Il Diplomatico senza saperlo e il Ballandar nella Catena di Scribe, il Bugiardo e altre parti di simil fatta ebbero in lui un interpetre unico. […] I molti impegni lasciati in altre piazze e quelli incontrati in Modena hanno prodotta la conseguenza della totale disunione della Compagnia, per non aver mezzi di intraprendere un viaggio e caricarsi di ulteriori spese.
I Batavi, gli Etiopi, i Germani, rappresentati allora stranamente in aspetti spaventevoli, e tutte le altre maschere deformi e buffonesche ricordate da Giovenale e da Giulio Polluce, appartengono ancora a’ tempi della Nuova commedia. […] Così il teatro si empì di maschere tragiche e comiche naturalissime, rimanendo le altre stravaganti per uso di diverse specie di mimi. Quindi vi furono maschere naturali di vecchi di più di un carattere, cioè del curioso, del burbero, del barbuto, e fin anche di un padre che aveva un ciglio eccessivamente inarcato, ed un altro naturale e compostoa; di giovani diversi, del bruno, del ricciuto, dell’appassionato, del gioviale, del rustico, del minaccevole, del ben costumato; di donne diverse, di matrone, di più di una ruffiana, di due false vergini, della meretrice magnifica, della nobile, della coronata, di quella che portava l’acconciatura de’ capelli che terminava in una punta; in fine di varii servi, soldati, mercatanti, eroi, numi, e di altre mentovate nell’Onomastico di Giulio Polluce nel libro IV, capo 20. E di questa naturale imitazione della maschera approfittandosi Nerone, si compiacque, allorchè cantava, di fare nelle maschere ritrarre il proprio volto e quello di Sabina e di altre dame, come leggesi nelle opere di Suetonio e di Sifilino. […] La maschera dunque presso gli antichi servì per occultare il volto dell’attore, per imitare quello del personaggio rappresentato e per ajutar la voce; nè mai nelle tragedie e commedie si adoperò per eccitare il riso colla stravaganza, come s’intonò parecchi anni sono dalle scene, e per le stampe dall’abate Pietro Chiari in Venezia, ed in altre città Italiane.
I Batavi, gli Etiopi, i Germani, rappresentati allora stranamente in aspetti spaventevoli, e tutte le altre maschere deformi e buffonesche ricordate da Giovenale e da Giulio Polluce appartengono ancora a’ tempi della nuova commedia. […] Così il teatro si empì di maschere tragiche e comiche naturalissime, rimanendo le altre stravaganti per diverse spezie di mimi. Quindi vi furono maschere naturali di vecchi di più di un carattere, cioè del curioso, del burbero, del barbuto, e fin anche di un padre che avea un ciglio eccessivamente innarcato, ed un altro naturale e composto147; di giovani diversi, del bruno, del ricciuto, dell’appassionato, del gioviale, del rustico, del minaccevole, del ben costumato; di donne diverse, di matrona, di più di una ruffiana, di due false vergini, della meretrice magnifica, della nobile, della coronata, di quella che portava l’acconciatura de’ capelli che terminava in una punta; in fine di varj servi, soldati, mercatanti, eroi, numi, e di altre mentovate nell’Onomastico di Giulio Polluce148. E di questa naturale imitazione della maschera approfittandosi Nerone, si compiacque allorchè cantava di fare nelle maschere ritrarre il proprio volto e quello di Sabina e di altre dame, come leggesi nelle opere di Suetonio e di Sifilino. […] Pietro Chiari in Venezia e in altre chiare città Italiane.
Attila Flagello di Dio, Ezzelino da Romano, Fazio nel Ratto delle Sabine, Talbot nella Giovanna d’Arco, e moltissime altre parti furon da lui interpetrate alla perfezione, e nessun attore potè vantarsi mai di avere nella sua beneficiata un incasso maggiore di quello che nella sua beneficiata aveva il Vedova ; il quale se sollevava all’entusiasmo il popolino delle recite diurne, era anche molto apprezzato in quelle serali, dal pubblico eletto, come padre nobile, non che come attor di tragedia. […] Il suo accento – dicono – commoveva anche nelle mezze tinte, anche in quelle piccole nuances d’un carattere, sulle quali molte altre sorvolano, e che ella afferrava e coloriva a meraviglia.
