Coll’immaginazione fissa a Parigi dov’ella doveva andare, Venezia era divenuta per lei una cloaca. […] Non vedo l’ora (esclama ella sanata dei pregiudizj) di passare a Parigi, laddove de’ finanzieri ricchi sfondati, scagliano de’ borsoni di luigi d’oro alle Attrici, con maggior facilità che in Italia non si dona una pera. […] E il Gozzi doveva di cose di teatro essere intendente non mediocre ; chè la nuova maniera di recitare della Ricci, da lui indicata come guasta e manierata, finì coll’essere notata di punto in bianco, al suo esordire a Parigi.
E chi era il Capitan Matamoros che vediam nel quadro dei Buffoni francesi e italiani (riprodotto poi dall’Huret nell’incisione che qui riferisco), di cui do nella testata la riproduzione, per gentil concessione del signor Rambaud, che fu anima dell’esposizione drammatica di Parigi (1896), e di cui non esistono che due esemplari : uno che è nel foyer della Comedia Francese, l’altro appartenuto già al signor De la Pilorgerie, che sarebbe, secondo il Baron de Wismes, di quello una copia ; ma anch’esso, a parer mio, originale ? […] Ciò fu nel 1658, quando cioè Molière tornò a Parigi dalla Provincia ove l’avean confinato i debiti per l’illustre teatro. […] Nessuna coppia accenna nella lettera all’altra, come non punto si accennò mai a un grado di parentela fra Beatrice, la moglie di Giovan Battista, e Tiberio Scaramuccia, quando si trovaron insieme a Parigi col Locatelli.
L’esordire delle due ragazze non passò inosservato, fors’anco perchè figliuole di Dominique, il vero cucco del pubblico ; e il Mercurio di Francia dell’ottobre scrisse : « gli opposti personaggi ch’elle sostengono, son così al vivo rappresentati, che Parigi intera non ha cessato di applaudir le ed ammirarle.
Fu traduttore e riduttore di molte commedie, e autore di un Carlo Goldoni a Parigi e di un Matrimonio di Goldoni, che ebber liete accoglienze.
Tale da Pekin a Parigi è il prospetto vario e vago della drammatica. […] In Pekin e Costantinopoli, in Parigi e Firenze si pretende cogli spettacoli scenici correggere e divertire la società mediante un’ imitazione della natura rappresentata con verisimiglianza, adoperandovi le molle della compassione e del ridicolo.
Il ’44 eccolo sostituir Luigi Taddei nella Compagnia Reale Sarda, nella quale rimase anche dopo la quaresima del ’54, epoca, in cui, toltole il sussidio del governo, continuò sotto la direzione di Francesco Righetti, e colla quale recossi a Parigi nella Sala Ventadour, ove s’ebbe con il Burbero benefico, Un Curioso accidente, La Bottega del caffè e La Locandiera i più schietti e larghi encomii di tutta la stampa. […] Qui non è forse inopportuno il notare che Ernesto Rossi, entrato nella Reale Sarda, dovè cedere con dolore al Gattinelli il Remy nella Claudia, il Maestro Favilla, il Luigi XI, lo Stracciajolo di Parigi, parti ch’egli aveva recitate prima con gran successo, e che, a detta di lui, il Gattinelli, quantunque attore zelante, coscienzioso e intelligente, non potè mai bene interpretare.
Prêvot lo tradusse in francese intitolandolo le Joueur che si stampò in Parigi nel 1762. […] Sedaine non riescì ugualmente in altri drammi, cioè nel Filosofo senza saperlo, nella Scommessa, come ancora nel Maillard, o Parigi salvato. […] In quello che intitolò Natalia, rappresentato la prima volta in Parigi nel 1787, si notarono molti difetti ad onta dell’interesse che non lascia di trovarvisi. […] Dionigi Diderot filosofo di molto nome morto nel 1787, vide il suo Padre di famiglia nel 1761 rappresentato in Parigi con felice successo, ed applaudito eziandio su’ teatri stranieri, principalmente perchè sin dalla prima scena il pubblico s’interessa per Sofia, e per Saint-Albin, la cui passione è ritratta con ottimi colori.
Il Ganassa pare fosse a Parigi sino alla morte di Carlo IX, 1574, anno in cui si recò in Ispagna con la compagnia, della quale era parte anche la maschera dell’Arlecchino, sebbene il Sand si contraddica, affermando che l’Arlecchino apparì in Francia la prima volta sotto Enrico III (I, 73) ; e raccontando poi come in un ballo di Corte sotto Carlo IX nel 1572, tutti i cortigiani vestissero il costume di una maschera italiana, e quello d’arlecchino fosse indossato dal Duca d’Anjou (Enrico III) (I, 43).
Pare che la Fravoletta o Fragoletta (nomignolo che le venne da un neo che sembrava una fragola) non seguisse i suoi a Parigi, ove furon chiamati nel 1711 per la Compagnia del Reggente, trattenuta in Italia da un amoretto con Gaetano Giuseppe Casanova, il futuro marito della Zanetta.
Scrisse varie opere teatrali, rimaste lungo tempo in repertorio, tra cui citiamo : Teresa e Gianfaldoni, Aver moglie è poco, ma il guidarla non è da tutti, Pare impossibile, ma tutto è vero, Giulio sordo e muto maritato a Parigi (seguito dell’Abate de l’Epée), e Balduino tiranno di Padova, tratto da un ballo ch’egli vide alla Scala di Milano nel 1803.
La Gritti partì poi, si disse, per Parigi, nè se n’ebber più nuove.
Passò, da questa, in quella di Antonio Raftopulo pel triennio '27-28-29, indi, il 1830, formò società per un nuovo triennio colla celebre Carolina Internari, con cui si recò a Parigi.
Fiorillo), e soprattutto di volersene fuggire, come fece poi, ora che avea fatto bottino ; e faceva istanza, conforme i desiderj di Sua Maestà, di restare a Parigi un anno ancora…. istanza, che fu accolta favorevolmente, rimanendo allora alla testa della compagnia Giovanni Battista Andreini.
Si recò del 1717 a Parigi a sostituir di quando in quando nella Commedia italiana il vecchio Bertinazzi, ed esordì col Camerani l’8 di maggio nel Maître supposé, nuova comedia italiana, che non piacque.
Comico veronese del secolo xvi, recitava gl’Innamorati sotto nome di Orazio, e trovavasi a Parigi il 1584, nel quale anno pubblicò pei tipi di Abell’Angelliero, una pastorale, Fiammella, che dedicò all’illustrissimo et eccellentissimo Principe, il signor Duca di Giojosa. […] La licenza agli uditori, detta da Mercurio, è un’ esaltazione di Parigi, dove soggiorna santa Religione, candida Astrea, intatta e bianca fede, d’un governo divin, d’un Rege santo, circondato da Principi famosi, che, per servizio fargli, al quinto Cielo.
Esordì a Parigi il 1675 nell’Arlequin Berger de Lemnos col nome di Flautino, ch’egli scelse pei molti strumenti a fiato che sapeva imitar colla bocca.
Andò il 1710 a Parigi e fu scritturato nella Compagnia di Pier Francesco Biancolelli, figlio del celebre arlecchino Dominique, di cui serbava il nome, che agiva alla fiera Saint-Germain, impresari Laury e la signora Baron.
Fratello della precedente, nacque a Parigi il 2 maggio del 1728, e fu tenuto al fonte battesimale l’ 8 dello stesso mese da Francesco Gioacchino Potier, Duca di Gesvres, Pari di Francia e Primo Gentiluomo di Camera del Re, e da Renata di Romilly, Duchessa di Cheures ; rappresentati l’uno da Michele La Caille de La Tour, suo scudiere, l’altra da una sua damigella Anna Cordier.
Esiste un suo libretto stampato a Parigi nel 1623 (?)
Ma egli fu maggiormente apprezzato nei drammi popolari come Sisto V, I misteri dell’ Inquisizione di Spagna, I misteri di Parigi, e altri simili.
Figlio del precedente, nato a Parigi il 1744 ; studiò sotto lo zio Dehesse, apparve il 22 febbrajo '49 nel ballo degli Enfants vendangeurs, eseguito dopo Le Retour de la paix di Boissy ; poi negli altri due balli Les Enfants sabotiers e Les Vendanges, suscitandovi entusiasmo.
La quaresima del ’74 entrò nella Compagnia di Pietro Rosa come Arlecchino, per passar poi, scritturatovi da Francesco Zanuzzi venuto a posta in Italia, nella Compagnia italiana di Parigi, nella quale esordì il 16 maggio del 1775 nella commedia in quattro atti : Il Dottore avvocato dei poveri. […] Il Coralli non ha voluto riveder l’ Italia, ma avendo sposata una figlia del Ruggeri, fabbricatore di fuochi artificiali, è rimasto a Parigi, impiegato colla Truppa francese allo stesso Teatro, e un tal impiego gli fa onore e giovagli altresì per il congruo, e necessario suo decoroso mantenimento. » Una delle migliori creazioni del Coralli fu quella del fratello minore nei Gemelli Bergamaschi di Florian, dati la prima volta il 6 agosto 1782, in cui si fece molto applaudire al fianco del Bertinazzi che rappresentava il fratello maggiore : e una delle peggiori pare fosse quella nel Venceslao, dramma francese, come appare dalla prefazione del traduttore Francesco Gritti.
Ma gli altri drammi del Sedaine, il Filosofo senza saperlo, la Scommessa, Maillard o Parigi salvato, non sono stati così applauditi come il Disertore. […] In quello che intitolò Natalia rappresentato la prima volta in Parigi nel 1787, si notano molti difetti, benchè non lasci d’interessare. […] Dionigi Diderot filosofo di molto nome morto nel 1787 vide il suo Padre di famiglia nel 1761 rappresentato in Parigi con felice successo ed applaudito eziandio su’ teatri stranieri, principalmente perchè sin dalla prima scena il pubblico s’interessa per Sofia e per Saint-Albin, la cui passione è toccata con ottimi colori.
) come, rappresentato per la prima volta all’Accademia Reale di musica a Parigi il 5 dicembre 1749, il Zoroastro di Rameau con parole del nobile signor di Cahusac, sotto la direzione scenica del veneziano Pietro Algeri, Giacomo Casanova che viveva allora a Parigi, e che oltre quella del Faraone, aveva anche di sfuggita, la occupazione di scrittore, fosse dal grande successo dell’opera invogliato a tradurla in versi italiani e ridurla per le scene di Dresda. Compiuto il lavoro fu accettato, e rappresentato il 7 febbraio 1752, probabilmente nel grande teatro dell’opera, sotto la direzione anche’ sta volta di Pietro Algeri, venuto a bella posta da Parigi, e con musica nuova del suonatore di viola da braccio, e compositore della musica pe’ balli, Johann Adam. – Della musica di Rameau furon serbati la sinfonia e il primo coro.
