Comico di Sua Altezza serenissima il Duca di Modena recitava le parti di amoroso, come ci apprende la seguente lettera di non lieve interesse del comico Lolli (Dottore Brentino), che traggo dall’Archivio di Stato di Modena : Carissimo Sig.
A. il Duca di Modena, fiorì nella seconda metà del secolo xvii, sotto il nome di Capitano Sbranaleoni. […] Il 14 agosto del ’74 si trovava a Napoli ; e dovendo d’ordine del Duca recarsi a Modena, implorava soccorso per sopperire alle ingenti spese di viaggio, dicendosi povero homo circondato di famiglia e vechio. […] S. pagava per loro sussistenza ai comici, quando si trattenevano in Modena o in altra città senza recitare, lire 64 per ciascheduno. […] , e Narici – Orazio), mosser lagnanza al Duca di Modena con lettera da Lodi del 16 xbre ’87, invocando la grazia di recarsi alla Piazza stabilita.
Ma, avviluppato dalle lusinghe di Angiola comica, per opera specialmente di sua madre, Isabella, la sposò, ed entrò con esse nella Compagnia del Serenissimo di Modena, recitandovi gl’Innamorati sotto il nomedi Orazio. […] Ascoltate il Duca di Modena le dichiarazioni di lui, parve piegare all’ indulgenza, e risolversi forse per la liberazione ; ma le due donne gli inviarono una supplica, in cui raccomandavan fosse fatta giustizia, poichè il Raparelli aveva in dosso le pistole al solo intento di ucciderle, il che a ogni modo avrebbe fatto, secondo le sue dichiarazioni, non appena uscito di prigione.
Il 21 ottobre del 1720 inviava da Piacenza al Duca di Modena la seguente supplica, tuttavia inedita, che tolgo dall’Archivio di Stato di Modena, per gentile comunicazione del Direttore conte Malaguzzi. […] mo di Parma Probabilmente fu la stagione di primavera del 1728 a recitare a Modena, come si rileva da una viva raccomandazione del Farnese al Duca Suocero, la quale comincia : Desiderando ogni maggior uantaggio alla Compagnia Comica del Cattoli da me riceuuta sotto la mia Protezione, mi prendo la confidenza di pregare uiuamente V.
Fiorito sul finire del secolo xvii, fu comico al servizio del Duca di Modena per le parti di secondo Zanni sotto il nome di Truffaldino. Da una supplica al Duca di Modena del 1686 per ottenere che gli fosse mantenuta la parte intera, non volendo i comici dargliene che metà, sappiamo ch'egli aveva moglie e cinque figliuoli.
Comico del Duca di Modena, noto col nome di Flaminio, fiorì nella seconda metà del secolo xvii. […] Il Principe di Toscana con lettera 19 agosto 1698 da Pratolino, prega il Duca di Modena di rilasciarli il commediante Sondra ; il che starebbe ad attestare del valore artistico di lui.
Da Venezia passò a Modena nella primavera del medesimo anno ; e da Modena nel regno di Napoli, in Sicilia e altrove. […] Tornata in Lombardia, dopo di avere recitato vari anni con poca fortuna, avanzando ella in età, e in lei scemando il valore, non trovò più chi la scritturasse, e dovè ritirarsi al Finale di Modena, ove morì poverissima nel’60 circa.
Non pochi documenti ho potuto trarre dall’Archivio di Modena, che concernon la Lavinia e l’Angiola ; e vanno dal ’77 al ’91. La Duchessa di Parma scrive a suo fratello, il Principe Rinaldo d’Este, il 16 aprile del ’77, ricusando di concedergli Lavinia, la mancanza della quale produrrebbe troppo sconcerto nella Compagnia del Duca ; e la ricusa un anno dopo Ranuccio Farnese in persona al Duca di Modena che la voleva con Lelio suo marito per mandare a Londra. V’è un ordine di pagamento del 7 marzo ’89 pel Tesoriere Zerbini, donativo dello scorso carnovale, di dobble 150 ai comici del duca Francesco di Modena, annotati nell’unita lista al n.° di dodici, ritenendo però per rimborso le dobble venticinque simili delle quali fu fatta loro prestanza in virtù d’ordine del duca, sin sotto li 19 maggio dell’ anno scorso 1688.
Modena, e tu così se il sire argivo micidïal del proprio sangue additi agli atti, al viso d’ogni pace schivo. […] Il tuo Modena. […] Grande e bella figura questa del Modena, di cui non sappiam bene se più e meglio valesse la modestia sincera, l’arte potente, o il patriottismo caldissimo. […] Modena scattò in piedi, rosso in viso contro il suo solito, tremante, schizzando fuoco dagli occhi : Comprendo l’allusione insolente e la raccolgo. […] Quel che più cercasse il Modena con tali declamazioni, se, cioè, di ravvivar nelle genti l’amore pel grande volume, o non piuttosto di mostrar loro i più riposti sentimenti politici del fiero ghibellino, non sappiam precisamente.
« Modenese, nacque – dice il Bartoli – da onesta e civilissima famiglia, occupando il padre suo la carica di cassiere nell’ impresa dei pubblici lotti di tutto lo Stato del Serenissimo di Modena. » Dallo spoglio fatto nell’Archivio comunale di Modena, più Goldoni col nome di Antonio risultan quivi nati nella prima metà del secolo scorso, ma non si può dire qual sia il nostro di essi.
Di lui non abbiamo altra notizia che indue lettere di Scipione Garimberti da Parma al Duca di Modena del….. […] Il Duca di Modena aveva richiesto il Giarattoni al Principe Alessandro Farnese, credendolo di lui dipendente.
L'Archivio di Stato di Modena ha di lui questa lettera senza data, ma della seconda metà del secolo xvii, che riferisco intera, e dalla quale mi sembra egli apparisca assai più impresario che attore. […] Una lettera all’Andreini pur dell’Archivio di Modena del 2 giugno 1670, comincia così : Non ho risposto prima a V.
Questa Compagnia ha un’ottima qualità complessiva, di tutti, cioè : quella di recitar la commedia naturalmente, parlando, e nessuno glie ne tien conto. » E il Sossaj, nella sua cronaca (Teatro Comunale di Modena, autunno del 1844), della Compagnia Vergnano dice : « Tutto che composta di soggetti di merito discreto, pure fu assai mal corrisposta dal pubblico. I molti impegni lasciati in altre piazze e quelli incontrati in Modena hanno prodotta la conseguenza della totale disunione della Compagnia, per non aver mezzi di intraprendere un viaggio e caricarsi di ulteriori spese.
Ma del '51 e '52 lo vediamo in Italia, come appare dalla supplica del 10 agosto 1651 da Verona, di cui s’è parlato al nome di Fiala Giuseppe Antonio ; e da queste lettere che riferisco inedite dall’Archivio di Modena, in cui troviamo anche notizia della moglie Gabbrielli : Ser. […] ma Modena li 3 febraio 1652. […] Modena li 2 febraio 1652.
Altezze di Parma una compagnia, della quale ecco la Lista che traggo dall’Archivio di Modena : Angiola Prima Donna Flaminia, ò Sucinda (sic) 2ª. […] Forse la Nadasti che recitava sotto quel nome le parti di seconda donna nella Compagnia del Duca di Modena del 1688 ?
Recitò con molto spirito sotto la maschera di Tabarrino, prima con accademici nel Teatro Malvezzi, poi con comici in altri teatri della sua patria ed in quello del marchese Rangoni di Modena. […] Tornato di Modena, ove fu, come dicemmo, a recitare a quel Teatro Rangoni, non si levò mai più dalla sua Bologna, dove morì nel 1767.
Di essa non v’è che la dedica fatta all’altezza di Francesco II Duca di Modena in data de’17 febbraio 1677. […] Giunta in età avanzata, supplicò invano Ranuccio Farnese, suo padrone, di lasciarle godere il riposo ; poichè sollecitato egli dal nipote di Modena, per mandarla nella Compagnia di lui, vi acconsentì, in via eccezionale ; ma dopo quella stagione, che fu il carnevale del 1676, Angiola D’Orso non salì più in palco. (Archivio di Modena.
