/ 854
36. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO II. Tragedie di Pietro Cornelio, di Racine e di altri del XVII secolo. » pp. 8-35

Presentò nella prima la magnanimità nel punto più vistoso. […] Elevandosi all’ eroismo più eccelso, eleva e tira seco gli animi tutti. […] Tralle tragedie di Racine senza dubbio più giudiziosamente combinate, meglio graduate, e più perfette di quelle di P. […] E Voltaire diceva ancora: “Non v’ha cosa più insipida, più volgare, più spiacevole del linguaggio amoroso che ha disonorato il teatro francese. […] Il più volte lodato sig.

37. (1772) Dell’opera in musica 1772

Laonde se più volte quella contiguità sarà replicata nel medesimo verso, questo sarà più scorrevole. […] Che più? […] Rendela in oltre ben più interessante di questa: mercecché lo spettatore tanto più ama il protagonista, quanto questi è più virtuoso. […] Più indiscernevoli ancora e più incerti rende i tuoni allo spirito l’armonia contemporanea di più note, massime qualora, come per lo più accade, vanno alle consonanze unite le dissonanze. […] I modelli che offrono agli occhi di lui queste due belle arti, sono per lo più perfettissimi, come quelli che presentano i gesti più energici e più nobili.

38. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO III. Spettacoli scenici in Inghilterra. » pp. 21-36

Questa materia più dura delle lagrime è forse una grazia naturale? […] Io tanto più di buon grado ne trascriverò qualche osservazione, quanto più mi sembra conducente a far meglio conoscere per mezzo di un nazionale il carattere del poeta Inglese. […] Non si vuole però omettere di notare che sin da allora sulle scene di quell’ isole cominciò ad allignare un gusto più attivo e più energico che altrove. Gl’ Inglesi amano sul teatro più a vedere che a pensare. […] A noi basta ascoltare sul merito di Shakespear i suoi più dotti compatriotti, o i più istruiti stranieri.

39. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo VI. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 82-108

Sufarione, Epicarmo, Connida, Magnete, Formide, Crate furono i poeti comici della più remota antichità. […] Esse accoppiavano alla più esatta imitazione della natura i voli più bizzarri della fantasia, e nobilitavano gli argomenti in apparenza i più frivoli colla più vigorosa poesia, colla morale più sana, e colla politica più profonda. […] Egli vituperava vigorosamente tutti i vizi dell’amministrazione: or qual carriera più vasta, qual più nobile, più sublime scopo! […] In questa commedia per la legge divenuta più ingegnosa e più dilettevole, il coro, nel quale più che in altra parte solea senza ritegni spaziar l’acerbità, fu tuttavia satirico e pungente. […] E quanto più le arti imitatrici si perfezionavano, più il ballo imitava con buon senso, più si soggettava a una rappresentazione vivace e vera, più se ne desiderava lo spettacolo; e quindi uscì l’arte pantomimica portata dagli antichi all’eccellenza.

40. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 765-771

E però più forte appariva la Di Lorenzo, a chi la giudicasse con mente riposata, in quelle opere in cui dominava soavità di sentimenti. […]  » Come nella vita così sulla scena soddisfa e rinvigorisce tutto ciò che è frutto della propria operosità, tanto più adorato quanto più contrastato. […] E senza lo studio, la natura gli avesse concesso il più felice e completo e insuperabile tra’ doni, l’artista è una canna vuota. […] Sentite a me : è meglio uscire dalla retorica : è più rispettoso, è più sincero per l’attrice giovinetta, ed è anche più praticamente utile per l’avvenire di Tina Di Lorenzo. […] Oggi vi è ritornata completamente guarita : più appassionata per l’arte sua, e ancor più ammirata, se pur fosse possibile un crescendo nell’ ammirazione del pubblico per la sua Beniamina.

41. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 533-536

Attrice, cantante, danzatrice, schermitrice esimia, e conoscitrice perfetta di più lingue, ispirò non poche poesie, che metto qui testimoni del valor suo e della sua virtù, e che mi furon gentilmente comunicate dal chiaro amico A. […] Se tratta Armi e Bandiere, agile e snella, Con gratia ardita, e leggiadria guerriera, Scerner non sai se sia Folgore o Stella, E non sai se più alletti, o se più fera. […] Tai prodigi sul Ren mirò felice Delfina de la scienza alta Eroina Onde vie più a lei bramar non lice. […] Riflessioni ad alcune delle molte prerogative che rendono grata a tutti la medesima Virtuosa Alla modestia unir spirto e bellezza, Formar più vezzi, e non macchiar il core ; Con laude oprar, e disprezzar l’honore ; Di più lingue3 erudite haver vaghezza. […] Pur sì gli accoppia in sen d’Eularia Amore Che in faccia de l’un l’altra rinasce, Se sotto amanto di lugubre orrore De begli Occhi il splendor vie più si pasce.

42. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 580-583

Ma non monta in superbia per ciò : tornata in Italia, memore di quel che fu il maestro per lei, si unisce ancora a Toselli, interpretando' sta volta i capolavori del Teatro piemontese, quali Sablin a bala, Gigin a bala nen, Margritin dle violette, e suscitando nel pubblico accalcato nel piccolo teatro Rossini il più schietto e più vivo degli entusiasmi. […] Tutti dicevano non più trattarsi di una bimba qualunque, ma di una vera artista fatta e provetta. […] Non fu più la rappresentazione, no : fu tutto un dramma rubato alla vita ! Lei più nulla aveva di donna ; era diventata una belva : il suo viso, così dolce di solito, non era riconoscibile…. Pallida come un cadavere…. le labbra più pallide ancora, contratte, umide di bava….

43. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XIII. » pp. 182-206

Anzi il più famoso Critico Boileau, e i più dotti personaggi di quella potente rischiarata Monarchia ne beveano avidamente i concetti, la delicatezza, l’eleganza, e l’armonia. […] Quale de’ due Lopi sarebbe oggi più rispettabile, più glorioso? […] quando dell’altro ancor più criminoso di far dire agli Autori quelche non dissero mai? […] E quante Legioni potrebbero contarsene in più di un migliajo di esse? […] Quanti Concilj di Diavoli non si radunano in ogni più triviale argomento?

44. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 150-151

Esordì generico giovine in Compagnia di Alberti e Colomberti a' Fiorentini, e fu sì rapido il suo progredir nell’arte, mercè una naturale attitudine, ma più ancora lo studio indefesso, che nel '61 si recò a Brescia a raggiungervi la Compagnia Morelli, della quale era il nuovo primo attor giovine assoluto. […] Fu a codest’epoca che Luigi Monti mise in iscena l’Amleto, nel quale si rivelò il più intelligente de'nostri artisti. Nell’interpretazione del Nerone di Pietro Cossa toccò le più alte cime, non ostante la esiguità della figura e della voce. […] Fu poi capocomico con varia fortuna ; e, or è qualche anno, fu nominato direttore dell’ Accademia de' filodrammatici di Milano, non lasciando ogni tanto, di mostrarsi al pubblico sotto le spoglie di quei personaggi che più gli acquistaron fama di eletto artista. […] Non vecchio, si ritirò in Bologna godendosi tranquillamente il frutto del suo lavoro, insieme al figliuolo, divenuto medico de' più stimati.

45. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Osservazioni »

Quando furono “scritti a più personaggi”. […] [26] La ricchezza parlando delle arti d’imitazione e di sentimento può renderle più dotte, più variate, più estese, ma non è una conseguenza che debba renderle più patetiche e più commoventi. […] Sarà dunque un “discorrere in aria” l’appigliarsi all’autorità de’ più distinti poeti, degli storici più celebrati, de’ più sensati filosofi e de’ più illuminati critici, che tutti concordemente ne assicuran di ciò. […] Il suo estetico è più copioso e più ampliato di quello dell’antica. […] Gli oggetti poi della disputa sono stati secondo lui della più singolare novità, e della più alta importanza.

46. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo I. Origine della poesia drammatica. » pp. 2-7

Ed in effetto la maggior parte delle arti di prima e seconda necessità, le quali nascono da’ bisogni comuni, per lo più acquista senza esempio. […] Ma fu un inganno che si dissipò tosto che comparve a rischiarar le menti una sapienza più sona, più sobria, e più vasta, la quale insognò con maggior fondamento a rintracciar tale origine nella natura dell’uomo ch’é da per tutto l’istessa, e vi produce essetti simili. […] Si avvezza dunque l’uomo fin dalla prima età, per senso più che per raziocinio, a fuggir quel dolore e quel male, e ad appetir quel piacere e quel bene. […] Di tutte le imitazioni però la più naturale é quella de’ simili, contribuendovi assai l’uniformità de’ sensi e dell’organizzazione, e la vicinanza degli oggetti. […] L’oggetto, di cui l’uomo riceve da’ sensi le prime notizie e le più frequenti, si é l’uomo stesso.

47. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO V. Rappresentazioni chiamate Regie: Attori Accademici: Commedianti pubblici. » pp. 345-356

Siccome non va nella società esempio più pericoloso per la virtù che il favore dichiarato per un immeritevole: così non v’ ha nelle lettere più dannoso spettacolo che il trionfo della stravaganza. […] La moltitudine si affollava sempre con maggior diletto ed avidità alla scena musicale piena di magnificenza che allettavano potentemente più di un senso. […] Contribuiva parimenti al loro discredito la destrezza degl’Italiani più culti nell’arte rappresentativa. […] Più ammirato fu nella medesima città di Parigi l’altro napoletano Tiberio Fiorillo conosciuto col nome di Scaramuccia. […] Scaramuccia poi rinunziò al teatro  e Menagio applicò a lui quel motto, homo non periit, sed periit artifex , perchè più non vi comparve.

48. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IV. Teatro Americano. » pp. 40-58

La più solenne festa celebrata da’ Peruviani in onor del Sole chiamavasi Raymi e durava nove giorni. […] È probabile che un rito così strano precedesse gli spettacoli teatrali, ne’ quali veggonsi più ordinate idee. […] D’ingegno, di forze, di statura e d’idioma più che altrove dolce ed elegante, vince tutti gli altri Messicani. […] Non è questo anzi l’ordinario effetto del rigiro e della cabala tanto più potenti quanto più vaste sono le corti? […] Quanti Spagnuoli navigatori non furono nella corte soppiantati, rimossi, perseguitati, e sottoposti ad un raggiratore più scaltro e più fortunato?

49. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IV. Teatro Americano. » pp. 28-41

La più solenne festa celebrata da’ Peruviani in onor del Sole chiamavasi Raymi e durava nove giorni. […] E’ probabile che un rito così strano precedesse gli spettacoli teatrali, ne’ quali veggonsi più ordinate idee. […] Fabbricansi colà per eccellenza quadri e stoffe di penne antichi lavori Messicani non mai più da veruno imitati. […] Non è questo anzi l’ordinario effetto del rigiro e della cabala tanto più potenti quanto più vaste sono le Corti? […] Quanti Spagnuoli navigatori non furono nella Corte soppiantati, rimossi, perseguitati, e sottoposti ad un raggiratore più scaltro e più fortunato?

50. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimoquarto »

Ivi l’estensione della voce è maggiore, le sue inflessioni più decisive, i riposi sulle vocali più lenti, la successione armonica degli intervalli diviene più sensibile e più frequente. […] Nulla di più giusto né di più sensato che siffatta opinione ove non fosse stata condotta all’eccesso. […] «La musica che più s’avvicina alla espressione è la più noiosa». […] La vostra musica è dunque la più noiosa? […] Ricorriamo non per tanto ad un esame più decisivo.

51. (1715) Della tragedia antica e moderna

[1.22ED] Questi ebbero fortuna non dissimigliante alla mia. [1.23ED] Dormirono alcuni più lungamente perché a misura che il farmaco è più o meno possente, lavora in più breve o in più lungo tempo di sonno una nuova tempra di umori che purgano le viscere infracidite e le ristoran mancanti, ed uom si desta appresso e vegeto e rinnovato. […] [1.59ED] Ma le vostre son pur piene di assassinamenti, d’incesti ed appariscono assai più scostumate di quelle che oggi sui palchi rappresentiamo. [1.60ED] Anzi, se il mondo è più scellerato, per questa stessa ragione gli dovrebbero piacer più le vostre. […] [2.121ED] Ciò pure era con più decoro e con più profitto nelle sue stanze, tanto più che né la madre né il padrigno erano nella reggia. [2.122ED] Vi è ben di peggio. […] [5.173ED] Questi metri saranno più grati se li adatterai alle passioni che meglio in essi risuonano. […] Mosca, 1712, p. 8av: «benché la prisca libertate e spirito / le regole mi tolser d’Aristotile / date per legge da’ servili interpreti, / ch’alla ragion l’autorità prepongono, / e con più studio sempre più s’intricano».

52. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo V. Stato de’ Teatri in Francia, Inghilterra, e Alemagna nel medesimo Secolo XVI. » pp. 242-251

Più azione delle tragedie hanno le commedie di Jodelle, e dipingono i costumi di quel tempo con tutta sincerità. […] Hardy ne scrisse più di seicento, e per lo più con vergognosa fertilità ne scarabocchiava una in otto giorni. […] Ma quando Parigi non avea un poeta teatrale più esperto di Hardy, Londra contava fra’ suoi commedianti il famoso Shakespear. […] Fin d’allora cominciò ad allignare in Inghilterra un gusto più attivo, più energico che altrove, il quale ama a vedere più che a pensare, una propensione al grande, al terribile, al tetro, al malinconico più che agli amori, una vivacità in somma, una robustezza, un amor del complicato più che del semplice. […] Essi sono ancor più stravaganti e bizzarri, che numerali.

53. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO V. Teatro Tragico Francese nel XVII secolo. » pp. 166-211

Con un tratto di peunello imprime in chi legge o ascolta la più sublime idea. […] Elevandosi all’eroismo più eccelso, solleva e tira seco gli animi tutti. […] Non so per quale gotica stranezza di gusto i Critici pedanti rendono problematiche le verità più manifeste. […] Nel Mitridate la compassione è più per Monima che pel protagonista, il quale poco più del nome ritiene di quell’irriconciliabil nemico de’ Romani; e si vale di un’astuzia poco tragica per iscoprir gli affetti di Monima. […] E Voltaire diceva ancora: «Non v’ha cosa più insipida, più volgare, più spiacevole del linguaggio amoroso che ha disonorato il teatro francese.

54. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « PROLUSIONE ALLE LEZIONI DI POESIA RAPPRESENTATIVA DEL PROFESSORE PIETRO NAPOLI-SIGNORELLI. » pp. 203-226

Essa inventò l’alma Poesia, la più sublime, la più prodigiosa, la più incantatrice delle belle arti che dal gran Padre Omero e da Esiodo si trasmise ai Pindari, agli Alcei, ai Stesicori, ai Callimachi, agli Anacreonti, e che passò nel Lazio ai Maroni, agli Orazii, agli Ovidii, ai Catulli, e quindi nella moderna Italia ai Danti, ai Petrarchi, agli Ariosti, ai Torquati ed ai Monti. […] Chi avrebbe mai a que’ tempi potuto immaginare che l’uomo non contento delle omeriche ricchezze inventerebbe in seguito qualche genere poetico più utile e più dilettevole alle società? Chi detto avrebbe che le favole e le grandiose immagini del gran Cieco di Smirne fecondando la greca immaginazione, darebbero nascimento ad una poesia più universale, più artificiosa e più coltivata dovunque fiorisce la coltura? […] Esso v’incoraggia e vi appresta i mezzi più opportuni perchè tocchiate l’apice della coltura d’ogni maniera. […] Ignorate che l’Italia in più felici giorni ammaestrò gli oltramontani nelle scienze e nelle belle arti?

55. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 283-285

Un de' più forti capocomici e direttori del nostro tempo, nacque a Venezia il 21 dicembre del 1846 dal ragioniere Domenico e da Angela Demartini. […] L' arte lo affascinava ognor più. […] Incoraggiato dai più, accarezzato come una energia saliente, non fu offuscato dal demone della vanità e della superbia…. […] Giuseppe Pietriboni fu anche uno de' più coraggiosi capocomici. […] Sette anni più tardi la sua Silvia gli morì dopo un anno e mezzo di malattia da lei ignorata, e che fu per lui la più atroce agonìa….

56. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 84-85

Dei primi anni di questa egregia artista, nata a Firenze al principio del 1871, e andata il '77 e '78 a sostener colla Ristori a Parigi e in Ispagna le parti di uno dei bimbi nella Medea e del Delfino nella Maria Antonietta, una delle più intellettuali tra le giovani prime donne del nostro teatro di prosa, così parla Gacc nel Resto del Carlino del 29 novembre 1897 : Scioltasi la Compagnia Ristori, le sventare domestiche cominciarono a sperimentare la tempra del cuore della piccola attrice, educandola alla scuola del dolore. […] In quei giorni, la famiglia Mariani, più per sfogo che per guadagno, andava coi dilettanti alla Venaria Reale, dove la giovine attrice interpretava i caratteri più disparati e più strani, quali la Linda di Chamounix o il Maino della spinetta. […] A quindici anni, la Compagnia Diligenti-Pezzana l’accoglieva con amore ; e nel 1885 nella parte di Edith del Figlio di Coralia debuttava applaudita al teatró dei Rozzi di Siena ; continuando negli anni successivi, colle Compagnie Novelli, Pasta e Drago, a rafforzare sempre più la sua delicata fibra d’artista. […] D'ingegno pieghevolissimo, passò con singolare sicurezza e rapidità ai generi più disparati, riuscendo interprete felice della nuova scuola. […] Le più che festose, entusiastiche accoglienze di Madrid e di Barcellona la compensarono a esuberanza de'tristi anni della fanciullezza, che, tra le acclamazioni di un popolo artista, le torneranno alla mente con naturale e vivo compiacimento, sentendo di dovere a sè sola, alla sua tenacità, al suo amore per l’arte, all’ingegno suo, se potè da quelli balzar nella vita presente tutta intessuta di rose.

57. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO III. Teatri Orientali. » pp. 17-27

sotto qual cielo acquistarono la forma più perfetta, cioè più dilettevole e più instruttiva? […] I casi più terribili, le riflessioni più sagge, le circostanze più serie, le situazioni più patetiche, rare volte vengono scompagnate da bassezze e motteggi buffoneschi. […] In sì vasto impero essa avea luogo in tutte le occasioni più solenni. […] Festeggiavasi colla musica più solenne la celebre cerimonia o festa di primavera del lavoro della terra fatto pubblicamente dall’Imperadore. […] Un solo musico di età avanzata e per lo più il più brutto di tutti gli uomini le segue e le accompagna con uno stromento di rame chiamato nell’India Tam.

58. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quinto »

Bisognava per tanto o moltiplicar le consonanze, o trovar il modo di renderle con qualche novità più piccanti e più vive. […] Ma sovente le passioni più basse rodono con acuto morso gl’ingegni più elevati, come i vermi al dire di Sofocle, consumavano le membra di Filottete uno de’ più forti guerrieri dell’esercito greco. […]         Ed or più non vi miro! […] Troppo più del timor fia grave il danno. […] Non sospender più l’alma dubbiosa.

59. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo III. Teatri orientali. » pp. 14-18

Sotto qual cielo acquistarono la forma più perfetta, cioé più dilettevole, e più istruttiva? […] Gl’interlocutori delle favole cinesi sogliono essere otto o nove; ma i commedianti non son più di quattro o cinque; e ciascuno di loro fa due o tre parti. […] I casi più terribili, le riflessioni più sagge, le circostanze più serie, le situazioni più patetiche, rare volte vengono scompagnate da bassezze e motteggi buffoneschi. […] Il dramma cinese non si spazia in episodi che son fuori dell’azione principale, perché tutti prende a rappresentare i fatti più rilevanti d’una lunga storia. […] Un solo musico di età avanzata, e ’l più brutto di tutti gli uomini, le siegue e le accompagna con uno strumento di rame chiamato nell’Indie Tam.

60. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Di Venezia, 21 marzo 1620.Venezia, 16 di giugno 1618. » pp. 513-520

Andrea Perucci più volte ricordato dà in modo particolareggiato tutte le regole del recitare all’improvviso, molte delle quali sparse in quest’ opera a' nomi de' più famosi recitanti. […] quel povero Don Giovanni non seppe più da che canto rifarsi per avere un po' di pace. […] mi ad ubbidire, ma altrimenti più tosto harebbono eletto di andare dispersi, perchè vedevono la loro manifesta rovina, mentre si disunissero et dovendo rovinare col dividersi, più tosto harebbono eletto di fare ogni vil mestiero che più recitare, e tutto hanno fondato, secondo me, sul vedere il buon guadagno che hanno fatto quest’ anno. […] A. ho fatto alla cortigiana ; et più tosto volevo tacermi che scriver cosa di poco gusto, nondimeno perchè la lettera di V. […] La Compagnia de Confidenti invero (se ben cotesti et altri la disprezzano) ha gran fama, et per tutto hoggi è stimata più d’ogni altra, onde il romperla sarebbe proprio (come si suol dire) quasi peccato, e tanto più senza cavarne il profitto che forse si spera.

61. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo V. Teatro greco. » pp. 26-81

Egli osserva in generale, che la tragedia francese é più complicata, più involta in vicende, in intrecci, in episodi, che la greca. […] Più decenza in Euripide che in Racine. […] Altrettanti quadri si trovano nell’Ippolito, ma quanto più sostenuti, quanto più austeri! I caratteri quanto non sono più virtuosi e più nobili nella tragedia greca? […] Ahi più non ti vedrò!

62. (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO II. Commedie: Tramezzi. » pp. 68-88

Quando si videro più sciocche fanfaluche di quelle che portano il titolo di Marta Romorandina mostruosità insipidissime di trasformazioni e magie, che nella state del 1782 per più di un mese si recitarono con maraviglioso concorso ogni giorno? […] Don Luigi simile a Mizione nella dolcezza ma con più senno indulgente, e più felice ancora nel frutto delle sue cure paterne, educa la sua Agnese con una onesta libertà, la forma alla virtù, alla sincerità, alla beneficenza. […] Soprattutto vi si desidererà più vivacità, ed incatenamento più necessario ne’ passi dell’azione. Noi facciamo notare tralle cose più lodevoli di questa favola le origini della corruzione del carattere di D. […] Di ciò sono io stesso stato più volte testimonio; ma sento ch’egli continua nel medesimo gusto.

63. (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « ECCELLENTISSIMO SIGNORE » pp. -

ECCELLENTISSIMO SIGNORE Una mammola un moncherino presentato con garbo e semplicità da un fanciulletto si accoglie di buon grado e con lieto viso da un Signore magnanimo e gentile più che dalla mano di un facoltoso un tributo di perle di Comorino, di diamanti di Golconda, di metalli del Potosi. […] I Nobili veraci si appagano più della candidezza e del buon animo del donatore, che del valor del dono. […] al gran Letterato universalmente applaudito, non che da’ viaggiatori stranieri più illuminati Winkelman, Reithesel, Swinbourg, dal chiar. […] E che diverrà poi, se si consideri che questo Personaggio illustre congiugne all’amor sommo di ogni profonda dottrina, alla celebritá delle sue opere, la nobiltà più distinta ne’ fasti della Sicilia? […] Ma s’io sono reo, mi raccolgo e riparo all’ombra della vostra grandezza stessa che ammetteste benignamente l’offerta; ed un ardir felice passa e si tollera più agevolmente in grazia del buon successo.

64. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 75-76

Bellotti-Bon, si diede all’interpretazione del gran repertorio moderno, facendosi ammirar schiettamente in ogni lavoro, non esclusa la Moglie di Claudio ; ma il suo vero periodo di gloria fu di quei sei anni passati nella Compagnia di Alamanno Morelli, a fianco di Luigi Monti, col quale formava la più deliziosa coppia d’innamorati che si potesse mai veder su la scena. […] Di comicità irresistibile, e d’ingegno come abbiam detto vivacissimo, seppe trar grande partito da ogni situazione la più semplice ; una piccola scena recitata da lei, assumeva proporzioni gigantesche ! […] Benchè non più giovane, essa continuava a farsi ammirare ed applaudire nelle sue vecchie interpretazioni. Se si fosse decisa ad assumere un ruolo più conveniente, ella sarebbe certo tornata a' bei giorni dei più clamorosi e sinceri trionfi. […] Fu pianta sinceramente da molti amici, dalla stampa e da ogni specie di pubblico che si vide rapir d’improvviso una delle sue più dilette artiste.

65. (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Del libretto »

La prima cosa che vuol essere ben considerata è la qualità dell’argomento, o sia la scelta del libretto, che importa assai più che comunemente non si crede. […] E tal credenza radicò più che mai, quando l’una di queste arti tornata alla imitazione degli antichi nostri autori ed arricchitasi l’altra di nuovi ornamenti, condotte si stimarono assai vicine alla perfezione. […] Ond’è che i soggetti storici, o hanno il più delle volte a rimanersi nudi o a rivestirsi di panni che non vi si affanno per niente, e, come si suoI dire, piangono loro in dosso. […] Gli argomenti ne sono semplici, cavati dalla più remota antichità, ma non troppo ricercati; in mezzo a scene appassionatissime vi han luogo splendidi conviti, magnifiche ambascerie, imbarchi, cori, combattimenti, incendi: e pare che ivi il regno dell’opera venga ad essere più ampio, per così dire, ed anche più legittimo che d’ordinario esser non suole. […] Tanto più che in quei soggetti al popolo notissimi, oltre a un gran gioco di passioni, entrano anche i prestigi della magia.

66. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — (Ferdinando Martini, Al teatro. Firenze, Bemporad, 1895). » pp. 78-82

E più largamente il Colomberti : La naturale sensibilità, il nobile gestire, l’espressione del volto, e più di tutto il suono armonioso della voce donavano alla Carlotta un fascino che dominò per quasi trent’ anni tutti i pubblici d’Italia. […] E qui fa un’analisi minuziosa e interessante dell’interpretazione, in cui la Carlotta si mostrò più che in altre artista di genio ; alla quale fa seguir quella della Mirra, che ne fu la creazione più maravigliosa, approdando alle stesse conclusioni, e terminando poi con queste parole : « la nostra Marchionni ha dei difetti : e chi non ne ha ? Ma dove ella è grande, è più grande di tutte. » La società con tanta modestia e direi meglio povertà costituita, andò innanzi dodici anni tra l’ammirazione e l’applauso di ogni pubblico, esempio unico di artistica fratellanza. […] Tanta era l’attrattiva del suo conversare, che la di lei casa era in ogni città frequentata dai più rinomati ingegni in Arti, Scienze, e Letteratura. […] Beata ancor, che dietro te lasciasti una che piange in queste basse rive, come cosa mortai più non la tocchi.

67. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo ottavo »

Tanto era più bello un dramma quanto i cangiamenti di scena erano più spessi, e più grandiosi. […] Eppur questo dramma non fu de’ più spettacolosi. […] [16] Minore fu il contagio nelle opere buffe sì perché avendo in esse meno luogo il maraviglioso più ne rimaneva pei caratteri, e sì perchè il loro stile più vicino al familiare non ammetteva le frascherie e gli stravizzi dell’eroico. […] Dai surriferiti inventori del melodramma fino a più della metà del Seicento non si trova un solo maestro che abbia promosso d’un passo la espression musicale. […] Uno dei vezzi musicali più stimati a quel tempo era di esprimere colla possibile evidenza il romore materiale degli oggetti compresi nelle parole.

68. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 811-

I più freddi si sentono correre ad un tratto la vampa dell’odio o la fiamma dell’amore per tutte le vene, i più infingardi, i più restii provano quell’inquietudine, quella smania, quella agitazione che li strappa alla loro apatia abituale, e li travolge palpitanti e affannosi nelle peripezie dell’azione drammatica. […] che non è quello di…., che, secondo me, vede cose e persone più in su del vero. […] Da che mondo è mondo, ne han dette delle assai più grosse a gente che vi valeva. […] … Forse non l’ama più nè pur essa ! […] Che rimane a far più alla gloriosa artista ?

69. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO VII. Su i principali Requisiti per giudicar dritto de’ Componimenti Scenici, Mente rischiarata, e Cuore sensibile. » pp. 69-85

Questo è il modo più proprio per avvilire l’avversario, metterlo a fronte di un rinomato valentuomo, la cui sola riputazione basta ad opprimerlo. […] Quale innesto in questo genio raro delle più astruse scienze, e della Poesia più fina! […] Non troverebbe nell’Italiano più condotta, più interesse, più varietà, più aggiustatezza, più Grazie, e una certa mollezza contrapposta al sublime” (per non toccar sempre la stessa corda? Aspettate che passino altri secoli, e forse non se ne farà più comparazione). […] Nè migliore, nè più sensibili giudice si manifesta il P.

70. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 420-431

Se mi fosse lecita una comparazione, direi che Ernesto Rossi, romantico per eccellenza, fu nell’arte dell’attore quel che fu Vittore Hugo nell’arte dello scrittore : ebbe forza e bellezza grandissime, ma, più volte, di seicento. […] E non sappiamo quale dei due più : forse sè stesso ! […] Egli fu scritturato per un anno, primo attore a vicenda con Giuseppe Peracchi (V.), con l’annua paga di lire 5500, più tre mezze serate. […] E più giù : Sarò docile, mansueto, e piuttosto che venir teco un’ altra volta in parole mi assoggetterò anche quando tu il credessi a fare il Trovarobe ; non posso più continuare, sono talmente arrabbiato, che mi trema la mano, la bile si converte in pianto, in pianto perchè non posso ora sfogarmi quanto desidera lo sdegno. […] I più grandi pittori e scultori francesi di oggidì hanno schizzi e firme e indirizzi in un album donatogli quand’eran scolari dell’Accademia di Belle Arti….

71. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XII. Confronto Apologetico della Opera Italiana, e della Commedia Spagnuola. » pp. 149-181

Sicchè in questo esame avventura più il Teatro Spagnuolo, che l’Italiano. […] Egli è uno de’ più saggi Critici, a’ quali increscono gli abusi del Canto. […] L’ha pur detto più di un Francese, e specialmente l’erudito M. […] Meritavano tali progressi più espressiva, più vera Musica. […] Andate a un Teatro, domandate al più abjetto del volgo, dove vada?

72. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO III. Teatri Orientali. » pp. 23-39

sotto qual cielo acquistarono la forma più perfetta, cioè più dilettevole e più istruttiva? […] I casi più terribili, le riflessioni più sagge, le circostanze più serie, le situazioni più patetiche, rare volte vengono scompagnate da bassezze e motteggi buffoneschi. […] In sì vasto impero essa avea luogo iu tutte le occasioni più sollenni. […] Più. […] Un solo musico di età avanzata, e per lo più il più brutto di tutti gli uonrini, le segue e le accompagna con uno strumento di rame chiamato nell’India Tam.

73. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XI. Primi passi della Commedia Antica. » pp. 2-15

Ma Gratino, Eupoli ed Aristofane furono i più chiari comici di tal periodo. […] Cratino che visse novantasette anni, fu seguito, ed imitato da Eupoli poeta più grazioso, il quale compose diciassette commedie, ma solo sette volte riportò la corona teatrale. […] Accoppiavansi in esse all’esatta imitazione della natura i voli più bizzarri della fantasia, e si nobilitavano colla poesia più vigorosa, colla morale più sana e colla politica più profonda i soggetti all’apparenza più frivoli e meno interessanti. […] La narrazione dello-Scoliasta di Aristofane fu ancor più disviluppata da Giano Parrasio nella sua Epistola 64. […] Con più ragione adunque il teatro Ateniese potrebbe chiamarsi il gabinetto della Repubblica, il consiglio di stato, in cui, benchè di passaggio, soleva commendarsi la morale.

74. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 245-250

Ma quel che fu la Pelzet si vede più chiaramente dalle lettere sue al Niccolini e del Niccolini a lei. […] Infine non fu nè un successo, nè un fiasco, si sostenne ma nulla di più. […] Alla quale proposta l’Impresa aderì vedendo che questa attrice non poteva più esser di alcun utile per il teatro de' Fiorentini. […] Sono stata docile e conveniente, non sono stata attaccata al contratto ed ho fatto le più gran concessioni. […] Farà tre cose : la Fedra, gli Orazj e la Stuarda che replicherà più volte !

75. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quarto »

Gli argomenti delle loro canzoni sono meschini per lo più, né mai s’inalzano alla sublimità degna del linguaggio dei numi. […] Cotal diversità fra la musica profana e la sacra dee, secondo il mio avviso, ritrarsi dal costume usato in chiesa di cantar a più voci, ciascuna delle quali cantando a modo suo, era più facile che degenerasse in confusione e in abuso, laddove le canzonette profane figlie dell’istinto e del sentimento, e cantate per lo più da una sola voce potevano più a lungo conservare la loro semplicità primitiva. […] Una truppa d’uccelli si è fermata ad ascoltarmi; gli ho presi senza la menoma resistenza, e ne fo copia di essi ad una principessa la più amabile del mondo dacché Euridice non è più fra i viventi.» […] Non una, ma più volte si trova nelle poesie provenzali notizia della storia antica e della greca mitologia. […] Si ritrova nel micrologo il più piccol vestigio delle arabiche dottrine intorno alla musica e la poesia?

76. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 56

Majani Giuseppe, figlio del precedente, e più noto in arte col diminutivo di Majanino, sostituì il padre, vecchio, nelle parti di primo innamorato, in cui riuscì a perfezione per la eleganza della persona, la pieghevolezza della voce, la facilità della memoria. […] Fu giocatore nel più largo senso della parola ; e tanto potè la passione cieca sull’animo di lui, che per essa fu più volte ridotto a mal partito, avendo dovuto ricorrere a strattagemmi e raggiri non degni di un uomo dabbene. […] Nel Socco e nel Coturno ei Roscio imita ; per l’ Arte Teatral niun di più brama, essendo all’eccellenza in lui salita. Famoso il Majanino ognun già chiama : famoso nell’astuzia anco più ardita ; onde in suo onor suona per tutto fama.

77. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Discorso preliminare premesso alla prima edizione »

Più profondo insieme e più maligno nelle sue mire egli lo prenderà come un diversivo offerto talvolta al popolo spensierato per nasconder agli occhi suoi l’aspetto di quelle catene che la politica va lavorando in silenzio, per infiorare gli orli del precipizio, dove lentamente lo guida il despotismo, e per mantenerlo più agevolmente in quella picciolezza e dissipazione di spirito, che tanto comoda riesce a chi vuol soggiogare. […] Ciò che più converrebbe gustare, vale a dire la dilicatezza, il sentimento, l’immaginazione, la pittura forte de’ caratteri, il linguaggio fine delle passioni, tutto è per loro come se non esistesse. […] Ma la storia apre alle ricerche degli studiosi un campo più vasto. […] Circa il sospetto ch’io, come straniero, voglia screditar la nazione, esso sarebbe tanto più insussistente quanto che la maggior parte di quest’opera depone in contrario. […] Più erudito, più universale, più ragionato e per conseguenza più utile è il Trattato dell’opera in musica del Cavalier Planelli napoletano.

78. (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Del teatro »

La voglia di gradir più oltre che non converrebbe, fu la cagion principale che usci ciascuna de’ termini suoi. […] Oltre che la fabbrica in tal modo è perpetua, ella viene ad esser più difesa dagl’incendi, a che vanno forse più di ogni altro edifizio soggetti i teatri. […] Assai più spaziosi dei nostri esser potevano i teatri degli antichi. […] Di tutte le figure di un perimetro eguale il cerchio contiene dentro a sé il più di spazio. […] Tanto è vero che nelle arti, dopo i primi lunghi rigiri, tornar conviene a ciò che vi ha di più semplice.

79. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 160

Veneziano, attore dialettale di moltissimo pregio fu, insieme alla moglie Marianna, uno de'più grandi se non il più grande illustratore del teatro di Giacinto Gallina. […] Questi due nomi apparver sui cartelloni inattesi, e non ne furon più banditi. Le commedie La bozzetta dell’ ogio, Le barufe in famegia, El moroso della nona, I recini da festa, La famegia in rovina, Mia fia, I oci del cuor furon la fortuna di Moro-Lin ; ma quest’ ultima segnò anche la sua nuova e non più mutabile sciagura. […] Senza più attori di grido, senza repertorio, egli dovè piegare fatalmente, privo del più tenue fil di speranza per una prossima o lontana resurrezione, e dalle gloriose battaglie del capocomicato passò alla snervante monotonia dell’impiego per dar pane a' figliuoli…. Tornò dopo dieci anni alla scena, prima con Micheluzzi, poi con Corazza ; ma il suo ritorno fu una delusione di più.

80. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IX. Teatro di Euripide. » pp. 134-207

Egli osserva in generale che la tragedia francese è più complicata, più involta in vicende, in intrecci, in episodii, che la greca. Essa ha più parti, e queste hanno bisogno di maggior arte per conciliarsi insieme, e quindi riesce più difficile il formarne un tutto naturale. […]  «Altrettanti quadri si trovano nel l’Ippolito; ma quanto più sostenuti, quanto più austeri! I caratteri quanto non sono più virtuosi e più nobili nella tragedia greca!» […] Ahi più non ti vedrò!

81. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 364-382

Tale verità fu conosciuta, ed apprezzata mai sempre dai popoli più illuminati. […] Allora alla piccola Ristori si affidavan più specialmente parti insignificanti di piccoli servi. […] Mai attrice tragica fu più maravigliosamente dotata. […] Tutta la scena della denunzia in Patria era del Ristorismo più puro. Per conto mio non ho mai veduto niente di più bello al teatro, che l’azione di questa maravigliosa donna ; e le serate di Pia, di Medea, di Giuditta, di Maria Stuarda, son rimaste le più belle di tutta la mia vita di teatro.

82. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 199-202

Tornato Sacco, Paganini condusse la sua compagnia in Toscana, nel Genovesato e in Lombardia, nè mai più pose piede a Venezia. […] Ogni volta, mi disse, che incomodo il mio scrignetto, dò questo bacio, e finora tanti ne diedi, che più non c’è numero. […] Ella è brava, ma per dirvela in confidenza, il Diavolo è qualche cosa più buono di lei. […] … siete Ragazza, bella, spiritosa, d’una nazione che piace, e forse forse diverrete la più famosa delle Commedianti. Ciò detto mi toccò una guancia con una compiacenza più che paterna, s’ingalluzzò, e mi fece avvertita che al Vecchio volpone ancora piacevano i pomi, benchè non avesse più denti.

83. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 216-226

Iniziata alla scuola moderna che fugge le convenzioni e cerca l’effetto nel vero, ella sentiva più addentro che non si suole nel riposto concetto dell’arte, e in quelle passioni e in quei caratteri, che più era chiamata ad esprimere, vi rispondeva con rara intelligenza d’artista. […] Nè mancò in lei l’espressione di affetti più concitati e più caldi ; e recente ancora è tra noi il plauso con che vesti le sembianze della tenera Ermengarda, e narrò gli strazj e le smanie della tradita Usca nella ballata del Dall’Ongaro. […] … E più dei crocchi, ove elegante e bella seder potresti, e più dell’infinito strepitar delle turbe, ami il romito favellìo d’una fronda o d’una stella ? […] Pensar tu dèi che di chi fece il torto è più caro al Signor chi lo sostenne. […] Se Prati mi vuol bene non nuoce però punto alla mia carriera, ed anzi mi incoraggia a progredire ognor più.

84. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 738-742

Un bel giorno, eravamo a Sanpierdarena, ella venne e dichiarò che mi voleva seco, non potendo più vivere senza di me. […] Eppure nulla di più studiato e di più finamente studiato : eppure ella è forse una delle più rispettose osservatrici del testo : me n’ ebbi ad accorgere, vedendola più sere in uno stesso lavoro. […] In un momento di malinconia, o piuttosto, spero, di modestia, accennando ai giornali che le predicevano uno splendido avvenire nelle parti di forza e di sentimento, la Zanon mi scriveva : « ghe ne vorlo de più ? […] … » No, cara artista ; il pubblico reclama ancora più di un godimento da Lei ! Ella rimarrà sulla breccia, a edificazione nostra, rinnovellando i trionfi di Virginia Déjazet, la più birichina e più francese di tutte le artiste francesi che a più che sessant’anni creò la parte di Figaro nelle Prime armi di Figaro, e a settantasette rappresentò ancora al Vaudeville di Parigi, La Vedova di Brienne e M.

85. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 303-304

Occorrendo a una Compagnia di comici di passaggio a Gorizia una ragazzina per non so più qual parte, e fattasi già notare la piccola Polvaro per la grande svegliatezza della mente e la scioltezza nel recitare, fu in essa accolta, e in breve tempo tanto progredì, che a dodici anni vi sostenne parti di prima attrice. […] Fece il carnevale '22-'23 al Goldoni di Firenze, e il Colomberti, descrivendo la Polvaro nella Giovanna d’Arco, uno dei tanti spettacoli della Compagnia, dice : « nel vederla vestita in armatura, quale ci vien rappresentata quella martire nelle sue statue, con i suoi lunghi e bellissimi capelli biondi sparsi sulle spalle ; con il più vezzoso volto che immaginar si possa, con quegli occhi grandi e cerulei, io rimasi sorpreso. La voce pubblica l’acclamava la più bella attrice della sua epoca, e per certo non s’ingannava. » Il 1826 recitò a Padova la Francesca da Rimini. […] Di lei scrisse Paolo Pola nella Galleria de' più rinomati attori italiani (Venezia, Picotti, 1825) : Le belle sue forme assistite dalle grazie le più seducenti cara la rendono agli occhi del pubblico al primo suo apparir sulla scena. […] Grande nella tragedia, più grande si mostra nella variabilità della famigliare Commedia.

86. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VI. Teatro Greco. » pp. 44-148

In fatti alcuni tragici che si dedicarono a ritoccarne più di una, ne riportarono più volte la corona teatrale. […] Più forte è la scena con Agamennone. […] Più decenza in Euripide che in Racine. […] Altrettanti quadri si trovano nell’Ippolito; ma quanto più sostenuti, quanto più austeri! I caratteri quanto non sono più virtuosi e più nobili nella tragedia Greca!

87. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 774-779

Nonostante una figura tozza, una fisionomia volgare, un collo sepolto nelle spalle, riuscì coll’occhio vivo e lampeggiante, colla voce forte e armoniosa, coll’intelligenza naturale accentatissima, a ottenere il plauso de’ pubblici i più varj, e nelle parti di ogni specie ; poichè egli mirabilmente passava dalla rappresentazione de’ più atroci personaggi, quali il Montalban nella Chiara di Rosemberg, e il Walter nell’ Orfanella della Svizzera, a quella de’ più gai, quali il Geraldino della Lusinghiera e il Cuoco del Cuoco e Segretario. Colla interpretazione particolareggiata, sminuzzata, egli incideva i pensieri più riposti di una parte. […] Non una commedia era da lui restituita senza che l’accompagnasser le più chiare e minute ragioni che ne avean determinata la restituzione. […] Abbiamo due censure ; l’ecclesiastica è in mano di certo abate Somaj, che è il più somaro ed il più incomodo di tutti i revisori. […] Se Ella conserva le mie ultime lettere, ella potrà vedere ciò che più o meno produsse effetto.

88. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO VI. Teatro Inglese. » pp. 291-300

Johnson riuscì più nelle commedie, a segno che si ebbe pel più eccellente comico dell’Inghilterra. […] Giacomo Shirly cattolico scrisse più d’un componimento teatrale. […] Nella prima però i caratteri più importanti sono alcuni ribelli e traditori, i quali fanno vedere le più belle qualità per affrettare la ruina del loro paese, che nell’imprenderne la difesa gli avrebbero fatti ammirare come grand’uomini. […] Voltaire diceva che Dryden autore più fecondo che giudizioso avrebbe goduto di un credito senza eccezione scrivendo la decima parte delle opere che lasciò; e se le avesse scritte (poteva aggiugnere) più a seconda dell’arte che non ignorava che del gusto del suo paese che volle secondare. Niuno certamente meglio di Dryden comprese allora tutta la delicatezza della drammatica, e niuno la trascurò più di lui.

89. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo decimoterzo »

Il quale riflesso fa più d’ogni altra cosa vedere quanto l’uso e il postume possano modificare le facoltà interne dell’uomo fino a creare in lui dei gusti fattizi opposti o diversi da quelli che sono più conformi alla natura. Imperocché egli è certo che fra l’imitazione che si propone la musica vocale, e quella ch’è propria della strumentale, la prima è più fedele, più circostanziata e più immediata che non è la seconda, dove la distanza tra la maniera d’imitare e l’oggetto imitato è assai grande a motivo di non imitatisi le cose se non se in maniera troppo vaga e generica. […] Se difficilmente si fanno intendere i musici ne’ ritornelli, i quali sono l’esposizione d’un’aria sola, ci sarà da sperare che riescano più chiari ed intelligibili nella esposizione di trenta e forse più scene? […] E questo è appunto il segno più decisivo della loro eccellenza. […] Fra tutti i rami della educazion letteraria non avvi il più trascurato di questo.

90. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 478-485

E da molti ancora che lo conobbero sentii dire più volte : non ci si poteva vivere accanto !… E nondimeno, quand’egli vive lontano dall’arte nella quale egli vede le più alte idealità cedere il posto a la camorra signoreggiante, quanta dolcezza, quanta soavità…. e più ancora qual finezza di forma ; laddove, nello scoppio dell’iracondia le parole gli escono di bocca come sono sono, e s’inseguono e s’incalzano senza che il pensiero della lima tenti di arrestarle. […] Non vi fu più chi superasse il Demarini per virile bellezza, per potenza di voce, e per miracolose particolarità d’organismo. […] A poco a poco si aggiunse alla lumiera una infinità d’altri pomposi, inutili e fin ridicoli accessorii, specialmente in provincia, che vi portarono le spese serali alla grossa cifra di un migliaio e mezzo di lire, mentre al teatro Re di Milano non ascendevano in tutto a più di ottanta lire ; tantochè senza forti compensi, mancando le risorse delle grandi capitali, non fu più possibile alle migliori e più numerose compagnie di calcare le scene provinciali. […] Ma per la mancanza di grandi successioni, mano a mano che crescevano le paghe da sette a dieci, a quindici e fino a venti mila lire all’anno, l’arte sempre più decadeva.

91. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO I. Teatro Francese Tragico. » pp. 4-111

Nel Serse si desidera ancora più decoro e più uguaglianza ne’ caratteri. […] Non ha ella altri mezzi più certi e più efficaci per liberare il figlio e punire Assur? […] Dalla più ragguardevole. […] Non è francese il suo Fajele ed il più implacabile, il più vendicativo, il più inumano, che vince i Selvaggi e i Cannibali più accaniti e dà a mangiar per vendetta i cuori umani? […] Ci occuperemo un poco più di Bianca e Montcassin.

92. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO VII. ed ultimo. Vuoto della Storia teatrale. » pp. 248-280

Era Tiberio uno de’ principi più avversi allo spettacolo teatrale. […] Con più regolate e più magnifiche danze e canzoni i Messicani, quei di Chiapa, i Tlascalteti, mostransi più prossimi ad emergere dalle ombre, perchè non lontani a rinvenir l’arte del dramma, indizio sempre di qualche coltura. […] Sofocle si forma su di lui; rende il proprio stile più grave, più maestoso, più sublime; aumenta di vivacità, di decenza, di verità, di splendidezza la scena tragica; e diviene nostro modello con Edipo, Elettra, Antigona e Filottete. […] Frinico, Alceo, Cratino, Eupolide ed Aristofane la perfezzionano, e la rendono più caustica. […] Non ci lasciano di ciò dubitare varj Concilii citati da più scrittori, ed anche dal P.

93. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo decimo »

[4] Si vuol rappresentare il tormento più squisito e più crudele che possa trovar ricetto nel cuor d’un amante, la certezza, cioè, d’essere stata l’involontaria cagione della morte della sua amata? […] Ignora l’arte di render armonioso il recitativo, e più ancora quello di render le arie musicali. La caduta dei Decemviri è il più passabile de’ suoi componimenti. […] Eppure oltre a sessanta ne scrisse tra occupazioni per lo più contrarie al poetico genio. […] E siccome il suo carattere naturalmente il portava più a quel genere di stile che a qualunque altro, così in un altro luogo s’esprime con egual robustezza.

94. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO III. Stato della Commedia Francese prima e dopo di Moliere. » pp. 36-58

Tutto ciò si conobbe nella recita del Cocu immaginaire scritto più correttamente delle prime favole. […] Mille pregi rendono questo dramma l’ornamento più bello della comica poesia e delle scene francesi. […] Dipinse a maraviglia i petits-maîtres francesi divenuti ognora più ridicoli col passarne la caricatura nelle altre nazioni. […] Prese assai più dagl’ Italiani. […] Niuno al pari di lui possedeva l’arte di scoprire il ridicolo d’ogni oggetto: niuno mosse con più fortuna e destrezza la guerra agl’ impostori: niuno innalzò la poesia comica sino al Misantropo: niuno copiò più al vivo la natura seguendola da per tutto senza lasciarla prima d’ averne raccolti i tratti più rassomiglianti.

95. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — Ferrara, li 4 marzo 1618.Ferrara, li 3 marzo 1618. » pp. 170-184

Moglie del precedente, nota più specialmente col nome di Lavinia, nacque in Venezia il 5 febbraio 1593. […] Non poetar più per lei voglio. […] Ed ecco, senza più, le lettere di Lavinia e di Ortensio a D. […] Hauendo io dunque conosciuto a più d’un segno manifestamente che il sig. […] E. diffensori del giusto e protettori de’ più infelici.

96. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 850-853

Quelli di 2º ordine si pagavano più delle attuali lire 16. Quelli di 1º e 3º ordine, più delle attuali lire 14, e negli altri due ordini, meno ; ma se non si regalavano rimanevano vuoti. […] Per di più, un picchetto di granatieri era ordinato di guardia all’ingresso dei palchi reali ; e fra le quinte era mandato un caporale con tre granatieri. […] Il re se n’avvide e gli mandò a regalare sei ducati (lire 25,50), ordinando però che non si permettesse mai più un fatto simile. […] Ne ebbero questa risposta : – Se credete di fare il vostro interesse, date mano al più presto alle pratiche necessarie presso la R.

97. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [I-H-K]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1064-1067

Restaurato a Roma il teatro Pallaccorda, oggi Metastasio, Giacomo Job vi tenne compagnia per due anni, con l’Anna prima donna, ruolo ch’ella non lasciò più sino al ’48. […] Fu dal’57 al’59 con Ernesto Rossi, e dal’61 al’75 con Alamanno Morelli, dal quale si allontanò per ritirarsi più che settantenne a Firenze, ove morì il 12 maggio del 1890. […] Il sol desio D’andar vagando a sostentar la vita, O la mal tramandata arte degli avi Gl’ istrioni creò, che più dispersi Di nomadi pastor mai non s’uniro A durevol tribù. Quindi una strana E di voci e di modi e fin di fogge Discordanza letale ; e scolorito D’ogni grazia natia l’altisonante Mal infinto colloquio ; e de’gagliardi Moti de l’alma interpetre il clamore, Il vulgo concitar, che più sonanti A chi gridar più sa batte le palme. […] La storia non rammenta più magnifici funerali di quelli ch’Egli ebbe.

98. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO X. Ultima Epoca della Tragedia Greca. » pp. 208-215

Fra più insigni coltivatori della tragica poesia greca conteremmo un altro pellegrino ingegno atto ad arricchirla di nuove meraviglie, se continuato avesse ad esercitarvisi il divino Platone. […] Mamerco tiranno di Catania più di una volta contendendo co’ poeti della Grecia orientale riportò qualche tragica coronab. […] Declinando l’età e la sorte delle città Greche, non solo da quelle regioni mai più non uscirono Euripidi o Sofocli o Eschili, ma per una specie di fatalità gli scritti de’ più rinomati drammatici di quelle contrade piene di gusto e d’ingegno furono consegnate alle fiamme. […] Nel quarto secolo si compose la nota tragedia sacra intitolata Cristo paziente, la quale per più secoli si attribui al prelodato san Gregorio, e ne’ tempi più a noi vicini ad Apollinare seniore Alessandrino, scrittori che principalmente fiorirono sotto Giuliano Apostata. […] Si corruppe finalmente la Greca lingua, e se più tardi in que’ paesi si scrisse alcuna favola drammatica, fu dettata nel Greco moderno.

99. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO V. Tragedia Francese nel secolo XVIII. » pp. 75-133

Più fondatamente però se ne riprende la maniera di amare. […] Nel Serse si desidera ancora più decoro e più uguaglianza ne’ caratteri. […] Non ha ella altri mezzi più certi e più efficaci per liberare il figlio e punire Assur? […] Dalla più ragguardevole. […] Non è Francese il suo Fajele ed il più implacabile, il più vendicativo, il più inumano, che vince i Selvaggi e i Cannibali più accaniti e dà a mangiar per vendetta i cuori umani?

100. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 642-645

Si può dir ch'ella danzi col pensiero, e credo che l’arte degli antichi greci nella pantomima non potesse andare più oltre. […] Cammilla Veronese morì il 20 luglio 1768 tra le braccia di Cromot, che amava da più anni la cara artista, per la quale ordinò magnifici funerali. […] Superiore a tutte le piccole querele e alle basse gelosie di mestiere, fu ne' suoi successi di una modestia rara che ne la rendea più degna. […] Non è possibile di trovar persona più allegra e più amabile di Madamigella Camilla. […] È dunque assai più probabile che la data assegnata dal Bouchot o dal suo predecessore al disegno, sia di alquanto posteriore, e che esso debba ritrarre veramente la Veronese.

101. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo settimo »

Tutte le altre città chi più presto chi più tardi s’affrettarono anch’esse ad accoglierlo. […] Dai tempi di Riccardo cuor di Lione cominciò lentamente a prender forma più regolare. […] La Dutha, o Schvreraan, composto di due flauti, uno più grande e più piccolo l’altro, ma di tre fori ciascheduno. […] In oggi per la scelta delle più belle voci e de’ più gran musici, per la magnificenza delle decorazioni e dei balli, l’opera di Petersbourg è la più compita di Europa. […] Codesta verità tanto più diviene sensibile quanto maggiore ne è la differenza che corre tra i paesi, e più stretto è il rapporto che vuolsi mettere fra lo stromento della riforma e la riforma stessa.

102. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VII. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 149-268

Accoppiavansi in esse alla esatta imitazione della natura i voli più bizzarri della fantasia e si nobilitavano colla più vigorosa poesia, colla morale più sana e colla politica più profonda i soggetti all’apparenza i più frivoli e meno interessanti. […] Euripide non comparisce più, ed il suocero freme. […] I moderni non ne hanno immaginato di più veri nè di più vaghi. […] E chi vorrà più fare il fabbro? […] Egli vituperava con vigore tutti i vizj dell’amministrazione: or qual carriera più vasta, qual più nobile, più sublime scopo?

103. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1038-1039

E allora non la sentiremo più, perchè quando in Italia un’attrice è arrivata…. parte. E più tardi : Neanche a farlo apposta, per conferirmi il diritto d’aspirare a un posto di veggente, venivano in carnovale i successi del Carignano di Torino, e in primavera i trionfi del Manzoni di Milano. […] E andrà più in là, molto più in là ancora. […] Ogni suo sforzo tende a questo : ad esser più efficace, più vera….. […] Pel futuro triennio, a cominciare dal ’900, si è unita con Talli e Calabresi in società, durante la quale giova credere ch’ella non sarà più una speranza e una promessa, ma una realtà.

104. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 94-95

Nè solamente apparve buon Brighella, ma buon caratterista in genere ; e Carlo Goldoni scrisse per lui il Todaro Brontolon, il Fabrizio degl’Innamorati, il Don Policarpio della Sposa sagace, il Don Mauro dell’Amante di sè stesso, ed altro ; commedie tutte, nelle quali, a detta del Bartoli, mostrò tanto valore da diventare il Beniamino di Venezia, dove stette lunghi anni, prima al San Luca, poi al Sant’Angelo, sotto la direzione di Giuseppe Lapy, del quale, sempre a detta del Bartoli, fu più che amico, fratello. […] Egli si crede il più bravo di tutti i comici dell’Universo, per i caratteri. […] Con coloro, chi grida più ha più merito, e dove trovare tra i comici una voce da stali e premi più sonora di quella ? […] Era gran amico dell’ Impresario, ma ancor più di sua moglie, donna giovine e non brutta. Le scene di gelosia, che tratto tratto nascevano tra di loro, erano delle più bizzarre ch' uscir possano da una poetica fantasia.

105. (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO PRIMO. Risorge in Italia nel secolo XVI la tragedia Greca, ed il teatro materiale degli antichi. » pp. 86-174

Ma le forti e perturbate passioni della Canace esigevano stile più grave e la favella della natura più che dell’arte manifesta. […] di più che le gran passioni umane appartengano più ad un tempo che ad un altro? […] a che le tronchi i più bei vanni? […] Seneca nel Tieste e Giraldi nell’Orbecche usarono il medesimo colore della dissimulazione; ma secondo me Semiramide comparisce in ciò assai più grande e più tragica di Atreo e Sulmone. […] E che si è scoperto di più a’ giorni nostri?

106. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — [Dedica] »

La seconda è quel freno salutare, senza cui gl’impeti più felici non sono per lo più che altrettanti indizi di non lontana caduta. [3] Incoraggiato da tai riflessi oso offrirvi, o Signore, insiem colla storia del più brillante spettacolo di Europa alcune mie osservazioni sulla maniera di perfezionar le varie e moltiplici parti, che lo compongono. Avrei voluto, e l’avrei certamente voluto con quel zelo, che l’amor nazionale ispira, e giustifica, consecrar alla nostra comune dilettissima patria le mie fatiche: allora io vi sarei venuto avanti con un dono più degno di voi, e la mia patriotica riconoscenza non sentirebbe ad ogni momento l’involontario rimorso di menar sulla terra una vita inutile affatto per la sua gloria. […] [4] Degnate non per tanto onorare dell’autorevol vostro suffragio codesto tenue saggio del mio zelo per gli studi voi, che siete solito d’accogliere con tanta benignità tutto ciò, che spetta l’avanzamento delle arti, e delle lettere; voi, che in una città maestra della religione e della politica sostenete con tanto decoro i diritti di un monarca cognito all’universo non meno per la sua pietà nella prima che per la sua prudenza nella seconda; voi, che collocato ih carica sì luminosa rarissimo esempio avete dato a’ vostri pari di sensibilità spargendo lagrime, e fiori sulla tomba d’un amico illustre; voi, finalmente, che nelle vostre sensate, profonde e per’ogni verso filosofiche riflessioni intorno alle opere di Mengs avete fatto vedere che il talento di regolare gli affari non è incompatibile con quello di conoscere le più intime sorgenti del bello, e che il più’gran genio del nostro secolo nella pittura era ben degno d’avere per illustratore de’ suoi pensieri, e confidente uno degli spiriti più elevati della Spagna nella penetrazione e sagacità dell’ingegno come nella squisitezza del gusto.

107. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 61

Passata con lui dalla Compagnia di Napoli diretta dal Fabbrichesi in quella di Righetti e Blanes, entrò, dopo tre anni, in quella di Bazzi e Righetti, che più non lasciò, e che divenne più tardi la celebre Compagnia Reale Sarda. […] Licenziata dalla carica, ma non abbandonata da una sola delle sue allieve, tanto perseverò, serena e fidente, che la sua scuola fiorì per trenta e più anni, dando all’arte attori e attrici, come il Maggi, l’ Emanuel, la Campi, la Reinach, la Boccomini, la Migliotti, il Diotti…….. […] E questa donna, la cui vita fu tutta un generoso e spontaneo sagrificio in pro' degli altri, è morta più che ottantenne, povera e abbandonata, nel suo quinto piano, in cui non eran nè men più i mobili, ch'ella, ammalata, vendè per trovar modo di tirare avanti, e da cui — bene dice la Pezzana — la forte donna avea veduto sorgere e tramontare parecchie generazioni d’artisti, rimanendo essa in piedi per piangere sugli amici perduti.

108. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO VII. Della vera commedia Francese e dell’Italiana in Francia. » pp. 144-176

La settima è ancora più vivace e piena di sale comico. […] Vi si dipinge un malvagio pieno di spirito di cui veggonsi nelle società culte molti originali, che sotto di un esteriore polito nascondono il cuore più nero e l’empietà più raffinata. […] Forse non inutilmente, perchè divenga più comico e più spregevole, poteva sulla malvagità caricarsi la tinta dando a Cleone un poco più di ridicolo e meno di politezza e d’ingegno (Nota VIII). […] Nella seconda impressa e non rappresentata vibrò contro gli stessi le più acerbe punture comiche. […] Voltaire l’ha più volte encomiata, e le diresse anche un componimento poetico nel 1761.

109. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XII. Teatro di Aristofane. » pp. 16-140

E tanti altri giovani i quali sono autori di più di diecimila tragedie, e sono più loquaci di Euripide? […] I moderni non hanno immaginato nè di più veri nè di più vaghi. […] Già niuno più sacrifica agli Dei ec. […] E chi vorrà più fare il fabbro? […] Or qual carriera più vasta, qual più nobile più sublime scopo?

110. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « [Dedica] » pp. -

Tra le grandi greche invenzioni si é quella de’ teatri, perché ponendosi in iscena il vizio, si preferita più orroroso. […] La passione pe’ teatri ella é più ardente oggi- giorno, che non l’é stata giammai. […] Pietro de Napoli-Signorelli non abbiamo più quind’innanzi di che querelarci, né che invidiare più agli esteri. […] Ma il nostro autore dotato di uno spirito più intraprendente e generale, e di assai più vaste mire, ha raccolti insieme sotto un medesimo punto di vista non che il teatro italiano, ma i teatri tutti di tutti i secoli e di tutte le nazioni del mondo. […] L’opere degli antichi in questo genere (toltone alcune cose, che non sono, so non relative ai costumi de’ loro tempi) sono state e saranno mai sempre i nostri modelli: tutto l’oro, che più lampeggia fra noi, é stato tratto dalle loro miniere; e i moderni tanto più lusingar si possono di non mettere il piede in fallo, quanto più dappresso a questi grandi originali si accostano.