Un forte artista senza dubbio, se il Duca di Mantova lo sostituì nella Compagnia che si recò a Parigi nel 1608 al celebre Arlecchino Martinelli, raccomandandolo vivamente alla Maestà della Regina con la seguente del 14 novembre 1607, alla quale accenna il Baschet (pag. 163).
Il Cinelli racconta « che una volta (Curzio Marignolli, poeta, nato a Firenze il 1563 e morto a Parigi il 1606) sgridato dal padre, perchè i suoi averi licenziosamente spendesse, arditamente rispose : Anzi, tutto il mio spendo con prudenza, intendendo dire con una donna sua amica che Prudenza chiamavasi. » E l’Arlia che varie rime di Curzio raccolse e pubblicò nelle Curiosità letterarie del Romagnoli (Bologna, 1885) aggiunge : era costei una comica, alla quale poi impazzata, o davvero, o per meglio accalappiare i merlotti, quell’altro capo ameno di Francesco Rovai scrisse il seguente sonetto, che pizzica di secentismo un buon poco : Folle è Prudenza : oh che follie soavi folli fan per dolcezza i saggi amanti !
Fu poi la prima donna e prima donna giovine della Compagnia formata da Carolina Internari in società con Francesco Paladini per recarsi a Parigi.
Bognioli…… Apparteneva dal 1758 alla Compagnia del Reggente, l’ultima compagnia italiana che si recasse a Parigi.
Recatosi l’ 85 a Parigi, Bartolomeo Ranieri vi esordì nell’aprile, assieme al Pulcinella Fracanzano, quale secondo Innamorato, al posto dell’ Ottavio Zanotti.
Recatosi questi a Parigi del 1767, ella si fermò per alcun tempo a Bologna col proposito di andarlo presto a raggiungere.
Figlio del precedente, nato a Prato in Toscana agli 11 di novembre 1663, secondo la bibliografia pratese, esordì alla Comedia italiana di Parigi, dopo di aver compiuto gli studi di filosofia, il 1° ottobre 1689 colla parte di Arlecchino nella commedia Il divorzio di Regnard, rappresentata la prima volta all’Hôtel de Bourgogne il 17 marzo 1688 con Domenico Biancolelli. […] Battista Costantini) furon da lui venduti ai varj librai di Parigi in ragione di trentadue soldi l’uno, dopo di averne bruciati due o tre fogli, e di aver fatto credere che tutta l’edizione ne fosse stata distrutta.
Angiolo Lolli morì a Parigi nel suo domicilio, rue du Croissant, il 4 novembre 1702, e fu sepolto l’indomani nella chiesa di Sant’ Eustacchio.
Pietro Antonio Veronese morì a Parigi il 6 aprile dell’anno 1776.
Fu il '62 e '63 prima attrice in quella di Alamanno Morelli con l’Adelaide Tessero prima attrice giovine, il '64-'66 al Fondo di Napoli con Majeroni, il '67-'69 nella Compagnia di suo marito in società con Pezzana, il '70 in altra in società con Majeroni Edoardo e Rescalli, il '71 di nuovo a Napoli, passata al ruolo di prima donna di spalla, seconda donna e madre, il '74 ancora prima attrice con Bozzo, il '76 con Giovagnoli, e il '77 a Parigi con Salvini al posto di Amalia Checchi ivi morta.
Mentre sulle orme degli antichi giva risorgendo in Italia la poesia rappresentativa in latino e in italiano, l’ombra che n’ebbero i Provenzali si estinse e svanì totalmente, ed in Parigi rozza ed informe si restrinse a’ sacri misteri ed alle farse. […] Ma perchè difficilmente possono le cose sacre presentarsi ne’ pubblici teatri senza inconvenienti e senza certa profanazione, convenne al Prevosto di Parigi proibir tali rappresentazioni. […] Quando Carlo VII entro in Parigi l’anno 1436, vi fu ricevuto come in trionfo, e dalla porta di san Dionigi sino alla chiesa di Nostra Signora trovò tutte le strade piene di palchi con simili rappresentazioni.
Mentre sull’orme degli antichi giva risorgendo in Italia la poesia rappresentativa in latino ed in italiano, l’ombra che n’ebbero i Provenzali si estinse e svanì totalmente, ed in Parigi rozza ed informe si restrinse a’ sacri misteri ed alle farse. […] Ma perchè difficilmente possono le cose sacre presentarsi ne’ pubblici teatri senza inconvenienti e senza certa profanazione, convenne al Prevosto di Parigi proibir tali rappresentazioni. […] Quando Carlo VII entrò in Parigi l’anno 1436, vi fu ricevuto come in trionfo, e dalla porta di San Dionigi sino alla chiesa di Notra Signora trovò tutte le strade piene di palchi con simili rappresentazioni.
In una lettera del 1764 da Parigi a Stefano Sciugliaga, il Goldoni, alludendo alla distribuzione delle tre Zelinde, e precisamente a Tognina, la cameriera di Barbara, dice che se la Catrolli non volesse fare la seconda serva che è nella seconda e nella terza commedia, « si potrebbe far supplire ad una ballerina, o alla figlia della signora Rosa. »
Vatry nelle sue erudite Ricerche sul l’origine della Tragedia nel tomo XV delle Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle-Lettere di Parigi. […] Vedi la di lui raccolta dei Frammenti drammatici Greci p. 440 del l’edizione di Parigi.
Duclairon autore di una tragedia di Cromwel si tradusse felicemente in prosa francese, e fu impressa in Parigi nel 1766.
Recatosi egli a Parigi, la Catroli abbandonò quel teatro per entrare in compagnie nomadi, nelle quali seppe mantenersi in quel grado di riputazione che aveva acquistato coll’arte sua, accompagnata alle grazie della persona.
Recitò come tutti i figli d’arte, piccolissima ; poi fu messa in collegio a Milano, dal quale uscita, tornò a recitare, esordendo al Carcano con la parte di prima donna nel Cavalier di spirito di Goldoni, in Compagnia di Adelaide Ristori, colla quale visitò Londra, Parigi, Barcellona.
Si recò poi a Parigi al Teatro italiano e vi esordì il 15 ottobre del 1760 nella Dame invisible, senza alcun successo : ma vi piacque il dì dopo in Arlequin Sénateur Romain.
Poco resta da dire intorno alla fanciullezza di Eleonora Duse, dopo il magistrale articolo del conte Giuseppe Primoli (La Revue de Paris, I giugno ’97) che, a proposito di lei a punto, può ben chiamarsi il grande amba sciatore dell’arte italiana a Parigi. […] — Andrò a Parigi — e se al mio ritorno non troverete in me tutte le qualità accademiche dell’arte e del bel mondo — vorrà dire che sarò abbrutita del tutto ! […] Ma nella marcia trionfale attraverso il mondo, la tappa di Parigi fu sempre lontana troppo. […] A una rappresentazione del Chat noir di Parigi nel Casino-Théatre della Chaux-de-Fonds, entrai nel camerino di Grenet-Dancourt, il gentile poeta e amabile monologhista, che aveva recitato alcuni de’suoi versi più caldi ; e venuti a parlar della Duse, del suo legittimo trionfo di Parigi e della probabilità di un suo ritorno per recitarvi in francese, « ma non ne ha bisogno – rispose candidamente il Dancourt – ella si fa ben capire colla potenza dell’espressione. […] Nè il grande successo ella ottenne a Parigi soltanto dinnanzi al grande pubblico de’ teatri con lavoro francese, ma, e il più grande forse, dinnanzi a un pubblico tutto d’artisti e con lavoro italiano.
Noi gli auguriamo di non esser secondo al collega Fiorilli, il grande Scaramuccia, che alla Comedia italiana di Parigi dava ancora il famoso schiaffo col piede a oltre ottant’anni.
Lo stesso anno (1777), la moglie Teodora partì per Parigi con una figliuoletta di cinque anni. […] La moglie Teodora, tornata da Parigi, continuò a recitare, divisa dal buon marito, il quale, pover’uomo, nell’articolo che la concerne, le ricordava con semplicità non mai intesa, « che l’onestà è un pregio stimabile, che il marito non deve trascurarsi, che le vanità del mondo sono fugaci, e che la moglie onorata ama il Consorte, nelle disgrazie il solleva, e nol rende avvilito tra le dicerie del volgo, potendo colla di lui cooperazione esser anch’egli d’efficace sostegno alla propria famiglia.
E di tali nervosità ebbe prove, a volte troppo accentuate, specialmente la moglie Giuseppina Ferroni, una delle più avvenenti attrici del nostro teatro di prosa, seconda donna di pregio, ammirata e festeggiata a Parigi al fianco di Adelaide Ristori.
Questo comico, famosissimo sotto la maschera dello Scapino, che il Goldoni dice eccellente pantomimico, e d’un esccuzione esattissima ; che trovò a Parigi una festosissima accoglienza per la intelligenza, il brio, la precisione de’ gesti e delle movenze, e sopra tutto la fisionomia perfettamente a taglio col personaggio astuto ch’egli doveva rappresentare ; che dall’incontentabile Grimm ebbe in contrapposto parole di biasimo, oserei dir volgare, nacque a Napoli verso il 1702 da Antonio Ciavarelli e Domenica Spadafora.
Artista spontanea, esuberante di passione, nel dramma e nella tragedia, ebbe una vena irresistibile di comicità nelle parti comiche, tra le quali i vecchi artisti ricordan quella del Birichino di Parigi, in cui non ebbe rivali.
la scelta di un’azione tanto abbominevole e così piena di orrori , che egli stando in Parigi non ebbe valore di veder la seconda volta rappresentare alla Dumenil il carattere di Fedra, in cui così sensibilmente si oltraggia la decenza e la verisimiglianza . […] Aggiungiamo su questo insigne tragico nato in Fertè-Milon nel dicembre del 1639 e morto in Parigi nell’aprile del 1699, che lasciò tralle sue carte il piano di una Ifigenia in Tauride, dal quale apparisce che egli prima di mettere in versi una tragedia, formatone il piano ne disponeva in prosa tutte le scene sino alla fine senza scriverne un verso, dopo di che diceva di averla terminata; e non avea torto. […] Filippo Quinault nato in Parigi nel 1634 e morto nel 1688, oltre alle opere musicali e alle commedie, delle quali parleremo appresso, compose otto tragicommedie e quattro tragedie. […] Le più note sono quelle del celebre Dionigi Petavio, di cui s’impresse in Parigi nel 1620 il Sisara, e quattro anni dopo l’Usthazane, ovvero i Martiri Persiani con altre. […] Si pubblicarono nel 1695 anche in Parigi le quattro tragedie di Francesco Le Jay, cioè il Giuseppe riconoscente i Fratelli, il Giuseppe venduto, il Giuseppe Prefetto in Egitto, il Daniele.
