Passò poi nella Compagnia del Duca di Mantova, e il '20 era fra gli artisti che si recarono in Francia, di cui è l’elenco al nome di Martinelli Tristano. […] Recitava nella maschera del Dottore, e il 1736 trovavasi in Compagnia di Argante(V. Franceschini Antonio) al San Luca di Venezia, ove sostenne la parte del Dottore Marchesc de' Merlotti nella tragicommedia intitolata : La clemenza nella vendetta.
Egli abitò a Parigi dapprima in via Contessa d’Artois poi nella via del Sobborgo S. […] Fu sepolto il domani nella chiesa di S. […] Passò nella Provincia a giocare questa sua Commedia, e colà recitolla tutta in francese, e diella colle stampe alla luce. […] Alcune inflessioni sublimi e precipitose rivelavan le passioni varie ond’era agitato : si leggeva l’espressione del dolore, della collera, della gioia a traverso una orribile maschera nella quale il suo ingegno superiore aveva saputo trionfare. Nè si smenti nella rappresentazione del comico : la commedia dei tre gemelli ne è la prova.
Un sistema per indole portato a dividere più che a unire, tagliava ogni più dilatato reame in tante minute signorie, le quali se nella guerra per bisogno formavano un sol corpo, nella pace nulla quali fra loro, e poco s’attenevano al tutto. […] Ma sotto i di lui successori si ricadde nella pristina oscurità. […] Ireneo Asso di Busseto nella prefazione all’Orfeo del Poliziano. […] Voi fiorivate nella Grecia, quando ella trionfava dell’Asia. […] Fontenelle nella Storia del Teatro Francese.
Non si conosce nella China, nel Tunkino e nel Giappone la divisione Europea delle favole teatrali tragiche e comiche. […] E perchè ogni dinastia ebbe una musica particolare, quella di Chun si chiamò Chao-yo, e si usava principalmente ne’ sacrifizj, e nella venuta di ambasciadori stranieri. […] Pedrini, siasi per qualunque altra cagione) in appresso appena nella sola scena fu tollerata da’ nobili. […] Vedasi il Viaggio di Saris del 1613 nella Storia generale de’ Viaggi. […] Tavernier nella Relazione del Tunkin, cap.
…………………………… Nel 1772, in Primavera, lo ritrovo al Nuovo : recita da Zadir nella Dardanè di Francesco Cerlone, musicata da Paisiello. Nel carnevale del 1773 gli è affidata, pure al Nuovo, la parte di Mossiù le Blò nella Finta Parigina dello stesso Cerlone, musicata da Cimarosa. […] Recitava e cantava ; era un di quei comici cui la necessità fornisce eccletismo e che noi ritroviamo, a tempo nostro, or nella commedia in prosa, ora nell’operetta. […] Dal 1746 — epoca nella quale il Barese lascia Napoli — al 1772 — in cui vi riappare al Nuovo — son di mezzo ventisei anni. […] Carlino, nella quale Michele Tomeo, con parole garbate, tirava i gonzi i quali stavano annusando i manifesti del S.
Nè solo nel dramma fu artista pregiatissima, ma anche nella commedia e nella tragedia : e a quest’ultima, anzi, dedicò ogni suo studio negli ultimi anni di arte. […] Si riunì poi il ’48 a suo padre nella Compagnia Lombarda, con Alamanno Morelli e Bellotti-Bon. […] Una volta, a sollevarla dalla indigenza nella quale fu trascinata un po’dalle vicende dell’arte e molto dalla sua natura, si unirono con pietoso e gentile proposito i migliori artisti nostri, i quali dettero una di quelle rappresentazioni che segnano una data nella storia dell’arte. […] Fu, dice il Bartoli, Arlecchino, e recitava assai bene nella commedia all’improvviso, che insegnava anche agli altri con passione ed amore.
Entrò appena diciottenne in Compagnia di Giuseppe Moncalvo per le parti di seconda amorosa, assumendovi con molto successo, dopo un solo anno di prova, quelle di prima donna giovine, Passò il ’32 nella Real Compagnia Sarda, sotto la grande Marchionni, agl’insegnamenti della quale ella dovè il suo rapido progredir nell’arte. […] Scioltasi quella, dopo nove anni di buona fortuna, la coppia Giardini continuò da sè a condur compagnia, e sempre con crescente favore del pubblico ; ma venuta la Carolina in quella età in cui mal si addicon a un’attrice le parti di prima donna, e non volendo a niun patto scender di grado, risolse di abbandonar la scena e separarsi dal marito, per assumer il posto di direttrice nella Filodrammatica del Falcone in Genova, dove il 5 dicembre del 1877 morì di polmonite. Carolina Fabbretti, dotata di bella figura, ottima voce, e volto e sguardo espressivi, recitò assai bene così nella commedia, come nel dramma e nella tragedia.
Dopo il triennio, passò il Venturoli nella Compagnia Domeniconi ; e anche qui, al Valle di Roma, le prime prove furon di fischi e corbellature ; ma poi, fatto il pubblico l’orecchio a certe sue stridule intonazioni, ne divenne in breve il beniamino, soprattutto per la sua grande versatilità, mostrandosi ugualmente egregio nella prosa e nel verso, nella tragedia e nella farsa.
Ma sino al principio del XIII secolo fra tante poesie nella Piccardìa, nella Provenza, nella Sicilia e nella Toscana, non si rinviene cosa veruna appartente al teatro. […] Blair nella dissertazione intorno ai poemi del Celto Ossian, ed il valoroso nostro amico il sig. […] Nel 1230 si celebrò in Piacenza nel borgo e nella piazza di s. […] Nella II al tit. 21 si parla in 25 leggi de’ duelli, e tra esse nella 13 e 14 s’insegna il modo di fare i cavalieri e gli scudieri, e nella 21, si dice, che gli antichi cavalieri combattevano a favor degli aggraviati. […] Si vegga il precitato Discorso nella collezione delle antiche poesie Inglesi.
Nato a Roma il 1° aprile del 1851 da Tommaso Udina di Cilly nella Stiria e da Marianna Lucidi, si diede, rimasto orfano del padre, all’arte drammatica, entrando nella Compagnia romana di Amilcare Bellotti a fianco della Pedretti, di Calloud, Diligenti, Piccinini ; e il suo esordire fu coronato da tal successo, che al terzo anno, ammalatosi il primo attore a Milano, egli lo sostituì, interpetrando degnamente Goldoni, Parini e altre parti di non minore importanza. […] Passò il '79 a' Fiorentini di Napoli con la Pezzana, la Duse, Emanuel, per tornar poi l’ '80 con Adelaide Ristori, che si recava in Danimarca, nella Svezia e Norvegia. […] Ma, sposatasi la figlia, tornò a scritturarsi, ed oggi (1904) si trova con Mauri nella Compagnia permanente del Manzoni di Roma.
Nel ’65 fu accolto come figliuolo nella famiglia di Giuseppe Zacconi, e vi restò sino a tutta la quaresima del ’66, recitando magro, allampanato la parte di Pilade al fianco del vecchio Zacconi, Oreste, grasso e grosso allora come un caratterista. […] Fu il ’74 nella Compagnia di Michele Bozzo e Angelo Vestri, il ’75 in quella di Michele Ferrante, il ’76 colla Ditta Vernier-Iucchi, il ’77 con Giovanni Emanuel, che il Bracci chiama suo primo vero maestro, il ’78 con Achille Dondini, il ’79 con Ettore Dondini, el ’ ’80 sino a tutto l ’ ’81 con Luigi Monti. […] La quaresima dell’ ’82 andò a sostituire Giovanni Ceresa nella Compagnia di Virginia Marini, passando poi primo attore, a vicenda i primi due anni con Luigi Biagi, e assoluto gli ultimi tre, in Compagnia Nazionale. […] Ne tornò alla fine del ’91 per entrar nella Compagnia d’ Italia Vitaliani con la quale stette un triennio, e dalla quale si tolse per far parte sino alla quaresima del ’97 della Compagnia Pasta-Di Lorenzo, in qualità di primo attore a vicenda coll’ egregio suo capocomico. […] Daudet, nella quale si procacciò l’encomio meritato e del pubblico e della stampa.
Esordì nella Compagnia Bottazzi e Berlaffa del 1845 ; e fu per alcuni mesi del '48 in quella di Micheloni e Dondini, scioltasi a mezz'anno a cagion della guerra. […] Entrò il '78 nella Compagnia Iucchi, diretta da Giovanni Emanuel, e il '79, dato un addio alle scene, si ritirò nella sua Bologna, dove morì il 19 febbrajo dell’ '85. […] Chi nol ricorda nel Pugno incognito e nella Bolla di Sapone di Vittorio Bersezio ? […] Il figliuolo Eleuterio esordì generico giovine nella Compagnia di F.
Algarotti dialoga con d’Alembert, autore del Discours préliminaire de l’Encyclopédie, fin da questa prima redazione nella parte relativa alla trattazione della musica13, ma cita, tra i contemporanei, anche Metastasio, Leibnitz, Antonio Maria Salvini, Voltaire, di cui sono riportati dei versi tratti dal poema Le Mondain 14 del 1736 che scompaiono nella seconda redazione del 1755 e sono invece ripresi nella redazione livornese del 1763. […] La sezione Della musica si apre con un’ampia digressione assente nella prima redazione in cui si ribadisce la natura ausiliaria della musica rispetto alla poesia. […] I) e la stessa dedica rivolta al Barone di Svertz, Direttore de’ divertimenti teatrali nella corte di Berlino. […] Cambiamenti sostanziali sono infatti presenti nella prima delle due edizioni livornesi, quella del 1763. […] Chiude la pubblicazione l’epigrafe da Voltaire, Le Mondain, inserita invece all’interno della conclusione nella prima edizione del 1755.
Figlia del precedente, fu dal patrigno Bacelli ammaestrata nella musica, e cantò, fanciulla, l’ultima parte in comici intermezzi a Bologna e altrove. […] Creò lo Zanarini al Valle di Roma la parte di Aristodemo nella tragedia di tal nome di Vincenzo Monti il 16 gennajo 1787 ; e pochi giorni appresso Volfango Goethe ne' Ricordi dell’ Italia scriveva : « L'attore principale in cui si concentra tutta la tragedia, si rivelò nella parola e nell’azione artista egregio. […] Anche Don Pietro, avutone ordine, l’innalzò nella piazzetta del villaggio ; ma nel cuor della notte. Levato poi di buon mattino, lo fe' tosto atterrare da contadini al par di lui intolleranti, e lieto dell’opera sua se n’andò nella vicina chiesetta a celebrar la messa. […] Compiuto il sacro ufficio, non avea messo ancora il piede nella piazza, che fu arrestato, e lì per lì, alzata accanto all’albero della libertà una forca, impiccato.
Entrò giovanissimo nella Compagnia di Antonio Sacco e creò la parte di Farruscad nella Donna serpente di Carlo Gozzi. Passò poi in altre compagnie di giro, e finalmente in quella di Onofrio Paganini, nella quale, a Vicenza, fu colto da siffatta emorragia di sangue, che, non potutasi arrestare, lo condusse al sepolcro il 3 giugno del 1764, all’età di venticinque anni.
Contiamo tra gli errori l’essersi omessa la seguente nota (1) nella pagina 275, lin. 15, dopo le parole, e colla sua dote: (1) Questa favola del Federici è copiata dalla novella del sig. […] Duranson è Don Geronimo della commedia, Mèlidor è il marito ingannato e guasto dall’usurajo trasformato in amico, ed Acelie è la savia consorte; e le convenzioni maneggiate con accorgimento, e la donna di piacere persuasa prudentemente la quale dà le armi per iscoprire vie più il nero carattere di Don Geronimo; e lo scioglimento, e la carica tolta al traviato e passata dal provvido Ministro ad un di lui tenero figliuolo, tutto appartiene al Francese, di cui per altro non si sono trasfuse nella commedia le grazie e le morali vedute. Non è nuovo che si rechino acconciamente sul teatro i bei racconti di altri; ma s’incorre nella taccia di un plagio nel dissimularlo. Anche la Fanatica per ambizione del medesimo autore, di cui si parla nella pagina 277, prende l’argomento e lo scioglimento di un finto fallimento di altra novella del medesimo Francese, l’Ecole des Peres; l’innamorato però che finge disprezzarla e riprenderne i difetti, mostrando un’apparente estrema freddezza, è tolto dal Desden con el Desden di Agostin Moreto.
A questo comico è accennato nella seguente lettera interessantissima al Duca di Modena che traggo da quell’ Archivio di Stato. […] Passò a Napoli, il ’19, col Fabbrichesi ; che abbandonò per entrare nella Compagnia Nazionale Toscana, qual primo amoroso assoluto, al fianco di Maddalena Pelzet, di Ercole Gallina, Luigi Rocchetti e Luigi Parrini. […] Si unì poi in società con Francesco Ciarli, che abbandonò ben presto, per entrar nella Compagnia di Giuseppe Moncalvo prima, poi in quella di Francesco Sterni qual padre e tiranno. […] Luigi Carrani fu attore pregevolissimo così nella tragedia come nel dramma e nella commedia.
Dotato di prestante figura, di bella voce, e di molta attitudine all’arte ch'egli spiegò tra' Filodrammatici, diventò presto comico, e presto s’acquistò buon nome in ogni genere di recitazione, ma più specialmente nella rappresentazione di alcune parti di tragedia quali Filippo, i Creonti, Virginio, gli Egisti di Alfieri. Non potè far parte delle primarie Compagnie che al suo tempo correvano l’Italia, perchè, innamoratosi della giovinetta Guglielma, figlia del capocomico Tommaso Zocchi (V.), fu trattenuto ad arte nella Compagnia del futuro suoceto, della quale il Salvini era un de' primi sostegni nel ruolo di padre nobile. […] Lasciato il maggior figlio Alessandro a studiar belle arti all’Accademia di Firenze, si scritturò nella Compagnia di Bon e Berlaffa, conducendo seco il figlio minore Tommaso ; poi, sempre con lui, in quella di Gustavo Modena ('43-'44), a fianco del quale egli sosteneva Achimelech nel Saul, Lusignano nella Zaira, Andrea nella Pamela nubile, ecc., oltre a tutte le parti di primo attore assoluto in quelle opere di varia indole, in cui Modena non avesse parte.
Due ben differenti aspetti, contraddittori all’apparenza, sogliono d’ordinario presentare a chi le esamina, quelle colte Nazioni che si sono rendute chiare per le cose operate o patite nella pace e nella guerra. […] Il marchese Maffei nella Verona Illustrata part. […] Si conserva nella Biblioteca del Collegio di Zwickau un estratto di due commedie terenziane destinate ad esser rappresentate dagli scolari del Collegio. […] Egli chiamossi non Veronensis, come dubita doversi leggere il Maffei nella Verona Illustrata part. […] Veggasi il più volte mentovato Tiraboschi, bibliotecario del serenissimo duca di Modena, nella citata Storia tom.
Comico reputatissimo per la maschera del Dottore, fiorito nella seconda metà del secolo xvii, di cui scrive Luigi Riccoboni (op. cit. […] Battista Paghetti, che recitava la parte di Dottore, e Galeazzo Savorini che gli successe nella maschera, non potrei citarne uno che avesse compiuto un corso di studi. » Lo vediamo il 1686 nella Compagnia del Duca di Modena, di cui si è dato l’elenco al nome di Marzia Fiali.
Era notabile nella cattedrale di Roano il dì di natale la sesta asinaria, nella quale compariva Balaam su di un’ asina e varii profeti che aveano predetta la venuta del Messia, e Virgilio e la Sibilla Eritrea e Nabucdonosor e i tre fanciulli nella fornace10. […] Ma sino al principio del XIII secolo, fra tante poesie nella Piccardia, nella Provenza, nella Sicilia e nella Toscana, non si rinviene cosa veruna appartenente al teatro. […] Nel 1230 si celebrò in Piacenza nel borgo e nella piazza di S. […] Degno di leggersi nella Storia della Letter. […] Ireneo Affò nella Pref. dell’Orfeo del Poliziano.
Il ciarlatano era fuor de’gangheri e dichiarava non solo di non esser suo padre, ma di non averlo mai conosciuto :… e più inveiva contro di lui, più cresceva nella folla la compassione pel disgraziato ragazzo, di cui furon comperate tutte le droghe, e a cui furon fatti per giunta molti regali. Bissoni, lieto del successo ottenuto, ma temendo alcun guajo, si affrettò di abbandonar Milano ; e poco tempo dopo il mestiere del ciarlatano, aggregandosi a una Compagnia di comici, nella quale recitò le parti di Scapino. […] Tornato in Italia, fu accettato dal Riccoboni nella Compagnia del Duca di Orléans per le parti di Zanni, che egli sostenne col nome sempre di Scapino, fino al tempo della sua morte, che fu il 9 maggio 1723. […] Pare, secondo il D’Origny, che egli esordisse il 21 settembre nella Grotte de Scapin, in cui prese il nome di Finocchio. […] Quanto al costume e al carattere dello Scapino, metto qui tradotte le parole del Riccoboni che sono nella sua Storia del teatro italiano a illustrazione della figura del Joullain (V. pag. 451) la quale, secondo il Gueullette è stata fatta per Bissoni stesso.
Esordì nella Compagnia di Pietro Rossi con parti di poca importanza, nelle quali però die' subito a vedere a qual grado sarebbe salita col volere e lo studio. Passò da quella del Rossi nella Compagnia di Onofrio Paganini, in cui progredì rapidamente, facendosi molto applaudire e come attrice e come cantante. […] Delle parti ch'ella sostenne, vanno citate più specialmente quelle di Cleri nel Disertor francese, e della protagonista nella Gabbriella di Vergy, in cui la Manzoni raggiunse il sommo dell’arte. Grande nella commedia, fu grandissima nel dramma. […] E l’altra non meno attendibile, sebbene il Bartoli non abbia troppe tenerezze per lui, di Antonio Piazza, il quale dopo di averla acerbamente giudicata nella Giulietta (1771), dicendo : …… ha una lettera di raccomandazione nel volto che dovunque presentasi non le manca mai un accoglimento umanissimo.
Giaratoni o Geratoni Giuseppe, ferrarese, nato verso il 1639, figlio, forse, del precedente, si recò a Parigi come stipendiato nella Compagnia italiana. Dopo qualche anno di servizio, esordì nella suite du festin de Pierre, il 4 febbraio 1673, col nome e il costume di Pierrot, tipo di servo sciocco, che il Geratoni rappresentò con molto successo, e sempre come stipendiato, sino all’anno 1684, in cui fu ricevuto come attore socio, e recitò il Pierrot in francese nell’Arlequin empereur dans la lune, ove sono scene deliziose di una comicità irresistibile, specialmente tra Pierrot e il Dottore. […] Qual posto occupasse Giuseppe Geratoni nella Commedia italiana non è facile determinare. La poca importanza che si dà alle scarsissime notizie di lui, parmi in aperta contraddizione colle tante incisioni, specialmente del Watteau, che riproducono i nostri comici a Parigi, nelle quali Pierrot occupa sempre un de’primi posti, quando non sia il primo addirittura, come nel quadro de’Comici italiani dello stesso Watteau, che riproduco nella testata della lettera G, in cui egli è segnato a dito non so se qual capocomico o principale artista della compagnia, diritto in sul mezzo della scena, a cui fan cerchio tutti i colleghi ne’lor varj costumi.
Sacchi Brigida, moglie del precedente, e figlia di Antonio e Lucrezia Marchesini, fu buona innamorata nella Compagnia Medebach al fianco di suo marito. […] Tornato il marito, e scritturatosi anch'egli col Rossi, ella ebbe occasione di assumere il grado di prima donna, che sostenne con molto buon successo, meritandosi la primavera a Piacenza il seguente sonetto che il padre Francesco Ringhieri pubblicò nella seconda edizione della sua tragedia Ortoguna, di cui la Sacchi fu prima e fortunata interprete. […] Entrò di nuovo il '69 col marito nella Compagnia Medebach, e vi stette sino alla morte di lui. Vedova con due figli, passò a seconde nozze fuor del teatro, ma non potè godersi a lungo la quiete del suo nuovo stato, chè, obbligata non poco tempo al letto da una cronica malattia d’utero, lasciò la vita il 1775 col compianto de'buoni, e fu sepolta nella chiesa di San Gio.
