Venuto a maturità, e spiegata una svegliatezza d’ingegno non comune e una singolar vena d’arguzia, si pensò a dargli una educazione che valesse a sviluppare e coltivare quelle doti che gli si eran manifestate in copia. […] Nullameno, dopo tanti allori mietuti, dopo di aver dato l’anima all’arte sua, egli, che trovandosi al cospetto del pubblico, sentiva il sangue fluirgli vivo nelle vene e una ricreazione immediata e nuova dello spirito ; dopo di avere impegnata assieme al Burchiella una lotta gagliarda e pur troppo infruttuosa contro l’avversione o apatia del pubblico, dovette piegarsi, e abbandonar la scena a cinquant’anni circa, per godersi il danaro che s’era guadagnato, in mezzo alle attestazioni di stima e di affetto che gli venivan certo da ogni parte, ma che non gl’impediron mai forse di menare una vita di rimpianto. […] Quanto alle rime, pescatorie e non pescatorie, a pena qualche sprazzo di luce, in mezzo al fosco di una poesia punto originale, sbrodolata, il più delle volte a travestimenti burleschi, ne’ quali non campeggia mai la efficacia della parodia. […] Comunque sia, tolto il valore storico-autobiografico, riman sempre un valore storico relativameute alla generalità delle descrizioni di persone e di cose, descrizioni fatte con sicurezza di tinte, con pennellate da vero maestro, talora di una soavità ineffabile, talora, il più sovente, di una sensualità nuda e cruda. […] Dalla prima di esse appunto traggo parte della scena di introduzione, che è uno de’ soliti assalti amorosi, e non certo una meraviglia del genere.
Tutto ciò che l’arte ne aggiunge non è più il linguaggio dell’affetto, ma una circonlocuzione, una frase retorica dell’armonista. […] Di ciò ne basti arrecar una pruova. […] Se si parla delle composte, queste non sono che quattro, cioè la quadrupla, ch’è una dupla doppia, la dodecupla, ch’è una dupla triplicata, le sestupla, ch’è una tripla doppia, e la noncupla, la quale è una triplicazione della tripla. […] Con qual misura, per esempio, si renderebbero il giambo, e il trocheo, il primo de’ quali costando d’una breve e d’una lunga, e l’altro d’una lunga e d’una breve, hanno per conseguenza bisogno d’impiegar tre tempi in due sillabe sole? […] Ciò è tanto vero che se in una cantilena fa il musico valere piuttosto una quinta, per esempio, che una terza, il risultato del suono e dell’effetto sarà conforme al tuono della quinta, e non della terza.
L’una e e l’ altra appartengono al teatro Italiano. […] Ma niuno che io sappia trovò mai il ridicolo di una virtù feroce ed austera. […] Vi si figura che alcuni commedianti per mostrare i loro talenti rappresentino nel secondo atto una pastorale, nel terzo una commedia, nel quarto una tragedia della morte di Clorinda, nel quinto una tragicommedia decorata sull’innamoramento di Armida. […] La dipintura di una Madre che si enuncia per civetta, mal corrisponde alla vera idea di tal carattere. […] Si direbbe tutta di Cimabue o di altro guastasanti una figura animata da Raffaello o dal Correggio per averne quel rozzo pittore fatto una volta un arido informe e sproporzionato embrione?
Poetare e cantare pei Greci erano una sola e medesima cosa. […] Distingue egli con molto ingegno due sorta di musica una semplice e un’altra composta, una che canta e un’altra che dipinge, una che chiama di concerto e un’altra di teatro. […] In una parola vorrebbe egli che le grazie e le bellezze della musica fossero tutte quante sagrificate ad una rigida verità. […] Dove questa fermata si fa non alla fine d’un periodo o d’una parola, come vorrebbe il buon senso e il richiederebbe l’inflessione patetica, ma in mezzo ad una parola o su una vocale staccata dalle altre? […] Per sentir una voce che sia una ottava più acuta delle altre voci.
Arrivata a una certa età, e messosi assieme coll’arte sua un po’ di danaro, abbandonò le scene, stabilendosi a Mantova, dove comprò una casa presso il teatro, e propriamente quella vicino alla Torre del Zucchero, la quale, ben ammobigliata, affittava poi a’ comici che si recavan colà a far la stagione. Quivi, col mezzo di Medebach, fu ospitato Carlo Goldoni, che, sul proposito, lasciò scritto nelle sue memorie : Questa era una vecchia comica, che sotto il nome di Fravoletta aveva esercitato eccellentemente l’impiego di Cameriera, che godeva nel suo ritiro d’un’agiatezza molto aggradevole, e che ancor nell’età di 85 anni conservava alcun resto di sua bellezza, ed una lucidezza di spirito bastantemente viva ed amena. Pare che la Fravoletta o Fragoletta (nomignolo che le venne da un neo che sembrava una fragola) non seguisse i suoi a Parigi, ove furon chiamati nel 1711 per la Compagnia del Reggente, trattenuta in Italia da un amoretto con Gaetano Giuseppe Casanova, il futuro marito della Zanetta.
La magnifica persona e il volto pieno di attrattive la fecero accogliere il 1894 nella Compagnia Paladini-Talli, senza bisogno del lasciapassare di una scuola o di una filodrammatica. […] Finchè la Severi fu seconda donna, il pubblico e la stampa si occuparon solamente dello splendore fisico : ma dacchè, assunto il ruolo di prima donna assoluta, si è slanciata nel gran repertorio, allo splendore fisico pubblico e stampa trovaron di potere aggiungere una grande promessa artistica. Naturalmente i pregi della donna soverchiano ancora quelli dell’artista ; ma la promessa c’è davvero, e chiara ; e perseverando nello studio, nella tenacità di propositi, nell’amore all’arte, poichè ella è una delle più innamorate dell’arte sua, la signorina Severi arriverà certo ad attenuare una cotale ineguaglianza di recitazione, prodotta forse da mancanza assoluta di guida artistica.
La Locandiera, Il Ludro, La gerla di Papà Martin, L'inquisizione di Spagna, L'Ajo nell’ imbarazzo, Il Barbiere di Gheldria e altro ; e il Tommaseo disse di Papadopoli che con un cenno rendeva un carattere, con una modulaziane di voce avviava una scena. Alle severità della critica odierna, Antonio Cervi, dal cui opuscolo (Bologna '96) ho tratto in parte questi cenni, contrapponeva queste parole di Alamanno Morelli : « Io che ho saputo contraffare le varie interpretazioni di tutti i più grandi artisti, non sono riuscito mai a contraffare quelle del Papadopoli, tanto esse erano naturali e semplici, e di una meravigliosa efficacia. » Come uomo, egli si formò una travagliosa vecchiaja, confortata a pena da qualche sussidio strappato ai colleghi doviziosi, o che gli eran stati compagni, o che sentivan pietà della miseria sua. […] Con la propria coscienza egli potè transigere attenuando le decadi, e tal volta anche impegnando i cassoni de' comici inconsapevoli ; ma non mai con la tavola e con la gola : e si racconta che dopo una recita all’Argentina di Roma, una delle tante di addio, ch'egli era costretto a fare, dicean le gazzette, per trascinar meno peggio la vita travagliatissima, convitò tutti coloro che preser parte alla recita, dando fondo, in una gustosa cenetta, alle duecento lire che avea guadagnate nette per sè. […] Di lui si ha un libretto, e qui anche torna a mente il Camerani, intitolato Gastronomia Sperimentale (Zara, 1886), in cui sono le norme particolareggiate per allestire una buona serie di piatti dolci e di piatti di famiglia. […] Avea sposato una Giuditta Girometti, mortagli il 2 novembre 1872 a Milano, mentr' era con Alessandro Salvini e Cesare Vitaliani.
Ma la scena, eccetto quella di Parma e di Napoli, è una delle più vaste dell’Europa. […] La scena dell’uno e dell’altro è di una grandezza proporzionata agli spettacoli. […] Era poi una bagatella decidere a pugni del merito delle rappresentazioni? […] questa: che il regolamento di fare una sola cassa seguì due anni dopo. […] E’ forse questa una scelta ragionata delle migliori?
Che connessione ha l’una cosa coll’altra? […] Prussiana, che ultimamente ha onorata la di lui memoria con una statua. […] Non temete di ammalarvi abbracciando una povera ammalata?» […] Per mille che saran capaci di scrivere una commedia nobile, o una tragedia, che muore appena nata, a stento se ne incontrerà uno che sappia comporre una farsa piacevole e ingegnosa, atta a resistere agli insulti del tempo, come quelle d’Aristofane o di Molière. […] L’Italia ne avrà in breve una versione dalla felicissima penna del P.
Perinto città della Tracia poscia conosciuta sotto il nome di Eraclea, e si vicina a Bizanzio che l’una e l’ altra si reputarono come una città sola, a’ tempi di Filippo il Macedone ebbe un teatro di marmo di tale magnificenza che passava per una delle maraviglie del mondo. […] Certo è che a poco a poco s’ introdusse in Isparta una riforma delle cose stabilite da quel severo legislatore. […] Plutarco nella Vita di Focione racconta ancora di un tragedo che nell’uscire sul pulpito richiese una maschera degna di una regina e un corteggio proporzionato. […] In essa seguendo la circonserenza si elevava dal basso all’alto una continua scalinata. […] Nella qual cosa secondarono la naturale espansione del suono, il quale, non come l’acqua percossa forma de’ circoli concentrici in una superficie piana, ma bensì gli forma nel mezzo dell’aria in tutti i sensi come in una superficie di una sfera, il cui centro è il corpo sonoro.
Perchè…. egli è piccolo, molto piccolo, inverosimilmente piccolo, tanto che la sua statura fu nell’inizio della sua vita artistica un grande ostacolo a farlo entrare in una Compagnia rispettabile come quella di Moro-Lin, che fu la sua prima e grande e ben giustificata aspirazione. […] Entrato nella Filodrammatica Gustavo Modena, potè subito, sotto gl’insegnamenti dell’artista Carlo Hurard, farsi notare per una innata, irresistibile comicità ch'ei profondeva ne'limiti di una correttezza artistica, assai rara in un dilettante. […] « L'avvenire del teatro veneziano – egli disse una sera dell’ottobre '98 al Rossini di Venezia in una intervista con Renato Simoni – sarebbe splendido, ove, tolti di mezzo gli ostacoli, non creati da me, che dividono la nostra Compagnia da quella di Gallina, ci trovassimo uniti tra i migliori : Gallina, Benini, Privato, la Zanon, io, e i più buoni elementi delle due Compagnie. […] Il rimprovero dello strafare fu mosso dalla critica inguantata, come s’è visto, anche a Luigi Vestri, il quale, artista eminentissimo, di una verità, e soprattutto di una semplicità sbalorditiva, pare fosse tuttavia conoscitore profondo di tutte le risorse del mestiere, alle quali, per acconciarsi alle esigenze di certi pubblici, ricorreva talora, non saprei dire se volentieri o a malincuore. […] … E così a ogni commedia goldoniana che risorge, è una buffonata nostra o forastiera che tramonta….
Con che si venne a guastare una composizione, la cui bellezza dovea risultare da un giusto temperamento di tutte, l’una insieme con l’altra. […] Dimostra giornalmente l’esperienza che in una stanza ove nudi sieno i muri, ne sono assai poco ripercosse le voci e riescon crude all’orecchio; le spengono gli arazzi di cui una stanza sia rivestita; ma dove ella sia foderata di asse, le voci mollemente rimbombano, e giungon piene all’orecchio e soavi. […] E certo li magni edifizi hanno di che sorprendere insieme e dilettar l’uomo; se non che anche quivi, come ogni altra cosa, è da osservarsi una certa regola e misura. […] Non è questo il luogo per una così fatta decorazione. […] L’architettura che, ad ornare come si conviene l’interno del teatro, si ha da pigliare per modello, è una maniera di grottesco, come se ne vede nelle antiche pitture, ed anche una maniera di gotico il quale ha col grottesco un’assai stretta parentela; se già da una tal voce non verranno ad esser offesi gli orecchi moderni.
L’una e l’altra appartengono al teatro italiano. […] Ma niuno ch’io sappia trovò mai il ridicolo di una virtù feroce ed austera. […] Vi si figura che alcuni commedianti per mostrare i loro talenti rappresentino nel secondo atto una pastorale, nel terzo una commedia, nel quarto una tragedia de la morte di Clorinda, nel quinto una tragicommedia decorata sull’innamoramento di Armida. […] L’autore ebbe principalmente in mira di tessere la sua favola sul disgusto di due amanti procurato per furberia di una serva. […] Si direbbe tutta di Cimabue o di altro guastasanti una figura animata da Raffaello o dal Correggio per averne quel rozzo pittore fatto una volta un arido informe sproporzionato embrione?
Quando una misera compagnia si trovava vicina alla sua, si volgeva a lui per soccorso ; ed egli, se il suo dovere glie lo consentiva, accorreva subito, e con una recita la sollevava lì per lì dalle abituali ristrettezze. […] Con un cenno ei rendeva un carattere ; con una modulazione di voce avvivava una scena. […] A molti parrà questo difetto ; a me sembra l’indizio più sicuro e palese del genio, che modifica una parte di sè, giusta i diversi soggetti che tratta, ma serba intatta una parte per farsi conoscere nella sua essenza, che mai non muta. […] Sempre gli stessi intrighi : è in tutte una scena di riconoscimento, un figlio perduto, ecc. Sarebbe una fortuna straordinaria vedere almeno una commedia di Goldoni e ne' costumi del paese ; poichè i lavori dati finora eran tedeschi, olandesi o inglesi.
Scontratosi, dopo alcun tempo, in una giovinetta, figlia dell’attore Santo Nazzari, la quale recitava allora con molto plauso le parti di prima donna giovine, se ne innamorò e la sposò in capo ad alcuni mesi. Crebbe la giovine artista in bravura a tal segno da decidere il marito a farsi conduttore egli stesso di una buona Compagnia, innalzando lei al grado di prima attrice assoluta. Indi la fama del Perotti, conduttore di una Compagnia, la quale potè sempre competere colle più grandi d’allora, come Pellandi, Fabbrichesi, Dorati, Bazzi, e Goldoni. Arriso dalla sorte s’andò formando una conveniente fortuna, che permise a lui e a'suoi di viver nell’agiatezza. […] Egli assegnò alla moglie con regolare contratto la paga di quattrocento zecchini veneti all’anno, e una mezza serata per ogni piazza, ove le recite non fosser minori di venti ; e stabilì sul contratto ch'ella dovesse fornirgli un panciotto della stoffa di ogni nuovo abito ch'ella facesse, o per la scena o per fuori, o in costume o in borghese ; tal che alla sua morte si trovò una gran quantità di panciotti di ogni specie e di ogni colore, naturalmente, non mai indossati.
Mortagli la prima moglie, s’abbattè il 1765 in una fanciulla di Cremona, per nome Teresa (V. […] Ma la sciagurata compensò l’appassionato marito coll’abbandonarlo ; sì che, non potendo egli farsi una ragione del perduto amore, si uccise a Sarzana l’anno 1778, gettandosi in un pozzo. […] Chi dice che fu Amore cagione di quello sproposito ; chi una disperazione per mancanza di soldi ; e chi per essersi offesa di una imputazione non meritata. Ella è una comica da poter farsi onore, e se nelle Tragedie imparasse meglio a gestire, assai più sarebbe stimabile.
Scrisse molte opere teatrali, in cui la sciattezza della forma era compensata da una cotal vivacità di dialogo e fecondità d’intreccio. […] Una sfumatura di meno sarebbe stata freddezza, una di più esagerazione. […] … Con una intonazione altissima, disperata, proferiva sul fondo della scena la prima parte della frase, e correva poi con magnifica armonia di movimenti alla ribalta, proferendo l’ultima parte con una voce di basso, rauca, sorda, terribile, che metteva un fremito nella folla. […] Nessuno della presente generazione può farsi un’idea del come egli sapesse trar partito da una parola, da un monosillabo, da una esclamazione, da un sospiro per suscitar l’entusiasmo della moltitudine. […] Oggi il Ministro della Pubblica Istruzione gli ha fatto coniare una medaglia d’oro per solennizzare il suo sessantesimo anno di vita artistica.
Egli si sedeva sulla cattedra fiutando una presa, e a poco a poco si rasserenava, perchè la nostra compagnia gli faceva bene, e noi ce ne accorgevamo, e a modo nostro se ne cavava profitto. […] Se di tutti i grandi della scena si avesser studi compagni, ci si farebbe una idea ben chiara di quel che fosse l’arte rappresentativa ne’vari periodi : ma sciaguratamente il libro del Bonazzi è unico. Egli vede e ode e sente : e rende ciò che ha veduto e udito e sentito, con una semplicità e con una evidenza, che par ch’egli discorra. […] Di una rettitudine a tutta prova, di una mente penetrativa, di un gusto squisito, odiava tutto ciò che era, o gli pareva ingiustizia…. […] Per mafia e per camorra, fra capi-comici e autori, fra autori e giornalisti, fra giornalisti ed attori, fra attori e frequentatori di caffè si formò una tenera compagnia di mutuo soccorso, una ditta cointeressata, una società in accomandita, una vera congregazione di teatrale carità.
Di quanto scrissi nella mia del 9 non mi rimuovo d’una sillaba. […] Poi abbiamo una lettera di F. […] Mia cara Amalia, soccorri all’amica, acconsenti a tutto ed io ti adorerò come una santa, ed infatti tu saresti una santa per me e quest’ opera ti frutterà mille benedizioni ed ogni felicità. – È inutile che io spinga il tuo cuore con maggiori parole, sono persuasa che tu farai ogni sforzo per rendere la felicità ad una amica la di cui vita, dirò così, dipende da un tuo assenso…. […] Margotti da una litogr. del tempo dello Stab. […] C’era una fijja d’una madre morta, bona e graziosa e se chiamava Stella, poi c’era un padre, una testaccia storta, che strepitava : è quella o nun è quella.
Dopo avere fatto gli studi classici, e avere avuto lezioni da sua madre, dallo zio Riccoboni (Lelio), e dalla zia Elena Balletti (Flaminia), si diede all’arte il 1 febbraio del 1742, sostenendo di punto in bianco le parti di primo amoroso nelle commedie così francesi, come italiane, poichè parlava assai bene e l’una e l’altra lingua, delle quali possedeva tutte le finezze. […] Tornato nel 1750 a Parigi, rientrò nella Commedia Italiana, ove rimase fino al 15 marzo 1769, epoca del suo definitivo riposo, che ottenne con una pensione di 1500 lire. […] Antonio Stefano Balletti sposò una vezzosissima comparsa della Commedia-Italiana, e morì in Parigi il lunedì 9 marzo del 1789. […] Eustacchio ; il quale ci ha detto che giovedì passato, verso le nove di sera, fu chiamato dal signor Balletti figlio, comico italiano, ch’egli trovò nel suo letto, per medicargli la ferita prodotta da un colpo di fuoco : che, avendolo visitato, trovò una piaga non lieve nella carne, alla parte esterna della coscia destra, che egli medicò, e che gli parve causata da una palla, che il Balletti disse di aver ricevuta alla Commedia, mentre recitava nella Camille Magicienne, in cui si sparan colpi di fucile contro una torre, ove il signor Balletti stava rinchiuso con altri comici : che si presume esser causa della ferita uno dei soldati, il quale, sostenendo una parte nella commedia, e dovendo sparare a polvere soltanto, prese nell’intermezzo, inavvertitamente, il fucile carico a palla del soldato in fazione sul palcoscenico, anzichè quello che doveva esser carico a sola polvere ; che se il detto artista non venne subito a far la sua dichiarazione, si fu perchè egli credette non valerne la pena, essendo il fatto accaduto in pubblico, e, com’era da credersi, per semplice inavvertenza o errore ; non per cattiva volontà.
Questa era una brava attrice, una brava Amorosa, del carattere di Vitalba ; e vecchia, com’ ella era, si conservava brillante, e vivace sopra la scena, un poco troppo anch’ ella nella parti serie ed interessanti, cercando, come il suddetto Comico, di porre tutto in ridicolo. Mi ricordo, che rappresentando essa la parte di Rosmonda in una tragedia mia, che Rosmonda era intitolata, mancando la Ballerina che danzava fra gli atti, e gridando il popolo Furlana ! […] Fu allora che il Goldoni pensò comporre una specie di serata-complimento, nella quale prendesser parte tutti gli attori della Compagnia. La serata si divise in tre parti, prima delle quali fu un’accademia poetica in lode di Venezia, la seconda una commedia in un atto, e la terza un’ operetta la Fondazion di Venezia (V. […] Tanto la Bastona se ne adontò, che andava gridando di avere il Goldoni composto quella sua ciarlantaneria per favorire la sola Ferramonti, che non era che una seconda attrice…. e che il diritto di rappresentazione ne spettava alle prime donne ; e aizzava la Romana, perchè anch’ella si unisse a lei ne’reclami e nelle molestie.