Il Bendinelli si recò a Parigi probabilmente nel 1660 per succedere nelle parti di Primo Innamorato al Romagnesi, detto Orazio, nella Compagnia di Luigi XIV.
E tanta esuberanza di gioventù, di forza, di intelligenza, dovè sfasciarsi sotto il colpo improvviso e terribile di una malattia che la condusse in pochi dì al sepolcro, proprio nel momento in cui al fianco di Tommaso Salvini si faceva ammirare e applaudire in su le scene del Teatro Italiano di Parigi.
Recitò la prima in Italia Le prime armi di Richelieu, ed Il Birichino di Parigi.
La bocca piccina e le labbra di quel cinabro che non si comprerà mai neppure a Parigi, carnose e mollemente curve, s’aprivano appena anche nell’impeto dell’esclamazione, quasi gelose custodi dello smalto, meravigliosamente bianco, della dentatura.
L’Accademia del Cimento che diede norma e regola alla Reale di Londra, ed a quella delle Scienze di Parigi, fu istituita l’anno 1657 dal Principe Leopoldo de Medici, e cessò nel 1667. […] Dovunque oggi splenda ancora qualche favilla dello spirante patriotismo, sarà sempre cara la memoria di un letterato, il quale ha sostenuto diciotto anni in Parigi ed il resto della vita in Italia l’onor della lingua e della letteratura Italiana.
Morì a Parigi il 22 febbraio 1716, poco innanzi che la Commedia italiana si riaprisse al pubblico per ordine del Duca d’Orléans, reggente, e sotto la direzione di Luigi-Andrea Riccoboni. […] A leggere tutti i sei volumi del Teatro di Evaristo Gherardi, ci si fa un’idea ben chiara di quel che fosse di amabile diavoleria il personaggio di Colombina nella Commedia italiana a Parigi.
Più noto sotto il nome di Beltrame, da Milano, si recò nel 1600 a Parigi con Flaminio Scala e Isabella Andreini, al servizio di Enrico IV. […] Nel 1613 tornò a Parigi con G. […] Un documento della contabilità reale di Parigi reca che i tre principali comici italiani in Francia nel 1624 e 1625, furono Giovanni Battista Andreini, Francesco Gabbrielli, e Niccolò Barbieri, ai quali con atto del Re 17 dicembre 1624 fu ordinato si dèsse la somma di Lire 2400, in rimunerazione delle commedie recitate colla Compagnia in Sua presenza, nei mesi di settembre e ottobre, in ragione di 1200 lire al mese.
Menestrier, e qualche altro erudito ritrovano l’opera in musica dovunque si son cantati versi solennemente, ne’ canti de’ pellegrini di Parigi, nelle sacre cantate delle chiese, nelle cantilene riferite dal Muffato ec.; e potevano allungarne la lista co’ versi cantati da’ mori prima delle giostre, con i corei messicani, colle musiche peruviane, con i cantici rustici de’ selvaggi, e con che no? […] Ma intanto che la drammatica poesia fioriva in Italia nelle mani degli eruditi, si estinse totalmente nella Provenza, e cominciò in Parigi da’ misteri rozza ed informe. […] Argomento pel mondo cristiano sì importante attrasse anche in Francia una prodigioso folla di spettatori; ma il prevosto di Parigi stimò bene di proibir quelle rappresentazioni, scorgendovi una certa profanazione delle cose più sacrosante della religione. […] Veggasene una brieve analisi nella dissertazione premessa al Teatro Alemano compilato da i signori Junker e Liebault, e stampato in Parigi nel 1772 presso Costard.
Biancolelli Maria Teresa, figlia del precedente e di Maria Teresa di Lalande, nacque a Parigi nel 1723, ed esordì alla Comedia italiana il 10 febbraio 1738, sotto il nome di M.
Che la Lidia fosse una donnina allegra, credo si possa affermare, richiamandoci alla memoria quei versi di Bartolommeo Rossi, veronese, comico confidente, il quale nella sua Fiammella (Parigi, Abell’ Angeliero, 1584) fa dire nell’atto III, scena VI, a Bergamino : Ho vist la Lidia, ma quel so marit mai non l’ho vist, ma pens che 'l sia andat dentr'el Zodiaco, per formar quel segn che scomenza l’invern…… Intanto dunque la Lidia, giacchè d’altre Lidie di quell’epoca non è pervenuta a noi notizia, aveva marito.
E nel Baschet, a pag. 165, si legge come la Compagnia, che doveva recarsi a Parigi il 1607, avesse stabilito di partire il 30 novembre, ma fosse trattenuta a Torino per un ritardo nell’arrivo degli abiti di Cintio, e non giungesse alla gran Capitale che nei primi di febbraio del 1608. […] Ammettiam pure che a Parigi avesse diciotto anni ; a Roma e a Padova ne avrebbe avuti sessantaquattro o sessantacinque. – Dunque non faceva più gli amorosi : forse non recitava già più. […] Il Bruni, nato nel 1580, e che pubblicò le sue Fatiche comiche del 1623 a Parigi, dice di lui nell’introduzione : A questo (Gio.
Il '57 va a Parigi e vi ottiene, specie con l’Otello, un clamoroso successo. […] Va il '69 in Ispagna e in Portogallo, il '71 nell’America del Sud, il '73 nell’America del Nord, e il '74, di nuovo…. in quella del Sud ; il '75 a Londra, al Drury-Lane ; il '76 di nuovo a Londra ; il '77 in Austria e Germania, poi a Parigi ; il '79 in Italia, e nuovamente a Vienna ; l’80 in Ungheria, in Russia, in Rumenia ; e, il novembre, nell’America del Nord per recitar prima, il 29, a Filadelfia, poi a New-York, egli solo, in italiano, con una compagnia di attori americani. […] Si domandaron la prima volta a Parigi ; e andaron la prima sera a teatro in pochi : vi andarono più la seconda, e si rimandò la gente alla terza.
Rimasta vedova, e toltasi definitivamente dal teatro, andò per alcun tempo a stabilirsi a Ginevra, per passar poi a Parigi, ove si crede sia tuttora.
Fu il '60 con Adelaide Ristori a Parigi, a Londra, in America qual promiscuo e caratterista, poi di nuovo capocomico, poi, finalmente, direttore di una delle tre Compagnie di Luigi Bellotti-Bon.
Parigi, Delavigne, 1622. […] Parigi, David Gilio, 1609. […] Parigi, Callemont, 1623. […] Parigi, Rozet, 1767. […] Parigi, Abell’ Angeliero, 1584.
Questa commedia si trova tradotta dall’abate Arnaud nel Giornale straniero di Parigi nel mese di aprile 1762. […] Il re quasi appena asceso al trono tra i travagli e le spese della guerra volle dedicare questo monumento al gusto della musica e delle arti, e vi chiamò con molta spesa gli attori musici dall’Italia, e la compagnia de’ balli da Parigi. […] I busti di Sacchini e di Piccinni non si sono esposti che in Parigi stesso. […] Le arti fioriscono sotto questo cielo senza premii ed incoraggimenti brillanti, senza le statue di Parigi, senza le pensioni di Pietroburgo, senza gli onori di Londra, senaz… anzi…
Il Signor Bigottini, com’ è chiamato ne’ documenti pubblicati dal Campardon, nacque a Roma, ed esordì alla Comedia italiana di Parigi il 27 aprile 1757 nell’Arlequin maître de musique, ou le Capitaine Scanderberg.
Dei primi anni di questa egregia artista, nata a Firenze al principio del 1871, e andata il '77 e '78 a sostener colla Ristori a Parigi e in Ispagna le parti di uno dei bimbi nella Medea e del Delfino nella Maria Antonietta, una delle più intellettuali tra le giovani prime donne del nostro teatro di prosa, così parla Gacc nel Resto del Carlino del 29 novembre 1897 : Scioltasi la Compagnia Ristori, le sventare domestiche cominciarono a sperimentare la tempra del cuore della piccola attrice, educandola alla scuola del dolore.
Enrico De Amici annovera, fra le opere da lui meglio interpetrate : La Bottega del Caffè e Michele Perrin ; Giuseppe Mazzocca vi aggiunge Filippo Maria Visconti, Carlo Magno nei Poveri di Parigi, Zaccar, Il povero Giacomo, Papà Martin, Sior Todero Brontolon, il Padre nella Prosa, Carnioli nella Dalila.
Passata colla madre a Parigi, esordì il 21 luglio 1766 come amorosa alla Comedia Italiana negli Amori d’Arlecchino e di Camilla di Goldoni. […] Quanto ai meriti personali e ai modi graziosi, il Campardon riferisce, colla scorta del Grimm, come l’inglese Tommaso Hales, chiamato comunemente d’Hèle in Francia, ove si fece conoscere come autore drammatico e fece rappresentare alla Comedia Italiana Le jugement de Midas, L'Amant jaloux, e Les événements imprevus, opere tutt’e tre musicate dal Grétry, si fosse pazzamente invaghito della Bianchi, a segno da morirne il 27 dicembre 1780, non avendo potuto indurla a rimanere a Parigi.
Questo padre e legislatore del teatro francese morto nel 1684 in Parigi merita di studiarsi da chi voglia coltivar la tragica poesia. […] Filippo Quinault nato in Parigi nel 1634 e morto nel 1688, oltre alle opere musicali e alle commedie, delle quali parleremo appresso, compose otto tragicommedie e quattro tragedie. […] Le più note sono quelle del celebre Dionigi Petavio, di cui s’impresse in Parigi nel 1620 il Sisara, e quattro anni dopo l’Usthazane, ovvero i Martiri Persiani con altre. […] Si pubblicarono nel 1695 anche in Parigi le quattro tragedie di Francesco Le Jay, cioè il Giuseppe riconoscente i fratelli, il Giuseppe venduto, il Giuseppe Prefetto in Egitto, il Daniele. […] la scelta di un’ azione tanto abbominevole e così piena di orrore, che egli stando in Parigi non ebbe valore di veder la seconda volta rappresentare alla Dumenil il carattere di Fedra, ove così sensibilmente si oltraggia la decenza e la verisimiglianza.
