Ma Euripide ritorna in forma di Perseo; e da questo nuovo travestimento nasce un nuovo passaggio tragico. […] L’azione prende poscia nuovo movimento per un altro avviso di una formidabile spedizione minacciata da Giove e dagli altri dei. […] Arriva ancora Cleone, il quale dopo nuove villanie invita l’avversario a parlare al popolo, e Agoracrito baldanzoso non ricusa il nuovo cimento. […] Un nuovo nunzio avvisa la famiglia di Lamaco che prepari lenzuola, balsami, empiastri, e bende da fasciar piaghe, trovandosi Lamaco ferito in una gamba e colla testa rotta. […] Primieramente o egli ha voluto dire una cosa e ne ha detta un’ altra, o quel di nuovo sarà errore di stampa, altrimente introdurre di nuovo fa supporre che un’ altra, volta vi fosse stata in Grecia la commedia moderata, il che non appare dalla storia, s’io ben m’ appongo.
Fu concessa l’abitazione gratuita sino a nuovo ordine con data del 29 febbraio 1692.
Nulla ha di nuovo, ma non laseia di far ridere. […] Mercurio viene eo’Mazzieri e strascina di nuovo Maometto al tribunale, e secolui Cadigia. Nell’atto IV Maometto è giudicato di nuovo. […] Annetta propone un nuovo partito per la figlia, il signor Fabrizio Stomaconi. […] Ripiego eroico, nuovo, ingegnoso e di sommo effetto !
Aristodemo Greco di Messenia può dirsi un nuovo Agamennone, e Merope sua figliuola una novella Ifigenia. […] Policare è un nuovo Achille, ma sempre innamorato e non mai ozioso sino alla morte; e quel che più importa, il di lui amore per Merope lungi dall’indebolire l’interesse della favola, accresce la compassione nello scioglimento. […] S’impresse la prima volta nel 1644, e poi di nuovo nel 1665 con un discorso in sua difesa, nel quale anno si recitò nel seminario Romano. […] Ma dopo di questi io non conosco se non il Caraccio che abbia saputo co’ vecchi materiali dèl contrasto e cambiamento di nomi di due amici inalzare un nuovo elegante edificio.
Ma eccolo di nuovo in Italia nel 1623, e precisamente a Torino nella stagione di Pasqua ; poi di nuovo a Parigi nel’ 24, ’25 e parte forse del’26 ; poi di nuovo in Italia (a Cremona sul finire del’26, a Venezia sul principio del’27, ove pubblica pei tipi del Salvadori la nuova commedia la Campanaccia) ; poi nel 1628 a Praga, ove dedica il poemetto La Maddalena all’arcivescovo Cardinal d’Arrach, divenuto il suo protettore, e a Vienna. […] Ma eccolo di nuovo a Verona, Vicenza e Venezia nel’33, a Mantova nel’34, poi a Bologna, ove (stesso anno) pubblica pei tipi di Giacomo Monti e Carlo Zenero la nuova commedia boschereccia I due baci, ch’egli dedica in data dell’ 11 giugno ai coniugi Odoardo e Maria Pepoli : in quest’ epoca (cfr.
Seguì l’originale nell’economia della favola; ma si permise nel dialogo di dar talvolta nuovo ordine alle stesse idee, di sopprimerle in un luogo se in un altro si erano accennate, di rendere con più precisione in latino ciò che in greco si disse con copia. […] Insomma il leggitore intelligente, oltre all’eleganza e alla maestà dello stile, ammirerà nelle di lui nobili imitazioni ora più ora meno libere ugual senno e buon gusto in quanto altera e in quanto annoda con nuovo ordine.
Bartoli insieme alla proposta, adoperando le stesse parole a ogni fin di verso : Tu, che godi felice i lauri e l’onda, che di Parnasso i lieti Campi irriga qual desir nuovo la tua mente instiga di far prima in virtù chi t’è seconda ? […] Danaro, anche al solito, mandatogli, pel quale scrisse poi al Thon un nuovo capitolo di ringraziamento, ove son questi versi accennanti, ancora, alla figliuola Tranquilla : …………… questa è una Bambina, che in Brescia, non ha molto, a patir venne ; E d’età di tre mesi, una mattina, perchè trovò alla madre il seno asciutto, isvenne, e fu quasi al morir vicina.
Da principio fermavansi a cantar nelle piazze, facendo come uno steccato co’ loro bordoni, e appresso montarono su di un rustico palco in una casa fissa comprata espressamente da alcuni cittadini per trar profitto della folla che concorreva a quello nuovo e devoto divertimento.
