Egli recitava solo, per via, intere commedie…. ma lasciam la parola all’attore Colomberti che di quelle recite singolari ci lasciò la seguente descrizione : Nella primavera del 1824 io mi trovavo a recitare al Teatro San Benedetto di Venezia colla Compagnia di Luigi Fini ; e una mattina, trovandomi a passeggiare sulla riva degli Schiavoni, vidi giungere un vecchio, seguito da un ragazzo che gli portava una sedia, che pose in mezzo al vacuo fra le colonne di Marco e Todero, ed il vicino canale che dalla Laguna va al Ponte dei Sospiri. […] A poco, a poco, e dalle vicine gondole, e da quegli che passavano si formò un semicircolo intorno alla sedia, sulla quale era seduto il suddetto, che tutti salutava, e sorrideva a tutti. […] Allora inventò di dar quel nuovo spettacolo sulla riva dei Schiavoni, che bastava a farlo vivere, se non bene, mediocremente.
Ammalatasi nel Carnevale del 1840, fece ancor qualche rara apparizione sulla scena, che dovette abbandonar poi per sempre nell’aprile. […] Delle due commedie il Paroncin e il Momolo Cortesan sulla Brenta, divenuto poi il Prodigo, altra commedia dal primo Momolo Cortesan che fu poi l’ Uomo di mondo, il Bartoli erroneamente dice il Gollinetti inventore. […] Ho scritto dunque intieramente il Prodigo sulla Brenta, e poi ho ricavato dalla Commedia lo scheletro, o sia il soggetto, e l’ ho dato ai Comici, tenendo nascosta la Commedia scritta.
La Teodora, figliuola del Raffi, moglie in appresso del Medebach, ballava sulla corda passabilmente, ma danzava a terra con somma grazia ; la Maddalena, che fu moglie in seguito di Giuseppe Marliani, era una copia fedele della Teodora, e il Marliani suddetto, che faceva il Pagliaccio, era un saltatore e danzatore di corda, il più bravo, il più comico, il più delizioso del mondo. […] Mi presi la libertà di farla rappresentar sulla scena da sè medesima. […] Pare anche fosse Tolentino, con questa compagnia, una delle prime città delle Marche a veder le donne sulla scena.
, I). » La qual cosa concorderebbe con quanto ci fa sapere il Casanova sulla minor figliuola dell’Imer, Teresa, « figlia d’un comico che abitava in una casa presso il palazzo del senator Malipiero, e le cui finestre davan sulla sua camera da letto.
Fu sempre in compagnie di prim’ordine, e il '36 faceva parte di quella del Nardelli, di cui è riprodotta una poesia a pag. 390, che ha questa orribile quartina : Se poi a caso ci preme la stizza, e svogliata noi abbiamo la mente, il veder sulla scena Pelizza, tutto quanto obliare ci fa.
Ventura Battista, detto il Beccaro, recitava le parti di Pantalone sulla metà del secolo xvii ; e un famigliare del Principe di Modena, D.
Dice il Bartoli ch' egli aveva perduto la vista ; ma che poi, ricuperatala completamente, riapparve sulla scena, ove si ebbe il maggior favore del pubblico, sebbene di avanzata età.
Figlio del precedente, uno dei più forti e gloriosi artisti del nostro tempo, che regnò sessant’anni sulla scena italiana fra gli astri di maggiore grandezza, nacque a Brescia il 12 giugno 1812. […] Ritiratosi Battaglia, Morelli continuò la compagnia sino al '53, recitando nel '50, primo de'viventi attori italiani, l’Amleto, ch'egli stesso adattò alle scene sulla traduzione del Rusconi.
Se questo sistema al loro credere non può avere la verità richiesta nell’epopea, l’avrà poi sulla scena? […] Ma è ben vero però che nè in Ispagna nè in Italia gli spettatori si frammischiano con gli attori sulla scena stessa, come avviene in Francia, lasciando appena dieci passi liberi alle rappresentanze. […] Ampliata Parigi nella parte detta il Baluardo si sono costrutti altri cinque teatrini da fiera, ne’ quali si balla sulla corda e si cantano drammi burleschi. […] Saggio sulla Storia univ.
Le osservazioni del Croce sulla rappresentazione della Flaminia sono giustissime : ma non men giuste paion le induzioni del Bartoli fatte sul Prologo stesso.
È così menzionato sulla fede di Gio.
E forse trovereste ancora quel pregio nel saper ripetere tutto ciò che sulla ormai fino a’ barbieri nota diffinizione Aristotelica della Tragedia, sul terrore e la compassione da purgarsi in essa per mezzo di tali passioni, hanno ragionato, esposto, comentato i Robertelli, i Vettori, i Castelvetri, i Piccolomini, i Patrizj, i Riccoboni, i Maggi, i Villani, i Biscioli, i Gravini, gli Einsj, i Dacier, ed altri famosi trattatori di Poetica. […] Ma con tutte le sue ottime Riflessioni fatte sulla Poetica in generale, egli intanto conchiude, che solo “Omero l’incoraggisce, e Virgilio lo riscalda, e gli altri Poeti lo assiderano, tanto sono essi per lui languidi e freddi”. […] , che “Ancor respira amore, “Ancor l’intenso ardore “Ferve vivace e spira “Dell’Eolia donzella in sulla Lira1.” […] E crede che l’Epopea non debba narrare se non orrori, ammazzamenti, e Antifati, e Scille, e Ciconj, e Polifemi, e Lestrigoni, senza esserle permesso di descrivere gli antri di Calipso, gl’incanti di Circe, i giardini e i conviti di Alcinoo, il canto di Demodoco sulla rete fabbricata da Vulcano per inviluppare Venere e Marte? […] Nò, gentilissimo Signor Abate, questo giudice non è immaginario, non è stato da me personificato, non è Italiano: egli è Francese, dotto, sensibile, atto a decidere sulla Poesia Epica; è M. de Voltaire, che in tal maniera decreta nel Capitolo C. del Saggio della Storia Universale.