Per quante ricerche fatte, non mi è riuscito di aver notizia su questo comico, tranne la lettera seguente, che traggo dall’Archivio di Modena : Ser. […] r Duca di Modena Di fuori : (Rescritto della Cancelleria) s’ è scritto al S.
Fu comico al servizio del Duca di Modena, e le notizie cominciano in quell’Archivio dal’ 47. […] Il febbrajo del '52 la Compagnia era a Modena, e la sera del primo, Ottavio, venuto a parole, s’ebbe un pugno da Trivellino, il quale per ciò fu attaccato alla corda in piazza (V. […] L'agosto del '55 egli era a Genova, come si rileva dalla lettera inviata a Modena al Conte Cimicelli (V. […] Forse, si domanda lo Jal, è il villaggio di Samosia a tre miglia da Bologna sulla strada di Modena ? […] Non credo abbandonasse il teatro : o almeno egli non lo abbandonò definitivamente ; poichè lo vediamo il 1688-89 di nuovo al servizio del Duca di Modena, proprio quando Giovan Battista Costantini, lasciata la Compagnia e il nome di Cintio, si recò alla Commedia Italiana di Parigi per sostenervi gli amorosi sotto il nome di Ottavio.
Attore per le parti di Zanni col nome di Zaccagnino, al servizio del Duca di Modena, a cui scrive la curiosa lettera seguente per ottenere la grazia di poter mutare il portinajo del teatro. […] ma (Al Duca di Modena).
Di lui dicono i fratelli Parfait : « Turi di Modena, eccellente attore per le parti di Pantalone, recitò sotto le spoglie di tal personaggio sino alla sua morte, avvenuta il 1670, come s’ha ragion di credere dall’annunzio che Robinet fa dell’arrivo di un nuovo Pantalone, il marzo dello stesso anno. » Andò a Parigi colla nuova Compagnia che vi esordì il 10 agosto del 1653 ; ma erronea è la data della sua morte. […] Era anch'egli a Parigi nella Compagnia del 1653, in qualità di secondo amoroso, sotto il nome di Virginio ; e, morto il padre, tornò a Modena, ove si fece Carmelitano scalzo.
Comica del Serenissimo di Modena, sotto il nome di Cintia. Abbiam di lei la lettera seguente, tolta a quell’ Archivio di Stato, l’ eroe della quale è certo quel Domenico Antonio Parrino (V.), comico e istoriografo napoletano, che in quel tempo appunto era al servizio del Duca di Modena. […] r Antonio del denaro è non lo uoglia rimettere puole spedire il Padre Francesco doue io li ho scritto che non ui sarà pericolo, è questo sarà all’ hosteria di Cerese et l’ istesso Padre mi puol mandare auisare che anderò io in persona acciò sia sicuro à leuare il denaro che per uia denaro si cauerà fuori, La suplico per l’Amor di dio a far questa gratia acciò che possi fare le sante feste costì in Modena mentre per fine resto facendoli profondissima riuerenza.
Una testimonianza del valor suo l’abbiamo in questa lettera che tolgo dall’Archivio di Stato di Modena : Seren. […] r Duca di Modena.
Apparteneva il 1688 alla Compagnia del Duca di Modena, in qualità di serva sotto nome di Argentina.
Il maggio del 1777 era a Modena, con la Compagnia di Francesco Panazzi, insieme ai Falchi, agli Andolfati, ecc.
Recitava le parti di secondo Zanni, sotto il nome di Pasquino, e apparteneva il 1689 alla Compagnia del Duca di Modena, della quale vedi l’elenco al nome di Torri Antonia.
Sappiam solo di lui che era ferrarese, e sosteneva la parte del Dottore nella Compagnia che il Duca di Modena avea formata pel 1675, della quale è riferito l’elenco al nome di Areliari.
Attore de' più pregiati alla Comedia italiana di Parigi, nella quale apparve la prima volta il marzo del 1685 col ruolo di Capitano ch'ei recitava in italiano e in francese, nacque a Messina e fu noto prima col nome di Pascariello, poi con quello di Scaramuccia, che aveva già prima di recarsi in Francia, quand’era al servizio del Duca di Modena (1680-82). […] Di quando fu comico al servizio del Duca di Modena abbiamo un larghissimo passaporto in data 3 novembre 1681 ; e il Campardon riferisce una querela di lui del 7 dicembre 1691, contro certa Maria Lemaine che aveva tentato involargli i pegni di un credito per la perdita di un pajo di maniche di merletto.
La vediamo coi Comici Costanti tra gli attori che firmaron la lettera da Ferrara al Duca di Modena per reclamo contro il Pantalone Scarpetta (V. e Degli Amorevoli Vittoria).
Sposò, il 6 dicembre 1786, Clemente Giovanna, figlia di Bartolommeo Paltrinieri del Finale di Modena, di cui si conserva nell’ Archivio di Stato di Modena l’ elenco de' mobili e oggetti da lei recati in dote. Il 6 di ottobre del 1790 gli furon sequestrati in Modena, mentre recitava al Teatro Rangoni, a istanza di Domenico Torricelli, oste, creditore, per cibarie somministrategli, di lire 104.15, i cassoni contenenti gli oggetti costituiti in dote dalla moglie, la quale con istanza del 13 ottobre, richiedeva la restituzione delle robe sequestrate, contro pagamento del debito : restituzione che non fu accordata, nè anche dopo rifatte le spese contumaciali se non, parzialmente, per il solo vestiario femminile.
Figlio del precedente, nato a Modena verso il 1675, esordì quale Innamorato nella Compagnia della Diana, moglie di Giovanni Battista Costantini, al servizio di quel Duca, diretta sotto il nome di Federico, che mutò poi in quello di Lelio, sembrato alla direttrice più teatrale ; e diede subito prova di gran valore. Traggo dall’Archivio di Modena la lettera seguente ricca d’interesse per gli scrupoli religiosi da cui fu preso, poco più che ventenne : Ser. […] Rimasto vedovo, passò a seconde nozze con Elena Virginia Balletti (V.), famosissima attrice, e più nota col nome di Flaminia ; e li vediamo con la lor Compagnia al Vecchio Teatro Comunale di Modena in Via Emilia il dicembre del 1709, il carnovale del 1710, l’aprile del 1712. […] Or ecco l’elenco della Compagnia : UOMINI Pietro Alborghetti di Venezia Pantalone Francesco Materassi di Milano Dottore Luigi Riccoboni detto Lelio di Modena 1°Amoroso Giuseppe Baletti detto Mario di Monaco 2°Amoroso Jacomo Rauzini di Napoli Scaramuccia Giovanni Bissoni di Bologna Scapino (1° Zanni) Tomaso Antonio Visentini di Venezia Arlecchino (2° Zanni) Fabio Sticotti Cantante e Generico DONNE Elena Baletti detta Flaminia di Ferrara 1ª Amorosa Zanetta Rosa Benozzi detta Silvia di Tolosa 2ª Amorosa Margherita Rusca detta Violetta di Venezia Servetta Orsola Astori di Venezia Cantatrice o Chanteuse Fu lor concesso il titolo di Comici di S. […] Pare che a Modena si fosse sparsa, molti anni prima, la notizia della sua morte, poichè abbiamo un brano di lettera del 1° gennaio 1735 in quell’Archivio di Stato, così concepito : « Il povero Riccoboni, che avevamo mandato all’altro mondo, vive sempre, e sempre bravo modenese. » Molte sono le opere di teatro ch'egli scrisse, ma tutte ohimè giacenti nell’ oblìo.
È fra i Comici costanti che firmarono il reclamo al Duca di Modena, citato al nome di Degli Amorevoli Vittoria.
Nella cronistoria de'teatri di Modena, di A.
Zaccagnino allora trovavasi a Modena (V.
Furono scritturati nella Compagnia del Duca di Modena, a cominciare dal 15 di luglio 1686.
Il 1777 era Dottore in Compagnia di Francesco Panazzi, e fece il maggio un corso di recite al Teatro Comunale vecchio di Modena.