Passò poi al ruolo de’ fratelli, nel quale non fu ad essi inferiore ; e sposatosi colla comica Malvina Simoni, egregia prima attrice giovine, si fece conduttore di una buona compagnia, in cui la moglie assunse il grado di prima donna assoluta. […] Mentr’ era il 1850 al Teatro Re di Milano con una compagnia di prim’ ordine, della quale prima attrice era la Carolina Santoni, i giornali del tempo lo disser caratterista eminente. « In lui – è scritto nella Moda del 1°febbraio ’50 – nessuna affettazione, nessuna ricercatezza : le scene da lui riprodotte son quali tuttogiorno succedono nel domestico focolare e d’ una naturalezza sorprendente. […] Egli ebbe due figli, Antonietta ed Ernesto, artisti entrambi ; l’ una, ritiratasi dal teatro nel 1882, per le parti di prima attrice giovine e prima attrice ; l’ altro per quelle di generico e secondi caratteri ! I Coltellini traevano origine da una famiglia nobile del quattrocento venuta di Piemonte. […] Paglicci Brozzi (Milano, Ricordi) : « Florinda Concevoli…. il 3 di ottobre 1606 innalzava a Sua Eccellenza Don Pedro Rodriguez conte de Acevedo, Governatore per Sua Maestà Cattolica in Milano, una sua domanda per ottener la grazia di poter fare esercire un lotto in Milano per mesi tre cominciando da Novembre fino alla fine di Febbraro.
Mortole il marito, rimase fuor del teatro un anno in segno di lutto, poi formò con Luigi Fossi e per un triennio, una società, in cui ella passò al ruolo di madre nobile, lasciando quello di prima attrice a Maddalena Pelzet. […] Ma il furfante non diè più segno di vita, e la povera artista col poco rimastole comprò una villetta con podere tra Roma e Frascati, la quale intestò al nome di una amica fedele, e in cui viveva con essa tranquillamente. Ma, ahimè, l’amica la precedè nel sepolcro, e i parenti, impossessatisi per legge di tutto, cacciaron di casa la padrona vera, la quale andò da prima limosinando, poi fu ricoverata all’ Ospizio di mendicità, d’onde usciva una volta la settimana per andare a pranzo dalla poetessa improvvisatrice Rosa Taddei, sorella del celebre caratterista. […] Nell’album della Internari, che è nella Biblioteca Nazionale di Firenze, si trova una sua lettera a questa, in cui la ring razia di certe medaglie e reliquie mandatele…. Ella trovò nella fede una gran forza a sopportar con rassegnazione la miseria squallida de'suoi ultimi giorni !
Ebbe tre figliuoli addestrati alla scena, ma che gli moriron giovanissimi : una figlia, Anna, maritò a Luigi Perelli (V.). […] Si metteva sull’elmo certe piume lunghe un braccio, tutte ritte e ammucchiate l’una sull’altra, che conoscer facevano la goffaggine del suo gusto. Carico di brillanti da Murano, una bottega parea da vetrajo, e dal mezzo in giù la figura faceva d’una piramide per i lunghi e mal posti fianchetti, che lo ristringevano in alto e dilatavansi in linea obliqua quasi sino alle calcagna. […] Urlava quand’ era minaccioso, e parlava sberleffando con una voce crepata, quando pretendeva d’intenerire. […] Da una testa di questo calibro si può immaginare com’erano regolati bene gli affari….
Al Casino dei Quattro Venti gli cadde a lato il fratello Giovanni colpito da una palla che gli trapassò la gola. […] La Compagnia era divisa in due parti : una di mimi-acrobatici, l’altra di comici. […] Papà si rammentava dello spavento avuto una sera quando si ruppe il congegno, e l’Angiolo restò a mezz'aria. […] In una farsa : Le disgrasie di un bel giovane, egli era applauditissimo. […] Anche questa scelta era ardita perchè Papà Goriot aveva ormai una tradizione sulla scena, una tradizione formata da Gattinelli, Vestri, Taddei, ma il confronto non fu dannoso.
Efficace in tutte queste cose fu il potere del suo ciglio e tanto animato il volto che bastava vederla una sola fiata per non dimenticarla più mai. […] L’effetto che produce in una donna dimenticata una equivoca dichiarazione di amore, il passaggio che ella fa da una finta modestia ed un finto sdegno alle leziosaggini d’un simulato pudore, e ’l raccoglimento o sconcerto dello spirito, la ricomposizione o turbamento del volto, e la mutazione della voce che in lei succedono al disinganno, tutto questo ed altro ancora dipingevasi si vivo nella Colli, che la illusione toccava il massimo suo grado. Ajutata era in ciò da un volto in cui leggevasi come in nitidissimo specchio il transito d’ uno in altro pensiero, indizio d’una mente studiosa di quanto le accade intorno, indizio d’una fibra da cui riverbera la sensazione come raggio da superficie lucente. […] Composi dunque una Commedia a lui principalmente appoggiata, col titolo di Momolo Cortesan…… Il Golinetti la sostenne con tutta la desiderabile Verità….. […] Circa all’ incontro di questa Commedia, è necessario che prima di parlarne racconti una burletta, una bizzarria che mi è caduta in capo in quel tempo.
Moglie del precedente, e figlia di Gasparo e Lucia Raffi, conduttori di una Compagnia di ballerini da corda, nacque il 1723 circa a Lucca, di dove fu portata via a tredici giorni. […] Alle attitudini per la scena congiungeva la Medebach – dice il Bartoli – una figura leggiadra, un volto tutto spirante grazia, e una voce dolcissima e chiara. […] In questi ultimi casi bastava a propor di dare una bella parte da rappresentarsi ad un attrice subalterna, che l’ammalata tosto guariva. […] I suoi vapori divenivano sempre più nojosi e ridicoli : rideva e piangeva in una volta, mandava grida, faceva mille smorfie e mille contorsioni. […] Pare anche fosse Tolentino, con questa compagnia, una delle prime città delle Marche a veder le donne sulla scena.
A. mi dà una carità convenevole, volere andare a trovare la sacra M. della Regina sua sorella, e portarli un santo Ritratto qual dovevo portare alla felice memoria dell’ Imper. […] Quivi tornò a far l’orefice per campar la vita, esercitandosi la sera in una società di dilettanti a recitar le parti di amoroso in italiano. Col Meneghino Caironi sostenne una sera del carnovale '64 o '65, la parte di Fornaretto con grande successo, e da allora deliberò di farsi attore. […] Il '69 finalmente fu scritturato, dopo altri due anni di pene, da Cletto Arrighi, facendosi ammirar subito nelle scene dialettali, e in ispecie nel famoso Barchett de Buffalora, per una grande intelligenza nel concepire i caratteri, e una grande spontaneità e verità nel rappresentarli : ammirazione che si mutò nel più schietto entusiasmo alla recita del Sabet gras e del Milanes in mar, e alle canzonette popolari. […] Toltosi dal Ferravilla, pensò di mettere su una Compagnia milanese in società con Davide Carnaghi, la quale avrebbe dovuto camminar su le orme della famosa del Toselli e di quella veneziana del Benini : una Compagnia insomma, che ai Massinelli, Panera, Incioda contrapponesse la vera e sana commedia, originale o tradotta, con dialetto e ambiente milanesi.
A tredici anni appena era già l’amorosa della Compagnia italiana di Giovanni Toselli, che andava maturando il disegno di una Compagnia piemontese. […] Debbo dirlo a onor del vero : quest’ultimo lavoro, nella sua semplicità originale e poetica, fu una vera rivelazione artistica per la nostra Adelaide…. Tutti dicevano non più trattarsi di una bimba qualunque, ma di una vera artista fatta e provetta. […] Lei più nulla aveva di donna ; era diventata una belva : il suo viso, così dolce di solito, non era riconoscibile…. […] » E dopo quella memorabile recita, ella tornò a Sampierdarena, ove faceva il carnevale con una compagnia…. non sua.
A dare una idea esatta del valore artistico di lei, e sopratutto del suo modo di recitare, basterebbe dire ch’ella fu un Cesare Dondini in gonnella. Com’era apparsa in su la scena, avea già fatto metà della parte con una figura delle più convenienti al personaggio, con una espressione del volto nobile e serena, con un sorriso incantevole, con uno sguardo affascinante in cui era tutta trasfusa la soavità dell’indole sua. L’altra metà faceva con una spontaneità siffatta di dizione da far strabiliare. […] Se come attrice è stata ammirata, Adelaide Falconi come donna è stata amata ed adorata perchè è stata una santa. Mai dimenticherò l’accento caldo, convinto, di reverenza, col quale una giovanissima e valorosa attrice, alla quale di Adelaide Falconi chiedevo, mi rispose tout-court : una santa !
Fu in Egitto, ad Alessandria e al Cairo, con una compagnia sociale, e, tornato in Italia, si scritturò con la moglie e una figliuola, l’Annetta, in Compagnia di Cesare Dondini. […] Figlia del precedente, attrice rinomatissima per le parti tragiche, nata a Genova del 1837, esordì prima donna all’età di sedici anni, come una delle più liete promesse dell’arte. Divenuta in poco tempo artista delle migliori, nonostante il metodo manierato, fu scritturata il '61 in Compagnia di Cesare Dondini, in cui sposò il primo amoroso Angiolo Diligenti, col quale formò subito una buona compagnia, che durò parecchi anni con buona fortuna. Ma sì per voluto sbilancio nelle finanze, sì per la niuna compatibilità dei caratteri, ella domandò e ottenne giuridicamente una separazione di corpo e di beni.
Nacque ai primi del secolo xix a Trieste, dove, fatto un corso regolare di studj, si impiegò presso una Casa di Commercio. Ma la passione per l’arte drammatica lo vinse a segno, che, dato un addio ai libri mastri, si scritturò in una Compagnia comica in qualità di amoroso, diventando in breve attore di qualche pregio. […] Sposatosi ad una egregia attrice pur triestina, Giovanna, che fu buona madre e caratteristica, determinò di lasciar l’ufficio di attore per quello di amministratore, nel quale riuscì egregio. […] Il '64 lo vediam direttore di una Compagnia, di cui faceva parte il Meneghino Luigi Preda, e di cui erano prima attrice sua figlia Antonietta, distinta artista, e primo attore suo genero Achille Cottin : poi, finalmente, amministratore di quella di Luigi Bellotti-Bon, di cui fu più che scritturato, amico, e da cui si tolse sol quando per la vecchiezza e gli acciacchi fu costretto a ritirarsi a Firenze. Ma dopo varj anni, colpito da paralisi, fu per consiglio di medici trasportato a Barbania di Piemonte, in una villa dei Cottin, dove morì l’ 8 novembre 1886.
Parte l’una colerica e gelosa, l’altro abbattuto e stordito. […] L’argomento è una commediante rinomata che si converte, si disgusta della propria professione e della vita passata nel più bello di una rappresentazione in Valenza, va a servir Dio in una solitudine, e muore santamente. […] Il Parecido è una commedia di rassomiglianza che ha varie scene piacevoli e dove il buffone ha una parte competente. […] Ode che in una casa si stà cantando? […] La Infeliz Marcela per avviso del Montiano è anzi una novella che una tragedia, in cui intervengono anche persone basse e comiche.
Perinto città della Tracia poscia conosciuta sotto il nome di Eraclea in modo a Bizanzio vicina che si reputarono entrambe come una città sola, a’ tempi di Filippo il Macedone ebbe un teatro di marmo di tale magnificenza che passava per una delle maraviglie del mondo. […] Essi ci attestano che in una orazione di mons. […] Certo è che a poco a poco s’introdusse in Isparta una riforma delle cose stabilite da quel severo legislatore. […] In essa seguendo la circonferenza si elevava dal basso all’alto una continua scalinata. […] Secondarono così la naturale espansione del suono, il quale, non come l’acqua percossa forma de’ circoli concentrici in una superficie piana, ma bensì gli forma nel mezzo dell’aria in tutti i sensi come in una superficie di una sfera, il cui centro è il corpo sonoro.
Dilettavansi sommamente que’ popoli del ballo guerriero, che solea rappresentare una spedizione militare. […] L’Inca ce ne dà alcune notizie senza entrare a indagarne l’origine, la quale con alcune probabilità può rinvenirsi in una festa solenne che solea celebrarsi in Cusco. […] Tali rappresentazioni eseguivansi nelle sacre festività più solenni (una delle quali era la mentovata Raymi) assistendovi il maggior inca con tutta la corte. […] Gli attori però sono tutti Americani, e tra essi intorno a cinque o sei lustri indietro (per quel che mi narrò in Madrid un negoziante di Cadice che vi avea passata una parte della vita) spiccava una bella e giovane attrice figliuola di una Peruviana e di un Italiano chiamata Mariquita del Carmen, e conosciuta pel soprannome di Perrachola. […] E’ forse una menzogna?
Dilettavansi sommamente que’ popoli del ballo guerriero, che solea rappresentare una spedizione militare. […] Forse il piacere prodotto in questa festa dal ballo, dal canto e dalle maschere, suggerì il disegno di formare di tali cose un tutto e una imitazione più ragionata. […] Tali rappresentazioni eseguivansi nelle sacre festività più solenni (una delle quali era la nominata Raymi), assistendovi il maggior Inca con tutta la Corte. […] Gli attori però sono tutti Americani, e tra essi intorno a diciotto anni fa (per quel che mi narrò un negoziante di Cadice che vi avea passata una parte della vita) spiccava una bella e giovane attrice figliuola di una Peruviana e di un Italiano chiamata Mariquita del Carmen, e conosciuta pel soprannome di Perra-chola. […] è forse una menzogna?
Un altro maestro napolitano espresse il fracasso d’una tempesta con una sinfonia di bicchieri. […] Non altro che una breve dimora della voce su una qualche vocale, dove il canto aggrumola insieme un numero di picciole note succedentisi con grazia e leggierezza. […] Si tratta, per esempio, d’una disgrazia accaduta all’improvviso ad una persona amabile, come sarebbe a dire di consolare un tenero padre per la morte del suo unico figliuolo? […] Ognuno che coltiva una professione vuol distinguersi dai compagni. […] Ma l’andare più oltre né piace né giova, non essendo il mio scopo tessere una nomenclatura od un catalogo, ma presentare soltanto agli occhi de’ lettori una rapida prospettiva.
Passò il 1815 col Granara prima attrice assoluta, poi con Giacomo Modena, poi con Francesco Lombardi, e finalmente si mise col marito alla testa di una buona Compagnia che durò molti anni con gran favore. Ella rivaleggiò con le maggiori artiste del suo tempo : a niuna seconda in nessun genere di parte, le superò tutte nella commedia, in cui, dice il Regli, era una potenza ; e aggiunge che : « Pamela nubile, Zelinda e Lindoro non ebbero più mai un’interpetre così fedele e così perfetta. » Ritiratasi dall’arte, andò a recitar co' filodrammatici a Vicenza, dove, a soli cinquantun’ anni trovò la più tragica fine. « Afflitta da molte sventure di famiglia, angosciata di cuore e alterata di mente, uscì di casa una mattina senza dire ove andasse, nè mai più fu veduta…. […] Dammi, o Amalia, una lagrima di quelle che dal ciglio ti piovono qualora accusi a' mali tuoi sorde le stelle ! […] Il marito della Vidari era un impenitente beone, e Francesco Regli riferisce l’aneddoto che una sera a Milano, scordatosi dopo una buona bevuta di dover recitare, andò a teatro assai tardi ; ed entrato in camerino, cominciò a svestirsi.
Nel Tunkin si rappresentano ne’ templi azioni teatrali, che formano una parte del culto di que’ popoli verso i loro idolia. […] Il dramma cinese non si spazia in episodii estrinseci al l’azione, perchè tutti prende a rappresentare i fatti rilevanti di una lunga storia. […] Comparisce fanciulla, amoreggia e si marita una donna, la quale ha da partorire un bambino, che dopo quattro lustri si enuncia come il protagonista della favola. […] Sacontala è una principessa allevata da un Eremita in un boschetto sacro, la quale dovendo andare a nozze nella corte di un re, prende congedo dall’Eremita chiamato Cano, dalle pastorelle sue compagne, ed anche da un arbuscello, da una gazella e da un caprio. […] Ma invano mi adoperai presso i preti regolari della Sacra Famiglia (fra’ quali trovansi non pochi alunni cinesi) per farne tradurre almeno una.
Nel Tunkin si rappresentano ne’ tempj azioni teatrali, che formano una parte del culto di que’ popoli verso i loro idoli22. […] E perchè ogni dinastia ebbe una musica particolare, quella di Chun si chiamò Chao-yo, e si usava principalmente ne’ sacrifizj, e nella venuta di ambasciadori stranieri. […] Il dramma Cinese non si spazia in episodj estrinseci all’azione, perchè tutti prende a rappresentare i fatti rilevanti di una lunga storia. […] Comparisce fanciulla, amoreggia e si marita una donna, la quale ha da partorire un bambino, che dopo quattro lustri si enuncia come il protagonista della favola. […] Ma invano mi adoperai presso i Preti regolari della Sacra Famiglia, fra’ quali trovansi non pochi alunni Cinesi, per farne tradurre una almeno.
Metto qui una incisione del Bonnart rappresentante Mezzettino boccale, ossia misura intera, generata, probabilmente, dal grande successo riportato dal Costantini, quando, sotto le spoglie di Arlecchino, morto il Biancolelli, continuò a recitare col nome di Mezzettino. […] Nacquer da tal matrimonio due figli : una femina, morta monaca a Chaumont, e un maschio, Gabriele Costantini, artista di molto valore per le parti di Arlecchino. […] Quanto al carattere del personaggio, esso può dirsi una leggiera variante di quello dello Scapino e del Brighellla : servo intrigante, impiegato ognora nelle furberie e ne’travestimenti. […] Maurizio Sand riferisce dai fratelli Parfait il seguente aneddoto, che traduco liberamente : Avendo il Costantini dedicato una Commedia al Duca di Saint’Agnan, che pagava generosamente le dediche, si recò una mattina al suo palazzo per averne il dovuto compenso ; ma per poter giungere sino a lui, dovè promettere al guardaportone, al domestico, e al cameriere un terzo del premio che il Duca gli avrebbe dato. […] Il che starebbe a provare, o farebbe almeno supporre, che il racconto del Costantini non fosse altro che una spiritosa invenzione per iscagionarsi della colpa che gli veniva attribuita.
Figlia dell’arte, e moglie del capocomico Gioacchino Petrelli, il quale vediam già nel 1800, a dar quaranta recite con la sua Compagnia a Tolentino, riuscì una egregia prima donna per compagnie di second’ordine. […] Grisostomo di Venezia in una Compagnia Sociale diretta da Ermeneghildo Maldotti, aggregata a una Compagnia di balli. […] Formò nel '30 in società con l’artista Natale Fabbrici una Compagnia primaria, che condusse per varj anni, finchè non ebbe abbandonate col marito le scene. – Si ritirarono entrambi a Venezia, ove morirono tra il '40 e il '50.
A sedici anni era a Milano con Tommaso Zocchi, ingenua applauditissima ; a soli venti anni applauditissima prima attrice assoluta con Pisenti e Solmi. « Maravigliò – scrive il Regli – per la stupenda esecuzione da lei data a quelle parti, in cui più le violenti passioni campeggiano, come nel Ricco e Povero, nel Testamento d’una povera donna, nell’ Eulalia Granget, Era io » della signorina R. […] Una volta, a sollevarla dalla indigenza nella quale fu trascinata un po’dalle vicende dell’arte e molto dalla sua natura, si unirono con pietoso e gentile proposito i migliori artisti nostri, i quali dettero una di quelle rappresentazioni che segnano una data nella storia dell’arte. […] Secondo il Loehner, questo Antonio non è che il Lorenzo Bonaldi, marito di Colombina, di cui il Goldoni tenne a battesimo una figliuola (a Rimini il 16 luglio 1743). « Patrini fuere Dominus Carolus Goldoni ac Domina Angela Zanotti. […] La prima amorosa era un’attrice eccellente, ma molto avanzata in età ; e la seconda era una beltà stupida e mal educata. Colombina era una bruna fresca e vezzosa, prossima al parto, e che, per parentesi, bentosto fu mia comare.
Mostrò da bambina un particolare amore agli studj, che potè coltivare al fianco dello zio Emanuele Taddei, uomo per dottrina chiarissimo ; e, dotata di una memoria prodigiosa e di una mente eletta, si trovò, ancor giovine, ricca di una vastissima coltura storica e letteraria. […] Recatosi il poeta improvvisatore Pistrucci a Viterbo, a darvi accademie alternate con le rappresentazioni della Compagnia Taddei, invitò una sera la Rosa a svolger con lui di su la scena l’ultimo tema datogli. Parve a' più una celia ; ma la giovane artista, che assisteva da un palco di proscenio, si levò incontanente ; e recatasi alla ribalta, improvvisò una sestina-fervorino, che le acquistò subito la benevolenza del pubblico, andatasi poi grado a grado mutando in entusiasmo, onde, a tenzone finita, ella fu accompagnata a casa con torce, in mezzo alle più pazze acclamazioni. […] Non vado più in parole, perchè so a che anima cortese io scriva, e perchè una bella giovanetta, che canta versi soavissimi, non ha bisogno di commendazione. » Francesco Re di Napoli la pensionò.