Abbiamo una stampa di questo costume, disegnata e incisa a Parigi dal Bel, che era un famoso disegnatore italiano.
E nel Michele Perrin, che io aveva veduto rappresentare a Parigi da Buffet ?
Ancor giovinetta passò a far qualche particina di amorosa in quella Domeniconi, diretta da Carlo Roti ; poi, sviluppatasi alquanto intellettualmente e fisicamente, entrò qual prima attrice giovine al Teatro La Fenice di Napoli in Compagnia di Tommaso Zampa, il Salvini della giacca, salendo a tal grido, che il De Lise, commediografo di buon nome, allora dettò per lei la Cieca di Sorrento, la Civetta punita, l’Orfanella di Parigi ed altro.
Giunio Bruto rappresentata la prima volta in Parigi nel 1730 fu composta in Londra, e dedicata a milord Bolingbrooke. […] Du Bocage scrisse le Amazoni che si trova nelle di lei opere impresse in Parigi nel 1788, se non si vede sulle scene. […] Poinsinet nato in Parigi nel 1735 tradusse varii poeti Greci, e specialmente Aristofane senza averne conservato il calore ed il sale, di che convengono anche i giornalisti francesi. […] Sul teatro de’ Troubadeurs di Parigi udii recitar di questa tragedia una parodia intitolata Taisez-vous. […] Finchè io mi trattenni in Parigi l’autore avendo richiamato a se il suo componimento per ritoccarlo, più non curò di renderlo al teatro o di pubblicarlo per le stampe.
Simile al suo predecessore della Commedia italiana a Parigi, Antonio Camerani, egli mangiò tutto quanto guadagnò, e più volte anche, non pago, mangiò a credenza.
Presso Roberto Stefano si ha la commedia pubblicata in Parigi nel 1564 da Pietro Daniele con questo titolo: Querolus antiqua comoedia nunquam antehac edita, quae in vetusto codice ms Plauti Aulularia inscribitur, nunc primum a Petro Daniele Aurelio luce donata et notis illustrata. […] Roubo nel trattato de la Construction des Theatres impresso in Parigi nel 1777, quando noi pubblicammo la prima nostra Storia de’ Teatri in un sol volume; e si pretende che fosse stata rappresentata in un teatrine privato costrutto in casa del medesimo Ausonio. […] le Beau pubblicato in Parigi l’anno 1777.
Il Corbinelli era a Parigi, e il Pinelli a Padova.
) ell’era il 1601 a Parigi con Martinelli, Cecchini e Flaminio Scala.
Abbiam veduto nell’ articolo precedente, com’ egli nel '600 fosse, se non il direttore della Compagnia che andò a Parigi, per lo meno il conduttore o amministratore….
A' primi del’ 30 fu con la Internari a Parigi, e vi suscitò entusiasmo, recitando dopo la Rosmunda, Euticchio della Castagna.
Questa rappresentava le serve nelle commedie italiane : faceva le delizie di Parigi sopra la scena, e quelle della Società dove avevasi la fortuna d’incontrarla.
Vedi il libro inglese intitolato il Compagno del Teatro, o dettaglio istorico degli scrittori drammatici della Gran Brettagna presso la Gazzetta Letteraria dell’Europa del mese di marzo del 1765 che usciva in Parigi.
Faceva parte della Compagnia comica a Parigi nel 1653 con Tiberio Fiorilli, Scaramuccia, e Mario Romagnesi, Orazio ; e recitava le servette sotto il nome di Diamantina.
Infine la lettera seguente dell’Archivio di Modena ci dice com’ella fosse a Torino l’agosto del ’54, tornata di fresco da Parigi.
Al suo fianco combattevano anche i fratelli Antonio e Carlo ; il primo, coinvolto nei moti del 31 aveva dovuto emigrare a Parigi dove si guadagnò un nome quale maestro di scherma.
I signori Juncker e Lieubault nella dissertazione premessa al Teatro Alemanno uscito in Parigi nel 1772, affermarono parimente che Opitz imitò la sua Giuditta da un’ opera italiana.
Secondo che scrivesi da’ signori Juncker e Lieubault nella dissertazione premessa al Teatro Alemanno uscito in Parigi nel 1772, Opitz imitò la sua Giuditta da un’ opera italiana.
Partito quello stesso anno e quello stesso mese il Goldoni per Parigi, cessaron le gare poetiche ; e il Medebach per alcun tempo continuò a condur Compagnia con relativa fortuna.
La-Santé impressa in Parigi nel 1728, nella quale si pretende dimostrare che la letteratura francese é superiore a quella di tutta l’Europa, si encomia sommamente la Merope del Maffei208. […] Goldoni annoiato cesse al tempo, e cangiò cielo, e in Parigi ha composta una commedia francese intitolata le Bourru Bienfaisant, la quale gli ha prodotto oro ed onore. […] Si ammirano eziandio come eccellenti esecutori del ballo grottesco il Viganò, e del serio e gentile il fiorentino Vestris che nel teatro lirico di Parigi tanti applausi riscuote fin da’ francesi in siffatto genere tanto delicati. […] Vespasiano in un discorso intorno alla musica italiana premesso in una raccolta di varie ariette piacevoli data in luce dal signor Zannoni in Parigi nel 1772) deriva dall’esser l’italico idioma più d’ogni altro acconcio e adatto al cantare! […] Speriamo per tanto, che il nostro Piccini chiamato l’anno scorso a Parigi voglia colla bella musica italiana cagionare alla fin fine una totale rivoluzione nel sensorio di que’ mal organizzati gaulesi che ridicolosamente contendono di preminenza anche in quest’arte cogl’italiani.
Recatosi a Parigi la prima volta, pare, nel 1613 per invito di Maria de’ Medici, che aveva accettato la dedica dell’Adamo, vi ebbe onori non più uditi : questa volta però in qualità di amoroso e amministratore ; il direttore vero e proprio della Compagnia, dopo un fuoco ben nutrito da ambe le parti di raccomandazioni, proteste, suppliche, ecc., fu l’Arlecchino Tristano Martinelli, del quale il Baschet (Les Comédiens italiens à la cour de France sous Charles IX, Henri III, Henri IV, et Louis XIII, Paris, Plon, 1882) riporta i contratti. La prima recita ebbe luogo il ventiquattro di novembre all’Hôtel de Bourgogne, ove le cose non andaron nè bene, nè male : e la Compagnia si trattenne a Parigi fino alla fine di luglio, recitando ora al Louvre per il Re, ora all’Hôtel de Bourgogne per il pubblico. […] Finalmente, dopo inaudite difficoltà, la Compagnia, e questa volta sotto la direzione di Lelio, si decide di tornare in Francia, ove, a Parigi e a Fontainebleau, gli affari vanno a gonfie vele, e Lelio e Florinda, la moglie, festeggiatissimi, ricevono regali in danaro, vestiti e gioielli ; e ove pubblica per le stampe del Delavigne (1622) le nuove commedie La Sultana, La Ferinda, L’Amor nello specchio, I due Leli simili e La Centaura. […] Ma eccolo di nuovo in Italia nel 1623, e precisamente a Torino nella stagione di Pasqua ; poi di nuovo a Parigi nel’ 24, ’25 e parte forse del’26 ; poi di nuovo in Italia (a Cremona sul finire del’26, a Venezia sul principio del’27, ove pubblica pei tipi del Salvadori la nuova commedia la Campanaccia) ; poi nel 1628 a Praga, ove dedica il poemetto La Maddalena all’arcivescovo Cardinal d’Arrach, divenuto il suo protettore, e a Vienna.
Andò il 1600 a Lione, direttor della Compagnia l’Arlecchino Martinelli, pel matrimonio di Enrico IV con Maria De Medici che si celebrò il 17 dicembre ; poi a Parigi. […] Nell’ottobre del ’601 la Compagnia era ancora a Parigi, e nonostante le guerricciuole interne, tanto il Cecchini vi piacque che fu invitato, ma indarno, dalla Contessa Maria di Boussu a recarsi nelle Fiandre e in Brabante. […] A Parigi recitava prima all’ Hotel di Borbone presso il Louvre, poi all’Hotel di Borgogna pel pubblico, dietro istanza firmata da Battistino Austoni, l’amministrator della compagnia, per tutti i compagni qualificati Comici Italiani del Duca di Mantova. […] Anche nel 1619 si adoperò, brigò, combattè strenuamente per la formazione della Compagnia che doveva andare a Parigi ; si diè d’attorno per espurgarla di cattivi elementi come il Pantalone pessimo comico, e la Baldina Rotari, pessima…. donna, e per rinforzarla di miglior gente, come un Pavolino Zanotti.
Vi si recò però il '77, recitando prima a Blois, poi a Parigi con immenso diletto di Enrico. […] Si trovavan nel 1569 a Milano ; e nel '71, o forse prima, pare andassero a Parigi.
In Pekin e Costantinopoli, in Parigi e Firenze si pretende cogli spettacoli scenici correggere e divertir la società mediante un’imitazione della natura rappresentata verisimilmente adoperandovi le molle della compassione e del ridicolo.
Fabrizio Fornari napoletano detto il Capitan Coccodrillo comico Confidente, pubblicò in Parigi per l’Angelier nel 1585 la commedia intitolata l’Angelica, che si ristampò poi in Venezia nel 1607 pel Bariletto.
Questo capo lavoro venne rappresentato per 20 sere in Parigi per la prima volta l’anno scorso, e venne bene accolto nei principali Teatri di Torino, Milano e Roma ; il cui titolo è MARCELLINO GIOVINE TAPPEZZIERE personaggi attori Marcellino Sigg.
Carlo ne fece una traduzione francese uscita in Parigi nel 1620, ristampata indi nel 1640, e di nuovo nel 1646. […] Egli seppe per tradizione che vi erano certe commedie italiane chiamate antiche, e credette che fossero quelle che rappresentavano in Parigi i comedianti italiani, e sulle di loro farse arlechinesce giudicò sì saviamente della commedia italiana156. […] Il signor Riccoboni nella seconda parte dell’Istoria del Teatro Italiano diede il piano e la critica di quella tragedia del Trissino, della quale i francesi hanno due antiche traduzioni, l’una in prosa, e i cori in verso, fatta da Mellin de Saint Gelais, e stampata in Parigi nel 1560; l’altra in versi fatta da Claudio Mermet, e impressa in Lione nel 1585. […] Millet, se ben mi ricorda, e stampata in Parigi presso Fetil. […] Carlo Vespasiano, maestro delle tre lingue sorelle, italiana, spagnuola e francese, nel Real Collegio della Nunziatella di Napoli, e autore di quelle annotazioni che in quest’opera trovansi coll’asterisco, ecco come mosso dalla giustizia della causa, e più da pressante richiesta di una dama francese, amante della nazione e letteratura italiana, fecesi a riconvenire in Parigi il mentovato compilator del Mercurio, M. de la Harpe, quegli per appunto ch’é stato tante e tante volte posto in berlina da M.