.) ; poi fu, nel 1762, con Pietro Rossi, poi di nuovo con Medebach, poi, dopo il carnevale del 1774, con Vincenzo Bugani e Giustina Cavalieri, che abbandonò a Bologna, per recarsi in Sardegna colla Compagnia di Andrea Patriarchi, trascinatovi dalle grazie allettatrici di una femina.
A quindici si unisce alla zia e percorre con lei le grandi capitali di Europa, e dopo un anno eccola in Italia ed eccola di nuovo con Toselli per alcune rappresentazioni, prima donna ; e questa volta, della Compagnia dialettale da lui formata, recitando la Francesca da Rimini del Pellico, parodiata dal Toselli stesso, col titolo : Cichina d’ Moncalé (1859).
La vittoria li dichiarò per gli comici, se non si riguardi ad altro che al merito dell’invenzione, e al piacer che produce la novità degli argomenti; imperciocché i tragici traevano i propri dalle favole di Omero e dalla mitologia assai ben nota; e i comici che provvedeansi nella propria immaginazione, presentavano uno spettacolo tutto nuovo. […] Nel Pluto si ravvisa un nuovo genere comico; poiché più non si favella degli affari pubblici; e quantunque si nominino tuttavia i particolari, e se ne faccia il ritratto, sono non per tanto motteggiati moderatamente, e dalla sola finzione nasce tutta la piacevolezza. […] Fiorì questa commedia intorno al secolo del Grande Alessandro, quando la formidabile potenza macedone, dando nuovo aspetto agli affari greci, avea richiamato in Atene quell’utile timore che rintuzza l’orgoglio, rende men feroci i costumi, e induce a pensar giusto. […] Insigni ancora sono le sentenze da cotesto nuovo legislatore di poetica e pronunciate contro l’italica nazione in fatto di poesia.
Aristodemo greco di Messenia può dirsi un nuovo Agamennone, e Merope sua figliuola una novella Ifigenia. […] Policaro, è un nuovo Achille, ma sempre innamorato e non mai ozioso sino alla morte; e quel che più importa, il di lui amore per Merope lungi dall’indebolire l’interesse della favola, accresce la compassione nello scioglimento. […] S’impresse la prima volta nel 1644, e poi di nuovo nel 1665 con un discorso in sua difesa, nel quale anno si recitò nel Seminario Romano. […] Ma dopo di questi io non conosco se non il Caraccio che abbia saputo co’ vecchi materiali del contrasto, e cambiamento di nomi di due amici inalzare un nuovo elegante edificio.
E più felice ancora colui che dopo aver toccato il segno, non lo lascia smarrire di nuovo! […] Io distinguerò i luoghi di cui l’uso savio e moderato reca nuovo abbellimento e nuovo vigore all’espressione, da quelli che non servono ad altro che a procacciar fama di scienziato al compositore. […] Osserverò soprattutto quanta diligenza vi si debbe prestare per non esporsi a quelle gratuite ripetizioni che il senso delle parole non vorrebbe, e che s’adottano soltanto pel bisogno di afferrar di nuovo le prime modulazioni. […] Ma posciacchè vi ho comunicato il mio progetto, e voi avete creduto bene d’ispirarmi coraggio, tutto il mio ardore s’è acceso di nuovo.
E. mi viene notificata per la lettera scritta alla Compagnia, torno di nuovo a promettere che Sig. […] V. della grazia in che li mantiene ; di nuovo si obbligano di non volere se non quanto dalla volontà di V.
Le mie vicende che poscia mi balzarono in Francia donde dopo la dimora di un anno discesi in Italia di bel nuovo, hanno prodotto nuove osservazioni da me fatte su nuovi materiali raccolti.
E poi : se, nonostante il marito Romagnesi, ella fu per tutti la Brigida Bianchi, tutt’a un tratto avrebbe mutato il suo nome glorioso per quello d’un nuovo arrivato ?
Il maestro di ballo del Re, Pietro di Beauchamps, avea fatto un giorno alla Corte, in una specie di intermezzo che i comici italiani aveano inventato in una commedia che rappresentavan dinanzi al Re, un nuovo passo assai singolare che fu molto applaudito.
Di nuovo in Italia, si scrittura ai Fiorentini di Napoli, ove interpreta colossalmente la Teresa Raquin di E.