Dal’ 48 si salta all’autunno del '59, e l’8 novembre annunzia a un Segretario del Duca, che era per recarsi a Reggio ; ma gli era stato detto « che vi erano alcuni che recitavano mezzi comici principianti e mezzi ciarlatani, che camminavano sotto nome di due donne, dette le Marchette » quando gli capitò l’avviso che erano andati a recitar fino a Natale a Bologna, e sarebber andati a Modena, a servir S. […] mo di Modena coll’Arciduchessa Consorte in incognito, mercè la qual scelta la LL.
Sosteneva le parti di Pantalone nella Compagnia del Duca di Modena.
Il 1687 pubblicò a Modena dal Soliani stampatore ducale una commedia spagnuola « Gl’impegni per disgrazia, » tradotta dal Marchese Ippolito Bentivoglio, a cui forse è diretta la lettera del Calderoni. […] Archivio di Stato di Modena, dirette al Computista del Ser.mo di Modena in Ferrara, Girolamo Viviani, apprendiamo alcune delle piazze in cui si trovò la Compagnia del Calderoni dopo ritornata di Baviera. […] ra Leonora sij acettata nella Compagnia di Modena, ma vorrei auerne certezza, e così di pasq.
Era secondo e terzo amoroso a vicenda con Odoardo nella Compagnia che desiderava di unir Fabrizio (V.) pel 1664 al servizio del Duca di Modena.
Battista Paghetti, che recitava la parte di Dottore, e Galeazzo Savorini che gli successe nella maschera, non potrei citarne uno che avesse compiuto un corso di studi. » Lo vediamo il 1686 nella Compagnia del Duca di Modena, di cui si è dato l’elenco al nome di Marzia Fiali.
Fu impiegato nella Compagnia d’Antonio Sacco più anni, e nel 1770 passò con quella di Girolamo Medebach per recitarvi nella maschera del Dottore, ma poco ivi potè far valere il suo spirito e la sua lodevole abilità, poichè giunto a Modena, tocco da apoplessia, vi morì in quell’estate in età d’anni 38. » Così Fr.
Fratello minore di Mezzettino, recitò le parti di amoroso col nome di Cintio nella Compagnia del Duca di Modena. […] A queste scenate di compagnia possiamo aggiungerne altra accaduta in Modena il 13 luglio del 1682 e così riferita al Duca dal Podestà Giulio Rossi e dal giudice Ottavio Cortesini.
Troviam Lucinda col suo casato di Nadasti nell’elenco de' Comici del Duca di Modena pel 1688, in cui ella sosteneva le parti di seconda donna.
Ventura Battista, detto il Beccaro, recitava le parti di Pantalone sulla metà del secolo xvii ; e un famigliare del Principe di Modena, D.
Sventuratamente una Staffetta del Serenissimo suo Padrone gli consegnò una lettera, nella quale era il comando reciso di recarsi fra due giorni a Modena, ove avrebbe dovuto recitare il carnevale, obbligato dal Principe stesso a quel Duca. […] Buffetto la sollecitò alla partenza ; ma ella, sopravvenuto l’inverno, passò con la compagnia a Piacenza, poi a Modena, senza aver ordine mai di lasciar l’Italia. Altre cagioni ben gravi le fecer prendere la risoluzione di scriver da Modena al suo amato Carlo, supplicandolo di non insistere oltre….
L’abbiam visto per le parti di Pantalone in Compagnia del Capitan Fiala, col quale e col Dottor Milanta, col Marchi e col Narici, firmò da Lodi una supplica al Duca di Modena per recarsi a Pavia, dove avevan preso impegno di recitare l’inverno del 1687, piuttostochè a Vicenza.
Trovo a questo nome il seguente curioso documento nell’Archivio di Stato di Modena : Ser.
Nato a Milano, verso il 1652, era parte il 1686 della Compagnia del Duca di Modena in qualità di Dottore, a vicenda con Galeazzo Savorini.
Di un’altra Diana trovo notizia nella lettera dell’Archivio di Stato di Modena, che qui riproduco : Ser.mo Sig.re Cugino Oss.mo Bramoso d’incontrare in ogni opportunità le soddisfattioni di Vostra Altezza, hò dato ordine alla Diana Auerara di portarsi à recitare in conformità di quelli dell’ Altezza Vostra, la qual pregando uiuamente à porgermi frequenti occasioni di seruirla, come ne sarò sempre ansioso, mi raffermo con tutto l’animo Di V. […] r Duca di Modena.
Molti comici pare abbiano assunto nel xvii secolo questo nome, e Guazzetto, primo Zanni, abbiamo nella Compagnia del Serenissimo di Modena per l’anno 1688.
A questo comico è fatto cenno nella lettera seguente che tolgo dall’ Archivio di Stato di Modena : Ser.
Dai Ricordi di un comico (1822-25-26) pubblicati in estratto nel mio Libro degli Aneddoti (Modena, Sarasino, 1891) e che serbo originali nella mia biblioteca, appare chiaramente esserne il Bellagambi l’autore.
Battista da Treviso), poi con tutte due nella lettera dei Comici Costanti, senza data, ma diretta da Ferrara al Duca di Modena, reclamando la partizione di trenta zecchini dal Pantalone Scarpetta (V.) il quale non solo vuol tenerli per sè, ma neanche vuol seguire la compagnia, adducendo la ragione del caldo soffocante.
Roma, 1888) a lui scritte su vario argomento, delle quali alcune troverà il lettore al nome di Modena stesso. […] E alle lettere del Modena faccio seguire un brano di Giuseppe Costetti che tolgo da’ suoi lepidissimi Bozzetti di teatro (Bologna, Zanichelli, mdccclxxxi) : Del cinquanta, quando la rotta di Novara e i Francesi in Roma empivano di lagrime gli occhi d’Italia, la Compagnia Domeniconi correva i teatri della penisola.
Spinelli della Biblioteca Estense di Modena. […] In una lettera a un Segretario, non so bene di qual Duca, se di Mantova o di Modena, inviata di suo pugno da Livorno il 26 giugno 1660, e sottoscritta anche dal Pantalone Giovanni Gaggi (V.
Conosciuto dal Modena, e divenuto suo segretario, accettò il suo consiglio di continuar nell’impresa del recitare in dialetto ; e tanto allora ebbe a palesarsi attore sincero, che il Modena stesso ne stupì.
Nettuni Lorenzo, bolognese, rappresentante le parti di secondo Zanni con molto valore, apparteneva il 1610 alla Compagnia dei Comici Confidenti, con cui lo vediam recitare in Reggio, Modena e Carpi.
Chiamato a Modena da quel Serenissimo, in piena estate, riscaldato dal viaggio, si diè a bere vino ghiaccio per modo, che in capo a pochi giorni dovè soccombere (1660 circa), toccati a pena i quarant’anni.
A richiesta del Duca di Modena, rispose accettando di far parte della di lui Compagnia, di cui eran principale ornamento i Calderoni Silvio e Flaminia, con lettera da Roma del 19 aprile 1679, nella quale si lagna acerbamente del malo trattamento de' capocomici verso di lui, che non sa nè dove spedire la condotta, nè chi la riceverà, nè in che piazze andrà, nè come sia composta la Compagnia, e che soprattutto s’è visto, con suo danno e rossore, metter fuori una seconda donna già scritturata d’accordo con lui, certa Angiola Paffi : « danno, hauendo seco un antico, e non poco concerto (cosa mendicata, e ricercata da ogni Moroso), e rossore per esser tenuto un parabolano, et un falso ; e dopo essermi consumato in Venetia ad aspettare la certezza et unione di questa donna, si ritratta al presente ciò che si deve per debito, essendo stata accettata e corrisposta da tutti. » E si raccomanda al Duca di ordinare che i comici gli scrivano, perchè egli possa con loro più apertamente discorrere. « Alla Paffi – conclude – in cuscienza et appresso Dio et al mondo non si deve mancare. »
Isola Antonia e Angiola), fiorita nella seconda metà del secolo xvii, fu attrice pregiatissima per le parti di prima donna assoluta, che sostenne col nome di Lavinia nella Compagnia del Duca di Modena, di cui ecco l’elenco per l’anno 1688 : DONNE Antonia Torri detta Lavinia Vittoria Rechiari prime donne a vicenda Lucinda Nadasti, seconda donna Gabriella Gardellini, Argentina, serva.
