Per dare un’idea della sua bontà, dirò che, rubatagli una vistosa somma di danaro da un uomo ch’egli aveva accolto in casa sua e per lungo tempo nutrito, sollecitò la protezione della regina per salvarlo, e sovente fu udito sclamare : Non è del danaro che mi accoro, ma…. della fiducia che mi aveva ispirato quel tristo…. […] Fra gli oggetti, che in un ingente furto commesso in suo danno un giorno che egli era andato a desinar fuori di casa gli furon rubati, era anche un orologio antico portante incisa in un sigillo di pietra nera inglese la testa del celebre attore Garrick, amico e ammiratore profondo del nostro Arlecchino. […] Il teatro rappresenta la montagna sulla quale è situata la casa d’Arlecchino ; gl’ingressi sono illuminati rusticamente ; i vicini ballano e cantano per festeggiare la sua sposa che ha lasciato il letto dopo il parto. […] Scapino, ancor più imbrogliato, teme che Arlecchino tornato a casa e trovatovi un altro bambino, scopra l’intrico. […] Mentre Arlecchino si diverte a scherzar con suo figlio, seduto per terra poco lnnge dalla sua casa, Scapino vi entra senz’esser visto, e ne invola il suo vero figliuolo.
Nell’istante medesimo esco qual forsennato, vado non sapendo dove, e mi trovo in casa, senza neppure aver veduto la strada da me fatta.
Sia come si voglia, se come vi ho detto volete venire a stare in casa mia, mi sarete caro e rimanerete beneficato dell’ajuto da voi ricevuto. […] Ho amato quella Celia che dissi, ma l’alterezza di questa balordella (benchè adesso il suo amore mi prometta e mi preghi) mi ha di maniera contro di lei alterato, che ad ogni mio potere mi sono disposto, aborrendo le sue nozze, di conseguire una giovine che alberga in quella casa il cui nome è Lauinia, figlia d’un mercante honorato, e non disuguale a me di parentado, alla quale risolvo di scrivere una lettera, e farne voi il portatore, sì come sarete a lei il primo palesatore delle mie affettioni. […] La mattina entrato, dopo l’avere a molti chiesto lo albergo dove mio padre alloggiava, trovatolo in fine, il desiderio che avevo d’abbracciare il padre, mi fece abbracciar l’oste che anch’egli come mio Padre era convalescente ; e dichiarandomi per suo figliuolo, provocai sua moglie a dirmi bastardo, a gridar col marito, quasi a mettere la casa sottosopra.
Girano perciò continuamente i commedianti Cinesi di casa in casa, innalzano in un attimo i loro teatri portatili, e recitano ne’ cortili o nelle piazze.
Bartoli) sapeva assai bene travagliare, e fuggì dalla casa paterna. […] Fra le comparse del ballo era anche la signora Casanova ; « forse, aggiunge il Byrn, Maria Maddalena Augusta, la ventenne figlia della commediante, che era ancora in casa di sua madre nel 1745. » Cesare D’Arbes, lasciata poi la Corte di Dresda, e tornato in Italia, si scritturò con Antonio Sacco, il celebre Truffaldino, col quale stette fino al 1769.
E tali ragioni furono scritte dallo Zanotti stesso al Duca, esagerando il male con tal conchiusione : « Sì che unito con tutta la mia povera famiglia supplico per l’amor di Dio l’Altezza Vostra a non comandarmi tal cosa se desidera il mantenimento di mia casa ». […] E in casa Volta, infatti, a Bologna, nel carnovale del 1693 (a settantun’anno) « recitò una bella commedia, » secondo la notizia che i Ricci ha tratto dai Diarj legatizi (vol.
La Cecchini non guardava in faccia, nè salutava alcuno degli Andreini e andreiniani ; sparlava di loro in casa, e anche in scena : all’ Andreini stesso faceva mossacce recitando. […] In cotesto intrico tutti ebber parte, maschi e femmine, e fu per nascere un casa del diavolo. […] ma Casa, e perchè è stata degna che due suoi figliuoli siano stati tenuti a battesimo, uno dal S. […] Non tanto fresca dunque, come vorrebbe il Bartoli, se da 25 anni serviva la Casa Gonzaga, ed era allora vedova con 7 figliuoli. […] Arlecchino non è informato di ciò facendo vita fuori del grembo dei compagni, et essendo sempre stato in casa del signor Ambasciatore e poi lui fuori de’ suoi interessi non capisce altra cosa.
Passò poi al servizio del signor Albergotti, secondo il Sand e il Des Boulmiers, e del Marchese Tangoni, secondo il D’Origny, in qualità di maestro di casa ; e si recò in Francia.
E il Belisario fu fatto e letto con successo a Verona in casa del Direttor Imer, che aveva in un giorno di riposo invitato a pranzo il Goldoni assieme alla Compagnia.
L'autunno del 1768 entrò col marito al San Luca di Venezia in Compagnia Lapy ; e dice il Bartoli esser giunto a tale il successo, che il pubblico, non contento di applaudirla in teatro, l’accompagnava ogni sera a casa fra le più festose acclamazioni.
Che bel vedere in Casa uniti que' due celebri Personaggi I L'Impresario al tavolino in veste da camera, in berretta bianca, cogli occhiali sul naso, a rovinar Commedie, pareva un moribondo che scrivesse il suo testamento ; e brighella, coll’ago in mano, il suo sartore che gli facesse l’abito da morto.
Questi s’innamora in Venezia di una bella schiava, e senza eseguire la commissione del padre riscatta quella giovine, la sposa e la mena nella casa paterna facendola credere la sorella liberata, ed affermando di aver trovata già morta la madre. […] Il primo a vederla è il figliuolo che prevedendo di dovere al di lei arrivo fuggire dal rigore del padre giustamente sdegnato, piangendo le manifesta la sua colpa, e vuol partirsi disperato, quando ella impietosita dar non voglia a credere al marito che la giovane che è in casa, sia appunto la perduta sua figliuola. […] Ma quando intende che quella è veramente sua sorella, cade nelle smanie di Edipo senza però oltrepassare i limiti prescritti alla commedia, e la vivacità delle passioni che risveglia questo evenimento, agita e scompiglia la casa tutta, la quale avventuratamente si rassetta col manifestarsi uno scambio accaduto in fasce alla fanciulla, per cui si riconosce per figlia di un altro concittadino.
Bianca amante del conte e fiera nemica occulta d’Elisabetta ne trama la morte introducendo di notte alcuni congiurati in una propria casa di campagna, dove trovasi a diporto la regina. […] È presa da’ Mori, ma vien liberata da alcuni soldati cristiani, e condotta in una casa dove dimora l’istesso Gomes suo traditore. Stà egli colà pensando di menar via un’altra donzella di quella casa stessa, e per errore porta seco Dorotea. […] Ben tessuto è il viluppo delle due commedie Casa con dos puertas mala es de guardar, e Tambien ay duelo en las Damas, le quali si rassomigliano ne’ colpi scenici. […] Ode che in una casa si stà cantando?
Bianca amante del conte e fiera nemica occulta d’Elisabetta ne trama la morte introducendo di notte alcuni congiurati in una propria casa di campagna dove trovasi a diporto la regina. […] Questi pensa di menar via un’ altra donzella di quella casa, e per errore porta seco la stessa Dorotea. […] Ben tessuto è il viluppo delle due commedie Casa con dos puertas mala es de guardar, e Tambien ay duelo en las damas, le quali si rassomigliano ne’ colpi scenici. […] Linguet115) è la situazione delle prime scene, in cui Carlo si ricovera in casa di Flora per aver ammazzato un uomo ed è da Flora nascosto. […] Ode che in una casa si stà cantando?
Nel novembre del 1745 il Barese doveva già trovarsi a Roma ; il Valle s’era obbligato con contratto, di « fornirgli la casa e il letto per ogni anno, come parimente scarpe e calsette e Abito, alla riserva della Mascara e Coppola.
Lasciò la Compagnia Sadowski per entrar in quella di Luigi Bellotti-Bon, dalla quale fu strappato per rammollimento cerebrale che dopo vario tempo di vita ebete lo spense a Milano sua patria, in una casa di salute, il 18 febbraio 1884, a ore 3 di mattina.
E trovandosi ora detto servo a Modena, in casa del conte Sertorio, e potendolo pagare, Riccoboni supplica il Duca perchè vi si adoperi….
Oltre ai documenti che riguardano l’accettazione di Zanuzzi in Compagnia a tre quarti di parte e a parte intiera, Campardon pubblica in data 2 febbrajo 1767 la querela di una portinaja contro di lui, certa Anna Angelica Guerrier, perchè, avendo risposto allo Zanuzzi che certa Joinville avea dormito in casa la sera precedente, mentre non era vero, s’ebbe da lui una sequèla d’ingiurie le più atroci e volgari, e l’iterata minaccia di uno schiaffo, al cospetto della gente che s’era andata adunando.
Fu il secondo una festa fatta rappresentare dal conte de Ureñas nella propria casa ospiziando il re Ferdinando che passava a Castiglia per isposare la regina Isabellaa, e non già in occasione delle nozze de’ Cattolici re , come asserì il Lampillas. […] Se ne contano sei così intitolati: 1 Giuoco di carnovale, 2 i Sette Padroni, 3 il Turco, nel quale il Soldano viene a Norimberga per pacificare i Cristiani, a cui un legato del Pontefice partecipa di aver commissione di caricarlo ben bene di villanie, 4 il Villano ed il Capro, il 5 tratta di tre persone che si sono salvate in una casa, ed il 6 contiene una dipintura della vita di due persone maritate.