Lo vediamo il '66 in Compagnia di Pietro Rossi ; poi, allontanatosi per alcun tempo dal teatro, bibliotecario del Senatore Davia a Bologna, poi di nuovo attore, recitando in varie compagnie, ma con poca fortuna, a cagione della sua austerità e taciturnità, a proposito della quale il Bartoli racconta che « andando un giorno a desinare con Andrea Patriarchi, non fu mai sentito pronunziare una parola durante tutto il tempo della tavola, e col solo saluto da quella casa partì. » Fu anche a Palermo, e quivi stette alcun tempo col Nobile Spaccaforni, qual segretario.
Le dà poscia sani consigli per separarla a poco a poco dal colpevole suo nuovo sposo . . . […] Sul supposto che verisimilmente egli ricuserebbe d’imprendere un nuovo viaggio, per farlo morire in guisa che la sua morte sembri casuale alla madre stessa, propone che godendo Laerte gran fama di destrezza nel maneggiar la spada, ed essendo Amlet pieno di opinione di se stesso per la perizia della scherma, il re pensa di fargli susurrare all’udito di tal sorte il valore di Laerte, che si darà luogo ad una scommessa, altri tenendo la parte di Laerte, altri del principe. […] Fatto ciò, chiuso di nuovo il plico, lo ripose nel luogo stesso, senza che siasene osservato il cambio.
— Tutte Le opere del famosissimo Ruzante di nuovo con somma diligenza rivedute e corrette Et aggiuntovi un sonetto et una Canzone dell’ istesso Auttore. […] — La Drammatica nel nuovo Teatro Comunale di Modena. […] — Le Bellezze di Verona, nuovo ragionamento d’Adriano Valerini Veronese ; nel quale con brevità si tratta di tutte le cose hotabili della città.
Ma Euripide ritorna in forma di Perseo; e da questo nuovo travestimento nasce un nuovo passaggio tragico. […] L’azione prende poscia nuovo movimento per un altro avviso di una formidabile spedizione minacciata da Giove e dagli altri Dei. […] Arriva ancora Cleone, il quale dopo nuove villanie invita l’avversario a parlare al popolo, e Agoracrito baldanzoso non ricusa il nuovo cimento. […] Un nuovo Nunzio dà avviso alla famiglia di Lamaco che prepari lenzuola, balsami, empiastri e bende da fasciar ferite, trovandosi Lamaco piagato in una gamba e colla testa rotta. […] Quaranta anni dopo che Aristofane produsse sotto l’Arconte Diotimo la prima sua favola sulle scene Ateniesi, fu scritta la commedia del Pluto in un genere comico totalmente nuovo.
Da Monselice passò il Bartoli a Montagnana, poi di nuovo a Bologna, poi, scritturato con Gerolamo Sarti, detto Stringhetta, a Sassuolo nel modenese, sostenendo la parte dell’innamorato.
Qui un nuovo contrattempo venne a turbare la pace del povero Buffetto.
Venne il 1824 nell’Italia centrale, destando entusiasmo dovunque con quella compagnia che aveva accolto un nuovo e grande artista, non mai superato, Luigi Vestri, e la giovinetta Amalia Bettini ; e più tardi la maschera del Meneghino, sostenuta dal Piomarta.
Non è dunque l’opera presente una semplice seconda impressi ne della mia storia teatrale, ma sì bene un nuovo libro che con nuova sospensione d’animo presento al pubblico. […] Bettinelli elegante senza dubbio e gentile scrittore Italiano non ischivò diversi gallicismi 9, e talvolta a qualche voce Toscana diede il significato Francese 10, o ne diede uno tutto nuovo 11, o si valse di voci ch’egli chiamerebbe inusitate e strane12.
Io adunque di bel nuovo mi occuperò della mia storia teatrale, e voi coll’accuratezza promessa stampatela colle aggiunte che vi trasmetto, e con gl’indicati miglioramenti or nell’espressioni or nelle cose, e nulla temete, perchè ad un bisogno non mancherà chi levi la mano per istrappar dal viso degl’impostori le speciose larve onde imbacuccati e camuffati si lusingano di rimanere ignoti.