Il Mercurio di Francia dice ch'egli era di una sorprendente agilità, e secondava a meraviglia l’incomparabile Arlecchino Biancolelli (Dominique). Il maggio del 1694 abbandonò il ruolo di Capitano per quello di Scaramuccia, e il 1697, dopo la soppressione della Comedia italiana, formò una Compagnia colla quale fu autorizzato a recitare in Francia purchè a trenta leghe dalla Capitale. […] Di quando fu comico al servizio del Duca di Modena abbiamo un larghissimo passaporto in data 3 novembre 1681 ; e il Campardon riferisce una querela di lui del 7 dicembre 1691, contro certa Maria Lemaine che aveva tentato involargli i pegni di un credito per la perdita di un pajo di maniche di merletto. […] Il Pasquariello del Bertelli (1594) avrebbe un semplice abito di Zanni con maschera dal naso grande e aguzzo, simile a quella di Pulcinella ; e un altro ne abbiamo nella riproduzione di antica incisione in legno (pag. 592), che adorna il frontespizio di una delle solite canzonette di Zanni. De' moderni scrittori Michele Carrè fece rappresentare nel 1847 al Teatro Francese una commedia in un atto in versi, intitolata : Scaramouche et Pascariel, che ebbe ottimo successo.
La vegnente quaresima, scritturati da Antonio Raftopulo, furon tutti e tre condotti su di una sdruscita nave a Palermo, dove furon piantati, dopo cinque mesi di vita tribolatissima. Formata coi soci di sventura una compagnia, che meglio si sarebbe potuta dire una accozzaglia di zingari, percorsero, guitteggiando e stentando, in lungo e in largo tutta l’isola, a piedi o sui muli, sino al 1825. Riusciti poi finalmente a lasciar la Sicilia, si recarono a Napoli, dove con una colletta del Fabbrichesi, capocomico a’ Fiorentini, e con qualche recita fatta qua e là, poteron trascinar la vita sino al carnevale ’25-’26 ; dopo il qual tempo, unitisi ad alcuni sciagurati, poteron fare una discreta campagna a Marcianese.
Quest’è una mancanza d’esattezza e di buona fede. Io non mi sono deciso né per l’una, né per l’altra opinione. […] L’arguire da tutto ciò che più non esiste una buona musica, è una conseguenza arbitraria, che cava l’estrattista, ma che a me non è venuta in mente nemmeno per sogno. […] Questa non è una patente contrariazione? […] Ma l’andare più oltre né piace, né giova, non essendo il mio scopo il tessere una nomenclatura od un catalogo, ma presentare soltanto agli occhi de’ lettori una rapida prospettiva.
Ma il primo che abbia osato pubblicare in Ispagna una commedia senza stravaganze, fu l’autore di una buona Poetica Spagnuola Ignazio Luzàn. […] Nell’ultimo atto esce una sola volta in teatro don Taddeo Trapalon che è un ritratto degli antichi sicofanti. […] Questo scioglimento interessante è accompagnato da una felice esecuzione. […] Ha una sorella nubile destinata in moglie a don Ermogene pedantaccio arrogante non men povero di lui. […] Egli adula, lusinga e spoglia con grandi promesse una vedova d’Illesca a cui dà a credere che ama la di lei figlia.
Ciò che solo con certezza si deduce dalle parole di Sulpizio, si é che quel componimento fu una tragedia. […] Conteneva la vita di Cristo dalla predicazione del precursore fino alla resurrezione; e consisteva in una sfilza di scene indipendenti l’una dall’altra senza divisione d’atti, che si recitavano in più giorni. […] il Villano e ’l capro; il V. tratta di tre persone che si son salvate in una casa; e ’l VI. fa una dipintura della vita di due persone maritate. […] Nel 1486 s’impresse in Ulm una traduzione dell’Eunuco, e nel 1499 quella di tutte e sei le commedie di Terenzio. […] Tre femmine nude erano le tre dive: una donna robusta, pingue, e d’una statura gigantesca, figurava Giunone: Venere era d’una magrezza straordinaria, e Pallade una nana, gobba, e panciuta.
Qual vanto per una privata benchè nobile accademia e per la città di Vicenza, che non è delle maggiori d’Italia, il possedere un teatro come l’Olimpico sin dal 1583 costruito alla foggia degli antichi? […] La figura di questo teatro non è un semicircolo, ma una semiellissi: ha una scalinata di quattordici scaglioni di legno senza precinzioni, senza aditi, senza vomitorii: su di essa pose una loggia di colonne Corintie con una balaustrata ornata di statue: la scena è di pietra a tre ordini, e mostra nel prospetto tre uscite e due laterali. […] In Andria si costruì ancora un teatro nel 1579; ed il famoso cieco Luigi Groto che colà sortì i natali, compose per tal teatro una delle sue commedie intitolata l’Emilia, Essendo così grande il numero di drammatici componimenti rappresentati in tante città Italiane, vi si videro alle occorrenze eretti moltissimi teatri.
Dopo tre mesi di prova fu accettato attore stipendiato a lire una e cinquanta centesimi al giorno e viaggi pagati. […] Si doveva rappresentar la sera una commedia nuova, in cui tutti prendevan parte. […] Prima di tutto egli seppe accoppiare una grande intelligenza a una grande modestia ; e in ciò stette la sua forza. Incoraggiato dai più, accarezzato come una energia saliente, non fu offuscato dal demone della vanità e della superbia…. […] … Certo non era ingiusta la pecca che trovaron nella sua dizione, saltellata e martellata talvolta in una pronunzia dialettale che non l’abbondonò più….
Senza una buona dizione non credo possibile grandezza di attore : e solidissima base della grande arte di Ermete Zacconi è stata dal suo cominciamento la dizione. Egli stesso era inconsapevole del raro tesoro che possedeva : se ne avvide una sera, in cui dovè ripiegar la parte lì per lì, di Cesare Amici nella Legge del Cuore di E. […] E qui vorrei aprire una parentesi. […] O non piuttosto da una particolare attitudine, sviluppatasi a grado a grado, all’interpretazione del dramma interiore, anzichè del dramma di passione ? E l’alterazione non potrebbe attribuirsi meglio a una semplice cagione fisica, a un eccesso di fatica nell’uso quasi costante per lungo tempo di voci aspre e cupe a ritrar certi tipi di Pane altrui, La Potenza delle tenebre, Don Pietro Caruso, Padre, che agirono e agiscono come una lima sugli organi vocali ?
Trascrivo una nota autografa dell’ illustre artista : « Nata a Torino il 28 gennaio 1841 da Giovanni Pezzana, ricco negoziante di mobili, e Carlotta Tubi. […] La Pezzana scossa, come se fosse stata realmente colpita, ebbe una esplosione di collera, di passione e di lacrime vere, che trascinò il pubblico all’ entusiasmo. […] In arte, niente mi sembra più meraviglioso e più bello di ciò che pare scaturisca dalla natura stessa d’ un artista come un’ acqua limpida e fresca da una roccia vergine. […] Eleonora Duse, ricordando le sue primissime armi fatte accanto a Giacinta Pezzana – l’ unica attrice da cui traesse qualche alimento la meravigliosa genialità dusiana, – mi raccontava come in una scena dolorosa d’ un dramma del quale le sfuggiva il titolo, Giacinta Pezzana, una sera, all’ improvviso, prendesse a ripetere una parola camminando concitatamente e mettendo in ogni ripetizione un suono di voce strano, intenso, irresistibile. Eleonora Duse, giovinetta, ne ebbe una impressione nuova.
Ed ebbe un figlio che recitasse : quello che vediamo il 1659 con una compagnia a Vienna, in cui era il famoso Dominique ? E apparteneva a questa famiglia, o era lo stesso del '59, quel Tamborino o Tabarrino ciarlatano savojardo nel giornale manoscritto del Fuidoro, riferito da Croce, che il dicembre del '69 pubblicamente nel largo della Piazza di Castello a Napoli, fatta nel suo banco una scena, vi faceva recitar da dieci persone e a tutte sue spese comedie ; e pel concorso grande che vi era senza pagare, vendeva una conserva di ginepro, che era contravveleno ? […] Ma un giorno il ragazzo venne, non so per quale circostanza, a conoscere la verità, e seppe come sua madre vivesse esclusivamente di una pensione che il prelato le faceva corrispondere dal Vescovado di Milano. […] L'orgoglio lo tentò ; comperò una terra feudale, vi prese possesso e la fece da signore. I gentiluomini dei dintorni s’irritarono per quella vicinanza, ed un giorno, in una caccia uccisero il buffone, come una lepre, in un angolo del bosco.
Tornando al Pasquati, egli recitò di nuovo a Venezia con la compagnia alla presenza di Re Enrico il 21 al Palazzo Ducale una tragedia di Cornelio Frangipani, musicata dal Merulo, e il 24 al Palazzo Giustinian una pastorale. […] Roncagli), e a'suoi compagni per aver recitato una commedia davanti a S. […] E se tutte le virtuose azzion d’una donna non puol far honorao un huomo infame per che la infamia d’una donna puo desonorar un huomo da ben ? […] Nigun ; ste dunque ziti, che nu parleremo cercando con una bella comedia recompensar el premio abuo da vu Signori alla porta, e la grazia che receveremo del vostro silenzio. […] Talora fu veduto a viso scoperto, ma generalmente con una mezza mascheretta scura dal lungo naso aquilino, a cui fa contrasto una barbetta a punta arricciata all’insù.
Messa nel collegio delle Orsoline di Verona, si vuole che fosse trovata in estasi dinanzi a una statua di sant’Orsola, alla quale recitava certe sue filastrocche. […] Io m’appello a tutte le dame di tutte le corti più galanti, se si può con miglior dignità ed amabilità in una nobile e gentile conversazione, dir sedete come lo dice la nostra Marchionni ; con quale vivacità di colorito sa ella moltiplicare e compartire le tinte in una scena di gelosia ! Chi sa comporre quello sguardo, accomodar quel labbro, emettere quel suono di voce in una scena d’ironia al pari di lei ? […] L'arte che professava fu sempre per lei una seconda esistenza. […] Beata ancor, che dietro te lasciasti una che piange in queste basse rive, come cosa mortai più non la tocchi.
Sebbene codesto oggetto non forma un carattere distintivo della poesia se non in quanto è una conseguenza delle altre due: cosicché una istruzione scompagnata da ogni sentimento e da ogni immagine nulla affatto si converebbe alla poesia. […] Quindi è, che una melodia semplice commuove universalmente assai più che non faccia un bel componimento poetico. […] Laddove se le si accoppia una poesia troppo carica d’incidenti, l’affollamento di essi fa che l’una non vada mai d’accordo coll’altra, e che la musica non possa marcar le situazioni, che le somministra la poesia. […] Un vestiario, una conciatura di testa, che divenga lor propria? […] Non finalmente nell’esito tristo o lieto della favola, potendosi tanto nell’uno quanto nell’altro caso accoppiare una eccellente poesia ad una musica bellissima.
Filodrammatico valentissimo, pensò con altri suoi compagni di formare una compagnia comica che fu detta : Compagnia ligure. […] Acconciate le cose di Genova col ritorno dei francesi, dopo la battaglia di Marengo, i parenti e gli amici gli scrissero che, ritornando in patria, avrebbe riavuto il suo impiego ; ed egli rispose ringraziandoli, non convenendogli di rinunziare ad una bellissima paga, per riprendere il suo meschino stipendio : e ritornò in patria dopo 27 anni di carriera drammatica. Qualche anno dopo, la Compagnia ligure si sciolse, ed egli accettò una scrittura colla Compagnia Negrini, stabile in Napoli al Teatro Nuovo, dove era direttore il celebre Zanon, e nella quale stette tre anni. […] Per la morte della brava prima donna, signora Negrini, la Compagnia si sciolse, e l’Alberti tornò in Lombardia, scritturandosi nella Compagnia comica di Gaetano Bazzi, una delle più accreditate d’Italia, che divenne poi la reale Compagnia Sarda. […] Mio padre esordi con una commedia tradotta dall’inglese intitolata I novelli sposi e i loro parenti.
Bertinazzi) : pregio, avverte il Riccoboni, che è una particolarità de' comici italiani. […] Tagli, aggiunte, riduzioni, scene d’una tal commedia incastrate in tal altra, soppressioni o creazioni di personaggi…. tutto egli si permette…. […] O meglio : non vi recitava ; ma era una continua lamentazione del giovine attore col capocomico, perchè persuadesse Novelli a prender parte al meno a una farsa. […] E chi nel Vouillard del Rabagas, una indovinata e non voluta caricatura carducciana, avrebbe riconosciuto a prima vista il Novelli ? […] Lottò con una pertinacia degna di chi ha la coscienza della propria forza, e vinse : chi gli rispose fu il pubblico….
Loehner in una sua nota (Mem. di Goldoni) al nome di Bigottini, dice : lo credo identico con quel Francesco Bigottini, che trovai nelle carte dell’archivio ex Gonzaga di Mantova, agente della Passalacqua (V. […] Quando io faccio una parte di bleso, mi tolgo la maschera : perchè ? […] Nel 1780, Bigottini fu congedato con una indennità equivalente alla metà dell’assegno ch’egli aveva allora. […] Il Goldoni pregato dal Conte di Grosberg di scrivere qualcosa per l’arlecchino da lui protetto, ricostruì per le scene italiane una commedia sull’Arlequin empereur dans la lune, vecchia farsa di Nolant di Fatonville, recitata nel 1684 davanti a Luigi XIV. […] Il modo di recitare del signor Bigottini non ha nulla che vedere con quello dell’attore ch’egli deve surrogare ; egli non ne ha nè la grazia, nè la finezza, nè la semplicità : tuttavia le sue metamorfosi sono ingegnose e variate ; e i suoi movimenti senza avere la flessibilità e la mollezza che caratterizzano ogni menomo gesto di Carlino, sono d’una esattezza e d’una rapidità singolari.
Sebastiano la Compagnia di Nicodemo Manni, il quale ben volentieri avrebbe voluto liberarsi della sua prima donna, una certa Faluggi, accademica fiorentina. […] In breve sostituì la Faluggi nel posto di prima donna assoluta ; e, prima a Pisa, poi a Lucca, a Bologna, a Genova, potè sviluppare le sue grandi attitudini alla scena, diventando una delle più valenti attrici del suo tempo. Doveva recarsi la primavera del ’66 a Barcellona con altro impresario, ma la paura del mare le fe’ sciogliere il contratto, e formar là per là una compagnia, che condusse l’estate a Mantova, dove s’ebbe tal successo da essere scritturata nella Compagnia di Gerolamo Medebach, colla quale esordì nella commedia a soggetto Di peggio in peggio. Ignazio Casanova le fu maestro egregio, e « volle – riferisco dal Bartoli – che si presentasse all’uditorio con una sortita, che pareva della commedia, ma che però alludeva a raccomandare sè stessa all’animo de’benignissimi Veneziani. » Il Pantalone Bissoni poi, che faceva scena con lei, aggiunse un’arguta raccomandazione, chiamando la Gavardina una tenera pianticella, che coltivata nel bel terreno dell’ adriache scene, ed innaffiata dall’ acqua di sì benefico cielo, non potea che crescere in poco tempo, e produrre dolci frutti. […] Fu in varie compagnie e a Palermo. « Se – aggiunge il biografo – a quel fuoco giovanile che lo fa essere poco costante nelle cose sue sapesse egli mettere un po’ di calma, potrebbe rendersi a sè medesimo più giovevole, e potrebbe agli onorati suoi genitori apportare in seguito una più perfetta consolazione. »
Il primo ci lasciò due tragedie latine, fatte a imitazione di quelle di Seneca, una intitolata Eccerinis dal famoso Ezzelino da Romano, tiranno di Padova, che ne é l’argomento, l’altra Achilleis da Achille. […] De Fontenelle, che nel Mondo eranvi una volta stati greci e latini. […] Da principio fermavansi a cantar nelle piazze, facendo come uno steccato co’ loro bordoni, e appresso montarono su di un rustico palco in una casa fissa comprata espressamente da alcuni cittadini per trar profitto della folla che concorreva a quello nuovo e devoto divertimento. […] Gli studenti di San Paolo nel 1378 presentarono una supplica a Riccardo II affinché si degnasse proibire a certi ignoranti di rappresentar le storie del Vecchio Testamento in pregiudizio del clero132. […] I pag. 173 ec.) ha pubblicate tredici lettere latine scritte verso la fine di questo secolo, in una di esse parla di una sua tragedia, che avea scritta sopra la caduta di Antonio dalla scala, quando gli fu tolto il dominio di Verona, e ne reca egli medesimo alcuni versi che non ci fanno desiderar molto di vederne il rimanente.
Celebre capocomico, figlio di Abramo, piccolo possidente, nacque in Casal Pusterlengo verso il 1785, ed ebbe una mediocre educazione, nonostante gli anni trascorsi al seminario di Lodi, ove fu testimonio di sul campanile della chiesa della battaglia data sul ponte della città agli austriaci dal generalissimo Bonaparte. Venuta nel suo paesello una piccola compagnia di comici, egli, da essi istigato, si diede al teatro, passando di peripezia in peripezia, ma acquistandosi pur sempre una crescente fama di buon attore. […] Sposò in quel torno Maria vedova Buccinieri, già servetta di buon nome, e formò la quaresima del 1818 una buona società col primo attore Luigi Velli, di cui facevan parte comici egregi, quali : il Vismara, il Dones, lo Zuanetti, il Baraldo, la celebre Polvaro, ecc. […] Il Mascherpa insomma serbò uniti il maggior tempo che potè i suoi scritturati, convinto che principal forza di una Compagnia fosse nell’ affiatamento. […] I suoi pregi d’avvenenza, non meno che la sua abilità, la vanno sostenendo sui teatri con una mediocre fortuna. » Così Francesco Bartoli.
Ogni uomo ha il suo carattere può dirsi che sia piuttosto una raccolta di ritratti che una commedia ben tessuta. […] Lo storico Guglielmo Abington pubblicò una tragicommedia. […] Scrisse commedie e tragedie ed anche una specie di opera intitolata la Caduta dell’Uomo, nella quale pose in azione il Paradiso perduto. […] Il di lui Avaro è una traduzione libera e ampliata dell’Avaro francese, in cui Shadwell non trovava azione sufficiente per le scene inglesi. […] Nell’atto V della medesima commedia un cavaliere dissoluto dice a una dama: ”Grande era in me l’appetito delle vostre bellezze, ma grande altresì il timore che mi cagionava la vostra riputazione.
Nell’una e nell’altra favola si tesse una serie di evenimenti romanzeschi che si narrano come preceduti all’azione. […] Ma una ipotesi troppo rara discopre lo studio dell’ autore di mettere in tali circostanze un uomo virtuoso, che a stento si rinvengono ne’ processi criminali più famosi. […] Le Roi & le Fermier del medesimo autore dee collocarsi in una classe men tetra della commedia piangente. […] Diderot la volle imitare e correggere, e ne snaturò il genere formandone una favola tetra, poco men che lugubre quanto una commedia larmoyante. […] Voltaire pubblicò di aver tradotto questa favola da una di M.
Vien poi quella simmetria che si trova fra due grandezze, l’una delle quali superi l’altra d’una determinata parte, o si voglia dire d’una parte aliquota, come qualora sia una volta e mezzo, una e un terzo, una e un quarto da più dell’altra; e per la medesima seconda regola la simmetria riuscirà più dolce tra 1 ½, e 1 che tra 1 ⅓ e 1, e più tra queste, che tra 1 ¼ e 1, e così via via. […] Come sperare che una lambiccata sentenza, una ricercata similitudine facciano altrettanto? […] Solo allora si può giudicare se più diletti una bussola ben tinta che una tela animata dal pennello d’Urbino. […] E non sarà questa riputata una grave improprietà, una intollerabile inverisimiglianza? […] Essi debbono corrispondere all’ampiezza della città a cui appartengono, e ridicola si renderebbe una bicocca se una mole elevasse degna d’una vasta città.
La beneficiata del Ricci del 31 gennaio 1837 si aprì con Il Matrimonio con la benda agli occhi con Pulcinella ciabattino, segretario ignorante e servitore in casa della miseria ; e quella del 17 febbraio del 1840, si chiuse con una pantomima, adorna di voli e trasformazioni, intitolata : Arlecchino bombardato ossia Il Gigante Para-Faragaramus. Forse invece di una vera e propria compagnia del Ricci, si trattava di compagnie scritturate, nelle quali poi egli aveva libertà di azione ? […] Il Ricci, poi agente teatrale, entrò in una certa agiatezza, sì che potè comprarsi al Ponte alla Badia una villa, detta delle Pagliole, ove morì di cholera, dicono per paura. Il numero dell’Arte di Mercoldì 9 agosto 1855 recava in terza pagina queste poche parole listate a nero e sormontate da una croce : L'artista comico per eccellenza, il conscienzioso ed esperto agente teatrale, attaccato jeri dal cholera, spirava questa mattina a ore 4 antimeridiane, fra il pianto dei suoi più cari e il lamento di tutti quelli che apprezzavano il di lui talento e le sue rare virtù.