111. (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Introduzione »

La conclusione di questa seconda redazione ha un tono decisamente più sobrio e si concentra sulle questioni più tecniche: anche l’esclusione del riferimento ai protagonisti del dibattito primisettecentesco («I Muratori, i Gravina, gli Addisoni, i Marcelli, i S.  […] Io che mi risento più d’ogni altro degli abusi del nostro teatro di musica, più d’ogni altro vi son tenuto del coraggio col quale ne intraprendete la cura. […] Il Discorso appare infatti come un testo più pragmatico, una bozza poco elaborata; ha una struttura più colloquiale e si presenta effettivamente come una serie di suggerimenti e riflessioni rivolte al dedicatario e legate alla pratica teatrale acquisita da Algarotti presso le corti di Berlino e di Dresda. Il Saggio del 1755, ancora dedicato al barone di Svertz, mantiene la natura discorsiva, integra alcuni passaggi e ne elimina altri, come i riferimenti legati in modo specifico all’esperienza berlinese; il tono nel complesso è più curato, meno colloquiale, ma nella sostanza le due prime redazioni risentono dello stesso clima culturale e di una destinazione più circoscritta. […] Il testo è notevolmente ampliato, gli argomenti sono corredati da un maggior numero di esempi e approfondimenti e il discorso è più curato e controllato; Algarotti scrive dopo che sono stati pubblicati diversi interventi sul melodramma e intende collocarsi nel dibattito contemporaneo, rivolgendosi a un pubblico più ampio rispetto ai destinatari di ambito più specificatamente veneziano e mitteleuropeo delle redazioni precedenti.

112. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 769

Attore egregio e celebre capocomico, nacque a Venezia il 1776, e fin da giovinetto mostrò la più grande inclinazione al teatro. […] Fu capocomico de' più rinomati, ora solo, ora in società (V. Consoli Teresa), e de' più rinomati direttori. […] L'autunno del 1807 era a Modena, e il 19 a Tolentino, fatto segno alle più vive dimostrazioni di simpatia.

113. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 414-417

Humili inchinan voi tutti coloro, nei quali spirto di ragion si vede ; et chi più v'alza al Ciel, chi più vi cede, più di ciò che far dee serua il decoro. Perchè non sol di Tullio organo sete, d’Homero cetra, et di Parnaso ingegno, fiato alla Fama, e ricordanza a Lethe ; ma d’hoggi il dì non tien più egregio ingegno di voi ; che al Ciel e agl’huomini vivete non men d’honor, che di salute degno. AL MEDESMO Oratio, grazia di quel certo ingegno che torre il Cielo a sè medesmo sole, per darlo in sorte a chi più pote, e vole dei miracoli suoi mostrar gran segno. […] La Comedia non osa più mostrarsi in scena, perchè aborrita da gente neghittosa a cagion d’ignoranze, e chiamata dai più dotti infame. […] Ma d’assai più interessante per noi è il racconto che fa Bergamino di aver veduto una frotta di commedianti, di cui non tutti pur troppo fu sin qui possibile identificare (V.

114. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO III. Teatro Inglese. » pp. 143-156

Johnson riuscì più nelle commedie, a segno che si ebbe pel più eccellente comico dell’Inghilterra. […] Giacomo Shirly cattolico scrisse più di un dramma. […] Nella prima però i caratteri più importanti sono alcuni ribelli e traditori, i quali fanno vedere le più belle qualità per affrettare la ruina del loro paese, là dove nell’imprenderne la difesa gli avrebbero fatti ammirare come grandi uomini. […] Voltaire affermò ancora che Dryden autore più fecondo che giudizioso avrebbe goduto di un credito senza eccezione scrivendo la decima parte delle opere che lasciò, e se le avesse scritte (poteva aggiugnere) più a seconda dell’arte che non ignorava, che del gusto del suo paese che volle secondare. Niuno certamente meglio del Dryden comprese allora tutta la delicatezza della drammatica, e niuno la neglesse più di lui.

115. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 724-729

Nel '79, quando alla Comedia Italiana si cominciò a modificare il repertorio, e a rappresentare il più spesso opere francesi, ella diè gran prova di zelo e di intelligenza, recitando egregiamente le parti di servetta nelle commedie di Marivaux. […] La commedia non fu più data a Verona, nè Gozzi potè saper mai con precisione il perchè, sibbene a Venezia al teatro di San Luca la sera dell’11 dicembre 1781, dove, dopo i primi tre atti, fu accolta, secondo le previsioni dell’autore, a rumori di fischi e di urla. […] Vincenzo Monti nell’esame critico dell’Aristodemo chiama Zanarini incomparabile comico, che gli stessi francesi paragonano e molti antepongono ai più famosi della loro nazione. […] Dopo quell’anno, desideroso di abbandonare le scene, si ritirò nella sua Bologna ov'era ancora la madre più che settantenne, vivente con un figlio, maggiore di Petronio, parroco di un villaggio non molto lungi da Bologna. […] Correva il 1797, e l’Armata Repubblicana, impadronitasi delle Legazioni, aveva fatto, pur ne' più piccoli e remoti paeselli, innalzare l’albero della libertà con in cima il simbolico berretto.

116. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO I. Teatro Inglese. » pp. 189-231

Manca non pertanto al Catone più d’un requisito per dirsi l’opera più bella che sia uscita in alcun teatro. […] Per essere eletto non mi son fatto veder per un mese più ubbriaco del mio cocchiere? […] Per esempio egli alle dame e agli zerbini che vengono in bottega, presenta uno specchio, in cui (egli dice) la civettuola può vedere la sua vanità, la bacchettona la sua ipocrisia, non poche femmine più bellezza che modestia, più smancerie che grazie, più spirito che buon senso. […] Ma la più celebre in questo genere è quella del sig. […] Andres afferma che Polly è meglio condotta e più interessante.

117. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « LIBRO VIII. Teatri settentrionali del XVIII secolo. — CAPO I. Teatro Inglese. » pp. 232-294

Mi ha superato, dice, nell’arte mia; di me più fiera ha trucidato il figlio; me ’l porgi, lascia che me ’l divori. […] Per essere eletto non mi son fatto vedere per un mese più ubbriaco del mio cocchiere? […] Per esempio egli alle dame e agli zerbini che vengono in bottega, presenta uno specchio, in cui (egli dice) la civettuola può vedere la sua vanità, la bacchettona la sua ipocrisia, non poche femmine più bellezza che modestia, più smancerie che grazie, più spirito che buon senso. Presentando una scattola dice che è una rarità, perchè è la più picciola che trovisi in Inghilterra. […] Ma la più celebre in questo genere è quella del sig.

118. (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Dei balli »

Parte del dramma esso non fece mai; è sempre forestiero nell’azione e il più delle volte ad essa ripugnante. […] Niente vi ha di meno degradato e connesso, che proceda più per salti, se in tale occasione è lecito il dirlo, che sia più contrario alla legge della continuità legge inviolabile della natura e che l’arte, di lei imitatrice, dee fare in ogni cosa di non trasgredire. […] Non falla mai che l’uno non incominci dal rubare all’altro un mazzetto di fiori, o dal fargli altro simile scherzo; vanno in collera, si rappattumano poco stante insieme; l’uno invita l’altro a ballare, e si mettono su per il palco a saltellare senza modo; appresso i ragazzi entrano i più grandicelli; succedono dipoi i coriferi a fare anch’essi un simile balletto a due; e si conchiude finalmente con un altro concerto, che è di un pelo e di una buccia col primo. […] [Sebbene questi non sono che i rudimenti della danza, o piuttosto la parte materiale, a volersi più propriamente esprimere. […] L’arte della coregrafia nacque già tra loro alla fine del Cinquecento, e tra loro apparirono in questi ultimi tempi i balletti della Rosa, di Arianna, di Pigmalione e parecchi altri, i quali si avvicinano di molto all’arte di Pilade e dei più nobili antichi pantomimi.

119. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO I. Teatro tragico Italiano. » pp. 98-130

Il Crispo è di tutte la più interessante. […] Dovrebbero queste donne introdursi più a proposito, e comparire meno inaspettatamente. […] Forse quì si desidererebbe veder la pugna dell’eroismo e dell’ umanità con pennellate più decisive, più tragiche, e spogliate di quell’ aria di ragionamento che rende men viva l’azione. […] Ma l’azione si avvolge tragicamente, e vi si trova più d’un passo notabile e vigoroso. […] Questa tragedia dovrebbe collocarsi tralle più eccellenti Italiane e straniere, se all’arte che si osserva nella condotta dell’azione, alla sobria eleganza e maestà dello stile, all’ abbondanza e aggiustatezza delle sentenze, e alla ben sostenuta grandezza del carattere dell’Egizia regina, si accoppiasse più energia e calore negli affetti, espressioni meno studiate in certi incontri, e più vivacità nella favola.

120. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 801-806

Prese in moglie certa Capra, comica assai più vecchia di lui, e non ebbe figliuoli. […] La maschera del Giacometto, anzi, in questi impiegava più che nelle commedie di Goldoni. Amico intrinseco di Francesco Augusto Bon fu uno de’primi e più valorosi interpreti della sua Triologia di Ludro, e, contemporaneo di Gustavo Modena, ne faceva con gran successo la parodia, rivaleggiando con lui nel Gigi undese, ch’egli stesso aveva composto. […] Dunque me raccomando, ai so amisi i ghe diga che i vegna doman de sera che i starà allegri, e mi più di lori : dunque ghe auguro felisenotte, e buon riposo…. […] Mangiava molto, forse avrebbe avuto più lunga vita, se più temperante ».

121. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO III. Della vera Commedia Francese e della Italiana in Francia. » pp. 128-191

La settima è ancora più vivace e piena di sale comico. […] Forse non inutilmente, perchè divenga più comico e più spregevole, poteva sulla malvagità caricarsi la tinta dando a Cleone un poco più di ridicolo e meno di politezza e d’ingegno. […] La nobil gioventù fu mai più saggia? […] In altri tempi Delle belle fe mai scelta più degna? […] Non si può far di più, con voi convengo.

122. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 118-120

Ecco come il Goldoni descrive la Compagnia Raffi nel XVII volume delle sue Commedie, edizione del Pasquali : Erano già tre anni, che portavasi in Venezia regolarmente in tempo di carnovale Gasparo Raffi Romano, Capo de' ballerini di corda colla sua Compagnia, ch' era una delle più famose in tal genere. […] La Teodora, figliuola del Raffi, moglie in appresso del Medebach, ballava sulla corda passabilmente, ma danzava a terra con somma grazia ; la Maddalena, che fu moglie in seguito di Giuseppe Marliani, era una copia fedele della Teodora, e il Marliani suddetto, che faceva il Pagliaccio, era un saltatore e danzatore di corda, il più bravo, il più comico, il più delizioso del mondo. […] Pare che il genere suo fosse più specialmente il patetico, dacchè il Goldoni scrisse per lei La figlia ubbidiente e La moglie saggia, e il Chiari La pastorella fedele, nella quale più specialmente si mostrò somma. […] A questi vapori che il Goldoni crede più immaginari che sinceri e che come tali dipinge Paolo Ferrari nella sua incomparabile commedia, la Medebach univa la gelosia di mestiere. […] I suoi vapori divenivano sempre più nojosi e ridicoli : rideva e piangeva in una volta, mandava grida, faceva mille smorfie e mille contorsioni.

123. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 705-716

Una piccola concessione oggi ne genera due o tre domani, e via di seguito, senza che l’artista non più se ne avveda. Così non altrimenti io mi spiegherei l’alterarsi della dizione in grandissimi artisti, come a esempio, l’Emanuel, che, coll’andar degli anni andava ognor più accentuando, nell’arte somma di concezione, una dizione affannosa, rantolosa, che i più giudicavano invecchiata, e io semplicemente trascurata. […] E però il pubblico che ben ricorda l’arte magistrale e novatrice dell’Emanuel, chiama questo volentieri maestro dello Zacconi, tanto più che, come accade il più spesso per ogni attor subalterno, egli, vivendo al fianco del grande artista, ne ritrasse, certo inconsapevolmente, alcune maniere e inflessioni. […] Che in arte vi sia chi impotente a far del suo, cammina servilmente sull’orme altrui, è indiscutibile : ma quegli non è più artista ; è semplicemente attore. […] Niente vi deve essere di più sintetico, di più artisticamente teatrale dello spasimo dell’agonia, e delle malattie in genere, sul teatro.

124. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAPO II. Tragedie Italiane del XVI secolo. » pp. 28-131

Ma le forti perturbate passioni della Canace esigevano stile più grave, e la favella della natura più che dell’arte manifesta. […] Di più, che le grandi passioni umane appartengano più ad un tempo che ad un altro? […] a che le tronchi i più bei vanni? […] Ma quel che importa più, l’Armenia in dote? […] E che si è scoperto di più a’ giorni nostri?

125. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO III. Teatro Latino intorno alla seconda guerræ Punica. » pp. 91-171

Columella nomina come i più gran poeti Latini Azzio e Virgilio. […] Il loro dialogo non può essere più vago. […] Egli ripete a se stesso il fatto, animandolo colle più patetiche immagini. […] Essa fu rappresentata più volte in Roma. […] Siro però non soffre ch’egli più lungamente si attristi per un falso sospetto.

126. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 180

S. riverentemente gl’espone ritrouarsi la Compagnia in stato da non poter così tosto andar fuori a proccacciarsi il uiuere, anzi douer star mesi, essendo, come è noto, inferma malamente la Corallina in Verona, e la figlia non poter lasciar la madre pericolante ; al che prima pendeua e pende il non uedersi comparire la Diana, ne sapersi, quando mai sia per uenire, perilche Cintio il Marito si protesta non uolere uscire fuori senza la moglie, essendosi già portato a Verona, doue è la Madre inferma ; oltre che partendo anche questa senza gl’anzidetti per le piazze prescritte, gli riuscirebbe di poco proffitto, essendo sempre auuezze a uedere, e sentire le più fiorite, e scielte Compagnie di Principi. […] S. sogiunge, esser egli in un stato più che miserabile, hauendo, doue di certo haurebbe guadagnato nella Compagnia, ou'era stato ammesso prima di riceuere la lettera dal S. […] A. dieci doppie, le quali nel tempo, che qui si tratiene ha fatto di debito e non potendosi più sostenere supplica V. […] È citato dal Bartoli, come attore del suo tempo (1781) di sufficiente abilità per la maschera del Brighella, e più ancora per le parti serie. Di voce robusta ma gradevole, gli si affidavan volentieri parti imperiose e risentite corrispondenti forse più tardi a quelle di padre e tiranno.

127. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo II. Teatro Spagnuolo, Inglese, e Alemano nel medesimo Secolo XVII. » pp. 276-290

Pietro Calderòn é il poeta che ha posseduta la versificazione più fluida e armoniosa e che ha maneggiato la lingua con maggior grazia, facilità ed eleganza. […] Oggi che siamo più lontani dalle bizzarrie della cavalleria, i di lui personaggi ne sembrano tutti Rodomonti, e le di lui dame tante Pentesilee erranti. […] Ben Johnson, morto nel 1637, passò per lo più eccellente comico de’ suoi tempi, benché avea composto ancora tragedie. […] Le sue commedie passano per le più piacevoli e graziose di tutto il teatro inglese. […] La commedia é ancor più deplorabile, non essendo che una farsa grossolana che ristucca e dispiace a chiunque abbia fior di, gusto, di buon costume, e di politezza.

128. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO I. Teatro Spagnuolo. » pp. 4-134

(Io fremo, io più non vedo!) […] Dio vi guardi, e vi dia più figliuoli che a me. […] Non è più tempo. […] Ha parimente più copia di sali e più lepidezza; dipinge i caratteri con maggior vivacità comica; i suoi colpi di teatro hanno più varietà. […] Ciò è tanto più sconvenevole, quanto più Jarba che viene in iscena sì tardi, si dimostra ben lontano da ogni fierezza, dotato di un cuor compassionevole e religioso.

129. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo III. La Poesia Drammatica nel Secolo XV fa maggiori progressi in Italia. In Francia cominciano i Misteri. » pp. 194-209

Parlando ora delle commedie, veggiamo che parecchie trovansene fino alla metà di questo secolo scritte in latino da i nostri più accreditati Letterati. […] Questa commedia poi, quantunque stata fosse dall’autore all’età di trent’anni ritoccata e divolgata come sua, e dedicata al marchese di Ferrara Leonello d’Este, uno de’ più dotti principi della sua età e de’ più splendidi mecenati della letteratura, fu da Aldo Manuzio il giovane pubblicata nel 1588 sotto il nome di Lepido comico poeta antico. […] Piacevano oltramodo per gli colpi satirici che vi li portavano piacevolmente; e perciò si attese a comporli con più cura, e mettervi più azione, migliorarli. I più antichi giuochi di carnovale che siensi conservati, sono della metà del secolo, e furono composti in Norimberga da Giovanni Rosenblut. […] Veggasi il più volte mentovato Tiraboschi, bibliotecario del serenissimo duca di Modena, nella citata Storia tom.

130. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 187-190

» E più tardi : « Non sono mica stato tra’guitti, come te, io !… » e più tardi : « dove l’avete pescato quel nuovo attore ? […] L’invito al pubblico, s’intende, è in versi martelliani, e di che tinta,… qua e là modificati poi sett’anni più tardi nell’invito al pubblico per la beneficiata del Cannelli. […] E più fatto di debito con il fornar Masaccio ventitrè scudi in punto per pan tutto di staccio. […] E la somma era di cento cinquanta scudi : il Cannelli, più modesto, ne chiedeva ottanta.

131. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 163-168

Fu in vario tempo nelle Compagnie di Luigi Del Buono(V.), di Luigi Rossi, di Vernier, Asprucci e Prepiani, ma il più sovente conduttor di compagnie egli stesso. […] I successi dell’ Oreste e della Virginia, ma più ancora del Saul, che tenner con altre pochissime opere per un intiero carnovale i cartelloni del teatro di Santa Maria a Firenze, furon tali ch'esso d’allora innanzi s’intitolò dal nome di Alfieri. […] Fra tutti gli attori italiani da me veduti, e che meritarono una particolare considerazione, nessuno ha presentato alla mia mente un contrasto più bizzarro quanto il nostro Morrocchesi, celebre attore tragico. […] Fu acclamato nelle principali, e più colte città d’Italia, e stette gigante in mezzo a' suoi rivali che pur volevano atterrarlo, assalendolo da ogni lato. […] Ei gl’ingegni già adulti, e tu i nascenti coltivi, in ciò di Lui più avventurato, ch'egli un corrotto, e un vergin suol tu trovi !

132. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 732-736

Forse egli, buono, sarebbe rimasto col cognato sino alla morte ; ma l’umor bestiale di lui, fattosi ancor più intrattabile pel ridicolo sopravvenir di una senile passione amorosa, lo spinsero a partirsene per congiungersi coi figli : lo vediam poi più tardi con la Battaglia insieme a Giacomo Modena. […] E più che ricordato è nella prefazione del Re Cervo, in cui, oltre alla sua parte di credenziere del Re, rappresenta il vecchio Cigolotti del prologo. […] E tale pesantezza ci vien fuori più volte scorrendo la raccolta de' Motti brighelleschi, editi più volte, ora in ristretto, ora aumentati dal figliuolo Alfonso. […] La sua fine fu delle più misere. […] Giuseppe Angeleri, il più celebre di tutti, morì sulla scena, appena entrato fra le quinte, d’un colpo a Milano, l’estate del 1754 ; e il nostro Zannoni uscendo da una cena sontuosa a Venezia il 22 febbrajo del 1792, cadde in un canale profondo, e poco tempo dopo morì.

133. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo VI. Teatro inglese, alemano, e spagnuolo del medesimo nostro secolo. » pp. 389-417

Non mi son fatto per un mese veder più ubbriaco del mio cocchiere per esser eletto? […] Ma si vorrebbe l’azione più vivace, il disegno più unito, lo sceneggiamento più connesso, l’entrare e uscire de’ personaggi con più ragione, e soprattutto il costume più decente. […] Ma il poeta che fa più onore alle scene tedesche, si é il patetico e spiritoso M.  […] Nella corte del duca di Wittemberg si son veduti i più magnifici ben eseguiti balli del settentrione. […] Alcuni contrapposti cittadineschi che in essa si trovano, la rendono più che ogni altra, varia ed interessante.