Dopo l’invasione degli europei nel nuovo mondo, quando essi considerandolo come posto nello stato di natura, supposto d’aver diritto ad occuparlo e saccheggiarlo, senza por mente alla ragione degl’indigeni che ne avevano antecedentemente acquistata la proprietà, dopo, dico, l’epoca della desolazione di sì gran parte della terra, le razze africane, americane, ed europee, più o meno nere, bianche, ed olivastre, confuse, mescolate, e riprodotte con tante alterazioni, vi formano una popolazione assai più scarsa dell’antica, distrutta alla giornata da tante cause fisiche e morali, la quale partecipa delle antiche origini nel tempo stesso che tanto da esse si allontana.
Fu inoltre nella Compagnia n.º 2 di Fanny Sadowski, diretta da Luigi Monti, da cui si sciolse il '76 per la morte della moglie, diventando di bel nuovo capocomico, e inaugurando il giugno di quell’anno il Politeama Alfieri di Genova.
Così, mercè sua, il vecchio teatro dell’Armonia di Trieste riceve il 30 novembre 1902 il nuovo battesimo di Teatro Goldoni ;… E così, finalmente, nel costante favore di popolo e di critica, un suo pallido e debole sogno di creare la casa di Goldoni a Venezia con artisti veneziani e repertorio goldoniano, va acquistando nella sua mente e nel suo cuore luce e vita per modo da occuparlo tutto omai come una, più o men lontana, realtà luminosa….
Indi collo stesso tritume di note si ripiglian di nuovo i due primi versi “Nel lasciarti, o Prence ingrato mi si spezza in seno il cor”, impiegando qualche minuto in gorgheggiar su quel povero core. […] E come se l’uditore non gli avesse intesi abbastanza, o si parlasse il linguaggio degli ottentoti, di cui la musica ne fosse il dizionario, bisogna che l’attore gliel’inculchi di nuovo ripigliando coll’ordin medesimo le parole. […] Il ritornello, il cantore, e la prima parte dell’aria cominciano di nuovo, e si replica due volte lo stesso andirivieni collo stesso apparato di note e di gorgheggi. […] Senza l’abitudine che fa loro chiuder gli occhi su tante improprietà, gl’Italiani avrebber dovuto riflettere che niuna cosa fa tanto chiaramente vedere la poca filosofia colla quale vengono regolati di qua dai monti gli spettacoli quanta questa: che il carattere della passione non è mai quello di riandar se medesima metodicamente, né d’interrompere la sua impetuosità naturale per fermarsi a ripigliar con ordine la stessa serie di movimenti; che il distaccare dal tutto insieme d’un’azione uno squarcio per recitarlo di nuovo è dissonanza non minore di quella che sarebbe in un ambasciatore il ripeter due volte in presenza del sovrano l’esordio d’un’allocuzione; che il carattere della musica non può legitimare cotesto abuso, giacché si può variare benissimo e rinvigorir l’espressione senza ricantar di nuovo il motivo; e che uno spartito dove si vegga appiccato al margine un da capo è ugualmente difforme agli occhi della sana ragione che sarebbe agli occhi d’un naturalista un braccio con due mani, oppure un animale che avesse un paio di nasi sulla faccia. […] Ma se, come abbiamo provato in altri luoghi e proveremo di nuovo dove si parlerà del canto, il vero filosofico gusto e la perfezione d’ogni arte imitativa consiste nella rappresentazione più o meno abbellita della natura, e nell’esprimere l’oggetto che prende a dipingere senza sfigurarlo né caricarlo più di quello che comporta l’indole della imitazione, se questo fine non s’ottien nella musica se non per mezzo della semplicità, della verità e della naturalezza accoppiata all’espressione, e se ogni e qualunque ornamento, ogni e qualunque bellezza che le si aggiunga senza riguardo a cotale scopo, non è altro che una imperfezione, un difetto di più, in tal caso bisogna pur confessare, e confessarlo con coraggio, che la maggior parte delle pretese finezze armoniche, onde vanno tanto superbi i moderni maestri, invece di provare il miglioramento del gusto altro non provano che la sua visibile decadenza.
Preso poi da nuovo capogirlo aggiunse che Merope era un argomento di tutti i paesi trattato già da Euripide. […] Esse però altro non sono che graziosi colpi e motteggi contro il mal gusto e la pedanteria, e gli errori di alcuni moderni innamorati di un nuovo stile, e di un nuovo modo di comporre tragedie. […] Bibli ferita condotta a spirare davanti al padre cui chiede perdono, chiama di nuovo presso di se l’attenzione e l’interesse. […] Biamonti che ha dato nuovo e vivo interesse a questo argomento. […] Se questo Concorso continuerà, nella calma dell’ Europa che si attende a momenti, non sarà difficile che la Drammatica prenda nuovo vigore dentro il recinto delle Alpi.