Quando cadde dalla grazia di Luigi XII il marescial di Gié perseguitato da Anna di Brettagna regina-duchessa, fu egli motteggiato in una di tali farse. […] Intorno al medesimo tempo Baïf fece una commedia intitolata il Bravo, ch’é il Miles di Plauto, e La-Peruse una Medea d’infelice riuscita. […] Hardy ne scrisse più di seicento, e per lo più con vergognosa fertilità ne scarabocchiava una in otto giorni. […] Chiuse, com’essi, in una rappresentazione di poche ore i fatti di trent’anni, e restò al di sotto dell’istesso Tespi per non aver saputo separar il tragico dal comico. […] Fin d’allora cominciò ad allignare in Inghilterra un gusto più attivo, più energico che altrove, il quale ama a vedere più che a pensare, una propensione al grande, al terribile, al tetro, al malinconico più che agli amori, una vivacità in somma, una robustezza, un amor del complicato più che del semplice.
In Francia tirò una prodigiosa folla di spettatori. […] Conteneva la vita di Cristo dalla predicazione del Precursore sino alla Risurrezzione, e consisteva in una filza di scene indipendenti l’una dall’altra, senza divisione di atti, e si recitava in più giorni. […] Nel tragittar che fa, per consiglio di un’ eremita, i viandanti da una sponda all’altra di un fiume, porta sopra le spalle un bambino, il cui peso crescendo a dismisura in mezzo all’acqua, si avvede della propria debolezza, e ne stupisce. […] Nel 1486 s’impresse in Ulm una traduzione dell’Eunuco, e nel 1499 quella di tutte le commedie del comico Latino. […] Tre femmine nude erano le tre Dive: una ben robusta, pingue e di statura gigantesca figurava Giunone; Venere era dì una magrezza straordinaria; e Pallade si rappresentava da una nana, gobba e panciutaa.
In Francia tirò una prodigiosa folla di spettatori. […] Conteneva la vita di Cristo dalla predicazione del Precursore sino alla Resurrezione, e consisteva in una filza di scene indipendenti l’una dall’altra senza divisione di atti, e si recitava in più giorni. […] Nel tragittar che fa, per consiglio di un eremita, i viandanti da una sponda all’altra di un fiume, porta sopra le spalle un bambino, il cui peso crescendo a dismisura in mezzo all’acqua, si avvede della propria debolezza e ne stupisce. […] Nel 1486 s’impresse in Ulm una traduzione dell’Eunuco, e nel 1499 quella di tutte le commedie del comico latino. […] Tre femmine nude erano le tre dive: una ben robusta, pingue e di statura gigantesca figurava Giunone, Venere era di una magrezza straordinaria, e Pallade si rappresentava da una nana, gobba e panciuta73.
Dopo di avere scritto, da ragazzo, una tragicommedia, dopo di avere recitato in una compagnietta di dilettanti, della quale era anche direttore, partì di Bologna con certo Francesco Peli, ancor comico al tempo in cui Bartoli scriveva le sue Notizie. […] Lo stesso anno (1777), la moglie Teodora partì per Parigi con una figliuoletta di cinque anni. […] Egli non ebbe davvero a rimproverarsi quell’ozio che ha fatto e fa di certi comici una specie di vagabondi ignoranti. […] Al Cocomero v’è una Commediante che può piacer, e chiamanla la Zocchi. […] Ivi una crazia si paga a testa ; ed è facil capire ch’ella sia tutta roba senza grazia.
La flessibilità della persona era tale da non si dire : non camminava, scivolava ;… in ogni ripiegatura della vita, in ogni passo, in ogni torcimento di collo era una delicatezza di linee, una siffatta eleganza di contorni, da muover l’applauso del pubblico, senza che il suo labbro avesse profferito una sillaba. […] L’amicizia di quello, oltre all’aver formata una degna posizione al figlio Costantino, ispirò anche a un egregio uomo, il signor di Latouche, una specie di romanzo ingegnoso : Clemente XIV (Lorenzo Ganganelli) e Carlo Bertinazzi, corrispondenza inedita (Parigi, 1827). […] Dotato di una prontezza non comune, riusciva meglio d’ogni altro in qualunque impresa. […] Del Bertinazzi si racconta che recitò una sera davanti a due sole persone, conservando il suo buon umore, e non saltando nè una scena, nè un lazzo. […] Il quarto atto comincia con una scena di dispetti, fra Celio e Rosaura ; Scapino li riconcilia.
Amilcare Belotti salì meritamente in rinomanza per una inesauribile vena di comicità, per una singolare spontaneità, per una scorrevolezza e limpidezza di dizione più unica che rara. […] Forse al Belottino poteva rimproverarsi una cotal mancanza di finezza nelle mezze tinte, mancanza derivata anche dal fisico volgare ; ma in compenso : quale esuberanza di vita ! […] Figurati, anche jer l’altro venne David Chiossone a Torino per parlarmi d’una direzione a Genova : e lo mandai via colla comminatoria che se me ne riparla lo morsico. […] In una scena nella quale sorprendeva una conversazione intima, disse ai due innamorati confusi : continuinino. Questo lusso di ni nell’imperativo plurale del verbo continuare suscitò una fragorosa risata e un vivissimo applauso.
Traspare in Prometeo una grandezza di animo che nelle disgrazie lo rende degno di rispetto. […] La sua magnanimità sveglia nello spettatore una sublime idea del nobile suo carattere. […] Eschilo in questa favola trasgredì le regole del verisimile, coll’esporre una parte dell’azione nel tempio di Apollo in Delfo, e un’altra in Atene. […] Noi siamo persuasi che, dopo di essersi la mente preparata co’ saldi invariabili principii della Ragion Poetica ed avverati con una sana filosofia, con una paziente critica lettura e con una lunga esperienza del teatro, il cuore solo è quello che decide dei drammi e senza ingannarsi ne conosce e addita le bellezze. […] In fatti alcuni tragici che si dedicarono a ritoccarne più d’una, ne riportarono sovente la corona teatrale.
Conclusione [Concl.1] Moltissime altre cose ci sarebbono state da aggiugnere in una materia, come è la presente, composta di tante parti; ciascuna importante per sé, ampia, nobilissima. […] E tanto pur dee bastare perché, col favore di qualche principe virtuoso, possa forse anche un giorno risalire nell’antico suo pregio una scenica rappresentazione che per più riguardi meriterebbe di aver luogo tra’ pensieri di coloro che sono preposti al governo delle cose. Vedrebbesi allora un bello e magnifico teatro essere un luogo destinato non a ricevere una tumultuosa assemblea, ma una solenne udienza dove potriano sedere gli Addisoni, i Dryden, i Dacier, i Muratori, i Gravina, i Marcelli. Che già non avrebbono più ragione di dire esser l’opera una composizione sconnessa, mostruosa e grottesca; ma per lo contrario ravviserebbono in essa una viva immagine della greca tragedia, in cui l’architettura, la poesia, la musica, la danza e l’apparato della scena si riunivano a crear la illusione, quella possente sovrana dell’uomo, e in cui di mille piaceri se ne formava uno solo ed unico al mondo59. […] Da somiglianti saggi, che danno corpo alle idee e le pongono meglio in luce, potrà anche ognuno recarne un più fondato giudizio: vedere se elle sono praticabili o no; e se io non fo per avventura come colui il quale, dopo date le più belle regole del mondo sulla tattica, non sapeva poi far fare a diritta a una picciola mano di moschettieri.
A dieci anni, quando i parenti si trovavan con Benferreri al Tordinona di Roma, esordì con molto successo in una piccola parte di pulcinellino : poi seguì i parenti in Sicilia, passando in mezzo alle tribolazioni di ogni specie pel lungo periodo di otto anni. […] Egli fu attore di una verità e spontaneità maravigliosa. Avea fatto mezza la parte all’apparire in scena, (in arte lo chiamavano buzzo, a causa della sua splendida pancia) l’altra metà la faceva, dicendola, con una semplicità di mezzi sorprendente. […] Il primo, recatosi una sera dopo il suo lungo esilio, al Carignano, ove recitava la Compagnia Reale, e richiesto del parer suo su di essa, rispose : « È senza dubbio una compagnia composta di ottimi attori ; ma sembra a me che fra essi molti declamino, e due soli veramente parlino ; cioè Cesare Dondini e la Romagnoli. » Ed Ernesto Rossi (op. cit. […] Forse aveva un difetto : la sua natura emergeva troppo nei caratteri da lui rappresentati ; ma era una natura così simpatica, omogenea, che dal critico poteva esser perdonato il vederla spesso riprodotta.
Una disgrazia per me, e una fortuna pei miei lettori. […] Ha per sè molte cose : la giovinezza intanto…. e una gran passione per camminare. […] Le sue lettere dicon questo spesso, che recitare è per lei una gran gioja, ma è anche un martirio. […] finalmente : Irma Gramatica, intellettuale, colta, riuscì a comprendere il vero e, nell’ estrinsecazione di questo, rivelò tutte le virtù in un solo difetto che non cessa tuttavia di essere un pregio, nell’ esuberanza della passione ; riusci, affrontando ardue battaglie, a crearsi da sè senza eclettismi o plagi, senza emulazioni grette e fatali, studiando i proprj mezzi non in correlazione con quelli degli altri, ma accontentandosi di tradurli in atto equilibrandosi e interpretando ciò che è consentaneo alla sua tempra nervosa d’artista, al suo carattere di moderna, in una parola alle convulsioni della sua anima. […] Pel futuro triennio, a cominciare dal ’900, si è unita con Talli e Calabresi in società, durante la quale giova credere ch’ella non sarà più una speranza e una promessa, ma una realtà.
Nel fare da vecchio in una scena, e in un’altra da giovine, senza mutar personaggio ; anzi, spesse volte, queste mutazioni succedono in una scena medesima ; perocchè la comincia tremante, e piegato col capo a terra, e la finisce ritto, ritto sulla persona. […] Se pare, l’Impresario, vestito all’ eroica il Re di Coppe, costui pare una figura de' Tarrocchi, e quando sono fuori tutti e due, non si può dare di meglio. Uno, che nel Foro Romana parla da Dottore, l’altro che urla, senza poter mai piegare quella voce da bufalo, formano una coppia galante da far ridere anche quando si ammazzano. […] Con coloro, chi grida più ha più merito, e dove trovare tra i comici una voce da stali e premi più sonora di quella ? […] Le scene di gelosia, che tratto tratto nascevano tra di loro, erano delle più bizzarre ch' uscir possano da una poetica fantasia.
Esordì in una Compagnia di niun valore, dalla quale dovè uscire per disperazione. […] Morì d’aneurisma il 1838 in una locanda, ove s’era fermato col figlio maggiore per riposarsi la notte. […] mo Gran Ducca con una Compagnia Principallissima fata per honesto passatempo delli jll. […] In una lettera da Mantova (15 gennaio 1611) del Cecchini sono i ringraziamenti a Cosimo II per una medaglia con catena, portante il nome e il ritratto di esso Granduca, e per una pomposissima veste di che la Serenissima Arciduchessa si è compiacciuta di ornar la moglie Flaminia. […] » Era una specie di attore-omnibus, di Giove onnipotente, il quale voleva torreggiar su tutti.
Mise in iscena il 1765 una sua commedia, parte scritta, parte a soggetto, intitolata : Chi la fa l’aspetta, ossia I due fratelli veneziani perseguitati dalla calunnia e resi felici dalla magia, che « travagliata – dice Fr. […] Figlia del precedente e moglie di Carlo Serramondi, Innamorato di buon nome, che dopo due mesi di vedovanza passò a seconde nozze con una figlia di Marco Fiorio veronese, fu educata dal padre nell’arte scenica, in cui divenne pregiata artista per le parti di serva. Dopo di aver recitato la primavera del 1779 in Genova, recavasi col marito a Verona, scritturati da Maddalena Battaglia, quando, presso Voghera, datisi i cavalli del legno alla fuga, ella vinta dalla paura, balzò a terra, fratturandosi una gamba, e lasciando quivi dopo alcuni giorni la vita. […] In una lettera del 1764 da Parigi a Stefano Sciugliaga, il Goldoni, alludendo alla distribuzione delle tre Zelinde, e precisamente a Tognina, la cameriera di Barbara, dice che se la Catrolli non volesse fare la seconda serva che è nella seconda e nella terza commedia, « si potrebbe far supplire ad una ballerina, o alla figlia della signora Rosa. »
Traspare in Prometeo una grandezza d’animo che nelle disgrazie lo rende degno di rispetto. […] Due amori, due confidenze, due dichiarazioni d’amore l’una accanto all’altra. […] L’oracolo che comanda un sacrificio di una vergine illustre perchè gli Ateniesi possano trionfar degli Argivi, apporta una rivoluzione interessante, facendo ricadere gli Eraclidi in una penosissima incertezza, non essendo nè onesto nè sperabile che qualche illustre Ateniese s’induca in favore di persone straniere a versare il sangue di una propria figlia. […] Sembra una figura che siamo solite di rappresentare ne’ nostri ricami. […] Havvi nell’atto quarto una scena totalmente comica trall’infelice Penteo già fuor di senno vestito come una baccante e Bacco che glì va rassettando la veste e l’acconciatura.
E già non è da dubitare che grandissimo diletto non dovesse altrui porgere una tale rappresentazione; siccome quella che nella unità del soggetto una varietà comprendeva presso che infinita d’intrattenimenti. […] Fu adunque forza, non potendo gl’impresari reggere a tante spese, pigliare nuovi provvedimenti e partiti; onde da una banda si venisse a risparmiare quanto profondere doveasi dall’altra. […] Alla tanta pompa e varietà delle decorazioni, a cui erano avvezzi gli spettatori, si credette supplire con una regolarità maggiore nel dramma, cogli artifizi della poesia, co’ vezzi di una più raffinata musica. E tal credenza radicò più che mai, quando l’una di queste arti tornata alla imitazione degli antichi nostri autori ed arricchitasi l’altra di nuovi ornamenti, condotte si stimarono assai vicine alla perfezione. […] Né mancherebbono altri simili argomenti di una eguale convenienza e fecondità.
Fosse a caso la mia descrizione condita di motti satirici, d’ironie pungenti, di dileggi, che indichino una depravazione di gusto? […] Lampillas, altrimenti l’avrebbe posto alla vista, e ripetuto al suo solito più di una volta. […] Niuna offesa parmi che ne ridondi al gusto, se si osserva che esse possono essere una specie di asilo della male intesa libertà del volgo. […] Riparò in gran parte a tali sconcezze il Magistrato di Madrid, e troncò la radice de’ partiti, formando di ambe le Compagnie una sola Cassa comune. […] Dall’altra parte come poi avrei potuto salvarmi da’ giusti rimproveri degli abitatori di Madrid al vedere falsamente riferita una cosa materiale esposta alla vista di ognuno?
Sposatasi all’ Internari, e lasciato la Pellandi il teatro, essa fu con Luigi Vestri prima donna assoluta, affermando la sua sovranità nell’arte dell’età sua ; e mortole il marito nel ’25, si mise a capo di una compagnia che accolse in vario tempo i migliori artisti. […] Gervasio, ove una pietra bianca porta il semplice nome di Carolina Internari. […] Musa, sposa, madre, proteggi dal tuo soggiorno ove non si muore più, un’ artista, una sposa, una madre ! […] All’anima vigorosa d’artista ne congiungeva l’Internari una squisitissima di donna. Da una nota del figliuolo Giovanni sappiamo che mantenne per oltre dieci anni e fino alla morte di lei (’35 o ’36) una povera vecchierella per nome Annina, che le era stata raccomandata da persona di sua famiglia.
Tra quelle eran da notarsi più specialmente la Serva amorosa, la Serva vendicativa, la Locandiera e altre del Goldoni : in queste, così in dialetto come in italiano, dotata di una rara spontaneità di eloquio, non solamente secondava mirabilmente le maschere e gli attori serj, ma spesso con una replica, con un monosillabo, con una occhiata, rubava loro l’applauso, dacchè Maddalena Gallina seppe di ogni piccolissima parte creare un tipo. […] Dopo un solo triennio si ritirò in una sua villa, presso Cremona, ove morì nel 1817.
Ogni uomo ha il suo carattere può dirsi che sia piuttosto una raccolta di ritratti che una commedia ben tessuta. […] Lo storico Guglielmo Abington pubblicò una tragicommedia. […] Scrisse commedie e tragedie ed anche una specie di opera intitolata la Caduta dell’uomo nella quale pose in azione il Paradiso perduto. […] Il di lui Avaro è una traduzione ampliata della commedia francese, in cui Shadwell non trovava azione sufficiente per le scene inglesi. […] Nell’atto V della medesima commedia dice un cavaliere dissoluto a una dama: “Grande era in me l’appetito delle vostre bellezze, ma grande altresì il timore che mi cagionava la vostra riputazione.
Sposatasi il '73 a Giuseppe Pietriboni, ne fu anche la prima attrice assoluta, sino al dì della sua morte, avvenuta a Torino per carcinoma il 21 febbraio del '92 ; e in codesti diciannove anni fu l’anima della Compagnia, nella quale recò tanto di bontà, di grazia, di gentilezza, che non vi fu, credo, compagno d’ arte che a lei non fosse come me affezionato e devoto, e come me non piangesse la sua morte sì come quella di una buona amica, di una sorella. […] Non grande artista, era veramente una grandissima attrice : alla mancanza del temperamento che non le concedeva lo scatto inatteso, geniale che suscita gli entusiasmi, suppliva con una forza di volontà singolare, accogliendo sommessa i consigli, gl’ insegnamenti assimilandosi, e le parti più disparate analizzando, sminuzzando con tal cura affettuosa, da acquistarsi la benevolenza e l’ammirazione de' pubblici più severi. Creò, prima attrice e capocomica, una infinità di parti, fra le quali primeggiavan la Pia del Cantico de' Cantici, la Maja de' Fourchambault, la Madre de' Borghesi di Pontarcy, la Beatrice del Marito amante della moglie.
Restò con lei fino all’ '85, e fu i primi due anni e mezzo nell’ America del Sud e nella Centrale, ove si formò il repertorio, e ove mostrò subito una singolare signorilità di recitazione e di modi, da ogni pubblico ammirato e festeggiato. […] Dopo la società con Paladini, ne formò una con Reinach, della quale era prima attrice Virginia Reiter, creando poi la famosa Compagnia comica Talli-Sichel-Tovagliari, una delle più fortunate del nostro tempo, sì per la novità e originalità del repertorio, sì per la spigliatezza e l’affiatamento. […] Oreste Calabresi diverrà capocomico solo, e avventurerà al gran pubblico una giovine promessa : Elisa Severi ; la Gramatica diverrà capocomica sola, e scritturerà primo attore e direttore Flavio Andò ; Virgilio Talli farà una compagnia col proposito fermo di toglier di mezzo tutte quelle piccole convenzioni di palcoscenico, che tendono ad infrenare il libero corso dell’arte, e principale quella dei ruoli.
Tanto può dunque in voi una soave, ma traditrice parola, una mentita belleza, un modo lusinghiero, un atto astuto, un’arte di Circe, una frode amorosa, una rete incantata, un feminil inganno, un laccio dannoso, un ciglio bugiardo, un animo finto, un cuor simulato, una fede mendace, un ghigno fraudolente, una breve stilla di pianto, un sospir tronco, un leggiero toccar di mano, un molle bacio, pieno d’insidie, una grata ma perfida accoglienza, uno sdegno lieve artificioso, una repulsa pietosamente cruda, una pace piena di guerra, e finalmente un vaso colmo di menzogne e di tradimenti ? […] Presuponete uoi, che egli me ne desse una a suo modo ? […] Il medesimo ui andarebbe anco, o poco meno, chi uolesse far di nouo apposta, tutti gl’ habiti da recitare una comedia, o anco una cosa pastorale. […] et non è male per uariare, legarne ad alcuni pastori sopra una spalla sola. Habbia poi alcuno d’ essi un fiaschetto, o una scodella di qualche bel legno a cintola, altri un Zaino legato sopra una spalla, che gli penda sotto l’opposito fianco.
Fu per un triennio primo attore con Romualdo Mascherpa ; formò con Ferdinando Pelzet una società che durò tre anni ; tornò col Mascherpa il 1835. Condusse poi un’ottima compagnia di cui era prima attrice la Carolina Internari ; fu il ’40-’41-’42 a Napoli colla Società di Alberti, Monti e Prepiani ; e formò per proprio conto e per un quadriennio due compagnie, che ridusse poi dopo due anni di mala fortuna a una sola. […] Colla interpretazione particolareggiata, sminuzzata, egli incideva i pensieri più riposti di una parte. […] Non una commedia era da lui restituita senza che l’accompagnasser le più chiare e minute ragioni che ne avean determinata la restituzione. […] Quasi a tutte le parole egli dà una maliziosa interpretazione.