L'autunno del 1807 era a Modena, e il 19 a Tolentino, fatto segno alle più vive dimostrazioni di simpatia.
Il libretto sul Modena è un aureo studio sull’arte del grande attore. […] Non ebbe la malvagità di animo di fissarsi acerbo su que’ poveri attori che a tutto eran chiamati fuorchè all’ arte del teatro, e che traevan la vita a stento peregrinando di paesello in paesello…. : ma per gli attori che, pur essendo al par di quegli sciagurati negazione di arte, con illeciti mezzi strappavan applausi a i pubblici che avean nome d’intelligenti, e che preferivano, ad esempio, una meschina compagnia rappresentante il Prometeo di Troilo Malipiero ad altra di cui faceva parte il gran Vestri ; che accorrevan a un teatro ove recitava una compagnia Zocchi, composta degli attori più abbietti, mentre in altro era la grande trinità artistica De Marini, Vestri e Modena…. ; oh, per quelli, il Bonazzi fu un vero demonio ! E siccome di arte s’intendeva assai, e siccome, essendo stato attore valente tanto da sostituire talvolta il Modena in alcuna delle sue parti e uno de’ più acuti e profondi critici, quando mena la sferza ha sempre ragione da vendere, dirò anch’io col Morandi : Dio gli benedica le mani e la lingua. A questa indole indiavolata accenna anche il Modena in una sua lettera a lui del 22 giugno ’57 (Epistolario, Roma, 1888) : …. vi vedo imbrogliato male andando a Faenza. […] Abbandonata o falsata la scuola del Modena, che pur teneva alcun che della scuola del Demarini, giacchè nelle arti non si rinnega mai il passato, si oscillò dapprima fra la verità e la forza, poi si trovò cosa comoda di scambiare il languore per verità ; tantochè oggi anche fra gli attori ben pagati non mancano taluni che fanno l’ arte a furia di vestiti e di perucche, impiastricciandosi il viso ; che non si sentono perchè non hanno fiato, che non si capiscono perchè si mangiano le parole ; e mostrano il gomito appena escono dal loro piccolo seminato.
» E il crociato, dice in nota il compilatore dell’epistolario, era un parafuoco dipinto dal Bottazzi che i Modena dovettero rimpiccolire per adattarlo al nuovo appartamento di Torino.
A testimoniar dell’ arte sua metto qui il seguente sonetto, stampato in foglio volante a Modena dagli eredi di B.
Figlio di un corriere della città di Modena.
» Di un Dottor Violone è fatto cenno in una lettera di Ludovico Bevilacqua al Duca di Modena con data di Ferrara 9 aprile 1664, come di attore il quale, ben lontano dall’aver la pietà e modestia del Chiesa, per certi livori ch’egli ebbe con la Marzia Fiala, moglie del Capitano Sbranaleoni, capocomico, mancò a’suoi impegni scritturandosi con una Marchetta, e allegando con atto di perfidia, pretesi contratti antecedenti con un Cavaliere.
Di questa attrice, prima donna e capo comica, abbiamo la seguente lettera del 1663 al Duca di Modena : Serenissima Altezza Hippolita Gabrielli comica hunita con suoi Compagni ricorono alla benignità di Vostra Altezza Serenissima supplicandola a uolerli far gratia col suo benignissimo rescritto di concederli licenza di poter recitar opere, e Comedie per il suo felicissimo Statto come altre uolte à sempre hauto fortuna di seruire al Altezze Sue antesesori che di tal gratia l’oratrice e suoi Compagni pregarano Sua divina Maesta per la Sua Esaltatione, che della gratia quam deus…… Volendo dar principio al Finale, e poi a Reggio.
La Graziosa cominciò a calcar le scene da bimba, e la vediamo il’ 69 al Comunale di Modena, a fianco di Adelaide Ristori, rappresentare una parte difanciullo nella Giuditta, col babbo Oloferne, e quella di Delfino nella Maria Antonietta col babbo Luigi XVI, sotto le cui spoglie egli s’andò acquistando meritato grido di artista egregio.
In pochissimi anni il capitale fu distrutto, e il Riva, morto a Trieste nel 1822 di apoplessia fulminante, lasciò un gran cumulo di debiti fatti nel nome di Gaetana, la quale ridottasi al verde, avrebbe finito nella più squallida delle miserie, se una parente del marito, la celebre Bertinotti, non l’avesse ricoverata presso di sè e degnamente mantenuta fino alla sua morte che avvenne in Modena verso il 1830.
Strana coincidenza : mentre nel 1690 l’Anna Maria Torri sosteneva le parti di Lavinia in Compagnia del Duca di Modena, Giulio Cesare Torri quarant’ anni prima (1650) sosteneva quelle di Zaccagnino nella stessa compagnia.
Del '60 egli si trovava il maggio e giugno al Teatro Comunale di Modena, e vi diede la prima recita con Clelia o la Plutomanìa del Gattinelli, a totale profitto, dedotte solo le spese di teatro, dei Siciliani.
Artista della Compagnia del Duca di Modena per le parti di amoroso con la moglie Aurelia, amorosa. […] Il 3 settembre dello stesso anno il Coppa scriveva al Duca da Sassuolo, avvertendolo che si sarebbe recato a Modena con la compagnia.
in cui con uno studio ingegnoso di eliminazione venne a riconoscere nel Pedrolino Giovanni Pellesini : studio che servì a porre in evidenza l’acume di argomentazione del signor Valeri, avendo io rinvenuta nell’Archivio di Stato di Modena, la seguente lettera di Don Giovanni Medici, che toglie ogni dubbio sul proposito : Ser. […] A codesta epoca a un dipresso io credo si riferiscano le altre due lettere senza data, che qui riferisco dall’Archivio di Modena : Ser.
Lo vediamo la primavera del’69 nel Nuovo Teatro di Corte di Modena (V. […] Sacco a Modena in La Provincia di Modena del 31 ottobre e 1° novembre 1901), ove apparve la sera del 30 maggio l’Imperatore Giuseppe II proveniente da Firenze. […] M. disse : « A Modena la commedia mi ha assai divertito, e vi è un Tartaglia (A. […] V'ha un manoscritto nella Biblioteca Estense di Modena, comunicatomi dalla cortesia dell’amico G.
Modena, 1695. […] Modena, 1873. […] Modena, Sarasino, 1891. […] Modena, Sarasino, 1891. […] Modena, 1898.
Recitò le parti di primo Zanni, che vediam sostenere il 1650 nella Compagnia del Duca di Modena (V.
Figurava nella stessa Compagnia una Maria Tassani, e il Tardini (Teatri di Modena) annovera una Amalia Tassani-Majeroni, amorosa il '57 con Luigi Aliprandi, il '58 con Luigi Robotti, e il '62 con Francesco Sterni ; poi prima attrice assoluta il '68 con Gaetano Benini, moglie di Emilio Tassani, e madre di Enrichetta, generici.
Forse figlia dei precedenti e sorella di Antonio Torri detto Lelio, fu attrice al servizio del Duca di Modena per la parte musicale, come si rileva da una sua curiosissima lettera al Duca stesso da Bologna, in data 2 giugno 1683 in cui si lagnava che certo signor Francesco Desiderij suo famigliare facesse da padrone assoluto con lei e la madre (il padre era già morto) senza aver riguardo alcuno alla lor povertà, vantandone autorità da Sua Altezza.
Forse nei diciassette anni ch'egli fu al servizio di Ferdinando, si trovò a essere ceduto, come spesso accadeva, a qualche altro principe : e mi pare si debba identificare pel Ranieri questo Aurelio che dal Duca di Mantova è dato al Duca di Modena, in cambio del Parrino (V.), che Questi cedeva a Quello.
Ventura Giovanni, milanese, nato il 6 luglio del 1800, fu tra'più colti e popolari attori drammatici del suo tempo, e forse il più colto e popolare dopo Modena.