Epigene, Tespi e Frinico I furono tre uomini di talento, ognuno de’ quali sorpassò il predecessore e diede nuovo lustro alla tragedia. […] Sopraggiugne il Padre Oceano a prestargli un amichevole uffizio, ed in gravi ragionamenti si trattengono sul nuovo regnator de’ numi, ed in tal proposito Oceano gli porge salutari consigli: Deh te stesso conosci e al tempo servi; Nuovi costumi un nuovo regno esige. […] Mentre Prometeo affretta co i voti la venuta di un successore di Giove, ch’egli crede di prevedere, sopravviene Mercurio a minacciarlo da parte dello stesso Giove di più atroci pene, se non palesa questo nuovo successore. […] Ode nell’atto secondo questo nuovo sconcerto la vergine Macaria figliuola di Ercole, e piena di eroismo e di pietà verso i fratelli si offre vittima volontaria. […] La situazione di una madre e di un figlio, che non conoscendosi per errore si tramano la morte, è molto vaga; e Metastasio non ha lasciato di approfittarsene nel Ciro Riconosciuto, dandole nuovo interesse e forse più leggiadria.
Questo genere di commedia togata trabeata parve nuovo a’ tempi di Augusto; e su inventato da Cajo Melisso da Spoleto, il quale nato ingenuo ma esposto per la discordia de’ suoi genitori, fu poscia donato per gramatico a Mecenate, per la cui opera insinuatosi presso Augusto fu preposto a rassettare le biblioteche nel Portico di Ottaviaa. […] Chi mai, se non costui, senza pruova veruna, confondendo fatti ed idee e passando di un salto leggero sulle terribili vicende dell’Europa, che, per così dire, la fusero e rimpastarono di nuovo, chi, dico, avrebbe francamente scritto che le fazioni per gli pantomimi perpetuaronsi perpetuaronsi per mille e dugento anni sino a produrre (che cosa mai?)
Questo genere di commedia togata trabeata parve nuovo a’ tempi di Augusto; e fu inventato da Cajo Melisso da Spoleto, il quale nato ingenuo, ma esposto per la discordia de’ suoi genitori, fu poscia donato per gramatico a Mecenate, per la cui opera insinuatosi presso Augusto fu preposto a rassettare le Biblioteche nel Portico di Ottavia129. […] Chi mai, se non costui, senza pruove, confondendo fatti ed idee, e passando di un salto leggiero sulle terribili vicende dell’Europa che per dir così la fusero e rimpastarono di nuovo, chi, dico, avrebbe francamente scritto che le fazioni per gli pantomimi perpetuaronsi per mille e dugento anni sino a produrre, che cosa?
Nella XIVª, quella cioè del modo di concertare il soggetto, ufficio esclusivo del Direttore di Compagnia, egli dice : Il Corago, Guida-Maestro, o più pratico della conversazione deve concertare il soggetto prima di farsi, acciocchè si sappia il contenuto della comedia, s’intenda dove hanno da terminare i discorsi e si possa indagare concertando qualche arguzia, o lazzo nuovo. […] Da questa lettera di ringraziamento, che esso Scala inviò al Duca non appena giunto a Venezia, vien fuori un nuovo personaggio, la Livia, che parrebbe, all’ascendente che esercita su lui, una moglie in calzoni.
Trittolemo, e Cerere in Europa, Manco-Capac, e Mama-Oela-Huaco nel nuovo continente, non ostante che gli uni non sapessero degli altri, insegnarono a seminare il grano, e a raccorlo, e valersene per sostentarsi.
È noto altresì che lo stesso Moliere non vide mai così pieno il proprio teatro come ne’ quattro mesi che Scaramuccia abbandonò Parigi l’anno 1662 per venire in Napoli a vedere i suoi parenti e che al di lui ritorno i Parigini accorsero di bel nuovo alla Commedia Italiana, ed in tutto il mese di novembre non si curarono de’ capi d’opera che produceva Moliere.
In fatti nelle picciole nascenti popolazioni del vecchio e del nuovo continente trovansi si bene i semi della drammatica, cioè saltazione, canto, versi, ma non rappresentazione che meriti di chiamarsi teatrale.
In fatti nelle picciole nascenti popolazioni del vecchio e del nuovo continente trovansi sì bene i semi della drammatica, cioè saltazione, canto, versi ma non rappresentazione che meriti di chiamarsi teatrale.