Fu il secondo una festa fatta rappresentare dal conte de Ureñas nella propria casa ospiziando il re Ferdinando che passava a Castiglia per isposare la regina Isabella71, e non già in occasione delle nozze de’ Cattolici re, come afferma il Lampillas. […] Se ne contano sei così intitolati: I Giuoco di Carnovale, II i sette Padroni, III il Turco, nel quale il Soldano viene a Norimberga per pacificare i Cristiani, a cui un Legato del pontefice partecipa di aver commissione di caricarlo ben bene di villanie, IV il Villano ed il Capro, il V tratta di tre persone che si son salvate in una casa, ed il VI contiene una dipintura della vita di due persone maritate.
Nel’46 risolse di far rivivere il teatro, più specialmente dialettale, di Goldoni, scegliendo a ciò attori provetti, e le commedie allestendo con minuziosità di particolari, e decenza e fedeltà di arredi, e interpretazione accurata, e recitazione viva e spontanea : e tanto vi riuscì, che la sua Compagnia si acquistò allora fama di Compagnia modello ; e le rappresentazioni della Casa Nova, delle Morbinose, delle Donne Gelose, del Campiello, del Maldicente, del Bugiardo, della Puta onorata, della Bona Mugier, del Ventaglio, del Sior Todero Brontolon, delle Done de Casa Soa, delle Baruffe Chiozzote, del Molière, dei Quattro Rusteghi, non ebbero più chi le superasse nè chi le uguagliasse. […] [http://obvil.github.io/historiographie-theatre/images/rasi_comici-italiani-01-02_1897_img091.jpg] Una delle grandi prerogative di Luigi Duse, non più accordata, ch’io mi sappia, ad alcuno, fu quella di poter negl’intervalli della commedia, uscire alla ribalta a sipario calato, e vestito com’era del costume teatrale, discorrer degl’interessi di casa sua, ch’ei raccontava con una famigliarità e una comicità siffatta da far andare in visibilio il suo pubblico ; il quale anche, tal volta, sopperiva dicesi, lì per lì a’bisogni di lui, ora per soddisfare a quelli dello stomaco, il più spietato de’creditori, ora, ed eran le più volte, per pagargli una qualche cambiale alla vigilia della scadenza.
Era cosa comune a’ tempi di Calderone, che un cavaliere prendesse di notte il mantello, la spada e ’l pugnale, e andasse in ronda corteggiando in istrada le finestre della casa della sua dama, e si battesse per nulla con chi passava. […] E tralle commedie dette di Capa y Espada, nelle quali osserva più regolarità, e lo stile é più conveniente alla commedia, ve ne sono alcune bene avviluppate, Casa con dos Puertas, Los Empeños de un a caso, Dicha y desdicha del nombre, Primero soy yò e altre. […] Sono anche regolari, sebbene la scena non n’é stabile, e suol passarsi da una camera di conversazione a una di dormire, a un’altra casa, a un’osteria, in piazza, alla borsa ecc… Già a’ tempi suoi si satireggiavano sul teatro inglese le persone nobili e titolate.
Conti, e da parecchi letterati Francesi che frequentavano la di lui casa.
Morì a Parigi il 18 aprile 1734 in sua casa, via Montorgueil, munito dei SS.
E. la nostra Compagnia chiamata in casa dell’illustre signor Conte di Gos questa istate passata, glie la rapresentassimo.
L'attore era veramente grande, la sua figura illuminava tutta la scena, riempiva tutti i vuoti, raccoglieva tutte le emozioni e gl’interessamenti ; così le volgari stupidaggini della commedia, il suo difetto d’umanità, di nesso logico, di spirito, eran dimenticati in un godimento che pervadeva tutto il pubblico e durava ancor fuori del teatro : una felicità che accompagnava fin a casa gli spettatori, e lasciava ancor sorridere, nel sonno, le loro labbra dischiuse.
Con questa bizzarria Tutti di casa mia Padre, figlio, fratel, nonno e bisavolo Van cercando le risse a casa il dia-dia dia-dia-dia. A casa il dia-dia a casa il diavolo» bellezza che può essere agguagliata soltanto da quest’altro amabile dialoghetto fra Egeo e Demo nel tanto decantato Giasone di Giacinto Andrea Ciccognini, fiorentino. […] Ma con buona licenza di codesti Messeri quanto l’arte di pensare è superiore all’arte d’infilzar armoniosi periodi, altrettanto meritano maggiore stima, e venerazione i nomi di Galileo, di Viviani, di Torricelli, di Bellini, di Malpighi, di Borelli, di Campano, del Cavalieri, dell’Acquapendente, del Porta, e di tanti altri fisici e matematici del secolo passato che non quelli di Bembo, Casa, Varchi, Cota, Molza, Tansillo, e mille altri scrittori eleganti del Cinquecento.
Le Dame, le fanciulle onorate, per lo più introducono i loro amanti in casa, gli occultano all’arrivo di un Padre o di un Fratello ne’ proprj appartamenti, vanno esse stesse alle Case, o Locande dove quelli dimorano medianto il soccorso de los Mantos, fuggono con esso loro di notte dalle paterne case &c. Nella Dama Melindrosa (posta tralle eccellenti Commedie del Vega dal Signor Lampillas forse senza averla letta) si vede Celia Dama principale che fugge dalla propria Casa con Felisardo suo amante, e si rimane (contro la verisimiglianza ancora) nell’istesso Madrid, dove pure stà suo Padre, fingendosi schiava Mora e servendo in una Casa. […] Forza è che dica lo spettatore ciò vedendo, se ciò accade in luogo praticato dagli altri della Casa, che avverrà in parte più secreta! […] Un rompicollo perseguitato dalla Giustizia, incapace di amistà, senza rispetto di Leggi, nè di Religione, non solo ammesso da Leonora nella propria Casa, ma da lei cercato fino nella Locanda, come farebbe una donnicciuola di mondo.
Don Nicolas Antonio altro di lui non dice, se non che dimorò in Roma in tempo di Leone X, e vi scrisse alcune satire contra de’ cardinali (e nella Propaladia ancor se ne legge una) e dovette scapparne via e rifuggirli in Napoli in casa di Don Fabrizio Colonna. […] ), nato in Aveiro nel Portogallo il quale fu discepolo del Poliziano in Firenze, e fecevi gran profitto, e dopo lesse ancora egli in Salamanca per lo spazio di 20 anni in compagnia del Nebrissense; e passato in Portogallo fu maestro de’ due principi, e morì decrepito in casa sua nel 1530 con lasciar varie opere. […] Nos transmittimus contenti hoc epigrammate, quod ad nomen attinet, adnotato, quantumvis barbaro: Por precìo justo se vende el presente jardin nuestro en casa de carvajal.
Girano perciò continuamente i commedianti Cinesi di casa in casa, innalzano in un attimo i loro teatri portatili, e recitano ne’ cortili o nelle piazze.
Belli Paolo (Blanes Pellegrino), figlio di Vincenzo Belli e di Maria Romei, fu trascinato dall’ amore dell’ arte comica, tenuta in non troppo alto conto al suo tempo, a fuggire di casa per iscritturarsi non sappiamo più in quale compagnietta di zingari. […] Il Belli-Blanes dimorava a Firenze in Piazza degli Agli, N. 898 : e un mese dopo circa la sua morte fu fatto l’inventario degli oggetti trovati in casa e del corredo di teatro, che constava fra l’altre cose di 14 manti in saia, velluto, lana, ricamati in oro e argento, e di 22 tuniche rosse, amarante, bianche, turchine, arancione, pel valore complessivo di L. 3964.
Tali e tanti erano i fregi e i quadri, e così pompose le decorazioni, che essendosi così preziosi materiali bruciati per malignità degli schiavi di lui in una casa di campagna che avea in Tuscolo, ne montò la perdita a cento milioni di sesterzi in circa, cioè intorno a due milioni e ottocentomila ducati napoletani.
Fermavansi da principio a cantar nelle piazze, facendo come uno steccato co’ loro bordoni, ed appresso montarono sudi un rustico palco in una casa comprata espressamente da alcuni per trarre profitto dalla folla che concorreva a tal nuovo devoto divertimento.
Tali e tanti poi erano i fregi e i quadri, e così pompose le decorazioni, che essendosi tali preziosi materiali bruciati per malignità de’ di lui schiavi in una casa di campagna che aveva in Tuscolo, ne montò la perdita a cento milioni di sesterzi in circa, cioè intorno a due milioni e ottocentomila ducati Napoletani.
Fermavansi da principio a cantar nelle piazze, facendo come uno steccato co’ loro bordoni, e di poi montarono su d’un rustico palco in una casa comprata espressamente da alcuni per trarre profitto dalla folla che concorreva a questo nuovo devoto divertimento.
Nel carnevale del 1749 si diede « Amor non ha riguardi » di cui i personaggi erano Tabarino padre di Aurelia e di Florindo, Lelio cavalier bolognese, Brighella maestro di casa, Pantalone padre di Rosaura, e Arlecchino padre di Colombina : l’Aurelia era la Bastona che rappresentava quasi sempre, come vedremo, quella parte ; Tabarino era Camillo Conzachi – Pantalone, Francesco Golinetti – Colombina la Isabella Toscani – Rosaura la Casanova – Arlecchino, Antonio Bertoldi – Brighella, Pietro Moretti ; gli amorosi erano Bernardo Vulcano, Giovacchino Limberger e Giovanni Battista Toscani ; e molto probabilemente in questa rappresentazione sarà stato eliminato il Limberger, il peggior di tutti, secondo i giudizi del tempo.