Trovavasi il 1781 nella Compagnia di Antonio Camerani. […] Nato a Roma il 4 febbraio 1859 da parenti non comici, e datosi, giovanetto, al recitare in società filodrammatiche, si scritturò l’ '83 con Bellotti-Bon, per la cui morte non ebbe luogo il contratto, esordendo invece quello stesso anno come generico con Alessandro Salvini ed Ettore Paladini, e passando subito l’ '84 al ruolo di secondo e primo caratterista sotto il Salvini : ruolo che non abbandonò mai più, e che sostenne lodevolmente in compagnie egregie, quali dell’Emanuel, del Morelli, Maggi, Rossi, De Sanctis, Teatro d’Arte, Rasi, Della Guardia, Pieri-Severi, nella quale ultima si trova oggi (1904). […] Il teatro e la casa sono le sue sole occupazioni ; e nella casa l’artista spesso e volentieri diventa lo scienziato : fotografo, proiezionista, meccanico, elettricista, e anche inventore. […] Nè gli studi scientifici gl’impedirono mai, nonostante la sua piccola statura poco teatrale, di farsi applaudire come caratterista e promiscuo, sia per la diligenza scrupolosa nello studio de' caratteri, sia per l’ingegno pronto nella loro interpretazione, sia per una certa vivacità, soverchia forse tal volta, di recitazione.
Passò quindi nella Compagnia Bellotti-Bon e Marini, diretta da suo zio Cesare, in qualità di seconda amorosa ; fu successivamente nella stessa compagnia prima attrice giovine, in sostituzione di Linda Belli-Blanes ammalatasi. […] Nel 1884 passò, con il ruolo assoluto di prima attrice giovine, nella Compagnia di Cesare Rossi, della quale era prima attrice sua cugina Eleonora Duse. […] Marini, ed essere prima attrice a vicenda con Virginia Marini, e cioè nelle parti che più non si adatta [PAGE 692 MANQUANTE] [PAGE 693 MANQUANTE] ch'egli dice senza lirico abbandono : prodigiosa nella sua semplicità. […] E in tutte queste opere, quando il temperamento gliel consenta, sa mostrar l’arte sua poderosa « fatta – scrive Angiolo Mori — di intendimenti di una accuratezza sottile, umanamente intima, di cui è profondo il concetto ; con una recitazione tutta moderna, di una rispondenza assoluta dell’anima con lo stato della coscienza femminile nella triste e tormentosa ora che passa. » Fin qui della artista. […] Ella, consapevole del suo valore, irrigidita nello sforzo costante di una meta prefissa, e di cui, per molti anni, ha forse creduto di avere smarrito la limpida visione, assorta perennemente nella ricerca di una perfettibilità, che è il tormento e la forza dei grandi artisti, Italia Vitaliani non sa trovare quelle parole ambigue che dicono e non dicono, quelle frasi rivolute entro cui il pensiero guizza e si smarrisce con agilità serpentina : no, quando una persona, sia pure un personaggio, la secca, essa lo dimostra ; quando un lavoro, sottoposto al suo giudizio, le spiace, essa lo dice, senza perifrasi nè pietose tergiversazioni ; quando è di cattivo umore non sa trovare una maschera di giocondità da collocarsi sul viso ; che se poi ella, o per la naturale bontà dell’animo o per altre considerazioni, cerca di nascondere il suo pensiero o velare le sue impressioni, esiste allora una tale antitesi fra il suono della parola forzatamente benigna e l’impaziente lampeggiare degl’ immensi occhi grigi, che si comprende subito come la più lieve finzione le riesca fastidiosa.
Lasciato per vicende politiche l’impiego, studiò musica sotto il maestro Pacini, suo cugino ; ma non lungo tempo : chè un secreto malore gli tolse la voce, obbligandolo ad abbracciar l’arte comica, nella quale riuscì non ispregievole attore. Esordì nella Compagnia di Angelo Canova ; fu colla moglie, Maria Pompili, divenuta comica anch’ essa, e con un figliuoletto, Luigi, in quelle di Carlo Mancini, di Giuseppe Colombo, e di Francesco Lombardi, con cui fece quasi tutto il giro della Sicilia, nella quale poi, a Noto, morì l’anno 1846.
Attrice di bella rinomanza, fu nella giovinezza prima donna egregia ; egregia madre nobile nella maturità, e caratterista perfetta e unica nella vecchiezza.
Tornato nel 1750 a Parigi, rientrò nella Commedia Italiana, ove rimase fino al 15 marzo 1769, epoca del suo definitivo riposo, che ottenne con una pensione di 1500 lire. Dieci anni avanti, recitando nella Camille Magicienne, commedia a soggetto di Carlo Antonio Veronese, fu accidentalmente ferito sulla scena, e non si riebbe più perfettamente. […] Eustacchio ; il quale ci ha detto che giovedì passato, verso le nove di sera, fu chiamato dal signor Balletti figlio, comico italiano, ch’egli trovò nel suo letto, per medicargli la ferita prodotta da un colpo di fuoco : che, avendolo visitato, trovò una piaga non lieve nella carne, alla parte esterna della coscia destra, che egli medicò, e che gli parve causata da una palla, che il Balletti disse di aver ricevuta alla Commedia, mentre recitava nella Camille Magicienne, in cui si sparan colpi di fucile contro una torre, ove il signor Balletti stava rinchiuso con altri comici : che si presume esser causa della ferita uno dei soldati, il quale, sostenendo una parte nella commedia, e dovendo sparare a polvere soltanto, prese nell’intermezzo, inavvertitamente, il fucile carico a palla del soldato in fazione sul palcoscenico, anzichè quello che doveva esser carico a sola polvere ; che se il detto artista non venne subito a far la sua dichiarazione, si fu perchè egli credette non valerne la pena, essendo il fatto accaduto in pubblico, e, com’era da credersi, per semplice inavvertenza o errore ; non per cattiva volontà.
Fiorì nella prima metà del decimosesto secolo. Recitò nella Cassaria e nella Lena dell’Ariosto ; poi, il 1541, nell’Orbecche del Giraldi ; poi, il ’45, nell’Egle dello stesso Giraldi.
Sorella minore della precedente, ricca d’intuizione artistica e di squisito sentire, fu, per più anni, amorosa eletta nella Compagnia di Luigi Pezzana a fianco di Giovanni Ceresa. Benchè difettosa alquanto nella pronuncia, potè passare con una recitazione calda e spontanea, al ruolo di prima attrice assoluta in Compagnie di primo ordine, come della Sadowski, diretta da Luigi Monti, nella quale io l’ebbi collega affezionata, di L.
Terzo: per la volontaria dimora della voce nelle rispettive vocali del discorso secondo tali determinati intervalli, che sono quelli che s’esprimono nella musica coi nomi di seconda, terza, quarta, quinta, ecc. […] Non dee averla nasale, perché facendosi una risuonanza troppo confusa nella cavità della bocca, e delle narici, il suono s’offusca, e l’accento perde molto della sua chiarezza. […] Le quali diversità non vengono comunemente notate nella Lombardia, ma sono principalissime presso a’ toscani, come si vede negli autori loro, ed io ho non poche fiate osservato. […] Lo svizzero nella collera grida egualmente e fortemente, mantenendo a un dipresso la voce nello stesso tuono. […] Perlochè è mirabile la vivacità, e l’evidenza, che osservasi non solo nella collera, ma anche nel discorso familiare, ovvero nella narrazione d’un fatto, per cui pigli qualche interesse.
Figlia del precedente, nacque in Cagliari nella quaresima del 1818. Dopo aver fatto i primi passi nell’arte come ingenua e generica giovine nella Compagnia che suo padre conduceva in società con Gaetano Martini il 1830, entrò il 1833 nella Compagnia di Romualdo Mascherpa qual prima donna giovine.
Lo vediam terzo amoroso nella Compagnia di Giuseppe Imer ; e dice il Goldoni ch' egli fu cattivo comico finchè fece la parte dell’amoroso, e che poi divenne eccellente, quando dopo la morte di suo padre prese la maschera del Dottore, nel qual Personaggio la sua grassa e goffa figura non disdiceva, anzi lo rendeva di piacevole caricatura. Anche il Bartoli dice che travagliò con molto spirito nella maschera del Dottore e fu conosciuto per un ottimo commediante. […] Passò poi a Venezia nella Compagnia di Girolamo Medebach, e in essa, passando a Milano, morì la primavera del 1757.
Recitò la prima volta a Chioggia, nel '49, in una brevissima parte, a beneficio di una compagnia d’infimo grado, ed esordì, comico, lo stesso anno a Mestre nella Compagnia di Giovanni Battista Zoppetti, in cui stette due mesi per passare in quella di certo Bosello. Fu il’50 con Luigi Duse ; e il '51 fu accolto nella grande arte, nella Compagnia lombarda, condotta da Alamanno Morelli, dalla quale, dopo un triennio, passò primo attor giovine in quella di Cesare Dondini, a fianco della Cazzola, e di Romagnoli, poi di Tommaso Salvini. […] Divenne socio l’ '82 di Giovanni Aliprandi, e il triennio '83-'84-'85, si scritturò per l’ultima volta come brillante nella Compagnia di Giuseppe Pietriboni.
Vergnano Corrado, torinese, fu uno de' più egregi artisti brillanti nella prima metà del secolo xix, per la correttezza e la nobiltà de' modi. Il Diplomatico senza saperlo e il Ballandar nella Catena di Scribe, il Bugiardo e altre parti di simil fatta ebbero in lui un interpetre unico. […] Questa Compagnia ha un’ottima qualità complessiva, di tutti, cioè : quella di recitar la commedia naturalmente, parlando, e nessuno glie ne tien conto. » E il Sossaj, nella sua cronaca (Teatro Comunale di Modena, autunno del 1844), della Compagnia Vergnano dice : « Tutto che composta di soggetti di merito discreto, pure fu assai mal corrisposta dal pubblico. […] Malgrado l’equipaggio sequestrato, i soggetti sono tutti qui requisiti, meno il capocomico Vergnano, il quale seppe destramente sottrarsi colla fuga, terminata che ebbe la parte che aveva nella comedia. » – Si recitava quella sera il 4° atto di Misantropia e Pentimento, poi il 2° de' Due Sergenti.
Recatasi col patrigno a Milano, all’insaputa della madre, che pei soliti vecchi pregiudizj era avversa alle inclinazioni della figlia, entrò nell’Accademia de' Filodrammatici, diretta allora dal Morelli, ed esordì il '55-'56 nella Compagnia di Adelaide Ristori, in cui stette oltre due anni, come generica, amorosa, seconda donna, servetta, e talvolta anche, nonostante la tenera età, madre o nutrice. Andò poi il '59 e '60 seconda donna in Compagnia Domeniconi a fianco della Cazzola, sposando al principio del '61 Angelo Vestri e passando ai Fiorentini di Napoli nella Compagnia di A. […] Fu il '62 e '63 prima attrice in quella di Alamanno Morelli con l’Adelaide Tessero prima attrice giovine, il '64-'66 al Fondo di Napoli con Majeroni, il '67-'69 nella Compagnia di suo marito in società con Pezzana, il '70 in altra in società con Majeroni Edoardo e Rescalli, il '71 di nuovo a Napoli, passata al ruolo di prima donna di spalla, seconda donna e madre, il '74 ancora prima attrice con Bozzo, il '76 con Giovagnoli, e il '77 a Parigi con Salvini al posto di Amalia Checchi ivi morta. […] Entrato poi il Vestri nella Compagnia Nazionale, dove non era alcun posto per lei, non volendo ella creare ostacoli alla scrittura del marito, si ritirò dalle scene, e, dopo la morte di lui, a Bologna, traendo meschinamente la vita.
Esordì nella Compagnia di Alessandro Monti e del noto meneghino Luigi Preda, scritturatovi da Majeroni padre con cinque svanziche al giorno, a Casal Monferrato, ove non fece la miglior delle prove. […] Il ’67, fu di nuovo con Tommaso Salvini, per entrar poi nella grande Compagnia di Bellotti-Bon, a sostituirvi colla Tessero e con Salvadori la Pezzana, Ciotti e Lavaggi che ne uscivano […] Dal’ 76 al ’78 fu con Morelli e la Tessero ; sostituì il Salvadori con Bellotti nel ’79, tornò socio con Casilini nell’ ’80, passò colla Tessero in America l’ ’81 e ’82, poi entrò primo attore in sostituzione di Ceresa, e vice-direttore sotto Paolo Ferrari nella Compagnia Nazionale. […] Dall’ ’88 all’ 89 entrò in Compagnia Maggi nella nuova qualità di generico primario, poi in quella di Favi, e finalmente in quella di Pasta, col quale è rimasto tutto l’anno comico 1895-96. […] Le parti che gli dettero maggior fama furon quelle di Nerone e di Antonio nel Nerone e nella Cleopatra del Cossa, ch’egli creò.
Dovè recarsi a Parigi verso il 1644, perchè il 9 gennaio dell’anno seguente fe'battezzare nella chiesa di Saint Germain-l’Auxerrois, un figlio per nome Carlo Francesco, ch'egli ebbe dalla moglie Luisa Gabrielli (comica anch'essa, sotto nome di Lucilla, che recitò molto applaudita nella Finta pazza di Giulio Strozzi), tenutogli a battesimo da Francesco di Bassompierre, maresciallo di Francia, e da Anna Dufay per conto dell’alta e potente principessa Carlotta-Mar- gherita di Montmorency, principessa di Condè. […] S. è addirato contro di lui, e piu d’ogn’altro un Nobile venetiano, che si trouaua in modena che haueua seguito lucilla moglie di Triuellino nella quale è fieramente inamorato, parti la mattina subito da modena questo Nobile cum mali pensieri uerso Ottauio, Che è quanto e sucesso sin’hora e ui sia di nouo, e faccio hum.ª et oseq. […] Tornò poi nel '53 a Parigi (vedi il brano di lettera del 16 agosto nella Muse historique di Loret, riferita al nome di Adami Beatrice), sposò il 9 giugno del '65 in seconde nozze e alla presenza di Cristoforo Contugi detto l’Orvietano, di Giuseppe Giaratoni, Pierot, e di altri, Maria di Creil vedova di Francesco de Houpy. […] Morì a cinquantotto anni il 26 aprile del '71 e fu sepolto il dì dopo nella chiesa del convento dei Grands-Augustins. […] Robinet, continuatore della Muse historique di Loret, così annunzia la morte di Locatelli nella sua lettera del 2 maggio 71 : La Parque souvent très-cruelle, (o justes cieux !
Il Casanova, trovatolo del '60 mutato in commediante, così ne scrisse : Vidi Pertici con piacere : essendo vecchio e non potendo più cantare, recitava la commedia e da buon comico, il che è raro, dacchè i cantanti, maschi e femmine, confidando nella durata della lor voce, trascuran l’arte della scena. […] Entrata nella Società filodrammatica romana, fu subito assunta al grado di prima attrice, e ammirata e domandata dalla stessa Ristori. […] Propostole il Pezzana, dietro suggerimento del Morelli, che avevala sentita nella Suonatrice d’Arpa, di andar nella sua Compagnia a prendervi il posto di Amalia Fumagalli, vinta dalle lusinghe di lui e dalle preghiere della madre, risolse finalmente di abbandonar l’arte sua diletta, ed esordì a Livorno con grandissimo successo, col nome di Giuseppina Biagini, che fu quello del secondo marito di sua madre. Passò da Livorno a Firenze, nel Teatro Niccolini, acclamatissima sempre, specie nella Medca, e dopo un anno tornò a Roma al Mausoleo d’Augusto sollevando in una lunga stagione il pubblico all’entusiasmo. […] Era nella Compagnia il giovane Erminio Pescatori, che aveva lasciato Parma, sua patria, nel '58, per darsi all’arte.
Nel ’54 sostituì il Pieri nella Compagnia Reale Sarda, ed ecco che ne dice E. […] Ma torniamo alla sua Compagnia unica, la vera Compagnia modello, nella quale egli era tuttavia per viscomica, per finezza, per verità, il principe de’brillanti. […] La Compagnia unica ch’egli condusse e diresse, grande in ogni sua parte, sbocconcellò, o meglio sfasciò, dividendola in tre Compagnie, delle quali diventaron prime parti assolute non grandi, quelli stessi artisti che nella Compagnia unica furon parti non assolute grandissime. […] Gran genio aveva il Bellotto per esercitarsi nella maschera da Pantalone ; però, travestito in quella foggia, andava in tempo di carnevale per le vie e ne’ pubblici ridotti, parlando come un personaggio da commedia, e facendo anche delle scene graziose insieme con altri suoi amici mascherati in diversa guisa. […] Avanzandosi in meriti, fu accolto nella Compagnia d’Antonio Marchesini ; e quindi in quella d’Antonio Sacco fu con piacere accettato.
Due ben differenti aspetti all’apparenza contraddittorii presentano agli osservatori quelle Nazioni che si renderono chiare per le cose operate o patite nella pace e nella guerra. […] Si vede poscia il Piccinino nella prigione. […] Dicesi nella dedicatoria che fu ascoltata con sommo applauso dal pontefice e da’ cardinali e prelati. […] Dovè dunque cangiarsi la scena nella guisa che oggi avviene ne’ drammi musicali, servendo all’azione. […] II parte I citata anche dal Tiraboschi il quale di altre farse sacre fa pur menzione nella pag. 183 nella parte II del t.
Due ben differenti aspetti, all’apparenza contradittorj, presentano agli osservatori quelle nazioni che si renderono chiare per le cose operate o patite nella pace e nella guerra. […] Si vede poscia il Piccinino nella prigione. […] Dicesi nella dedicatoria che fu ascoltata con sommo applauso dal pontefice e da’ cardinali e prelati. […] Dovè dunque cangiarsi la scena nella guisa che oggi avviene ne’ drammi musicali, servendo all’azione. […] Se ne allegano moltissimi passi nella Par.
Il Mazzoni li ha illustrati con un elaborato studio, edito il 1891 dal Randi di Padova, col titolo : Appunti per la Storia de’ teatri padovani nella seconda metà del secolo XVIII. […] Grande nella commedia di Goldoni dialettale e italiana, grande nella tragedia, grande nel dramma. […] Ma alla metà dell’anno 1816 fu colpita da tale malattia che la toglieva per sempre alle scene, relegandola collo sposo nella sua villa di Avesa, presso Verona, che dovette pur troppo abbandonare, pei continui dissesti finanziari di cui fu causa il marito di sua figlia. […] » Molte son le testimonianze che abbiamo del valore di lei ; fra cui quella del Sografi, che nella prefazione alle sue Inconvenienze teatrali (Padova, Bettoni, 1816) scriveva : Si distinsero nella esecuzione di questo non facile a rappresentarsi componimento moltissime attrici ed attori. Tra le prime, nella parte della Genovese Tatà, la prediletta mia Anna Fiorilli-Pellandi.
Fu al fianco della Pellandi il primo attore per le tragedie (quello per le commedie era il celebre De Marini) nella Compagnia Reale istituita dal Principe Eugenio Beauharnais, impresa Paganini. […] E qui intende l’Abate de l’Epée e Ciniro nella Mirra. […] A codesto ascendente ch’ egli aveva sullo spettatore, a codesta specie di fascino ch’ egli esercitava su di lui, molto certo contribuiva la perfezione dell’esteriorità, se così posso dire, nella quale son raccolti l’abbigliamento, il portamento, la truccatura (camuffagione) ; la truccatura più specialmente ; chè quando Belli-Blanes appariva sulla scena, ci si trovava ogni sera di fronte a un quadro nuovo e meraviglioso, come nella Gerla di Papà Martin, nel Romanzo di un giovine povero, nella Patria…. […] Dopo di avere aiutato la madre nella sua professione, entrò nella Compagnia di Giuseppe Lapy, in cui divenne in poco tempo attore egregio per le parti d’Innamorato ; e seppe con l’arte e con la bontà così ben meritare dell’affetto e della stima del suo Capocomico, che ne ottenne una figliuola in moglie per nome Luigia. […] Morto il padre Lapy, passò con la moglie nella Compagnia di Maddalena Battaglia, ove stette sino all’autunno del 1795, per recarsi poi a Roma ove stette tutto il carnevale ’96.
Passata, benchè ancor giovane, nel ruolo di seconda donna e madre nella Compagnia Reale di Salvatore Fabbrichesi (V.), seppe serbare coll’ arte sua la bella rinomanza nella quale era salita come prima donna. […] Lasciato poi il Fabbrichesi, l’Angelini entrò nella Compagnia Rafstopulo, in cui poco dopo morì a 50 anni.