Vero è che il parlamento consentì alle istanze de’ medesimi Confratelli che vollero comprar le ruine del palazzo del duca di Borgogna per fabbricarvi un altro teatro; ma nel decreto stesso del 1548, con cui si permisero le loro rappresentazioni nel nuovo teatro, si prescrisse che esser dovessero puramente profane, e che non mai più vi si mescolassero le sacre cose.
Vero è che il Parlamento consentì alle istanze de’ medesimi Confratelli che vollero comprar le ruine del palazzo del Duca di Borgogna per fabbricarvi un altro teatro; ma nel decreto stesso del 1548, con cui si permisero le loro rappresentazioni nel nuovo teatro, si prescrisse ch’esser dovessero puramente profane, e che mai più non vi si mescolassero le sacre cose.
Lieti ne’ patrj boschi indi restate, Ove porge virtude al cuor ristoro, Ove scender di nuovo oggi mirate I Numi a ricondur l’Età dell’Oro.
[3] Il politico, osservando unicamente gli oggetti per la relazione che hanno colla civile economia e coi fini dello stato, lo riguarda come un luogo atto a far circolar il danaro dei privati e a render più brillante il soggiorno d’una capitale; come un nuovo ramo di commercio, ove si dà più voga alle arti di lusso pella gara che accendesi scambievolmente di primeggiare negli abbigliamenti e pel maggior concorso de’ forastieri chiamati dalla bellezza dello spettacolo; come un ricovero all’inquieta effervescenza di tanti oziosi, i quali in altra guisa distratti potrebbono alla società divenire nocivi, impiegando contro di essa non meno i propri divertimenti che le proprie occupazioni; come un mezzo termine infine opportuno a dileguar i bisbigli de’ malcontenti, o a impedire le ragunanze sempre di torbidezza feconde e di pericolo. […] Che se ciò nonostante alcun m’attribuisse intenzioni che non ho mai sognato d’avere: se dalla stessa mia ingenuità si prendesse argomento a interpretare malignamente le mie intenzioni, come dall’aver Cartesio inventato un nuovo genere di pruove fortissime a dimostrar l’esistenza d’Iddio, non mancò ch’il volesse far passare per ateista: se altro mezzo non v’ha di far ricreder costoro, che quello d’avvilir la mia penna con adulazioni vergognose, ovvero d’assoggettarmi ad uno spirito di partito ridicolo; in tal caso rimangano essi anticipatamente avvisati, che non ho scritto per loro, e che la mia divisa per cotal genia di lettori sarà sempre quel verso d’Orazio: «Odi profanum vulgus, et arceo.»
Imperciocchè i tragici ricavavano i loro soggetti dalle favole di Omero e dalla mitologia; ma i comici soccorsi soltanto dalla propria immaginazione gli traevano, per così dire, dal nulla, e presentavano uno spettacolo tutto nuovo.
Mentrechè risorgeva dentro le Alpi la lingua latina col l’ammirarsene i preziosi codici scappati alla barbarie, nasceva da’ rottami greci, latini, orientali e settentrionali la lingua italiana, la quale per mezzo di Dante che è stato nella moderna Italia quello che furono Omero in Grecia ed Ennio nel Lazio, giva sublimandosi e perfezionandosi, e conscia delle proprie forze cercava ognora nuovo campo per esercitarle.
Mentrechè risorgeva dentro le alpi la lingua latina coll’ ammirarsene i preziosi codici scappati alla barbarie, nasceva da’ rottami greci, latini, orientali e settentrionali la lingua italiana, la quale per mezzo di Dante che è stato nella moderna Italia quello che furono Omero in Grecia ed Ennio nel Lazio, giva sublimandosi e perfezionandosi, e conscia delle proprie forze cercava ognora nuovo campo per esercitarle.
Il materiale da adoprare era perciò già copioso, e a questo ha recato nuovo accrescimento il signor Rasi con proprie ricerche, specialmente d’archivio.
Il Giornaletto dei teatri di Venezia del 1821 cita un Vincenzo Fracanzani il quale partito da Firenze sua patria, immaginò in Lombardia un nuovo ridicolo personaggio, cui diede il nome di Stenterello, che quantunque in lui non male accolto dal pubblico, tuttavia non fu da altri poi ricopiato.
Tornò un nuovo triennio col Da Rizzo ; e si scritturò il '40-'41-'42 a' Fiorentini di Napoli nella Compagnia Alberti, Visetti e Prepiani ; ma non vi restò che il primo anno, per malaugurato e preparato insuccesso.