Fu a Parigi brillante colla Compagnia di Carolina Internari e Francesco Paladini. Il Costetti ne’suoi « dimenticati vivi della scena italiana » racconta come, scoppiata a Parigi la rivoluzione, ne toccasse anche la povera Compagnia italiana : e in mezzo a una specie di consiglio di famiglia, il brillante Angiolini [una macia di veneto (?)]
Alcuni Francesi testimoni oculari degli applausi che riscuoteva la maniera graziosa ed il motteggiar di Michelangelo, al loro ritorno in Parigi ne divulgarono di tal modo i pregi che vi fu chiamato nella gioventù di Luigi XIV. […] Più ammirato fu nel medesimo Parigi l’ altro Napoletano Tiberio Fiorillo conosciuto col nome di Scaramuccia. […] Egli morì vecchio in Parigi nel 1694, lasciando a un di lui figliuolo sacerdote il valsente di centomila scudi98. […] Nel Rosa, nel Viviani, nell’Agli, nel Ridolfi, nel Dati si ebbero egregii attori accademici; si mandò a Parigi il Fracanzano e ’l Fiorillo o Scaramuccia, da cui apprese Moliere; si costruì il gran teatro di Parma; e si sostituirono alle antiche scalinate i palchetti negli altri teatri di Fano, di Bologna, di Modena, di Roma, di Venezia. […] Pietro Bayle che ciò rapporta, afferma d’averlo tratto da un Discorso sulla Musica Italiana impresso colla Vita di Malherbe a Parigi nel 1672.
Fu il ’30 a Parigi, e vi andò in scena il 29 giugno con la Rosmunda di Alfieri, sollevando il pubblico a tale entusiasmo, da ottener dalla Duchessa di Berry la solenne promessa di aver destinato un teatro alle recite della Compagnia italiana : promessa che non fu poi tenuta per la caduta del Borbone che obbligò i comici italiani a tornarsene in patria.
Lo vediamo il '55 alla Comedia italiana di Parigi, nella quale esordisce il 1° di gennajo, come amoroso, insieme alla moglie amorosa, nel Double mariage d’Arlequin ; ma recitaron così freddamente, che dovetter tornarsene in Italia.
Fu a Parigi a fianco della Ristori e di Bellotti-Bon, e il '55 vi ebbe ottimo successo. […] Fu il '71 e '72 nell’America del Sud, il '73 e '74 in Austria, Ungheria e Germania, il '75 di bel nuovo a Parigi, poi nel Belgio e nell’Olanda, il '78-'79-'81 in Russia, in Romania, in Austria e in Egitto, quindi ancora nell’America del Sud, dove ottenne un clamoroso successo col Nerone di Pietro Cossa ; l’ '83 nell’America del Nord sino a San Francisco di California, e poi qui, e poi là, un po'dappertutto all’estero e in patria, ove dava di quando in quando recite straordinarie.
Nel Rosa, nel Bernini, nel Viviani, nell’Agli, nel Ridolfi, nel Dati si ebbero egregii attori accademici si mandò a Parigi il Fracanzano ed il Fiorillo o Scaramuccia da cui apprese Moliere, si costruì il gran teatro di Parma, e si sostituirono alle antiche scalinate i palchetti negli altri teatri di Fano, di Bologna, di Modena, di Roma, di Venezia.
V. il Teatro Alemanno compilato in Parigi e prodotto nel 1772.
Forse ella v'andò colla madre, comica anch'essa, e forse prima a portar sul teatro il nome di Celia, della quale il Magnin avrebbe potuto notar l’apparizione a Parigi il 1572 ?
Il primo brighella apparso a Parigi nel 1671, faceva rabbia, tanto era detestabile ; lui morto, si chiamò a sostituirlo Cimadori Finocchio, il quale, poveretto, sorpreso dal male, morì per via a Lione.
Il Negromante dell’Ariosto fu tradotto in prosa francese da Giovanni de la Taille, e stampato in Parigi senza nota di anno verso il 1562, e poi di nuovo fralle altre opere poetiche di lui in Parigi 1573 in ottavo.
Il 1762 il Sacco passò al Sant’Angelo, e un anno dopo fu trattato dal Duca di Duras per la Comedia italiana di Parigi ; ma non vi si recò altrimenti, forse, a parer del Goldoni, per ragione d’interesse, volendo egli essere di punto in bianco ricevuto a parte (V. lettera di Goldoni al Marchese Albergati in fogli sparsi raccolti dallo Spinelli, pag. 119). […] Il maggio del '65 fu nuovamente ventilato il disegno di farlo andare a Parigi col mezzo del Goldoni, per incarico dell’intendente primario degli spettacoli M. de la Ferté (V. lettera s. c.), ma egli nè anche 'sta volta vi andò.
Si vegga il Teatro Alemanno compilato in Parigi e prodotto nel 1772.
Non è ben chiarito in quale epoca si recassero a Parigi, ma non prima, pare, del '75 ; nè in quale si fondessero coi Gelosi, formando la Compagnia dei Comici Uniti, e da quelli poi si risciogliessero.
Francesco Bartoli, seguìto poi dal Sand e dagli altri, dice che lo Scala si pose alla testa de' Comici Gelosi che andarono a Parigi per privilegio ottenuto da Arrigo III nel 1577 ; ma il Baschet si domanda (op. cit. […] L'inverno del 1601 va a Parigi, poi forse, richiestane la Compagnia (degli Accesi) al Duca di Mantova da Maria di Boussu, dama della Corte di Bruxelles, nelle Fiandre e in Brabante.
Ella rimarrà sulla breccia, a edificazione nostra, rinnovellando i trionfi di Virginia Déjazet, la più birichina e più francese di tutte le artiste francesi che a più che sessant’anni creò la parte di Figaro nelle Prime armi di Figaro, e a settantasette rappresentò ancora al Vaudeville di Parigi, La Vedova di Brienne e M.
Essa fu impressa in Parigi nel 1564 appo Roberto Stefano con dotte annotazioni di Pietro Daniele Aurelio, e s’inserì poi nella bella edizione di Plauto di Filippo Pareo uscita nel 1619. […] Roubo nel trattato De la Construction des Théâtres impresso in Parigi nel 1777; e si vuole che fosse rappresentata in un teatrino privato costrutto in casa del medesimo Ausonio. […] Le Beau pubblicato in Parigi l’anno 1777.
Di questa maschera fanno parimente menzione Polluce, e Boindin in una memoria consegnata all’Accademia delle Belle Lettere di Parigi, e Metastasio nel capitolo V dell’Estratto della Poetica di Aristotile.
Di questa maschera fanno parimente menzione Polluce nell’ Onomastico, e Boindin in una memoria consegnata all’Accademia delle Belle Lettere di Parigi, e Metastasio nel capitolo quinto dell’Estratto della Poet. di Arist.
La terza alla Madonna della Guardia a Marsiglia, la quarta è qui in Parigi fra le belle verdure delle Tuillerie. […] Al seguito di Aldrovandi partì anche M., che risiedette a Parigi da giugno a dicembre 1713. […] Chiodini, Il viaggio a Parigi di un giovane aristocratico bolognese di primo Settecento: Marc’Antonio Ranuzzi, cit. […] [commento_4.7ED] scena… abbigliate: si noti la descrizione ‘teatrale’ di Parigi, come lo sfondo di una commedia borghese. [commento_4.8ED] Marlì: Marly, località a nord-est di Parigi che ospitava una parte del sistema idraulico che alimentava le fontane di Versailles con l’acqua della Senna.
Alcibiade (aggiugne l’istesso scrittore) Amestri, un Agnonide, il feroce Arminio, Amasi, un principe Persiano nell’Atenaide, prendono il tuono effemminato de’ romanzi di madamigella Scudery che dipingeva i borghiggiani di Parigi sotto il nome degli eroi dell’antichità. […] Crebillon nato in Digione l’anno 1674 e morto in Parigi nel 1762 è il primo tragico Francese che in questo secolo possa degnamente nominarsi dopo P. […] Giunio Bruto rappresentata la prima volta in Parigi nel 1730 fu composta in Londra e dedicata a milord Bolingbrooke. […] Mad. du Bocage produsse le Amazoni che si trova colle di lei opere impresse in Parigi nel 1788. […] Poinsinet nato in Parigi nel 1735 scrittore erudito, che ha tradotti varj poeti Greci e specialmente Aristofane senza averne conservato il calore ed il sale, secondo che affermano i giornalisti di Buglione, diede al teatro la Briseida rappresentata con applauso, nella quale racchiuse il piano dell’Iliade e si valse di qualche ornamento Omerico.
Italiana introdotta in Parigi 310., richiamatavi 384. […] 331. compone in Parigi 431.
Il re quasi appena asceso al trono tra i travagli e le spese della guerra volle dedicare questo monumento al gusto della musica e delle arti, e vi chiamò con molta spesa gli attori musici dall’Italia e la compagnia de’ balli da Parigi. […] Le arti fioriscono sotto questo cielo senza premj ed incoraggimenti brillanti, senza le statue di Parigi, senza le pensioni di Pietroburgo, senza gli onori di Londra, senza . . . anzi . . .
L’Accademia del Cimento, che diede norma e regole all’Accademia Reale di Londra e all’Accademia delle Scienze di Parigi, fu istituita l’anno 1657 dal principe Leopoldo de’ Medici, e cessò nel 1667.
Di ciò vedasi la Storia naturale, civile e politica del Tunkin pubblicata in Parigi nel 1778 dall’Ab.
Massimiliano Emanuele, il Principe Elettorale, come tutti i principi tedeschi del suo tempo, era un assiduo visitatore di Venezia, il gran centro europeo della vita di piacere che contendeva il primato a Parigi.