In età di otto anni fece una commedia. […] L’idea di rappresentar gli affetti di una madre in Merope fu più di una volta felicemente eseguita. […] Ma sia pure ciò una vera tirannia, udendolo da un traditore a lei noto, se ne dovea spaventare una donna forte ? […] L’userebbero in una elegante e grave tragedia ? […] In una lettera scritta da Vienna nel 1759 a m.
Mi lasciai condurre, e arrivammo tosto in una abitazione, quale io aveva immaginato. Era una immensa camera al pian terreno, che serviva a un tempo di cucina, di salotto da pranzo e di camera da letto. […] Una sola candela ficcata nel collo di una bottiglia rotta rischiarava a mala pena lo stanzone ; e come non v’eran smoccolatoj, la brutta Bassi ne faceva le veci adoperando l’indice e il pollice e asciugandosi poi senza cerimonie le dita sulla tovaglia, dopo di aver gettato per terra la moccolaja. […] La Compagnia era composta di 14 persone, compresa la famiglia Bassi, marito, moglie e una figlia di 13 in 14 anni ; e il più delle volte s’introitavano tre o quattro fiorini, non bastanti nè per l’orchestra, nè per l’illuminazione, per quanto, come si può credere, modestissime. Nulla sappiamo degli attori, se non che di una servetta strasburghese e di un arlecchino, il suo amante, intorno ai quali i alla famiglia Bassi è nello stesso Casanova la descrizione di un’orgia schifosa al segno da far arrossire il più spregiudicato uomo del mondo.
Perduta questi la vista, tentò la Cesira la via dell’ arte, scritturandosi amorosa in una compagnia di poco conto, e tanto vi riuscì, che il 1847 entrò prima attrice giovane in quella di Colomberti, Internari e Fumagalli. […] [PAGE 153 MANQUANTE] l’importanza di una dizione drammatica, accentuata e vibrata nel canto, e rivelandole poi i misteri della Commedia improvvisa, nella quale essa fece in breve sorprendenti progressi. […] Così il Kurz nel preavviso di tal commedia raccomandò la moglie all’ indulgenza del pubblico : « La signora Teresa Kurzin si mostrerà maestrevolmente in tutti quei caratteri che una perfetta attrice è capace di rendere. […] III, pag. 144), accenna a Teresina Morelli, che chiama bella e fiorente ; e dice che il Kurz diede una splendida prova del suo magistero, trasformando in soli tre anni una inesperta ballerina in una delle più grandi Colombine tedesche.
Nata a Torino, recitò coi genitori parti di bambina, poi fu lasciata per la sua istruzione a Trieste presso una famiglia di amici. […] Il giurì drammatico di Milano le conferì il premiò di primo grado e con ragione ; poichè l’Emilia era tra le giovani una delle più forti promesse. […] Nell’ ’84-’85-’86 venne al marito la malaugurata idea di condurre una Compagnia, della quale ella fu la prima attrice. […] mo Padrone di una lettera di raccomandatione al S. […] le legato di Bologna per una mia lite.
E qual diversità, per altro, non si dovrebbe egli trovare tra una sinfonia ed un’altra? […] E forse non disconverrebbe che una tale usanza si facesse più comune ancora ch’ella non è. […] E già non pochi debbono essere stati più di una volta offesi a quel subito passaggio che si suol fare da un recitativo liscio et andante ad una ornatissima arietta, lavorata con tutti i raffinamenti dell’arte. […] Una delle più care usanze al dì d’oggi, sicura di levare nel teatro il maggior plauso collo più strepitoso batter di mani, è il far prova in un’aria di una voce e di un oboe, di una voce e di una tromba; e far tra loro seguire con varie botte e risposte una gara senza fine e quasi un duello sino all’ultimo fiato. […] Non è però che una qualche immagine di verità non si scorga anche a’ di nostri nella musica.
La commedia termina con una gran cena. […] Te ne additerò una bella, cioè quella di un legno ed una corda, impiccandoti. […] Bisognerà calare in una palude profonda. […] Un cane avea bevuto una gran’quantità d’olio in una casa. […] Eravi in Atene una razza di umane arpie che sulle accuse e le denunzie si era fatta una rendita certa.
Ma basta egli che piaccia una cosa, perché debba essere accolta ed applaudita? […] Platone paragona una vita menata in mezzo a’ disordini ad una melodia ove entrasse alla rinfusa ogni maniera di ritmo. […] Mi sarebbe lecito di avventurare una riflessione intorno ad una condotta così singolare? […] E siccome giusta l’osservazione de’ veri filosofi il canto in ogni lingua debbe essere sì vario come lo è l’accento naturale, (poiché altrimenti ciò ch’esprimerebbe bene una passione in una lingua, la esprimerebbe male in un’altra) così io soggiungo che codesti suoni debbono essere conformi a quelli di cui abbonda il linguaggio della nazione. […] Quindi io ritorno ai mezzi che la musica adopera per imitare, e dopo averli esaminati separatamente, osservo come tutti insieme concorrono a formare una buona imitazione.
Nel seguente regno di Elisabetta s’introdusse nella corte una compagnia francese ed un’ opera musicale seria italiana. […] Le arti, le scienze, un commercio fiorente, una forza marittima, una superiorità d’armi sul possessore di Costantinopoli, la Crimea aggiunta alle Russie, Oczakow ricuperato, un codice degno della miglior filosofia, rendono il regno di Caterina II e la Russia oggetto di ammirazione all’Europa. […] Bello è vedere ciò che fanno nelle colte nazioni gli attori distinti; ma una scrupolosa imitazione osta al disviluppo del genio e ne deprime le forze. […] Le opere serie si rappresentano in quella corte imperiale circa venti volte l’anno, ma se ne compone una sola in ogni anno, cambiandovisi soltanto dieci o dodici volte i balli. […] Il palco scenario è lungo circa 72 piedi parigini; il resto del teatro che è una specie di ellissi, ha la lunghezza di 103 piedi.
Meritava al certo le cure di sì valorosi antiquarii una nazione che avea dominato in Italia prima de’ Romani e de’ Galli, che fiorì prima della stessa Grecia (Nota I), e che colla lingua, i riti, le arti e le usanze tanto contribuì all’origine e alla coltura dell’antica Roma. […] Ammiravasi in Populonia la famosa statua di Giove fatta tutta di una vite che si conservò lungamente senza veruna macchia9. Mostrasi in Volterra una statua marmorea di Marte e molte urne di alabastro con grande artificio istoriate, nelle quali veggonsi incisi caratteri Etruschi, come ancora una statua di donna vestita con un fanciullino fasciato nelle braccia. […] L’Auditore Giambatista Passeri nel 1771 l’illustrò con una dissertazione latina10. […] Giusta l’usanza religiosa da questa tenuta Roma nascente volle descrivere il circuito delle proprie mura per mezzo di un solco fatto coll’ aratro tirato da un toro e da una vacca13.
Veramente le condizioni di Giovanna Casanova non eran da compararsi a quelle de’colleghi : e per quanto la posizione artistica de’ suoi figli a Dresda, e i ricordi del suo brillante passato le avesser fatta una vita di agiatezze, non dimenticò mai l’indole e le consuetudini della commediante. […] Egli dice : Ha più di quarant’anni ; una figura colossale, una faccia di vecchia, nonostante la magia della truccatura. […] Tra le farse rappresentate sul teatro di Varsavia nel 1748, ne troviamo una : Le contese di Mestre e Malghera per il trono, o scritta o rimaneggiata dalla Casanova, con musica dell’Appolloni. […] Madre di due pittori di grido, è assai probabile ch’ella fosse da uno di essi serbata ai posteri in una immagine che ne offerisse i tratti caratteristici, e soprattutto togliesse ogni dubbio sulla maggiore o minor sua bellezza, sulla quale i pareri furon diversi, come abbiam visto nell’anonimo critico tedesco, e come vediamo in Carlo Goldoni, che chiama la Zanetta (Mem. […] XXXV) una vedova leggiadrissima e bravissima, aggiungendo al proposito della partenza di lei per la Russia (ivi, XXXVII), che la perdita più considerevole della compagnia fu quella della vedova Casanova.
Potrebbe dirsi che negl’informi cori de’ Villani dell’Attica, i quali nelle vendemmie cantando saltarono su per gli otri e s’imbrattarono di feccia, si rinvenga l’origine di una maschera ridicola. […] Ora chi direbbe che l’autore dell’Eumenidi avesse inventata una maschera per far ridere ? Essa allora ben lontana dal servire alla buffoneria, accoppiò al modo di trasformar l’attore una diligente imitazione de’ volti, de’ vestimenti e delle divise usate da’ personaggi tratti dalla storia, dalle poesie Omeriche, e dalla teologia. […] Fu perciò necessario che quella grande maschera di tutto il capo che portava la voce in gran distanza, fosse accompagnata dal rimanente del vestito in guisa che ingrossando l’attore e facendone una figura gigantesca lo rendesse visibile agli ultimi spettatori. […] Di questa maschera fanno parimente menzione Polluce, e Boindin in una memoria consegnata all’Accademia delle Belle Lettere di Parigi, e Metastasio nel capitolo V dell’Estratto della Poetica di Aristotile.
Da un giornale di viaggi del 1740 si vede come fosser gli artisti alloggiati in Varsavia : Bernardo, Isabella e il ballerino Alessandro Vulcani aveano tre camere, fra le quali una grande per le prove. Le coppie Franceschini e Bertoldi, il capo, due ciascuno ; gli altri, fra cui un nuovo venuto dottore Nicoletto Articchio una per ciascuno ; e una camera vi fu per due servitori e per la guardaroba. Quel « nuovo venuto dottore » entrò nell’epoca in cui oltre al rinforzo de’nuovi elementi scritturati dal Bertoldi, la Compagnia si accrebbe di una importante artista, la Rosa Grassi, Colombina. […] È ben vero che il Conte di Brühl, primo ministro di Corte, sostituito al Sulkowsky, proprio quando arrivarono i comici italiani a Dresda, accordò loro ogni suo favore, accogliendo di quando in quando istanze per sussidj ; ma ciò non bastava a procacciar loro una vita tranquilla….
Aristocratico e barabba, amoroso e tiranno, vecchio e giovane, cantante, marionetta, pagliaccio : tutto ei tentò e tutto eseguì con una vita, con una accuratezza, con una passione, con una slancio incredibili. Entrò in una gabbia di leoni del circo Bidel, fu istruttore drammatico dei matti alla Senavra, ed è astemio.
Paolo Ferrari, Leone Fortis, Felice Cavallotti lodaron l’artista valorosa : e Marco Praga le dedicò un articolo nel Secolo xix , chiamandola addirittura una grande attrice che spunta. » La giunonica dovizia delle forme, una fine intelligenza, e una non comune intuizione artistica, la innalzaron subito al ruolo di prima attrice nel quale esordì a Venezia in Compagnia Favi, diventando di punto in bianco una fra le più reputate artiste giovani, specialmente per la interpretazione gagliarda e inattesa della Trilogia di Dorina, commedia di Gerolamo Rovetta, la cui fiorente esistenza è a lei dovuta in gran parte.
Rappresentasse una serva o una regina, una contadina o una dama, vestiva sempre il personaggio con tale spontaneità e con tal verità che potè esser sempre annoverata fra le più forti attrici d’Italia.
«Due amori, due confidenze, due dichiarazioni d’amore l’una accanto al l’altra.» […] Quello del l’atto terzo mi sembra il più patetico, ed il Dolce ne ha fatto una troppo libera imitazione. […] L’oracolo che comanda un sacrifizio di una vergine illustre, perchè gli Ateniesi possano trionfar degli Argivi, apporta una rivoluzione interessante, facendo ricadere gli Eraclidi in una penosissima incertezza, non essendo nè onesto nè sperabile che qualche illustre Ateniese s’induca in favore di persone straniere a versare il sangue di una propria figlia. […] Sembra una figura che si suole rappresentare ne’ nostri ricami. […] Havvi nel l’atto IV una scena totalmente comica trall’infelice Penteo già fuor di senno vestito come una baccante, e Bacco che gli va rassettando la veste e l’acconciatura.
Fin da giovinetto mostrò inclinazione grandissima all’arte, non solo come attore, ma come autore ; e una volta che il maestro gli strappò di mano e lacerò una sua commediola, egli, furibondo, gli scaraventò in faccia il calamaio. […] A Milano si rappresentava una commedia tradotta dal francese, Il ritratto del Duca. Si trattava, in una scena, di riconoscere se un ritratto era quello del sovrano ; ed egli : « è lui, è lui. […] Le più facili in apparenza, quali reputansi comunemente quelle in cui il ridicolo è una conseguenza d’inflessione, di stordimento, di goffaggine, di spensieratezza, d’imprudenza, di affettazione, di smorfiosa galanteria, di pusillanime irresoluzione, di avventata spavalderia, etc. etc. ; quelle in somma che ritraggono i tanto diversi sconcerti e difetti naturali od abituali di testa, coi quali possono considerarsi o no congiunte le buone e fin le grandi qualità di cuore. […] Avviene di esse, quel che de’felici grotteschi della pittura : basta conoscer il disegno per delineare un volto regolare ; ma per fare una caricatura perfetta, bisogna esser Grandville.
Ciò che solo con certezza si deduce dalle di lui parole, si è, che quel componimento fu una tragedia. […] Modesto Polentone ne fè una traduzione Italiana, intitolandola Catinia da Catinio protagonista della favola, e pubblicolla in Trento nel 1472. […] La scena dell’atto I dovea rappresentare una campagna a piè di un monte con una fonte, presso di cui era Aristeo: … appresso a questa fonte Non son venuti in questa mane armenti, Ma ben sentii mugghiar là dietro al monte. […] Vuolsi però avvertire, che noi ne parliamo soltanto come una festa stupenda, e non già come componimento drammatico, nè come una specie di opera in musica. […] del Fontanini; e solo fa menzione di una terza del 1513 di Venezia, ed a questa seguì la quarta fatta nella medesima città nel 1518.
Figlio di un industriale milanese, fu educato al commercio in un collegio di Zurigo, dal quale uscito, s’impiegò presso una reputata Ditta tedesca in Lione. Colto, dopo un anno, dall’ardente febbre dell’arte, si diede alle scene, nonostante il formale divieto de’parenti, recitando di punto in bianco parti di primo attor giovine in una compagnia, in cui si trovò spesso a lottar colla fame, e da cui uscì pien di debiti e col solo abito che aveva in dosso per chiedere un rifugio alla famiglia. […] Fu il ’91 con Drago, il ’92 con Pietriboni, e ’l 93 con Angelo Diligenti, col quale cominciò ad assumere il ruolo di primo attore assoluto che conservò poi degnamente sino a oggi, passando da una Società con Belli-Blanes e Parrini, nelle compagnie Boetti Valvassura prima e Marchi e soci dopo, per passar poi in quella di Emanuel. Ma una malattia fierissima lo colse e lo allontanò dalle scene, alle quali è tornato oggi dopo un anno, salutato con gioia sincera dai compagni d’arte e dal pubblico.
Il secondo parto fu d’una figliuola, tenuta dal Seren. […] Il quarto parto fu di una figliuola, tenuta dalla Sereniss. […] » Di un Dottor Violone è fatto cenno in una lettera di Ludovico Bevilacqua al Duca di Modena con data di Ferrara 9 aprile 1664, come di attore il quale, ben lontano dall’aver la pietà e modestia del Chiesa, per certi livori ch’egli ebbe con la Marzia Fiala, moglie del Capitano Sbranaleoni, capocomico, mancò a’suoi impegni scritturandosi con una Marchetta, e allegando con atto di perfidia, pretesi contratti antecedenti con un Cavaliere.
Quattordicenne appena, dava già, secondo il Bartoli, certa speranza di riuscire una pregevole attrice, unendo una rara bellezza ad una abilità singolare. […] In pochissimi anni il capitale fu distrutto, e il Riva, morto a Trieste nel 1822 di apoplessia fulminante, lasciò un gran cumulo di debiti fatti nel nome di Gaetana, la quale ridottasi al verde, avrebbe finito nella più squallida delle miserie, se una parente del marito, la celebre Bertinotti, non l’avesse ricoverata presso di sè e degnamente mantenuta fino alla sua morte che avvenne in Modena verso il 1830.
Il di lei spirito, le grazie, la civetteria decente e gastigata, una profonda conoscenza del carattere della sua parte, e tutto ciò unito ad una figura non alta ma proporzionata perfettamente, congiunta ad un bel volto adorno da due occhi nerissimi pieni di malizia, e ad una voce, benchè un poco nasale, gratissima all’orecchio : tutte queste belle doti la rendevano la favorita del Pubblico. Non si creda però che il Lipparini s’illudesse sul merito della moglie : egli se ne serviva in caso di bisogno anche come Prima Donna, ma non dimenticava che questa è il vero pernio di una Compagnia…. » Livini Ferdinando.
., II, 110 : Mar[illisible chars], il Brighella della Compagnia, era maritato : sua [illisible chars], la quale era stata ballerima da corda al pari di lui, era una giovine veneziana molto bella ed [illisible chars], poema di spirico e di talenti, e mostrava felici disposiricai per la commedia : ella aveva abbandonato suo marito per giovanile inconsideraterra, e venne a riunirsi con lui dopo tre anni, preadendo l’impiego di serva nella Compagnia di Medebach sotto il nome di [illisible chars]. […] Presi cura della sua persona, e composi una commedia per la sua prima sperienan. […] Corallina fu estremamente applaudita, ma divenne tosto una rivale formidabile per madama Medebach. […] III, pag. 76) : Non nego che molto non abbia contribuito all’ ottima riuscita di tal commedia il merito personale di quell’ eccellente attrice, che sostenne mirabilmente il personaggio di Corallina ; ma appunto conoscendo io dove potea fare maggior risalto la di lei abilità, ho procurato vestirla d’una prontezza di spirito, che a lei suol essere famigliare, e mi è riuscito l’effetto, a misura dell’intenzione. Recatasi col marito nella Compagnia Battaglia, rimase tuttavia, benchè in là con gli anni, quella celebre Corallina che fu nella sua fresca giovinezza, e le lodi — dice il Bartoli — che a lei si dànno in alcuni moderni romanzi sono degne di lei ; ma meglio sarebbero state in una storia vera, di quello che figurano in mezzo alle favole.
Ammiravasi in Populonia la famosa statua di Giove fatta tutta di una vite che si conservò lungamente senza veruna macchiaa. Mostrasi in Volterra una statua marmorea di Marte e molte urne di alabastro con grande artificio istoriate, nelle quali veggonsi incisi caratteri Etruschi, come ancora una statua di donna vestita con un fanciullino fasciato nelle braccia. […] L’Auditore Giambattista Passeri nel 1771 l’illustrò con una dissertazione latinaa. […] Da più periti antiquarii vengono con particolarità rammentati e tenuti per Etruschi Admone, cui si attribuisce l’Ercole bibace, una delle più prezìose gemme Etrusche, ed Apollodoto, di cui si ammira una gemma colla testa di Minerva incisa a punta di diamante, ed un’ altra rappresentante Otriade del Museo dell’ab. […] Giusta l’usanza religiosa che questa teneva, Roma nascente volle descrivere il circuito delle proprie mura per mezzo di un solco fatto coll’aratro tirato da un toro ed una vaccaa.
Non così i moderni che hanno piccioli teatri, e non ricorsero alle maschere se non per muovere il riso con una figura caricata. […] Le maschere moderne coprono il solo volto, e talvolta non interamente; e le antiche coprivano tutto il capo; e può additarsi come una rarità l’unica mezza mascheretta simile a quella che oggi noi adopriamo nelle feste di ballo, la quale si vede nella Tavola XXXV del IV volume delle Pitture di Ercolano sulla testa di una figura di donna che dimostra che stà cantando. […] Ma poi i moderni stessi sono caduti in un assurdo peggiore col frammischiare con gli attori scoperti quegli altri mascherati, cioè i quattro poveri vergognosi perpetui, il Pantalone, il Brighella, l’Arlecchino, il Dottore che si coprono di una faccia di cartone o di cuojo dipinta e invernicata a. Gli antichi finalmente accompagnavano la maschera della testa con tutto il vestito, in tutti gli attori accomodandolo alla nazione, al carattere, al tempo; e non commettevano l’error grossolano di vestirne una parte alla moda corrente, e di abbagliare il rimanente alla foggia de’ contemporanei di Agamennone, o di Giano. […] Lo stesso assurdo si nota nel teatro spagnuolo, nel quale il Vejete ha una mascheretta, e si frammischia con gli altri attori non mascherati.
Non così i moderni che hanno piccioli teatri, e non ricorsero alle maschere se non per muovere il riso con una figura caricata. […] Le maschere moderne cuoprono il solo volto e talvolta non interamente; e le antiche coprivano tutto il capo; e può additarsi come una rarità l’unica mezza mascheretta, simile a quella che oggi noi adopriamo nelle feste di ballo, la quale si vede nella Tavola XXXV del IV volume delle Pitture di Ercolano sulla testa di una figura di donna che dimostra di star cantando. […] Ma poi i moderni stessi sono caduti in un assurdo peggiore col frammischiare con gli attori scoperti quegli altri mascherati, cioè i quattro poveri vergognosi perpetui, il Pantalone, il Brighella, l’ Arlecchino, il Dottore, che si coprono di una faccia di cartone o di cuojo dipinta e invernicata129. Gli antichi finalmente accompagnavano la maschera della testa con tutto il vestito, in tutti gli attori accomodandolo alla nazione, al carattere, al tempo; e non commettevano l’error grossolano di vestirne una parte alla moda corrente, e di abbigliare il rimanente alla foggia de’ contemporanei di Agamennone o di Giano. […] Lo stesso assurdo si nota nel teatro Spagnuolo, nel quale il Vejete ha una mascheretta e si frammischia con gli altri attori non mascherati.