Non credo abbandonasse il teatro : o almeno egli non lo abbandonò definitivamente ; poichè lo vediamo il 1688-89 di nuovo al servizio del Duca di Modena, proprio quando Giovan Battista Costantini, lasciata la Compagnia e il nome di Cintio, si recò alla Commedia Italiana di Parigi per sostenervi gli amorosi sotto il nome di Ottavio.
Licinio Stolone Roma afflitta dalla peste, sospesa ogni bellica operazione, per liberarli da sì fiero nemico domestico, contra di cui ogni umano argomento riusciva inefficace, pretesa placar lo sdegno celeste con un nuovo culto religiosa, e compose alcuni inni. […] Egli vuol morire, e vivere di bel nuovo, e tornare a morire, e rinascer sempre, ………………… Iterum vivere, atque iterum mori Liceat renasci semper. […] Che se poi non avesse finora fatto abbastanza per meritarlo, egli congiungerà Peloro all’Italia, «cacciando in fuga i mari che si frappongono, egli muterà tutto l’Orbe, darà nuovo corso all’Isiro e al Tanai ec.» […] Ottavia senza cagione ancora comparisce di nuovo a lamentarsi della fortuna; la Nutrice ascolta la di lei voce, e apostrofando la propria vecchiaia, Cessas thalamis inferre gradus. […] Chi mai, se non costui, senza prove, fondendo dati ed idee, e passando d’un salto leggiero sulle terribili vicende dell’Europa, le quali, può dirsi, la fusero, e rimpastarono di nuovo, chi, dico, avrebbe scritto colla di lui franchezza, che le fazioni per gli pantomimi si sono perpetuate per mille e dugento anni, fino a produrre, che cosa?
Dopo ciò mostrasi sorpresa da un nuovo doloroso pensiero. […] Il poeta ha bisogno di Megara in tale occasione, e lo fa venire di nuovo. […] Rachele che esce di nuovo con Ruben, fa supporre che la di lei disperazione, il suo pianto, l’accingersi alla dolorosa partenza, abbiano empiuto quel voto. […] Or perchè entrare per uscir di nuovo? […] Rachele si presenta di nuovo piangendo, perchè il re ha determinato di andare alla caccia senza riflettere ai di lei pericoli.
Ridesterei lo zelo dei ministri dell’altare acciocché più non trovasse ricetto nel domicilio augusto della divinità un pregiudizio che non può far a meno, che non la offenda, e metterei loro sotto gli occhi l’esempio del Pontefice Clemente XIV, il quale (se mal non m’appongo) riaccese di nuovo i fulmini del Vaticano contro ai crudeli promotori della evirazione. […] [11] Allorché il sentimento va prendendo mossa e calore, allorché la voce interrotta per intervalli palesa il disordine degli affetti e l’irresolutezza d’un animo agitato da mille movimenti contrari, l’accento patetico della lingua piglia anch’esso un nuovo carattere nel recitativo obbligato, carattere il quale, essendo imitabile dalla musica, giustifica l’intervento di essa, anzi lo rende necessario. […] Quando il pensier musicale d’un aria si è presentato adorno di certa classe di ornamenti, non si dee replicarlo di nuovo vestito in foggia diversa; perché s’hai colpito nel segno la prima volta, saranno necessariamente fuori di luogo i vezzi chc le aggiugni nella seconda. […] Quindi la sorpresa mista di sdegno colla quale uno straniero nuovo alle impressioni riguarda l’insulto che si vuol fare alla sua ragione dandogli ad intendere che i soli Italiani hanno colpito nel segno, e che ad essi unicamente appartiene il conservar il deposito della bellezza musicale; asserzione, che vien provata da loro esagerando i pregi di questo brillante spettacolo, ma che resta subito smentita dall’intimo sentimento di chi gli ascolta, poiché invece della sublime illusione che gli si prometteva, invece di trovar quel congegnamento mirabile di tutte le belle arti che dovrebbe pur essere il più nobil prodotto del genio, altro egli non vede nell’opera fuorché una moltitudine di personaggi vestiti all’eroica, i quali vengono, s’incontrano, tengono aperta la bocca per un quarto d’ora, e por partono senza che lo spettatore possa capire a qual fine ciò si faccia, riducendosi tutto, come l’universo nel sistema di Leibnitzio, a pure apparenze o prestigi. […] Le composizioni stesse dei primi maestri del nostro secolo sono oggi mai divenute anticaglie, non piacendo altro che lo stile dei moderni cantori, il quale nel giro di pochissimi anni dovrà cedere anch’esso ad un nuovo gusto che dee succedere sicuramente.