Se questo sistema al loro credere non può avere la verità richiesta nell’epopea, l’avrà poi sulla scena? […] Chi approverà un esempio siffatto sulla scena? […] Vero è però, che negli ultimi tempi del XVIII si è riparato all’inconveniente di mischiarsi sulla scena gli spettatori con gli attori. […] La facciata dell’entrata è sulla piazza di 50 tesi di lunghezza sopra 24 di larghezza. […] Nel Saggio sulla storia universale cap. 204.
Può vedersi anche il giudizio portato da uno scrittore Inglese sulla maggior parte delle tragedie di Pietro Corneille nel Giornale di M. […] Tralle altre opere compose alcune commedie, e una dissertazione sulla declamazione teatrale ch’ella egregiamente eseguiva.
Finalmente, dopo cinque anni d’incredibili peripezie, in cui la fame aveva pur sempre la più gran parte, a traverso plaghe inospitali, in barroccio, in carretta, a piedi, or cogli Stenterelli Serrandrei e Miniati, or con Benini e Gelich e De Carbonin e altri, recitando da vecchio e da giovine, da promiscuo e da mamo, e fin sotto le spoglie della maschera Faccanapa, contrapposto vivente e poco fortunato del Faccanapa di legno inventato dal Reccardini, che formava le delizie del popolo triestino, mentr' egli, Zago, era con Gelich, Tollo e Papadopoli al Teatro Mauroner, pur di Trieste, eccotelo – dico – finalmente di sbalzo (agosto '76) a Napoli con 5 lire al giorno, generico della Compagnia Veneziana di Angelo Moro-Lin, salutato da un fragoroso, unanime applauso al suo primo apparir sulla scena, dopo appena tre sere dal suo debutto. […] Bisogna vederlo fra un atto e l’altro, e magari fra una scena e l’altra, in quel suo camerino, ingombro di giubbe di ogni specie, di spadini lucenti, di parrucche, vicino alla sua tavola di truccatura, sulla quale, accanto ai barattoli del minio, del bianco, della terra d’ombra scintillano anelli antichi enormi, e orologi istoriati e tabacchiere e ciondoli svariati, e al disopra della quale alla parete di fronte, accanto a un grande specchio vigila in bella e nitida incisione il ritratto di Lui, di Goldoni, in compagnia d’incisioni minori di suoi personaggi, di maschere, di mode del suo tempo ; bisogna vederlo, dico, col suo libricciuolo in mano di una commedia del Maestro, non mai tentata a' nostri tempi, per esempio, L'uomo prudente, o L'uomo di mondo, che studia, analizza, notomizza per la riduzione, pei tagli sapienti, per le trasposizioni di scene, di frasi, di parole ! […] E così, mercè sua, Goldoni rivive sulla scena, di vita, se non anche gagliarda, non più tisica certo, come pochi anni a dietro….
.), che recitava a meraviglia le parti di prima donna, formò una compagnia di giovani, e si recò nella Marca Anconitana ov' era proibito alle donne di apparir sulla scena, e ove s’ebbe la migliore accoglienza specia sotto la maschera del Dottore, in cui si mostrò molto esperto per la elegante facondia, e la natural comicità.
Se io quì parlassi a dirittura all’Autore del Saggio, gli direi così: Sovvengavi, per non aver tenuto presente questo Avviso, a quanti equivoci soggiaceste su i Teatri Greci, e Romani a proposito del Saguntino: sulla immaginaria Drammatica de’ Moro-Ispani: sulla creduta mancanza d’invenzione nella Sofonisba del Trissino: sul negare che fossero Traduzioni le Tragedie del Perez: sulla infelice difesa che imprendeste della Isabella dell’Argensola: sulla vostra novella foggia di conteggiare, che io ho chiamata apologetica, a cagione delle Mille Tragedie del Malara, delle azioni dell’Ecuba &c.: sul giudizio che portaste di Rapin: sugl’inventori della Pastorale: su i Pregiudizj attribuiti al Signorelli, che in fatti sono vostri errori di Storia di Critica: sulla sognata decenza delle favole Lopensi, e Calderoniche: sulla possibile imitazione di un Metastasio delle Opere di Calderòn: sul vostro falso modo di ragionare dell’Opera Italiana: sulle Tragedie divine della Caverna di Salamina: sul passo di Orazio, in cui prendeste per rappresentazioni teatrali difettose l’Orso, l’Elefante bianco, i Pugili, i Gladiatori, la pompa de’ Trionfi, e tutti i Giuochi del Circo, e dell’Anfiteatro. […] Secondando queste Reali mire il celebre Conte Campomanes, Autore del noto Giudizio imparziale, e di altre dotte produzioni, ha arricchita la Spagna dell’Opera preziosa sulla Industria Popolare. […] Se questo non si potesse diffinire, se gli Scrittori lo stimassero assai più moderno, il Signor Agologista con troppa sicurezza, senza avere riscontrati gli originali, sulla fede de’ compilatori Cordovesi della Storia Letteraria, par che affermi esser certo, incontrastabile il commercio Fenicio in Ispagna anteriore all’epoca di Salomone.
Moglie del precedente, figliuola di saltimbanchi, che recitavano e ballavano sulla corda in baracche mobili di legno, preceduti e accompagnati da un suonatore di tromba, di gran cassa e di chitarra, fu con essi in Portogallo ; d’onde, restituita in patria, fu veduta e amata dal Pieri, il quale, avutala in moglie, la separò per sempre da' suoi congiunti.