle eterne e generiche idee di quel bello ideale, innanzi a cui spariscono i pregiudizi, come le nebbie dardegigate dai raggi del sole. […] Ed ecco il perché gli strumenti da corda e da arco s’impiegano nella orchestra a preferenza degli altri, e servono come di fondamento all’armonia. […] Perché non dar luogo più frequente alle violette, le quali non avendo il suono così acuto come i violini, né così grave come il basso, ma essendo intermedie tra quelli e questo, servirebbero ad unir fra loro con una certa continuità i suoni diversi, e sarebbero acconcie ad esprimere la tranquillità e la placidezza? […] vediamo come il compositore la spezza dappertutto e la smembra. […] Si tratta, per esempio, d’una disgrazia accaduta all’improvviso ad una persona amabile, come sarebbe a dire di consolare un tenero padre per la morte del suo unico figliuolo?
Seppe egli in somma per molti riguardi farli ammirare come attore, come direttore, e come poeta eccellente. […] Interloquiscono in questa favola numi, ninfe, eroi, e personaggi allegorici, come la forza e la violenza. […] Si osservi come in varie scene, e ne’ cori, Euripide si vale d’una misura più corta di versi, come più atta ad esprimere il dolore, e Lodovico Dolce ha seguitato l’originale. […] Fedra in quello confessa il suo amore, non come una passione, ma come un delitto. […] Lo scioglimento si fa per macchina (come nella maggior parte delle tragedie antiche) dalla musa.
Macbeth, Hamlet, Errico IV, Othello, Giulio Cesare, il Mercante Veneziano si considerano come i di lui drammi migliori18. […] Notate come il sangue di Cesare lo seguiva (cioè seguiva il maledetto acciajo di Bruto) come sforzandosi di uscire, per sapere, se fosse possibile, che questo era Bruto. […] Egli avea bisogno di un buffone, ed il prese dal Senato di Roma, ove fe ne sarebbe, come altrove, trovato più d’uno. Voleva egli mettere sulla scena un usurpatore e un omicida, e per renderlo dispregevole e odioso, aggiunse a’ di lui vizj l’ubbriachezza, sapendo che il vino esercita la sua possanza su i re come su gli altri24. […] Sulle prime io non sapeva intendere, come gl’ Inglesi potessero ammirare un autore così stravagante; ma in progresso mi accorsi che aveano ragione . . . .
Basta il nome del padre, per capir bene come la povera mamma non gli avesse mai dato scarsella. […] Quasi tutti gli zanni raffigurati nelle antiche incisioni hanno al fianco la scarsella, come vedremo. […] La schiera degli Zanni era, come abbiam detto, infinita ; e lo stesso Muzzina nel suo trionfo di Scappino, ne cita buona parte. […] » E più oltre : « Spero una volta frenare gli empiti di questa mia sorte, ecc., ecc. » E ora, ecco un brano, che tolgo dalla Piazza Universale di Tommaso Garzoni, descrizione particolareggiata di quel che erano e facevano gli Zanni, nella quale andrò intercalando le graziose e preziose figurine del Callot, che, specialmente coi fondi, come s’è già visto anche pei capitani e per l’Antonazzoni (V.) e come anche si vedrà per altri, illustrano alla perfezione il testo. […] Assai più semplice pareva a me di dover prendere il Zan bergamasco come la forma dialettale di Gianni, Giovanni ; forma conservata sin qui nel veneto e nel lombardo.
Businelli Gaetano, nato nel 1772 a Verona, esordì come primo amoroso nella Compagnia di Marta Colleoni. […] In alcune parti, come in quella di Flodder nella Teresa e Claudio e del Re nell’Ines di Castro, ambedue del Greppi ; in quelle di Bonfil nelle varie Pamele del Goldoni e in altre moltissime non ebbe rivali.
Figlia di un nipote del celebre capocomico Giuseppe Lapy, fu per varj anni come seconda donna e serva nella Compagnia sociale Bon, Berlaffa e Romagnoli. […] Il rinomato capocomico Romualdo Mascherpa si provò con ardimento inaudito di colmar con lei il gran vuoto lasciatogli in compagnia dall’Amalia Bettini, ma dopo un anno di disastrose vicende, lasciò in libertà la nuova venuta, che andò poi vagando di compagnia in compagnia secondaria come prima donna di spolvero, sino al 1853, in cui passò in un de’teatri nazionali di Napoli, scritturata per le parti di madre nobile.
Figlia di un apparatore teatrale noto col nomignolo di Patano, cominciò come ballerina nelle opere in musica, e fu specialmente al S. Benedetto di Venezia ; poi, mercè le istruzioni di Giuseppe Majani detto il Majanino, potè darsi all’arte comica, nella quale apparve come seconda donna, ottenendovi un successo inatteso, prodigioso.
Citato dal Bartoli come ottimo commediante e per le commedie improvvise e per quelle studiate. […] Viveva ancora al tempo del Bartoli (1782), il quale ci fa sapere com’ egli a Malta scrivesse un Prologo in versi martelliani, « dove finse che i comici agitati da una burrasca si trovassero vicini a naufragare ; e che poi assistiti da Netunno (il quale lasciavali con questi due versi : restate dunque amici al puro aer sereno, che a riposar men torno ad anfitrite in seno), potessero felicemente in quell’ Isola approdare, e far servitù a quella Nazione, come di fatto poi fecero. »
Bartoli, contemporaneo, ha per lei parole di alto encomio e come attrice e come donna. « È la Martorini molto commendabile — egli dice — nelle parti tenere ed amorose, mostrando coll’ espressione della voce gl’ interni affetti dell’anima ; distinguendosi in singolar modo con attenzione indefessa anche nelle più minute cose, senza ommetterne alcuna, e tutto volendo che giovi, e contribuisca alla perfezione di ciò che ella rappresenta. » E più giù : « nel nubile suo stato, al fianco d’una vecchia tutrice, esposta agli occhi del mondo, fornita di bellezza e di grazia, ella ha saputo schermirsi dall’insidie del secolo. »
.), che era stata con altre in predicato per andare a Parigi ; ma pare invece ch' ella fosse di gran pregio, chè sappiam troppo bene come il Gozzi profondesse lodi alla Ricci in danno di qualsiasi altra, nella speranza di togliersela di torno. Infatti, assicurato che la Ricci non sarebbe in alcun modo partita, dice aver saputo dopo « che la Vinacesi da lui conosciuta giovine di molta abilità, ma di costume riservato, contenta di ciò che guadagnava in Italia, aveva rifiutato a' tumulti di Parigi, e a quelle fortune irregolari che alcune femmine teatrali si promettono in quella metropoli. » In una mia raccolta di elenchi della fine del secolo xviii un Giovanni Vinacesi figura come Pantalone nella Compagnia di Gregorio Cicucci.