Essa, parimente si tradusse in prosa francese, e s’impresse in Parigi nel medesimo secolo, cioè assai prima che vi si conoscesse il teatro spagnuoloa. […] Oltre a questa libera imitazione della Casina si provò il Machiavelli a far pure una pretta traduzione dell’Andria di Terenzio, la quale parmi che per la prima volta siesi impressa nell’edizione di Parigi delle di lui opere, ch porta la data di Londra del 1768. […] Giordano Bruno di Nola compose la commedia del Candelajo che si pubblicò in Parigi nel 1582, e vi si reimpresse nel 1589, e poi nel secolo seguente quivi ancora si tradusse e si pubblicò col titolo di Boniface et le Pedant. […] Che se egli seppe soltanto per tradizione che esistevano commedie antiche in Italia, o stimò che altra cosa non fossero che le farse dell’Arlecchino per avventura vedute sul teatro detto Italiano di Parigi, egli stesso può avvedersi del torto che fa alla propria erudizione e filosofia, giudicando così a traverso della commedia italiana di cui non aveva nè contezza nè idea veruna. […] L’autore della traduzione francese del Negromante fu Giovanni de la Taille, e si stampò in Parigi senza nota di anno verso il 1562, indi fralle altre opere poetiche del medesimo Francese anche in Parigi nel 1573 in ottavo.
Il Newtonianismo per le dame, l’opera che consolidò la fama europea di Algarotti, fu concepito e redatto a Parigi e vide la luce a Milano (con la falsa indicazione di Napoli) nel 1737; messo all’indice, fu ripubblicato con il titolo Dialoghi sopra l’ottica newtoniana nel 1752. […] Lo spirito riformista che anima lo scritto di Algarotti converge verso posizioni comuni ai teorici del teatro del tempo, a partire da Ranieri Calzabigi che nell’edizione pubblicata proprio a Parigi nel 1755 delle opere di Metastasio10 elogiava l’autore cesareo, pur indicando anche delle strade alternative rispetto alla drammaturgia metastasiana che avrebbe messo in pratica attraverso la collaborazione con il compositore Cristoph Willibald Gluck. […] Lettre sur le méchanisme de l’opéra italien, Parigi, Duchesne et Lambert, 1756.
La riuscita del Trofonio, e del Re Teodoro poste in musica dal Paisello, in Vienna, in Parigi e per l’Italia, dell’erudito sig. canonico Casti di Montefiascone, son pure pregevoli opere buffe da ricordarsi con onore. […] Il Fiorentino Vestris tanto applaudito in Parigi si è segnalato nel serio e gentile, Viganò in Italia nel grottesco, il Napoletano Gennaro Magri in Venezia, in Torino, in Napoli per leggiadria e leggerezza, per varie felici invenzioni di balli applauditi, e pel trattato teorico-pratico del ballo in due volumi con trenta rami dato alla luce nel 1779. […] Scarlati, Vinci, Porpora, Leo, Corelli, Veracini, Tartini, Bucarini, il nobile Marcello, l’eccellente storico della musica e maestro Martini, il Buranelli introduttore del gusto della musica italiana in Alemagna, il Mancini, il Sarro, il Durante gran maestro di gran maestri, l’ impareggiabile Pergolese, il maestoso ed infelice Gaetano Latilla, il profondo armonico Logroscino, il grande Jommelli, il gajo, vivace, dilicato Piccini, che ha prodotto in Parigi la felice rivoluzione predetta sin dal 1777 dal Signorelli (ne frema pure il Lampillas) il dotto Cafora, l’armonioso Majo, il felice Traetta, il pieno e grande Sacchini, il dolce Anfossi, l’espressivo e dotto Giuseppe Sarti, il graziosissimo Paiselli, e tanti e tanti altri per la maggior parte figli di Partenope, faranno confessare a’ posteri imparziali (secondochè affermò l’Inglese autore del Parallelo della condizione e delle facoltà degli uomini) che la perfezzione di sì bell’ arte è confinata nella parte più occidentale dell’Europa.
Sopra simili fondamenti i due citati autori, seguiti pochi anni fa dal riputato cavaliere Antonio Planelli mio amico, veggono l’opera in musica dovunque cantaronsi versi, cioè ne’ canti de’ pellegrini di Parigi, nelle sacre cantate delle chiese, nelle cantilene riferite di Albertin Mussato. […] Biblioteca di Parigi e nella Vaticanad, e nell’Estense benchè senza nome dell’autoree Quella che ne vidi io nella Biblioteca di Parma s’intitola Ephigenia a Secco Polentone, ossia da Polenta, cancelliere della Repubblica Padovana, chiamato dagli scrittori di que’ tempi Sico o Xicus Polentonus, cui i Padovani aggiungono il cognome di Ricci, compose anche in latino verso la metà del secolo una commedia in prosa intitolata Lusus ebriorum, la quale serbasi ms fra’ codici di Giacomo Soranzo.
Planelli, veggono l’opera in musica dovunque cantaronsi versi, ne’ canti de’ pellegrini di Parigi, nelle sacre cantate delle Chiese, nelle cantilene riferite dal Mussato. […] Biblioteca di Parigi e nella Vaticana55, e nell’Estense benchè senza nome dell’autore56.
Diceva a tal proposito assai piacevolmente il Salvini che quella recitazione che per essere intesa ha bisogno di esser letta, è simile a quelle pitture sotto le quali faceva di mestieri scrivere, questo è un cane, questo è un cavallo; e quadrerebbe a noi assai meglio che non fece ai Francesi una caricatura che fu fatta in Parigi di un’opera senza parole, come se le parole nell’opera fossero veramente un soprappiù47.
Presso Roberto Stefano si ha la commedia pubblicata in Parigi nel 1564 da Pietro Daniele con questo titolo: Querolus antiqua comoedia nunquam antehac edita, quae in vetusto codice ms Plauti Aulularia inscribitur, nunc primum a Petro Daniele Aurelio luce donata, & notis illustrata.
Di ciò vedasi la Storia naturale, civile e politica del Tunkin pubblicata in Parigi nel 1778 dal l’ab.
Essa parimente si tradusse in prosa Francese, e s’impresse in Parigi nel medesimo secolo, cioè assai prima che vi si conoscesse il teatro Spagnuolo (Nota XIV). […] Oltre a questa libera imitazione della Casina si provò il Machiavelli a fare anche una pretta traduzione dell’Andria di Terenzio, la quale parmi che per la prima volta si sia impressa nell’ edizione di Parigi delle di lui opere che porta la data di Londra del 1768. […] Giordano Bruno di Nola compose la commedia del Candelajo che si pubblicò in Parigi nel 1582, vi si reimpresse nel 1589, e vi si tradusse nel secolo seguente pubblicandosi col titolo Boniface & le Pedant. […] Che se egli seppe solo per tradizione che vi fossero commedie antiche in Italia, o stimò che altra cosa non fossero che le farse d’Arlecchino per avventura vedute sul teatro Italiano di Parigi, egli stesso può avvedersi del torto che fa alla propria erudizione e filosofia, giudicando così a traverso della commedia Italiana che non avea punto studiata. […] Fabrizio Fornari Napoletano detto il Capitan Coccodrillo Comico Confidente, diede alla luce in Parigi per l’Angelier nel 1585 la commedia intitolata Angelica, che poi si ristampò in Venezia nel 1607 pel Bariletto.
Imperocché, s’egli è vero, siccome apparisce chiaramente dalla storia del cuor umano, che l’interesse, l’emulazione e la gloria siano le tre leve più possenti a sollevare l’ingegno e ad affrettarlo nella carriera del sapere, codeste passioni si ritrovavano tutte grandemente lusingate a Parigi nell’epoca di cui parliamo. […] Luigi Rossi, Arcangelo Corelli con altri valenti Italiani emuli a Parigi e imitatori del Lulli riportarono al loro ritorno nella patria idee più chiare e più distinte dell’armonia. […] [10] Simile al secondo ei maneggiò con felicità incomparabile i diversi stili de’ quali si fa uso nella musica, mostrandosi grave, maestoso, e sublime nello Stabat mater, vivo, impetuoso e tragico nell’Olimpiade, e nell’Orfeo, grazioso, vario e piccante, ma sempre elegante e regolato nella Serva padrona, la quale ebbe il merito singolare, sentita che fu la prima volta a Parigi, di cagionare una inaspettata rivoluzione negli orecchi de’ Francesi troppo restii in favor della musica italiana.
Tralle più nitide edizioni dell’Aminta è da noverarsi quella del 1655 uscita in Parigi dalla stamperia di Agostino Corbè colle annotazioni di Egidio Menagio a. […] In Francia si tradusse in versi francesi la prima volta nel 1584 da Pietro de Branch, e si pubblicò in Bourdeaux; in prosa si tradusse in Parigi nel 1666, e poi nell’Aja nel 1679 e si ristampò nel 1681.
Tralle più nitide edizioni dell’Aminta è da noverarsi quella del 1655 uscita in Parigi dalla stamperia di Agostino Curbè colle annotazioni di Egidio Menagio133. […] In Francia si tradusse in versi francesi la prima volta nel 1584 da Pietro de Branch, e si pubblicò in Bourdeaux; in prosa si tradusse in Parigi nel 1666, e poi nell’Aja nel 1679 che si ristampò nel 1681.
Riccoboni, che avea tradotto anche Tito Manlio tragedia del La Fosse, mostrò tra’ primi in Parigi colle sue giudiziose commedie che la scena comica italiana non si pasce di pure arlecchinate. […] L’accolse Parigi nel 1761 ove tuttavia mena in tranquillità i dì che gli rimangono di vita.
Franceschi, nè l’Algarotti, nè il Calsabigi, quando dimorava in Parigi, nè Carlo Vespasiano, nè il professor Carmignani, nè il Napoli-Signorelli. […] Questo letterato che in Vienna ed in Napoli non fu quello che era stato in Parigi rapporto al gran Metastasio, ne insultò la memoria per le stampe villanamente combattendo l’ Arteaga. […] Il Fiorentino Vestris singolarmente si è segnalato in Parigi nel serio e gentile, e Viganò in Italia nel grottesco. […] Tale da Pekin a Parigi è il prospetto vario e vago, orrido talvolta e capriccioso, della Drammatica. […] Vi si raffigura un’ombra degli spettacoli de’ Baloardi di Parigi.
Si dee sapere, che fra gli altri ciarlatani, empirici ed istrioni, che a’ nostri giorni han fatto e fanno grandissima fortuna in Parigi, vi sono con carrozza ed equipaggio un certo Nicole, e un certo Nicolet, de’ quali il primo a forza di far correre avvisi stampati per guarire il mal francese, e ’l secondo a forza di rappresentar farse e buffonerie sopra i Baluardi e alle Fiere di San Germano, e di San Lorenzo, seppero così ben fare i fatti loro, che da molti anni sono padroni di varie terre, le quali hanno titolo di Signorie.