Lo vediamo in quest’ anno citato nella sentenza del tribunale statario di Modena, dove si afferma che Carlo Zucchi imputato « assistette alla recezione…. dei comici Velli e Vismara nella setta massonica, non che al conferimento del grado di maestro all’altro comico Mascherpa, sottoscrivendone le relative patenti. » (V. […] Polizia di Milano fanno credere che egli abbia introdotto, o restaurata in Modena la massoneria come incaricato dai comitati superiori di quella setta.
Forse per brevità questi aveva mutato in quel di Reiter il nome di Reiterer, lasciatogli dal padre, tedesco, uno de' più fidati del Duca di Modena, dal quale anche fu mandato a Vienna con missioni segrete, e si dice vi accompagnasse il Conte Tarrabini, Ministro delle Finanze Estensi, in qualità d’interprete : nel 1859, fedele al Padrone nella prospera e nell’ avversa fortuna, seguì a Vienna il Duca, ed ivi morì nel 1880, d’anni 78, lasciando tra altri il figliuolo Carlo, padre della piccola Virginia, che educò alla Scuola di Carità dalle monache figlie di Gesù. […] In quella bellissima faccia ebraica (sua madre era figlia del custode della Sinagoga di Modena, fatta cristiana quando si sposò) sfolgoran due occhi a mandorla, ricchi di fascino ineffabile ; tra le labbra tumide e procaci affaccian due file di perle grandi ed uguali che attraggono : se la parte inferiore della sua persona rispondesse armonicamente a quella di sopra, Ella sarebbe in ogni rispetto magnifica.
Tardini (La Drammatica nel nuovo Teatro Comunale di Modena, ivi, 1898) apprendiamo come il Fabbri quand’era col Mascherpa (27 luglio ’42), recitasse con molto successo alcuni versi dell’Inferno e Purgatorio di Dante.
Ristabilitosi poi, fu costretto a tornare su le scene, in cui fece come per l’addietro ottime prove, (era il maggio del 1777 al Comunale di Modena in Compagnia di Francesco Panazzi, assieme a un Antonio Falchi, forse figliuolo), sinchè avanzato in età, si ritirò nella natia Bologna, ove morì l’autunno del 1780.
Di questo Mozzana non abbiam notizie ; ma due lettere di Anton Maria Coccino da Venezia del 18 febbraio 1650 e del 4 marzo 1651 al Duca di Modena che lo richiedeva di alcuni artisti, accennano a un Truffaldino, che non s’è potuto identificare, ma che potrebb' essere il nostro attore.
Ne uscì il 23 per andar con Goldoni e Riva, e formar poscia una società con Augusto Bon e Francesco Berlaffa, sovvenuta per due stagioni dal Duca di Modena, che durò fino al '32.
Il 1661, il Duca di Modena gli mandava due commendatizie, una pel Governatore di Milano, acciò favorisse la compagnia in tutte le occorrenze ; l’altra, dello stesso tenore, pel marchese Martinenghi a Brescia.
Quando Sabbatini nel ’43, a lui tracciò le prime linee della Bianca Capello, il Modena qualcosa gli disse del modo di svilupparla, sopratutto perchè vedesse di creare tre belle parti per la Sadowski, per l’Arrivabene e per la Botteghini.
Attore e capocomico, fiorito nella seconda metà del secolo xvii, recitava le parti d’Innamorato sotto il nome di Mario, al servizio, dall’ '86 al '93, del Serenissimo Francesco di Modena, a vicenda con Gaetano Caccia (V.
Spinelli, stampato poi nel giugno a Modena in foglio volante dagli eredi B.
Lo vediamo in tale ufficio a Modena il 1758, dove immaginò I fuochi teatrali, cioè : Due fontane versanti nella platea le composizioni presenti allusive alle suddette fonti, e ai componimenti suddetti, che pure alludono alle Medesime, siccome all’arme de la serenissima Casa d’Este alle stelle che la circondano, all’ecclissi del sole, ed ai segni del zodiaco, rappresentati dai fuochi sopraddetti, spieganti in generale le glorie della suddetta serenissima casa, alla quale umilmente li dona, dedica e consacra l’ossequiosissimo servidore.
Lo vediam sempre nella Compagnia del Duca di Modena, insieme al Capitan Fiala (V.), e a sua moglie Marzia, della quale il Narici era parente ; probabilmente fratello (V.
Solerti, Il Teatro ferrarese) ; e alla recitazione del Sagrificio del Beccari, data in Sassuolo nel 1587 con prologo del Guarini, pel matrimonio di Pio di Savoja, Signor di Sassuolo, Modena, Vicenza, 1871 ; e che, morto il 1589, fu sepolto in Santa Monica di Ferrara.
Quello di Modena detto della Spelta, su opera del cavalier Vigarani distrutto nel 1767. […] Nel Rosa, nel Bernini, nel Viviani, nell’Agli, nel Ridolfi, nel Dati si ebbero egregii attori accademici si mandò a Parigi il Fracanzano ed il Fiorillo o Scaramuccia da cui apprese Moliere, si costruì il gran teatro di Parma, e si sostituirono alle antiche scalinate i palchetti negli altri teatri di Fano, di Bologna, di Modena, di Roma, di Venezia.
In una lettera al Duca di Modena, la Fiala si dice carica di famiglia ; ma di due figliuoli soltanto sappiamo che intrapreser l’arte dei genitori, come appare dai due documenti che qui riferisco : Ser.
Passò poi a far parte di quella Romagnoli e Berlaffa, e nel 1837 ne formò una essa stessa, che comprendeva attori di grido, quali il Fabbri, il Wellenfelt, il Modena padre.
Bendinelli Giacinto detto Valerio, nacque a Modena da Luca Bendinelli e da Francesca Sennasoni (o Scavasoni : la lettura di questo nome è alquanto incerta).
A questo comico è accennato nella seguente lettera interessantissima al Duca di Modena che traggo da quell’ Archivio di Stato.
Dall’Archivio di Modena, traggo la lettera seguente scritta a quel Seren.
L'anno seguente, fattosi capocomico, uccise nel teatro di Reggio l’apparatore Spisani, e fu messo in carcere, poi assolto, per constatata provocazione, come dai due documenti che trovo nell’Archivio di Modena.
Esordì a Milano con la parte di Micol nel Saul di Alfieri : Saul era Modena, David Salvini.
., oltre a tutte le parti di primo attore assoluto in quelle opere di varia indole, in cui Modena non avesse parte.
Dal Conte Malaguzzi dell’Archivio di Stato di Modena mi vien comunicato il seguente brano di lettera, indirizzata da Alfonso Paolucci Alo Ill.
Uno degli avi fu Ambasciatore della Repubblica Veneta presso la Corte di Pietroburgo, ed altro in Bologna e in Modena chimico rinomato.
Ne abbiam notizia in una lettera del comico Zanotti del 14 agosto 1655 da Genova al Conte Marcello Cimicelli a Modena.
Maria, comico mantovano, il quale recitava nel 1620 sotto nome di Fortunio (assunto la prima volta da Rinaldo Petignoni de’ Gelosi) in una modesta Compagnia nei contorni di Cento, Modena, Finale o Carpi, nella quale era anche, non sappiamo se come semplice attore o capocomico, Flaminio, il celebre Gio.
L’ Agatodèmon nel dramma omonimo di Cavallotti, il Duca di Modena nel Fulvio Testi di Ferrari, il Conte Trast nell’ Onore di Sudermann, lo Scarpia nella Tosca di Sardou, il Teissier nei Corvi di Bèque, collocarono il Bertini fra i più intelligenti e più colti artisti del nostro tempo.
Cominciò Achille a sostener nel '40 col padre, in compagnia Modena, le parti di Agostino nel Clermont di Scribe, di Gionata nel Saul, e di Roberto nei Due Sergenti, applauditissimo sempre.
