Ma questa filososia, questo spirito giusto, accurato, esatto, basta a produrre grandi opere d’ingegno nella poesia, nell’eloquenza, nella pittura, nella musica? […] «Non vi si rappresentano (diceva) se non le antiche favole, alcune insipide imitazioni delle commedie e novelle francesi, scritte senza ingegno e senza spirito, e un gran numero di farse satiriche» 264 La satira sotto quel cielo nata dal potente entusiasmo di libertà che vi predomina, non rispetta né particolari, né ministri, né il governo, e non poche volte porta il suo fiele fin sulle scene. […] Qualche poetastro povero di principi, d’ingegno, e di fantasia, il quale nella mollezza corrente non ha passate le notti d’inverno e i giorni d’està a formarsi uno stile, col solo torre qualche canavaccio lirico francese e porlo in cattivi versi italiani, favorito da una musica eccellente, come quella del celebre signor Gluck nell’Alceste, ha creduto di pareggiar di gloria Pietro Metastasio, ed ha aperto questo cammino tortuoso, che invece di menarci avanti, ci fa rinculare almeno d’un secolo. […] Io aspetto e invito un qualche altero ed elevato ingegno che imitando nobilmente, e non da servo, il nostro gran poeta imperiale, e migliorando, ove ne bisogni, il giudizioso sistema dell’opera italiana, dissipi questo nembo apportatore di manifesta decadenza. […] Come un gran pianeta tira nel suo vortice quantità d’astri inferiori e di piccole lune che contar si possano per di lui satelliti; così un uomo d’ingegno grande é la calamita di coloro che ’l signor La Fontaine chiama «le sot bétail des imitateurs».
D’ingegno svegliatissimo, di memoria facile e pronta, s’era dato allo studio delle lettere, del disegno e della musica, con tutto l’ardore della sua giovinezza gagliarda : ma sciagure domestiche lo distolser presto a’suoi amori per confinarlo in una casa di commercio. […] Le quali poi lo amarono di amor figliale, ammiratrici profonde del suo ingegno e dell’indole sua.
Di lui riferisco le parole di Yorik, come quelle che ci dàn chiaro il ritratto dell’artista e dell’uomo : Aveva appena trent’anni, era pieno di vita e di speranza, forte, robusto, gagliardo, ricco d’ingegno, lieto della sua sorte, felice della simpatia, dell’affetto, della stima, in che lo tenevano i suoi concittadini. […] Scriveva con garbo in prosa ed in verso ; aveva anche fra le sue carte qualche non infelice tentativo drammatico ; si era fatto largo nella schiera degli artisti per l’ingegno suo vivace, per la festività dello spirito, per l’arguzia della parola, per la bontà del cuore, per l’ardore infaticabile de'suoi studj continui.
Contuttociò Lope de Vega morto nel 1635, per aver egli calpestata ogni regola mostrava di temer la censura non meno dell’Italia che della Francia, la quale nel di lui fiorire aveva un teatro tanto sregolato quanto l’Alemanno ed il Cinese, e di gran lunga inferiore a quel di Lope per invenzione e per ingegno eper vivacità. […] Nato in Besanzone nel gennajo del 1686, dotato d’ingegno e di sagacità, e studiando i tragici Italiani, si attenne alle regole prescritte dal verisimile quasi in tutto ciò, che compose. […] Ma lo stile che solo preserva i componimenti dall’obblio, ed il sublime tragico che eleva gli animi e concilia l’attenzione, attendevano un ingegno raro che giva disviluppandosi.
Dotato d’ingegno straordinario e soccorso dalla lettura degli antichi mostrò sulla scena la ragione accompagnata da tutta la pompa e da tutti gli ornamenti de’ quali è capace la lingua francese. […] Ma il Voltaire che poche volte si mostrò indulgente verso il gran Cornelio, colse nel segno affermando che “ il di lui ingegno tutto ha creato in Francia dove prima di lui niuno sapeva pensar con forza, ed esprimersi con nobiltà; appartenendo i suoi difetti al secolo in cui fiorì, e le bellezze unicamente al proprio ingegno ”. […] Si vede nella Berenice tutto ad un tempo la delicatezza del mirabile suo pennello, e la natural pendenza del suo ingegno al molle e all’elegiaco. […] Questi componimenti saranno sempre le più preziose gemme del tragico teatro, per le quali Racine si acclamerà come principe de’ tragici del secolo XVII dovunque regnerà gusto, sapere, giudizio, sensibilità ed ingegno. […] Quinault non fu letteratoa, non sapeva la storia, non aveva studiato nè il genio nè i costumi delle nazioni; non ebbe altra scorta che il proprio ingegno e l’immaginazione.
È comico di qualche ingegno, e scrive a sufficienza alcune cose spettanti al Teatro, ed è suo parto una Commedia intitolata : L’Oppresso Felicitato, o sia il Conte d’Osbach. […] Il Fiorio si mostra in questi lavori uomo d’ingegno non comune, se non di vasta coltura.