Non è cosa rara, nè strana, il sentire oggigiorno più che mai così rid colose scempiaggini in Parigi, ove fra tante arti e scienze siede e trionfa coll’ ignoranza, presunzione e vanità, la ciarlataneria letteraria.
), egli era a Parigi con Gio.
Fout a Londra, gli spettacoli delle fiere e dei baluardi a Parigi, e l’arlecchino all’Italia? […] IV, il cavalier Fontana nel suo Anfiteatro Flavio, e la dissertazione di Boindin sui teatri degli antichi nel tomo I delle Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere di Parigi.
Nell’Autunno del medesimo anno la sua compagnia rappresentò in Parigi la tragedia di Nicomede in presenza della corte, e ’l Dottore Innamorato, una delle farse di Molière, e ’l Re le permise di stabilirvisi, e rappresentar alternativamente al Teatro del Piccolo-Borbone colla compagnia italiana. […] Un certo M. de Leyre passato in Italia, non ricordandosi più di ciò che si faceva in Francia, scrivea da Parma in Parigi, che simili cose rappresentate ne’ teatri dell’Arlecchino, alimentavano l’ignoranza e gli errori popolari.
La più nota e interessante è senza dubbio quella delle Fatiche comiche, stampata a Parigi per Nicolao Callemont il m . dc . xxiii, e divisa in due parti ; di cui l’una dedicata all’ Ill. mo ed eccellentissimo D.
Parte importantissima ha un Capitan Basilisco spagnuolo, negli Amorosi Inganni di Vincenzo Belando detto Cataldo Siciliano (Parigi, David Gilio, m. dc. xi) il quale del Suo Capitano e del Nostro dice nel proemio al Benigno lettore : Non macherò anco d’auertirti, che l’anno passato son state poste in luce le Brauure, o Rodomontate del Signor Francesco Andreini comico geloso, detto il Capitan Spavento da Vall’Inferna, marito della non mai abbastanza lodata Signora Isabella Comica Gelosa & Academica intenta, morta a Lione quattr’anni sono, vero honore della Comica eloquenza, mia singularissima & antica Padrona. […] Parigi, 1727, in 8°). […] Il soggetto trattato nella lunetta è il seguente : Il Beato Sostegno uno de’ sette fondatori al secolo chiamato Gherardino I Sostegni dal Beato Filippo lasciato suo general vicario nella Francia vien raccomandato in sieme con la religione di già sparsavisi per opera del I Beato Manetto a Filippo Re in Parigi l’anno M CC LXIX.
Senza scoraggirsi compose la pastorale Pomona, e l’applauso che ne riscosse l’animò a chiedere al sovrano la facoltà di stabilire un’ opera francese, ed ottenutene nel 1669 le lettere patenti si associò con Cambert per la musica, e con Surdeac per le decorazioni, e per otto mesi nel 1671 continuò a cantarsi in Parigi l’opera di Pomona.
Trovansene ne’ libri dell’ Architettura di Vitruvio: nel Gallucci della Tragedia e Commedia: nel Calliachio de’ Giuochi Scenici: nel Mazzocchi dell’Anfiteatro e Teatro Campano: nel Bulengero del Teatro: nel Dizionario del Pitisco: nel tomo VI dell’opera del Quadrio: nel Cavalier Fontana dell’Anfiteatro Flavio: nella dissertazione del Boindin inserita nel tomo I delle Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere di Parigi.
Senza scoraggiarsi compose la pastorale Pomona, e l’ applauso che ne riscosse, l’animò a chiedere al sovrano la facoltà di stabilire un’ opera francese, ed ottenutene nel 1669 le lettere patenti si associò con Cambert per la musica e con Surdeac per le decorazioni, e per otto mesi nel 1671 continuò a cantarsi in Parigi l’opera di Pomona.
Talvolta per difetto d’invenzione una Fedra, o un Ippolito compariscono in teatro senza la menoma traccia di caratteristico vestimento, e sì sembrano due signorini sbarcati pure allora di Parigi, che gli spettatori non si possono contenere di dar loro del ben venuto. […] Vagliami per tutti il prenominato Noverre, le di cui danze hanno riscosso recentemente i più lusinghieri applausi de’ teatri di Parigi, di Londra e d’altre insigni città d’Europa. […] Il dramma fu replicato nel marzo dello stesso anno a Ferrara per Renata di Francia, poi a Parigi, alla corte di Enrico II, sempre nel 1555; molto dopo, nel 1587, venne ripreso a Ferrara per le nozze di Benedetta Pio con Girolamo Sanseverino Sanvitale prima, e di Clelia Farnese con Marco Pio poi (cfr. […] Metastasio, La Galatea [1722], parte prima: Opere di P.M., Parigi, Herissant, t. […] Alceste fu poi ripreso da Gluck a Parigi nel 1776, con nuovo libretto francese scritto da Le Bailly du Roullet.
Un anonimo in una brochure uscita in Parigi vi notò fin anche errori di lingua e dirima ; chiamò Voltaire traduttore, copiatore, piggioratore ancora della Merope del Maffei specialmente nell’atto V. […] Il senatore Marescalchi di Bologna, che fu alcuni anni ministro degli affari esteriori del Regno d’Italia in Parigi, diede alla luce delle stampe in Bassano nel 1788 una tragedia Antonio e Cleopatra, di cui loderemo di buon grado varii tratti di romana grandezza che vi si possono notare. […] Monti ed io in Parigi in casa del principe Giustiniani, e vi si lesse la terza sua tragedia, il Cajo Gracco. […] Dieci egli ne pubblicò pel Graziosi in tre volumi nel 1785 ; e le riprodusse nella bella edizione di Parigi nel 1788 con aggiungerne altre nove inedite. […] Non possono negarsi a questo nostro valoroso tragico i notabili progressi fatti nella carriera intrapresa mostrati nell’ edizione di Parigi del 1788.
Andata co’Gelosi a Parigi, munita di lettere di presentazione e di raccomandazione per quella Corte, coll’arte sua, col suo sapere, colla sua virtù divenne, si può dir, l’amica più che la protetta di Maria Medici, la quale, partita Isabella di Francia, scriveva alla Duchessa di Mantova : Elle a donné tout contantement d’elle et de sa troupe au Roy mon Seigneur et a moi : c’est pourquoi je vous la recommande avec affection. […] Due in Parigi, & una a Monceaux, dove sono stata con la Compagnia à servire : la prima io le mostrai la lettera, che ’l S. […] Prima della sua partenza da Parigi, il poeta Isaac Du Ryer (Le tems perdu, pag. 65) le presentò a nome del pubblico la seguente lettera in versi per invitarla a restare.
Trovansene ne’ libri dell’Architettura di Vitruvio; nel Gallucei della Tragedia, e Commedia; nel Calliachio de’ Giuochi Scenici; nel Mazzocchi dell’Anfiteatro e Teatro Campano; nel Bulengero del Teatro; nel Dizionario del Pitisco; nel tomo VI del Quadrio; nel Cavalier Fontana dell’Anfiteatro Flavio; nella dissertazione del Boindin inserita nel tomo I delle Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere di Parigi.
L’anno 1751, alcuni musici ottennero dal re il permesso di formare un’Accademia di musica a Parigi, ma per quanto dilettosa ella si fosse, non essendo né diatonica, né cromatica, ned enarmonica, ma piuttosto un intreccio confuso di questi tre generi194, e ciò ch’è più, discorrendo questa per diversi modi in uno stesso soggetto, il presidente Dudrac e tali altri membri del Parlamento deputati all’esame di simile novità la riprovarono e la bandirono con particolare decreto. […] [NdA] Lo stimato autore d’un Giornal periodico che si stampa a Parigi, parlando dell’opera italiana chiama la sua musica seducente e magica.
Allor questa s’ascolta con un profondo silenzio, poi con istrepitose e fanatiche esclamazioni di “bravo evviva” accompagnate di battimenti di mano replicate cento volte; indi si torna all’antico dissipamento che ti par quasi di sentire come si lagnava Orazio dei teatri di Roma, il vento che rimuggia per entro alle boscaglie del Gargano o i fremiti del mar di Toscana109, Gian Jacopo Rousseau nella sua celebre lettera sulla musica francese vorrebbe far l’onore agl’Italiani di non credere che così avvenga ne’ loro teatri, ed attribuisce simili effetti che si veggono costantemente in Parigi, all’indole soporifera e monotona della musica francese. […] Paterne interprete delle lingue orientali a Parigi intorno alla musica di quella nazione, alla quale io rimetto i lettori che volessero acquistare più distinte notizie. […] [NdA] Vedi il VI tomo delle Memorie concernenti i Cinesi, e il Saggio sulla Musica stampato a Parigi l’anno 1780.
Cosi che quella rivoluzione che non poterono operare per lunghissimi anni in Parigi tante nostre elaboratissime composizioni, tanti passaggi, tanti trilli, tanti virtuosi, la fece in un subito un intermezzo e un paio di buffoni.
Morto questo zio, andò a Parigi, ove si trattenne altri tre anni col suo Maestro Siliceo.
Criticastri infelici, che non meritando neppure per la vostra superficialità di essere ascritti tra più volgari eruditi vi vantate orgogliosamente sacri ministri della filosofia, che nominate sempre, e non conosceste mai; oserete voi gonfiando la bocca rinfacciare i Potini ad Atene, gli orsi e i funamboli a Roma, i duelli de’ galli, e il teatro della teste di parrucche di Fout a Londra, gli spettacoli delle fiere e de’ baluardi a Parigi e l’arlecchino all’Italia?
Pietro Bayle che ciò rapporta, afferma di averlo tratto da un Discorso sulla Musica Italiana impresso colla Vita di Malherbe a Parigi nel 1672.
Fout a Londra, gli spettacoli delle fiere e de’ baluardi a Parigi (Nota XXII) e l’arlecchino all’ Italia?
Assicurava però Voltaire a milord Bobingbrooke che in Parigi non si sarebbe sofferta. […] Du Clairon autore di una tragedia di Cromwel si tradusse felicemente in prosa francese, e fu impressa in Parigi nel 1766.