Un sol verso, una sola parola gli basta alle volte per far capire ogni cosa. […] [17] Alle volte è una serie di riflessioni che nascono spontaneamente in una persona incalzata da quanto ha di più vivo il dolore. […] Appena in cento si troverà un’aria che non rappresenti una situazione che non isviluppi un carattere, che non esibisca una varia modificazione di affetto. […] Il riflesso sulle caducità umane, che riducono talvolta una gran principessa ad uno stato peggior di quello d una schiava. […] Abbiamo sul principio una combinazione di circostanze che può sembrare non poco ricercata.
Radicata una volta la passione può fra gli sdegni alimentarsi, ma da dispregi non può nascere. […] Questi encomi disconvengono al proposito ed alla persona che li dice: ed una tal maniera di favellare raffigura un poeta lirico che canti d’una Beatrice o d’una Laura. […] Ma qual ricreazione può mai compararsi a quella di una Commedia, e Tragedia ben fatta? […] Per questo motivo propone una spiegazione alternativa: non dovranno essere apprezzati i soggetti in cui i tentativi di assassinare una persona conosciuta falliscono per una semplice e capricciosa mutazione di volontà, senza che tale cambiamento sia causato da episodi rilevanti o dall’impossibilità di portare a compimento il proprio piano. […] Nella maniera che una musica malinconica solleva e toglie la nostra malinconia.
Ugone Grozio cui si dee una dotta collezione di frammenti di antichi tragici, scrisse il Giuseppe, o Sofamponea, ed il Cristo paziente stampate nel 1648 in Amsterdam. […] Does anche scrisse una tragedia della Conquista della Cina benchè di poco felice riuscita. […] La commedia è ancor più deplorabile, altro non essendo che una farsa grossolana ristucchevole per chiunque abbia fior di gusto, di buon costume e di politezza. […] Erasi in corte introdotta una compagnia comica francese che rappresentava i componimenti di Moliere, di Cornelio” ecc. […] Fu dunque la sua una sempljce asserzione, che ci lascia nella nostra opinione sostenuta da’ nominati Francesi.
Nel seguente regno dell’imperatrice Elisabetta s’introdusse nella corte una compagnia francese e un’ opera seria italiana. […] Lasciando le incondite favole di Trediakouski, e le deboli di Lomonosow, possiamo considerare Sumarocow di una famiglia distinta come il primo tragico Moscovita. […] Le arti, le scienze, un commercio fiorente, una forza marittima, una superiorità d’armi sul possessore di Costantinopoli, la Crimea aggiunta alle Russie, il possesso ricuperato di Oczakow, un codice degno della miglior filosofia e della sovranità più rischiarata, rendono la Russia oggetto dell’ammirazione dell’Europa. […] Il palco scenario è lungo circa 72 piedi parigini, ed il resto del teatro ch’è una specie di ellissi, ha la lunghezza di 103 piedi. […] Il primo ordine è una balaustrata, il secondo ha i palchetti con bocche centrali, il terzo a specchio di toletta, il quarto in piatta banda, il quinto è tutto aperto senza separazione.
L’azione non è una; il tempo basterebbe per un lungo poema epico; ed il protagonista Ezzelino pare che abbia un compagno in Alberico. […] Non è in somma una tragedia lavorata da un discepolo di Sofocle; ma se si riguardi ai tempi, alla barbarie e allo stato delle lettere nel rimanente dell’Europa, recherà meraviglia e diletto. […] Giovanni Manzini della Motta, nato nella Lunigiana, scrisse verso la fine del secolo alcune lettere latine, ed in una parla di una sua tragedia sulle sventure di Antonio della Scala signore di Verona, e ne reca egli medesimo (dice il celebre Tiraboschi) alcuni versi che non ci fanno desiderar molto il rimanente. […] Anche una tragedia posteriore di due secoli a quelle del Mussato, la Sofonisba del marchese del Carretto, fu dal sig. […] ) Egli ci obbliga ad apporre quì una breve analisi dell’Eccerinis, che sì per tempo assicura all’Italia il vanto di aver prodotta una tragedia di argomento nazionale , e non gia greco.
L’opera di Luigi Rasi, I Comici italiani, è un lavoro di mole non comune, che presenta non poche difficoltà di compilazione e che richiede una ricerca minuziosa, paziente ed intelligentissima, una gran cura, una perizia straordinaria, molto sapere ed un profondo e fine criterio artistico congiunto alla massima imparzialità. […] Chiunque si occupi di cose di teatro avrà ne I Comici italiani il migliore ausilio ed una miniera inesauribile di notizie, di dati, di curiosità, ecc. […] E se per la necessità d’una cultura solida e d’una vasta erudizione doveva essere un letterato, per l’affetto era necessario che sorgesse di loro. […] Per me poi sarà un onore e una gioia se potrò in qualche modo esserle utile nella cerchia del mio lavoro nella Baviera. […] Nè l’opera è solamente valida come arida miniera di ricerche ; essa è compilata con spigliatezza, con brio, con intenti artistici così palesi e con una così sicura vivezza di spirito da dar campo ad una delle letture più singolarmente piacevoli che si possano immaginare.
E quella donna che aveva percorso la vita in mezzo ai trionfi e alle ricchezze, vedova sin dal 1828, indebitata fino ai capelli, finì miseramente la vita in una soffitta verso il 1840. […] Le carni aveva bianchissime, gli occhi neri, grandi, vivaci, i capelli castani, la bocca breve, e una dentatura meravigliosa. […] È molto meglio ch’ella sia, com’ è infatti, una modesta e buona madre di famiglia. […] Ed in che ella non fu prima, una volta sola ? […] L’entusiasmo che destò in Padova la detta valorosa attrice nelle varie recite della Nina, ossia la Pazza per amore, chiamò ad una di quelle il chiarissimo sig. ab.
, é una bellezza originale d’Euripide. […] E quest’altro che gli é appresso, e porta una fiaccola accesa. […] Sembra una figura che sogliamo rappresentare ne’ nostri ricami. […] Vi é nell’atto IV una scena totalmente comica tra l’infelice Penteo già fuor di senno, vestito come una baccante, e tra Bacco che gli va rassettando la vesta e l’acconciatura. […] Erano una spezie di farsa che si dava dopo la tragedia.
Ciò che solo con certezza si deduce dalle di lui parole, si è, che quel componimento fu una tragedia. […] Vi si trova impresso il Fernandus servatus, la Historia Bætica, e una ballata in fine colle note musicali. […] La scena dell’atto I dovea rappresentare una campagna a piè d’un monte con una fonte, presso di cui era Aristeo: . . . . […] Si vuol però avvertire che noi ne parliamo soltanto come una festa stupenda, e non già come componimento drammatico, nè come una specie di opera in musica. […] del Fontanini, e solo fa menzione di una terza che se ne fece in Venezia nel 1513, ed a questa seguì la quarta fatta nella medesima città nel 1518.
A dare un’idea della Compagnia, riproduco a titolo di curiosità l’avviso di beneficiata della Beseghi al Pantera di Lucca, insieme al caratterista Antonio Massini : Regio Teatro Pantera – Avviso – Per la sera di Sabato 25 febbraio 1832 – Dell’interessante, storica, spettacolosa, tragica produzione – tratta dall’opera del celebre maestro – Giovanni Pacini – corredata di nuovo ed analogo scenario, apposito vestiario – truppa, banda musicale, – e per ultimo una scena rappresentante al naturale la più orribile eruzione – del Vesuvio nel suo pieno furore – a benefizio della servetta – Antonia Beseghi – e del caratterista – Antonio Massini. – Il titolo della medesima è : – L’ultimo giorno de’ Pompei – ovvero – la prima terribile eruzione del Vesuvio. – Verrà questa seguita da una graziosa Farsa tutta da ridere intitolata : – Amori gelosie disperazione e felicità – d’una vecc hia di 70 anni. – Gli umili offerenti hanno riposte le loro speranze nella comprovata magnanimità di un Pubblico tanto indulgente, e nella generosità della Nobile Guarnigione, e sperando di essere nei loro voti favoriti vi tributano in concambio stima, ris petto, ed una viva indelebile riconoscenza.
Il Cinelli racconta « che una volta (Curzio Marignolli, poeta, nato a Firenze il 1563 e morto a Parigi il 1606) sgridato dal padre, perchè i suoi averi licenziosamente spendesse, arditamente rispose : Anzi, tutto il mio spendo con prudenza, intendendo dire con una donna sua amica che Prudenza chiamavasi. » E l’Arlia che varie rime di Curzio raccolse e pubblicò nelle Curiosità letterarie del Romagnoli (Bologna, 1885) aggiunge : era costei una comica, alla quale poi impazzata, o davvero, o per meglio accalappiare i merlotti, quell’altro capo ameno di Francesco Rovai scrisse il seguente sonetto, che pizzica di secentismo un buon poco : Folle è Prudenza : oh che follie soavi folli fan per dolcezza i saggi amanti ! […] Ma parmi un errore l’attribuir la dedica del sonetto a questa Prudenza, seconda donna dei Gelosi, piuttostochè alla seguente, prima donna degli Affezionati, che nel 1634 recitò appunto una Pazzia.
La troviamo al Teatro Nuovo nel ’34 seconda donna con la madre e una sorella, Giulietta. […] Carlino, dove ha sorte migliore (la Zampa non fu per lei dimenticata) recandovi – dice il Di Giacomo – una figurina asciutta, piccola e un’ osservazione satirica che talvolta pungeva forte. […] La vecchietta piangeva, silenziosamente, con le mani sotto lo scialle ; le sue labbra si movevano, come mormoranti una preghiera. […] » Ripassando poco dopo, la sorpresi che baciava, misteriosamente, una monetina d’argento. […] La Checcherini, come la pioggia era cessata, se n’ andava con i suoi dieci soldi, pian piano, infagottata in una veste scura, tutta rammendata, tutta insozzata di mota e così rifinita che pareva le dovesse a momenti cascar di dosso a brandelli.
Michele si diede alla milizia, e Giulia, seconda moglie di Angelo Zoppetti, fu una vezzosa e cara amorosa prima, e seconda donna poi nelle compagnie nostre di maggior conto. […] Essa, come l’Adelia Arrivabene, apparve nell’orizzonte artistico, e vanì d’un tratto come una meteora. […] Firenze specialmente l’aveva battezzata una delle più chiare promesse dell’arte, quando si mostrò nel 1871 quasi esordiente sulle scene del Niccolini a fianco della Pezzana, di Monti, di Privato. E la promessa fu tenuta largamente, quando sei anni più tardi nella terza Compagnia di Bellotti-Bon, capitanata da Cesare Rossi, l’Amalia Checchi si presentò prima attrice assoluta, piacendo sempre, talora fanatizzando come nel Vero Blasone di Gherardi del Testa, e nella Dora, ch’ella creò, e che fu una vera e propria rivelazione. […] E tanta esuberanza di gioventù, di forza, di intelligenza, dovè sfasciarsi sotto il colpo improvviso e terribile di una malattia che la condusse in pochi dì al sepolcro, proprio nel momento in cui al fianco di Tommaso Salvini si faceva ammirare e applaudire in su le scene del Teatro Italiano di Parigi.
Studiò ben poco agl’ Ignorantelli, poi, giovinetto, fu messo in uno studio d’avvocato, che abbandonò all’insaputa dei parenti per recarsi a recitare in una Compagnia Raspini al Teatro Stadera. […] Recuperata una parte delle perdute forze, si riebbe così da poter riapparire con la moglie alla luce della ribalta ; ma fu un lampo fuggevole, fu l’ultimo guizzo della lampada vicina allo spegnersi. […] Conosciuta il padre la bambinata del figliuolo, volle farsi un ritratto in perfetto costume di cuoco, con la casseruola in una mano e il mestolo nell’altra, e glie ne mandò una copia. […] A Roma pe' 'l centenario di Voltaire gli fu coniata una medaglia d’argento, ed ebbe frequenti onori di rime.
Fratello della precedente, aveva poco più di un anno, quando fu condotto il 1716 a Parigi, e comparve alla Comedia italiana il 19 gennajo 1719 con l’abito di Arlecchino in una scena aggiunta alla commedia di Gueullette, Arlequin Pluton, pubblicata soltanto il 1879 dallo Jouaust a Parigi. […] Il 5 dicembre dello stesso anno apparve una seconda volta colla parte di Maître à chanter nella commedia di Boissy, intitolata Je ne sais quoi, e tutt’ e due le sere mostrò una finezza d’interpetrazione superiore alla sua età. […] Il 4 settembre seguente fu data a suo beneficio una rappresentazione, che ebbe grande successo, con La Servante maîtresse di Baurans, musica di Pergolese, La Fête de l’ amour di M. […] Gian Vincenzo Visentini non fu, pare, di una condotta specchiata.
È una dipintura de’ constumi selvaggi e spagnuoli in contrasto. […] Questa mina poi fu veramente una scelleratezza meditata da Avogadro? […] Ella ricusa di dare una risposta precisa che si riserba di dare fra pochi istanti. […] Il teatro cangia in una cappella particolare della casa di Contarini con altare, in cui una porta aperta nel mezzo lascia vedere una sala con finestre che danno sul palazzo dell’ambasciadore di Spagna. […] Il Greffiere al di sotto di essi siede con una tavola davanti.
L’una cosa non distrugge l’altra? […] Due servi aspirano alle nozze di una serva loro compagna chiamata Casina. […] Gli antichi da una banda dipingevano al naturale per ottenere la bramata illusione, e dall’altra la distruggevano alle volte con una parola. […] Ma figurandosi cambiato il luogo in una stanza propria per una tavola, come può seguire la venuta del ruffiano da’ commensali schernito? […] Contiene una beffe fatta a quel vanaglorioso da un fervo per torgli di mano una fanciulla amata da un giovane Ateniese.
Magro quanto il diginno, con una faccia secca, e intagiuta, affettando una voce sottile, e camminando come le anitre che menano sempre la coda, non ci volle di più, perchè il Popolo gli battesse le mani. Stabilito in una delle prime Compagnie di Venesia, guadagnò molto per molti anni, spese poco pochissimo, e in questo modo arricehi. […] La chiusura dell’articolo del Piazza, per esempio, potrebbe far supporre, in quell’accenno all’allontanamento dalla Compagnia della Prima Donna (la Caterina Manzoni, a cui l’opera del Teatro è dedicata), ch' ella avesse a veder qualcosa in quelle ingiurie ; tanto più che sei anni avanti, nella Giulietta (Venezia, mdcci.xxi), non aveva il Piazza saputo trovare in lei altra dote fuorchè una particolare bellezza, come vedremo all’articolo di questa attrice. […] Il repertorio dunque della Compagnia fu a iniziativa sua de' più varj, sapendo egli con buon discernimento alternar le commedie, coi citati drammi, e colle tragedie : e di tal discernimento accoppiato a una operosità senza pari, egli potè godersi i frutti nella vecchiaja. « Vive il Lapy tuttavia (1782) – scrive il Bartoli – in buona prosperità, ed ha la consolazione di vedere la sua famiglia incamminata ad un auge, per cui anche dopo la di lui morte rimarrà al mondo una degnissima ricordanza degli onorati meriti suoi. » In una lettera che si conserva autografa nella biblioteca di Verona, e che trovasi pubblicata nel catalogo descrittivo dei manoscritti della Biblioteca stessa, il Lapy dà ragguaglio da Venezia il 22 ottobre del 1770 a Domenico Rosa-Morando del successo ottenuto colla sua tragedia La Andromaca, già replicatasi quattro sere, e reclama aggiunte e modificazioni per le nuove repliche da farsi quando la quantità delle genti che presentemente sono in Villeggiatura si saranno restituite in Venezia.
Eseguì l’agosto del 1760 con una verità maravigliosa, la parte della Statua nel Pigmalione di Billioni ; e Favart, giudice competente in materia, così parla di siffatta creazione : Nulla uguaglia la finezza dell’arte sua pantomimica, specie quando la statua si va gradualmente animando. […] Una fisionomia nobile, aperta, e una ingenuità viva dicevan chiaro le qualità dell’anima. Superiore a tutte le piccole querele e alle basse gelosie di mestiere, fu ne' suoi successi di una modestia rara che ne la rendea più degna. […] III delle sue Memorie, dice : Prendemmo una carrozza, ed andammo da Madamigella Camilla Veronese, ove eravamo aspettati a pranzo. […] Anche qui è evidente una confusione di nomi.
Non havvi nella China verun teatro pubblico e fisso; ma le rappresentazioni sono assai frequenti, dovendo esse formare una parte indispensabile d’ogni festa e convito scambievole de’ mandarini4. […] Nel reame di Firando appartenente al Giappone si é veduto più d’una fiata in sulla scena il re colla real famiglia e co’ suoi ministri politici e militari, rappresentar qualche favola drammatica8. Ed é tale l’esattezza che si esige nell’imitazione de’ caratteri, o il timore di abbassarsi rappresentando una parte inferiore, che ciascuno nel dramma sostiene il medesimo carattere che lo distingue nello stato. […] Il dramma cinese non si spazia in episodi che son fuori dell’azione principale, perché tutti prende a rappresentare i fatti più rilevanti d’una lunga storia. […] Comparisce fanciulla, amoreggia, e si marita una donna, la quale ha da produrre un bambino che dopo quattro lustri si annunzia come il protagonista della favola.
Ma quei dialoghi a sipario calato, semplicioni, bonaccioni, senza una scurrilità, in cui è tanta affettuosa corrispondenza tra pubblico e attore ! […] Ghe farò le Baruffe Chiossotte con una farsa del Giacometto. […] Mi ghe lo digo, ma me raccomando la segretezza, perchè se tratta d’una cosa seria. […] Dopo doman me scade una cambial de 500 lire, e mi no so come far a pagarla ; e go paura che i me la protesta, e questo saria un bruto complimento per mi. […] Però go pensà una cosa sta note quando giera in leto che no podeva dormir.
La commedia termina con una gran cena. […] Tu sembri allevato come una donna; ma dove sono le poppe? […] Un cane avea bevuto una gran quantità di oglio in una casa. […] Questo Mercurio pezzente fa una scena da parassito. […] Eravi in Atene una razza di umane arpie, che sulle accuse e le denunzie si era fatta una rendita certa.
una figlia battezzata col nome di Anna Elisabetta il 29 luglio dell’ ’81 da una certa Duval, che fu poi, come vedremo, la disperazione del povero artista e come amante e come moglie. […] Mi disse che vuole scrivere una lettera a S. […] S. di farglo intendere che abia cura de miei interessi mi farà una gran gratia V. […] Lazzero era una casa di correzione di Parigi. […] La Cinzia era una fiorentina, camerista della Granduchessa Margherita d’Orleans.
Nome di una attrice che pare unisse alla professione comica il mestiere di saltatrice, come risulta da una lettera del Rogna in data del primo luglio dell’anno 1567. « Hoggi si sono fatte due comedie a concorrenza : una nel luogo solito, per la sig.
Questa scena termina con una osservazione vera e gloriosa per l’umanità. […] Si assicurò con ciò che era venuto da una delle principali città della Francia. […] , e poi del Re nel 1723 ottennero una pensione di 15000 lire. […] Il suo portamento nobile, il contegno maestoso, una declamazione grave senza esagerazione, concorrono in lei perchè rappresenti agregiamente una gran Regina. […] Conti in una nota la nomina Elena Bàlletti.
All’ esperimento che dette il mese scorso nella sua scuola, un alunno alto tre o quattro palmi lesse un discorso – per esercizio – con una disinvoltura, con un garbo da sbalordire. […] Colpa del Rasi, che in questi diciannove anni ha voluto dar da fare al suo biografo e che gli darà dell’ altro filo da torcere ad una nuova edizione di questo genialissimo libro. […] Saggio di una traduzione integra del libro di Catullo. […] (Modena, Sarasino, 1891). – Ne ha fatto l’ editore Bemporad di Firenze una seconda edizione, nuovamente illustr., nel 1898. […] C' è un sentimento fino di poeta congiunto ad una intelligenza non comune del latino da farmi sperare ch' Ella, se si mettesse all’ opera, tradurrebbe Catullo meglio degli altri.