Racine) trovare un poeta che abbia posseduti tanti talenti, l’arte, la forza, il discernimento, l’ingegno”. […] Dotato d’ingegno straordinario e soccorso dalla lettura degli antichi mostrò sulla scena la ragione accompagnata da tutta la pompa e da tutti gli ornamenti de’ quali è capace la lingua francese. […] Ma Voltaire che poche volte si mostrò indulgente verso il gran Cornelio, colse nel segno affermando che “il di lui ingegno tutto ha creato in Francia, dove prima di lui niuno sapeva pensar con forza, ed esprimersi con nobiltà; appartenendo i suoi difetti al secolo in cui fiorì, e le bellezze unicamente al suo ingegno”. […] Quinault non fu letterato9, non sapeva la storia, non avea studiato il genio e i costumi delle nazioni; non ebbe altra scorta che il proprio ingegno e l’immaginazione. […] Questi componimenti saranno sempre le più preziose gemme del tragico teatro, e faranno sì che Racine si acclamerà come il principe de’ tragici del secolo XVII dovunque regnerà gusto, sapere, giudizio, sensibilità ed ingegno.
Con tutto ciò Lope de Vega morto nel 1635, per aver egli calpestata ogni regola, mostrava di temer la censura non meno dell’Italia che della Francia, la quale nel di lui fiorire avea un teatro tanto sregolato quanto l’alemanno e ’l cinese, e di gran lunga inferiore a quel di Lope per invenzione e per ingegno e per vivacità. […] Ma lo stile che solo sa preservare i componimenti dall’obblio, e il sublime tragico che eleva gli animi e concilia l’attenzione, attendevano un ingegno raro che si andava disviluppando.
È citato da Trajano Boccalini nei suoi Ragguagli di Parnaso, là dove dice (I, 242) : « ed in particolare tanta dilettatione ha dato a Sua Maestà il signor Cola Francesco Vacantiello, personaggio napolitano, che ha detto che anche nell’ introdurre il napolitano nelle comedie per rappresentar la fina vacanteria, havevano gl’Italiani mostrato il loro altissimo ingegno…. » Concordando le date, io credo potersi identificare in questo il Cola che fu mandato dal Duca di Mantova a Parigi il 1608 in sostituzione dell’arlecchino Martinelli, omai troppo vecchio.
[Epigrafo] «Non per questo perché a noi manca quella squisitezza, e quella vivezza d’ingegno, la quale ebbero Tucidide, e gli altri scrittori insigni, saremo egualmente privi della facoltà che essi ebbero nel giudicare.
Dell’arte e del successo di Anna Veronese dicono i fratelli Parfaict : « Una figura graziosa, molta vivacità, molto spirito e molta gaiezza, qualità essenziali nella parte di servetta, le acquistarono gran rinomanza non mai attenuata in tutto il tempo che recitò. » D'Origny dice che « non si sapeva se ammirar più il suo ingegno o la sua bellezza, » e Panard dettò per lei i seguenti versi : Cet objet enchanteur qu’on doit à l’Italie de trois divinités réunit les attraits ; Coraline offre sous ses traits Hébé, Terpsichore et Thalie. […] Il suo ingegno e la sua bellezza inspirarono anche una lunga poesia al Marmontel, in cui è la seguente descrizione appetitosa delle sue doti fisiche.
Di bella persona e di bella voce, d’ingegno svegliato, e perseverante nello studio, fu attore ammiratissimo nel tragico e nel comico, nelle parti di giovine e in quelle di vecchio, nelle quali – scrive Fr.
Nubile ancora nel 1781 viveva « lietamente – dice il Bartoli – presso il suo genitore, e dirigendo più che con femminile ingegno i domestici affari della propria famiglia ».
Figlia del precedente, e allevata, fanciulla, dal Pantalone Giovanni Vinacesi, di cui il Bartoli non ci dà notizie, esordì nella Compagnia di Vincenzo Bazzigotti, facendosi notar subito per chiare attitudini alla scena ; e tanto con la volontà e l’ingegno vi progredì, che fu il 1775 al S.
Bartoli – era un uomo d’ingegno, pratico della lingua latina, della francese e della tedesca ; e molto adoprò la penna in servizio del mentovato Sacco.
Morì Luigia Bon dopo lunga e penosa malattia in Milano, verso il 1845, non ancor tócco i cinquant’anni, compianta dai pubblici e da’ fratelli d’arte che amavano in lei la squisita bontà, e ammiravano il non comune ingegno, al quale era accoppiata quella dovizia di mezzi materiali, che dovrebbero essere l’indispensabile patrimonio di un’attrice : figura slanciata, volto geniale e piacevole, voce melodiosa, occhi vivaci, capelli d’oro filato.
Ma non mostrando egli nella vita alcuna traccia d’ingegno, e non essendo al Domeniconi riuscito di fargli cambiare un finale d’atto, molti ne inferirono che non foss’egli autore di que' drammi, ma sì un suo defunto compagno di catena.