Carini Luigi, nato a Cremona il 21 dicembre 1869, lasciò a mezzo gli studi tecnici per entrare in arte, nella quale, dopo ottime prove nella Filodrammatica cremonese sotto la direzione dell’intelligente ex-comico Guido Guidi, esordì qual secondo amoroso e generico giovine in Compagnia di Giuseppe Pietriboni, al Valle di Roma, la quaresima dell’’88. […] Nella quaresima del ’94 entrò collo stesso ruolo in quella di Andò e Leigheb per un triennio ; terminato il quale egli assumerà il ruolo di primo attore assoluto nella nuova Compagnia di Leigheb e Reiter.
L’argomento consiste nella prigionia di Danae nella torre di bronzo, e nella discesa di Giove in essa convertito in pioggia d’oro. […] Si narra in esso come al sospettoso Acrisio sembra aver veduto nella finestra della torre il capo di Danae con quello di un uomo dappresso. […] Per nostro avviso niuna delle bellezze originali si è perduta nella versione del Cosentino. […] Spicca parimente il di lui gusto nella scelta fatta nel tradurre l’Elettra. […] Di lui vedi l’Eritreo nella Pinacoteca, il conte Mazzucchelli t.
Ma si venne al 1799, e al Vestri toccò la sorte di tanti giovani, forse, nella fiamma di amor della patria, un po' troppo audaci : di essere cioè insultato e percosso dalla popolaglia, e chiuso nelle carceri del Bargello, dalle quali uscito dopo breve tempo, nauseato di siffatte inique persecuzioni, abbandonò Firenze e la Toscana, senza sapere ove il suo buon genio lo guidasse. […] Parevano più onnipossenti quelle armonie, più pene Il Bartolini a Firenze aveva scolpito un busto del celebre artista, ridente da un lato, piangente dall’altro, che offerse a Bologna, e che fu collocato nella Galleria degli Angeli. […] Piacevole fisonomia ; negli occhi, nelle labbra e nella fronte, potenza di esprimere le più interne commozioni dell’animo, senza stento nella severità o nella tenerezza, senza sconcezze nel ridicolo ; sì che più volte non proferendo parola, non movendo mano, seppe con un solo sguardo scuoter la moltitudine attonita, atterrirla o rallegrarla secondo che dimandassero le trattate passioni. […] A molti parrà questo difetto ; a me sembra l’indizio più sicuro e palese del genio, che modifica una parte di sè, giusta i diversi soggetti che tratta, ma serba intatta una parte per farsi conoscere nella sua essenza, che mai non muta. Però non manca chi il dice monotono in alcuni suoi lazzi e movenze : pur v'è chi risponde esservi in lui la stessa monotonia che nella natura.
Fratello del precedente, nacque a Mantova nel 1796, nè fu men celebre di Francesco, poichè se a lui non si accostò nella tragedia, lo uguagliò nel dramma, e lo superò nella commedia. […] Alessandro Lombardi, in una cena di amici a Trieste nella primavera del 1820, forse un po'alterato dal vino, fe' scommessa di stritolar co' denti un bicchiere di cristallo, e tutto inghiottirlo. […] Giunto a Trieste nella primavera del '24, si riaffacciarono i sintomi del terribile male, a cui dovette soggiacere in Venezia dopo pochi mesi, non ancor compiuto il ventinovesimo anno.
Fu il 1733 a Milano nella Compagnia del ciarlatano Bonafede Vitali (V.), detto l’anonimo ; e al Teatro di San Luca a Venezia il’35 a sostituirvi il Garelli (V.), che gli pose in volto di sua mano la maschera, presentandolo al pubblico. […] Bartoli ci narra che la somiglianza de' due artisti era tale, specialmente nella voce, che molti credettero, e ne fecero scommessa, non esser altro il Rubini che lo stesso Garelli. In La Clemenza nella Vendetta egli sostenne, il '36, con grandissimo onore la parte di Pantalone Re dei Cuchi, cantandovi ariette musicali, ed eseguendovi diversi combattimenti. […] E nella Introduzione per la prima recita dell’autunno dell’anno 1754 (T.
Il Chiabrera che nella lirica poesia aveva gloriosamente calcato uu sentiero novello, scrivendo qualche componimento musicale, non si avvisò di seguire l’opera de’ Greci. […] Gli eunuchi si sono perpetuati, e ad onta della ragione e del buon senno non solo nella China, nella Turchia e nella Persia, dall’abjezione della schiavitù più umiliante passano a’ posti ragguardevoli non solo nella decadenza dell’Impero molti di essi divennero consoli e generali, come i Narseti, i Rufini, gli Eutropii: ma noi, noi stessi gli ascoltiamo gorgheggiare nelle chiese, e rappresentar da Alessandro e da Cesare ne’ nostri teatri. […] Noi nel nostro secolo XVIII ne abbiamo avuti luminosi esempli nella Cuzzoni, nella Tesi, nella Faustina, nell’Astroa, nella Mingotti, nella Gabrieli, nella Toti, nella Bandi, nella Correa Spagnuola. […] Essi furono assaissimi e quasi tutti al di sotto del mediocre, se si riguardi ai pregi richiesti nella poesia rappresentativa. […] Eritreo nella Pinacoteca.
Fu l’anno seguente con Romualdo Mascherpa, poi di nuovo colla società Colomberti, nella quale, come abbiam detto, sposò Alessandro Monti. Compagna esemplare non abbandonò mai il marito, sostenendo con decoro il ruolo di prima attrice nella propria compagnia, e passando poi a quello di madre e seconda donna. […] [PAGE 153 MANQUANTE] l’importanza di una dizione drammatica, accentuata e vibrata nel canto, e rivelandole poi i misteri della Commedia improvvisa, nella quale essa fece in breve sorprendenti progressi. […] Teatro della Città nella nuova commedia a trasformazioni di suo marito, intitolata : La felice unione di Bernardone, in cui fu accolta dall’applauso universale sì per la grazia del canto, sì per la eloquenza dell’azione, e ancora per la sicurezza della lingua tedesca. […] Anche il Veilen nella sua Storia dei Teatri di Vienna (Cap.
Quivi fece gli studi ginnasiali e liceali, poi si recò all’ Università di Padova, inscritto nella Facoltà di Legge. Non ancora spirato il secondo anno di studj, s’era nel 1833, il futuro avvocato, appassionatissimo dell’arte, in cui ebbe lezioni, dicono, dalla celebre Pellandi, e in cui fece prova eccellente nella filodrammatica della sua patria, si scritturò primo attore nella Compagnia di Marco Fiorio, di cui era prima attrice Carlotta Polvaro, vedova del brillante Angiolini, la quale egli sposò dopo alcun tempo. […] Il Colomberti dice che mentr'era nella Compagnia di lui il 1859 come generico primario, lo vide eseguir molto bene Saul, Egisto nell’ Agamennone, Zambrino nel Galeotto Manfredi (questa dello Zambrino era rimasta, ricordo, un suo caval di battaglia degli ultimi anni), e i drammi Luigi XI, Il Cittadino di Gand, e La colpa vendica la colpa. […] Enrico Montazio (Il Proscenio e La Platea, Firenze, 1845) fu de' suoi più acri censori nella condanna aperta, senza mezzi termini, or de' controsensi di messa in scena, or di quel volere l’ applauso a ogni scena, a ogni parlata, a detrimento della verità, della castigatezza, del pudore : e tanto una volta invei contro l’ artista celebrato, che il Niccolini ebbe a scrivere a Maddalena Pelzet, che il Pezzana, montato in furore per le critiche del Montazio, aveva minacciato per la strada di bastonarlo.
Fu primo attore a vicenda col Chiari nella Compagnia Calloud, Fusarini e Marchi per l’anno 1846 : poi pel triennio 1847-48-49 in quella di Colomberti, Internari e Fumagalli. Era il 1854 al Politeama di Firenze nella Compagnia Pezzana : vi rappresentava lo Zigo nel Goldoni di Ferrari. Fu poi col Domeniconi, colla Petrelli e Fabrizi sino al ’56, in cui tornò nella Compagnia di Luigi Pezzana, col quale stette tutto l’anno comico ’58.
Guagni Giuseppe, nacque a Firenze il 1802, ed esordì nella Compagnia sociale di Gaetano Colomberti e Giacomo Dorati il 1826, col ruolo di brillante, nel quale riuscì egregiamente. Unitosi il ’27 in matrimonio colla figliuola minore del Dorati, Alamanna, formò con lui società, passando dal ruolo di brillante in quello di caratterista e promiscuo, ch’egli sostenne con tanta arte e con tanto favore del pubblico da entrare il ’36 con Luigi Domeniconi e restarvi sino al’ 40 colla moglie servetta, per andar poi nella Compagnia di Carlo Re ad assumere il posto di secondo caratterista al fianco del gran Luigi Vestri ; morto il Vestri, Giuseppe Guagni lo sostituì decorosamente. Tornò il ’43-’ 44 con Domeniconi ; e morto Luigi Gattinelli, mentre egli era in riposo, andò a sostituirlo in Compagnia di Romualdo Mascherpa, nella quale stette fino alla morte di lui, avvenuta a Torino nel ’48.
« Comico, che sosteneva la parte di primo Zanni nella Compagnia de’Comici Affezionati. È lodato nel libretto della Scena illustrata, dove nella lettera dedicatoria così di lui si ragiona. […] Molti comici pare abbiano assunto nel xvii secolo questo nome, e Guazzetto, primo Zanni, abbiamo nella Compagnia del Serenissimo di Modena per l’anno 1688.
In questi contrasti, che parevano cercati nella poetica di Victor Hugo, era il massimo prestigio della Cazzola. […] Nella Piccarda Donati era seducente : nella Vita color di rosa era meravigliosa ; nella Dama dalle Camelie era ammaliatrice ; nella tragedia Saffo, del Marenco, era immensa ; nella Pia de’ Tolomei era sublime ! […] Chi la ricorderà nella Vita color di rosa, nella Donna in seconde nozze di Giacometti, e nella Signora dalle Camelie ? […] … E come se ne doleva col Duca nella lettera che qui diamo riprodotta autograficamente. […] Abbiam dunque nella sostanza un Brighella che ha semplicemente mutato di nome.
[3] Ma nella carriera delle arti e delle scienze gli errori stessi conducono talvolta alla verità. […] I loro ragionamenti cadevano per lo più sugli abusi introdotti nella musica moderna, e sulla maniera di restituire l’antica sepolta da tanto tempo sotto le rovine dell’Impero Romano. […] La musica strumentale venne anch’essa perfezionandosi di mano in mano se non in quanto alla fabbrica più esatta di essi almeno nella maggior destrezza nel suonarli. […] Che l’essenza di ciò che si chiama bello nella musica e nelle arti liberali è riposta nella felice contemperazione del vario e dell’uniforme. […] [NdA] Rinuccini nella Dedicatoria p. 14.
Il '78 riprende il largo per l’America, ove per la prima volta ha l’audacia di cimentarsi nella parte di Amleto. […] Entra l’ '80 con Cesare Rossi nella Compagnia della Città di Torino, che abbandona dopo un anno per rivedere la Rumenia, la Russia, l’America. […] Grande nella Zelinda di Goldoni, non fu meno grande nella Medea di Legouvé. La sua voce maschia e vigorosa nella tragedia, trovava nel dramma moderno note di dolcezza ineffabile. […] Ernesto Rossi nella sua foga furibonda sfiorò, senza volerlo, la guancia della giovane artista.
Pare che que’ grand’uomini vogliano essere conosciuti nella guisa stessa ch’essi conobbero la bella natura. […] A tutti è noto che il più bello e più squisito artificio della versificazione greca e latina consisteva nella combinazione delle sillabe brevi e lunghe. […] Nel secondo si parlerà de’ suoni e degli accenti della voce umana considerati come la materia elementare d’ogni espressione nella musica, nella poesia, nella storia, e nella eloquenza, ovvero sia ragionamento metafisico intorno alla origine delle lingue in quanto sono il fondamento dell’armonia, della melodia e dell’imitazione. […] Il quarto tratterà del patetico delle arti, cioè dell’influenza delle passioni sulla espressione e sul gusto, e delle differenti vie prese dalle arti per eccitarle, dove si dimostrerà che il diletto che ci arrecano i diversi generi e gli stili diversi nella pittura, nella scoltura, nella musica, nella poesia, nell’eloquenza, e nella storia nasce da queste due uniche sorgenti amor del piacere, e fuga del dolore. […] Ecco perché gli Italiani hanno sempre considerata l’invenzione dell’aria come la scoperta la più brillante e la più doviziosa che potesse mai farsi nella musica drammatica, scoperta che ha dato loro senza contrasto la preferenza sulla musica delle altre nazioni, nonostante gli abusi a cui va frequentemente soggetta, e dei quali ho parlato a lungo nella mia opera.
Fu poi nella Compagnia Peracchi e Trivelli il ’58-’59, e in quella di Rossi e Trivelli dal ’63-’64 a tutto il ’67-’68, acclamata e festeggiata sempre da ogni specie di pubblico. […] La versatilità delle sue illustrazioni drammatiche le attiravano la stima di Gustavo Modena che la teneva in grande considerazione ; ed infatti, nessuna attrice, nè prima nè dopo di lei, interpretò con maggior giustezza d’espressione e di verità i differenti personaggi di Sofia nei Due Sergenti, della qual parte faceva una vera creazione, della moglie di Jacquart nel Jacquart, di Cate nella Putta onorata di Goldoni, di Numitoria nella Virginia di Alfieri, e finalmente della Marchesa di Savné nella Calunnia di Scribe.
Cominciò ad acquistar fama nella società formata pel 1851 dalla celebre Carolina Internari, in cui sosteneva il ruolo di prima donna e prima amorosa. […] Apparve la Carolina attrice di molti pregi così nella commedia, come nella tragedia : ebbe onore di applausi e poesie da ogni pubblico. […] Ecco una delle epigrafi : A CAROLINA CARACCIOLO AJUDI che nell’arte drammatica potentissima somma sublime vaga nel riso terribile nell’ira pietosa nel pianto soavemente a voler suo ogni animo rapiva con ingegno precoce sulle scene del teatro valle i romani ammirando plaudendo questo ricordo tenue compenso a tale valore offrivano l’autunno 1856 Anche sapeva cantare con molto garbo ; e nella commedia Clelia o La Plutomania di Gaetano Gattinelli, il caratterista della compagnia, eseguendo la romanza del maestro Lafon, destava l’ammirazione di ogni pubblico.
Difetti nella composizione. […] Si è moltiplicato all’eccesso il numero dei violini, si è dato luogo nella orchestra a gli strumenti più romorosi. […] Qualunque eroe, qualunque eroina si trovi nello stesso caso verrà dagli stromenti dipinta nella guisa medesima. […] Se così felicemente riesce nella musica sacra qual dubbio vi può essere che non riesca talvolta nella musica drammatica136? […] Ma oltrachè non si reciderebbe in questa guisa la radice del male, la quale non consiste nella scarsezza delle parole, ma nella smania che ha il cantore di condurre la sua voce per tutti i tuoni possibili, mi sembra che si caderebbe in difetti non minori di quello cui si cerca di schivare.
Ed ecco un’altra non piccola sottrazione da farsi nella materia opportuna per la melodia drammatica, la quale, come più volte si è replicato, non può afferrare nella sua imitazione fuorché i tratti originali e precisi delle passioni. […] Non insisterò per tanto nella irragionevolezza del piano, nei caratteri arbitrari, negli esseri fantastici personificati, nello slegamento delle scene, nella versificazione dura e poco a proposito per la musica. […] La sfera d’imitazione per la moltiplicità de’ caratteri, per la forza di essi, e per la verità della espressione è più dilatata nella prima che nella seconda. […] L’opposto avviene nella commedia. […] Gli avvenimenti che vi si rappresentano sono frequentissimi nella vita comune.
Nel teatro inglese non si vede nulla di peggiore della scena di Panfilo e Nifa che trovasi nella Celiana di Rotrou. […] I greci che nella poesia ravvisarono l’amore per l’aspetto del piacere de’ sensi, non l’ammisero nella tragedia, reputandolo fuor di dubbio ad essa non conveniente. […] Fu Racine il primo a introdurlo nella tragedia con tutta decenze e delicatezza, e la francese ne acquistò un carattere tutto suo. […] Pietro Corneille che portò la tragedia francese alla virilità, lasciò la commedia nella fanciullezza. […] L’opera italiana fu introdotta nella corte nel 1647 dal cardinal Mazzarini.
Dai Ricordi di un comico (1822-25-26) pubblicati in estratto nel mio Libro degli Aneddoti (Modena, Sarasino, 1891) e che serbo originali nella mia biblioteca, appare chiaramente esserne il Bellagambi l’autore. […] Da quella del Majer passò poi nella Compagnia Fini, poi in quella Colapaoli, poi su su in Compagnia di maggior conto, sino a quella di Luigi Taddei, nella quale lo troviamo il 1836 per le parti di amoroso.
Fanatico dilettante, abbandonò la famiglia per darsi interamente all’arte, nella quale fece ottima prova. Entrò quale amoroso nella Compagnia Favre, una tra le ottime d’Italia ; e passò poi in quella di Gioacchino Andreani, il ’36, per le parti nobili ; e di Luigi Pezzana, il ’41. […] Di principj ultra liberali (il sangue del padre, terribile e fanatico giacobino, circolava nelle sue vene), nella fatal giornata del 15 maggio 1848 a Napoli egli era su le barricate co’ due figliuoli.
E tanto piacque la giovanetta nella parte di Giannina, che fu scritturata dalla Pellandi per le parti di prima attrice comica, al fianco di un’altra alunna la Carolina Tafani, poi Internari, che dovea sostener quelle di prima attrice tragica. […] Dalla Compagnia Pellandi-Blanes, passò il 1817 in quella di Raftopulo, qual prima attrice assoluta, in cui si sposò all’attore Luigi Fini ; e tale fu l’entusiasmo destato dovunque, che il gran Luigi Vestri, allora capocomico, stipendiato dal Duca Torlonia di Roma, la volle con sè ; e non tardò molto che il pubblico romano, il quale avea già proclamato Carolina Internari la prima tragica del suo tempo, non proclamasse Teresa Fini attrice insuperabile nella commedia e nel dramma. Ma breve troppo fu il trionfo : chè dopo una operazione chirurgica per parto infelice, dovè soccombere a Roma nella primavera del 1821 non ancora compiuto il trentesimo anno.
Libanti Giovanni, nato a Verona da onesti parenti nel 1756, entrò, compiuti gli studi di latino, nella Cavalleria de'Cappeletti al servizio della Repubblica Veneta. […] Fu acclamatissimo nella Compagnia di Domenico Narini, poi al S. Luca di Venezia in quella di Luigi Perelli, nella quale si sposò colla giovane attrice Chiara Mattordese.
Benchè un tantino enfatici nella tragedia, erano umani e valentissimi nel dramma e nella commedia. […] Nacquero dal loro matrimonio tre maschi e tre femmine tutti comici : Romeo, Ildobaldo (morto), ed Ermete ; Giulia maritata Bonfigli ex comico, Imelda maritata Bouchard, ed Argia maritata Tovagliari, che ho veduta e ammirata nella Compagnia dialettale siciliana di Giovanni Grasso.
Essendosi compiaciuto l’autore di permettermene la lettura, vi ammirai pari armonia nella versificazione e felicità di locuzione, ma parvemi priva di energia e d’interesse nella favola e nel costume. […] Tutte le altre favole pubblicate nella penisola sino a questi ultimi anni sono tali che ci rendono preziose le stravaganze del passato secolo. […] La favola consiste nel discoprimento e nella punizione di D. […] Mariano indicate ottimamente nella 2 scena dell’ atto I: la di lui vita oziosa descritta da lui stesso in pochi versi nella 7 del medesimo atto25: l’incontro comico della 13 dell’atto II di D. […] Il viluppo e lo scioglimento di questa è fondato, come nella precedente, nell’artificio di due finte lettere.
Il 1° luglio 1747 la giovane ballerina esordì come attrice nella commedia, scritta a posta per lei da suo padre, intitolata Le due sorelle rivali, trascinando poi il 18 settembre il pubblico all’entusiasmo come attrice e come ballerina nella commedia francese in un atto e in versi, Le tableaux, di Panard, il quale dettò allora questo grazioso madrigale : Objet de nos désirs dans l’âge le plus tendre, Camille, ne peut-on vous voir ou vous entendre sans éprouver les maux que l’amour fait souffrir ? […] Poco dopo Cammilla fu accettata nella Compagnia con uno stipendio fisso, e con la promessa di mezza parte, pei ruoli di amorosa e ballerina, a cui aggiunse nel 1759, dopo l’allontanamento di Corallina, quello di servetta. […] Si può dir ch'ella danzi col pensiero, e credo che l’arte degli antichi greci nella pantomima non potesse andare più oltre. […] Nel 1761, creò la parte di madre nel Figlio d’Arlecchino perduto e ritrovato di Goldoni, strappando le lacrime dell’uditorio ; e il Grimm, nonostante i rimproveri che le move d’introdur troppi gallicismi nella lingua italiana, e italianismi nella francese, assicura che il suo volto e il suo gesto eran sovente sublimi d’espressione.