Il Bartoli si prova, naturalmente, di dare un colpo al cerchio e uno alla botte, dedicandole un de'soliti sonetti, e condanando il Piazza di aver avuto per lei « parole puntate che dalla penna di pulito scrittore non devono uscire giammai ; » ma per la Tesi, almeno, non osa, come per altre, accusarlo di calunniatore. […] Trasecolai nell’ udirla, e qui non la inserisco, perchè scrivo la mia, non quella delle altre ; ma dirò alcuni tratti particolari, che divertir potranno chi legge. […] Una lavandaja, accusata da lei d’averle rubata una camicia, e certe altre pezze, e venendo chiamata una ladra, una brutta B…. le diede due guanciate pesanti, al cui suono echeggiò la camera.
Questi Trobadori erano quasi tutti Principi, Cavalieri, Militari con alcuni Vescovi, Canonici, Claustrali, e altre persone le più distinte ed amabili dell’uno e dell’altro sesso, che aveano spirito, senso e talento per la gaja scienza, cioè per la scienza d’ amore e di poesia a que’ tempi usata. […] In una cronaca scritta a penna d’autor anonimo, che può credersi compilata nel XII secolo da altre cronache, e ch’è mentovata dal Muratori de antiq. medii ævi, tom. […] Mairet, gentiluomo del Duca di Montmorenci, non solo fu tralle altre mentovate l’unica che si sostenne in teatro per lunga pezza, ma fu anche, al dir del Sig. di Voltaire, la prima tragedia francese, in cui ad imitazione del Trissino si videro osservate le regole delle tre unità, e che servì perciò di modello alla maggior parte delle tragedie francesi che vennero appresso. […] IV dell’opera sua ebbe a dire con sensi di verità: Si distingueva l’Italia sopra le altre nazioni per la superiorità di parlare con tanta cultura la propria lingua, come se di questa sola facesse tutto lo studio. […] Il Negromante dell’Ariosto fu tradotto in prosa francese da Giovanni de la Taille, e stampato in Parigi senza nota di anno verso il 1562, e poi di nuovo fralle altre opere poetiche di lui in Parigi 1573 in ottavo.
Accanto a queste vocali strascicate, altre ne proferiva scivolate, guizzate, salterellate…. nè questo accadeva per la volata incettatrice di applauso, come, ad esempio, nella Orfanella di Lowood, se ben ricordo, in cui colla frase « ed anche i cani delle reggïe muteee van rispetttati (alzata massima di tono, con immediato ruzzolamento delle parole che seguono) perchè portano sul collare una corona reale, » strappava i più calorosi applausi ; ma per le scene piane, nelle quali poi il difetto era più palese. […] E alla poesia del Girella potrei aggiungere la parte del Cavaliere di spirito, e altre siffatte, nelle quali fu artista egregio nel più largo senso della parola.
Domandiamo ora, che musica fu quella che si fece a questa pastorale, ed alle altre che la seguirono? […] E se l’avessero tratto dagli antichi, non ci avrebbero essi informato di sì notabile novità, quando di altre particolarità più leggiere ci diedero contezza? […] Nel medesimo anno 1587 comparvero due altre pastorali il Satiro dell’ Avanzi, e la Diana pietosa del Borghini. […] Nel medesimo anno 1588 pubblicaronsi altre due pastorali, l’Amaranta del Simonetti, e la Flori di Maddalena Campiglia lodata da Muzio Manfredi. […] Lo stile è nobile, ma lirico come quello di tutte le altre; e l’azione, benchè non mi sembri molto interessante, è pure regolare.
ma è stato nella quadragesima passata ricercato in Roma, et in altre parti, hora è in Genova, e mi fa a credere di certo che con poca fatica sarebbe con noi. […] Recitò anche, ammiratissimo sempre, altre parti a viso scoperto e in commedie studiate.