Per un momento, se bene il Bartoli chiami l’Eularia giovinetta nel 1652, ho pensato che quella potesse essere figliuola di questa, e che la madre di cui chiedeva la vicenda Flaminio (Marco Napolioni) per sua figlia, fosse appunto l’Eularia : ma ecco un’ altra lettera al Duca di Modena dello Zio Tomaso, con data di Ivrea, 13 gennaio del 1643, comunicatami dal Conte Malaguzzi dell’Archivio di Modena, che comincia così : Feci dire nell’ anno passato a Bernardino Coris, Comico, chiamato Silvio, che non s’obbligasse a Compagnia, poichè desiderano il ritorno di lui e di Florinda sua moglie per recitare in comedia………………… ………………………… Non sarebber questi per avventura il padre e la madre, nel cui nome, assieme alla Lessandrina (una sorella minore), l’Orsola saluta il Duca di Mantova ?
Azzolini, e una dal conte Malaguzzi dell’Archivio di Modena.
Probabilmente egli assunse il nome di Florindo, lasciato dal suo concittadino, Domenico Antonio Parrino, innamorato anch’egli de’più egregi al servizio del Duca di Modena, che fu sui teatri oltre un trentennio, e lasciò alcune opere pregiate, fra cui, prima, l’Istoria dei Vicerè del Regno di Napoli.
(Modena, Sarasino, 1891). – Ne ha fatto l’ editore Bemporad di Firenze una seconda edizione, nuovamente illustr., nel 1898. […] (Modena, Sarasino, 1891).
La Compagnia, che si chiamò appunto Carlo Goldoni, ebbe dal Duca di Modena il titolo di Compagnia ducale e il teatro gratis per l’autunno e carnevale con un assegno di 8000 lire….
E gli illustri soggetti si chiamavano Tessari, De Marini, Prepiani, Modena padre, ecc.
Se colle loro personalità eminenti, Modena, Salvini e Rossi dànno il marchio ad un’epoca nella storia del teatro italiano, Ciotti appartiene alla plejade eletta di quei ferventi, studiosi cultori dell’arte, che sono i più efficaci strumenti del gusto del pubblico.
Infine la lettera seguente dell’Archivio di Modena ci dice com’ella fosse a Torino l’agosto del ’54, tornata di fresco da Parigi.
Si segnalarono per la magnificenza ne’ musicali spettacoli i sovrani di Mantova e di Modena stipendiando esorbitantemente cantanti dell’uno e dell’altro sesso. […] Un componimento scenico per la musica composta pel dì natalizio di Maria Farnese duchessa di Modena diviso in tre atti leggesi nelle poesie di Fulvio Testi. […] Altra breve festa fatta a Sassuolo nel dì natalizio di Francesco da Este duca di Modena scrisse il medesimo poeta, in cui cantavano varie deità.
Troviamo il Romagnesi a Mantova l’aprile del '55, come da una sua lettera al Duca di Modena del 5, con la quale lo ringrazia dell’invito di recarsi colà a recitare : poi nulla sappiamo più fino all’anno 1667, in cui egli apparve sulle scene del Teatro italiano, sostituendovi il secondo amoroso Valerio Bendinelli ; indi, abbandonato il primo amoroso Ottavio Costantini il teatro nel 1688, e partito per l’ Italia, predendone egli il posto.
Delle vicende artistiche del Fidenzi poco possiam dire, per la scarsezza dei documenti fin qui trovati ; ma due lettere di lui che esiston nell’Archivio di Modena, qui riferisco per intero come quelle che ci dànno, se non molte, curiose notizie del nostro artista. […] E il Cinelli nella Scansia XI della sua Biblioteca volante (Modena, 1695) : Fu il Fidenzi di bello e gioviale aspetto, di faccia che tondeggiava, di capello castagno, di bianca carnagione, e maestoso nel portar la vita.
Dallo spoglio degli Archivi di Modena risulta che al Gabbrielli e compagni venuti da Venezia furon dati il 27 maggio 1620 da S. […] Tornando a ricercar nell’Archivio di Modena, vediamo il Gabbrielli a Firenze inaugurar colla Celia, Maria Malloni, un corso di recite, il 26 settembre 1626, alla presenza dei signori Cardinali Legato e Sacchetti, del Gran Duca, e dei Principi Gio.
Il luglio del '59 si trovava a Siena, come abbiamo da una sua lettera a Francesco Toschi, colla quale accettava di far parte della Compagnia del Duca di Modena sì per l’autunno, sì fino a tutto il carnovale.
Modena, 9 ottobre 1895. […] Fiorito sul finire del secolo xvii, fu attore al servizio del Duca di Modena per le parti di Primo Zanni, sotto il nome di Finocchio (V. a Torri Antonia l’elenco della Compagnia pel 1689) ; ma non aveva la parte, ossia era attore pagato a un tanto fisso.
Sentito dal capocomico Pietro Rossi, che recitava allora in Modena, passò di là nella sua Compagnia, facendo questa volta il primo passo nell’arte propriamente detta.
E chi son codeste Malloni, o almeno codesta Lucilla Malloni, di cui trovo la seguente domanda senza data nell’Archivio di Stato di Modena ?
Aggiungiamo qui alcuni particolari che traggo da lettere inedite dell’ archivio di Modena, non accennati a' nomi degli attori suddetti.
Bartoli prende tutto dal Valerini stesso ; se non che, la fa esordire a Modena, mentre il Valerini non ce ne dice nulla, ed esclude perfino Modena dalle città annoverate, nelle quali essa colse tanta messe di lodi.
Questo non ebbe il Modena come il Domeniconi ; nè il Domeniconi ebbe come lui la modernità della dizione e del sentimento nella concezione sintetica di un personaggio….
Si segnalarono per la magnificenza ne’ musicali spettacoli i sovrani di Mantova e di Modena stipendiando esorbitantemente cantanti dell’uno e dell’altro sesso. […] Un componimento scenico per la musica composto pel dì natalizio di Maria Farnese duchessa di Modena diviso in tre atti leggesi nelle poesie di Fulvio Testi. […] Altra breve festa fatta a Sassuolo nel dì natalizio di Francesco da Este duca di Modena scrisse il medesimo poeta, in cui cantavano varie deità. […] Sono dunque da riferirsi a quel tempo il teatro di Urbino, in cui si ammirarono le invenzioni del Genga esaltate dal Serlio degli alberi fatti di finissima seta, prima che la prospettiva avesse insegnato in qualunque occorrenza a mostrare i rilievi a forza di ombre e di punti ben presi: il teatro antico di Bologna che era nella piazza, ma che più non esiste, di forma quadrata diviso in gran palchettoni: quello di Modena detto della Spelta, opera del cavalier Vigarani, distrutto nel 1767: quello di Milano che s’incendiò pochi anni sono: quello di Pavia: quello di Santo Stefano di Ferrara: quello dell’accademia degl’ Intronati in Siena rifabbricato verso il 1670: quello di Marco Contarini in Piazzuola nel Padovano di tal vastità, che nel 1680 vi si videro girar nella scena tirate da superbi destrieri sino a cinque carrozze e carri trionfali, e comparire cento Amazzoni e cento Mori a piedi e cinquanta a cavallo100. […] Nel Rosa, nel Viviani, nell’Agli, nel Ridolfi, nel Dati si ebbero egregii attori accademici; si mandò a Parigi il Fracanzano e ’l Fiorillo o Scaramuccia, da cui apprese Moliere; si costruì il gran teatro di Parma; e si sostituirono alle antiche scalinate i palchetti negli altri teatri di Fano, di Bologna, di Modena, di Roma, di Venezia.
Egli appartiene a quel glorioso periodo della scuola di Modena, che diede all’arte la Sadowski, la Mayer, la Botteghini, l’Arrivabene ; Salvini, Rossi, Vestri ed altri.
Ma il Modena si chiuse nella cerchia della tragedia e del dramma.
Osservinsi le pruove che ne adduce l’abate Tiraboschi bibliotecario del serenissimo duca di Modena tom.