Ma nell’ ’85 dovè abbandonar l’arte, e poco tempo dopo, colpito da malattia insanabile, morì a Milano fra le braccia della moglie, nella casa di salute dei fratelli Dufour.
Non frequentava nessuna società, amantissima della propria casa e dello studio.
Recitò fino al ’70 ; poi dovette abbandonar la scena per mal ferma salute, e si ritirò a Firenze nella casa del marito.
Dei libretti pubblicati dal Cambiagi due soli potei vedere ; l’uno di mia proprietà, che contiene 47 ottave cantate dalla primavera dell’anno 1776 a tutto il carnevale 1777 ; e l’altro esistente nella Biblioteca Nazionale di Firenze, che contiene 56 ottave cantate dalla primavera dell’anno 1778 fino a tutto il carnevale 1779, colle quali abbiamo il repertorio della Compagnia Roffi che metto qui a titolo di curiosità : La bottega del caffè – L’ Amante militare – Il Feudatario – La Moglie gelosa – Le Donne curiose – La forza dell’amicizia – La Figlia obbediente – L’ Ipocrita – Il Raggiratore – La finta ammalata – Le astuzie di Trastullo e d’Arlecchino – Arlecchino principe per accid ente – La Scozzese in Londra – I Rustici – La guerra – Il Padre giudice del proprio Figlio – Il Tutore – Arlecchino, cavalier per forza – I Senatori romani – L’anello magico – Il Padre amoroso – Lo Zoroastro – La donna scientifica – L’Avventuriere onorato – La Tartana – L’Antiquario, o sia Suocera e Nuora – La casa nuova – Arlecchino marito alla moda – Il saggio amico – La bacchetta parlante – Arlecchino servitore di due padroni – Il Bugiardo – Gli amori di Damet – Arlecchino perseguitato da 4 elementi.
E il successo fu pieno : e anzichè tornarsene a casa, il giovine artista fu confermato con una paga che gli desse da vivere ; e indi a poco egli fu primo attor giovine.
Per mangiare s’era servita a tutte le osterie di Milano, e per necessità facevasi cuocere in casa ; perocchè nessuno voleva più aver a fare con lei.
Dal '25 si passa a una lettera del '35, in cui dopo di avere accennato a un nuovo sputo di sangue avuto il '29 a Padova, racconta come la passata quaresima (1734) tornando da Roma fosse caduto con tutto il calesse in mezzo a un fiume, e avesse dovuto restar due giorni in una casa di contadini per asciugarsi, dalla quale partì a cavallo, essendo il calesse infranto, con vento e neve così terribili, che credette morirsi per via.
Il re O-Too padrone di tutta l’isola di O-Taiti essendosi recato in Oparre il mentovato capitano Cook nel 1777 nel terzo suo viaggio, volle fargli godere nella propria casa un heevaraa spettacolo pubblico, nel quale le tre sue sorelle rappresentavano bellamente i principali personaggi, seguito da alcune farse che riescirono assai grate al numeroso concorso.
Nel 1808 la sua Compagnia recitò il 3 settembre al Valle di Roma la Ciarliera indispettita del Giraud, e a Siena per la prima volta La Casa disabitata.
Ogni volta che venne a casa mia vi portò il sorriso e vi lasciò la serenità.
Il maggio del 1742, si recò a recitare a Fontainebleau davanti alla Corte, nonostante alcuna indisposizione, ch'egli aveva avuta, e ritenuta passeggiera, sul finire dell’aprile ; ma l’11 di maggio, côlto da male improvviso, mentre passeggiava nelle foreste, potè appena metter piede in casa, ove, caduto a terra privo di sensi, morì in poche ore tra le braccia della zia Belmont.
prologo da pantalone Se l’homo animal da do man (Magnifici, e Zenerosi Signori) è solo in questo mondo che vuol tegnir el mondo sotto de lù, e tutti i altri viuenti pi che sotto i piè, non desse alle volte in tel bestial noo ghe xe dubbio nigun chi el pareraue el padron de sta casa, el Principe de sta Republica, el Peota da sta Naue, el Monarca de sto Impero e l’anema de sto corpo : daspuò che el mondo xe vna Naue che altre volte se affondete in t’vn deluvio salvandose solo un battello. Una casa dove la natura vivi fa che habitemo in soffita, e morti la ne manda in magazen sotto terra.
Nell’Atto quinto nasce nella casa di Enea la bella contenzione che è espressa in Virgilio, tra Anchise che vuol rimanersi e morire ed Enea medesimo che vuol salvare il padre dalle mani dei Greci; né potendolo persuadere a fuggirsi, riprese le armi, vuol di nuovo uscire tra’ Greci, mentre Creusa e Iula ne lo trattengono.
Da principio fermavansi a cantar nelle piazze, facendo come uno steccato co’ loro bordoni, e appresso montarono su di un rustico palco in una casa fissa comprata espressamente da alcuni cittadini per trar profitto della folla che concorreva a quello nuovo e devoto divertimento.
Samuele, che a 19 anni aveva abbandonato la casa paterna per amor d’un’attrice nota col nome di Fragoletta, e s’era dato al teatro come violinista, ballerino e comico, la tolse in moglie il 27 febbraio del 1724, dopo di averla rapita ai parenti, i quali poi perdonarono, a patto che la figliuola, più nota col nomignolo di Zanetta, non calcasse le scene.
Fuggì a diciotto anni dalla casa paterna, ed esordì ad Abbiategrasso.
Nato a Roma il 1799, vi perdè, bambino, la madre, e dovè, giovinetto appena, seguire il padre in Sicilia, che era maestro di casa di una famiglia d’inglesi.
La scena rappresenta un appartamento della casa di Contarini. […] Contarini comanda che esca di sua casa. […] Costanza, per la casa è impossibile, vi sono troppi testimoni; ma non vi è altra via che il palazzo di Spagna. […] Sopraggiunto il padre egli si determinò a suggire pel muro della casa di Spagna. […] Bianca non è moglie ma figlia nubile di Contarini, di cui egli frequenta la casa senza verun delitto.
Le recite con dilettanti della città, tra' quali ei fu non ultimo mai e tal volta primo, lo esaltarono, specie quella del Filippo, che Alfieri fece in sua casa, rappresentando egli stesso il protagonista, e affidando a lui il Gomez. […] La morte del celebre artista Pertica fu la vita nuova del Vestri, il quale, chiamato dal Fabbrichesi a sostituirlo nella Compagnia Reale ai Fiorentini, ov'era ancora il celebre De Marini, benchè sulle prime vi trovasse il pubblico arcigno oltre misura, andò gradualmente trascinandolo al delirio, specie con L'odio ereditario del Cosenza, fino a essere condotto dopo una recita a casa in trionfo, cosà rara se non unica – accenna il biografo Scifoni – per un artista drammatico.
Aurelia avvezza al soggiorno di Parigi, vi si stabilì e prese casa in via S.
Basti che intanto se ne citino alcuni, i quali, nella lor varietà dànno un’ idea ben chiara della morbidezza e vigorìa del suo talento : Stuarda di Schiller – Medea di Legouvé – Norma di D' Ormeville – Messalina di Cossa – Amleto di Shakspeare – Maria Antonietta di Giacometti – Suor Teresa di Camoletti – Teresa Raquin di Zola – La Signora dalle Camelie di Dumas figlio – Fernanda di Sardou – Adriana Lecouvreur di Scribe – Il Signor Alfonso di Dumas figlio – Le Gelosie di Lindoro di Goldoni – La Casa Nuova di Sardou – La Donna e lo Scettico di Ferrari – La Giorgina di Sardou – Il Casino di Campagna di Kotzebue – Antony di Dumas – La Vecchia e la Nuova Società di Feuillet – Il Codicillo dello Zio Venanzio di Ferrari – Giuditta di Giacometti…. ecc., ecc., ecc.
Lo vediamo il '66 in Compagnia di Pietro Rossi ; poi, allontanatosi per alcun tempo dal teatro, bibliotecario del Senatore Davia a Bologna, poi di nuovo attore, recitando in varie compagnie, ma con poca fortuna, a cagione della sua austerità e taciturnità, a proposito della quale il Bartoli racconta che « andando un giorno a desinare con Andrea Patriarchi, non fu mai sentito pronunziare una parola durante tutto il tempo della tavola, e col solo saluto da quella casa partì. » Fu anche a Palermo, e quivi stette alcun tempo col Nobile Spaccaforni, qual segretario.
E, fosse pur di Zanni, com’è a supporre, lo rappresentava col suo nome di casa o con un nome di teatro ?
Sala della casa del vecchio Polonio. […] Polonio in sua casa spedisce un messo al figlio in Parigi con tante ammonizioni mischiate d’inezie e minutezze, che dimostra la dipintura di un vecchio che cinguetta in tuono famigliare, basso talvolta, e proprio della scena comica. […] Gl’insolenti la citeranno per criticarne qualche data o nome scambiato, o errore di ortografia nelle parole castigliane; ed allora mettendo en casa el buen dia per accreditarsi di amigos del pais, inveiranno contro di lui con personalità villane immaginate e con motti presi dalla feccia de’ quartieri di Lavapies, de las Maravillas, e de San Lorenzo sulle orme del poetastro Ramòn La-Cruz e del petulante ludimagistro La Huerta.
Odette, Amore senza stima, la Locandiera, Cavalleria rusticana, Fedora, Casa di bambola, Casa paterna, la Signora dalle Camelie, d’indole così disparata, ebber tutte, e molte di esse hanno ancora la più gagliarda e più vera delle interpretazioni. […] Mi son rincantucciata in una piccola, piccolissima casa – vera bóite rossa a persiane verdi – d’innanzi a un mare…. grande e inesplicabile.