Al proposito del Maffei e della sua Merope, il Pindemonte scrisse che a invaghirlo del coturno ebbe parte una comica illustre, Elena Balletti. […] Si volle da alcuno che tra il Maffei e la Flaminia fosse una corrente di simpatia, rafforzando l’opinione nel fatto che il Maffei seguitasse la Compagnia, intervenendo in molte città alle recite della sua Merope. […] Merope stessa, che abbiamo pur data una volta a Parigi, non gli può aver rappresentata l’idea della natura tragica italiana, essendo essa una di quelle Tragedie nelle quali, essendo miste di diversi gradi di persone, può discendersi ad una più familiare natura. Bramerei bene di rappresentarne una con l’assistenza di questo gran Comico, per sentire dal suo giudizio, se trovasse la nostra maniera plausibile, e per disingannarci infine se i Comici Italiani senza declamare possino recitar tragedie. […] Baron, non potrà tanto imitarlo che discendino al di lui familiare, e se una volta potrà farsi un misto della tragica ed inverisimile dignità francese, con un poco di vero e di natura, felici gli spettatori che lo ascolteranno.
La Ricci era una ragazza ignorante, vana, ambiziosa, civetta, cinica, invidiosa. […] Nel Bartoli vide una larva di appoggio, e, lontano, lontano, nell’orizzonte, ben chiaro, un futuro di assoluta libertà. […] La proferta della protezione morale alla Ricci, le fece fare una smorfietta di ringraziamento ; la proferta di quella materiale, le fece spalancar tanto d’occhi, e mandar fuori certi oh ! […] Coll’immaginazione fissa a Parigi dov’ella doveva andare, Venezia era divenuta per lei una cloaca. […] Sia benedetto (diceva pavoneggiandosi) il far all’amore senza riguardi d’una stupida educazione.
E lo so da mia madre che in fatto di galanteria era una meraviglia. […] Mettetene troppo in una salsa, essa divien forte e insoffribile ; mettetene poco, non sa di nulla ; mettetene quel tanto che basti ad aguzzar l’appetito, e vi lecchereste anche le dita. Tale e quale di una donna. […] No, no, non mi piace ; è una commedia che farebbe male agli occhi, e che farebbe pianger tutto il mondo. […] In sino a che la servetta ha seguito l’antica traccia, essa ha avuto sulla scena una parte spiccatissima e un ruolo per sè.
Ma essa presenta una eroina violata da un Moro che incresce oggi che si esige una rigorosa decenza negli argomenti teatrali. […] Non è questa una menzogna garrafal? […] Ma qual pro reca alla nazione una collezione che non è nè ragionata, nè completa, nè scelta? […] Nell’atto I si osserva una felice imitazione di un pensiero di Metastasio. […] Si rileva da una lettera dell’autore scritta al sig.
Quella era una fiorentina bellissima, molto allegra, graziosissima, d’un viso pienotto e rotondo, di pelle bianca, d’occhi neri, di molta vivacità, e d’una pronunzia che rapiva. […] M’ immaginai una Commedia, in cui senza cambiar di linguaggio nè d’abito, potesse sostenere molti caratteri, cosa che non è troppo difficile per una donna, e meno ancora per una donna di spirito. […] Il fratello di Madama Baccherini essendo ancora a Venezia, viene da me ; lo veggo addolorato, e senza poter pronunziare parola, mi dà da leggere una lettera venuta da Genova, e sua sorella era morta.
In una favola intitolata Proteo, un poeta anonimo tessè un ampio elogio di lei, nel 1725, al colmo della sua rinomanza ; elogio che fu poi pubblicato nel Mercurio di Francia, e che troviam riportato nel Campardon. […] Un amico di suo figlio, il Casanova, che la conobbe nel 1751, ne fece un ritratto evidente con pochi tratti di penna : dopo di avere parlato del fisico (non era nè bella, nè brutta, ma aveva un non so che, che saltava subito agli occhi, e affascinava), dopo di avere parlato delle sue maniere gentili, dello spirito fine e abbondante, concludeva : …. non s’è potuto trovare sin qui un’attrice che ne prenda il posto, poichè è poco men che impossibile trovare un’attrice la quale riunisca in sè tutte le doti ond’era ornata la Silvia nell’arte difficile del teatro : azione, voce, spìrito, fisonomia, portamento, e una grande conoscenza del cuore umano. […] Alle quali vivissime lodi l’incontentabile e forte Grimm contrapponeva come una stonatura sguajata parole del più acre disprezzo, non riconoscendo nella grande artista una sola delle doti dagli altri decantate. […] Nelle commedie del Marivaux, come nel Jeu de l’amour et du hasard, essa è padrona e cameriera ; in altre commedie è semplicemente cameriera, o talvolta semplice contadina ingenua, o innocente pastorella, come in Arlequin poli par l’amour, la prima commedia che Marivaux diede agl’ Italiani. » A mostrare in che concetto fosse tenuta la Balletti, basti dare uno sguardo ai vari quadri di Watteau, Lancret, Pater, ispirati dalla Commedia Italiana, nei quali la Silvia è quasi sempre una delle eroine. […] Morta la povera Silvia, se ne fece l’orazione funebre degna di una donna religiosa, pia, virtuosa.
Io vorrei vedere cotesti greci metter in scena una tragedia di gusto loro. […] In questo discorso immortala ancora il mio nome inserendolo più per comprova alla bella inclinazione ch’ha per me che per dare alcun risalto a questa sua opera piena d’una profonda erudizione e di una somma dottrina e vestuta d’un leggiadrissimo stile28. […] [1.142ED] Dissi che senza questa agnizione può sussistere la tragedia, ma ti confido due sorte di agnizioni, senza una almen delle quali il tuo dramma non riporterà mai applauso; l’una è fisica, e quella te la perdono; l’altra è morale, e questa non è da trascurarsi per verun conto; nasce questa dallo scoprimento d’una passione in un animo opposta a quella che dianzi appariva. […] In una lettera databile al 1717 a G. […] Orsi, Martello sarebbe tornato sull’argomento mostrando un maggior rigore e una più netta condanna dei modelli francesi (cfr.
Quella frase di Lucia mia Bernagualà, o era il primo verso di una canzone celebre cantata in carnevale dagli Zanni, come oggi dal popolo quella di Piedigrotta, o una specie di parola d’ordine, nella quale era, dirò, il segno col quale il popolo e le maschere si davano a quella specie di chiasso indiavolato. […] Fatta in una bellissima Matinata, alla sua cara innamorata detta D. […] Filippetta fe Fiumana Che fu poi di Zan Bagozza Zan Bagozza fe Guzana E Guzana Zan carozza Zan carozza fe catozza Che fe poi quel Zan Caualla Che morì dentro una stalla Che pelaua una galina. […] Dalla Compagnia del Fabbrichesi passò in quella stabile agli stipendi del Re di Sardegna ; poi di nuovo in quella del Fabbrichesi nel 1824, col grado di primo attore tragico, per tornarsene ancora una volta nella Compagnia Reale. […] Pieno del nobile ardore di meritarsi un posto distinto nel numero de’suoi confratelli d’arte, l’ottenne ; una lunga pratica gli tiene luogo di teoria, ed è ben raro il caso che non riesca nel divisamento che si è proposto.
Assai più notabile fu una scena, in cui Mere-Sotte manifesta i suoi disegni di voler comandare nel temporale e nello spirituale. […] Può vedersene un esempio ne’ motteggi lanciati in una di esse quando cadde dalla grazia di Luigi XII il maresciallo de Gie perseguitato da Anna di Brettagna regina-duchessa. […] Eugenio è il titolo di una delle sue commedie. […] Scrissero poi favole drammatiche Moncretien, Baro, ed Hardy, i quali, secondo il Voltaire, vendevano a’ commedianti che giravano per la Francia, le loro composizioni a dieci scudi l’una. Il fecondo Hardy ne scrisse più di seicento, schiccherandone per lo più con vergognosa fertilità una in soli otto giorni senza serbarvi nè regole nè decenza.
Può vedersene un esempio ne’ motteggi lanciati in una di esse quando cadde dalla grazia di Luigi XII il maresciallo de Gie perseguitato da Anna di Brettagna regina-duchessa. […] Gli attori furono varie persone di buon nome e di talento, e tra esse, oltre al medesimo Jodelle, due altri poeti, cioè Remigio Belleau, e il nominato Giovanni De la Peruse; che anche compose una Medea di assai infelice riuscita. […] Eugenio è il titolo di una delle sue commedie. […] De Voltaire, vendevano a’ commedianti che giravano per la Francia, le loro composizioni a dieci scudi l’una. Il fecondo Hardy ne scrisse più di seicento, schiccherandone egli per lo più con vergognosa fertilità una in ogni otto giorni senza serbarvi nè regole nè decenza.
Ecco che ne scrive la citata Moda : La prima volta che io udissi (sic) questa italiana attrice, fu in una commedia in versi del Goldoni. […] Un riso caustico, un guardo ironico, un accento risentito anche nel rispetto, un dispettoso silenzio, una loquacità non affettata, la malizia, la civetteria, la curiosità, l’albagia, e la fedeltà delle cameriere, e dell’amore più il puntiglio che il sentimento, più l’epigramma che l’espansione, il passaggio più rapido e più spontaneo dalla indifferenza sardonica alla collera, ed una gradazione mirabile tra il sospetto e la minaccia ; ecco le forme sotto le quali abbiam veduto finora brillarla, ed ecco ciò che la rende degna della lode che qui con ingenua ammirazione le rendiamo. E conclude : Nella Giulietta Monti ha la scena comica una delle attrici difficili a rinvenirsi, massime in questo tempo, in cui lo strafare, l’inverisimile, ed il violento, sono divenuti gl’idoli della massima parte degli autori, degli attori, e dell’udienza.
Nacque verso il 1733 da un suonatore d’orchestra della Commedia italiana a Parigi, e da una comica che recitava nel 1729, con qualche successo, le parti di amorosa. […] Ebbe una sorella minore di nome Margherita, che apparteneva alla Compagnia italiana, in qualità di danzatrice, nota non meno di sua sorella per la sua…. prodigalità…. […] Sul proposito della Rosalia, togliamo da Giacomo Casanova, il famoso avventuriere, il seguente aneddoto, che concerne una serata la quale, secondo i manifesti, dava al teatro di Avignone una parte della compagnia di Parigi.
Si avvicinano bensì alle teatrali alcune farse sacre de’ primi anni di questo secolo che si trovano mentovate nella storia di Francia, ma che si sono ignorate dall’anonimo Francese, che nel 1780 cominciò a pubblicare in Lione una collezione del Teatro Francese. Quando il re Filippo detto il Bello morto nel 1314 armò cavalieri i suoi figliuoli, trovasi in una antica cronacaa che si diede una festa, in cui si vide la persona di N. […] mangiar de’ pomi ridendo con sua Madre, dire de’ paternostri cogli apostoli, e risuscitare e giudicare i morti: vi si udirono i beati cantare in paradiso in compagnia di circa novanta angeli, e i dannati piangere in un inferno nero e puzzolente in mezzo a più di cento diavoli che ridevano del loro supplizio: vi si vide ancora una volpe prima semplice clerico, indi di mano in mano vescovo, arcivescovo e papa, sempre cibandosi di polli e pulcini . […] Fermavansi da principio a cantar nelle piazze, facendo come uno steccato co’ loro bordoni, ed appresso montarono sudi un rustico palco in una casa comprata espressamente da alcuni per trarre profitto dalla folla che concorreva a tal nuovo devoto divertimento. […] Gli studenti di san Paolo nel 1378 presentarono una supplica a Riccardo II, affinchè vietasse a certi ignoranti di rappresentar le storie del Vecchio Testamento in pregiudizio del Cleroa.
Parlava bene, e con una prontezza ammirabile, e niuno meglio di lui ha saputo, come dicono i commedianti, giocar le Maschere ; cioè sostenere le scene giocose colle quattro Maschere della Commedia italiana, e farle risaltare e brillare. […] Tornò a Treviso il settembre dello stesso anno per andar poi a passar tutto l’autunno a Bologna ; e rinnova istanza per avere una lettera di raccomandazione, e neanche a farlo a posta ridà notizia di nuovo sputo di sangue…. […] Dal '25 si passa a una lettera del '35, in cui dopo di avere accennato a un nuovo sputo di sangue avuto il '29 a Padova, racconta come la passata quaresima (1734) tornando da Roma fosse caduto con tutto il calesse in mezzo a un fiume, e avesse dovuto restar due giorni in una casa di contadini per asciugarsi, dalla quale partì a cavallo, essendo il calesse infranto, con vento e neve così terribili, che credette morirsi per via. […] Gli ordinò anche la china ; ma Vitalba, dubbioso del merito reale del medico, giovanissimo, ricorse a uno rinomato, il quale trovatagli una ostruzione al ventre, gli ordinò sei pillole ogni mattina per dieci giorni. […] Il '38 dedicò una traduzione in prosa dell’ Alzira, tragedia di Voltaire, all’ambasciatore di S.
Quando piangevano i poveri (dice Antonio) Cesare lagrimava; l’ambizione dovea esser fatta di una materia più dura. Questa materia più dura delle lagrime è forse una grazia naturale? […] Esprime sovente di una maniera ingarbugliata un pensiero comune; e cela una picciola immagine in un verso pomposo . . . . . […] Da quel tempo spiegarono una propensione particolare al grande, al terribile, al tetro, al malinconico più che al tenero, ed una vivacità, una robustezza e un amor deciso pel complicato più che per la semplicità; e questo carattere di tragedia si è andato sempre più disviluppando sino a’ dì nostri. […] Questa non è una giustificazione, ma un giudizioso disviluppo del modo di pensare dal drammatico Inglese.
L’ Antonazzoni (V.) non poteva, nè voleva più stare in Compagnia con una Valeria (l’ Austoni) nè con una Nespola (la Di Secchi)…. […] darà una festa a mille fonti alli III.mi Card.li, dove sarà un Balletto di Sirene che nell’ aqua nuotando danzar ano, et una Piscatoria cantata in musica, dove Florinda acquista non poca riputatione cantando con bellissima maniera. […] Intercalata tra le poesie in lode di Florinda, è a carte 18 la minuta di una lettera senza indirizzo nè firma. […] Battista Andreini — Mantova, accompagnati da una lettera che stimo inutile riprodur qui. […] In fatti, in una sua lettera da Vienna (23 novembre 1628) egli unisce agli ossequi della Florinda quelli della Lidia….
Ma presenta una eroina violata da un Moro che incresce oggi che si vuole una rigorosa decenza negli argomenti. […] se uniti non diranno più una parola di ciò che hanno incominciato? […] Non è questa una menzogna garrafal? Dirà che in una tragedia egli è poeta e non istorico. […] Si rileva da una lettera dell’autore al sig.
Divenuta celebre una certa canzonetta, che cominciava gnora luna, compose una commedia intitolata Lo sposalizio della signora Luna, alla quale accorreva il pubblico in folla, e nella quale egli rappresentava una parte di ebreo a meraviglia.
La storia di tutti i tempi non è che una riprova continuati di questa verità incontrastabile. […] L’impiego di poeta fra i primi Greci era di somma importanza, e consideravasi come una delle cariche più rispettabili dello Stato. […] L’eremita allora cava fuori una gran croce, veggendo la quale il diavolo piglia la figura di porco, e va via grugnendo. […] Il quarto, ove s’introdusse il contrappunto “fugato”, cioè, una serie di suoni più difficili e più carichi di fughe ed altri artifizi. […] Lascio giudicare a chi è qualche cosa di più ch’erudito se questo mio sentimento debba chiamarsi una profanazione del sacro nome della filosofia, e non piuttosto una proposizione verissima appoggiata sulla cognizione dell’uomo, sulla lettura riflessa della storia, e sulla quotidiana esperienza.
La prima cotanto rinomata ne’ fasti della moderna musica ebbe una folla di maestri, e di scuole, che lungo sarebbe il voler partitamente noverare. […] Alle volte nembi di rose piovevano sulla sua carrozza, quando egli sortiva dopo aver recitata una cantata. […] Recitando in Londra una volta il personaggio di Zeffiro, gli fu presentata al sortire dà una maschera sconosciuta uno smeraldo di gran valore. […] L’Italia non dovrà mai al nostro avviso riputar vana una lode che suppone in suo favore una decisiva maggioranza nelle doti dell’ingegno, e in quelle dell’arte. […] II bibliotecario estense è quasi sempre più erudito che filosofo; ma questa volta è una eccezione della regola.
Alcune poche attesero a farlo fruttificare, e contente d’una vaga semplicità, presero ad abbellirlo soltanto con recinto di testi di rose, garofani, e gelsomini, e con ispalliere di grati agrumi fiorentini. […] Egli in somma é sì vario e sì vasto, che non fa un tutto se non all’occhio fino della storia che lo contempla tranquillamente, dall’alto d’una collina; e quei viaggiatori e criticastri di corta vista, scempi o impazienti, i quali si sono occupati sol di una parte di esso, e dalle loro scarse osservazioni han di poi tratto vanamente certi aforismi generali, che tengon per principio incontrastabili, in ogni tempo faranno pietà a chi ragiona. […] Senza dubbio i drammi degli spagnuoli e inglesi contengono un’arte men delicata, ma pel gusto di que’ popoli hanno un merito locale; i drammi poi degli antichi greci e romani, e de’ moderni italiani e francesi, come hanno acquistato dritto di cittadinanza nella maggior parte delle nazioni culte, non temono gl’insulti degli anni, e posseggono una bellezza che si avvicina all’assoluta. […] Potrebbero da ciò gl’inesperti dedurre una falsa conseguenza, e fuggir la fatica necessaria per mettersi in istato di scriver componimenti simili all’Atalia e al Misantropo, perché non furono quelli la prima volta ricevuti favorevolmente dagli spettatori. […] Io per me, a quanto cotesti sentenziar potessero intorno a’ drammi, preferirei sempre, e senza tema di fallare, l’unanime sentimento di un popolo che non fosse del tutto incolto, o nella crisi di una febbre passeggiera.
Nato a Roma il 1799, vi perdè, bambino, la madre, e dovè, giovinetto appena, seguire il padre in Sicilia, che era maestro di casa di una famiglia d’inglesi. Nei moti popolari di Palermo, gli fu assassinato il padre, e la famiglia inglese prese la fuga su di una nave mercantile. Solo, caduto nella più squallida miseria, il giovinetto Pietro si offerì ai trionfatori in qualità di tamburino, per fuggir poi anch'egli alla prima occasione su di una nave che lo portò a Civitavecchia, d’onde recossi pedestre a Roma. […] In tale illusione si presentò una mattina al Palazzo Reale per voler parlare a Sua Maestà. […] Lo posero in una carrozza, avviandosi per quella via, ma poi lo condussero all’ospedale dei pazzi, detto de' Ponti Rossi, mentre lo sciagurato andava ognor ripetendo di voler discorrere al Re.
In una orazione latina del P. […] Ma si fa che i medesimi Francesi ne fecero una sanguinosa critica. […] Nel resto queste tragedie sono sufficienti a formare un inerito poetico non ordinario ad una fanciulla, e nulla più. […] Possiamo ravvisarne una spezie nell’Endimione di Alessandro Guidi, il cui piano appartiene alla regina Cristina di Svezia, e nella Sulamitide di monsignor Ercolani, ch’é una parafrasi della cantica di Salomone. […] I Virgili prendendo Omero per modello ci arricchiscono d’una nuova foggia di poemi eterni.
Canziano, e poco dopo nell’Asinaria : il 14 giugno 1512 in una Tragedia e Pastorale per le nozze di un Contarini ; e nel carnevale seguente in un’ecloga, in casa di Fracasso da Sanseverino alla Giudecca. Riappare a Venezia nel carnevale del 1522, e lo vediamo recitare il 2 febbraio una tragedia in casa Grimani alla presenza del vescovo d’Ivrea, il 9 detto una commedia nel Convento dei Crocicchieri, e il 12, nello stesso luogo, la Mandragola. E il 5 e il 16 gennaio dell’anno seguente lo vediamo sempre a’Crocicchieri prender parte a una bellissima commedia, over cosa d’amore…., poi il 3 gennaio 1525 all’Orba, in casa Querini Stampalia a S. Maria Formosa per l’anniversario delle nozze di Francesco Morosini con una Querini.
Nato a Verona da famiglia agiata, si diede per tempo alla ricerca di varj secreti per la tintura delle stoffe in seta e drapperie in genere : ed essendo pervenuto a felici scoperte, aprì una manifattura colla quale s’acquistò in breve un gran nome. Ma innamoratosi di una commediante, per la quale si diede a spender da disperato, fu costretto, per seguirla, a lasciare il commercio, e ad imprendere l’arte comica, assieme alla moglie e ai due figli Angelo e Giovanni Battista. […] Da una nota del Tralage sappiamo che il Costantini esordì al teatro italiano a Parigi nel 1687 nella parte di primo Zanni, sotto nome di Gradelino ; e secondo il parere del vecchio Riccoboni, riferisce il Gueullette che il Costantini, attore di assai pregio in Italia, dovette a Parigi lasciar le scene poco dopo il suo esordire. […] Il Costantini dunque, dopo la sua prima comparsa a Parigi, se ne tornò in Italia, ove si trattenne, pare, pochissimi anni per far ritorno alla Commedia italiana, che dovette abbandonare non già per avervi poco incontrato, ma a cagione di una canzonetta satirica da lui composta contro la Francia. […] Ufficio che gli fu riaffidato al suo ritorno a Parigi, poichè riferisce il Campardon una querela colla data del 5 febbraio 1696 sporta dal Costantini a nome di tutta la Compagnia, perchè alcuni venditori ambulanti facevano smercio alla porta dell’Hôtel de Bourgogne delle arie che si cantavan sul lor teatro, composte dal musicista Gillier : arie, che per decreto del 17 dicembre 1694, non potevano essere stampate da chicchessia.