Forse egli era lo stesso che troviamo al servizio di Ranuccio Farnese, ceduto pel carnevale del 1650-51 al Duca di Modena, e con lettera [http://obvil.github.io/historiographie-theatre/images/rasi_comici-italiani-01-02_1897_img013.jpg] [http://obvil.github.io/historiographie-theatre/images/rasi_comici-italiani-01-02_1897_img014.jpg] poi del 3 gennaio 1651 da Piacenza raccomandato da esso Ranuccio a esso Duca con le parole : concorrono in Brighella comico così buone parti, che le medesime saranno valeuoli da renderlo accetto all’A. […] Conte Malaguzzi, direttore dell’Archivio di Stato in Modena, ricchissime d’interesse per la scena intima d’allora.
Artista e capocomico pregiato, padre e marito de’ più sciagurati, patriota caldissimo, nacque a Venezia il 5 ottobre del 1817 dai coniugi Antonio, veronese, e Luisa Ciappi, senese, comici nella Compagnia Andolfati, i quali passaron poi in quella di Ghirlanda, Ficarra, Martini, Ciabetti, Bianchi, Miuti, Colomberti ed altre, fino a quella di Carlo Mancini, nel ’32, ov’erano la Polvaro, il vecchio Modena, l’Adelaide Borchi, Andrea Vitaliani, Martinengo, ecc., e nella quale egli esordì a Caltanissetta colla parte di Riccardo ne’ Figli di Odoardo, acquistandosi tosto le simpatie del pubblico, che andaron poi viepiù crescendo.
Sotto la scorta del Modena, che primo intravide in lei l’anima artistica, erasi collocata in breve nel novero delle principali attrici italiane ; e niuna la superava per naturale eleganza di modi, per amabile disinvoltura, per nobile squisitezza di sentire.
Una parentesi : Che i Gonzaga fossero appassionatissimi pel teatro è fuor di dubbio ; ma è anche certo che la loro grande passione non andava discompagnata dall’ambizione di avere in tal materia la supremazia ; nè da questa lettera, giacente nell’Archivio di Modena, della quale non è riuscito ad alcuno finora trovar conferma nelle carte dell’Archivio Mantovano, nè dalle prigionie patite dal Parrino e da tanti, alla liberazion de'quali s’occuparon patrizj e potentati in vano, nè dalla cacciata da Mantova degli stessi Gelosi il '79, ci sarebbe certo da dirli stinchi di santo.
Nato in Arezzo verso il 1780 da un professore di rettorica, passò gli anni del noviziato in Compagnie di poco o niun conto ; ma l’amore allo studio, la piacevolezza dell’aspetto, l’eleganza del vestire, congiunti a una certa attitudine pel teatro, lo fecero entrare nelle Compagnie migliori di Goldoni, Modena, Righetti, Fabbrichesi, Mascherpa, Perotti, come primo amoroso a vicenda, ora con Giuseppe Ruggeri, ora con Francesco Augusto Bon e Paolo Baldigara.
Gli si faccia parimente grazia del non aver conosciuta la storia letteraria Italiana, come dimostra proponendo per cosa tutta nuova all’Italia lo studio de’ Greci: a quella Italia, dove anche nella tenebrosa barbarie de’ bassi tempi fiorirono intere provincie, come la Magna Grecia, la Japigia e parte della Sicilia, le quali altro linguaggio non aveano che il greco, e mandarono a spiegar la pompa del loro sapere a Costantinopoli i Metodj, i Crisolai, i Barlaami: a quell’Italia, che dopo la distruzione del Greco Impero tutta si diede alle greche lettere, e fu la prima a comunicarle al rimanente dell’Europa, cioè alla Spagna per mezzo del Poliziano ammaestrando Arias Barbosa ed Antonio di Nebrissa, ed all’ Inghilterra per opera di Sulpizio, di Pomponio Leto e del Guarini maestri de’ due Guglielmi Lilio e Gray: a quell’Italia, dove (per valermi delle parole di un elegante Spagnuolo) la lingua greca diventò sì comune dopo la presa di Costantinopoli, che, come dice Costantino Lascari nel proemio ad una sua gramatica, l’ ignorare le cose greche recava vergogna agl’ Italiani, e la lingua greca più fioriva nell’Italia che nella stessa Grecia 22: a quell’Italia in fine che oggi ancor vanta così gran copia di opere nelle quali ad evidenza si manifesta quanto si coltivi il greco idioma in Roma, in Napoli, in Firenze, in Parma, in Padova, in Verona, in Venezia, in Mantova, in Modena ecc., che essa vince di gran lunga il gregge numeroso de’ viaggiatori transalpini stravolti, leggieri, vani, imperiti e maligni, tuttochè tanti sieno i Sherlock e gli Archenheltz23.
Veggasi il più volte mentovato Tiraboschi, bibliotecario del serenissimo duca di Modena, nella citata Storia tom.
Spinola. » Del 1610 abbiamo una lettera da Ravenna in data 24 marzo, che il Cardinale Caetani scrive al Duca di Modena, pregandolo di dar ordine che capitando Flaminio Scala nel suo Stato con Compagnia di comici li sia prohibito per questo anno il recitar comedie, e ciò perchè gli era stato dato da lui il maggior disgusto che potesse dargli huomo della sua conditione.
., Modena, Soliani, 1665, in-12), nei quali sono particolarità curiose sulla schiera infinita degli Zanni e una conoscenza profonda dell’arte e della vita loro, starebbero a provare che non solo egli montò in banco, ma che nè men fu de’peggiori recitanti, di cui alcuni eran gente di moltissimi pregi nell’arte comica, che esercitavan non solo recitando, ma, come i grandi colleghi, suonando, cantando e ballando.
Il marchese Scipione Maffei Veronese chiaro per dottrina e per erudizione trasse dalle greche favole il più interessante argomento tragico, e compose la Merope, che dopo la prima di Modena del 1713 ha avuto più di 60 edizioni, è stata recata in tante lingue straniere, si rappresentò in Venezia in un solo carnovale più di quaranta volte, e comparve sopra gli altri teatri d’Italia sempre con applauso, ammirazione e diletto. […] La prima recitata con grande applauso nel 1720 in Modena, in Ferrara, in Venezia, s’impresse in Firenze nel 1721 con una dissertazione dell’ab. […] Giovanni Granelli gesuita Genovese, predicatore e bibliotecario del Duca di Modena, morto l’anno 1769, è l’altro autore che ci ha somministrate tragedie degne di mentovarsi insieme colla Merope, col Cesare, e col Demetrio. […] La Bibli tragedia del conte Paolo Emilio Campi Modenese s’impresse in Modena nel 1774, e si era rappresentata con grande applauso nel teatro di corte la primavera dell’anno precedente.
Eppure nel diciassettesimo secolo prevale la concezione edonistica del fine della poesia, sulla scorta della lettura di Castelvetro; Sforza Pallavicino, riprendendo i termini impiegati dal Tasso, degradava deliberatamente il «giovamento» al cospetto della «dilettazione» («Il fine intrinseco e prossimo del Poeta non è il giovamento, come alcun tenne, ma la dilettazione degl’intelletti comunali», Pietro Sforza Pallavicino, Trattato dello stile e del dialogo (1662), Modena, Mucchi, 1990, pp. 207-208). […] E che dovendone prender due di mira, non l’ambizione, non l’invidia, non l’ira, non la libidine, ma volesse che lo scopo fosse di correggere la compassione e il timore, quali son le men peccanti […] Ben disse Angelo Ingegneri nel Proemio alla sua Tomiri, che questo sarebbe un voler “curare il freddo col freddo, e il caldo col caldo”, e ch’egli all’incontro aveva cercato nella sua Tragedia di preservar lo spettatore “da i danni che possono procedere dalla superbia, dall’ira, dall’ostinazione, e d’alcuna altra incontinenza”, e di far vedere come il cadere di Personaggi grandi da felicità in miseria “insegna a non far fondamento nelle umane prosperità, ed a moderare le troppo violente affezioni”» (Scipione Maffei, «Proemio alla Merope», in Id., De’ teatri antichi e moderni, a cura di Laura Sannia Nowé, Modena, Mucchi, 1988, pp. 78-79).
Vidi il Codice Estense di tal tragedia in Modena nel fermarmivi per alcune ore nel 1779, ma non avendo l’agio necessario per leggerla interamente, degnò l’umanissimo cavaliere amico trasmettermene un breve estratto e qualche verso.