Domandiamo ora che musica fu quella che si fece a questa pastorale ed alle altre che la seguirono? […] E se l’avessero tratto dagli antichi, non ci avrebbero essi informato di sì notabile novità, quando di altre particolarità più leggiere ci diedero contezza? […] Nel medesimo anno 1587 comparvero due altre pastorali il Satiro dell’Avanzi, e la Diana pietosa del Borghini. […] Nel medesimo anno 1588 pubblicaronsi altre due pastorali, l’Amaranta del Simonetti, e la Flori di Maddalena Campiglia lodata da Muzio Manfredi. […] Lo stile è nobile ma lirico come quello di tutte le altre; e l’azione, benchè non mi sembri abbastanza interessante, è pure regolare.
Poca mercede usarono i Francesi e singolarmente il Voltaire alle altre di lui tragedie. […] Dacier fralle altre critiche fatte alle tragedie nazionali, diceva: “Noi abbiamo tragedie, la cui costituzione è sì comica, che, per farne una vera commedia, basterebbe cangiarne i tomi”. […] Più rari sono questi difetti nelle altre sue favole, benchè alcuno se ne rinvenga ancora nel Mitridate, nell’ Andromaca e nell’Ifigenia. […] Gênet compose alcune altre tragedie rappresentate dalla duchessa du Maine colle sue dame. […] Le più note sono quelle del celebre Dionigi Petavio, di cui s’impresse in Parigi nel 1620 il Sisara, e quattro anni dopo l’Usthazane, ovvero i Martiri Persiani con altre.
Fu nella Compagnia di Antonio Sacchi e in altre, e morì intorno al 1750.
Rovesci di fortuna obbligaron la giovinetta a calcar le scene, e la maestra si recò il 1867 a posta da Torino a Milano per assistere all’esordir della sua allieva, che andava a sostituire a metà d’anno la Guendalina Dominici Scalpellini in quella celebrata Compagnia di Bellotti-Bon, nella quale ella salì poi al più alto grado dell’arte, ove seppe mantenersi anche dopo, alternando il ruolo di prima attrice assoluta colle sue creazioni di bimba, quali la Carolina nel Codicillo dello Zio Venanzio di Ferrari, la Ivonne nella Serafina di Sardou, la Celeste nell’Idillio Campestre di Marenco, la Silvia nella Famiglia pur di Marenco, la Ida nella Vita Nuova di Gherardi Del Testa, l’Emma nei Mariti di Torelli, ed altre molte, in cui non ebbe chi la superasse, nè chi la uguagliasse. […] Non solo ha potuto farvi sfoggio di tutte le sue eccellenti qualità che noi già conoscevamo, ma è stata nel caso di rivelarcene delle altre che eravamo certi si sarebbero sviluppate in lei con una più lunga pratica dell’arte.
Fu innamorato di non pochi pregi nella Compagnia di Pietro Rossi, poi in quella della Battaglia e in altre.
Napoli, Capua, Ercolano, Pompei, Nola, Pozzuoli, Siracusa, Catania ed altre città del regno di Napoli e della Sicilia, videro i loro teatri per quel periodo assai frequentati. […] Essa si rimase sempre una festa sacra, nè mai divenne spettacolo teatrale, come altrove ad altre feste accadde. […] Alluse a questo teatro e ad altre antichità di Murviedro il poeta Leonardo Argensola quando scrisse: Con marmoles de nobles inscripciones (Teatro un tiempo y Aras) en Sagunto Fabrican oy tabernas y mesonesb. Alcuni moderni autori Spagnuoli fanno menzione di altre rovine teatrali che si trovano nella loro penisola. […] Una lega distante da Calpe, venendosi da Algezira, si osservano i vestigii di un teatro e di un anfiteatro con altre rovine dell’antica città di Tarteso (differente da Cadice che pure portò questo nome) detta da’ Greci Carteia.
Recitò anche le parti di serva ed altre, ma assai più valse, e fu generalmente assai più apprezzata, nella musica.
Sciolta la società, fu scritturato da Gaetano Bazzi, con cui stette parecchi anni ; passò poi con altre Compagnie, finchè, lasciate le scene, andò a stabilirsi a Firenze, ove morì nel 1865.
V’ è di lui, fra l’altre, una rappresentazione in versi sciolti che chiamò ideale, intitolata Il Pastor ircano, edita senza data in Venezia dal Baglioni, in-12°.
Artista egregio del secolo xviii per la maschera del Brighella e per altre parti comiche nelle Compagnie di Antonio Marchesini e di Nicola Petrioli, ammiratissimo in tutta Italia.