Dal registro 326 del Municipio di Perugia (ufficio dello stato civile), sappiamo che Luigi, Giuseppe, Pietro Bonazzi, professore e cavaliere, nato e domiciliato a Perugia, figlio del fu Giuseppe, cuoco, domiciliato in vita ivi, e della fu Celeste Carattoli, donna di casa, domiciliata in vita ivi, marito di Maria Rocchi, morì d’idropisia all’una pomerid. del 2 aprile 1879 nella casa posta in via Sapienza vecchia al numero 2.
Ecco un argomento di una commedia turchesca rappresentata in casa di un ambasciadore di Moscoviaa.
L’azione della Rebecca passa nella casa di Abramo, nelle selve di Faran e nella città di Carra, ed i personaggi che compariscono in tali luoghi, non vengono fra loro a colloquio.
Tratto dall’amor della scena, entrò in una filodrammatica, e in brevissimo tempo sviluppò tali attitudini, che il Demarini, uditolo, gli fu largo di quelle lodi che lo decisero a lasciar l’arte del bulino per quella di commediante ; e abbandonata la casa paterna e la moglie e i figliuoli, si scritturò in una compagnia di pochissimo conto, passando, dopo alcuni anni di vagabondaggio, in quella di Francesco Taddei, col quale stette dodici anni.
ma Casa.
Durn che poco verisimilmente si trattiene molto tempo sconosciuto nella propria casa. […] Madama di Gouge scrisse in prosa una commedia enunciata da’ gazzettieri col titolo di episodica Moliere in casa di Ninon, che s’ impresse nel medesimo anno, nella quale intervengono le persone più distinte del secolo di Luigi XIV. […] Madama Armand che affetta bello spirito e letteratura, accoglie in casa varii letterati. […] Giungono in faccia al gran palazzo che è dirimpetto alla casa di un avvocato. […] Tra gl’Italiani della stessa compagnia ne compose anche il lodato Riccoboni che si stimò il Roscio Italiano di que’ tempi pregiato sommamente da Pier Jacopo Martelli, dal marchese Scipione Maffei, e dall’abate Conti, non meno che da varii leterati Francesi che frequentavano la di lui casa, e scrisse della tragedia e della commedia con molta erudizione e giudizio; come pure la di lui moglie che componeva assai bene in italiano, intendeva il latino, ed alcun poco il greco, e sapeva a fondo la poesia drammatica, e tralle altre sue opere scrisse alcune commedie, ed una dissertazione sulla declamazione teatrale che ella stessa egregiamente eseguiva, e singolarmente allorchè rappresentò ne’ nostri teatri la parte di Merope nella tragedia del Maffei.
Il grido che questo musico avea levato fece parlar molto di lui, e del suo tentativo massimamente in Firenze in casa di Giovanni Bardi de’ Conti di Vernio, cavaliere virtuoso e liberale, di gran cuore, d’ottimo gusto, di gentilezza somma, di molta cognizione in ogni genere di lettere e conseguentemente stimatore giusto, e amante de’ letterati, a’ quali ogni aiuto e favore somministrava: qualità tutte che per la difficoltà di trovarsi riunite in una sola persona rendono egualmente stimabili ma forse più rari i veri mecenati che i veri geni. […] Pietro Bembo, che prendendo a imitar il cantore di Laura altro non ritrasse da lui che la spoglia; Angelo di Costanzo celebre per robustezza de’ concetti, e per unità di pensiero benché sovente privo di colorito, e qualche volta prosaico; Giovanni della Casa ricco nella frase, lavorato nello stile, abbindolato ne’ periodi, autore più di parole che di cose; Sanazzaro più vicino ai Latini nel suo poema che scrittor felice nella propria lingua; Rinieri, Varchi, Guidiccione, Molza e mille altri versificatori stitici e insipidi benché puri e regolari non poteano somministrar gran materia alla musica. […] [18] Dopo la dipartenza per Roma del Conte di Vernio, ove poi divenne maestro di Camera a’ servigi del papa Clemente Ottavo, la letteraria adunanza si trasferì alla casa di Jacopo Corsi altro gentiluomo fiorentino, non meno fautore delle belle arti, né meno intelligente nella musica massimamente teorica. […] Per veder come riusciva in pratica il nuovo ritrovato fu dagli altri spinto Ottavio Rinuccini a comporre una qualche poesia drammatica, lo che egli fece colla Dafne, favola boscherecchia che si rappresentò in casa del Corsi l’anno 1594, e fu messa sotto le note dal Caccini e dal Peri sotto la direzione di esso Rinuccini, il quale comecché non avesse studiata la musica, era nondimeno dotato d’orecchio finissimo,e d’acuto discernimento, che gli aveano conciliato la stima e il rispetto de’ musici.
L’azione della Rebecca passa nella casa di Abramo, nelle selve di Faran e nella città di Carra, ed i personaggi che compariscono in tali luoghi, non vengono fra loro a colloquio.
Uscita di casa per darsi all’arte, dopo di aver fatto in famiglia la serva alla madre e alle sorelle, con un sentimento di guitteria della peggiore specie, s’accorse che, pur troppo, in teatro, è sempre l’abito che fa il monaco, specialmente nelle attrici, e specialmente al cospetto del capocomico.
S. facia ch’ io l’habbia questa sira a Casa che oltre jl pregar nostro Signore per la sua salute sforzarò insieme il mio seruicio per acrescer il gusto dell’A.
Chiamato a Mantova dal Duca il 1599, non potè recarvisi per malattia della suocera e sua ; ma vi si recò il 4 aprile del 1600, nel qual giorno, secondo che abbiamo dal Bertolotti, giunse in casa di Tristano Martinelli, arlecchino, sovrintendente di tutti i comici dello Stato mantovano, passando poi all’Albergo della Luna, ov’ erano l’Austoni e Antonio (?).
Il buon Prelato ascoltò le ragioni de'Comici : non mancauano li dua di portar Testi contro le Comedie, e non voleuano, che i Comici altercassero ragioni ; quasi volendo che l’autorità dell’habito potesse far autentica legge alle loro opinioni : ma l’amoreuole Superiore diceua, lasciateli dire, il douere è, ch'ogn’ vno dica la sua ragione ; ma perchè la cosa andaua in lungo, si trasportò il ragionarne all’altro giorno ; e così il giorno seguente all’hora deputata comparuero i Comici con l’autorità segnata ne' libri, e così fecero gl’altri che si trouarono inuitati, chi da vna parte, e chi dall’altra, oue che si contrastò vn pezzo, in vltimo il benedetto Cardinale decretò, che si potesse recitar Comedie nella sua diocesi, osseruando però il modo che scriue San Tomaso d’Aquino ; et impose à Comici che mostrassero i Scenarij delle loro comedie giorno per giorno al suo foro, e così ne furono dal detto Santo, e dal suo Reuerendissimo Signor Vicario molti sottoscritti, ma in breue i molti affari di quell’ Vffizio, fece tralasciar l’ordine, giurando i Comici, che non sarebbero stati gli altri suggetti meno honesti dei riueduti : il Braga (così chiamano il Pantalone di quella Compagnia) et il Pedrolino haueuano ancora (e non è molto) di quei suggetti, ò siano Scenarij di Comedie sottoscritti, e quelli segnati da San Carlo, si tengono custoditi, e nella Compagnia, oue hora sono vi è chi ne ha due, e li tiene à casa per non li smarrire.
Siccome non si schiva il frequentare la Casa dell’Orazione per l’abuso fattone talvolta da chi vi amoreggia con cenni, sorrisi, e parolette; nè si bandisce il ferro, perchè con esso si versa il sangue umano; nè dobbiamo fisicamente cavarci gli occhi, perchè per essi può entrar la morte: così pensava il Signorelli non doversi trascurare lo studio di un eccellente modello dell’arte, quando anche alcuna cosa vi si dicesse con qualche libertà. […] Oggi che queste cose io scrivo, si rappresenta nel Teatro de la Cruz un Sainete, in cui un Villano semplice malizioso, che soffre in sua Casa un Militare, che corteggia la Moglie, a’ loro stretti espressivi colloqui si pone le due mani in testa come per esprimere le armi del Toro, e invoca San Marcos.
Errico d’Aragona, marchese di Villena, ch’era una serenata, o favola allegorica, nella quale intervengono la giustizia, la pace, la verità, e la misericordia; e l’altro del poeta Giovanni de la Encina, che il conte de Uregnas fece rappresentare in casa sua, ospiziando il re Ferdinando che passava a Castiglia per isposar la regina Isabella. […] il Villano e ’l capro; il V. tratta di tre persone che si son salvate in una casa; e ’l VI. fa una dipintura della vita di due persone maritate.
Catlina Mater mea Ferrariensis Appellabatur d’casa Bambas ; Gratianus vero addotoratus est in Bologna, dal trenta, l’ann dal bsest. […] Graziano era dunque figlio di un Messer Tommaso e di una Caterina Ferrarese di casa Bambagi ?