Vidi il codice Estense di tal tragedia in Modena nel fermarmivi per alcune ore nel 1779, ma non avendo l’agio necessario per leggerla interamente, degnò trasmettermene un breve estratto e qualche verso l’umanissimo cav.
Modena, 1695) che « fu il Fidenzi di bello e gioviale aspetto, di faccia che tondeggiava, di capello castagno, di bianca carnagione, e maestoso nel portar la vita.
Il conte Fulvio Testi, nato in Ferrara l’anno 1593 e trasportato a Modena nel 1598, indi morto nella cittadella di tai città a’ 28 di Agosto del 1646, il quale ad onta del suo stile per lo più manierato manifestò ingegno grande nelle sue poesie e specialmente in alcune pregevoli canzoni Oraziane, lasciò anche qualche componimento rappresentativo, cioè l’Isola d’ Alcina, e l’Arsinda non terminata.
S. di Ferrara, che traggo dall’Archivio di Stato di Modena.
Il conte Fulvio Testi, nato in Ferrara l’anno 1593, e trasportato a Modena nel 1598, indi morto nella cittadella di quella città a’ 28 di agosto del 1646, il quale, ad onta del suo stile per lo più manierato, manifestò ingegno grande nelle sue poesie, e specialmente in alcune pregevoli canzoni Oraziane, lasciò anche qualche componimento rappresentativo, cioè l’Isola d’Alcina, e l’Arsinda non terminata.
Egli nella dedica si vanta d’essere stato il primo a metter in musica le poesie drammatiche, e questo vanto vien replicato dall’autore d’una iscrizione latina fatta pel suo sepolcro, che si conserva in Modena, e che vien rapportata dal Muratori nella sua Perfetta poesia, ma il lettore dopo il narrato fin qui può giudicare se ciò si dica a ragione.
Si faccia parimente grazia a codesto preteso matematico del non aver conosc iuta la storia letteraria Italiana, com’è dimostra proponendo per cosa tutta nuova all’Italia lo studio de’ Greci: a quell’Italia, dove anche nella tenebrosa barbarie de’ tempi bassi fiorirono intere provincie, come la Magna Grecia, la Japigia e parte della Sicilia, le quali altro linguaggio non avevano che il greco, e mandarono a spiegar la pompa del loro sapere a Costantinopoli i Metodii, i Crisolai, i Barlaami: a quell’Italia, che dopo la distruzione del Greco Impero tutta si diede alle greche lettere, e fu la prima a communicarle al rimanente dell’Europa, cioè alla Spagna per mezzo del Poliziano ammaestrando Arias Barbosa ed Antonio di Nebrixa, ed all’Inghilterra per opera di Sulpizio, di Pomponio Leto e del Guarini, maestri de’ due Cuglielmi Lilio e Gray: a quell’Italia, dove, per valermi delle parole di un elegante Spagnuolo) la lingua greca diventò sì comune dopo la presa di Constantinopoli, che, come dice Costantino Lascari nel proemio ad una sua gramatica, l’ignorare le cose greche recava vergogna agl’Italiani, e la lingua greca più fioriva nell’Italia che nella stessa Grecia a: a quella Italia in fine che oggi ancor vanta così gran copia di opere, nelle quali ad evidenza si manifesta quanto si coltivi il greco idioma in Roma, in Napoli, in Firenze, in Parma, in Pisa, in Padova, in Verona, in Venezia, in Mantova, in Modena, in Bologna, in Milano, che vince di gran lunga l’istesso gregge numeroso de’ viaggiatori transalpini stravolti, leggeri, vani, imperiti e maligni, tuttocchè tanti sieno i Sherlock e gli Archenheltz b.
Ma il Fiorilli non si fermò lungo tempo in Francia, secondo appare da una lettera inedita dell’Archivio modenese, in data di Firenze 26 maggio 1655, colla quale il Gran Duca di Toscana raccomanda vivamente al Duca di Modena il comico Scaramuccia che fa ritorno in Francia.
Modena ebbe quella di Francesco Peli, come Genova quella di Giovanni Paita, l’Orfeo e il Batillo della Liguria.
Il marchese Scipione Maffei veronese chiaro per dottrina ed erudizione trasse dalle greche favole l’argomento tragico più interessante, e compose la Merope che dopo la prima edizione di Modena del 1713 n’ebbe oltre a sessanta altre, si recò in tante lingue straniere, si rappresentò in Venezia in un solo carnevale più di quaranta volte, e comparve sopra gli altri teatri d’Italia sempre con applauso, ammirazione e diletto. […] La prima recitata nel 1720 in Modena con applauso grande, in Ferrara ugualmente ed in Venezia, s’impresse in Firenze nel 1721 con una dissertazione dell’abate Girolamo Leoni. […] Il gesuita genovese Giovanni Granelli predicatore riputato, e bibliotecario del duca di Modena morto l’anno 1769, è l’altro autore che ci ha somministrate tragedie degne di mentovarsi insieme colla Merope, colla Perselide, coll’Ermenegildo, col Maurizio, col Giulio Cesare, e col Demetrio. […] La Bibli tragedia del Conte Paolo Emilio Campi modanese s’impresse in Modena nel 1774, e si era rappresentata con grande applauso nel teatro di corte la primavera dell’ anno precedente.
Dallo scrittore de’ primi anni delle romane Efemeridi e della Gazzetta Universale Fiorentina riscuote molti elogi l’appassionata Bibli, tragedia del conte Paolo Emilio Campi da Modena, formata sull’eccellente esemplare della Fedra di Racine; ma qui in Madrid non é ancor giunta.
Troviamo anche il Capitan Cardoni, amante sdolcinato d’Isabella, prender parte nell’ Anfiparnaso, Comedia harmonica d’ Horatio Vecchi da Modena (1597).
[6.27ED] Cantano insomma allor che declamano e mi han fatto immaginare che tale per avventura poco diverso fusse il canto delle greche tragedie, nella qual opinione ho sentito convenire il nostro eruditissimo bibliotecaio di Modena, Muratori; e però su questo, prima che io passi avanti, ti prego a sinceramente instruirmi.
[Sez.I.1.0.15] Anche Modena ebbe in quel secolo Orazio Vecchi, poeta insieme e maestro di cappella, che si distinse nella musica teatrale. […] [commento_Sez.I.1.0.15] • di note musicali: è L’Amfiparnaso, comedia harmonica a cinque voci (il titolo vale grecamente ‘doppio Parnaso’, cioè poetico e musicale insieme) di Orazio Vecchi (Modena, 1550-1605): celebre esperimento musicale, non melodramma ma madrigale drammatizzato, che mescola satiricamente nel testo, alla maniera della commedia dell’arte, vari dialetti settentrionali, oltre a una versione parodica della lingua ebraica. […] Muratori, Della perfetta poesia italiana spiegata e dimostrata con varie osservazioni e con varj giudizj sopra alcuni componimenti altrui […], tomo II, Modena, Soliani, 1706, p. 34). L’incipit dell’epigrafe commemorativa (menzionata da Muratori), che si può leggere ancora oggi nel chiostro dell’antica chiesa di San Biagio nel Carmine a Modena, è trascritta da Planelli alla nota seguente.
[NdA] Storia della letteratura italiana Tomo 8, pagina 200, Edizione di Modena.
Sono: Telefonte, Rosimunda, Ino, il Conte di Modena, la quale non contiene certamente argomento greco, ma nazionale.
Esse sono Telefonte, Rosimonda, Ino, ed il Conte di Modena, la quale non contiene argomento greco ma nazionale.
Introduzione […] concediamo pure che ci sia (che esista primariamente e assolutamente; si vuol dire: indipendentemente dallo studio che se ne effettua) un oggetto degli studi teatrali. Quale sarebbe? Lo spettacolo, certo. Ma l’oggetto, oltre che significante, deve essere dato, presente: il che non avviene per nessuna, o quasi, componente dello spettacolo escluso il testo verbale cioè, per indebita identificazione, il testo letterario1. Come sottolinea Franco Ruffini all’interno del suo studio Semiotica del testo.