Fatte le prime armi in una Società filodrammatica, entrò in arte giovanissimo, passando non pochi anni di compagnia in compagnia d’infimo ordine, e lottando il più spesso colla fame. Dotato di una certa spontaneità e di una ferrea volontà, non tardò molto a togliersi dal guittume che lo avvolgeva, per recarsi in compagnie, ove l’arte non fosse un mito.
I figli dei figli dei figli di coloro che lo videro affermano che Azampamber portava costantemente una pelliccia, due stivaloni alla Souvaroff e un cappello alla Bolivar ; e ch’egli non si separava mai, a nessun patto, da questi tre elementi che costituivano il suo abbigliamento con una esclusività così assorbente da scapitarne persino la camicia. […] In un giorno di mercato, a Lugano, si annunziava in cartelloni scritti a mano una serata di prestidigitazione data niente meno che dal professore Azampamber. […] O l’Azampamber guitto è una creazione della fantasia dei comici ? […] … Fanno tanto presto a stabilire una fama…. bella o sinistra ! […] (Verrà nello spettacolo sostenuta una parte ridicola di referendario dalla maschera dello Stenterello).
Forse egli, buono, sarebbe rimasto col cognato sino alla morte ; ma l’umor bestiale di lui, fattosi ancor più intrattabile pel ridicolo sopravvenir di una senile passione amorosa, lo spinsero a partirsene per congiungersi coi figli : lo vediam poi più tardi con la Battaglia insieme a Giacomo Modena. L'arte sua somma nel rappresentare il suo personaggio, la facondia del suo dire, la lepidezza dei sali, congiunte a una probità perfetta e a una perfetta bontà fecero di lui un dei grandi sostegni della Compagnia Sacco pel corso di più che trentadue anni. […] Colla lettura di molti libri Francesi e Spagnoli, non che Italiani [bello quel non che], ha saputo egli trovare una fonte di gustosi concetti, di massime dilettevoli ed istruttive, di sentenze dall’universale approvate, e d’apologhi semi-Esopiani argutissimi e faceti. […] Agnelli) contiene una Lettera di ragguaglio dell’ arrivo in Torino da Madrid di S. […] Giuseppe Angeleri, il più celebre di tutti, morì sulla scena, appena entrato fra le quinte, d’un colpo a Milano, l’estate del 1754 ; e il nostro Zannoni uscendo da una cena sontuosa a Venezia il 22 febbrajo del 1792, cadde in un canale profondo, e poco tempo dopo morì.
L’uditorio ravvisò non so che di ridicolo nel veleno presentato a Marianna in una coppa. […] Il Gran Sacerdote enunciato come santo, intero, virtuoso, anima Ninia a passare il seno di una Madre? […] Questa mina poi fu veramente una scelleratezza meditata da Avogadro? […] La Chapelle fece anche una Cleopatra non lontana dal merito della sua Merope. […] V. un frammento di una di lui lettera sulla considerazione che si dee a’ letterati.
Il Tralage in una sua nota manoscritta parla della eccellenza de'costumi di Lolli, il quale, un po'fors’anco per questo, e un po'pel suo nome di Angelo, era noto più specialmente col nome di l’Ange, o Lange, col quale anche talvolta si firmava. Fece rappresentare nel '70 una commedia intitolata Le Gentilhomme campagnard, ou les Débauches d’Arlequin. Sposò Patrizia Adami (V.), servetta col nome di Diamantina, insieme alla quale fu naturalizzato francese il 16 giugno del 1683, e si ritirò dal teatro, a cagione dell’età e de'malanni, nel 1694, con una pensione di mille lire, sostituito da Marc’Antonio Romagnesi, che avea recitato sin allora gli amorosi. […] Il Loret, nella Muse historique del 14 febbraio 1654, così ci apprende una disputa sorta fra il Dottor Lolli e il Pantalon Turi : Baloardo Comèdien, lequel encor qu’ Italien, n’est qu’un auteur mélancolique, l’autre jour en place publique, vivement attaquer osa le Pantalon Bisognosa, qui pour repousser l’incartade, mit soudain la main à l’espade, et se chatoüillérent long-tems, devant quantité d’assistans ; qui croyant leur combat tragique, n’être que fiction comique, laissérent leurs grands coup tirer, sans nullement les sèparer.
Ma l’anno veniente, per una infrazione al regolamento del Teatro, dovette lasciar la Comedia, e scritturarsi in una Compagnia di provincia. […] Questo ragazzo di sei o sette anni, ha ballato con una forza e una grazia maravigliose per la sua età.
Visetti Giovan Battista, veronese, nacque il 1780 da civili parenti, e mostrò giovanissimo tra' filodrammatici una grande attitudine alla scena. Di bella persona, di volto piacente, di voce magnifica, d’ingegno non comune, riuscì in breve un egregio primo attor giovine ; e dopo di essere stato alcun tempo nelle Compagnie Dorati e Righetti passò in quella di Fabbrichesi, allo stipendio della Corte di Napoli, diventandone il 1824 primo attore assoluto e capocomico in società con Prepiani e Tessari, fino al 1838, in cui, condotta nella novena di settembre la moglie a Macerata, sua patria, fuor dal clima di Napoli, e da una vita ordinata, fu colpito prima da febbre, poi da paralisi nervosa, che lo impedì nella parola. […] Vuolsi ch'egli dovesse la sua rovina a una perdita di 4000 ducati, cagionatagli da false speculazioni di suo figlio. […] Possedeva una voce armonica e robusta, per cui nelle parti di forza affascinava il pubblico, e si faceva strepitosamente applaudire, ma egli studiava poco, non sapeva le parti, e però mancava al suo còmpito.
[34] In mezzo ad un magnifico salone circondato da una superba galleria, dov’era distribuito un gran numero di suonatori di diversi strumenti, si vedeva una gran tavola, ma senza apparecchio di sorta alcuna. […] Non una, ma più volte si trova nelle poesie provenzali notizia della storia antica e della greca mitologia. […] Se ne fece una qualche traduzione? […] «Dove trovar notizie della poesia gotica, che abbiano una qualche certezza?» […] Si facevano essi colla cinnira o cetra strumento non conosciuto da noi, che rassomiglia ad una spezie di lira od arpa piccola.
Ma lasciando star questo, che nella odierna licenza potrà parere una troppo grande sofisticheria, cotesto ballo, che tanto pur diletta, non è poi altro, a considerarlo in sé medesimo, che un capriolare sino all’ultimo sfinimento, un saltar disonesto che non dovrebbe mai aver l’applauso delle persone gentili, una monotonia perpetua di pochissimi passi e di pochissime figure. […] Non falla mai che l’uno non incominci dal rubare all’altro un mazzetto di fiori, o dal fargli altro simile scherzo; vanno in collera, si rappattumano poco stante insieme; l’uno invita l’altro a ballare, e si mettono su per il palco a saltellare senza modo; appresso i ragazzi entrano i più grandicelli; succedono dipoi i coriferi a fare anch’essi un simile balletto a due; e si conchiude finalmente con un altro concerto, che è di un pelo e di una buccia col primo. […] [4.2] Chiunque, in ciò che si spetta alla danza, se ne sta alle valentìe di cotesta nostra e non va col pensiero più là, ha da tenere senz’altro per fole di romanzi molte cose che pur sono fondate in sul vero: quei racconti, per esempio, che si leggono appresso gli scrittori, degli tragicissimi effetti che operò in Atene il ballo delle Eumenidi, di ciò che operava l’arte di Pilade e di Batillo, l’uno de’ quali moveva col ballo a misericordia e a terrore, l’altro a giocondità e a riso, e che a’ tempi di Augusto divisero in parti una Roma. […] La danza deve essere una imitazione che, per via de’ movimenti musicali del corpo, si fa delle qualità e degli affetti dell’animo; ella ha da parlare continuamente agli occhi, ha da dipingere col gesto. […] [4.3] Su questo andare è per esempio il ballo del giocatore composto sopra una bellissima aria del Iomelli; nel quale vengono mirabilmente espressi gli avvenimenti tutti del grazioso intermezzo che porta quel nome.
Esige dunque che Prassitele ne scelga una parte sola, cioè o il cuore, o il cinto, ciò che fa una situazione poco decente. […] Ne rammenterò una gran parte. […] Consiste in una serie di quadri l’uno più grottesco dell’altro che eccitano strabbocchevolmente il riso. […] Nel palazzo di Versailles si edificò nel 1770 dall’architetto Gabriel un teatro di figura semicircolare con una scalinata che gira intorno, e con una sola loggia. […] Accennerò una parte di quel che vidi rappresentarvisi nella mia dimora nel 1800.
Fu ricevuta il '69 per una piccola parte, il 10 aprile '72 a tre quarti, e poco dopo a parte intera. […] D'una magrezza eccessiva, stordita e senza cuore, ispirò il seguente ritratto pubblicato in un libello verso il '79 : « Si può vedere presso la signora Bianchi, detta Argentina, via dell’Amante geloso (titolo d’una delle commedie del d’Hèle), uno scheletro che cammina, mangia, digerisce e dorme come una persona naturale. […] Il Bartoli annunzia il suo futuro ufficio di conduttore e direttore di una compagnia, « atta forse ad emulare le andate glorie de' prelodati Gelosi e Confidenti », ed augura possa con lui rifiorire « sulle italiche scene l’antica virtù della famiglia Andreini ». […] Compiuto il sacro ufficio, non avea messo ancora il piede nella piazza, che fu arrestato, e lì per lì, alzata accanto all’albero della libertà una forca, impiccato. […] È un mar di bene, è una gioja, un piacere, un dolce ardore, prodotto non da frali aure terrene, ma dall’Eterno Iddio, dal mio Signore.
Stanislao Ciarli ebbe diritto davvero alla promozione che s’andò acquistando con una diligenza e una docilità non mai attenuate. Egli fu ed è noto più specialmente nelle parti di mammo e nelle così dette macchiette, in cui appare le più volte di una comicità irresistibile.
Nato a Chioggia, mostrò sin da giovinetto una chiara attitudine alla pittura che coltivò finchè potè e come potè, però che il padre, desideroso di aver tutti con sè i propri figliuoli, lo tolse agli studi, incorporandolo nell’artistica famiglia come primo attore ; il qual ruolo mantenne anche dopo la morte del padre in Compagnia dei fratelli. Sposò una Angelica Cappeletto, vicentina, e n’ebbe una figliuola : Eleonora.
Non è possibile di rappresentare una passion viva ed interessante con maggior forza, con maggior energia e con maggior verità di quel che fece Madama Bresciani in una parte così importante. Quest’attrice, che aggiungeva al suo spirito ed alla sua intelligenza le vaghezze d’una voce sonora, e d’una pronunzia bellissima, fece tanta impressione in questa fortunata commedia, che in appresso non la chiamaron fuorchè col nome d’ Ircana. […] Un applauso fatto a una compagna le era una trafittura al cuore. Il povero Goldoni che nonostante la sua infinita serenità d’animo, dovè patire tutte le noje prodotte dalle eterne guerricciuole di palcoscenico, determinò un bel giorno, a soddisfar la Bresciani, e più ancora a darle una buona lezione, di formare una commedia nella quale l’attrice non avesse a temer confronti : e scrisse la Donna sola, che piacque molto alla Bresciani e che fu da lei, se ben capita la satira, mirabilmente recitata nel carnevale del 1757. […] Chi paga chi lo frusta ne parè, E senza un fia d’inzegno una puttella.
Adunque il capriccio apologetico è una ragione? […] a una terza parte del secolo? […] Non è questa una illazione ben dedotta? […] Questo felice ingegno compose alcune ottime Ecloghe, ed una di esse intitolata Albanio sembra al Lampillas un bellissimo Dramma Pastorale. Faccia il Cielo che questo ancora non sia un mulino a vento, preso per un Gigante, una mandra di pecore per un Esercito, una scena di Pupi cangiati in Mori.
Pure in una parte del IV e nel V intero torna l’interesse ad essere tutto per Filli. […] I caratteri sono ben sostenuti, e quello singolarmente della finta Megilla ha una nobiltà che incanta. […] Domenico Basile fece una traduzione napoletana del Pastor fido impressa nel 1628. […] La rende pregevole l’ingegnosa semplicità dello stile senza arditezze, e l’ameno soggetto di una festa cinquennale, in cui si gareggia col canto per acquistare una bella Ninfa. […] L’una s’intitola Procri che dal canonico Negri guastallese si pose per appendice alla sua Istoria di Guastalla.
Nell’una e nell’altra favola si tesse una serie di evenimenti romanzeschi che si narrano come preceduti all’azione. […] Diede anche l’istesso autore le Roi et le Fermier che dee collocarsi in una classe men tetra della commedia piangente. […] Ma una ipotesi troppo rara scopre lo studio dell’autore di mettere in tali circostanze un uomo virtuoso che a stento si rinvengono ne’ processi criminali più famosi. […] Diderot la volle imitare e correggere, e ne snaturò il genere formandone una favola tetra, poco men che lugubre quanto una commedia larmoyante. […] Voltaire pubblicò di aver tradotto questa favola da una di m.
Pure in una parte del quarto e nel quinto intero torna l’interesse ad essere tutto per Filli. […] I caratteri vi sono ben sostenuti, e quello singolarmente della finta Megilla ha una nobiltà che incanta. […] Domenico Basile fece una traduzione Napoletana del Pastor fido impressa nel 1628. […] La rende pregevole l’ingegnosa semplicità dello stile senza arditezze, e l’ameno soggetto di una festa cinquennale, in cui si gareggia col canto per acquistare una vaga ninfa. […] L’una s’intitola Procri, che dal canonico Negri Guastallese si pose per appendice alla sua storia di Guastalla.
Nel 1799 rappresentò al Teatro del Fondo in Napoli una delle prime parti del Bruto di Alfieri, e fu applaudito. […] Non ti è noto che a Blanes pagai fino i biglietti d’ingresso, a Blanes che guadagnò sull’Edipo una somma considerabile empiendo la Pergola in un modo inusitato ? […] Il valore degli ori, argenti e gioie fu di L. 6111, delle quali 1866 per una verghetta doppia con 20 brillanti : quello dei libri di L. 1383. […] Fu una parte del 1806 primo uomo e capocomico in società col Ferro (V. […] Maritatasi la figlia al Colomberti nel ’27, Antonio Belloni si ritirò dall’arte, istituendo una agenzia d’affari per l’arte comica in Bologna, ove morì nel ’42, a 83 anni.
Bartoli, per una particolare sua versatilità che gli permetteva di rappresentar degnamente caratteri disparatissimi. […] Mise da giovine la maschera del Pantalone, poi quella del Dottore ; e, dice il Bartoli, che sosteneva or l’una or l’altra con egual maestria. Recitò ne'suoi primi anni d’arte una commedia, nella quale, sotto nome di Zanetto, rappresentava ammiratissimo diversi personaggi.
… E più dei crocchi, ove elegante e bella seder potresti, e più dell’infinito strepitar delle turbe, ami il romito favellìo d’una fronda o d’una stella ? […] E conduci pur sempre il pensier mesto al buon Parente, alla pia Madre, a quanti una dolce superbia han de’tuoi vanti…. […] A iniziativa del Conte Giorgio Roma di Zante, giovane di forte ingegno, che si trovava allora in Mantova, attratto dalle grazie di una delle più avvenenti e colte signore di quella aristocrazia, fu costituita una vera e propria compagnia, la quale doveva dare due o tre rappresentazioni la settimana, al celebre teatro dei Gonzaga, illustrato dagli affreschi del Mantegna. […] Fu una rivelazione. […] Data dunque la enorme disuguaglianza, i parenti ed amici di una Arrivabene non potevan vedere di buon occhio il loro blasone trascinato sulle tavole della scena.
I convenzionali o arbitrari invece sono identificativi di un’epoca, di una nazione, di una setta. […] Salfi presenta poi i casi di transizioni rapide da una passione all’altra, che prevedano il passaggio da un’espressione imitativa a una cooperativa o viceversa. […] Una o più sillabe possono comporre una parola; ed ogni sillaba, sostenuta necessariamente da una vocale, può essere variamente temperata da una o più consonanti che la precedono e la seguano. […] Ma è la natura o l’arte, o l’una e l’altra insieme, o più l’una che l’altra che produce un tal magistero? […] La prima è certamente una taglia nobile e vantaggiosa.
La necessità di schivarlo sugerì l’idea di una commedia che fu chiamata Nuova, senza dubbio più delioata e discreta, e meno acre delle precedenti. […] Di Demofilo e Posidio incontriamo altresì alcuni frammenti; ma da una commedia del primo detta Onagos Plauto compose la sua Asinaria. […] Il più onorevole testimonio del merito di questo Comico filosofo, si è il verso di una sua commedia che leggesi nella I epistola dell’Apostolo san Paolo a’ Corintii. […] La natura non produce una per volta le parti di una pianta, ma tutte in picciolo le racchiude nel germe che prende poscia a disviluppare e nutrire. […] E se ciò avvenne, in una republica popolare allora gelosissima, si tollerò di buon, grado?
Fecero esse due giri sopra se stesse saltando e battendo le mani l’una contra l’altra. […] Que’ selvaggi mostrano per tale mostruoso abbigliamento una passione particolare. […] La sua magnanimità sveglia nello spettatore una sublime idea del nobil suo carattere. […] Si dà una sontuosa immagine di un piatto descritto come una mettà del globo celeste colle sue costellazioni. […] Essi ci attestano che in una orazione di mons.
Trovo una sola volta negli Scenari dello Scala il personaggio di Vittoria. È nella commedia Il Ritratto, e vi rappresenta la prima attrice di una compagnia di comici che recita in Parma. […] Recitò in Parma una rappresentazione spirituale d’Antonio Maria Prati intitolata : « La Vittoria migliorata, » e vi sostenne la parte della Donna protagonista. […] Null’altro sappiamo di questa Comica per poter soggiungere di lei una più lunga, ed accertata notizia, e solo abbiamo in sua lode un sonetto, tolto alle Gemme liriche, libro citato altra volta da noi, ed è il seguente : O splendori, o cinabri, o fiamme belle, chiome, bocca, zaffiri, in cui si giace il colore, il rossore, il bel che piace degli ori, dei coralli, e delle stelle.
La tavola per la cena era a ferro di cavallo in una vasta sala, ov’ era innalzato nell’una estremità un piccolo teatro, in cui i comici italiani recitarono una commedia alla loro maniera. […] Si sa che il Bellotti era retribuito con 600 fiorini annui, i quali pare non fosser punto sufficienti al suo quieto vivere, se fu costretto a muover suppliche per un impiego, magari di portinaio, che lo sottraesse alla miseria, accampando i suoi meriti d’Arlecchino per 17 anni : e il Directeur des Plaisirs, in una Istanza dell’ 11 febbraio 1734, indica il Dottore Malucelli e l’Arlecchino Bellotti, come coperti di debiti. Concordando il ruolo e l’epoca dei due Bellotti, è molto probabile ch’essi non fosser che una sola persona ; benchè paia strano che il Bartoli quasi contemporaneo, il quale tanto disse dell’andata a Dresda della Bastona, del D’Arbes e di altri, non abbia accennato nemmen di volo, a’viaggi di questo, che pur chiama famoso, di cui parla fuggevolmente come di sconosciuto….
E tornati in Italia, il Fracanzani s’unì ad altro ciarlatano Daniele del Puppo, con cui formò una vera e propria compagnia comica, traendo la vita con maggior decoro, e di cui Camillo sposò la figliuola Orsola. […] Gertrude, separatasi dalla famiglia, si recò nell’Istria con una compagnia nomade, poi di là nel Teatro S. […] Dotata di una figura piacevolmente gentile, di un viso spirante grazia, e di una tenera dolcissima favella, potè cogli ammaestramenti del marito e col grande esercizio, divenire attrice di qualche pregio per le parti di prima donna.
A questi dì in Italia, in Francia, e nelle Spagne fremerebbe lo spettatore a una scena simile alla terza dell’atto III. […] Non temete di ammalarvi abbracciando una inferma? […] La prima in tre atti ha una bellezza originale. […] L’arte stessa si scerne nel Davide, in cui si legge una robusta descrizione della peste. […] Incontinente ascolto una voce che dolcemente mi comanda di arrestarmi.
Zelante osservatore delle regole ne fece una tragedia regolare; freddo, depresso e poco nobile verseggiatore la vestì umilmente. […] Non temete di ammalarvi abbracciando una inferma”? […] La prima in tre atti ha una bellezza originale. […] L’arte stessa si scerne nel Davide, in cui leggesi una robusta descrizione della peste. […] Incontinente ascolto una voce che dolcemente mi comanda di arrestarmi.