Le Accademie letterarie de’ Rozzi e degli Intronati che tornarono a fiorire nel XVII secolo, quella brigata di nobili attori che rappresentava in Napoli le commedie a soggetto del Porta, gli Squinternati di Palermo, di cui parla il Perrucci ed il Mongitore, i nobili napoletani Muscettola, Dentice, Mariconda che pure recitarono eccellentemente, facevano cadere in dispregio la maniera per lo più plebea caricata declamatoria de’ pubblici commedianti, Il celebre cavalier Bernini nato in Napoli, e che fiorì in Roma dove morì nel 1680, rappresentava egregiamente diversi comici caratteria Il famoso pittore e poeta Satirico napoletano Salvador Rosa morto in Roma nel 1673 empì quella città non meno che Firenze di meraviglia per la copiosa eloquenza estemporanea, per la grazia, per la copia e novità de’ sali, e per la naturalezza onde si fece ammirare nel carattere di Formica personaggio raggiratore come il Coviello ed il Brighella, ed in quello di Pascariello, La di lui casa in Firenze divenne un’ accademia letteraria sotto il titolo de’ Pencossi, ove intervenivano l’insigne Vangelista Torricelli, il celebre Carlo Dati, l’erudito Giambatista Ricciardi, i dotti Berni e Chimentelli ecc.
E si torna a casa più sani, più felici e più buoni di prima, perchè l’allegria fa buon sangue e il buon sangue fa buone azioni.
Tanta era l’attrattiva del suo conversare, che la di lei casa era in ogni città frequentata dai più rinomati ingegni in Arti, Scienze, e Letteratura.
Con una pennellata sola fa conoscer tosto lo spirito di tutta la casa di Socrate. […] La commedia delle Vespe consiste in un magistrato impazzito per la smania di giudicare, il cui figliuolo tenta di guerirlo con lusingare alla prima la di lui passione, proponendogli di giudicare nella propria casa, e sentenziar fu di un litigio ridicolo d’un cane che ha rubato una forma di cacio. […] Egli vedendo mancar di casa la moglie e ’l proprio pallio, costretto da un bisogno naturale prende la vesta della moglie, e fa in piazza ciò che la natura gli comanda.
[2.109] Nel principio Oreste era in casa ed in letto, e qui dee entrare in casa, dunque era in strada. […] [2.113ED] Invita i compagni ad entrarvi ed a preparar ivi i cibi: Andate, oh compagni, ed entrando in casa preparate i cibi; imperocché è cosa gioconda dopo la caccia una mensa piena. [2.114] Ecco dunque Ippolito in strada; ma d’altra parte appiattandosi Fedra in casa, ecco una scena fra la di lei ancella, il coro ed il semicoro, per tagliare il laccio alla padrona e per istenderne in terra il cadavero. [2.115ED] Ecco dunque l’ancella ed i suoi compagni dentro la casa. […] Chiabrera trascorse gli ultimi anni della sua villa appena fuori Savona, a villa ‘Siracusa”, con ogni probabilità la casa cui allude M. […] [commento_2.110ED] State… casa: altro passo non rinvenuto che interessa il primo coro dialogato con Elettra (Euripide, Or.
Egli non sa far altro che piangere a tutte le ore, e filosofar cicalando mentre è tempo di operare: non manca nè di buon cuore nè di tenerezza pe’ figli, ma di prudenza e di attività nelle circostanze scabrose: è ricco ed indipendente, e pure si contenta di rappresentare in sua casa il secondo personaggio dopo del Commendatore suo fratello, che colle sue maniere e stravaganze mette tutto in iscompiglio.
Luigi Rasi ha questi due requisiti ; e la sua opera I Comici italiani, di cui sin dal ’94 ha incominciato l’edizione in fascicoli la casa Bocca con ricchezza di tipi e d’incisioni, promette di essere magistrale sotto ogni aspetto.
E terminata la tragedia, il pubblico affollato alla porta del Teatro, come l’attrice fu salita in carrozza, ne staccò i cavalli e l’accompagnò a casa con orchestra e fiaccole e urli di gioia non mai interrotti.
Il Baschet non ci dice altro che dal '14 al '20 non vi fu più Compagnia di comici italiani in Francia ; ma non mancaron per lo meno i soliti negoziati, come appare dalla lettera interessantissima del '15 di Arlecchino alla Comare Cristianissima, che riproduco fedelmente (Raccolta Rasi), proveniente dalla casa Charavay di Parigi.
Nè chiama meno l’attenzione di chi legge o ascolta la prudenza di Alessandro che sa rimettere l’ordine in sua casa colla prudenza e la dolcezza. […] La Casa disabitata recitata in Siena con molto applauso merita tra le farse ben congegnate luogo distinto. […] L’azione passa nella casa di Plutone e negli Elisii. […] Ne parlano all’Inglese loro amico, il quale senza approvare, dice che si rivedranno in casa Cherdalosi. […] Lucrezina dice di avere acconsentito per uscire da quella casa, e per poter trattar lui.
Luca in Venezia ; alle recite in Mantova nella primavera ; nell’ultima sera delle recite della primavera ; al fine dell’estate in Mantova ; nell’ultima sera di carnovale in Venezia, dopo la recita della Casa nova.
Soprattutto il personaggio di Faddle basso, triviale, poltrone, infame, introdotto in casa di una dama, la quale ne riceve anche lettere amorose, preferito talvolta a un colonnello che la pretende in moglie, e frattanto, come un Coviello o Brighella, preso pel collo, scosso, minacciato, cacciato or da questo, e or da quello, dispiacque con tutta ragione al pubblico, che astrinse il sig. […] Lovemore trasformato in un milord in casa della Belmour, danno all’azione un movimento e una vivacità considerabile. […] Una fredda regolarità per quanto comportano tre intrighi amorosi avvenuti in una casa, un fiacco interesse, alquanti difetti, poche grazie, e non poca noia caratterizzano La Falsa Delicatezza, commedia di M.
Questi s’innamora in Venezia di una bella schiava, e senza eseguire la commissione del padre riscatta questa giovane, la sposa e la mena nella casa paterna facendola credere la sorella liberata, ed affermando d’aver trovata già morta la madre. […] Il primo a vederla è il figliuolo che prevedendo di dovere il di lei arrivo far che egli debba fuggire dal rigore del padre giustamente sdegnato, piangendo le manifesta la sua colpa, e vuol partirsi disperato quando ella non voglia impietosita dare a credere al marito che la giovane che è in casa sia appunto la perduta sua figliuola. […] Ma quando intende esser quella veramente di lui sorella, cade nelle smanie di Edipo senza però oltrepassare i limiti prescritti alla commedia, e la vivacità delle passioni che risveglia quest’evenimento, agita e scompiglia la casa tutta, la quale avventuratamente si rassetta col manifestarsi uno scambio accaduto alla fanciulla in fasce, per cui è riconosciuta per figlia di un altro concittadino. […] La di lui casa in Firenze divenne un’ accademia letteraria sotto il titolo de’ Percossi, ove intervenivano l’insigne Vangelista Torricelli, il celebre Carlo Dati, Giambatista Ricciardi, il dottor Berni, il Cbimentelli ecc., ed in essa rappresentavansi in alcuni mesi dell’anno piacevolissime commedie.
E’ fu un tempo che il Capitano ed io non ci mettevamo le scarpe d’altro che di barbe strappate a questo, e a quell’altro bravo ; i matterazzi e cuscini non si facevano d’altro in casa nostra. […] Quante volte hai tu veduto, Tempesta, maggior fasci di barbe svelte in casa mia, che di fieno il verno ? […] Quegli occhi, che vibrano saette hanno pertuggiato, succhiato, bucato, perforato il cuore al cuore di tutti i cuori miei ; la bocca è un Fialone, ove fanno nido le Grazie ; e Amore fatto ape vola al Ozimo, o Basilico di frondi grandi per suggere il miele dall’alma del fiore di Zumpano (Casale di Cosenza), le tue narici son pezzi d’artiglieria, che sbarando, e colpendo in questo petto fanno un dirupo della Casa matta della Bravura del Mondo. […] Fiedler della Casa Deekelmann della Chaux de Fonds, ecco quel che ne dice F.
Sotto Filippo IV l’ infante Don Fernando di lui fratello fondò due leghe distante da Madrid verso il settentrione in mezzo a un querceto una casa di campagna che denominò Zarzuela 29. […] Corràl propriamente significa una corte rustica dietro di una casa, e talvolta comune a più casucce di famiglie plebee, ed un tal luogo servì talora nella Spagna per le rappresentazioni sceniche, quando ancora non eranvi teatri fissi.
L’Apologista numera nell’Ecloga nominata cinque Scene, e riconosce il genere, non dall’azione, ma dal numero de’ versi, osservando che anche col toglierne un lungo ragionamento in lode della Casa di Alba (che in vero starebbe acconciamente allogato, se quest’Ecloga fosse un Dramma), resta ancora ricca di versi 1200.
I parenti non del tutto sforniti di comodi l’aveano inviato a scuola; ma egli spaventato dalla villana sevizia del suo pedagogo lasciò la casa paterna, e si fuggì nelle selve a menar vita campestre, ed in esse senza studio pervenne a poetare ed improvvisare ancora.
Non manca nè di buon cuore nè di tenerezza pe’ figli, ma di prudenza e di attività nelle circostanze scabrose; è ricco ed indipendente, e pure si contenta di rappresentare in sua casa il secondo personaggio dopo del Commendatore suo fratello, che colle sue maniere e stravaganze mette tutto in iscompiglio.
I parenti non del tutto sforniti di comodi l’aveano mandato a scuola; ma egli spaventato dalla villana sevizia del suo pedagogo lasciò la casa paterna, e si fuggì nelle selve a menar vita campestre, ed in esse senza studio pervenne ad essere poeta ed improvvisatore.
ma Casa per Pantalone nel qual tempo ha conosciuto apertamente, et indubitatamente esser impossibile, esercitandola, il poter saluar l’anima sua, e sù questa certezza l’anno scorso haueua determinato di lasciar tal arte, e ritirarsi in un Monastero, e che sij il uero col Padre Guardiano de Zocolanti di Cento trattaua tal interesse ; ma perchè quelli che esercitano tal arte sono senz'anima, e pieni d’iniquità fecero che fu chiamato a recitare dal Ser.