II, e l’Abate Goujet nella Biblioteca Francese tom. […] I Giullari, che in abito proprio e buffonesco anzi che no andavano girando colle arpe, e le viuole, e con altri strumenti per le case e per le mense de’ Grandi (come fecero da principio nella Grecia i primi antichissimi Cantori e Poeti, e poi i Rapsodi dopo Omero, ed anche nel Settentrione i Bardi e gli Scaldi), soleano per interesse cantar gli altrui componimenti, sfidandosi scambievolmente a poetiche e musicali tenzoni, e vantandosi ciascuno di superar il suo rivale non meno nella gentilezza e lealtà dell’amore, che nella prontezza dell’ingegno; e quando alcun Principe e gran Signore celebrar volea solenne festa di nozze, di corte bandita, di torneamenti ecc., non mancavano di venirvi in folla per dar saggio del loro valore, e farsi gran nome. […] Millot nella Storia letteraria de’ Trovatori, il Cav. Tiraboschi nella Storia della Letteratura Italiana, tom. […] La Francia e l’Inghilterra per loro buona sorte fin dal secolo scorso godono di questo vantaggio ed onore che tanto influisce nella felicità degli stati.
Gli applausi che ella riscuoteva nella Moglie saggia, nella Vedova spiritosa, nelle Tre Zelinde, nella Pamela nubile del Goldoni ; nell’ Ottavia, nell’ Antigone dell’Alfieri ; nel Galeotto Manfredi (Matilde) del Monti, non valevano a rimbaldanzire quel povero corpo e quella povera anima estenuati dalla miseria e dall’ angoscia. Natalina Andolfati morì di tisi a soli trentacinque anni dopo di aver sostenuto il ruolo di madre nobile, il 1827, nella Compagnia comica condotta da Carolina Internari e diretta da Francesco Paladini, col marito Padre e tiranno. […] re Commissario, quando lo creda, rivolgersi alle Autorità di quel paese per interessarle nella ulteriore trattativa di questo affare…………………… ………………………… Luini.
Fu nella Truppa d’Antonio Sacco, ma poco vi stette. […] Ebbe l’incontro di dover recitare colla Maddalena Battaglia poco dopo comparsa in Venezia, e con essa fece maggiormente spiccare il di lui valore, sostenendo la parte d’Arsace nella Semiramide di Monsieur di Voltaire, e l’Amleto nella Tragedia di questo nome di Monsieur Ducis ; ambe tradotte da peritissimi Scrittori. […] Il discorso a’lettori sui Pazzi corretti, commedia scritta per fanciulli, ci racconta come in essa avesse parte il maggior suo figlio di anni dieci, il quale, recitata la Commedia nella villeggiatura di Sala a Parma, vi diede anche un concerto di violino, tal chè fu ammesso alla prova nel concerto di musica del Reale Infante, dal quale si ebbe poi patente di suo Virtuoso di camera. […] Egli era probabilmente socio del Battaglia e direttore della Compagnia, nella quale si recitavan commedie premeditate e improvvise.
Venuto a conoscere la Gavardina, e offertole un posto nella compagnia, ch’ella subito accettò, la fece esordire colla piccola parte di Madama Giuseppina nel Medico olandese di Carlo Goldoni, da lei recitata con molta grazia – dice il Bartoli – e spirito non ordinario. A quella seguì la parte d’Ircana nella Sposa persiana dello stesso Goldoni, in cui fu ancor più applaudita. […] Doveva recarsi la primavera del ’66 a Barcellona con altro impresario, ma la paura del mare le fe’ sciogliere il contratto, e formar là per là una compagnia, che condusse l’estate a Mantova, dove s’ebbe tal successo da essere scritturata nella Compagnia di Gerolamo Medebach, colla quale esordì nella commedia a soggetto Di peggio in peggio. […] Figlio di Antonio Gazzaniga, orefice in Mantova, e della Lucidalba, guaritrice empirica nella stessa città, è citato da Fr.
Isola Antonia e Angiola, dette in commedia Lavinia e Leonora, fiorirono nella seconda metà del secolo xvii. […] , p. 58) dice di aver conosciuto nella sua gioventù una vecchia comica, detta in teatro Lavinia, amica dell’Agata Calderoni, che possedeva scenarj firmati da S. […] La Duchessa di Parma scrive a suo fratello, il Principe Rinaldo d’Este, il 16 aprile del ’77, ricusando di concedergli Lavinia, la mancanza della quale produrrebbe troppo sconcerto nella Compagnia del Duca ; e la ricusa un anno dopo Ranuccio Farnese in persona al Duca di Modena che la voleva con Lelio suo marito per mandare a Londra. […] Levandosi queste due parti — dice il Farnese nella citata lettera — che sono le principali e necessarissime nella mia Compagnia, venirebbero a rimaner inutili tutti gli altri miei comici……
Figlio del precedente, nacque a Milano il 25 dicembre 1825, nella Locanda della Commenda, la sera in cui la Compagnia Fabbrichesi recitava al Carcano L'Ajo nell’ imbarazzo, di cui era protagonista il padre Luigi. […] Gaetano fu allevato a Desio vicino a Milano, poi nel Collegio Boselli, il miglior convitto di Lombardia, d’onde a dieci anni uscì, compiuti i suoi primi studi d’italiano e tedesco, per entrare, dopo un anno di preparazione al latino nella Scuola privata Gay, nel Collegio vescovile di Castiglion Fiorentino, all’intento di farvi il corso di filosofia. […] Ma ragioni d’interesse lo tolsero dopo varj anni dai suoceri per fare una società con Antonio Feoli, che sortì esito disastroso, sì ch'egli ritornò attore scritturato nella nuova Compagnia di Luigi Bellotti-Bon, dove, ahimè ! […] Enrico De Amici annovera, fra le opere da lui meglio interpetrate : La Bottega del Caffè e Michele Perrin ; Giuseppe Mazzocca vi aggiunge Filippo Maria Visconti, Carlo Magno nei Poveri di Parigi, Zaccar, Il povero Giacomo, Papà Martin, Sior Todero Brontolon, il Padre nella Prosa, Carnioli nella Dalila.
Dall’affetto per la famiglia fu costretto a restare nella Compagnia del padre, e a respinger le richieste che gli eran fatte da egregi capocomici. Esordì in parti di bimbo nella Compagnia di Monti e Preda, e di Cesare Dondini. […] Mortogli il padre, il Benini entrò nella Compagnia dialettale di Giacinto Gallina, il gentile continuator di Goldoni, nella quale si trova tuttavia, cavallo da sella e da tiro, artista generico per eccellenza, ugualmente egregio nelle parti di amoroso e di caratterista, di brillante e di promiscuo, e qual si conviene apprezzato e applaudito da ogni pubblico d’Italia.
Prima che nella Palestina dominassero i Greci e i Romani, non si trova mentovato verun teatro Ebreo. […] tanto amico del nostro Gio: Vincenzo Gravina, nella lettera scrittane a monsignor Zondadaria. […] Così racconta Asinio Pollione nella lettera 32 inserita nel VII libro delle Famigliari di Cicerone. […] Suetonio nella stessa Vita di Caligola c. 33. […] Lo stesso biografo nella Vita di Vitellia c. 12.
Un’altra religiosa disperata che si avvelena per essere stata dal padre astretta a monacarsi, dipinse il prenominato La Harpe nella sua Melania. […] Sotto i tre Consoli della Repubblica francese comparve un’altra tragedia cittadina intitolata Camilla, la quale cadde perfettamente nella rappresentazione, e si obbliò. […] Altri drammi piangolosi si erano presentali sulle scene francesi alcuni anni indietro non molto riusciti nella rappresentazione e meno nella lettura, riprovati da chi non ama la confusione de’ generi. […] Mirabile nella prima è la dipintura de’ costumi. […] Non v’ha che Monrose, il quale pieno de’ suoi spaventi e pericoli porta nella favola la propria tristezza quasi tragica.
Una potente convulsione nel cominciar del secolo XVII giva agitando gli umori del corpo Britannico sempre disposti a ribellarsi, e minacciava un prossimo sconvolgimento nella costituzione. […] Queste contese e la grande rivoluzione avvenuta nella costituzione dello stato, impedirono il progresso della drammatica sino al ritorno di Carlo II. […] Dal 1660 nella corte brillante di Carlo II amante della poesia e de’ piaceri cominciarono gli spettacoli teatrali a coltivarsi con novello ardore. […] Tutti in effetto riconoscono in Otwai un’arte sopraffina di esprimere le passioni nella tragedia, e dipingerle con tutta naturalezza, e sovente di eccitare la più viva commozione. […] Scrisse commedie e tragedie ed anche una specie di opera intitolata la Caduta dell’Uomo, nella quale pose in azione il Paradiso perduto.
Queste contese e la gran rivoluzione avvenuta nella costituzione dello stato impedirono il progresso della drammatica sino al ritorno di Carlo II. […] Dal 1660 nella corte brillante di Carlo II amante della poesia e de’ piaceri cominciarono gli spettacoli teatrali a coltivarsi con novello ardore. […] Tutti in effetto riconoscono in Otwai un’ arte sopraffina di esprimere le passioni nella tragedia e di pignerle con tutta naturalezza, e sovente di eccitare la commozione più viva. […] Scrisse commedie e tragedie ed anche una specie di opera intitolata la Caduta dell’uomo nella quale pose in azione il Paradiso perduto. […] L’ istesso Voltaire paragonò alcune tenerezze vere e decenti di Racine colle iperboli rettoriche e colle indecenze che si trovano nella Cleopatra del medesimo Dryden.
I poeticominciarono a conoscere che si potevano interessare gli animi a preferenza degli occhi, e s’avvidero i musici che la possanza dell’arte loro avvegnaché ne abbia per fondamento gli accordi e le leggi armoniche, era nondimeno riposta principalmente nella melodia. […] La difficoltà consiste nella natura de’ nostri sistemi musicali composti di moltiplicità di parti. […] Celebre parimente si rese Giacomo Antonio Perti bolognese abbastanza noto in Europa e per essere stato uno dei primi maestri nella musica di chiesa, e per aver fatto un grandissimo dono alle scienze armoniche nella persona di Fra Giambattista Martini il più illustre fra suoi discepoli. […] La prima, che ebbe origine dal più grande armonista che mai ci sia stato di qua dai monti, spiccava principalmente nell’artifizio e maestria delle imitazioni, nella destrezza del modulare, nel contrasto delle parti diverse, nella semplicità e vaghezza dell’armonia. […] La pittura e la scoltura si fermano imitando, a così dire, nella scorza dell’uomo; il canto penetra fin nell’anima, l’avverte della sua esistenza, ne risveglia la sua attività, e ne dipinge le sue modificazioni più intime.
Benedetti-Simonetti Chiara, moglie del precedente, e figlia di Giuseppe Simonetti, lucchese, mostrò da fanciulla grandi attitudini pel ballo, ed esordì nella compagnia dello zio Antonio Sacchi (suo padre ne aveva sposata la sorella Anna), come danzatrice, recitando anche alcuna particina d’ingenua. Divenuta moglie nel 1769 di Luigi Benedetti, e vieppiù appassionatasi all’arte comica, tanto progredì che il Conte Carlo Gozzi le affidò alquante parti di protagonista in proprie commedie, altre ne scrisse a posta per lei, come nella Caduta di Donna Elvira, nella Punizione, nel Precipizio, nel Pubblico secreto, e nelle Due notti affannose.
Il dottor Viviani fratello del riputato matematico Vincenzio faceva la parte di Pasquella, Luigi Ridolfi nella parte contadinesca di Schitirzi da lui inventata fu decantato come il miracolo delle scene. […] Alcuni francesi testimoni oculari degli applausi che riscuoteva la maniera graziosa ed il motteggiar di Michelangelo in Napoli, tornando a Parigi ne divolgarono di tal maniera i pregi che egli venne colà chiamato nella giovanezza di Luigi XIV. […] Più ammirato fu nella medesima città di Parigi l’altro napoletano Tiberio Fiorillo conosciuto col nome di Scaramuccia. […] Di lui parla Andrea Perrucci nella sua Arte rappresentativa. […] Così narrasi nella Vita che se ne scrisse in Francia da un suo conoscente.
Ma il Modena si chiuse nella cerchia della tragedia e del dramma. […] La Giurlì o La famiglia indiana, la Lauretta di Gonzales, e varie altre erano da lei con tale innocenza rappresentate, e nel tempo stesso con una verità si grande da far supporre che l’arte non vi aggiungesse nulla del proprio, quando invece era la sublimità di questa che le faceva raggiungere il vero ; e se questa somma attrice fu a tante superiore nella commedia e nel dramma, con non minore maestria seppe innalzarsi nella tragedia, poichè la Francesca da Rimini, ch'ella creò, la Pia de' Totornei, la Mirra, l’Ottavia, e tante altre le procuraron sempre nuovi trionfi. E Francesco Righetti nel suo Teatro italiano, dopo di avere accennato alle invidie suscitate da lei nelle compagne d’arte, e di avere enumerati alcuni difetti di gesto e d’intonazione dovuti a mancanza di scuola, viene a concludere così : Ma io sfido tutti i delicati conoscitori dell’arte comica a dirmi in chi, dove, e quando si è veduto nella commedia italiana una donna, che con tanta grazia, con tanta decenza, e con tanta nobiltà passeggi la scena ? […] Della felicità sorprendente nelle transazioni, e nel passaggio d’un affetto all’altro, della dizione semplicissima e naturale, dell’artifizio che par tutto natura, ne abbiamo un esempio parlante nella Lusinghiera dell’avvocato Nota. […] Terminati i quali la Carlotta passò (la quaresima del '23) nella Compagnia Reale Sarda, in cui portò coll’arte e co' costumi l’amore del pubblico verso di lei al grado d’idolatria, e da cui si staccò nel '39, per ridursi a vita privata, e non tornar più sulle scene, fuorchè tal volta a scopo di beneficenza.
Non è credibile l’immensa quantità di drammi usciti in tal periodo; e pure essi eccedono ancor più nella stravaganza che nel numero. […] Altri drammi latini tratti da’ racconti della Sacra Scrittura si mentovano nella Biblioteca del Gesnero. […] In Heidelberg compose ancora Antonio Scoro di Hocchstraten una commedia rappresentata da’ suoi scolari, nella quale si personificava la religione che andava mendicando alloggio tra’ grandi, ed era esclusa, e veniva indi raccolta da’ plebei. […] Nella Rebecca e nella Susanna serbò il costume de’ nazionali di trasportare sul teatro i fatti della Biblia con poca regolarità. L’azione della Rebecca passa nella casa di Abramo, nelle selve di Faran e nella città di Carra, ed i personaggi che compariscono in tali luoghi, non vengono fra loro a colloquio.
Dice che si è piegata a compiacerlo, è ad ammetterlo furtivamente nella sua stanza per ambizione di vedersi moglie di sì gran guerriere. […] Grande è Zenobia nella prima scena, nè il carattere è smentito dallo stile. […] Vigoroso e senza lirico belletto è il linguaggio di Arsinda nella seconda scena dell’atto III. Pieno di grandezza nella sesta è il dialogo di Arsinda ed Aureliano. […] Un saggio se ne veda nella scena quarta dell’atto I, dove l’autore calcando le orme di Alvida rileva i terrori notturni della Regina.
Nel re Sileno si raffigura Agamennone, Ifigenia in Alcinoe sua figliuola, Clitennestra nella regina Deiopeia, Achille nell’Africano re Mammolino. […] La Silandra dedicata a Marc’Antonio Doria fu la prima a prodursi, ma non venne registrata come le altre due nella raccolta del Teatro Italiano. […] Dice che si è piegata a compiacerlo e ad ammetterlo furtivamente nella sua stanza per ambizione di vedersi moglie di sì gran guerriere. […] Vigoroso e senza lirico belletto è il linguaggio di Arsinda nella seconda scena dell’ atto terzo. Pieno di grandezza nella sesta è il dialogo di Arsinda ed Aureliano.
Alla sola storia dunque che ben vede, appartiene di ben giudicarne, e ’l suo giudizio insegnerà agli artisti nascenti il sentiero che mena all’immortalità nella poesia drammatica. […] Senza dubbio i drammi degli spagnuoli e inglesi contengono un’arte men delicata, ma pel gusto di que’ popoli hanno un merito locale; i drammi poi degli antichi greci e romani, e de’ moderni italiani e francesi, come hanno acquistato dritto di cittadinanza nella maggior parte delle nazioni culte, non temono gl’insulti degli anni, e posseggono una bellezza che si avvicina all’assoluta. […] Or si può esitare un sol momento a scegliere tra ’l restar tosto sepolto nella propria terra in compagnia di tante migliaia di scheletri mostruosi, e tra ’l convivere con Euripide ne’ gabinetti de’ savi di tutti i tempi e di tutti i paesi? […] «Le goût se sent et ne se prouve pas», dicea il dotto e sensato abate Fraguier nella nota contesa intorno alla preminenza degli antichi e de’ moderni, «et plût à Dieu qu’il se prouvât, la guerre où il est depuis longtemps avec l’insensibilité et la barbarie, ne serait pas si malaisée à terminer». […] Io per me, a quanto cotesti sentenziar potessero intorno a’ drammi, preferirei sempre, e senza tema di fallare, l’unanime sentimento di un popolo che non fosse del tutto incolto, o nella crisi di una febbre passeggiera.
Talvolta si elevò ad un genere di commedia più nobile, come nella Furiosa, nella Cintia, e ne’ Fratelli Rivali; talvolta maneggiò la commedia tenera, come nella Sorella e nel Moro. […] Pari industria si scorge nella sua Sorella. […] Noi nel nostro secolo ne abbiamo avuti luminosi esempj nella Cuzzoni, nella Tesi, nella Faustina, nell’Astrua, nella Mingotti, nella Gabrieli. […] Arteaga nella bell’ opera delle Rivoluzioni Musicali. […] Di lui parla Andrea Perrucci nella sua Arte Rappresentativa.
Passò poi nella Compagnia di Pietro Rosa (V.) e in altre ; fu di nuovo col Lapy, fuor di Venezia, poi di nuovo a Venezia nel carnevale del 1779, al Teatro San Casciano, ove fu accolta con ogni favore. La Monti era di persona svelta, vezzosissima di aspetto ; fu così egregia nella commedia e nel dramma, come nella tragedia ; e scritturatasi al Teatro de’Fiorentini di Napoli nell’ ’8o col noto attore Tommaso Grandi, detto Tommasino il Pettinaro, come prima attrice, vi confermò i successi clamorosi che aveva avuti in ogni altro teatro d’Italia.
Nata – dice il Bartoli – da poveri parenti, cominciò per procacciarsi di che vivere, a montare in banco nella Compagnia dell’ Anonimo Ciarlatano Bonafede Vitali, col quale probabilmente si trovava il 1733 a Milano, se ben giovanissima, assieme al Casali e al Rubini (V.). […] VIII), dice : Se il Sacchi avesse que’due compagnoni, (Antonio Vitalba e Rodrigo Lombardi, morti) e la Davia crudel che l’abbandona, (che noi preghiamo tutti ginocchioni a ridonarci ancor la sua persona) ben potrieno i poeti co’ Bordoni, e con la cetra in spalla che mal suona, andarsi nella Persia e nella China, donde hanno tratto la miglior dottrina.
Lo chiamarono comunemente Felicino Sacchetto per distinguerlo da Antonio Sacchi, il celebre Truffaldino, da cui derivò atteggiamenti e arguzie e prontezza nella maschera dell’arlecchino, che sostenne con buon successo e per molti anni in Compagnia Medebach a fianco del brighella Giuseppe Marliani (V.), che gli fu largo di utili ammaestramenti. Si recò del 1717 a Parigi a sostituir di quando in quando nella Commedia italiana il vecchio Bertinazzi, ed esordì col Camerani l’8 di maggio nel Maître supposé, nuova comedia italiana, che non piacque. […] Ritornò la quaresima in Italia, e fu per un anno in Compagnia Rossi, passando poi nella sua prima del Medebach.