Questa tragedia non tardò molto ad essere conosciuta in Francia per la traduzione che ne fece Carlo Vion parigino signor di Delibrai, che si stampò in Parigi nel 1626, e si ristampò nel 1640 e nel 1646. […] Uscì la prima volta in Parigi nel 1587 col titolo di Gismonda. […] Alcune tragedie Cristiane perdute si vuole che scrivesse ancora il benedettino mantovano Teofilo Folengo morto nel 1544, bizzarro ed ingegnoso autore delle Poesie maccaroniche sotto il nome di Merlin Cocajo, e del raro poema romanzesco l’Orlandino pubblicato col nome di Limerco Pitocco, del quale nel 1773 fece in Parigi una elegante edizione, pochi giorni prima di partirne, l’erudito nostro amico Carlo Vespasiano sotto il nome Arcadico di Clariso Melisseo, corredandolo di curiose erudite note.
Sand) padre di Colombina e compagno del Dottore, che vediamo comico e ciarlatano, al servizio del celebre Mondor, nel 1620 circa, a Parigi.
Polonio in sua casa spedisce un messo al figlio in Parigi con tante ammonizioni mischiate d’inezie e minutezze, che dimostra la dipintura di un vecchio che cinguetta in tuono famigliare, basso talvolta, e proprio della scena comica.
Questa tragedia non tardò molto ad essere conosciuta in Francia per la traduzione che ne fece Carlo Vion Parigino signor di Delibrai, che si stampò in Parigi nel 1626, e si ristampò nel 1640 e nel 1646. […] Uscì la prima volta in Parigi nel 1587 col titolo di Gismonda. […] Alcune tragedie Cristiane perdute si vuole che scrivesse ancora il Benedettino Mantovano Teofilo Folengo morto nel 1544, bizzarro ed ingegnoso autore delle poesie maccaroniche sotto il nome di Merlin Cocajo e del raro poema romanzesco l’Orlandino pubblicato col nome di Limerno Pitocco, del quale nel 1773 fece in Parigi una elegantissima edizione, pochi giorni prima di partirne, il dotto nostro amico Don Carlo Vespasiano sotto il nome Arcadico di Clariso Melisseo, corredandolo di curiose ed erudite note.
.), il quale esordì a Parigi nel 1667.
Al fine il Re fu sorpreso dalla vivacità della Marchesana di Montespan, e la Valiere, senza lasciar di amare il suo Sovrano, sofferse la perdita del di lui cuore, finchè si determinò a non dargli altro successore nel suo animo, che l’istesso Creatore, e si fe Carmelitana a Parigi col nome di Suora Luisa della Misericordia, e perseverò sino alla morte avvenuta nel 1710.
V. il Discorso aggiunto a una collezione di antiche poesie Inglesi uscita nel 1765 in Londra, e annunziata nella Gazzetta Letteraria di Parigi nel mese di gennajo del 1766.
abate le Batteux letta nell’ Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere di Parigi 30. […] Veggasi ciò che dice l’abate Vatry nelle sue dotte Ricerche sull’origine della Tragedia, inserite nel tomo XV delle Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere di Parigi.
[10] Si leggano inoltre alcuni pezzi scelti di Dante e d’Ariosto come sono la morte d’Ugolino, e le prodezze di Rodomonte in Parigi, indi si giudichi se la lingua italiana ad altro non è buona che ad esprimere l’effemminatezza.
[25] Ottavio Rinuccini, inventore del dramma musicale in Italia nel lungo tempo del suo soggiorno in Francia dove, come in altro luogo179 si disse, era andato con Maria de’ Medici, e grandemente promosso in quella nazione il gusto delle cose musicali, si distinse ancora colle più gentili invenzioni ne’ balli eseguiti a Parigi, dove la danza era stata a gran incremento condotta. […] Pitraot, che s’era distinto a Parigi col famoso ballo di Telemaco allorché fugge dall’isola di Calipso, fu il primo a introdurre l’usanza di qua dai monti, dove prese gran voga e trovò maestri bravi e compositori eccellenti che perfezionaron la musica e rappresentarono i più rinomati componimenti182.
Leggasi il Discorso aggiunto a una collezione di antiche poesie Inglesi uscita in Londra nel 1765, che fu pure annunziata nella Gazzetta Letteraria di Parigi nel mese di gennajo del 1766.
Polonio in sua casa spedisce un messo al figlio in Parigi con tante ammonizioni miste ad inezie e minutezze che spiegano il carattere di un vecchio che ciancia in tuono famigliare, basso di tratto in tratto, e proprio della scena comica.
Se ne crede comunemente l’autore Giovanni Murs, o Muris, canonico parigino, circa il 1250, ma ciò è apertamente contrario all’asserzione del medesimo Muris, il quale nel suo libro intitolato Speculum musica, che si conserva inedito fra i manoscritti della Real Biblioteca di Parigi, parla delle note e del loro valore come di cose di già conosciute a’ suoi tempi.
Questa scena si vide con ammirazione in Londra ed in più di una città dell’ Italia; ma in Parigi assicurava Voltaire a Milord Bolingbrooke che non si sarebbe sofferta.
Vatry nelle sue erudite Ricerche sull’origine della tragedia inserite nel tomo XV delle Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere di Parigi. […] Vedi la di lui raccolta de’ Frammenti drammatici Greci p. 446 dell’edizione di Parigi.
Un anonimo in una brochure uscita in Parigi dopo la prima rappresentazione vi notò fin anco errori di lingua e di rime; chiamò Voltaire traduttore, copiatore, piggioratore ancora della Merope del Maffei specialmente nell’atto V. […] La Sante in una orazione impressa in Parigi nel 1728, in cui volea pur mostrare la superiorità della letteratura francese) dent sæpe tragædias, qualis illa est Merope, cujus pater est Maffejus, Minerva mater, nutrix Melpomene; famæ plausui adjungemus plausum, eximiamque prolem vel cupiemus natam in Gallia, vel quasi nostram libenter cooptabimus.
Il trattato Della declamazione di Francesco Saverio Salfi (Cosenza, 1759 — Parigi, 1832), abbozzato al tempo del triennio giacobino e la cui composizione probabilmente accompagnò il suo autore per il resto dell’esistenza, venne pubblicato postumo nel 1878, in un tempo lontano dall’epoca in cui quelle idee erano state concepite. […] A Parigi, tramite l’amicizia con il Guinguené, otterrà la possibilità di collaborare alla Biographie universelle curata da Michaud. […] Nel 1805 il Manzoni si era già recato a Parigi, dove le nuove teorie della scuola romantica prendevano piede e dove, a partire dal 1808, Benjamin Constant avrebbe avviato la costruzione di un sistema tragico che conciliasse quello francese con quello tedesco62. […] Ma ad onore insieme ed a danno d’Italia, tanta fama ch’ei si aveva acquistata con la sua arte, lo fé chiamare dal re di Francia a Parigi, dove co’ migliori commedianti, che seco menò, fé gustare ed applaudire la bella declamazione italiana, che d’allora si venne ognor più degradando fra noi, a misura che si venne nella Francia avanzando.
L’opinione degli uomini lascia sospeso il giudizio sull’innocenza o reità di quell’Ordine militare e religioso istituito l’anno 1118; giacchè da una parte vennero que’ prodi cavalieri dopo due secoli di glorie condannati in Parigi da Filippo il bello ed in Roma da Clemente V, ed in Vienna dal Concilio generale del 1312, e dall’altra parte reputati innocenti e sterminati solo per la rapacità del nomato re di Francia che aspirava alle loro immense ricchezze, dai Concilii di Ravenna, di Salamanca, e di Magonza del 1310, e di Tarragona del 1312, come ancora da S. […] Egli nell’edizione di Parigi del 1788 non solo ha riprodotte le dieci tragedie surriferite con opportune rettificazioni circa lo stile, ma ve ne ha aggiunte altre nove inedite ricche di novelli pregi. […] Al medesimo Capo II ed art. 1, pag. 237, lin. 13, dopo le parole, L’accolse Parigi nel 1761, si tolgano le parole, ove tuttavia mena in tranquillità i dì che gli rimangono di vita, e si soggiunga subito, e quivi ebbe agio &c.
Dovunque oggi splenda ancora qualche favilla dello spirante patriotismo, sarà sempre cara la memoria di un letterato, il quale ha sostenuto diciotto anni in Parigi ed il resto della vita in Italia l’onor della lingua e della letteratura italiana.
Né meno celebri sono presso agli amatori della scienza armonica divenuti il Ferrari suonatore originale per lo suo stile ameno, vago e grazioso, il Buccarini compositore bravissimo di elevati spiriti, di frase limpida e chiara, e di profonda dottrina musicale, il Jarnovich di sangue italiano quantunque nato e allevato in Parigi, il quale altrettanto si è distinto nel genere brillante e piacevole quanto il famoso Lolli nell’agevolezza dell’arco, nella maestria dei passaggi e nell’arte di eseguire le più difficili squisitezze dell’armonia.
Non é cosa rara il sentire oggigiorno più che mai così ridicolose castronerie in Parigi, ove fra tante arti e scienze siede e trionfa coll’ignoranza, presunzione e vanità, la ciarlataneria letteraria.
Andres afferma di esservi di questa Virginia una traduzione francese, di cui a me nè in Italia nè in Parigi è riuscito di trovar vestigio; e forse avrà egli chiamata traduzione la notizia datane in quel giornale.
Nei monumenti Celtici del Mallet, nella raccolta di poesie scandinave fatta da Monsù Giacobi Segretario dell’Accademia delle Scienze di Copenhagen, nella Collezione di Biorner intitolata Nordisea Kempeater, in quella di Anders Wedel pubblicata nel 1591, e ristampata nel 1695 colle aggiunte di Peder Sys, nel tomo secondo del Saggio sopra la musica antica e moderna dato in luce a Parigi nel 1780.
Di fatti il paragone è stato più volte istituito da uomini niente meno eruditi e sensati, che Vincenzo Galilei ne’ suoi Dialoghi sulla musica antica, Giambattista Doni nei libri de praestantia musicae veteris, Isaacco Vossio nel ragionamento de poematum cantu et viribus rytmi, Monsieur Burette in più dissertazioni inserite nelle Memorie dell’Accademia di Parigi, Fra Giambattista Martini nella Dissertazione che chiude il terzo tomo della sua storia della Musica, l’Abate Arnaud nella Dissertazione intorno agli accenti della lingua greca, e cent’altri.
L’abate Arnaud nel tomo II della Gazette litteraire di Parigi mostrò con candidezza quanto il Cornelio tolto avesse al de Castro al Diamante.
Arnaud nel tomo II della Gazzetta letteraria di Parigi mostrò con candidezza quanto il Cornelio tolto avesse al de Castro e al Diamante.