Il poetastro attende l’esito di una commedia che ha data al teatro, e col prezzo di essa promessogli nel caso che la commedia piaccia al pubblico, e col fruttato dell’impressione, si lusinga di ammobigliare la casa per la sorella, pagare i debiti dello sposo, e sostentar la propria famiglia.
Sotto Filippo IV l’infante don Fernando di lui fratello formò due leghe distante da Madrid verso il settentrione in mezzo a un querceto una casa di campagna che denominò Zarzuela a.
ma sua Casa. […] VII) : Prima guardarsi di parlar con il popolo, raccordandosi che non vi si prossume persona in quel luoco, se non quello con cui si parla in scena, et se per sorte si parla solo fra sè stesso, si dee andar discorendo, se della sua donna si querella, alla casa di quella si volta gli occhi, se d’amore, se di fortuna, o d’altro, hora il cielo, hora alla terra, et hor in un luoco, et hor nell’altro, e non far come quelli ch’ apostano nel auditorio uno o due amici, et a quelli vanno dicendo le loro raggioni, questo precetto è di tanta osservanza, quanto mal osservato quasi da tutti.
Non s’inventò la storiella del Sanchez naufragato morto in casa del Colombo, del cui viaggio ei si prevalse, la quale si accennò dal Gomara, si credè colla naturale sua bontà dal l’Acostae dal Uezio, ed oggi si risuscita dal Lampillas, tuttochè lo stesso Oviedo l’avesse narrata come pura favola, e lo storico filosofo Robertson avesse dimostrato nella nota 17 del tomo I di essere stata conosciuta come un maligno ritrovato dell’ingratitudine suggerito dalla viltà della gelosia nazionale ?
Non s’inventò la storiella del Sanchez naufragato morto in casa del Colombo, del cui viaggio ei si prevalse, la quale si accennò dal Gomara, si credè colla naturale sua bontà dall’Inca Garcilasso, si trascrisse dall’ Acosta e dall’Uezio, ed oggi si risuscita dal Lampillas, tuttochè lo stesso Oviedo l’avesse narrata come pura favola, e lo storico filosofo Robertson avesse dimostrato nella nota 17 del tomo I di essere stata conosciuta come un maligno ritrovato dell’ingratitudine suggerito dalla viltà della gelosia nazionale?
Stanca di soffrire gl’ingiusti sospetti del marito, spaventata dal pericolo passato, rifugiossi nella casa paterna ; e non trovandosi sicura colà, si recò nascostamente a Forli presso di una cugina di sua madre.
Brighella con Leandro prima che la Compagnia fosse stata ricompensata dall’Em.º Signor Cardinale Antonio ; han chiesto per loro particolare, un regalo per uno ; e da me risaputo, come capo della Compagnia scrissi al Signor Martinozzi, maestro di Camera di detto Em.º che anch’io pretendeuo, se gli altri domandauano, come quello che ha il carico di regger la Compagnia e metter fuori soggetti ; ma che però non era in costume di far ciò ; Brighella risapendo quanto haueuo scritto, recitando noi, in casa dell’Arcivescovo di Rodi, uno de’ Signor di Nuelara, ad’arte cominciò à motteggiare sopra à detta poliza ; ond’io : gli dissi hauerla scritta ; ma che in quella però io, non l’ingiuriauo, risposeme con tante uillanie, e minacciamenti, ch’io fui sforzato à maltrattarlo di parole, ma non uillane ; Beltrame disse, quetatevi Cintio, che basta solo, che si sappia che un Brighella ui habbia perduto così infamemente il rispetto, ed il detto Signor Arciuescouo ciò risapendo, era d’animo di far poco piacere à Brighella, ed’egli stesso si obliga attestarlo à chi che sia.
r Marchese Nicolò Tassone domenica alle quattro hore di notte mentre recitavo mi fu datta una sua, la quale aperta a casa, dall’intendere il buon animo che S.
Duru che poco verisimilmente si trattiene molto tempo sconosciuto nella propria casa. […] Si sono anche ultimamente rappresentate l’Ottimista o l’ Uomo contento di tutto del giovane Collin d’ Harleville; il Matrimonio segreto di tre atti tollerata in grazia de’ buoni attori; la Fisica in un atto imitazione debole delle Letterate di Moliere, in cui una donna d’altro non vuol parlare che di magnetismo, di gas, di elettricità, di palloni volanti; le Riputazioni commedia in versi di cinque atti non migliore imitazione delle Letterate rappresentata in Parigi nel 1788; Moliere in casa di Ninon in prosa di mad. di Gouge impressa nel medesimo anno da’ gazzettieri enunciata col titolo di episodica, in cui intervengono le persone più distinte del secolo di Luigi XIV; la Morte di Moliere in versi e in tre atti che serve solo a rinnovare il dolore della perdita di quell’ingegno raro; la Giovane Sposa in versi ed in tre atti del sig. di Cubieres lodata dal giornalista di Buglione per la morale e pe’ caratteri.
La Dafne rappresentata nel 1597 avanti la Granduchessa di Toscana in casa del nominato Corsi grande amico del Chiabrera, e l’Euridice in occasione del matrimonio di Maria de’ Medici con Errico IV, furono poste in musica da Giacomo Peri, e s’impressero in Firenze nel 1600.
Conosciuti col suo mezzo la Robotti, Tessero, Bucciotti, doventò in poco tempo creatura del palcoscenico ; e tanto lo prese amor dell’arte, che una bella notte, di nascosto della madre e del fratello maggiore, fuggì di casa per andare ad aggregarsi a una compagnia, che recitava a Dronero in una sala dell’ospedale ; e colla quale frequentò per oltre un anno teatri talvolta di quello assai peggiori.
Si cangia la scena in una casa del vecchio Polonio. […] Polonio in sua casa spedisce un messo al figlio in Parigi con tante ammonizioni miste ad inezie e minutezze che spiegano il carattere di un vecchio che ciancia in tuono famigliare, basso di tratto in tratto, e proprio della scena comica.
Taïti essendosi portato in Oparre il sopranomato capitano Cook nel 1777 nel terzo suo viaggio, volle fargli godere nella propria casa un Heevaraa spettacolo pubblico, nel quale le tre sue sorelle rappresentavano bellamente i principali personaggi, seguito da alcune farse che riuscirono di maggior diletto al numeroso concorso.
Roubo nel trattato de la Construction des Theatres impresso in Parigi nel 1777, quando noi pubblicammo la prima nostra Storia de’ Teatri in un sol volume; e si pretende che fosse stata rappresentata in un teatrine privato costrutto in casa del medesimo Ausonio.
La Dafne rappresentata nel 1567 alla presenza della gran duchessa di Toscana in casa del nominato Corsi grande amico del Chiabrera, e l’Euridice in occasione del matrimonio di Maria de’ Medici con Errico IV, furono poste in musica da Giacomo Peri, e s’impressero in Firenze nel 1600.
Ma rientrati gli austriaci vittoriosi e trionfanti nel Veneto, si vendicaron tristamente di lui, atterrando e distruggendo la casa e la terra ch'egli aveva in Treviso, frutto del suo ingegno e delle sue fatiche.
Fu – dice Nicolò Barbieri nel Capo VII della sua Supplica (Venezia, Ginammi, 1634) – nella famosa Accademia dei Signori Intenti accettata e laurcata (ebbe il nome di Accesa), e ad una gara poetica, alla quale prendevan parte le celebrità del tempo, in casa Aldobrandini, riuscì prima dopo Torquato Tasso ; e fu coronata d’alloro in effigie tra ’l Tasso e ’l Petrarca (V. […] Et se farà la parte di una serua, nell’uscir di casa, saper scotersi la gonella lasciuamente, se la ocasion lo comporta, ouer mordersi un dito per isdegno, et simili cose, che il poeta, nella testura della fauola, non puo esplicatamente insegnare. […] Oltra di questa, io me ne soglio fare un’ altra molto utile, et necessaria ; doue noto tutte le scene per ordine, co i nomi de suoi personaggi, et con il segno della casa, o della strada, di onde hanno ad uscire, et a qual desinenza, co ’l principio anco de le lor parole ; accio che con questa norma, possi chi n’ haurà cura, porre tutti i recitanti sempre a tempo al lor loco.
Il nominato Ila però sommamente licenzioso ad istanza del Pretore fu da Augusto nella propria casa fatto pubblicamente bastonarea.
Coràl propriamente significa una corte rustica dietro di una casa, e talvolta comune a più casucce abitate da famiglie plebee non ricche, ed un simil luogo servì talora nella Spagna per le rappresentazioni sceniche, ancor quando non eranvi teatri fissi.
Ila però come sommamente licenzioso ad istanza del Pretore fu da Augusto nella propria casa fatto pubblicamente bastonare148.
Questo tesoro discaccerebbe da questa casa l’orrore che vi regna; ci vendicherebbe del disprezzo ingiurioso e della pietà più ingiuriosa ancora del mondo insolente”. […] Soprattutto il personaggio di Fadle basso, triviale, poltrone, infame, preferito in casa di una dama a un colonnello che la pretende in moglie, ma che in tanto a guisa di un mascalzone è preso pel collo, scosso, minacciato, cacciato or da questo or da quello, tal personaggio, dico, così spregevole dispiacque al pubblico, il quale obbligò l’autore a toglierne tutto ciò che era episodico.