Isola Antonia e Angiola), fiorita nella seconda metà del secolo xvii, fu attrice pregiatissima per le parti di prima donna assoluta, che sostenne col nome di Lavinia nella Compagnia del Duca di Modena, di cui ecco l’elenco per l’anno 1688 : DONNE Antonia Torri detta Lavinia Vittoria Rechiari prime donne a vicenda Lucinda Nadasti, seconda donna Gabriella Gardellini, Argentina, serva. […] In questo elenco dell’ '89 non figura più lo Zanetti (V.), mentre sappiam dalla lettera scritta da lui insieme al dottore Savorini essere stato nella Compagnia almeno dalla primavera.
Roma guerriera non discacciava la Greca Sapienza, della quale cercò anzi di approfittarsi nella compilazione delle XII. […] Vennero, poterono ammaestrarci; ne siegue perciò che in fatti c’instruirono nelle Scienze, e nella Religione?” […] Fourmont &c. citazioni ammonticate nella Storia Letteraria. […] Allora sorgerebbero nella di lui mente i dubbj medesimi nati in quella del prelodato Autore della Lettera. […] Se ne adducono nella Storia Letteraria?
., II, 110 : Mar[illisible chars], il Brighella della Compagnia, era maritato : sua [illisible chars], la quale era stata ballerima da corda al pari di lui, era una giovine veneziana molto bella ed [illisible chars], poema di spirico e di talenti, e mostrava felici disposiricai per la commedia : ella aveva abbandonato suo marito per giovanile inconsideraterra, e venne a riunirsi con lui dopo tre anni, preadendo l’impiego di serva nella Compagnia di Medebach sotto il nome di [illisible chars]. […] E nella prefazione alla Serva amorosa (Edizione Pasquali, vol. […] Recatasi col marito nella Compagnia Battaglia, rimase tuttavia, benchè in là con gli anni, quella celebre Corallina che fu nella sua fresca giovinezza, e le lodi — dice il Bartoli — che a lei si dànno in alcuni moderni romanzi sono degne di lei ; ma meglio sarebbero state in una storia vera, di quello che figurano in mezzo alle favole.
Attila Flagello di Dio, Ezzelino da Romano, Fazio nel Ratto delle Sabine, Talbot nella Giovanna d’Arco, e moltissime altre parti furon da lui interpetrate alla perfezione, e nessun attore potè vantarsi mai di avere nella sua beneficiata un incasso maggiore di quello che nella sua beneficiata aveva il Vedova ; il quale se sollevava all’entusiasmo il popolino delle recite diurne, era anche molto apprezzato in quelle serali, dal pubblico eletto, come padre nobile, non che come attor di tragedia. […] La vediam prima attrice il 1854-55 della Compagnia di Cesare Asti, e i giornali del tempo hanno molte parole di lode pel suo metodo squisito sì nella commedia, sì nel dramma, per la voce insinuante, per la verità, l’intelligenza, la passione.
Ne addurrò dunque alcuni squarci nella propria lingua, non osando trasferirli nella italiana per non toccar con mani profane la Venere ignuda de’ Medici. […] Niun poeta francese, compreso anche lo stesso Boeleau che il deprimeva sì ingiustamente, l’ha uguagliato, quando egli ha voluto, nella sublimità e nella forza della espressione. […] Ciò non poteva fare a meno di non cagionar lentezza e languore sì nell’azione che nella musica. […] Anche nella scelta de’ nomi fu poco avveduto. […] Altri l’accuserà forse di scarseggiare d’affetto e di non saper molto avanti nella dilicata filosofia delle passioni.
La madre morì a Mantova di parto nel’49, e Florido esordì, ancor giovinetto, nella Compagnia di Gio. […] Entrò il’57-58 nella Compagnia che suo padre aveva formata in società con Luigi Aliprandi, e vi recitò gli amorosi a vicenda con Carlo Monti ed Eugenio Cazzola. […] Fu il ’73 nella seconda Compagnia della Sadowski, diretta da Luigi Monti, e il ’74 in quella di Luigi Bellotti-Bon (che il Bertini con sentimento di gratitudine profonda, chiama suo solo maestro), al fianco della Tessero e della Falconi, di Pasta, di Salvadori e di Bassi. […] Il Bertini ebbe campo nella sua lunga vita artistica di mostrare quanto egli valesse, creando parti disparatissime in versi e in prosa col miglior de’successi dovunque. L’ Agatodèmon nel dramma omonimo di Cavallotti, il Duca di Modena nel Fulvio Testi di Ferrari, il Conte Trast nell’ Onore di Sudermann, lo Scarpia nella Tosca di Sardou, il Teissier nei Corvi di Bèque, collocarono il Bertini fra i più intelligenti e più colti artisti del nostro tempo.
Le sue prime armi, e con grande successo, fece nella Compagnia dell’Anonimo Ciarlatano, il signor Buonafede Vitali, al fianco di Francesco Rubini, che divenne poi al Teatro di San Luca, celebre artista. […] Ma venuto ormai vecchio, lo abbandonò per recarsi a Firenze, scritturato al Cocomero di Firenze nella Compagnia di Giovanni Roffi (1767), dove non ebbe quell’accoglienza ch’ei si aspettava e che, a detta del Bartoli, gli spettava : e di ciò tanto si dolse, che aggravato dal male morì nell’istesso anno. […] Ma il migliore accenno, e più che un accenno, al Casali lo abbiamo nella prefazione del vol. […] Una certa serietà nel sembiante, una certa durezza nella persona, un’inclinazione involontaria del fianco e della spalla verso il Personaggio con cui recitava, lo facevano scomparire, malgrado le belle cose ch’egli diceva : all’incontro nelle Tragedie riusciva mirabilmente, e sopratutto nelle parti gravi, come nel Catone del Metastasio, nel Bruto dell’abate Conti, nella parte di Giustiniano nel mio Belisario, ed in altre simili.
Cominciò a recitar parti di secondo amoroso il ’26 nella Compagnia di Lorenzo Tassani, dalla quale passò in quella di Monti, Rosa e Marchionni, scritturato per le parti di… trovarobe. Fu generico il ’28 nella Compagnia Mazzeranghi e Mariani, diretta da Lorenzo Pani, poi successivamente, assieme alla madre, in quella di Colapaoli, Ghirlanda e Nardelli. Fece i suoi primi passi alla celebrità nella Compagnia Solmi e Pisenti, creandovi per cortesia del Pisenti, brillante, la parte di protagonista nel Diplomatico senza saperlo di Scribe, con tal successo, che a poco gli fu dagli accorti capocomici passato il repertorio intero del brillante, nel quale il Dondini potè di punto in bianco mostrarsi artista preclaro. Entrò il ’35 assieme alla famiglia nella Compagnia di Romualdo Mascherpa in cui stette sino al ’45, per poi scritturarsi in quella Reale Sarda che abbandonò il ’53 per passare dalla parte di attore pagato a quella di capocomico ; e formò una compagnia di cui fu splendido ornamento Clementina Cazzola, (alla quale successer poi e la Pezzana e la Pedretti e Tommaso Salvini), e in cui egli assunse per la prima volta il ruolo di caratterista e promiscuo, cedendo quel di brillante al fratello Achille. […] I personaggi boriosi e stangati del Marchese di Forlimpopoli nella Locandiera e del Conte nel Ventaglio, erano, incarnati da lui, altrettanti poemi.
Si osserva nella condotta dell’azione qualche leggiero intoppo. […] In seguito s’impresse anche in Lucca nel 1766 nella Biblioteca Teatrale. […] Icilio minaccia, e poi rimane quasi ozioso nella difesa dell’innamorata. […] Bruto nella 1 scena, Cicerone nella 2, Messala e Casca nella 4, Antonio nella 5, lasciano la scena vuota. […] Ottima lezzione a’ tiranni, morir nella maggior sicurezza.
Fu premiato con medaglia d’oro a un concorso di declamazione, tenuto nella R. […] Sui primi del ’53 fu accolto dal Luzzi nella Compagnia del S. […] Recitò la sera del 26 marzo ’76 nella Dama bianca del Marulli ; la sera fatale in cui il povero Petito moriva di apoplessia dopo il terzo atto.
Medoni Nicola, nato in Genova nel 1803 da onesta famiglia, e fatto un corso regolare di studi, si diede all’arte comica, nella quale, mercè l’ingegno svegliato, la bella figura, e la voce magnifica, riuscì egregio, occupando in breve il ruolo di primo attore assoluto nella Compagnia del suo concittadino Luigi Favre. […] Il Medoni fu il 1829 a fianco del gran Vestri, della Marchionni, del Boccomini, del Righetti nella Compagnia Reale Sarda ; ma condusse quasi sempre compagnia propria.
Andò il 1710 a Parigi e fu scritturato nella Compagnia di Pier Francesco Biancolelli, figlio del celebre arlecchino Dominique, di cui serbava il nome, che agiva alla fiera Saint-Germain, impresari Laury e la signora Baron. […] Battista Costantini (Ottavio) alla fiera Saint-Laurent, sotto l’impresario Saint-Edme, e il 9 aprile del 1720 esordì nella Compagnia del Reggente, colla parte di Prudent nella Fausse Coquette, commedia francese dell’antico teatro italiano, riportandovi un grande successo.
Grisostomo, quand’era in Compagnia Battaglia primo attore a vicenda con Bellini, dodici sere l’Elena e Gerardo, e venti la Ginevra di Scozia di Pindemonti, nella quale ultima sosteneva mirabilmente la parte di Ariodante. […] Scritturato il Vestri con Fabbrichesi a Napoli, Angiolo Venier entrò nella Compagnia Blanes, con cui stette fin a tutto il '24 ; poi, solo, in quella di Mario Internari pel '25. […] Ma, lei morta, egli vi tornò, e lo troviam padre nobile il '33-'34-'35 nella Compagnia Romagnoli-Berlaffa, insieme alla figlia Maria Berlaffa e a un figlio, Eugenio, che era prima al Teatro Nota di Lucca, generico, poi al Teatro del Giglio della stessa città, amoroso.
Volete Voi, a quel che pare, far la guerra sedendo nella Reggia alla maniera de’ Monarchi Assirj? […] Potrebbe il Lampillas dire che fosse tale nella Tragedia del Cueva? […] Colpa de’ MS. viziati, a parere del Lampillas, è il disordine nella distribuzione delle scene: quasi che questa potesse introdurre nella favola la moltiplicità delle azioni dove non sia. […] Come si scagionerà questa favola di certe apostrofi non brevi fatte da Isabella al fiume Ebro nella 2. scena dell’Atto I., e da Adulze alle piante nella 3. dell’Atto II.? […] E questa non è violata nella Marcella?
Essendosi compiaciuto l’autore di permettermene la lettura, vi ammirai pari armonia nella versificazione e grazia di locuzione, ma parvemi priva di energia e d’interesse nella favola e nel costume. […] Tutte le altre favole pubblicate nella penisola sono tali che ci rendono preziose le irregolarità, e le stravaganze ancora del secolo XVII. […] Noi facciamo notare tralle cose più lodevoli di questa favola le origini della corruzione del carattere di Don Mariano indicate ottimamente nella seconda scena dell’atto I, e la di lui vita oziosa descritta da lui stesso in pochi versi nella settima del medesimo atto. […] Il viluppo e lo scioglimento di questa è fondato, come nella precedente, nell’artificio di due finte lettere. […] La traduzione che io ne feci indirizzandola all’apologista Lampillas si trova nella parte IV de’ miei Opuscoli varii.
Mio padre fu incorporato nella legione Masi e prese parte alla pugna del Casino dei Quattro Venti ed a quella di Porta San Pancrazio. […] Una farsa che mio padre non aveva studiato, che non aveva visto fare da nessuno, nella quale non aveva sgambetto, nessun lazzo, nessun trucco. […] L'andata in scena nel nuovo ruolo e nella nuova Compagnia doveva aver luogo a Milano al Teatro Re. […] Venga qua : si lasci fare : le metto questa parrucca grigia : poi questo giubbone ; poi prenda : metta questo cravattone : prenda questa canna nella destra : questo cappellone nella sinistra : si guardi di nuovo allo specchio : e veda che bel caratterista promiscuo che è lei ! […] Quel Duca D'Herrera, che noi giovani di Liceo, ricordo come fosse ora, somigliavamo nella truccatura del Rossi al Duca di Sermoneta !
Nel 1862 passò prima attrice assoluta nella Compagnia del padre, al fianco, ora del Romagnoli, ora del Salvinetto, ora dell’Emanuel. […] Il marito, trentino, del quale non è messo il nome di battesimo, rappresentava il carattere di Lucca, servo anch’esso probabilmente, e noto fra i tipi del nostro teatro, come amante o marito di Franceschina nella prima delle Farces Tabariniques, nella quale appare egli goloso, libertino, sciupone. […] Questa farsa fu conservata nella Commedia dell’arte col titolo Li due porci che trovo tra gli scenari della corsiniana di Roma.
Se Tebaldo e Luigi Checchi non riuscirono a lasciar traccia di sè nella storia del teatro, unitisi in matrimonio, ebbero molti figli che furon, le femmine specialmente, ornamento e decoro dell’arte per chiare attitudini, per molta intelligenza, per venustà di forme e piacevolezza di volto singolarissime. […] E la promessa fu tenuta largamente, quando sei anni più tardi nella terza Compagnia di Bellotti-Bon, capitanata da Cesare Rossi, l’Amalia Checchi si presentò prima attrice assoluta, piacendo sempre, talora fanatizzando come nel Vero Blasone di Gherardi del Testa, e nella Dora, ch’ella creò, e che fu una vera e propria rivelazione. La sera, dopo la prima rappresentazione, Yorick scriveva di lei nella Nazione : La signora Checchi-Bozzo ci riempi tutti di stupore.
Nel volume quarto di una miscellanea manoscritta di Firenze del 1761, gentilmente comunicatami dal signor Silvio Gonnelli, libraio antiquario, che ha per titolo : Suite de Recueil des Pieces Italiennes, Françoises, Angloises, Latines, Espagnoles, etc. tant en prose qu’en vers, trovo le seguenti Ottave di Gaetano Ciarli comico recitate da esso nel Teatro di via del Cocomero nella Commedia intitolata La Reginella, e nella Vedova scaltra, nelle quali faceva da Madre. […] 3ª sera (nella Vedova scaltra) Non vorria terminare i giorni miei così vedova sola, in pene e duoli ; e qualche buon partito attenderei, ma non trovo nessun che mi consoli ; (qui manca il 5° verso, omesso per errore probabilmente dal copista). […] 4ª sera (nella Reginella) S’ ho a dire il mio pensier schietto e reale dico che son contenta del marito, che ha preso mia figlia in forma tale, che mi è parso toccare il ciel col dito ; e dirò ancor non già per dirne male che se prendea quel vecchio rimbambito, che fosse per seguir son d’opinione, un biascia-biascia senza conclusione.
Stette Luigi Monti nove anni in quella compagnia, per assumere il ruolo di primo attore assoluto nella nuova società Pezzana, Romagnoli e Privato…. e, dopo un triennio, di primo attore e direttore nella Compagnia n. 2 di Fanny Sadowski. […] Fu il '49 colla società Colomberti-Internari, nella quale si unì in matrimonio colla prima amorosa Cesira Longhi. Scioltasi la compagnia in Livorno per ragione di guerra nella primavera di quell’anno, il Monti si scritturò assieme alla moglie con Luigi Pezzana, recandosi in Grecia.
Egli stesso era inconsapevole del raro tesoro che possedeva : se ne avvide una sera, in cui dovè ripiegar la parte lì per lì, di Cesare Amici nella Legge del Cuore di E. […] Che il pensiero di quei taluni sia esatto non oserei affermare, sebbene si possa concedere che l’elemento nordico entri per qualche cosa nella presente modulazion della voce con predominio di note cavernose, e nella presente interpretazione de'vari tipi con predominio di sfiaccolamento fisico. […] Come dell’arte, tutta verità e modernità nell’Amleto e Otello e nella Bisbetica domata di Shakspeare ? […] Egli aveva già 27 anni, quando entrò nella Compagnia dell’Emanuel, e lo intese per la prima volta. […] A lui sono stati decretati a ogni nuova interpretazione gli onori del trionfo ; e il pubblico ricorda ancora, fra tanti, il godimento intellettuale provato, quando egli, al fianco di Eleonora Duse, apparve sotto le spoglie di Lucio Settala nella Gioconda e di Leonardo nella Città morta di Gabriele D'Annunzio.
L’ altro dell’anno 845 dell’Egira è di un Anonimo, e s’ intitola Comœdia Blateronis, in cui da diversi interlocutori si tratta di tre cose differenti: nella prima parte parlasi della vendita di un cavallo, nella seconda delle furberie di alcuni vagabondi, nella terza di certi innamorati. […] Egli ne fu anche la vittima, nella stessa guisa che Eupolide era stato sacrificato nell’antica al risentimento de’ potenti. […] Leandro Alberti nella descrizione dell’ Italia, dove parla del Ducato di Spoleto. […] Non si è finora mentovato verun teatro Ebreo, perchè effettivamente non ve ne fu prima che nella Palestina dominassero i Greci e i Romani. […] Così racconta Asinio Pollione nella lettera 32 inserita nel VII libro delle Famigliari di Cicerone.
Cominciò la vita dell’arte come amorosa in Compagnia di Gaspare Lavaggi, nella quale a sedici anni, diventò la seconda moglie dell’attore brillante Giovanni Serafini. […] Di alcune parti da lei create, come della Grimani nella Cecilia del Cossa, non si è tuttavia cancellato il ricordo. Tornata dalla Spagna e dall’America ove andò col Morelli stesso, assunse il ruolo di prima attrice assoluta, esordendo nella Compagnia di Francesco Ciotti.
Costantini Pietro, detto el Putin, a cagione della sua piccola statura, era figlio di un suggeritore non maggiore di lui nella persona. […] Tra le parti in cui poscia maggiormente emerse vanno annoverate quelle di Lusignano nella Zaira, di Gomez nel Filippo, di Abner nel Saul, di Guido nella Francesca da Rimini, di Egisto nell’ Oreste e altre moltissime.
Passò poi nella Compagnia Tessari ai Fiorentini di Napoli qual primo amoroso, e vi esordì applauditissimo la quaresima del 1836 col Polinice nell’Eteocle e Polinice di Alfieri. Fu il '38 nella Compagnia Goldoni diretta da F. […] Bon, poi primo amoroso e primo attore tragico nella nuova Compagnia Alfieri, a fianco di Maddalena Pelzet.
Fidenzi Iacopo Antonio, fiorentino, celebre per le parti d’innamorato, sotto il nome di Cintio, fiorì nella prima metà del secolo xvii, comico di S. […] Iacomo o Iacopo Antonio Fidenzi era dunque il direttore della compagnia ; e il male accennato nella seconda lettera, che lo fe’andare a Padova, doveva certo esser quello degli occhi, di cui discorre in una delle sue poesie (pag. 70), nella quale sono anche i segni della più profonda gratitudine verso i suoi generosi Padroni. […] Il Sand annovera Cintio Fidenzi tra i comici che furon nella Compagnia dei Gelosi dal 1576 al 1604. […] Fu poi col marito nella Compagnia di Giovanni Roffi, sempre applauditissima, a Milano, a Torino, a Genova, a Livorno. […] Si ritirò il 1832 nella nativa Cortona, ove morì poco dopo, miserissimo.
Osceno significò per avventura impudico, turpe, licenzioso nella lingua Osca, o nella Sabina, nell’Etrusca, nella Messapia ed altre antiche lingue dell’Italia? […] Patetico è poi il congedo che Carino prende dalla patria nella prima scena dell’atto quinto. […] Viene questi a dire a Tossilo di aver già manomessa la fanciulla e menatala nella di lui casa. […] Nel XV secolo si rappresentò in volgare nella Corte di Ferrara. […] Livio nella Dec.
I pregi della Duse, quelli che la elevaron dalla comune, eran nella compenetrabilità del tipo, nella minuziosità di osservazione di tutto quello che lo circondava, che lo faceva vivere e palpitare : non lo studio soltanto di quel che era in una parte, ma, e soprattutto, di quel che non c’era. […] È perciò forse che la grande artista riesce oggi insuperabile nella presentazione de’ personaggi a temperamento isterico. […] Sentii la Duse a Londra nella Magda due anni sono, e mi sembrò veramente trasformata. Oh…. nella scena colla sorella, che a lei confessa il proprio amore per Max…, qual deliziosa, ineffabile musicalità di toni ! […] E noi, grandissimi fin qui, nello slancio, nella spontaneità, nella esuberanza del sentimento, rimarremo almeno grandi poi nella virtuosità dell’espressione ?
