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128. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo ottavo »

indi affrettando la notte troppo lenta ai pudici suoi desideri, ripiglia: «Graditi orrori, Coprite il dì: Ammantate sì sì l’eterea mole Se fra l’ombre degg’io godere il Sole.»

129. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO X. » pp. 112-139

L’Ottica nelle mani del medesimo insigne Filosofo Napoletano acquistava molto terreno colla Camera Ottica che a lui si attribuisce, e colla Camera Oscura che tantò illustrò la teoria della Luce, perfezionata indi dal divino Newton.

130. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XIII. » pp. 182-206

Fu questa medesima Principessa, che indi fe travagliare, senza che l’uno sapesse dell’altro, e Racine e Corneille a un medesimo argomento, cioè alla Tragedia di Berenice.

131. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo VI. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 82-108

Il luogo dell’azione non é uno; da che Trigeo si vede prima in Atmone, indi in aria, e finalmente in certe balze.

132. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo III. Progressi Teatrali in Francia tardi, ma grandi nel medesimo Secolo XVII. » pp. 291-315

Dopo le guerre civili che durarono fino al 1652, cominciò Molière a girar colla sua compagnia comica per le provincie, e nel 1653 rappresentò in Lione, indi in Beziers, Grenoble, e Roano sino all’età del 1658, con general applauso lo Stordito, il Dispetto Amoroso, ed alcune farse piacevoli, benché irregolari, di cui ci restano i soli nomi.

133. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO V. Teatro Spagnuolo Tragico. » pp. 56-148

Olvia sdegnatá lo discaccia, indi vuole che impugni la spada disfidandolo; Giugurta pensa a fare a suo modo, e parte. […] Risolvono al fine di uccidersi fra loro, indi si vede il tempio e la città incendiata.

134. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quarto »

Anzi se vero è, come molti scrittori affermano, che il Petrarca trovasse fra i provenzali l’incitamento e l’esempio al suo poetare, e che il canzoniere di questo poeta debba considerarsi quale compimento e perfezione di quel genere di poesia, converrà dire che il ramo della ragione poetica coltivata dai provenzali, indi trasferito in Italia ne producesse frutti d’un sapore sconosciuto perfettamente agli antichi, e che che ne dicano in contrario gli idolatri dell’antichità, e gli armenti della filosofia che si pascolano negli orti d’Epicuro, superiore altrettanto a ciò che lasciarono in quel genere la Grecia e il Lazio quanto il purificar la natura è preferibile al dipignerla schiava de’ sensi, e quanto le idee dell’amor razionale sono più poeti che e più sublimi che non quelle dell’amor sensitivo o meccanico. […] L’ignorante e conseguentemente feroce musulmano, sbuccando dalle gole del Caucaso, indi a guisa di turbine tutta l’Asia scorrendo, rivolse alla fine i suoi vittoriosi stendardi verso Costantinopoli, capitale d’un vasto impero ammorbidito dal lusso, snervato dalla mollezza, addormentato fra le più ridicole superstizioni.

135. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo undecimo »

[29] Da una parte lo spirito di cavalleria sparso in tutta l’Europa dopo l’invasione degli arabi, e dopo i viaggi fatti in terra santa, celebrato da poeti siciliani e provenzali, e rapidamente promosso da quella epidemia di romanzi che facevano pressoché la sola letteratura di quei tempi: Dall’altra il sistema di Platone abbellito prima in Italia dalla gentilissima musa del Petrarca, indi reso comune pel mezzo dei Greci fuggiaschi che vi si annidarono, aveano nel regno d’amore introdotta un’aria di novità sconosciuta fin’allora negli annali dell’universo. […] Ariosto alzò lo stendardo, indi l’Aretino, l’autore del Pastor fido con una folla di poeti minori di loro accrebbero la rivoluzione con vantaggio della mollezza e della vivacità, ma con iscapito della dilicatezza e dei costumi.

136. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XII. Confronto Apologetico della Opera Italiana, e della Commedia Spagnuola. » pp. 149-181

Venne indi il Moniglia, il Capece, il Lemene, il Manfredi, e la Poesia fe qualche passo verso il buon sentiero, e questi trassero l’Opera dal maraviglioso della Mitologia a’ fatti storici Eroici.

137. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Osservazioni »

Non più i principi d’una morale dolce e sublime qual è quella insegnataci dalla religione cristiana, non l’abolimento dell’anarchia feodale, non lo stabilimento di governi più regolari, non la saviezza e la forza delle leggi che imbrigliarono l’impetuosità dell’interesse personale, non la comunicazione fra tutte le parti del globo procurata per mezzo della navigazione, non lo scambievole commercio fra il vecchio e il nuovo continente, non le ricchezze e il lusso che indi ne derivarono, non lo spirito di società il quale avvicinando l’uno all’altro i due sessi ne tempera la ferocia e ne ringentilisce lo spirito, non più il progresso della filosofia e dei lumi sono a’ nostri tempi le cagioni che hanno “umanizzata gran parte del mondo”, ma la musica fu la meravigliosa operatrice di cosìffatti prodigi. […] [40] Che la musica cangiasse al tempo dei Greci, come ha fatto nel nostro; che presso loro fosse prima bambina; che indi a poco a poco crescesse, e poi divenisse adulta al paro dell’italiana; che i Greci avessero i loro guastamestieri come abbiamo noi; ciò ha tanto che fare colla questione come i porri colla luna.

138. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimoquinto »

Esaminiamo l’una e l’altra paratamente prima nell’opera seria, indi facendo passaggio alla buffa.

139. (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO I. Tragedie. » pp. 4-67

Olvia sdegnata lo discaccia, indi vuol che impugni la spada; egli fa a suo modo e parte.

140. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo decimoterzo »

La cagione si è perché essendosi osservato che quando il tuono fondamentale vibra una volta, l’ottava di esso tuono ne vibra due volte, la duodecima tre e così via discorrendo, egli è chiaro che se il compositore saprà donare alle parti che suonano cotali intervalli, un muovimento che s’accordi col numero e colla natura delle vibrazioni loro, il risultato del suono sarà più vigoroso, perché composto dall’unione di tutti gli elementi che lo compongono, e l’effetto indi prodotto sarà più confaccente alle leggi dell’armonia, e per conseguenza più musicale.

141. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo V. Teatro greco. » pp. 26-81

L’anima dello spettatore negli spettacoli moderni é così sovente sollevata dall’ammirazione e dall’entusiasmo, che abbattuta dal terrore e dalla pietà, sente in somma la sua forza, mentre indi a poco si accorge della sua debolezza.

142. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimosesto »

Si faccia riflessione ai progressi sorprendenti della mimica presso ai Romani, e si vedrà non solo il guasto che diede ai costumi, ma il danno che indi si derivò alla drammatica più giudiziosa, cosicché a misura che venne crescendo il regno de’ pantomimi disparve affatto dalle scene latine quello dei buoni poeti.

143. (1878) Della declamazione [posth.]

In questa maniera noi significhiamo il merito singolare d’una persona alzando il braccio, la divinità indi cando il cielo, la giustizia stendendo la mano con l’indice unito al pollice, come in atto di tener la bilancia. […] In caso di collisione par dunque che la progressione da osservarsi sia la seguente, che cioè l’animo appassionato cerchi prima di attendere e provvedere all’obbietto esterno della sua passione, indi al subbietto o al suo stato interno, e finalmente all’analogia, imitazione o pittura dell’uno o dell’altro. […] Le parole sono i principali mezzi che debbono esprimere il sentimento col più d’interesse e di forza, che all’indole di questo si addice, e di ordinario precede od accompagna le parole, la fisonomia e lo sguardo principalmente, indi la gesticolazione, ed infine il movimento; e con la stessa progressione procede anche essa l’espressione degli organi anzidetti.

144. (1772) Dell’opera in musica 1772

[Sez.I.1.0.23] L’opera in musica passò d’Italia in Francia per opera del Cardinal Mazzarino, dove fu per la prima volta nel 1646 da Italiani attori eseguita: indi non tardò molto a passare nella vicina Inghilterra. […] E se i maestri di musica insegnano che la più perfetta consonanza è l’unisono, indi l’ottava alta e bassa, di poi la quinta, la terza ecc., la cagione di questi vari gradi di perfezione, che si osservano nelle consonanze, è facilissima a rinvenire dopo ciò che sulla simmetria fu da noi ragionato.

145. (1715) Della tragedia antica e moderna

[1.24ED] Ti rammenterai pur anche di aver letto come io, sott’altro pretesto, pria di morire mi feci recare in Eubea due tazze, l’una del vino di Lesbo, l’altra di quello di Rodi, e che gustatone di ambidue, fu il primo per me preferito: lo preferii come più acconcio a custodire lo spirito che furtivamente v’infusi del mio possente preservativo; di modo che quel giorno fu ben fatale a Demostene in Puglia, ma non a me che, fattomi chiuder in una cassa di cedro di cui mi era ascosa nel manto la chiave, ne uscii nascosamente d’indi a pochi giorni, e coll’arte stessa cangiando in oro quanti metalli mi venivano alla mano, diedi nuovo cominciamento alla vita che va a finir pochi lustri dopo la tua. [1.25ED] Ed ecco quanto io posso addurti per render più verisimile quello che io ben m’accorgo te credere tuttavia ostinatamente impossibile. 

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