Per una delle prove evidenti che la rappresentazione di tal Novella sarebbe assurda ed impraticabile, si noti che i personaggi sogliono cominciar il dialogo in istrada, proseguirlo entrando in casa, e senza conchiuderlo uscirne. […] Don Nicolas Antonio che parla distesamente del Naarro de Torres, afferma solo che dimorò in Roma in tempo di Leone X, e vi scrisse alcune satire contro i cardinali (e nella Propaladia ancora se ne legge una) e dovè scapparne via e rifuggirsi a Napoli in casa di don Fabrizio Colonna. […] La stessa cosa si dice che fatto avesse Ario Barbosa b nato in Aveiro nel Portogallo, il quale fu discepolo del Poliziano in Firenze, e fecevi gran profitto, e dopo lesse anch’egli in Salamanca per lo spazio di venti anni in compagnia del Nebrissense, e passato in Portogallo fu maestro de’ due principi, e morì decrepito in sua casa nel 1530 con lasciar varie opere.
Non sarà mia la Biblioteca, se Voi veniste in mia Casa, e sconvolgeste l’ordine de’ miei Libri?
Alla quarta rappresentazione che se ne fece il dì 17 di febbrajo, morì in sua casa questo principe della commedia francese, essendovi stato trasportato dal teatro moribondo.
Io, Sigre, intendendo con mio estremo disgusto questo, e sapendo che per essere io il minimo di compagnia, et egli il principale, a me haverebbe toccato l’uscio, perciò pensavo a’ casi miei havendo moglie in casa, debiti in quantità, e sorella in Monistero, anzi sopra le spalle, e tanto più ero necessitato a pensarci, quanto che mi riducevo a mente il periglio che passai di rimaner in asso quattr’anni sono, quando finimmo il carnevale a Lucca, che V.
Questo tesoro discaccerebbe da questa casa l’orrore che vi regna; ci vendicherebbe del disprezzo ingiurioso e della pietà più ingiuriosa ancora del mondo insolente. […] Soprattutto il personaggio di Fadle basso triviale, poltrone, infame, preferito in casa di una dama ad un colonnello che la pretende in moglie, ma che intanto a guisa di un mascalzone è preso pel collo, scosso, minacciato, cacciato or da questo or quello, tal personaggio così spregevole dispiacque al pubblico, il quale obbligò l’autore a toglierne tutto ciò che era episodico.
Il poeta dovea sortire per accidente fuori della città, dovea per accidente scontrarsi in un amabile foro setta ch’errava solitaria ne’ boschetti, per accidente doveva entrar seco lei in dichiarazioni amorose, e per accidente altresì dovea prima di tornarsene a casa ultimar la poetico-amatoria faccenda. […] [22] Non sarà tenuto nimico delle glorie italiane il gran Muratori, il quale, parlando di Leonello d’Este Duca di Ferrara, che successe al suo padre Niccola Terzo nel 1441, dice «che fece venir da Francia i cantori» 43, anzi i più bei madrigali di alcuni di essi francesi dimoranti allora in Italia si trovano raccolti da Girolamo della Casa, udinese, e proposti per modello d’imitazione nel suo rarissimo libro, che ha per titolo Il vero modo di diminuire con tutte le torti di stromenti. […] In una serie cronologica de’ drammi rappresentati sui pubblici teatri di Bologna dall’anno 1600 fino al 1737 fatta per opera de’ Soci filopatri si pretende sulla fede d’un manoscritto del celebre Ulisse Aldrobrandi, che fin dall’anno 1564 si cantasse nel palazzo della nobilissima Casa Bentivoglio un dramma intitolato l’Incostanza della fortuna.
Alla quarta rappresentazione che se ne fece il di 17 di febbrajo, morì in sua casa questo principe della commedia francese, essendovi stato trasportato dal teatro moribondo.
Perchè poi da l’Egitto un dì sperasse La casa di Giacob salvezza e regno ? […] Il riputato marchese Marescalchi serba manoscritta un’ altra tragedia l’ Alessandro VI, in cui mirabilmente vengono ritratti i caratteri di codesto pontefice, e di Cesare Borgia, e degli Spagnuoli di quell’ epoca, di cui ebbi il piacere nella sua casa in Parigi di udirne leggere dall’ autore l’atto primo che sommamente interessava. […] Monti ed io in Parigi in casa del principe Giustiniani, e vi si lesse la terza sua tragedia, il Cajo Gracco. […] Tenero è l’incontro di Cajo, che arriva inaspettato in Roma, colla moglie e col figlio che abbandonano la propria casa per procacciarsi un asilo contro la prepotenza de’Nobili. […] Queste due eccellenti tragedie dall’ autore mio antico amico a me affidate, ne’ miei infortunii del 1799 furono in mia casa insieme col mio ms del Sistema Melodrammatico involate da certo commediante fallito (che frequentava in uno degli appartamenti del palazzo dove era la mia abitazione).
La filosofia colle premure di Dante e Petrarca poi codici disotterrati, colla venuta dei Greci in Europa, e col patrocinio della Casa Medici, de’ pontefici, e de’ re di Napoli, rinacque in Italia nel secolo XV principalmente la Cabbalistica e la Platonica, non quale aveala dettata in Atene il suo pittoresco e sublime autore, ma quale dai torbidi fonti della setta alessandrina a noi si derivò.
Chi non sa che nel XV secolo foriero dell’aureo seguente divenne l’Italia l’emporio del sapere, chi nella propria casa non vide spuntare altrettanta luce, stenterà a crederea che dentro delle Alpi gli studii teatrali nelle mani di molti cospicui letterati fossero divenuti comuni e maneggiati con arte maggiore.
Chi non sa che nel XV secolo foriero dell’aureo seguente divenne l’Italia l’emporio del sapere: chi nella propria casa non vide spuntar altrettanta luce, stenterà a credere42 che dentro delle alpi gli studj teatrali nelle mani di molti cospicui letterati fossero divenuti comuni e maneggiati con maggior arte.
Qui abbiamo il Bazzi che le scrive da casa (Milano, 19 settembre 1841) per proporle di rimanere nella sua Compagnia alle stesse condizioni sinora accordatele.
Chiamar Clitennestra nella propria casa perchè l’assista nel finto parto imminente. […] L’autore di tante belle tragedie, filosofo sì grande, conoscitore sì savio del cuore umano, e ragionatore così eloquente, dimorando in Macedonia per compiacere al re Archelao amatore delle lettere e di chi le coltivava, dopo di aver secolui cenato, nel ritornarsene a casa venne assalito e lacerato da mastini scatenatigli contro da Arideo Macedone e da Crateva Tessalo maligni invidiosi vesseggiatori che l’odiavano meno per la gloria poetica di cui era egli in possesso che pel favore onde il regnante l’onorava.
S’impresse in Ferrara nel 1545, e si era rappresentata nel medesimo anno la prima volta in casa dell’autore a’ 24 di febbrajo, e la seconda a’ 4 di marzo alla presenza del duca Ercole II e del cardinale Ippolito di lui fratello.
Intanto un vecchio libertino chiamato Furard proprietario della casa di Zoe, e di lei amante viene a sollecitare l’effetto delle speranze che ella gli ha date, e si raccomanda alla pretesa vicina facendole sapere che già ella più volte ha ricevuto del danaro, e promesso di soddisfarlo.
S’impresse in Ferrara nel 1545, e si era rappresentata nel medesimo anno la prima volta in casa dell’autore a’ 24 di febbrajo, e la seconda a’ 4 di marzo alla presenza del duca Ercole II e del cardinale Ippolito di lui fratello.
L’ artifiziosa veduta della scena era di tal modo congegnata per indicarvi a un tempo diverse azioni e più colloquj contemporanei che presentava l’ immagine parlante di una parte della città o di una gran casa &c.
Per una delle pruove evidenti che la rappresentazione di tal Novella sarebbe assurda ed impraticabile, si noti che i personaggi sogliono cominciar il dialogo in istrada, proseguirlo entrando in casa, ed uscirne senza conchiuderlo. […] Don Nicolàs Antonio che parla distesamente del Naarro di Torres, afferma solo che dimorò in Roma in tempo di Leone X, e vi scrisse alcune satire contro i cardinali (e nella Propaladia ancora se ne legge una), e dovè scapparne via e rifuggirsi a Napoli in casa di Don Fabrizio Colonna.
Roubo nel trattato De la Construction des Théâtres impresso in Parigi nel 1777; e si vuole che fosse rappresentata in un teatrino privato costrutto in casa del medesimo Ausonio.
Forse in tal tragedia non sembrerà abbastanza verisimile che Gelendro nel giorno stesso che fa sì gran danno alla famiglia di Alcippo, Gelendro che nell’insidiare altra volta l’onestà di Damocrita dovè tornare indietro atterrito dalla gagliarda ripulsa che incontrò nel di lei coraggio, sia poi sì credulo che si faccia adescare dall’inverisimile speranza di esser soddisfatto, e poche ore dopo della condanna di Alcippo vada alla di lui casa, dove rimane da Damocrita avvelenato.
I nostri compositori si troverebbono fortemente imbarazzati se fossero costretti a metter sotto le note il più bel sonetto del Petrarca, o del Casa, o il più magnifico squarcio dell’Ariosto e del Dante: né saprebbero qual modulazione applicare al genere epico, ovvero al pindarico; laddove i Greci sapevano a meraviglia adattare a ciascuna spezie la sua particolar melodia. […] Dicesi, che andando quel filosofo a spasso di notte per una contrada, e sentendo le furiose smanie cui s’abbandonava un giovine sotto ad una finestra a motivo che mentre egli spendeva il suo tempo e i suoi danari nel dar una serenata alla sua bella, un altro, che s’era introdotto in casa furtivamente, la corteggiava in diversa foggia, ne trovasse egli il segreto di restituire la calma all’afflitto amante facendo che uno dei suonatori di flauto cambiasse il modo nella misura espondaica.