Saverio Lampillas non altro ha trovato nella storia di quel Secolo, che tali mute rappresentazioni? […] Ma come compatirlo, quando io le avea riferite nella mia Storia, e il Ch. […] Dissimula francamente ciò che si narra nella Storia de’ Teatri: tanto più in tal tempo degno di riconvenzione, quanto è maggiore il numero de’ Drammi Italiani. […] Queste cose io narrai nella mia Storia, che il Signor Abate Lampillas vuol non vedere, tutto che le vegga e le palpi; queste io dissi di presentare a’ poco instrutti dell’Italica Letteratura. […] Io dunque diressi quelle notizie ad instruirne chi non le sapeva; e se Voi con questi altri gl’ignoravate, rimanete incluso nella lista de’ poco instruiti, che se poi ad arte fingete di esserlo tradite l’onestà.
Non è credibile l’immensa quantità di drammi usciti in tal periodo; e pure essi eccedono ancor più nella stravaganza che nel numero. […] Altri drammi latini tratti da’ racconti della Sacra Scrittura si mentovano nella Biblioteca del Gesnero. […] In Heidelberg compose ancora Antonio Scoro di Hocchstraten una commedia rappresentata da’ suoi scolari, nella quale si personificava la Religione che andava mendicando alloggio tra’ grandi, ed era esclusa, e veniva raccolta da’ plebei. […] Nella Rebecca e nella Susanna serbò il costume de’ nazionali di trasportare sul teatro i fatti della Biblia con poca regolarità. L’azione della Rebecca passa nella casa di Abramo, nelle selve di Faran e nella città di Carra, ed i personaggi che compariscono in tali luoghi, non vengono fra loro a colloquio.
Scioltosi dalla società, ma rimasto in compagnia come scritturato, ne uscì dopo undici anni per passare in quella di Belloni e Meraviglia, nella quale stette quattr’anni. […] Fu due anni in Compagnia Reale Sarda ; ma questa pagina – dice il Regli – nella sua biografia va voltata di pianta, se però non vogliamo provare che ogni eroe ha le sue sconfitte. […] Còlto da apoplessia nella primavera del ’63 al Valle di Roma, poi nell’estate a Viterbo, e trovatosi inetto per mancanza di mezzi e di salute a continuar l’Impresa, si ritirò a Roma, ove morì nel ’67. […] Fu il primo a esser decorato nella quaresima del ’63 Cavaliere di SS. […] Questo non ebbe il Modena come il Domeniconi ; nè il Domeniconi ebbe come lui la modernità della dizione e del sentimento nella concezione sintetica di un personaggio….
Il 1614 era a Genova, come appare dalla lista di comici pubblicata al nome di Bernardini, nella quale figura, oltre a Gio. […] E, in ogni modo, come mai nella lunga serie di articoli e versi e aneddoti pubblicati durante la non breve dimora di Scaramuccia in Francia, non s’è da alcuno accennato, nè men di passaggio, al Capitan Matamoros come padre di lui ? […] Ma in qual tempo la Compagnia di Molière cominciò a trovarsi mescolata con quella degl’ italiani, recitando alternativamente nella sala stessa del Petit-Bourbon ? […] Non può questo avvalorar l’idea che il Matamore, di cui abbiam già il tipo nel 1616 nella Illusion di Corneille, sia qui personaggio di compagnia francese ? […] Nessuna coppia accenna nella lettera all’altra, come non punto si accennò mai a un grado di parentela fra Beatrice, la moglie di Giovan Battista, e Tiberio Scaramuccia, quando si trovaron insieme a Parigi col Locatelli.
L’argomento consiste nella prigionia di Danae nella torre di bronzo, e nella discesa di Giove in essa convertito in pioggia d’oro. […] Non si ricordò Rapin della giostra data nella Borgogna nel 1272, nella quale dal principe di Châlons fu disfidato Eduardo I che dalla Sicilia tornava in Inghilterra? […] Euripide e Sofocle non sono meno tragici nella lettura e nella nuda recita che in una rappresentazione cantata. […] Quello del Sansovino si alzò in Canareggio, e quello del Palladio nella Carità. […] Di lui vedi l’Eritreo nella Pinacoteca, il Co: Mazzacchelli t.
I della Poetica nella Deca istoriale, su il primo inventore del verso tragico, e del Coro similmente tragico, ed introdusse Satiri in scena a parlare in versi. […] Anzi da Ateneo vien biasimato di aver il primo introdotto con mal esempio le persone degli ubbriachi nella tragedia, e da Aristofane nelle Rane atto V, sc. 1, fu condannato di frase asaphis non intelligibile per bocca di Euripide. […] Plutarco nella Vita di Cimone. […] Ei segnalossi non pure col suo bell’ ingegno nelle Tragedie, ma col suo gran cuore da Capitano in compagnia di Pericle nella guerra, che gli Ateniesi fecero contro quelli di Samo nel terzo o quarto anno dell’olimpiade LXXXIV. […] Quando principiò a fiorire la commedia mezzana, Chori loco (dice il dotto Scaligero nella Poet.
» Meglio non avrei potuto cominciar le note sul forte artista che con questa lettera, la quale dice chiaro nella sua concisione, nella sua modestia, non discompagnata da una certa alterezza, l’indole dell’uomo. […] Nel Mercadet di Balzac e nel Matrimonio di Figaro di Beaumarchais, non ebbe rivali mai ; pochissimi nella tragedia di Shakspeare, di cui fu ed è tuttavia interprete de’ più forti. […] Ma negli scoppi d’ira selvaggia, in alcune scene dell’ Otello, nella imprecazione del Re Lear, nella scena capitale del Bastardo, quanta violenza, quanto fuoco, in quella spontaneità. […] …..mi recai nella tua genialissima Firenze, che io amo coll’anima d’un innamorato, e mi trovai una stanza presso un buon borghese, che era stato quindici anni in Inghilterra. […] » Un’altra curiosità nella vita di Emanuel.
Zan Muzzina era dunque nella genealogia zannesca figliuolo di Zia Mona e di Zan Pitocco Batocchio. […] Lombardo), Gonella (citato da Ludovico Domenichi nella sua raccolta di facezie), Fregnocola (V. […] E questi sono un niente ancora appetto ai tanti nominati nella genealogia di Zan Capella, che pubblico in fine. Un saggio di quello stile in Bisticcio, che troviam poi nella Villana di Lamporecchio (V. […] Trasportato dall’entusiasmo nella tragedia, colpisce con forza gli animi de’spettatori, che con pari forza gli contraccambiano applauso ; non meno vivace nella commedia, quest’attore non lascia mai di occupare, e chiamare a sè l’attenzione di chi lo guarda e l’ascolta ; e s’egli fosse talvolta più rattenuto nella violenza de’conati, lo scoppio degli affetti farebbe più impressione.
» Il Goldoni dice di lei nella Prefazione al Vol. […] Questa brava Attrice conservava nella sua età avanzata un resto di quella bellezza, che la rese amabile ne’ suoi begli anni, e che meritò le attenzioni dell’ Imperator Giuseppe. Ella non valeva gran cosa nelle commedie dell’ Arte ; ma era eccellente nelle parti tenue delle Tragedie, conservando ancora una grazia e una delicatezza nel gesto, nella voce e nell’ espressione che la faceano piacere e applaudire.
Dopo una infinità di peripezie dolorose, il piccolo Alfredo riuscì a tornare nella città nativa, in cui, col soccorso di uno zio materno, si dedicò se ben disordinatamente agli studj, balzando dalle tecniche al ginnasio, dalla medicina alle lettere, e abbandonando poi scartafacci di formule e ricette e poesie per l’arte drammatica, la quale cominciò a esercitare per affettuosa devozione verso il padre capocomico, cui eran mancati di punto in bianco e suggeritore e attori ; e alla quale diede poi, avuti i primi successi, tutta l’anima sua. […] Fece, non trionfalmente, le prime armi con Cesare Rossi, dal quale passò con Roncoroni in America, per tornar poi in Italia, scritturato dopo tre anni di secondo noviziato, qual primo attore di Francesco Garzes, che ebbe sì malaugurata fine, poi di Emanuel, poi della Duse, poi della Vitaliani, poi della Della Guardia, colla quale trovasi tuttora, e colla quale andrà l’anno prossimo (’97-’98), nella Compagnia stabile di Torino, al posto di direttore artistico. Non poche sono le parti che gli procacciaron le lodi dei pubblici i più colti, ma specialmente si notan quelle di Osvaldo negli Spettri di Ibsen, e di Prina nella Fine di secolo di Rovetta.
La Graziosa cominciò a calcar le scene da bimba, e la vediamo il’ 69 al Comunale di Modena, a fianco di Adelaide Ristori, rappresentare una parte difanciullo nella Giuditta, col babbo Oloferne, e quella di Delfino nella Maria Antonietta col babbo Luigi XVI, sotto le cui spoglie egli s’andò acquistando meritato grido di artista egregio. […] – Una delle ultime parti che le dieder fama di eletta artista, fu quella di Giacinta nella commedia di Luigi Capuana.
La Gaetana non ebbe mai chi la superasse nella Gabbriella di Vergy, e fu grandissima nella Merope del Maffei e in quella dell’ Alfieri, di cui recitò poi col maggiore dei successi la Sofonisba, l’ Ottavia e l’Antigone. […] In pochissimi anni il capitale fu distrutto, e il Riva, morto a Trieste nel 1822 di apoplessia fulminante, lasciò un gran cumulo di debiti fatti nel nome di Gaetana, la quale ridottasi al verde, avrebbe finito nella più squallida delle miserie, se una parente del marito, la celebre Bertinotti, non l’avesse ricoverata presso di sè e degnamente mantenuta fino alla sua morte che avvenne in Modena verso il 1830.
Genovese, fu artista di grandissimo pregio, fiorita nella metà di questo secolo. […] Questa giovinetta, dotata di naturali requisiti per riescir ottima artista drammatica, imprese a studiarne i precetti dalla rinomata Ristori, la quale seppe guidare il genio della nobilissima allieva, ed infondere nella di lei azione gran parte di quella perizia che la elevarono al grado delle prime celebrità drammatiche dei nostri giorni. […] Se in altre produzioni la Laboranti è fedele all’ indole della sua parte, e sa, diremo cosi, convertire in verità l’illusione delle scene, nella parte di Adriana superò sè stessa.
Recitava nella seconda metà del secolo xvii le parti d’innamorato sotto il nome di Lelio. […] Altre due lettere (entrambe dell’archivio Rasi) si hanno di lui : una da Venezia del 2 dicembre 1673, non sappiam bene a chi diretta, nella quale sono i ringraziamenti per l’avuta parte intera, e le assicurazioni della concordia completa della compagnia ; e l’altra da Bologna del 4 aprile 1679 appena decifrabile, nella quale domanda una lettera di raccomandazione pel Cavaliere Bartolomeo Longhi a Genova, a favore di sua moglie, comare della persona sconosciuta, a cui è indirizzata la lettera.
Filippo Berti, e nel '58 esordì al Teatro Paganini di Genova, quale amorosa nella Compagnia di Luigi Domeniconi. Fu con Gaspare Pieri ; poi, qual prima attrice giovane, con Cesare Dondini, passando il '61 nella gran Compagnia di Tommaso Salvini. Passò da questa a Napoli nella Compagnia di Achille Majeroni, fino al '65, anno in cui assunse il ruolo di prima attrice assoluta in Compagnia di Achille Dondini.
Dopo di aver recitato cogli Accademici Uniti della città, si diede all’arte, sostenendovi il ruolo d’Innamorato, e mettendo poi la maschera di Pantalone, nella quale riuscì artista egregio. […] Da quella di Francesco Berti, passò, dopo la morte di lui nella Compagnia del cognato Pietro Rossi. […] Fu – dice il Bartoli – attore nella sua maschera molto esperto ; e accenna a un amore per una donna di elevata condizione che gli fe'dar di volta al cervello, non tanto però da vietargli di fare al cospetto del pubblico il più scrupoloso dei doveri.
Recitava col padre nella Compagnia del Meneghino De Velo, a Pisa, quando, sentito dall’artista Gaspare Lavaggi, fu da lui scritturato primo attor giovine. Dopo un triennio passò nella Compagnia di Adelaide Tessero, in cui stette cinque anni, poi in quelle di Anna Pedretti e di Alamanno Morelli. […] Al punto in cui scrivo, egli è additato come uno de' più forti sostenitori, se non il più forte dopo la Duse, della nuova tragedia d’annunziana Francesca da Rimini, nella quale incarna con molta efficacia e molta sobrietà il carattere di Gianciotto.
Nella poesia il ritmo è la durazion relativa de’ tempi che s’impiegano nel pronunziar le sillabe d’un verso; nella musica altro non significa che la durazion relativa dei suoni ch’entrano nella composizione d’un canto. […] [21] Dal particolare studio posto da loro nella formazion della poesia e del metro non meno che nella scelta e nel maneggio del ritmo s’arguisce con evidenza la cura con cui trattarono tutto ciò che concerne la musica propriamente detta. […] Imperocché consistendo senza controversia ogni regolata armonia nella combinazione del tuono e del tempo, ogni poesia che non sia egualmente felice nella combinazione dell’uno e dell’altro non potrà adattarsi perfettamente alla musica, e per conseguenza non sarà musicale in tutta l’estensione del termine. […] Non così accadeva nella poesia musicale degli antichi, la quale era eguale alla nostra nel primo pregio, e superiore assai nel secondo. […] [NdA] Alcuni celebri autori sono di contraria opinione, affermando che la poesia greca e latina si fondassero soltanto nella misura del tempo, o ciò ch’è lo stesso nella rispettiva quantità delle sillabe senza badare agli accenti di puro rinforzo, cioè all’acutezza e gravità de’ suoni nella pronunzia.
Fatto il liceo nella città nativa, fu da vicende domestiche condotto a Firenze, quand’era sul punto di darsi agli studj legali. La sua carriera artistica incominciò nella primavera del 1864 a Bologna, in Compagnia del cognato Giovanni Aliprandi. […] Aliprandi-Alfonsina) nella filodrammatica di Perugia, così accettò anche di sostener qualche parte di non grande importanza. […] Egli il quale non aveva che un fine nella vita : lo studio ; e un fine nello studio : l’arte ;…. che, vittima di una modestia fuor di misura, il più bello e il più fatale degli ornamenti umani, avea l’animo delicato a segno da accoglier ogni dolorosa sensazione che la superbia e ignoranza e invidia gli venivan man mano generando, egli, dico, inconscio della sua forza, si ritrasse alla fine dalla battaglia, più rassegnato che sfiduciato. […] I tre atti della Legge del cuore di Dominici che richiamavan di fatto al pensiero il Vero blasone di Gherardi del Testa, non solo confermaron la opinione della critica, ma furon come il punto di partenza per la demolizione dell’autore : il semplice ricordo di un’idea distruggeva in un attimo nel cuore e nella mente, ma più nel cuore, dei demolitori, le qualità essenziali e originali, che nessuno avrebbe mai dovuto disconoscere : la spontaneità e vivezza del dialogo, la chiarezza dell’esposizione.
In fatti in questo ruolo esordì il '47 colla Fusarini, passando poi socio con Lottini il '48 e '49, a fianco della Nardi prima attrice e della Cazzola amorosa, con cui si trovò, sciolta la società, nella Compagnia di Antonio Giardini. Prese, ne l '54, il posto di Luigi Bonazzi nella Compagnia Lombarda, ammiratissimo dovunque, specialmente per la spontaneità e la verità della dizione che furon sempre le principali qualità dell’arte sua. […] Tentò a Firenze la maschera di Stenterello, ma fu accolto a fischi ; nella Suor Teresa del Camoletti, per mancanza d’un’ attrice, sostenne la parte di Suor Giuseppa. Non troppo di notevole abbiam nella vita artistica del Papadopoli. […] Ma se creazioni tipiche nello stretto senso della parola non vi furono (nella recitazione del Papadopoli non era celato lo studio, ma, al dire di più contemporanei non era studio affatto), tutti i suoi personaggi acquistaron tale apparenza di realtà, che non era possibile il desiderar di più.
Non havvi nella China verun teatro pubblico e fisso; ma le rappresentazioni sono assai frequenti, dovendo esse formare una parte indispensabile d’ogni festa e convito scambievole de’ mandarini4. […] Prémare e tratto da una collezione di un centinaio di drammi scritti nella dinastia di Yuen: «Io sono Tching-poei, mio padre naturale é Tching-yng, mio padre adottivo é Tu-ngan-cu; io soglio la mattina esercitarmi nelle armi, e la sera nelle lettere; ora vengo dal campo per veder mio padre naturale». Non si conosce nella China, nel Tunkino, e nel Giappone la divisione europea delle favole teatrali in tragiche e comiche. […] La musica antichissimamente introdotta nella China e coltivata dall’istesso Fo-hi, il quale inventò uno stromento di trentasei corde, sembra che vi sia caduta in dispregio, e negli ultimi tempi si trova appena tollerata da’ nobili nella scena9. […] Veggasi il viaggio di Saris del 1613 nella Storia Generale de’ viaggi.
Da prima io avea condotta quest’opera sino al 1789 nella prima edizione napoletana in sei volumi in 8; e dopo alcuni anni ne pubblicai nel 1798 un altro di Addizioni. […] Per queste mie terze cure l’edizion vostra porterà seco non poche novità nella storia tanto perchè vi s’inserisce quello che nel 1798 (che non passò oltre delle Sicilie per le luttuose vicende di Napoli) quanto per le molte altre cose notate ne’ primi cinque anni del secolo XIX sul Rodano, sulla Senna e nel l’Alta Italia. […] V’ha però chi sostiene loro in sul viso esser meglio calcar le tracce di Aristotile e dì Quintiliano, e mentovar dove bene stia que’ sagaci e graziosi attori, i quali seppero sulle scene delle più colte nazioni ritrarre al vivo i ridicoli del loro tempo, che rappresentar nella società gli originali di que’ medesimi oggetti rìdevoli mascherati da uomini d’alto affare e da filosofi e metafisici senza logica, e da poeti che non intendono nè rima nè ragione, e da pedanti pieni di stomachevole orgoglio e voti di ogni valore. […] Sanno ben essi di non doversi il Buon Teatro considerar come semplice passatempo, ma sì bene come saggio espediente sugerito dalla filosofia per diffondere, per la via del diletto, la coltura e la virtù e la morale nella società, e per secondar le vedute de’ legislatori; di che mi occupai ne’ miei Elementi di Poesia Drammatica impressi in Milano. […] Laonde o bisogna essere stato nutrito nella feccia delle surrtferite deformi maschere, o aver sortito dalla natura madrigna la comprensione di un semplice Tinitiva dell’Orenoco, per non capire l’istruzione, i politici vantaggi e l’innocente piacere di un genere poetico cosi difficile, così nobile, e con tanto ardore e buon successo maneggiato da filosofi grandi, da prelati, da cardinali, da più egregi repubblicani Greci e Latini e di ogni nazione e di ogni tempo.
Platone poeta comico contemporaneo di Aristofane è tenuto pel primo tra quelli che si distinsero nella commedia mezzana. […] Fiorirono parimente nella commedia mezzana Sofilo, Sotade, Esippo, Mnesimaco, Filippide, Stratone, Anaspila, Epicrate, ed Anassandride. […] Ma se Eupoli fu la vittima del risentimento del Governo nel tempo della commedia antica, Anassandride lo fu nella mezzana, perchè avendo osato motteggiare del Governo contro i divieti, gli Ateniesi lo condannarono a morir di fame. […] Il signor Giovanni Andres nella P. […] Aggiugne ancora che egli non sapendo piacere agli spettatori colle maschie e robuste passioni, pensò a farsi aggradire colle tenere ed effemminate, ed introdusse gli amori nella scena .
Questa nazione guerriera che da più di 330 anni occupa il trono imperiale di Costantino, ebbe molti principi illustri ed abili nella pace e nella guerra. […] Compiacevasi anche della pittura, e Gentile Belino pittore Veneziano per alcun tempo dimorò nella sua corte, e se ne tornò carico di doni75. […] Giammaria Angiolello Vicentino compose in lingua italiana e nella turca la storia delle di lui gesta, gliela dedicò, e ne fu largamente rimunerato. […] L’ Olandese Golio ne’ suoi viaggi in Aleppo, nell’Arabia, nella Mesopotamia e in Costantinopoli, trovò molti Turchi cortesi e illuminati, i quali gli permisero di osservare i codici delle loro librerie77. […] Alle riferite cose da noi scritte sin dal 1777 nella Storia de’ Teatri in un volume giova aggiugnere alcuna notizia più recente sulla fede dell’ab.