134. (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO III. Opera musicale Spagnuola e Italiana e Teatri materiali. » pp. 89-108

La nazione prima poco disposta ad ascoltare tutto un dramma cantato accolse più favorevolmente le proprie zarzuelas, benchè in esse il canto riesca più inverisimile che nell’opera vera. […] Di quelle del tempo di Filippo IV più non si favella nè anche. […] Con tale economia sono distribuiti 14 pezzi di musica per lo più parlanti e senza affetti. […] Ma la scena, eccetto quella di Parma e di Napoli, è una delle più vaste dell’Europa. […] Si sa solo che quello de la Cruz più difettoso dell’altro, fu il primo a costruirsi.

135. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 722

Ma forse egli s’avvide più tardi, e i suoi compagni con lui, che per gli studj a'quali s’era dato prima di calcar le scene aveva assai più inclinazione che per l’arte. […] Amoroso il '43 con Angelo Lipparini, diventò socio e cassiere il '46 della Compagnia di Ernesto Rossi, poi conduttore e amministratore della famosa Lombarda che fu prima diretta da Alamanno Morelli, e ch'egli tenne più anni or sotto la direzione di Luigi Aliprandi, ora di Carlo Lollio, ed ora di Carlo Romagnoli. Il '64 lo vediam direttore di una Compagnia, di cui faceva parte il Meneghino Luigi Preda, e di cui erano prima attrice sua figlia Antonietta, distinta artista, e primo attore suo genero Achille Cottin : poi, finalmente, amministratore di quella di Luigi Bellotti-Bon, di cui fu più che scritturato, amico, e da cui si tolse sol quando per la vecchiezza e gli acciacchi fu costretto a ritirarsi a Firenze.

136. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO III. Continuazione del teatro Italiano. Commedie: Opera in musica: Attori accademici ed istrioni e rappresentazioni regie: teatri materiali. » pp. 144-195

Seguì per lo più le orme di Plauto, ma nel viluppo lo sorpassa d’ invenzione e di proprietà. […] Lo stile è comico, buono per lo più, benchè talvolta soverchio affinato per far ridere alla maniera Plautina. […] Adunque anche in un tempo di decadenza nelle belle lettere vogliono distinguersi le additate commedie erudite da ciò che indi si compose col disegno di piacere alla plebe; ed esse debbono tanto più pregiarsi quanto più si vide il secolo trasportato dallo spettacolo più seducente dell’opera76. […] Contribuiva parimente al loro discredito la destrezza degl’ Italiani più culti nell’arte rappresentativa. […] Più ammirato fu nel medesimo Parigi l’ altro Napoletano Tiberio Fiorillo conosciuto col nome di Scaramuccia.

137. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO I. Teatro Tragico Italiano. » pp. 228-273

Il Crispo è di tutte la più interessante. […] Dovrebbero queste donne introdursi più a proposito, e comparire meno inaspettamente. […] Forse quì si desidererebbe veder la pugna dell’eroismo e dell’umanità con pennellate più decisive, più tragiche, e spogliate di quell’aria di ragionamento che rende soverchio tranquilla l’azione. […] Ma l’azione si avvolge tragicamente e vi si trova più d’un passo notabile e vigoroso. […] Questa tragedia dovrebbe collocarsi tralle più eccellenti italiane e straniere, se all’arte che si osserva nella condotta dell’azione, alla sobria eleganza e aggiustatezza delle sentenze, e alla ben sostenuta grandezza del carattere dell’Egizia Regina, si accoppiasse più energia e calore negli affetti, espressioni meno studiate in certi incontri, e più vivacità nella favola.

138. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO VI. Teatro Spagnuolo Comico e Tramezzi. » pp. 149-194

Ma la favola del Cañizare è assai più piacevole, ed è la sola che con tal titolo comparisce su quelle scene. […] Soprattutto vi si desidererà più vivacità e più necessario incatenamento ne’ passi dell’azione. […] Giovanni Addio, mio ben; non ci vedrem più mai. […] Don Luigi simile a Mizione nella dolcezza ma con più senno indulgente, e più felice ancora nel frutto delle sue cure paterne, educa la sua Agnese con una libertà onesta, la forma alla virtù alla sincerità alla beneficenza. […] Presolo dunque di nuovo per mano, lo purgò delle variazioni fattevi da mano aliena, ne soppresse ciò che apparteneva alla musica, ne variò il viluppo, diede all’azione più moto ed interesse, e più forza e verità a’ caratteri.

139. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 390-391

Ma s’andava a teatro e si rideva a crepapelle del riso il più sano e il più schietto. […] Il busto bene formato e sviluppato era sorretto da un pajo di gambette ad arco, che si movevan a salti, a guizzi su la scena nel più buffo modo del mondo. Aveva una dizione vera, corretta, spontanea, e una pronunzia del più aperto bolognese : il che accresceva comicità all’esser suo. […] E quella famosa dichiarazione d’amore ch'egli, non eccezionalmente, ma ormai per consuetudine doveva ripeter lì per lì, in mezzo alle più matte risate di un pubblico stipato ?

140. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XIV. Intorno alla descrizione de’ Teatri materiali di Madrid, fatta nella Storia de’ Teatri. » pp. 207-213

.): “La descrizione, a dire il vero, non e la più vantaggiosa al gusto Spagnuolo: se poi lo sia l’originale, lo decideranno quelli che hanno visto i Teatri di Madrid”. […] Anche la facciata vorrebbe essere più propria della luce di questa età, e più vaga, come par che richieda un luogo di una pubblica concorrenza ad oggetto di divertirsi. […] Lampillas, altrimenti l’avrebbe posto alla vista, e ripetuto al suo solito più di una volta. […] Impose poscia l’istesso Cavaliere, che all’alzarsi del Sipario ognuno assistesse alla rappresentazione senza cappello in testa: che più non girassero per la Platea i venditori di frutta: che non si fumasse, non si gridasse, non si fischiasse. […] Il volgo più non se ne sovvenne, rispettò i confini assegnati, gli rispetta ancora, e i Teatri Spagnuoli punto non cedono in decenza a quelli delle altre nazioni.

141. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 988-990

Ma per lo contrario se inclinava al pronto successo di tali nozze, faceva vedere co’ più bei colori le dolcezze di Cupido, e le felicità del matrimonio. Quando rappresentava un vecchio innamorato, mostravasi tutto grazioso verso l’amata donna, e con persuasive eleganti facevale comprendere che le nozze co’vecchi sono le più felici per una giovane sposa. […] Giunto alla vecchiaja (1735), nè potendo più resistere alle fatiche del teatro, pensò d’alienarsi dalla Professione, e di sostituire invece sua il comico Francesco Rubini, e fecelo in questo modo. […] Disse all’uditorio che la sua vecchiezza non permettevagli di farli una più lunga servitù, che avrialo servito con pari attenzione quel suo collega, e che lo raccomandava all’ amore de’suoi affezionatissimi veneziani. […] Per esserve distinto in l’arte nostra v’avè tirà l’applauso universal, e adesso spicca più l’original, za che la bona copia è messa in mostra.

142. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAP. V. Tracce di rappresentazioni sceniche in Ulieteia e in altre isole del l’Emisfero australe nel Mar Pacifico. » pp. 59-65

Scorgesi certamente in questo giuoco una semplicità regolare di un fatto drammatico; ma esso non passa più innanzi delle danze messicane e de’ balli delle tribù selvagge. […] Aumentandosi sempre più verso la fine il movimento della musica, le danzatrici spiegarono nelle attitudini una forza e destrezza meravigliosa, che in certe posizioni parvero indecenti, ma che force altro oggetto non aveano che di manifestare la loro agilità estrema. […] Si avanzò poi alla testa degli attori situati in un de’ lati del mezzo cerchio un principal personaggio, e declamò alcune parole alla foggia de’ nostri recitativi con gestire espressivo, che agl’Inglesi parve superiore al l’azione de’ più applauditi attori del nostro paese. […] Nelle isole dette da Cook di Sandwich vi sono eziandio danze pantomimiche accompagnate da musica, le quali si approssimano più a quelle della Nuova-Zelanda che a quelle di O-Taiti o degli Amici. […] Si accelera poscia il tempo sino al punto che le ballerine (che sole sigurano in tal genere di danza) non possono più seguirlo, e colei che si dà maggior moto e resiste più, passa per la danzatrice più eccellente.

143. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 310-312

Bazzi Gaetano, nato a Torino nel 1771, fu, più che attore, capocomico rinomatissimo. […] Per la Compagnia Reale Sarda furono stanziate in bilancio lire cinquantamila, e il Bazzi col valido aiuto morale dei Conti Piossasco e Benevello, potè pel corso di oltre venti anni far ammirare dai più disparati gusti del pubblico italiano un vero modello di Compagnia, e pel valore degli artisti e per la ricchezza dell’allestimento e per la musicalità dell’assieme e più ancora per la elettezza e varietà del repertorio, quasi tutto italiano. […] ), la data della morte sarebbe quella del 21 marzo 1853 ; ma è un errore evidente, poichè nel 1844 egli non era più nella Compagnia Reale Sarda, alla direzione della quale successe interinalmente Domenico Righetti, e nel ’45 la moglie Marianna, come vediam più giù, era già vedova. […] E più oltre : Chiudendo gli occhi alla vita Gaetano Bazzi lasciava un’operetta in cui erano contenuti, siccome fraterno legato, i migliori precetti che per la recitazione si potessero desiderare. […] Dimostrasi adunque ad evidenza la necessità della più accurata analisi e dello scrutinio del cuore umano, nelle ascose latebre del quale deve aggirarsi con sicurezza colui che aspira a meritare il titolo di artista drammatico.

144. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 116-117

Il più celebre capocomico del secolo xviii, che dovè gran parte della sua celebrità, se non tutta, a' vincoli artistici ch'egli ebbe con Carlo Goldoni, nacque a Roma nel 1706 circa da Giovanni Francesco, e gli furon messi i nomi di Agostino, Raimondo, Girolamo. […] Alle di lui commedie romanzesche, salite alle stelle, altre non men romanzesche contrapponeva il Goldoni, come : La sposa persiana, Le Ircane, La Peruviana, La bella selvaggia ; a queste altre nuove e più romanzesche, o meglio, più ancor bislacche contrapponeva il Chiari ; e, tra' due litiganti, chi godeva era il solito terzo, che accumulava danaro. […] Nel '61 gli venne a morte la moglie, e visse di tal perdita addoloratissimo per molti anni, passando poi a seconde nozze con la figlia del noto dottore Scalabrini di Bologna, che sopravvisse al marito, e che vediamo più tardi in Compagnia di Pietro Rosa. […] L'agosto del '70, nonostante il contratto già firmato, non andò più a Milano, ove con nuova deliberazione, fu abolita la stagione di prosa, per surrogarvi le opere buffe. […] Sollievo effimero codesto ; dappoichè concesso ingiustamente il teatro alla stessa Battaglia, il Medebach, rassegnato, si rifugiò a quello di San Cassiano, dove le sorti non furon delle più prospere.

145. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 395-399

Troviamo il Romagnesi a Mantova l’aprile del '55, come da una sua lettera al Duca di Modena del 5, con la quale lo ringrazia dell’invito di recarsi colà a recitare : poi nulla sappiamo più fino all’anno 1667, in cui egli apparve sulle scene del Teatro italiano, sostituendovi il secondo amoroso Valerio Bendinelli ; indi, abbandonato il primo amoroso Ottavio Costantini il teatro nel 1688, e partito per l’ Italia, predendone egli il posto. […] Invecchiato il Lolli, Romagnesi, che non era più giovine, e a cui non più si addicevan le parti d’ Innamorato (1694), lo sostituì nella maschera del Dottor Baloardo, nella quale ci fu tramandato in effigie dal bulino del Mariette, un de' più benemeriti della storia iconografica del nostro teatro. […] La notizia, citata dal Bartoli, che il Romagnesi, andato a Mantova, trovasse una sua casa sequestrata, e supplicasse il Duca della liberazione, che poi ottenne, troviamo nel seguente sonetto che non mi par de' peggiori : Signor, giacchè più tetto non m’avanza, e più casa non ho su'l mantovano, non vi sdegnate che col scettro in mano, mentre casa non ho, faccia una stanza. […] La Camera ducal se l’ha investita ; e pur ell’è come campagna rasa, o nuda più che cella d’eremita. […] E il sonetto mi pare ancor più sibillino dell’oroscopo, il quale, nondimeno, ci dice, e qui non corron dubbi, la data della nascita di A.

146. (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — LIBRO IV » pp. 55-66

Io ti educai più pronta, Gelosa più di chi suggesti il latte; Non che germana, io ti fui balia e madre. […] al fin sicura, Nè più ti teme. […] Più grazioso ancora è il giudizio che delle medesime commedie volle dare il sig. […] Quanto a’ moderni molto più lontana dal vero parrà la sua proposizione. […] A’ nostri dì abbiamo noi pur veduto più di un esempio di simili giuochetti, nè solo in cose letterarie dilettevoli, ma in libri dida scalici e serii.

147. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO VI. Tragedia Cittadina e Commedia Lagrimante. » pp. 134-143

I Francesi in questi ultimi tempi hanno avuto varj scrittori di tragedie cittadine ora più ora meno ingegnose e composte più spesso in prosa che in versi. […] Più lugubri, benchè meno sanguinose, sono il Conte di Cominge e l’Eufemia. […] Più interessante è il Cominge, più nojosa l’Eufemia. […] Ma una ipotesi troppo rara discopre lo studio dell’ autore di mettere in tali circostanze un uomo virtuoso, che a stento si rinvengono ne’ processi criminali più famosi. […] L’esperienza ne convince che il patetico per lo più si risveglia con un tratto semplice ma vero ricavato dal fondo del cuore umano; a che dunque caricar le tinte a sì alto segno?

148. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO X. » pp. 112-139

.): “Le più celebrate Tragedie, le Commedie più regolate non furono altro, che una troppo timida e superstiziosa imitazione degli Antichi. […] Or quale de’ due mostra più senno e meno parzialità? […] Così in più di un luogo combattendo p. […] E intanto sulla Scena a vista dello spettatore più e più volte abbraccia e bacia l’amante. […] E’ divenuta più onesta cangiando spoglie?

149. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 203-211

Probabilmente essa fu figlia dell’arte, e nacque a Venezia, ove sua madre, incinta, era a recitare : questo il parere del D’Ancona, il quale cita al proposito i vari comici D’Armano, dei quali si parla più oltre. Le notizie della sua vita abbiam particolareggiate nell’orazione di Adriano Valerini (V.), della quale discorriamo a lungo, e nell’opera più volte citata del D’Ancona. […] La Compagnia della Vincenza, visto che ormai denari non se ne facevan più, cedette il campo e se ne andò a Ferrara. […] ra Flaminia, quali hanno recitato benissimo, ma tanto ben vestite che non poterìa esser più. […] Comincia : « Tu Mondo, come più mondo potrai chiamarti ?

150. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Avvertimento al lettore per la presente edizione »

Però riflettendo al rispetto ch’esigge il pubblico, deliberai di procurarne io stesso un’altra edizione, che può dirsi ed è realmente una cosa affatto diversa e per le considerabili mutazioni ed accrescimenti fatti al primo tomo stampato, e per l’aggiunta di sette lunghi capitoli che formano la parte più utile e la più essenziale dell’opera. […] Io senza inoltrarmi in così spinose ricerche ho cercato di far conoscere la rettorica e la filosofia dell’arte, quelle parti cioè le più trascurate dai moderni musici, ma le quali io giudico essere le più essenziali fra tutte, poiché c’insegnano l’uso che dee farsi de’ mezzi particolari ad ottenere nella maggior estensione possibile il fin generale.

151. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 386

Ma vi ritornò l’ ’88 con la Marini, e vi stette sei anni, dopo i quali abbandonò il teatro per non tornarvi mai più. […] Troppo sarebbe il voler ricordare tutti i lavori così comici e drammatici come tragici, ne’quali fu proclamato eccellente ; ma basti il dire che mentre atterriva e paralizzava quasi il pubblico rappresentando il Maometto di Voltaire, lo sollevava poi all’entusiasmo, la sera dopo, nel Tutore e la Pupilla di Kotzebue : e solevasi affermare più tardi, non solo dagli spettatori, ma da’comici stessi, che ove egli non fosse stato così presto rapito alla scena, il gran De Marini non avrebbe avuto il primato dell’arte. La sua vita artistica fu delle più brevi. Cominciò ad acquistar nome di attore pregiato in Compagnia Fabbrichesi, il quale, incitatolo allo studio, e sovvenutolo sempre di consiglio e di ammaestramenti, gli fe’raggiungere il più alto grado dell’arte. Dal Fabbrichesi non si staccò più : chè, affetto da tisi in seguito a una caduta di vettura, lentamente si spense in Venezia a soli trentatrè anni, compianto da’parenti ed amici e comici tutti che videro dileguare uno de’più luminosi astri del teatro di prosa.

152. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 218-219

Ella è molto vivace, ed è inclinata a que' caratteri dimostranti tenerezza ed umiliazione, o abbattimento di forze con rammarico, ed afflittivi, appassionati contrasti. » E più oltre : « Merita questa attrice le più sincere lodi pel suo valor teatrale, e più per i di lei irreprensibili costumi, spiegando a sua gloria il candido vessillo d’una incorrotta onestà. » La brutta commedia del Cerlone, Le avventure di Donna Irene, sollevava, rappresentata da lei, all’entusiasmo. […] Passò in seguito al ruolo di caratterista, e si fece sempre notare per una singolare nobiltà, anche ne'personaggi più ridicoli. […] Sepolcro la sera del 12 agosto la sua Benefiziata col Viaggio dei Pianeti, ossia Giove e Mercurio in Tianèa, azione allegorica spettacolosa, con promessa in un manifesto reboante, di mutamenti di scena a vista prodigiosi, di macchinismi non più veduti, ecc.

153. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO VIII. Teatro Lirico: Opera Comica: Teatri materiali. » pp. 177-187

Ma il teatro lirico e la scenica poesia pastorale nulla in Francia ha di più vago, di più dilicato, di più interessante per le parole e per la musica del Divin du village di GianGiacomo Rousseau. […] Romilly56) non si ha idea di un colorito più fresco, nè di un tono più acconcio di semplicità campestre. […] L’attore Favart dee contarsi tra’ più fecondi e piacevoli scrittori d’opere buffe. […] La sua Chercheuse d’esprit, dice Palissot, si stima meritamente la più ingegnosa opera buffa francese. […] Soufflot, che è il più grande di tutti i teatri francesi.

154. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO III. Spettacoli scenici in Inghilterra. » pp. 88-136

Giungono in parte più remota. […] parla; già io non passo più oltre. […] Sì, omicidio spietato, il più ingiusto e il più fraudolento. […] Questa materia più dura delle lagrime è forse una bellezza naturale? […] Gl’Inglesi amano sul teatro più a vedere che a pensare.

155. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi [3e éd.]. Tomo X, parte 2 pp. 2-245

Il signore Zeno poeta ed istorico Cesareo succeduto a Silvio Stampiglia, fu di lui più regolare, più naturale, più maestoso, più vivace. Ebbe più invenzione, più arte di teatro, più verità e più forza nel maneggio delle passioni, più grandezza ne’suoi eroi. […] Tratti più nobili e grandi, più rilevati ed energici, sentenze più sublimi e giuste, più chiare e precise, pezzi più teneri e toccanti, espressioni più piene di sentimenti ed affetti, non si troveranno facilmente nel Cornelio, nel Racine, nel Voltaire… e il solo Metastasio potrà… far fronte a tutto il più bello e grande del teatro francese ec.. […] Odorico prende, che più ? […] Più.

156. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 349-355

Figlio del precedente, nato a Modena verso il 1675, esordì quale Innamorato nella Compagnia della Diana, moglie di Giovanni Battista Costantini, al servizio di quel Duca, diretta sotto il nome di Federico, che mutò poi in quello di Lelio, sembrato alla direttrice più teatrale ; e diede subito prova di gran valore. Traggo dall’Archivio di Modena la lettera seguente ricca d’interesse per gli scrupoli religiosi da cui fu preso, poco più che ventenne : Ser. […] S. che non l’impiegasse, che non uoleua più far tal arte, ma guadagnarsi il pane in gratia di Dio, e più honoratemente, e perchè hora li peruiene al orechio che Leandro primo Moroso l’habbi destinato per suo secondo, e che ui sij l’assenso del sud.º Sig. […] Sua sia Christiana, che non permetterà che offenda dio esercitandola, e non scorra pericolo di sposare la gia nominata Argentina che pure è in detta Compagnia, certo alhora di non lasciar mai più tal mestiere, e piombare al Inferno. […] A. il Riccoboni, che aveva già cominciato a far tanto parlar di sè pe' suoi tentativi di Riforma del Teatro Italiano, sostituendo alla Comedia dell’ arte, buone opere scritte, tolte dall’ antico repertorio, quali Sofonisba del Trissino, Semiramide di Muzio Manfredi, Edipo di Sofocle, Torrismondo del Tasso, e altre, e altre, che troppo sarebbe voler qui enumerare, le quali allestì al pubblico con molto decoro, e recitò con molto valore. — A proposito della recitazione tragica, è opportuno riferire quel che dice Pier Jacopo Martello nel volume I delle sue opere (Bologna, Lelio dalla Volpe, MDCCXXXV) : ..… ti vo'dar gusto con sentenziare, che l’ Italiano va a piacere con più ragione degli altri, se più commozione dagli Franzesi, e più gravità dagli Spagnuoli prenderà in prestito nelle Scene.

157. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XV. Satiri: Ilarodie: Magodie: Parodie: Mimi: Pantomimi. » pp. 171-200

Il ventre è più vicino di Giove, trescare, ingollare, empiere la pancia, ecco la mia religione. […] … Volgi a man destra… no no, corri alla sinistra… di qua… di là, di nuovo alla destra… più su, ora più giu. […] Nel secolo di Filippo il Macedone il più celebre parodista fu Eubeo Pario sommamente ammirato da’ Siciliani. […] Rimase al Coro il pensiero d’intrecciar carole cantando; ed in questo il canto fu più artificiale e la melodia più espressiva spiegandovi la musica tutte le sue forze e gli artificii armonici con sempre nuove combinazioni di tempi e di movimenti; la poesia per accomodarsi al canto fu più lirica ed ornata; e la rappresentazione per servire al ballo fu meno naturale. […] Presso gli antichi Coribanti e Cureti essa era un rito strepitoso e bellico più che un ballo leggiadro.

158. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO IV. Teatro Spagnuolo. » pp. 196-285

Una lingua nascente non sempre imbatte alla prima a scegliere la versificazione più armonica e più acconcia a ricever le forme leggiadre che gli antichi seppero ricavar dalla bella natura. […] (Io fremo, io più non vedo! […] Dio vi guardi, e vi dia più figliuoli che a me. […] Uno degli scrittori più fecondi e pieni di sfrenata fantasia fu Fr. […] Ha parimente più copia di sali e più lepidezza, dipinge i caratteri con maggior vivacità comica, ed hanno i suoi colpi di teatro più varietà.

159. (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « LETTERA DELL’AUTORE ALL’EDITOR VENETO » pp. 1-9

Le storie ragionate che per mano della filosofia si conducono per le varie specie poetiche e singolarmente teatrali, non son dettate per appagar soltanto una sterile curiosità: ma racchiudono in se mai sempre una Poetica a ciascuna di esse corrispondente, ed una Scelta de’ più cospicui esempj sì delle cadute che dei progessi che vi si fecero in diverse epoche. E siccome questi esempj di errori e di bellezze vanno alla giornata moltiplicandosi, fa uopo tratto tratto (per fortificar co’ veri principj dell’arte e col gusto più fine e più sicuro gli animi giovanili facili ad essere illusi e sedotti da cattivi modelli) tenerli instruiti de’ continui passi che con felicità o troviamento si danno nelle rispettive carriere. […] Di grazia può qualunque siesi fregiarsi dell’augusto alloro de’ principi della letteratura, i quali per altro ripetendo per lo più sino all’ultima noja i più divulgati rancidumi producono libri bipalmari di superficie e digitali di profondità? […] In Grecia p. e. niuno ignora omai che gli uomini più illustri o scrissero essi medesimi pel teatro, o ne promossero lo studio, o servirono di scorta a’ drammatici. […] Al risorgimento delle lettere rinascendo il credito della teatral poesia, la coltivarono gli uomini più gravi e decorati.

160. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 754-756

In codest’anno egli dovè cedere alla volontà imperante del padre che lo restituì al suo ufficio ; ma dopo un anno di prigionìa del corpo e dello spirito, rotto ogni ritegno, superato ogni ostacolo, determinò di tornar sul teatro per non abbandonarlo più. […] ……Non credo che altri ragionevolmente chiamar si possa offeso, se giudico il nostro De Marini per il più valoroso ed acclamato attore Italiano vivente. Una versatilità prodigiosa, mercè che si accomoda ai caratteri i più opposti, una voce insinuante, ed a vicenda dolce, maschia, robusta, maneggiata nelle graduazioni con mirabile maestria ; un aspetto seducente, un portamento grazioso e nobilissimo, una tal verità nell’espressione delle passioni e nell’espansione degli affetti, fanno si che nessuno più di lui è stato padrone del cuore degli spettatori ; nessuno più di lui ha saputo, e sa agitarli, commoverli, straziarli ; ed ove avvenga che nel carattere da lui rappresentato s’incontrino scene comiche, il riso ch’ei promuove non è quello sganasciamento, a cui s’abbandona tanto facilmente e tanto volentieri la plebe per gli sconci e per le smorfie de’buffoni, ma quel riso eccitato nobilmente dalla naturalezza e dalla semplicità con cui sono espressi que’sali attici della commedia, che dilettando istruiscono : riso, che non va mai sino in obscuras humili sermone tabernas. Egli è in forza di questa maravigliosa unione di sublimi qualità di natura e di arte, che quest’insigne attore ha saputo cattivarsi l’ammirazione di tutta l’Italia, ad onta di due importantissimi difetti, cioè dell’uso troppo più del bisognevole della mimica. […] Con un ingegno naturale, reso più grande da un perfetto corso di studj, era naturale che emergesse subito nella Tragedia classica ; ed infatti fu il primo a declamare il Cajo Gracco del Monti, e con tal fanatismo ne fu retribuito dal pubblico, che l’autore ne lo ringraziò con una sua lettera.

161. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »

Il Bartoli lo incita a un più serio studio, e a un maggiore riserbo col bel sesso, potendo, per tal modo, « giungere — egli dice — ad acquistarsi in tutto quella pregevole fama, che ancora sull’ali librata si va pigramente arrestando, sino che un più lodevole stimolo di questo attore le faccia incessantemente più alto spiegar il volo. »

162. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 786-787

Della vasta opera goldoniana fu un interprete valorosissimo, il più valoroso forse di quanti furono a’ bei tempi di Goldoni stesso. […] ) : Per me, Cesare Dondini fu il più caro artista, che io mi avessi visto : allevato alla scuola del Vestri, ebbe sempre per guida la naturalezza. […] La fatica per giungere allo scopo non poteva fra i due attori aver paragone : e quantunque quella del Dondini fosse minima, pure riusciva più bella. […] ) : Dopo Luigi Vestri e Luigi Taddei, questo attore fu il seguace più fedele della scuola del vero. Al solo vederlo suscitava il buon umore, infondeva l’amenità del suo carattere nell’uditorio, e faceva fare buon sangue agli ascoltatori, nelle interpretazioni dei più variati caratteri che rappresentava.

163. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 859-861

Una delle più forti e delle più vere attrici italiane, se non forse la più vera, che illustrasser col ruolo di madre e caratterista le scene di questi ultimi quarant’anni, nacque a Napoli da Raffaele Negri artista popolarissimo e da Rosalinda Cammarano, sorella di Salvatore, il ben noto librettista. […] Ho detto che Adelaide Falconi è stata forse la più vera delle attrici madri e caratteristiche della scena italiana. […] Com’era apparsa in su la scena, avea già fatto metà della parte con una figura delle più convenienti al personaggio, con una espressione del volto nobile e serena, con un sorriso incantevole, con uno sguardo affascinante in cui era tutta trasfusa la soavità dell’indole sua. […] Di lei, donna, sposa e madre, ogni più enfatico elogio sarebbe poco.

164. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 69-70

L'autunno del 1768 entrò col marito al San Luca di Venezia in Compagnia Lapy ; e dice il Bartoli esser giunto a tale il successo, che il pubblico, non contento di applaudirla in teatro, l’accompagnava ogni sera a casa fra le più festose acclamazioni. Delle parti ch'ella sostenne, vanno citate più specialmente quelle di Cleri nel Disertor francese, e della protagonista nella Gabbriella di Vergy, in cui la Manzoni raggiunse il sommo dell’arte. […] E tuttavia nel vigore degli anni, al colmo della gloria, più che circondata, assediata dal favore del pubblico, abbandonò l’arte, dopo il carnovale del 1774, fermandosi in Venezia, in cui viveva floridamente ancora dell’ '81, tutta intenta all’austera educazione dei due suoi figliuoletti. […] Ond’oggi il mio desir più non v'ascondo, il qual con prosa incolta e bassa rima, tenta innalzarvi, e farvi eterna al Mondo. […] In lei merita una gran lode il suo buon volere che fa tutti i sforzi possibili per renderla capace della sua professione, ma la meschina non è nata per la medesima…… le dedica poi, sei anni più tardi, Il Teatro, nel quale sono a profusione le lodi per l’incomparabile artista.

165. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO VI. Stato della Commedia Francese prima e dopo di Moliere. » pp. 212-244

Tutto ciò si conobbe nella recita del Cocu immaginario scritto più correttamente delle prime favole. […] Dipinse a meraviglia i petits-maitres francesi divenuti ognora più ridicoli con passarne la caricatura alle altre nazioni. […] Prese assai più dagl’Italiani. […] Niuno al pari di lui possedeva l’arte di scoprire il ridicolo di ogni oggetto: niuno mosse con più fortuna e destrezza la guerra agl’impostori: niuno innalzò la poesia comica sino al Misantropo: niuno copiò più al vivo la natura seguendola dapertutto senza lasciarla se non dopo di averne raccolti i tratti più rassomiglianti. […] Il Cavaliere alla moda, il Cittadino di qualità, il Giardiniere galante, sono le sue commedie più pregevoli.

166. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO IV. Spettacoli scenici nella penisola di Spagna. » pp. 137-226

L’azione dura due mesi ed ancor più, ed è questa. […] Eximeno; ma i più intelligenti nazionali la conoscono soltanto per tradizione, nè sono io stato più felice nel ricercarla. […] No certo; al più può dirsi suo coetaneo. […] Ah più non posso! Non ho più voce!

167. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 21

Un riso caustico, un guardo ironico, un accento risentito anche nel rispetto, un dispettoso silenzio, una loquacità non affettata, la malizia, la civetteria, la curiosità, l’albagia, e la fedeltà delle cameriere, e dell’amore più il puntiglio che il sentimento, più l’epigramma che l’espansione, il passaggio più rapido e più spontaneo dalla indifferenza sardonica alla collera, ed una gradazione mirabile tra il sospetto e la minaccia ; ecco le forme sotto le quali abbiam veduto finora brillarla, ed ecco ciò che la rende degna della lode che qui con ingenua ammirazione le rendiamo.

168. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 328

Se così fosse, non ci rimarrebbe che ad augurare alla signorina Belloni un cielo più aperto, affinchè di quella luce, ch’è sua, potesse ella pienamente risplendere. » Fu prima attrice giovine applauditissima nella Compagnia di Carlotta Marchionni, e prima donna in quella che il padre formò in società col Meraviglia. Con gli insegnamenti del padre, del Domeniconi, della Marchionni, con la fermezza della volontà, e la squisitezza dell’ingegno potè in breve tempo competere colle migliori attrici dell’età sua, mostrando quanto valesse ne’ caratteri più disparati, come Ottavia, Mirra, Antigone, Pamela, Zelinda, Eugenia degl’ Innamorati, Chiara di Rosemberg, e altri più. […] Si vuole che rappresentato più volte l’Antonio Foscarini, l’Autore dicesse in pubblica prova : credevo di avere scritto la Teresa per la Pelzet ; errai.

169. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XIV. Commedia Nuova. » pp. 151-170

La necessità di schivarlo sugerì l’idea di una commedia che fu chiamata Nuova, senza dubbio più delioata e discreta, e meno acre delle precedenti. […] Attese adunque ad osservare le debolezze più generali, ne raccolse i lineamenti più visibili, ne vestì un carattere poetico, e con mirabile sagacità in un preteso ritratto particolare espose alla derisione i difetti di un ceto intero. […] Oggi in essi se ne ammirano le invenzioni ma sfigurate come per lo più sogliono essere le copie. […] Uomo alfin sei, Ne dell’uom v’ha chi più repente ascenda, O più repente giù piombar si vegga E strisciar per lo suolo. […] Bello è lavorare per illustrare l’alta antichità, ma sudare per imbrogliarla sempre più non è nè lodevole nè utile nè onesta cosa.

170. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome III « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO SECONDO — CAPO III. Teatro Latino intorno alla seconda Guerra Punica. » pp. 129-244

Columella nomina come i più grandi poeti Latini Accio e Virgilio. […] Il loro dialogo non può essere più vago. […] Essa fu rappresentata più volte in Roma. […] Ma che più dico? […] Ei vi stà per lo più.

171. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 301-303

Pasquali) : …. il cambiamento più rimarcabile fu quello della Bastona madre nella Bastona figlia, moglie di Girolamo Foccheri, comica eccellente quanto sua madre ; ma che oltre l’avvantaggio dell’ età aveva quello di una maniera più nobile di recitare. […] Passò in altre Compagnie di grido, e crebbe sempre più il suo valore quando ebbe occasione d’esercitarsi con Silvio della Diana, e poi con Antonio Vitalba. […] Ha voce, figura, e piace nelle parti anche più antipatiche. […] Non è la più giovane, ma si direbbe tale, a giudicar dall’entusiasmo ch’ella desta sull’altre in iscena. […] Ella può essere colla stessa facilità comica e drammatica : sostiene per lo più la parte di Aurelia.

172. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1024-1026

Lo stesso Fiorilli, il famoso Scaramuccia, è ricordato negli annali del teatro, con parole di alta ammirazione e di alto stupore ancor più per lo schiaffo ch’egli sapea dare col piede a ottantatrè anni, che per la prontezza e sottigliezza delle risposte. […] Alberto V aveva designato agli sposi, come residenza, Landshut, la primitiva residenza dei Duchi della Bassa Baviera ; una città, a detta del mercante Giorgio Huffnagel, più d’ogni altra attraente e per la gaiezza delle campagne, e per la ubertà del suolo e pel vino eccellente e pel grano e pel latte e per…. tutto. Dal giardino di Corte si sale su al Castello di Trausnitz, che il Principe, assieme a Federigo Sustris, un olandese di nascita, venuto a posta dall’Italia, ha con fine sentimento di arte ornato di quadri magnifici, vestendolo de’ più eleganti e civettuoli abiti della Renaissance italiana, e rendendolo così un luogo di delizie e di ricreazione : un incantevole rifugio, dove la natura e l’arte e il ricordo de’ tempi antichi avvincono fortemente il cuore del visitatore. […] Ma le commedie erano allo stato primitivo, e noiose per giunta : si trattava di dialoghi più o meno pesanti scritti da poeti di città e rappresentati da scolari delle parrocchie di S. […] Datosi poi alla fuga, perseguitato, ricercato dalle genti del Duca, non sappiam più che sia di lui accaduto….

173. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 670-674

Nato a Vicenza il 1682, fu il più grande Arlecchino dell’età sua, più noto col nome di Thomassin, che non sappiamo s’egli avesse già prima di recarsi in Francia. […] Tommasino suscitò le più schiette ilarità e i più vivi applausi nell’ uditorio ; il quale, sentitolo poi, non ebbe più il coraggio di burlarlo, e gli permise di continuar nel suo tuono naturale di voce. […] La sua vita artistica fu delle più brillanti. Agile, di vena comica inesauribile, di verità sorprendente, originale, passava in un attimo ai sentimenti più disparati.

174. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 682-683

Vitalba Antonio, detto Ottavio, padovano, primo amoroso della Compagnia dell’ Imer, per la quale cominciò a scrivere il Goldoni, fu comico eccellente, e bastano, credo, queste parole dello stesso Goldoni a dare un’ idea chiara dell’ artista e dell’ uomo : ……Antonio Vitalba Padovano, comico il più brillante, il più vivo che siasi veduto sopra le scene. […] Nelle scene più serie, e più interessanti cercava di cavar la risata ; e non esitava a rovinar la Commedia, quando gli potea riuscir di far ridere. […] Per questo drammetto, o pettegolezzo amoroso in tre, Goldoni, la Passalacqua, Vitalba, nel quale il povero Goldoni non fa la più bella figura al mondo, vedi il mio monologo La Spigliatezza (Mil., 1888). […] La febbre non gli venne più così gagliarda, ma egli si trovava in tale stato di affiacchimento, da non potersi reggere in piedi, specie la sera, quando doveva recitare : e di ciò si duole col solito medico, al quale chiede ajuto di nuovi consigli. […] Fra le produzioni, in cui più specialmente emerse, lo stesso Bartoli cita Il Vagabondo, L' Amante fra le due obbligazioni e il Don Giovanni Tenorio nel Convitato di Pietra, per le quali ogni spettatore bisognava che confessasse esser egli un comico perfetto, a cui nulla mancava per dirlo un Roscio de' suoi tempi.

175. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO VII [IV]. Teatro Lirico: Opera Comica: Vaudeville. » pp. 192-230

Ma il teatro lirico, e la poesia scenica pastorale nulla in Francia ebbe di più vago, di più dilicato, di più interessante per le parole, e per la musica del Divin du village di Gian Giacomo Rousseau. […] Romilly a) non si ha idea di un colorito più fresco, nè di un tono più acconcio di semplicità campestre. […] Consiste in una serie di quadri l’uno più grottesco dell’altro che eccitano strabbocchevolmente il riso. […] Nel teatro de la Gaitè si recitavano componimenti di varii generi, ma per lo più l’opera comica. […] La commedia de’ Viaggiatori di Charlemagne si recitò più volte con applauso.

176. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 54-87

Io ci sono entrato ; e basta in questa professione romperci un pajo di scarpe, per non se ne levar mai più. […] M’ hanno di maniera avviluppato il cervello che non mi ricordo più nè di Prologo, nè di altro. […] Codardo poi più d’un birro. […] Il più delle volte, a dir vero, la differenza non è che nel nome, o nella lingua ; tutto sta a chi le spara più grosse. […] Nè la lista dei Capitani si fermò certo a quella nominata più sopra.

177. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 130-141

Costretto dalla sorte a riprender la via dell’arte, entrò nella Compagnia Internari (1823), ove stette più anni, festeggiato e acclamato. […] Figlio del precedente ; il più grande, il più completo, per comune consentimento, degli attori del nostro secolo, nacque a Venezia il 13 febbraio del 1803. […] E a questo proposito il pubblico di Firenze è forse più indietro di quel di Bergamo. […] Quel che più cercasse il Modena con tali declamazioni, se, cioè, di ravvivar nelle genti l’amore pel grande volume, o non piuttosto di mostrar loro i più riposti sentimenti politici del fiero ghibellino, non sappiam precisamente. […] Invano si reclamava dalle gazzette più autorevoli un monumento al grande artista e al gran cittadino….

178. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAP. IV. Progressi della poesia comica nel medesimo secolo XVI quando fiorirono gli scrittori producendo le Commedie dette Erudite. » pp. 136-255

Non ci si può più vivere. […] Torci la bocca; più ancora, torci bene, per l’altro verso; più basso… Oh oh, or muori a posta tua. […] Egli è per quattro volte, per più di sei, per più di sette, mi farai dire; e non si vede se non acqua, acqua, acqua! […] Non perdiamo più tempo quì. […] Ci arresteremo dunque in alcune più notabili per qualche ragione che più interessi o istruisca.

179. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO IX. Pregiudizj dell’Autore della Storia de’ Teatri, rilevati dall’Apologista. » pp. 95-111

Anzi di più in conseguenza di tal disinganno, rinunzierò a un altro pregiudizio. […] Più di una fiata mi rinfaccia il Signor Lampillas, che io abbia più a disteso parlato del Teatro Greco, Latino, e Francese, che non dello Spagnuolo. Lasciamo che questa querela non avrà più luogo, pubblicata la nuova edizione del mio Libro. Lasciamo ancora, che io per uno de’ miei soliti pregiudizj pensava, che di quello più si dovesse parlare, che più conferisse a migliorar l’arte, ed instruire la gioventù. […] Arnaud) è l’applicazione ridicola, che si fa incessantemente delle cose più gravi.

180. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Di Pistoia, questo dì 21 di ottobre 1589. » pp. 405-415

Le conclusioni son tutte una insulsaggine ancor più insulsa di quelle usate nella lingua graziana : eccone un saggio : 3. […] Gli uni impresero a parlar come si conviene, a declamar tirate scientifiche ed eruditissime, ornate di citazioni latine tratte da’ più gravi autori. Gli altri volsero il carattere più al comico, facendo del Dottore più che un sapiente, un ignorante, che parlava il latino maccheronico di Merlin Coccajo, o di quella specie al meno. […] Bisognarebbe anche tal volta dar di piglio a qualche materia sciocca, treuiale, & molto ben conosciuta, & quiui mostrare, o finger di credere, ch’ella sia la più curiosa, la più noua, & la più incognita cosa del mondo ; onde senza dar punto segno di ridere darsi a credere di hauer fatto stupire. […] Così la maschera bolognese, il dottore, sarebbe ben più antica di quel che si crede e logicamente da riferirsi ai tempi più floridi dello Studio, quando Bologna forniva di dottori tutto il mondo civile.

181. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 550-553

Quanto alle rime, pescatorie e non pescatorie, a pena qualche sprazzo di luce, in mezzo al fosco di una poesia punto originale, sbrodolata, il più delle volte a travestimenti burleschi, ne’ quali non campeggia mai la efficacia della parodia. […] Comunque sia, tolto il valore storico-autobiografico, riman sempre un valore storico relativameute alla generalità delle descrizioni di persone e di cose, descrizioni fatte con sicurezza di tinte, con pennellate da vero maestro, talora di una soavità ineffabile, talora, il più sovente, di una sensualità nuda e cruda. […] cxxi) : Ora la forma è facile e piana, come si conviene a scrittura vernacola, ora assume atteggiamenti strani, contorcimenti inesplicabili, ora corre liscia e spontanea, ora si riveste dei riboboli più bizzarri, delle secentate più aride. […] Intendimi, nè più sopra di me tua mente fermisi : Che più possibil fia gli monti altissimi veloci andar, che mai io mi dissepari da l’onesto pensier casto e immutabile. […] Però statti con Dio, e ad altro pensati : nè sperar più di me, come de l’India farti signor, cosa fuor d’ogni termine.

182. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 678-680

Carlino, rifacendo di pianta il repertorio ; a cotesta riforma cooperò validamente Filippo Cammarano, il quale ebbe in Aldigonda Colli la più forte e valorosa interprete dell’opera sua varia e copiosa. […] Efficace in tutte queste cose fu il potere del suo ciglio e tanto animato il volto che bastava vederla una sola fiata per non dimenticarla più mai. Ma in nessun’altra forma portò ella mai la naturalezza e la verità ad un più alto segno, nè mai fu più lepida e sagace che nel carattere di quella donna che i Francesi esprimono interamente col termine prude e che noi indichiamo a metà con gli aggettivi schifiltosa, schizzinosa, smancerosa, leziosa, smorfiosa, ecc. […] Il Golinetti era più fatto per questo secondo carattere, che per il primo. […] Il suo ruolo era quello del Pantalone che rappresentava nel modo più naturale : pure sosteneva con egual valentìa un giuocatore o un buontempone.

183. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 728-730

Ersilia, or che più vuoi ? […] Romolo, or che più brami ? […] Che più speri, alma mia. […] Che più paventi, o core. […] Pur talora t’imbatti più qua più là in scene di una tal qual finezza e di effetto teatrale sicuro, qual è questa tra Ersilia e Ostilio, la sesta dell’atto primo : ………………………..

184. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 147-149

Solo, caduto nella più squallida miseria, il giovinetto Pietro si offerì ai trionfatori in qualità di tamburino, per fuggir poi anch'egli alla prima occasione su di una nave che lo portò a Civitavecchia, d’onde recossi pedestre a Roma. Si conta, che privo di mezzi per pagarsi il più misero alloggio, dormisse il più delle volte accovacciato in qualche nicchia di chiesa, mancante della statua. […] Fu accettato ; e tanta misericordia destò in lui coi racconti delle sue avventure, e tanta stima si procacciò coll’obbedienza e col lavoro, che il Ferri lo condusse nell’ altre città, avendoselo più amico, che servo. […] La commedia recitata fu Paolo e Virginia, e dice la cronaca che il servo si mostrasse assai più in carattere del suo padrone. […] E si narra che una sera, non dandogli più l’animo di sopportare la manifesta avversione del pubblico, fattosi alla ribalta, invocò pietà e misericordia ; e lo fece con tal garbo e con tal commozione, che l’avversione si mutò di subito in indulgenza, e d’allora Pietro Monti diventò il beniamino del pubblico.

185. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 337-341

Forse per brevità questi aveva mutato in quel di Reiter il nome di Reiterer, lasciatogli dal padre, tedesco, uno de' più fidati del Duca di Modena, dal quale anche fu mandato a Vienna con missioni segrete, e si dice vi accompagnasse il Conte Tarrabini, Ministro delle Finanze Estensi, in qualità d’interprete : nel 1859, fedele al Padrone nella prospera e nell’ avversa fortuna, seguì a Vienna il Duca, ed ivi morì nel 1880, d’anni 78, lasciando tra altri il figliuolo Carlo, padre della piccola Virginia, che educò alla Scuola di Carità dalle monache figlie di Gesù. […] La sua voce metallica, estesa, capace delle melodie più soavi e più aspre e forti, afferra l’anima di chi ascolta. […] Ho detto più sopra scorrettezze di forma. […] Il pubblico, il quale, più del godimento intellettuale, si appaga di un godimento immediato che lo scuota là per là, è assai più soddisfatto davanti a codesta attrice, che ad altre, forse intellettualmente o artisticamente più…. come dire ? […] In Virginia Reiter forse il temperamento artistico, propriamente detto, non c’ è : le analisi nevrotiche non son forse quel che più le si attaglia….

186. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO IV. Spettacoli scenici nella penisola di Spagna. » pp. 37-96

L’ azione dura due mesi, ed ancor più, ed è questa. […] Cervantes nominò con molta lode il dottor Ramòn, forse dopo il Vega il drammatico più fecondo, ed oggi il più dimenticato. […] V’è almeno chi ne ha detto di più? […] No; al più non può dirsi che suo coetaneo. […] Ah più non posso!

187. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 446-447

Io crederei trattarsi più tosto di un fratello di Francesco Biancolelli, e però zio di Domenico. […] Ben trovato il soggetto, il quale va a poco a poco intrecciandosi e arruffandosi per modo da destare il più vivo interesse. Lo sviluppo è semplice e naturale : le scene di amore caldissime mescolate a quelle della più spontanea comicità : commoventi le scene tra Florisbe e il Conte in prigione, ingegnosa quella in cui la Regina svela copertamente il suo amore al Conte. In somma : un lavoro che ammodernato più qua più là nelle espressioni, potrebbe formare anch’oggi la delizia de’ pubblici domenicali.

188. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 516-517

La Baccelli - dice il Bartoli - travagliò più di dieci anni in carattere di prima donna, finchè fu poi sostituita dalla Teodora Ricci, moglie del Bartoli stesso. […] Vuoi di più ? […] Il bell’ inganno che diletta e piace chi può mai dir d’una Maestra Scena, che sovra i nostri cor troppo efficace i più svegliati spiriti incatena ? Colà, sovra ogni attor la gran Candace, come più vuol rattrista e rasserena. Come al vivo ella è ognor pronta e sagace, il labbro e gli occhi di più affetti piena.

189. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »

Sorella minore della precedente, ricca d’intuizione artistica e di squisito sentire, fu, per più anni, amorosa eletta nella Compagnia di Luigi Pezzana a fianco di Giovanni Ceresa. […] In questa, una delle sue ultime e più belle interpretazioni fu della protagonista in Odetta di Sardou, che replicò acclamatissima per più sere al Teatro Alfieri di Torino.

190. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO VI. Teatri Materiali. » pp. 357-365

Molti teatri si eressero in Italia nel secolo XVII da’ valorosi architetti  ma i più considerabili furono quello di Parma, di San Giovanni Crisostomo in Venezia, di Fano, e di Tordinona in Roma. […] Il nominato autore dell’opuscolo del Teatro osserva che la bocca del palco scenico eccessivamente angusta e molto lontana dalla scalinata nuoce al vedere, là dove si avrebbe potuto far più larga e più vicina agli spettatori  e così parve anche a me allorchè vidi la prima volta quel gran teatro. […] Gli altri teatri Veneti per lo più innalzati sopra rovine di antichi edifizii, appartengono parimente al secolo XVII, a riserba di quello di San Benedetto. […] Molti altri teatri si eressero nel medesimo secolo e quasi ogni città n’ebbe uno qual più qual meno magnifico a proporzione, tutte volendo partecipare del piacere di uno spettacolo pomposo come l’opera in musica. […] Il teatro antico di Bologna era nella piazza, ma più non esiste  era di forma quadrata diviso in gran palchettoni.

191. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »

Aveva sostituito nel 1736 l’amoroso Vitalba nei Comici di Carlo Goldoni, il quale dice di lui che se fu meno brillante del suo predecessore, ne fu più decente, più colto, più docile.

192. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 355-357

Composto più sorprendente di così belle sociali pitture noi non troviamo che nelle Allegorie, nelle quali con vive immagini osserviamo i diversi mostri, che mascherati di soave apparenza, si fanno i tiranni dei nostri affetti, e tutto sfigurano il nostro spirito. […] Fra la più grande illusione della (per così dire) Magica Azione, il valente Poeta ha saputo costantemente condurci alla conoscenza dei più nobili sentimenti, al più moral disinganno, ed al trionfo più bello dell’ umana moderazione. […] L’umile Attore offre a questo Colto ed Illustre Pubblico in attestato di rispetto e della più alta considerazione, la presente Allegoria recitata soltanto dalla fu Compagnia Goldoni nell’ Anno 1815 giacchè a quella sola apparteneva.

193. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 513-514

Quando più sembravano arridergli le gioie della famiglia, dovè staccarsi dalla moglie che adorava, e che morta pianse con affettuosi versi, e rifugiarsi nel suo dolore, solo. […] Nelle più strane immagini Accarezzando il ver ! […] Inceder fra i pericoli Baldi di voluttà, Con uno sguardo vincere Le più restie beltà ! […] La vita fugge, mancano Le forze, ed è virtù Dei giorni che passarono Non ricordarsi più ! […] Che se ingannarlo un alito Può ancor di gioventù, La vigoria dei muscoli Non sa ingannarlo più !

194. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 216-217

Restò con lui sette anni, interrotti nel '36 per pochi mesi, durante i quali si unì alla Compagnia Colli, delle infime d’allora, in qualità di primo amoroso, riuscendo il più cane di tutti gli attori. […] Ma se creazioni tipiche nello stretto senso della parola non vi furono (nella recitazione del Papadopoli non era celato lo studio, ma, al dire di più contemporanei non era studio affatto), tutti i suoi personaggi acquistaron tale apparenza di realtà, che non era possibile il desiderar di più. […] Alle severità della critica odierna, Antonio Cervi, dal cui opuscolo (Bologna '96) ho tratto in parte questi cenni, contrapponeva queste parole di Alamanno Morelli : « Io che ho saputo contraffare le varie interpretazioni di tutti i più grandi artisti, non sono riuscito mai a contraffare quelle del Papadopoli, tanto esse erano naturali e semplici, e di una meravigliosa efficacia. » Come uomo, egli si formò una travagliosa vecchiaja, confortata a pena da qualche sussidio strappato ai colleghi doviziosi, o che gli eran stati compagni, o che sentivan pietà della miseria sua. Se molto bene egli fece altrui (il beneficio è più presto scordato) molto male egli fece a sè ; e questo il mondo dell’arte non gli ha perdonato. Simile al suo predecessore della Commedia italiana a Parigi, Antonio Camerani, egli mangiò tutto quanto guadagnò, e più volte anche, non pago, mangiò a credenza.

195. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 260-262

Datosi più tardi alla scena di prosa, vi riuscì attore eccellente, e il '49 lo vediam con la moglie recitar commedie italiane a Londra. […] Il Direttore di esse è il più bravo attore del Mondo. […] E a quel più bravo attore del Mondo, è la seguente nota : Pietro Pertici, assai noto al Mondo per l’eccellente sua abilità nelle parti buffe per musica, e presentemente bravissimo attore nelle Commedie in prosa in Firenze. […] Il Casanova, trovatolo del '60 mutato in commediante, così ne scrisse : Vidi Pertici con piacere : essendo vecchio e non potendo più cantare, recitava la commedia e da buon comico, il che è raro, dacchè i cantanti, maschi e femmine, confidando nella durata della lor voce, trascuran l’arte della scena. […] Ivi educata più specialmente alle belle arti, mostrò particolari attitudini alla musica, al recitare, e all’arte del bulino, che essa prediligeva.

196. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 869-873

Ferravilla Edoardo, attore dialettale milanese, nato a Milano il 18 ottobre del 1846 dal Marchese Filippo Villani e da Giulia Ferravilla, artista di canto portoghese, è, per originalità, il più grande degli artisti italiani del nostro tempo. […] Non fu più riproduzione, ma creazione : la particina diventò poema, al quale tenner dietro senza interruzioni nel cammino glorioso gli altri (se non molti, così grandi e perfetti da valerne infiniti), quali il Massinelli, el sur Pedrin, il Sindaco Finocchi, il Tecoppa, Gigione, el sur Pancrazi, el Maester Pastizza, el sur Pànera, el sur Pistagna, e altri ancora che non son poi che una derivazione più o meno isvariata di questi. […] e di tal passo potrei andare innanzi sa Dio quanto, chè tutte le commedie del repertorio di Ferravilla, e quelle scritte da lui specialmente, son tempestate del più fine umorismo. […] Il comme del sur Pedrin è ben comico : ma la causa dell’irrefrenato proromper del pubblico in matte risate noi dobbiam ricercare in qualcosa più che nella parola. […] E si torna a casa più sani, più felici e più buoni di prima, perchè l’allegria fa buon sangue e il buon sangue fa buone azioni.

197. (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO II. Progressi della poesia comica nel medesimo secolo. » pp. 175-262

Delle molte bellezze di questa favola additiamone alcuna che ne sembri più piacevole e più degna di esser notata. […] Lo stile puro ed elegante della Calandra non può essere nè più grazioso nè più proprio per gli personaggi che vi s’imitano. […] Torci la bocca; più ancora; torci bene; per l’altro verso; più basso . . . . […] Egli è per quattro volte, per più di sei, per più di sette, mi farai dire; e non si vede se non acqua, acqua, acqua. […] Si trovò allora fra essi più d’un commediografo ingegnoso.

198. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Di Venetia, 23 di marzo 1675. » pp. 351-354

Gli monili, le catene d’oro, le perle ordinate in filza come faccino parere più altera la donna. Delle anella ancora quali dita si debbano ornare ; come deve muovere il passo la donna, come deve ridere, come volger gli occhi, come far riverenza ; e in quali atti più di grazia e più d’onestà si trova. Come si deve fregiare una vesta, e nuove guise di aggiungere diversi colori di panni che più leggiadri pajono. […] Oh, vedete che più di grazia avete, perchè il viso vostro è alquanto iscarno. […] Piacendovi adunque uno di noi, piglierete quello che più vi piace, ch’ io non ho a dire altro, alli effetti rimettendomi.

199. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « LUIGI RASI. I COMICI ITALIANI » pp. -

Nulla può desiderarsi di più e di meglio per ciò che concerne la stampa, eseguita dal bravo Landi, nonchè per le riproduzioni di ritratti, costumi, scenarj, fac-simili, ecc. Sotto tale aspetto questa pubblicazione non ha nulla da invidiare alle più belle stampe estere. […] L’opera del Rasi, opera che contiene tesori d’erudizione, sarà la più completa e geniale storia del nostro Teatro drammatico. […] Nessuno poteva essere più competente di Luigi Rasi a far entrare il pubblico nel mondo teatrale. […] Nè l’opera è solamente valida come arida miniera di ricerche ; essa è compilata con spigliatezza, con brio, con intenti artistici così palesi e con una così sicura vivezza di spirito da dar campo ad una delle letture più singolarmente piacevoli che si possano immaginare.

200. (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO I. Tragedie. » pp. 4-67

Vi si vede lo stile migliorato, e più incatenato lo sceneggiamento. […] Solo vi ho sempre desiderato che la richiesta del Moro fosse preparata con più arte. […] Ma venghiamo a più stretta pugna. […] se uniti non diranno più una parola di ciò che hanno incominciato? […] Questo punto dell’azione richiedea più moto che parole.

201. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAPO I. Drammi Latini del XVI secolo. » pp. 7-27

Ma le più pregevoli tragedie latine di questo secolo uscirono da Cosenza. […] Ne apre la porta, cerca il nemico insidiatore, si avventa alla figliuola, indi risolve di castigarla con una morte men pronta e più atroce. […] Fiorendo verso il 1530 egli divenne il Seneca del regno di Napoli anzi dell’Italia, per lo studio che ebbe di recare egli solo nella latina favella molte delle più pregevoli favole greche. […] Martirano conserva l’idea originale e si esprime con più semplicità e nettezza. […] Dovrà tutto ciò coprirsi d’ingrato obblio, perchè più di un secolo dopo surse Racine in Francia?

202. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 881-887

r Duca ; respondole, che ual più la quiete, per gustar i grandi, che l’unione di cento personagi insieme. […] Cadean turbe infelici Sotto il flagello di rabbiosa fame ; Via più, che a i colpi de le spade ultrici. […] Ma allora avrebbe dovuto nascere intorno al 1580, o poco più. […] Ammettiam pure che a Parigi avesse diciotto anni ; a Roma e a Padova ne avrebbe avuti sessantaquattro o sessantacinque. – Dunque non faceva più gli amorosi : forse non recitava già più. […] Fu cinque anni fuor del teatro, e, stanco la mente, fuor d’esercizio, non più potendo apparire quel che fu altra volta, rifiuta l’invito.

203. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO V. Teatro Spagnuolo Tragico. » pp. 56-148

Vi si vede lo stile migliorato, e con più giudizio l’azione incatenata e sciolta. […] Ma venghiamo a più stretta pugna. […] Giugurta che avea udito Olvia che parlava sola, ora non ode più ciò che esse dicono. […] Questo punto dell’azione richiedeva più moto che parole. […] Osservo che la favola di Diamante in questo passo è più rapida.

204. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO X ed ultimo. Teatro Materiale, ove de’ più rinomati teatri, e della condizione degli attori Greci. » pp. 298-315

Teatro Materiale, ove de’ più rinomati teatri, e della condizione degli attori Greci. […] Tuttavolta recheremo quì alcune delle notizie più curiose e necessarie all’ intelligenza degli scrittori. […] Viæ, itinera, o scalaria dicevansi alcune scalinate più anguste, fatte, non per sedere, ma per montare a i rispettivi cunei. […] Erano essi fra loro accordati con musica ragione in guisa che scossi dalla voce la rimandavano più sonora e modulata. […] Di essi abbiamo più distintamente favellato nelle Vivende della Coltura delle Sic.

205. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 706

Per lui lo stenterello non ebbe più il costume tradizionale ! brillante, o caratterista, o anche primo attore, appariva in una festa come un misero mortale in frac e cravatta bianca, senza però abbandonare la tipica truccatura del volto, che faceva del personaggio un essere ibrido, non più carne nè pesce, poco rispondente certo al tipo originario, che dalla sua faccia allampanata, da quella espressione di stento, trasse appunto il nome di Stenterello. Tolta questa fisima di trasformazione della maschera, in Alceste Corsini restava pur sempre una rara naturalezza di dizione e di gesto, e una spontaneità meravigliosa dell’ arguzia, due qualità che lo tolser presto dal primitivo guittume per collocarlo più alto, ove potè respirare liberamente l’aria sana dell’arte, e d’onde potè mostrare i suoi pregi a un pubblico degno di lui. […] Affetto da una malattia di cuore che lenta lenta lo struggeva, si spense in Firenze l’ 11 febbraio 1895, ov’ebbe in uno splendido funerale la più bella testimonianza di affetto e di stima da una moltitudine grande di ammiratori e di amici.

206. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO VIII. Teatri materiali. » pp. 213-236

I Teatri di Barcellona e di Saragoza da me veduti nella fine del 1777 erano più regolari e più grandi di quelli che oggi esistono in Madrid; ma sventuratamente in diverso tempo entrambi soggiacquero ad un incendio che gli distrusse. […] N’è stato l’architetto il portoghese Giuseppe Costa, il quale, come affermano i nazionali, studiò più anni in Italia. […] Ma la scena, eccetto quella di Parma e di Napoli, è una delle più vaste dell’Europa. […] Si sa solo che quello della Cruz più difettoso dell’altro, e posto in una strada meno ampia, fu il primo a costruirsi. […] Ma per giustificare vie più il mio racconto e per manifestare a un tempo la poca sincerità del sig.

207. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO V. Sulle due Sofonisbe Italiane, e su due Traduzioni dal Greco di Fernan Perez de Oliva. » pp. 26-42

secolo stimandosi decisiva circa l’anterioriorità della Tragedia a favor dell’Italia, è stata più volte combattuta. […] Di grazia Signor Abate, non vogliate rassettare a vostro modo i libri composti più di due secoli e mezzo prima di Voi. […] Bel bello, Signor mio, che Voi fate certi salti più prodigiosi di quello di Alvarado nel Messico. […] Lasciate correre: già sapete in qual mondo oggi siamo: vi sono alcuni saputelli, che vogliono saper più de’ Saccentoni, nè si accomodano più a certa Filosofia di un tempo, in cui le voci bastavano a dar corpo alle ombre. […] Ma lo stile talora si abbassa, e più di una fiata vi si desidera la tragica gravità degli originali.

208. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi [3e éd.]. Tomo X, parte 1 pp. 2-271

che più indugio ? […] V’ha non pertanto più di un passo vigoroso. […] Forse la versificazione vorrebbe essere più fluida e armoniosa, e lo stile talvolta più energico. […] Più la conosco, più l’ amo, e più sempre D’amarla giuro. […] Il più rigido filosofo non prescriverebbe rimedii più attivi di quelli che a se Mirra stessa impone per seppellire nel fondo più cupo del cuore la sua passione fatale, e per trionfare.

209. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 52-54

Fu al suo apparir sulla scena uno de' più promettenti giovani, preconizzato il successore degno di Tommaso Salvini e di Ernesto Rossi. […] Fu della scuola di Carolina Malfatti (V.), e del '72, poco più che ventenne, era a' Fiorentini di Napoli, amoroso, in Compagnia Alberti, di cui eran parti principali la Pezzana e l’ Aliprandi, Bozzo e Serafini. […] Forse alle sue interpretazioni mancava .quello studio paziente, analitico, profondo che accoppiato alle naturali attitudini, innalza l’artista alle sfere più alte ; forse allo addentrarsi in esse profondità mancava in lui l’acume indispensabile ; forse…. ma lasciamo a tale proposito discorrer Tommaso Salvini, che il valoroso giovane seguì amorosamente a traverso le varie fasi : Andrea Maggi è uno dei più prestanti attori che abbiano calcate le scene nostre da mezzo secolo in qua. […] Al momento in cui scrivo, egli si trova in Società con l’attore Della Guardia al Teatro Valle di Roma ove ha creato in italiano la parte di De Cyrano Bergerac con tal successo, che Adelaide Ristori ha dichiarato essere a suo avviso la interpretazione di Andrea Maggi la più bella e completa interpretazione di attore ch'ella abbia sentito dacchè ha abbandonato il teatro.

210. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 91-92

Cominciò a recitare in compagnie di poco o niun conto, finchè, morto Giulio Rasi, andò a sostituirlo in Compagnia Morelli, acquistandosi in breve la stima e benevolenza de'pubblici più arcigni, per la svegliatezza della mente, lo slancio della passione, la interpretazione mai errata. […] E nel pieno fiore delle sue speranze mori a Matelica, la mattina del 27 settembre, alle ore tre, pronunziando a stento col labbro agonizzante il nome di personaggi drammatici che gli rammentavano i suoi più lusinghieri trionfi…. […] Questi i principii di questo artista, che, passato poi nella Compagnia di Girolamo Medebach, col quale stette più anni, potè, al Sant’Angelo e al San Gio. Grisostomo mostrare più largamente i veri pregi ond’era ornato. Il Bartoli cita una commedia, particolare fatica di lui, nella quale sosteneva parecchi personaggi, parlava più dialetti, e faceva mille giuochi capricciosi.

211. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article »

Nel 1831 ebbe Compagnia in società con Giovanni Falchetti, nella quale figuravan elementi assai più che mediocri, quali la Falchetti prima donna, la Buzzi madre, il Carrani primo attore, il Tessero tiranno, il Pellizza caratterista, Luigi Robotti, Cesare Fabbri, ecc. ecc. […] Un po’di Goldoni, d’Alfieri, di Pellico, di Nota, di Scribe, tra cui facevan capolino ogni tanto o le farse più sciapite, o i più inverosimili spettacoloni.

212. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 18-21

Dal '68 al '70 fu con Luigi Bellotti-Bon, che nella quaresima del '69, più padre che capocomico, gli organizzò una grande rappresentazione per esonerarlo dal servizio militare, al Teatro delle Logge di Firenze, ove si recitaron Le smanie per la villeggiatura, col concorso del celebrato Cesare Dondini. « Ciò che fece Bellotti per me in quella occasione – egli mi diceva – non posso descrivertelo : un padre non avrebbe potuto fare di più ! […] Che nota elegante, che sciccherìa egli ha saputo mettere nel più grottesco delle moderné pochades ! […] E quel vario, ricco repertorio di farse, dinanzi a cui scaturivan fresche, spontanee le più gaje risate ? […] Di lui scrisse anche Tommaso Salvini : e credo di non poter finir meglio questo breve cenno, che riferendo qui le sue parole : Claudio Leigheb è l’attore comico più castigato e più preciso ch'io m’abbia conosciuto ! Egli possiede il segreto di esilarare con modi e mezzi sempre dignitosi, e col non lasciarsi trasportare dall’uditorio, che spesse volte, a torto, pretende più di quello che l’arte deve concedere.

213. (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE II — LIBRO X ed ultimo » pp. 161-344

) Più non intendo . . . […] Più non intendo . . . […] Non avverrà mai più che si vegga un amor più criminoso maneggiato con maggior decenza e destrezza. […] Il più rigido filosofo non prescriverebbe rimedj più attivi di quelli che a se Mirra stessa impone per seppellire nel fondo più cupo del cuore la sua passione fatale e per trionfarne. […] Colomes; che più?

214. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 676-677

Attrice rinomata, ma più rinomata capocomica, nacque a Venezia il 1760 da un impiegato alla Quarantìa Criminale, di cui non giunse il nome sino a noi. […] L’arte del commediante era a que’tempi riguardata più tosto come un volgar mestiere ; e regnava nella famiglia il pregiudizio di aver macchiato l’onore, imparentandosi con gente di teatro : quindi le ripulse del padre. Ma i due giovani si amavano : la Marta, in tanta avversità s’andava stemprando in lagrime, e di giorno in giorno assottigliando ; la madre chiamava il marito carnefice del proprio sangue, e il giovine incalzava : e tanto si armeggiò, tanto si implorò, che il padre tediato più che convinto, finì col cedere. […] E tanto di consigli e di ammaestramenti la soccorse che in capo a due anni ella diventò una delle più acclamate prime amorose così nelle commedie scritte come in quelle all’improvviso.

215. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VIII. Teatro di Sofocle. » pp. 104-133

Più forte è la scena con Agamennone. […] La riconoscenza molto tenera fassì con più verisimilitudine di quello che avviene nelle tragedia del predecessore, per mezzo di un anello di Agamennone. […] Nulla di più tragico ha partorito la Grecia. […] Fratelli, padre e figli produceste D’ un sangue istesso, e d’un istesso ventre E nuore e mogli e madri, in un mischiando Tutto ciò che più turpe e più nefando Tra’ mortali si stima. […] Dopo la vita era per gli antichi il più importante oggetto la sepoltura; e noi nel censuarli non dobbiamo dimenticarci delle loro opinioni.

216. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VIII. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 269-289

Il ventre è più vicino di Giove: trescare, ingollare, empiere la pancia, ecco la mia religione. […] più su, ora più giù. […] Aristosseno affermò che l’ilarodia era il dramma più importante dopo della tragedia, e la magodia dopo della commedia. […] Nel secolo di Filippo il Macedone il più celebre parodista fu Eubeo Pario sommamente ammirato da’ Siciliani. […] Presso gli antichi Coribanti e Cureti essa era un rito strepitoso e bellico più che un ballo leggiadro.

217. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 11-12

Il celebre Goldoni, inimitabile a ben vestire anche i corpi più malfitti, si valse di quella rozza, per la sua Carcuma nella Sposa Persiana , e per [illisible chars] negli Innamorati. […] Magro quanto il diginno, con una faccia secca, e intagiuta, affettando una voce sottile, e camminando come le anitre che menano sempre la coda, non ci volle di più, perchè il Popolo gli battesse le mani. […] La chiusura dell’articolo del Piazza, per esempio, potrebbe far supporre, in quell’accenno all’allontanamento dalla Compagnia della Prima Donna (la Caterina Manzoni, a cui l’opera del Teatro è dedicata), ch' ella avesse a veder qualcosa in quelle ingiurie ; tanto più che sei anni avanti, nella Giulietta (Venezia, mdcci.xxi), non aveva il Piazza saputo trovare in lei altra dote fuorchè una particolare bellezza, come vedremo all’articolo di questa attrice. A Giuseppe Lapy si deve più specialmente la importazione forestiera dei drammi così detti lagrimosi che sostituì al teatro di Goldoni, non più tanto proficuo per lui, tradotti a posta da Elisabetta Caminer. Il repertorio dunque della Compagnia fu a iniziativa sua de' più varj, sapendo egli con buon discernimento alternar le commedie, coi citati drammi, e colle tragedie : e di tal discernimento accoppiato a una operosità senza pari, egli potè godersi i frutti nella vecchiaja. « Vive il Lapy tuttavia (1782) – scrive il Bartoli – in buona prosperità, ed ha la consolazione di vedere la sua famiglia incamminata ad un auge, per cui anche dopo la di lui morte rimarrà al mondo una degnissima ricordanza degli onorati meriti suoi. » In una lettera che si conserva autografa nella biblioteca di Verona, e che trovasi pubblicata nel catalogo descrittivo dei manoscritti della Biblioteca stessa, il Lapy dà ragguaglio da Venezia il 22 ottobre del 1770 a Domenico Rosa-Morando del successo ottenuto colla sua tragedia La Andromaca, già replicatasi quattro sere, e reclama aggiunte e modificazioni per le nuove repliche da farsi quando la quantità delle genti che presentemente sono in Villeggiatura si saranno restituite in Venezia.

218. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 105-106

Nessun documento ci parla del valor suo artistico ; e forse egli era più bravo armeggione che buono attore, se, più tosto che Drusiano Martinelli, spesse volte veniva altrui designato fratello di Arlecchino, o marito di Madama Angelica, com’ egli medesimo si sottoscrive in una lettera al Duca di Mantova, del 17 settembre 1580, da Firenze. […] Ma la lettera più curiosa, e che ci mette al nudo Drusiano e Angelica nella lor intimità conjugale, è quella che il Capitano Catrani scriveva di Mantova il 29 aprile '98 al Consigliere Cheppio, riferita anch' essa per intero dal D'Ancona (ivi, 523), nella quale spicca in mezzo alle accuse di uomo falso, calunniatore, senza onore, infame, questo brano edificante : Mentre Drusiano è stato ultimamente in questa città che son da cinque mesi in circa, à visso sempre de mio con il vivere ch' io mandavo a sua moglie, et egli atendeva a godere e star alegramente sapendo bene de dove veniva la robba, et comportava che sua moglie stesse da me et venisse alla mia abitatione, et non atendeva ad altro che a dormire, magnare, et lasciava correre il mondo : come di questo ne farò far fede avanti S. A. da più testimonie degni di fede. Ma perchè circa otto giorni sono io li ho fatto intendere per la massaia che si trovi da vivere, che non voglio ch' egli viva de mio, mena rovina et parla di ricorso al Alt.ª Sua, et di più per haverli fatto sapere che quella casa è mia, poi che io ne pago il fitto (come mostrarò) et che se ne proveda d’una, tratta alla peggio sua moglie, con farli quella mala compagnia che S. A. potrà sapere ; et di più per haver saputo che 'l mobile che è nella suddetta casa, è maggior parte mio et che io lo vorrò quando mi tornerà comodo.

219. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XVII ultimo. Teatro Materiale, ove de’ più rinomati Teatri, e della condizione degli Attori Greci. » pp. 213-238

Tuttavolta recheremo quì alcune delle notizie più curiose e necessarie all’intelligenza degli scrittori. […] IV, ep. 51 Variarum) fu tradotto Visorium, è più moderno di quello di Scena che si diede al luogo delle prime rappresentazioni. […] Merita tra le reliquie di questo teatro particolare attenzione il più basso scalino della gradinata di mezzo. […] Via, itinera, o scalaria dicevansi alcune scalinate più anguste fatte non per sedere ma per montare ai rispettivi ounei. […] Erano essi fra loro accordati con musica ragione in guisa che scossi dalla voce la rimandavano più sonora e modulata.

220. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAPO VI. Maschere materiali moderne. » pp. 265-269

E quanto all’uso della maschera nulla di più ragionato presso gli antichi, e nulla di più goffo e puerile presso i moderni. […] Al contrario gli attori moderni compariscono scoperti quasi tutti, e ce ne applaudiamo a ragione; perchè la più bella parte della rappresentazione, cioè il cambiare il volto a seconda degli affetti, mal potevasi esprimere dagli antichi Roscii, Esopi, Satiri, Neottolemi con que’ duri gran capi di corteccia dipinta, continuo ostacolo all’accompagnar le situazioni co’ successivi cambiamenti di volto. […] Ma gli strioni d’Italia tra i Florindi e le Beatrici che imitano le vesti, le moine, le caricature più recenti, hanno mescolato quattro lasagnoni con abiti fantastici, o al più usati in altri secoli.

221. (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO III. Maschere materiali moderne. » pp. 263-266

Quanto all’uso della maschera nulla di più ragionato presso gli antichi, e nulla di più goffo e puerile presso i moderni. […] Al contrario gli attori moderni compariscono scoperti quasi tutti, e ce ne applaudiamo a ragione; perchè la più bella parte della rappresentazione, cioè il cambiare il volto a seconda degli affetti, mal potevasi esprimere dagli antichi Roscii, Esopi, Satiri e Neoptolemi con que’ duri gran capi di corteccia dipinta, continuo ostacolo all’accompagnar le situazioni co’ successivi cangiamenti di volto. […] Ma gli strioni d’Italia tra i Florindi e le Beatrici che imitano le vesti, le moine, le caricature più recenti, hanno mescolato quattro lasagnoni con abiti fantastici o al più usati in un altro secolo.

222. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1005-1006

II, pag. 20) : « la seconda donna era un pezzo di carne, che destava l’appetito anche a’ più nauseati. […] A quella seguì la parte d’Ircana nella Sposa persiana dello stesso Goldoni, in cui fu ancor più applaudita. In breve sostituì la Faluggi nel posto di prima donna assoluta ; e, prima a Pisa, poi a Lucca, a Bologna, a Genova, potè sviluppare le sue grandi attitudini alla scena, diventando una delle più valenti attrici del suo tempo. […] Fu in varie compagnie e a Palermo. « Se – aggiunge il biografo – a quel fuoco giovanile che lo fa essere poco costante nelle cose sue sapesse egli mettere un po’ di calma, potrebbe rendersi a sè medesimo più giovevole, e potrebbe agli onorati suoi genitori apportare in seguito una più perfetta consolazione. »

223. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 504-506

Recatasi giovinetta alla Scuola fiorentina di declamazione diretta dal Morrocchesi, spiegò subito le più chiare attitudini alla scena, sì che a vent’anni fu scritturata prima attrice assoluta da Tommaso Zocchi, esordendo felicemente a Firenze. […] Tornata in Italia, fu a più riprese con Ernesto Rossi, poi direttrice della Filodrammatica di Terni, poi a Roma, prima attrice al Teatro Capranica, ov' ebbe a rialzar le sorti della povera Compagnia che non faceva le spese dell’illuminazione. […] Batta Niccolini ha parole atroci per lei in una lettera a Maddalena Pelzet, forse più da considerarsi come sfoghi di autore contro la Compagnia Domeniconi che gli preferiva il Giacometti, e sfoghi d’autore che voleva ingrazionirsi ognor più l’interpetre e l’amica. […] E quando più nel suo fulgor divina l’arte trasfonde l’ immortal suo spiro al guardo e all’atto che ti fan regina ; negli arcani del tuo vivo sospiro ogni cor sente la superna idea che in un volger di ciglio anima e crea.

224. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO VII. Teatro Lirico Francese, e suoi progressi per mezzo del Lulli, e del Quinault. » pp. 245-266

I di lui contemporanei notarano nell’Alceste più di un difetto. […] Ati recitata nel 1676 dee reputarsi una delle favole più interessanti del Quinault. […] Il più bel giorno è questo. […] Giove intercede per Io, e giura al fine di più non amarla purchè l’infelice cessi di patire. […] L’Armida tratta dal gran poema epico di Torquato più felicemente che non fu l’Orlando dal gran poeta Ariosto, fu il melodramma più fortunato del Quinault, in cui egli trionfò come poeta, Lulli come gran maestro di musica, e Rochois come attrice.

225. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 646-656

Nè questa ancora, benchè dopo due anni desse di sè le più liete speranze, egli sentiva essere la sua via. […] Quanto più dunque essa attraeva il giovine, tanto meno egli sperava di potersi dare a lei col consenso paterno. […] Grisostomo la Compagnia Toffoloni composta di mediocri artisti, e vi ebbe, naturalmente, la più meschina fortuna. […] Erano in quella persona l’arte consumata e la schietta natura in mirabile modo più che unite, miste. […] Curiose erano anche le sue più vecchie scritture teatrali.

226. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO VII. Opera musicale nazionale ed italiana. » pp. 195-212

La Nazione poco prima disposta ad ascoltare tutto un dramma cantato, accolse più favorevolmente le proprie Zarzuelas, benchè in esse il canto riesca più inverisimile che nell’opera vera. […] Di quelle del tempo di Filippo IV più non si favella nè anche. […] I critici nazionali decideranno qual siesi più scempiato componimento del secolo XVIII, se questa Briseida o il Paolino di Añorbe y Corregel. […] Riguardo alla poesia l’insipidezza, i delirii, la scempiaggine delle ultime tonadas è pervenuta alle più viziose estremità. […] Nel real palazzo del Buen Retiro di Madrid sotto Ferdinando VI si cantarono le più famose opere di Metastasio e qualche serenata di Paolo Rolli da’ più accreditati attori musici e dalle più celebri cantatrici dell’Italia, senza balli ma con alcuni tramezzi buffi, dirigendone lo spettacolo il riputato cigno napoletano Carlo Broschi detto Farinelli, che quel Cattolico Sovrano dichiarò cavaliere.

227. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1027-1028

Giovanelli Giuseppina, la vera Meneghina del teatro milanese, nata a Rho il 1846, e venuta a Milano poco più che ventenne, fu donna di servizio prima, poi cameriera. […] Per parecchio tempo anzi essa fu appunto nella primitiva compagnia quello che è il Ferravilla nella sua : il personaggio più atteso, più gustato, più applaudito della produzione.

228. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 665-666

Ella rivaleggiò con le maggiori artiste del suo tempo : a niuna seconda in nessun genere di parte, le superò tutte nella commedia, in cui, dice il Regli, era una potenza ; e aggiunge che : « Pamela nubile, Zelinda e Lindoro non ebbero più mai un’interpetre così fedele e così perfetta. » Ritiratasi dall’arte, andò a recitar co' filodrammatici a Vicenza, dove, a soli cinquantun’ anni trovò la più tragica fine. « Afflitta da molte sventure di famiglia, angosciata di cuore e alterata di mente, uscì di casa una mattina senza dire ove andasse, nè mai più fu veduta…. […] Iacopo Crescini le dedicò nella Galleria dé più rinomati attori drammatici italiani questo SONETTO Ti udiva, o Donna, e si pendeva attento, e mi stemprava di dolcezza tanto, de' tuoi labri amorosi al caro accento nell’arte di cui tieni il primo vanto, che ancor rapita in estasi mi sento l’alma non sazia del gradito incanto, ancor dagli occhi, se'l tuo duol rammento, involontario mi discorre il pianto.

229. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO II. Tragedia Cittadina, e Commedia Lagrimante. » pp. 112-127

I Francesi in questi ultimi tempi hanno avuto varii scrittori di tragedie cittadine ora più ora meno ingegnose e composte più spesso in prosa che in versi. […] Più lugubri, benchè meno sanguinose, sono il Conte di Cominge e l’Eufemia. […] Più interessante è il Cominge, più nojosa l’Eufemia. […] Ma una ipotesi troppo rara scopre lo studio dell’autore di mettere in tali circostanze un uomo virtuoso che a stento si rinvengono ne’ processi criminali più famosi. […] L’esperienza ne convince che il patetico può risvegliarsi per lo più con un tratto semplice ma vero ricavato dal fondo del cuore umano; a che dunque caricar le tinte a sì alto segno?

/ 854