Seguitando apparentemente la notte Megara che ha saputa la disfatta de’ Luziani ausiliarj e la debolezza de’ Vasei che si sono dati a’ Romani, chiama al campo di Scipione come alla porta di una casa vicina. […] Era egli troppo angustiato dentro di casa, e spogliato da’ Mori di Spagna e da quattro re Cristiani, cioè di Leone, di Portogallo, di Aragona e di Navarra.
Morì nel 1673 in casa sua, nella quale fu trasportato moribondo dal teatro dopo la quarta rappresentazione dell’Ammalato Immaginario: L’aimable Comédie avec lui terrassée En vain d’un coup si rude espéra revenir, Et sur des brodequins ne peut plus se tenir.
Forse in tal tragedia non sembrerà abbastanza verisimile, che Gelendro nel giorno stesso che cagiona la ruina della famiglia di Alcippo, Gelendro che nell’insidiare altra volta l’onestà di Damocrita dovè tornare indietro atterrito dalla gagliarda ripulsa che incontrò nel di lei coraggio, sia poi sì credulo, che si saccia adescare dall’inverisimile speranza di esser soddisfatto, e poche ore dopo della condanna di Alcippo vada alla di lui casa, dove rimane da Damocrita avvelenato.
Lampillas, che ci permetterà di dirgli che de’ fatti di sua casa tanto sa egli quanto un Otentotto.
Chiamar Clitennestra nella propria casa, perché voglia assisterla nel finto parto imminente. […] Questo gran tragico, sì savio conoscitore del cuore umano, sì gran filosofo, e ragionatore sì eloquente dimorando in Macedonia, dopo di aver cenato col re Archelao, nel ritornarsene a casa, fu lacerato da’ cani forse scatenatigli addosso da Arideo Macedone, e da Crateva Tessalo, poeti invidiosi più che della gloria poetica, del di lui favore presso il regnante.
Chiude l’atto Ottavia rimandata alla casa paterna. e ’l coro la compiagne. […] Questo medesimo Ila sommamente licenzioso ad instanza del pretore fu da Augusto nella propria casa fatto bastonar pubblicamente97.
Durando apparentemente la notte, Megara che ha saputa, la disfatta de’ Luziani ausiliarii, e la debolezza de’ Vasei che si sono dati a’ Romani, chiama al campo di Scipione, come alla porta di una casa vicina. […] Era egli troppo angustiato dentro di casa, e spogliato da’ Mori di Spagna, e dai quattro re Cristiani di Leone, di Portogallo, di Aragona, e di Navarra.
Non è per questo ch’io approvi l’inversione troppo intrelciata di alcuni cinquecentisti specialmente quando è affettata, e lunga, come adiviene fra gli altri nello Speroni, nel Dolce, e nel Casa, i quali ti fanno sfiatare i polmoni prima che arrivi a terminar un periodo: né che non preferisca sì in verso che in prosa uno stile conciso, e pieno di cose all’abbindolato e pieno di parole massimamente nel genere filosofico, di cui la precisione, la chiarezza, e la disinvoltura sono i principali ornamenti.
Ecco come nelle leggi spagnuole trovansi stabiliti i duelli derisi come proprii dell’Italia dal signor Lampillas che ci permetterà di dirgli, che de’ fatti di sua casa tanto sa egli quanto un Otentotto.
Questo Bergonzo, ricevendo in casa gl’illustri sposi, diede in quel genere uno spettacolo sì magnifico, che la descrizione, che ne fu publicata, sorprese l’Europa28. […] Ciò fatto, i medesimi gentiluomini elessero Jacopo Peri, celebre maestro di cappella fiorentino, a mettere quel dramma sotto le note; il che questi fece nel 1597 nel qual anno medesimo fu la Dafne rappresentata in musica con sommo applauso in casa del prenominato Corsi, grande amico del Chiabrera. […] [Sez.II.3.0.2] Ma la rigidezza de’ primi spesso, anzi che rendere verisimile la favola, adoperava il contrario, costringendo gli attori a fare o dire in publico ciò che un uom di senno appena fa o dice ne’ più segreti penetrali di sua casa. […] E il poeta non si lasci sorprendere al Quadrio il quale asserisce46, che «nelle ariette quanto più le proposizioni sono generali, tanto più piacciono al popolo, perché trovandole verisimili o vere, se ne fa un capitale per cantarsele a casa». […] II [commento_Sez.I.2.0.3] • Siccome il Casa: il passo del Casa menzionato in nota da Planelli è tratto dal capitolo XXVI del Galateo (cfr.
Bel bello, Amico, che voi smucciate alla porta di casa.
La Dafne rappresentata nel 1507 avanti la gran duchessa di Toscana in casa del prenominato Corsi, grande amico del Chiabrera, e l’Euridice in occasione del matrimonio di Maria de’ Medici con Errico IV, furono poste in musica da Giacomo Peri, e s’impressero in Firenze nel 1600.
Un giovane studioso ne osserverà i riferiti pochi tratti naturali e felici, e fuggirà d’imitar l’autore nel carattere d’un padre di famiglia, che piange a tutte le ore, e filosofa vanamente: d’un padre, cui non manca buon cuore e tenerezza per gli figli, ma si bene una prudenza attiva nelle circostanze scabrose: d’un padre ricco, che invece di far la figura principale in ciò che maggiormente importa, si riduce a rappresentare il secondo personaggio dopo il commendatore, che colle sue maniere, co’ suoi pregiudizi, colle sue stravaganze mette la casa in iscompiglio, e ridusse alla disperazione il nipote243.
Chiude l’atto Ottavia rimandata alla casa paterna, ed il Coro la compiange.
Chiamar Clitennestra nella propria casa perchè l’assista nel finto parto imminente. […] L’autore di tante belle tragedie, sì gran filosofo, conoscitore sì savio del cuor dell’uomo, e ragionatore sì eloquente, dimorando in Macedonia per compiacere al re Archelao assai amante delle lettere e degli uomini dotti, dopo di aver cenato con esso lui, nel ritornarsene a casa fu lacerato da’ cani fattigli scatenare addosso da Arideo Macedone e da Crateva Tessalo poeti invidiosi, più che della gloria poetica, del di lui favore presso il regnante.
Perchè poi da l’Egitto un dì sperasse La casa di Giacob salvezza e regno? […] Un figlio che per una capricciosa debolezza di non abbandonare la casa dell’amata sacrifica la vita di un padre e la propria: questo padre che per non dissimile capriccio di non dipartirsi dal sepolcro dell’amico da lui ucciso espone a certa morte se stesso ed un figlio amato: questi personaggi, dico, mettendo di più in mortal pericolo, non che il virtuoso Sancio, la stessa benefattrice ed amante Violante, lasciano nell’animo certa idea d’inverisimiglianza ed un rincrescimento, che si oppone all’effetto della compassione che si vuole eccitare.
L’Imperatore Carlo VI cui l’Italia è debitrice in gran parte della sua gloria drammatica, era uno di que’ Signori a’ quali non aggradavano gli spettacoli sanguinari, non volendo che il popolo tornasse a casa scontento dal teatro10.
L’illustre Metastasio non avrebbe certamente cominciata una tragedia colle nozze per finirla poi colla casa del diavolo; non avrebbe in mezzo a personaggi veri e reali fatto comparir fantastici amorini che ballassero senza necesssità cogli sposi; non avrebbe sagrificato alla vana pompa della decorazione l’orditura, la verosimiglianza e il buon senso.
Chiude l’atto Ottavia rimandata alla casa paterna, ed il Coro la compiange.
Archimede, che entrando nel bagno trova la soluzione del problema della corona, e pieno e lietissimo di quella scoverta corre a casa tutto scomposto, e gridando: l’ho trovata , dovette atteggiarsi a pronunciare nella maniera più propria allo stato della sua mente.
La prima che scrisse, a quel che egli dice, in meno di due mesi, e che si stima la migliore, si rappresentò alla presenza del duca Ercole II nel 1541 in casa dell’autore, avendone apparecchiata la magnifica scena Girolamo Maria Contugo suo amico, il quale l’avea stimolato a comporla.
Risulta da quanto se n’è notato di non esser questa tragedia differente dagli Esuli Tebani, giacchè vi si desidera il decoro del costume più corrispondente alle maniere de’ Mori, l’economia dell’azione meglio organizzata, la locuzione più pura e più propria, lo stile più eguale, e meno infettato di lirici colori e di concetti secentisti, i caratteri più costanti, gli affetti meno svenevoli, le situazioni più convenienti al genere, e soprattutto più rispetto, ed onestà, giacchè vi si fa passare per virtù l’incontinenza e la violazione di una casa reale. […] Una finta dama oltramontana che si millanta studiosa de’ vulcani, si presenta al naturalista Mario, il quale l’invita a vedere la sua casa: Macar.
Bisogna saper versare delle lagrime per tenerezza, come avvenne a Metastasio componendo la sua Olimpiade, e rendersi capace di quell’astrazione imperiosa che rapiva il Parmigianino a se stesso, il quale nel sacco dato a Roma a’ tempi di Clemente Settimo non sene accorse dei soldati ch’erano entrati a depredar la sua casa, mentre stava egli pacificamente dipingendo nel suo gabinetto.
La prima che scrisse, a quel che egli dice, in meno di due mesi, e che si stima la migliore, si rappresentò alla presenza del Duca Ercole II nel 1541 in casa dell’autore, avendone apparecchiata la magnifica scena Girolamo Maria Contugo suo amico il quale l’avea stimolato a comporla.