Mortole il padre nel 1802, ella si recò di paese in paese con la madre, sinchè, giovinetta già promettente, potè aggregarsi alla filodrammatica di Verona, in cui esordì il 1° agosto del 1807 colla piccola parte di Carlotta nel Cavaliere Woender : e tanta fu l’ammirazione destata, che dopo poche sere dovè presentarsi colla parte di protagonista nella Ginevra di Scozia di Giovanni Pindemonte, dando le migliori speranze di un grande avvenire artistico. […] Stabilitasi a Firenze, vi recitò, come addio, nel dicembre del ’58, e a fianco della Ristori, la parte di Euriclea nella Mirra dell’Alfieri, colla quale aveva iniziato la sua gloriosa carriera. […] Fu grande nel più largo senso della parola, così nella tragedia, come nella commedia e nel dramma ; e nella sua grandezza, modestissima. […] Uno scoppio spontaneo, universale di applausi mosse dal popolo maravigliato, e noi, ancora commossi, ricordiamo quel momento, e le potenti emozioni, onde fummo scossi in quella sera. » Le opere che nella non breve carriera della forte artista, si disser suoi cavalli di battaglia, furon : l’Antigone e la Rosmunda d’Alfieri, la Pia di Carlo Marenco, la Gismonda da Mendrisio, l’Ester d’Engaddi, l’Iginia d’Asti del Pellico, la Medea del Duca di Ventignano ; ma con pari ardore, e con pari successo, rappresentava le commedie del Goldoni e del Nota. […] Dalle sfere ignote (ove certo signoreggi, come quaggiù nella memoria dei mortali) rivolgi a me un raggio della divina luce di tua sovrana intelligenza.
L’amor tenero e delicato, che degrada quasi tutte le tragedie francesi, ha il suo proprio luogo nella commedia tenera, che non conobbe Moliere, ma che conobbero in Grecia ed in Italia Menandro, Apollodoro, Terenzio, il Caro, l’Oddi, il cavalier Porta nel Moro e nella Sorella. […] Sabatier des Castres pone nella classe riprovata delle commedie dolorose la Caccia di Errico IV del medesimo Collé. […] Traspare nella scena sesta dell’ atto III la grazia comica di Moliere oggidì perduta totalmente in Francia. […] Duru che poco verisimilmente si trattiene molto tempo sconosciuto nella propria casa. […] L’ultima commedia ch’egli produsse fu Merlino bello spirito, nella quale punse gli autori drammatici suoi avversarj.
Osceno significò per avventura impudico, turpe, licenziose nella lingua Osca, o nella Sabina o nell’Etrusca o nella Messapia ed altre antiche lingue dell’Italia? […] Patetico è poi il congedo che Carino prende dalla patria nella I scena dell’atto V. […] Nel XV secolo si rappresentò in volgare nella Corte di Ferrara. […] Il servo che la custodisce, la vede nella vicina casa abbracciata coll’Ateniese. […] Anzi Plauto nella sua favola Miles Gloriosus (at.
Onde accusar il dramma musicale perché introduce i personaggi che cantano, è lo stesso che condannarlo perché si prevale nella imitazione de’ mezzi suoi invece di prevalersi degli altrui: è un non voler, che si trovino nella natura cose atte ad imitarsi col suono, e col canto: è in una parola accusar la musica perché è musica. […] Perciò molti modi di dire, che grandemente piacciono nel dramma, non piacerebbero punto nella tragedia. […] “Ardo di rabbia”, “cielo allegro”, “giornata maninconica” con cento altre somiglianti espressioni s’odono ad ogni tratto nella bocca de’ più idioti. […] L’azione rappresentata può esser triviale come nella commedia, o grande come nella tragedia: quindi la distinzione dell’opera in seria, e in buffe. […] Cotal rivolgimento si chiama un’ottava, nella quale il secondo ut ha un acutezza doppia di quella del primo.
Non tralasciò di scrupulosamente consultare in tutto questo l’indole della nostra lingua e il fine orecchio di molti gentiluomini, cosi nella poesia come nella musica esercitatissimi. […] Il maggior disordine, giudicano i veri maestri, che abbia radice nella trovata e nella condotta del soggetto stesso dell’aria. […] [2.8] La prima cosa è piena veramente di pericolo, se uno guardi al buon effetto della melodia che, stando anch’essa nel mezzo, tiene maggiormente della virtù; e nella musica si vuol fare quell’uso degli acuti che si fa dei lumi ardenti nella pittura. […] Non è però che una qualche immagine di verità non si scorga anche a’ di nostri nella musica. […] A così fatti uomini sarebbe da commettere la musica, quale noi la vorremmo nella nostra opera.
de Fontenelle nella Vita di Cornelio, essa non bastò per istabilirvi la vera commedia. […] Nell’autunno del medesimo anno venne Moliere co’ suoi nella capitale della Francia. […] Tutto ciò si conobbe nella recita del Cocu immaginaire scritto più correttamente delle prime favole. […] Riconobbero i Francesi nella di lui Commedia senza commedia recitata nel 1655 gran fertilità d’ingegno. […] Egli convisse con Palaprat per alcun tempo con molta intimità, e da lui fu ajutato nella nominata commedia.
Gli accenti scomposti e fuori di regola non formano modulazione nella stessa guisa che i gesti fuori di misura non formano cadenza. […] Ballavano essi, egli è vero, nella tragedia e nella commedia, ma il loro ballo era innestato col componimento, come lo era anche il coro, il quale non si dipartiva dalla scena per tutto il tempo della rappresentazione. […] Questo elogio non è che un ritrovato dell’amor proprio per accumulare nella sua famiglia tutte le glorie possibili. […] [41] Se grandi sono i difetti che si veggono nella composizione, non sono minori quelli che nella esecuzione s’osservano. […] Nel modo stesso che suol riempirsi nella tragedia anzi più acconciamente.
S’esaminan le favole tragiche nella lor proprietà principale. […] Non voglio già quindi conchiudere che le mentovate tragedie sieno però perfette; esse hanno i loro difetti ed havvene alcune che toltone la qualità del protagonista sono debolissime ora nella condotta, or nella forza degli affetti, or nella proprietà de’ costumi, or nella gravità delle sentenze. […] Migliore avvedutezza ebbe in questa parte il Montanari nella tragedia del medesimo argomento. […] Per rendere ottimo tal temperamento vorrei però che né l’ettasillabo abbondasse, come nella Canace, né l’endecasillabo come nella Sofonisba. […] S’esaminan le favole tragiche nella lor proprietà principale.
Le novelle in dialogo furono le prime cose ch’ebbero nella penisola un’immagine rappresentativa. […] Veramente esse sono sommamente basse, fredde, puerili, senza moto teatrale, senz’arte nell’intreccio, senza verisimiglianza nella favola, e senza decenza ne’ costumi. […] Ma nella giornata V l’eremita domanda la medesima cosa, ed ei risponde, «ni pude, ni quisiera». […] Io finora non ho potuto vederle; ma il dotto Montiano ci fa sapere che nella prima si trasgrediscono le regole dell’unità: nella seconda si pecca contra il verisimile: nella terza son due l’azioni principali; e nell’ultima é fantastico il carattere del protagonista. […] Antonio Eximeno quando nella sua peraltro pregevole opera dell’Origine e delle Regole della Musica, parlando di Lope non gliene attribuisce più di mille e cinquecento.
La scrisse nella sua età giovanile, e l’intitolo Paulus comoedia ad juvenum mores corrigendos. […] Luigi Riccoboni nella storia del teatro Italiano vorrebbe riferire alla fine di questo secolo la Floriana commedia scritta in terzarima mista ad altre maniere di versi, stampata nel 1523; ma non apparisce su qual fondamento l’asserisca. Il marchese Scipione Maffei nell’Esame dell’Eloquenza Italiana del Fontanini afferma che nella seconda edizione della Floriana del 1526 vien chiamata commedia antica, e cosi leggesi nella Drammaturgia dell’Allacci; ma ciò non basta per farla risalire sino al secolo XIV. […] Vien mentovata da Giovanni Villani e da Scipione Ammirato nelle loro Storie, dal pittore Giorgio Vasari nella vita di Bufalmacco, e dal Cionacci nelle osservazioni sopra le Rime sacre di Lorenzo Medici. […] Nel suo Ezzelino, e nella sua Achilleide vide Padova i primi saggi di tragedia che siensi dati dopo il tempo de’ Romani .
La scrisse nella sua età giovanile, e l’intitolò Paulus comœdia ad juvenum mores corrigendos. Giovanni Manzini della Motta, nato nella Lunigiana, scrisse verso la fine del secolo alcune lettere latine, ed in una parla d’una sua tragedia sulle sventure di Antonio della Scala signore di Verona, e ne reca egli medesimo, dice il chiar. […] Il Marchese Maffei nell’Esame dell’Eloquenza Italiana del Fontanini afferma che nella seconda edizione della Floriana del 1526 vien chiamata commedia antica, e così leggesi nella Drammaturgia dell’Allacci; ma ciò non basta per farla risalire sino al secolo decimoquarto. […] Vien mentovata da Giovanni Villani e da Scipione Ammirato nelle loro storie, dal pittore Giorgio Vasari nella Vita di Bufalmacco, e dal Cionacci nelle Osservazioni sopra le Rime sacre di Lorenzo Medici. […] Nel suo Ezzelino e nella sua Achilleide vide Padova i primi saggi di tragedia, che siensi dati dopo il tempo de’ Romani.
Un’ altra religiosa disperata che si avvelena per essere stata dal padre astretta a monacarsi, ha dipinta M. de la Harpe nella sua Melania. […] Altri drammi piangolosi non molto riusciti nel pubblico teatro, e meno nella lettura, per chi non ama la confusione de’ generi, si sono veduti sulle scene francesi. […] Il m’avait (dice Eugenia nella 2 scena dell’atto I) caché ces bruits dans la crainte de m’affliger . . . […] Mirabile nella prima è la dipintura de’ costumi. […] Non v’ha che Monrose il quale pieno de’ suoi spaventi e pericoli porta nella favola la propria tristezza quasi tragica.
Innamoratosi dell’arte comica, abbandonò quella dello specchiaro, nella quale (V. […] Attaccherò il Ferramonti a Bologna, il Pasini a Milano, il Bellotti, detto Tiziani, in Toscana, il Golinetti nella sua solitudine, il Garelli nella tomba. […] A Monsieur Monsieur Cesare D’Arbes, nella Compagnia de’ Comici Livorno. […] Nel D’Arbes – continua Goldoni – conobbi due pregi opposti ed abituali nella macchina, nella figura e nell’azione. […] Da quella del Sacco passò nella Compagnia Lapy al Teatro S.
Samuele le parti di prima donna con molto plauso l’anno drammatico 1736-37 nella Compagnia Imer diretta da Carlo Goldoni, il quale nella prefazione al Vol. […] Questa era una brava attrice, una brava Amorosa, del carattere di Vitalba ; e vecchia, com’ ella era, si conservava brillante, e vivace sopra la scena, un poco troppo anch’ ella nella parti serie ed interessanti, cercando, come il suddetto Comico, di porre tutto in ridicolo. […] Fu allora che il Goldoni pensò comporre una specie di serata-complimento, nella quale prendesser parte tutti gli attori della Compagnia.
Battista, e il 13 aprile del 1689 un tal dottore Pietro Francesco Torricelli fa istanza al Cardinal Cibo, perchè voglia ottener dal Duca di Modena la remissione dall’esilio, protestandosi innocente nell’impostura datagli, che habbi fatti attestati di percosse nella persona di Graddellino Commediante. Da una nota del Tralage sappiamo che il Costantini esordì al teatro italiano a Parigi nel 1687 nella parte di primo Zanni, sotto nome di Gradelino ; e secondo il parere del vecchio Riccoboni, riferisce il Gueullette che il Costantini, attore di assai pregio in Italia, dovette a Parigi lasciar le scene poco dopo il suo esordire. Il Gherardi nella prefazione alla sua Raccolta del Teatro Italiano, dice di non aver conosciuto che Gradelini e Pulcinelli che non piacquer mai ad alcuno ; e però non se ne trova traccia nelle scene della sua raccolta, e se li ha nominati nella prefazione, si è perchè essi sono stati alla Porta del Teatro italiano.
Acilio della Tribù Pontina archimimo che fu decorato dalla città di Boville del decurionato, come si ricava dall’iscrizione recata dal Grutero nella pagina 1089, numero 6. […] Ebbe pur luogo nella bella edizione di Filippo Pareo uscita nel 1619. […] Ora se nella Commedia si motteggiarono quelle sentenze rusticane capitali date sotto le querce come tuttavia esistenti, pare che il Querolus dovette comporsi prima del discacciamento de’ Druidi, e non già sotto Teodosio II, quando i Romani aveano introdotto nella Francia settentrionale la propria giurisprudenza, ed erano già state abolite le sentenze di morte dettate da’ rustici e scritte su gli ossi. […] Lasciando stare i travestimenti de’ Cherici, e le loro danze nella festa del Natale id Cristo e nell’Epifania, che, per testimonianza di Teodoro Balsamone, duravano tuttavia nel XII secoloa; e i cantambanchi e buffoni che intervennero nelle famose nozze di Bonifacio marchese di Toscana con Beatrice di Lorena nel 1037b; alquanti anni prima di terminare il secolo XII troviamo nella storia del Basso Impero mentovate persone di teatro. […] L’altro dell’anno 845 dell’Egira è di un Anonimo, e s’intitola Comoedia Blateronis, in cui da diversi interlocutori si tratta di tre cose differenti: nella prima parte parlasi della vendita di un cavallo, nella seconda delle furberie di alcuni vagabondi, nella terza di certi innammorati.
Beseghi Antonia, servetta, l’anno 1831-32, nella Compagnia Rosa e Tranquilli di prosa e ballo. A dare un’idea della Compagnia, riproduco a titolo di curiosità l’avviso di beneficiata della Beseghi al Pantera di Lucca, insieme al caratterista Antonio Massini : Regio Teatro Pantera – Avviso – Per la sera di Sabato 25 febbraio 1832 – Dell’interessante, storica, spettacolosa, tragica produzione – tratta dall’opera del celebre maestro – Giovanni Pacini – corredata di nuovo ed analogo scenario, apposito vestiario – truppa, banda musicale, – e per ultimo una scena rappresentante al naturale la più orribile eruzione – del Vesuvio nel suo pieno furore – a benefizio della servetta – Antonia Beseghi – e del caratterista – Antonio Massini. – Il titolo della medesima è : – L’ultimo giorno de’ Pompei – ovvero – la prima terribile eruzione del Vesuvio. – Verrà questa seguita da una graziosa Farsa tutta da ridere intitolata : – Amori gelosie disperazione e felicità – d’una vecc hia di 70 anni. – Gli umili offerenti hanno riposte le loro speranze nella comprovata magnanimità di un Pubblico tanto indulgente, e nella generosità della Nobile Guarnigione, e sperando di essere nei loro voti favoriti vi tributano in concambio stima, ris petto, ed una viva indelebile riconoscenza.
Di lui, il più celebre degli stenterelli moderni, nato a Firenze nel 1823, discorre diffusamente Jarro nella sua opera Origine della maschera di stenterello, da cui riferisco in ristretto. Da compositore nella stamperia Cellai in via de' Martelli passò allo studio della maschera, esordendo in un teatrino popolare di via delle Ruote con la Compagnia di Vincenzo Da Caprile, di cui sposò nel '50 la figliuola Anna. […] Il 17 maggio dell’84 recitava per sua beneficiata all’Arena Garibaldi di Livorno, nella commedia Stenterello e il suo cadavere.
Perduto l’impiego, tornò all’amor della scena, in cui aveva fatto da giovine buone prove coi filodrammatici, e si scritturò con Rossi, colla Goldoni, colla quale lo vediamo il 14 giugno 1815 rappresentar la parte di Sole nella Caduta di Fetonte dell’Avelloni, poi con Dorati, prima padre nobile, poi caratterista, nel qual ruolo entrò il '22 nella Compagnia Reale Sarda, e vi fu acclamatissimo, fino al '28, anno della sua morte. Recitò per l’ultima volta nell’Odio ereditario del Cosenza, e lasciò nella Compagnia un grande vuoto che non potè essere colmato se non l’anno dopo da Luigi Vestri, il quale, vedi bizzarria del caso, recitò per l’ultima volta in quel medesimo dramma tredici anni più tardi.
Oggi percorre, capocomico festeggiatissimo, l’Avana e il Messico ove rimarrà fino al gennaio 1903 ; per tornarsene dipoi in Italia, col proposito di riprender nella lingua patria l’antico ruolo di brillante. […] La vediamo l’autunno del 1795 al San Cassiano di Venezia, impresaria Marta Coleoni, e il 1813 nella Compagnia di Luigi Parrini, nella quale, il 1° maggio, invitò con versi sdruccioli il pubblico lucchese alla rappresentazione di suo beneficio, che fu Ferdinando II Granduca di Toscana alla Villeggiatura di Pratolino con Francesco Fagiuoli buffone di Corte.
Si rappresentavano nella Gran Brettagna per gran parte del secolo XVI i misteri, le moralità e le più assurde farse. […] Ma questo vero indiscreto non si dee imitar sulla scena; in prima perchè la parte più sana riprenderà l’impertinenza del buffone, e perciò sembrando tal mescolanza sconvenevole nella conversazione dovrà, come in fatti avviene, dispiacere ancor nella scena, dove la natura dee comparire scelta e conveniente19. […] Hanno detto che i suoi Romani non erano vestiti del proprio costume; e che ai re da lui introdotti mancavano le dignità richieste nella loro classe. […] Martino), diviene freddo e snervato; imperciocchè allora solo egli è grande quando si contiene nella natura . . . . […] Farsa Tragi-Comi-Pastorale, in cui non meno che nella prefazione viene finamente e con grazia comica deriso il teatro di Shakespear in mille guise, formandosi fin anche de’ di lui versi piacevolissime parodie.
Bon, cominciò a essere da lui protetto ; tanto che fu accolto nella Compagnia con due lire austriache al giorno, nella quale esordì a Parma col semplice annunzio : « Signor Conte, la carrozza è pronta : » annunzio che egli, ad attenuare la triste figura che avrebbe fatta d’innanzi a’compagni, allargò nel modo seguente : « Signor Conte, sapendo che Ella doveva andare in città per disbrigare molte faccende importanti, mi sono dato tutta la premura per fare approntare la carrozza ; e quando Ella comanda, è prontissima ed a sua disposizione. […] L’Alberti è ormai più noto a noi come conduttore e direttore della famosa Compagnia dei Fiorentini di Napoli, nella quale egli scritturò pe’l corso di quarant’anni i più rinomati artisti d’Italia. […] E quali sono mai le sue parti nella commedia ? […] Io l’ho sentito negli ultimi anni della sua impresa ai Fiorentini, in quella Compagnia, nella quale faceva le sue prime armi Andrea Maggi al fianco di Don Michele Bozzo ; e si poteva benissimo da quegli splendidi resti arguire di quale inesauribile vena di comicità fosse dotato ne’più begli anni della begli anni della sua vita artistica.
Che spettacolo Edipo acciecato nella scena II! […] La felice distrazione accennata nella sua Fedra da M. […] I caratteri quanto non sono più virtuosi e più nobili nella tragedia greca? […] Egli stesso non ha fatto di più nella bellissima traduzione di questa medesima scena. […] Eliano nella Storia Varia lib.
È pure da riprendersi l’inverisimiglianza dell’ equivoco preso nella scena 8 da Rosmunda. […] Le tragedie del Montiano indicano la regolarità nascente nella nazione, ma non gusto e spirito tragico. […] nella sfrenata passione che ha per lui la contessa. […] I valorosi Numantini della storia riescono nella tragedia inetti, cicaloni, insensati. […] Più felicemente si allontanò dalle altrui vestigia il Metastasio nel Demofoonte, il quale mette capo ancor più nell’Edipo di Sofocle e nella Semiramide del Manfredi, che nella Inès.
La nobile Francesca Manzoni di Milano si esercitò parimente nella poesia tragica nella sua gioventù. […] Il Biamonti già mio Collega ed amico nella r. […] Bruto nella prima scena, Cicerone nella seconda, Messala e Casca nella quarta, Antonio nella quinta si attiene all’ antica usanza. […] Non è stato del pari felice Alfieri nella sua Rosmunda. […] Questa forza fatale mise in opera l’immortale Racine nella Fedra, e questa avrebbe assai più giovato nella Mirra.
L'oroscopo rinvenuto nella Biblioteca Nazionale di Firenze ci dà l’anno di nascita che è il 1599 e la città natale : Ferrara ; più, l’anno del viaggio in Francia : il 1602. […] re Duca, Virginia et Lucilla Maioni commici con la loro Compagnia supplicano a Vostra Altezza Serenissima a volergli concedere licenza di poter recitare Commedie nella Città di Reggio per tutto questo Carnouale, ch'il tutto otterrà per gratia singolarissima dalla benignità di Vostra Altezza Serenissima quale Dio mantenga felicissima con tutta la Ser. […] Alla testimonianza Gabbrielli, va subito congiunta quella del Beltrame Barbieri, che nella Supplica (1634) chiama la Celia giovane di belle lettere e comica famosa ; alle quali poi tengon dietro quelle di letterati illustri, e, prima, del Cavaliere Marino, che, nell’ottave 68, 69 e 70 del Canto XVII dell’ Adone, la mette quarta fra le Grazie : Un’altra anco di più, che 'l pregio ha tolto D'ogni rara eccellenza a tutte queste, Aggregata ve n’è, non è già molto, E sempre di sua man la spoglia, e veste, Celia s’appella, e ben del Ciel nel volto Porta la luce, e la beltà Celeste ; Ed oltre ancor, che come il Cielo è bella, Ha l’armonia del Ciel nella favella. […] Maria Malloni, detta Celia, fu dunque comica confidente e spensierata, e fiorì nella prima metà del secolo xviii. […] I dissapori, le battaglie, le accuse a Don Giovanni de' Medici, (il capocomico), e le scuse poi, le invidie, gli scandali sulla scena tra i partigiani di Celia e quelli di Lavinia (l’ Antonazzoni), le sonore fischiate a quella in pubblico teatro, e le pubbliche difese dello Scala, e le lettere di Celia, sono pubblicate e chiarite in un articolo di Achille Neri, uscito nella Scena illustrata del 1° agosto 1887.
Poi ebbe Compagnia propria, entrò nella Compagnia Nazionale, tornò a formar Compagnia…. […] I versi, nella sua bocca, si andavano aprendo e sviluppando in melodie nuòve…. forse non sincere talvolta, forse non sempre d’intonazione perfetta, ma di una maravigliosa efficacia sul pubblico, che rimaneva vinto di sorpresa, e soggiogato…. L'arte della Marini fu plastica nella dizione e nel portamento. […] Gli scatti subitanei, le improvvisazioni inattese, e diciam pure gl’improvvisi lampi d’arte della Tessero mancavano a Virginia Marini ; ma nella grande, grandissima artista del momento mancavan le elette qualità dell’altra, che, se bene un po'meccanicamente, si mostrava tutte le sere colla stessa voglia, colla stessa arte, cogli stessi mezzi, che formaron sì lungo tempo l’idolatria del pubblico pagante. […] I trinciamenti d’aria col braccio e l’indice distesi, le inflessioni di voci ad alti e bassi, a scatti voluti, tutto il grande convenzionalismo dell’antica scuola, cedè il campo alle dizioni incolori nella lor naturalezza, alle movenze studiate nella lor trascuratezza, a tutto insomma il grande convenzionalismo della scuola moderna.
E più che ricordato è nella prefazione del Re Cervo, in cui, oltre alla sua parte di credenziere del Re, rappresenta il vecchio Cigolotti del prologo. Il Gozzi dice : Atanagio Zannoni, che sostiene con rara abilità il personaggio del Brighella tra le maschere nella Truppa Sacchi, rappresentava cotesto vecchio con quella perfetta imitazione nel vestito, nella voce, negl’intercalari, nel gesto, e nella positura, che suol far sempre ne' Teatri un grand’effetto con indicibile applauso. […] Ne'Contratti rotti, negl’Influssi di Saturno, nella Vedova Indiana, ed in altre commedie dell’arte, dove egli abbia un assoluto maneggio vedesi pure il Zannoni porre in opera tutto il suo ingegno, ed infaticabilmente adoprarsi con lode nell’esecuzione dello studiato suo personaggio…. ecc. E va avanti di questo stile per una buona pagina ancora, in cui, dopo avere accennato alla sua probità, alla sua amorevolezza, alla sua carità e alla sua religione, parla della sua erudizione nella storia antica e moderna, e delle sue attitudini allo scrivere in verso. […] Nel Codice Faustini N. 362 del Fondo Antonelli, conservato alla stessa Biblioteca, è ricordata dallo Zannoni anche una commedia : La Patria, recitata in Ferrara nel carnovale del 1747 dalla Compagnia Medebach, nella quale l’autore era attore del carattere di Brighella.
Bello è pur l’altro di Dori stessa nella scena decima. […] Patetica però è la seconda scena dell’atto IV in cui Lancastro dipinge ad Edoardo il padre che geme nella prigione. Le agitazioni d’Isabella nella terza scena dell’atto V, poichè l’esecrando delitto è compito, sono dipinte con forza. […] Il buon tuono, la piacevolezza, il sale comico campeggia nella sua favola. […] Lessing ha composte ancora commedie spiritose e delicate nella dipintura de’ costumi.
Ma gli ornamenti e le figure epiche e liriche, come niuno più ignora, riescono troppo impertinenti nella poesia tragica. […] Presentò nella prima la magnanimità nel punto più vistoso. […] Tomiri che nella Morte di Ciro di Quinault va cercando sul teatro ses tablettes perdute, fu ben meritevole della derisione di Desprèaux. […] Si vede nella Berenice tutto ad un tempo la delicatezza del suo pennello, e la natural pendenza del suo genio al molle e all’elegiaco. […] I Greci che nella poesia ravvisarono l’amore per l’aspetto del piacer de’ sensi, non l’ammisero nella tragedia come non convenevole.
Vuolsi parimenti riprendere l’inverisimiglianza dell’equivoco preso nella scena ottava da Rosmunda. […] nella sfrenata passione che ha per lui la Contessa. […] Essi come partirono senza perchè, senza perchè sono tornati, e nella stessa maniera dell’atto I viene appresso Megara. […] I valorosi Numantini della storia riescono nella tragedia inetti, cicaloni, insensati. […] Più felicemente si allontanò dalle altrui vestigia Pietro Metastasio nel Demofoonte, il quale mette capo ancor più nell’Edipo di Sofocle, e nella Semiramide del Manfredi, che nella Inès.
Sosteneva il 1820 le parti di tiranno assoluto nella Compagnia Campana e Socii. Fu ufficiale di cavalleria, prima di darsi all’arte, nella quale riuscì passabilmente.
Figlio forse del precedente, fu caratterista di buon nome nella prima metà di questo secolo. Era il '33-'34-'35 nella Compagnia Romagnoli-Berlaffa, il '36 in quella di Gioacchino Andreani.
Cominciò bambina a recitare nella Compagnia di suo padre, e figurava nell’elenco tra le parti ingenue, assieme a Giovannina Rosa e a Valeriano Pedretti. […] Si presentò ai Fiorentini di Napoli per la prima volta nella commedia di Bon, Niente di male, la sera di Pasqua del 1835 (19 aprile), in sostituzione della Barberis, vecchia attrice che si ritirava dal teatro per sua volontà, e non lasciava piacevoli rimembranze, e vi fu applauditissima. […] E la Giulietta non le mostrava solo nella pronunzia, ma nell’incesso, nel piglio, ed in tutt’i movimenti della persona.
Tiranno in Compagnia Donati il 1820 colla moglie Teresa madre nobile, idem nella sua propria in società con Morelli. […] Suppliva però a questa deficienza di forza o di volontà l’interesse e il sapere di tutti i capi principali, che a mano a mano si cambiavano nella direzione, a seconda della parte importante, che disimpegnavano nella produzione.
Giovinetta entrò in un laboratorio di sarta per impararvi il mestiere, ma, educata alle scene, nella filodrammatica della città, dall’ ex-artista drammatico Zuccato, fuggì di casa, dopo la morte del padre (1836), per sottrarsi alla risoluzione della madre che volea far di lei una istitutrice, e si recò a Venezia, ove fu scritturata amorosa, in Compagnia di Corrado Vergnano, dalla quale passò in quella di Giovannina Rosa, a farvi le parti di seconda donna che meglio si attagliavano alla sua bella e slanciata figura. Fu poi, nello stesso ruolo, con Carolina Internari, poi, prima attrice assoluta, col Meneghino Moncalvo, col quale recitò, dopo la Carolina Santoni che l’aveva creata, la parte della protagonista nella Maria Giovanna. […] Fu poi con la società Ciotti, Marchi, Lavaggi ; e con Achille Dondini ; poi, seconda madre e caratteristica, con Alamanno Morelli e con Bellotti-Bon, in Compagnia n.° 2, nella quale recitò la prima volta a fianco del figlio Belli-Blanes (V.).
Nacque a Milano il 14 aprile del 1878, ed entrò giovinetta nell’Accademia de' Filodrammatici diretta da Luigi Monti, dalla quale passò scritturata il 1895 prima attrice giovine e amorosa nella nuova Compagnia Garrin di Cocconato, di poca fortuna. […] Il '98 fu chiamata a far parte della nuova Compagnia del Teatro d’Arte di Torino, al fianco di Giacinta Pezzana, e il '99 di quella da me formata, nella quale ebbi campo di studiare e ammirare il temperamento artistico della giovine attrice. […] Mentre tutte le sue colleghe di ruolo si tuffavano a capo fitto come prime donne assolute nel gran repertorio, ella, per una cotal deficienza di mezzi vocali, rimaneva nella sua modesta cerchia amorosa, facendosi ovunque notare per le grazie del volto, la forza del sentimento e la soavità del dire.
Giudiziosamente viene egli nella favola enunciato prima di comparire. […] Traspare nella scena sesta dell’atto terzo la grazia comica di Moliere oggidì perduta totalmente in Francia. […] Durn che poco verisimilmente si trattiene molto tempo sconosciuto nella propria casa. […] L’ultima commedia che produsse fu Merlino bello spirito, nella quale punse gli autori drammatici suoi avversarii. […] Nella mia dimora in Parigi l’anno 1800 e ne’ primi due mesi del 1801 fioriva nella declamazione l’ attuale attore tragico Talma, e dalla buona scuola di Du Gazon usciva La-Fond, che cominciò a farsi pregiare rappresentando nella Semiramide la parte d’Arsace, e nella Zaira quella d’Orosmane.
Era il ’20 nella Compagnia Bazzi ; il ’21 nella Reale Sarda, in cui stette col medesimo ruolo sino al ’41 che fu l’anno della sua morte.
Con tale pessima economia e distribuzione trovansi nella Briseida incastrati dodici pezzi di musica quasi tutti parlanti, e senza affetti. […] Agamennone chiamato re de’ mortali (titolo per altro dato nella poesia greca e latina al solo Giove) Ioda Achille e dice con poetica bellezza che il di lui nome solo è definizione degna di Achille. […] Di un reo che involge gl’innocenti nella propria ruina, dicesi con felicità, proprietà, ed eleganza, hizo partecipantes del castigo gl’innocenti. […] Graziosa è la di lui determinazione di non voler suscitare una guerra civile contraddetta dall’aria tutta minaccevole, nella quale paragona se stesso al mar tempestoso, e medita vendetta, e nella seconda parte, che non ha che fare col primo pensiere, si dice, Sin tus perfecciones serà à mis pasiones dificil la calma, quando à mi alma la quietud faltò. […] L’Opera Italiana non tradotta si è in diversi tempi interrottamente rappresentata nella penisola.
» Che il Burchiella fosse valoroso attore sappiamo da Calmo stesso, che di lui faceva sì gran conto, da esclamar nella lettera di chiusa del libro secondo, vòlto alle povere commedie, ridotte a mal partito : « orsù, state di buona voglia ; chè sino al tirar del fiato di Burchiella e a l’aprir delle mie mascelle, vi faremo, per quanto ci sarà possibile, star su l’onor vostro. » E meglio lo sappiamo da Messer Ludovico Dolce, che nella lettera di dedica a Giacomo Contarini del poemetto di Burchiella i fatti e le prodezze di Manoli Blessi strathioto, ci dice di lui che nel recitar commedie passò così avanti, da poter essere meritamente chiamato il Roscio dell’età sua. – E de’versi che il Burchiella lasciò in italiano e in greco, dice il Dolce ch’e’ potean contendere con quelli del Bembo e del Petrarca. […] che ha – dice il Rossi (le lettere del Calmo) – fenomeni fonetici dei dialetti istriani e dalmati, e nella quale scrisse anche il Molino alcune barzellette ispirate dai preparatori della battaglia di Lepanto. […] Recitò la parte di Dottor Graziano nella Compagnia de’Comici Gelosi che si recarono in Francia nel 1572, sostituito nel 1578 da Ludovico De Bianchi ; e potrebbe anch’essere il conduttore e direttore di quella tal Compagnia menzionata dal Rogna in varie lettere.
Il celebre Goldoni, inimitabile a ben vestire anche i corpi più malfitti, si valse di quella rozza, per la sua Carcuma nella Sposa Persiana , e per [illisible chars] negli Innamorati. […] La narrativa di Egisto nella Merope è il suo pezzo diletto, per conoscere l’altrui abilità. […] La chiusura dell’articolo del Piazza, per esempio, potrebbe far supporre, in quell’accenno all’allontanamento dalla Compagnia della Prima Donna (la Caterina Manzoni, a cui l’opera del Teatro è dedicata), ch' ella avesse a veder qualcosa in quelle ingiurie ; tanto più che sei anni avanti, nella Giulietta (Venezia, mdcci.xxi), non aveva il Piazza saputo trovare in lei altra dote fuorchè una particolare bellezza, come vedremo all’articolo di questa attrice. […] Il repertorio dunque della Compagnia fu a iniziativa sua de' più varj, sapendo egli con buon discernimento alternar le commedie, coi citati drammi, e colle tragedie : e di tal discernimento accoppiato a una operosità senza pari, egli potè godersi i frutti nella vecchiaja. « Vive il Lapy tuttavia (1782) – scrive il Bartoli – in buona prosperità, ed ha la consolazione di vedere la sua famiglia incamminata ad un auge, per cui anche dopo la di lui morte rimarrà al mondo una degnissima ricordanza degli onorati meriti suoi. » In una lettera che si conserva autografa nella biblioteca di Verona, e che trovasi pubblicata nel catalogo descrittivo dei manoscritti della Biblioteca stessa, il Lapy dà ragguaglio da Venezia il 22 ottobre del 1770 a Domenico Rosa-Morando del successo ottenuto colla sua tragedia La Andromaca, già replicatasi quattro sere, e reclama aggiunte e modificazioni per le nuove repliche da farsi quando la quantità delle genti che presentemente sono in Villeggiatura si saranno restituite in Venezia.
Questi partiti produssero sanguinose fazioni nella città dominatrice del mondo. […] Suetonio nella Vita di Augusto c. 43. […] Lo stesso autore nella V. di Ner. […] Suetonio nella V. di Ner. […] Suetonio nella V. di Augusto c. 45.
Recatasi il 1806 nella capitale recitò le parti di seconda donna alla Fenice e al S. […] Ma quando a varj attori della antica Compagnia Giancola venne in mente di rappresentar l’Annella tavernara di Porta Capuana, ella si rivelò attrice fortissima nella caratteristica parte della vecchia Porzia che recitò colla maschera al viso ; e a quella della Porzia seguì la parte della Baronessa Cofani che rappresentò con successo ognor crescente. […] L’effetto che produce in una donna dimenticata una equivoca dichiarazione di amore, il passaggio che ella fa da una finta modestia ed un finto sdegno alle leziosaggini d’un simulato pudore, e ’l raccoglimento o sconcerto dello spirito, la ricomposizione o turbamento del volto, e la mutazione della voce che in lei succedono al disinganno, tutto questo ed altro ancora dipingevasi si vivo nella Colli, che la illusione toccava il massimo suo grado. […] Collinetti Francesco, veneziano, fu attore di assai merito nella maschera di Pantalone, ch’egli assunse per sostituire Andrea Cortini al S. […] Pasquali : Passabile era il Gollinetti colla maschera di Pantalone, ma riusciva mirabilmente senza la maschera nel personaggio di veneziano, giovane, brillante, giocoso, e specialmente nella Commedia dell’Arte, che chiamavasi il Paroncin.
Lo vediamo in quest’ anno citato nella sentenza del tribunale statario di Modena, dove si afferma che Carlo Zucchi imputato « assistette alla recezione…. dei comici Velli e Vismara nella setta massonica, non che al conferimento del grado di maestro all’altro comico Mascherpa, sottoscrivendone le relative patenti. » (V. […] Il 1824 si fece capocomico solo, e potè aver l’onore, mercè la sua probità e la buona accolta degli artisti, di mettere la sua Compagnia al servizio di Maria Luigia Duchessa di Parma, con uno stipendio annuo per quelle stagioni che doveva passar nella capitale. […] Dopo due anni, andò per un triennio nella Società Meschini e Casilini ; poi con Marini, dal quale si tolse, non terminato il contratto e pagata una rilevante penale, per andar a sostituire Claudio Leigheb nella Compagnia di Cesare Rossi, col quale stette dall’ '82 al '94, tranne l’ '87, in cui, avendo voluto il Rossi riposare, passò brillante con Eleonora Duse. Smessa il Rossi compagnia, il Masi entrò brillante nella nuova Società Rosaspina e Paradossi, scioltasi dopo pochi mesi a Rimini, e finì l’anno a stento in quella Cocconato De Chiara.
Pare che il genere suo fosse più specialmente il patetico, dacchè il Goldoni scrisse per lei La figlia ubbidiente e La moglie saggia, e il Chiari La pastorella fedele, nella quale più specialmente si mostrò somma. […] Questa brava attrice, che molto lustro avrebbe recato a' Teatri italiani, divenne cagionevole nella salute affliggendola continuamente alcuni effetti convulsivi. […] A questi vapori che il Goldoni crede più immaginari che sinceri e che come tali dipinge Paolo Ferrari nella sua incomparabile commedia, la Medebach univa la gelosia di mestiere. I successi della Marliani, Corallina, specialmente nella Serva amorosa, furono un gran pruno nell’ occhio della direttrice, per la quale, a guarirla radicalmente, dovè il Goldoni scrivere La moglie saggia. […] E la prova abbiamo in quest’ ultima citazione, la quale ci mostra chiaro come la povera donna non trovasse come prima nel suo coraggio la forza di lottare col male, e nella quale a me par di vedere un pizzico di crudeltà nell’ animo del Goldoni.
I moti del '31 gli tolsero il padre ; ed egli crebbe assieme alla madre e ad una sorella, facendo prima le elementari nel Collegio de' Gesuiti, poi le ginnasiali fino all’anno '48, in cui, fuggito a Bologna con venti bajocchi in tasca, e a piedi, potè arruolarsi nella Legione Romana sotto il colonnello Gallieno, e con essa combattere a Vicenza. […] Tornato a Forlì, riprese il corso degli studj, che dovè poi troncare per le condizioni della famiglia, e fu accolto come praticante nella farmacia militare, prima ; poi in quella dell’ospedale, dandosi a tutto potere allo studio della chimica, di cui diede in breve gli esami, e in cui si addottorò. […] Ammogliatosi fra tanto ad Anna Rizzoli, figlia di un Giudice al Tribunale di Forlì, ed avutine due bimbi, si vide nella impossibilità di condur con decoro la famiglia ; tal che buttati in un canto i barattoli di farmacia, si scritturò di sbalzo primo attore in Compagnia Trenti e Venturini per gli anni 1856-'57, applauditissimo ovunque. […] « Egli non potè aver maggiore fortuna – ho detto in principio – per la cerchia ristretta in cui visse. » E questa ristrettezza derivò un poco da tutto un insieme di dizione e di pronunzia e di atteggiamenti, nella lor grande spontaneità prettamente romagnoli, da farlo parer talvolta più tosto un attor dialettale ; e un poco per la numerosa famiglia che gl’impedì, proprio quando più ce n’era il bisogno, di prendere il largo, e di emanciparsi collo studio speciale da quei difetti d’origine che lo facevano apparire anima gentile in corpo rozzo. Egli, nella sua verità e semplicità straordinarie potè sostener parti disparate serie e comiche di primo attore e di caratterista, ma in quelle più manifestò la sua grandezza così dette promiscue, quali : Filippo di Scribe, Michele Perrin, Papà Martin, Malvina, Origine di un gran banchiere, Papà Loriot, Curioso accidente, Don Marzio, Barbiere di Gheldria.