Da un canto della piazza tu vedi il nostro galante Fortunato insieme con Frittata cacar carote e trattener la brigata ogni sera dalle ventidue sino alle ventiquattro ore di giorno, finger novelle, trovare istorie, formar dialoghi, far caleselle, cantar all’improvviso, corucciarsi insieme, far la pace, morir dalle risa, alterarsi di nuovo, urtarsi in sul banco, far questione insieme, e finalmente buttar fuora i bussoli e venire al quamquam delle gazzette (moneta venesiana da dieci centesimi) che voglion carpire con queste loro gentilissime e garbatissime chiacchiere. […] Dalla Compagnia del Fabbrichesi passò in quella stabile agli stipendi del Re di Sardegna ; poi di nuovo in quella del Fabbrichesi nel 1824, col grado di primo attore tragico, per tornarsene ancora una volta nella Compagnia Reale.
Non ha poco contribuito ad inspirar fra noi e diffondere per tanti paesi un nuovo ardore per la poesia tragica il generoso invito del Sovrano di Parma pel cui benefico genio Borbonico abbiam veduto in pro delle belli arti spuntar nuovamente i lieti giorni de’ Principi Farnesi. […] L’illustre autore volle apporre alla sua tragedia alcune osservazioni contro di essa, fingendole fatte da un altro; ma esse altro non sono che graziosi colpi e motteggi contro il mal gusto e la pedanteria e gli errori di alcuni moderni innamorati di un nuovo stile e di un nuovo modo di far tragedie. […] Tornando Bibli prende nuovo vigore nella scena 5 col di lei incontro con Cauno, nella quale narrando con passione e senza superfluità i suoi spaventi notturni, dà indizj della colpevole sua fiamma. […] Bibli ferita condotta a spirare davanti al padre cui chiede perdono, chiama di nuovo verso di se l’ attenzione e l’interesse. […] Dalla storia Romana prese un argomento nuovo per la scena nel Sepolcro della libertà, ossia Filippi, cui i leggitori non esiteranno a dar la preferenza sulle altre per istile, per condotta e per grandezza di caratteri.
Riflettiamo poi che non è l’istesso p. e. chiamare, com’Ella fa, Dramma un’ Ecloga per capriccio tutto nuovo*, che combattere pro aris, & focis (che io non credo punto il Sig.
Posero allora il teatro nell’ospedale della Trinità, rappresentandovi per tutto il secolo varie farse della Passione e diversi misteri del vecchio e del nuovo testamento.
L’ordinario passato gli diedi haviso come Flaminio era gionto, hora lo confermo, abiamo terminato il mese e riscosso le cento e sette doppie de bolettini che havevamo dispensato, e di nuovo gli abiamo confermati, si che sino ad hora si potiamo contentare.
La consiglia poi a separarsi a poco a poco dal colpevole suo nuovo sposo… Di poi ripigliandosi le dice, che anzi nol faccia, ed ironicamente le insinua di tosto recarsi a lui, di porsi nel suo letto e fralle sue braccia, di scoprirli che la pazzia del figlio è finta, e che tutto è un artificio. […] Palesa poi a Laerte un espediente che gli è sovvenuto per disfarsi di Amlet: Sul supposto che verisimilmente egli ricuserebbe d’imprendere un nuovo viaggio, per far che pera in guisa che la morte sua sembri alla madre stessa casuale, propone che celebrando la fama la destrezza di Laerte nel maneggiar la spada, ed Amlet essendo pieno di opinione di se stesso per la perizia nell’arte di schermire, pensa il re di fargli susurrare all’udito di tal sorte il valore di Laerte, che si dia luogo ad una scommessa, tenendo alcuni la parte di Laerte, ed altri quella del principe. […] Ciò fatto e chiuso di nuovo il plico, lo ripose nel sito medesimo onde tratto l’avea, senza che il cambio si fosse conosciuto.
Ella poi mostrasi sorpresa da un nuovo doloroso pensiero. […] Stanno poi in essa assai bene ed accomodate allo stato de’ Numantini ridotti a mangiarsi l’un l’altro le care espressioni di Aluro: addio, Olvia, col tuo nuovo amante vivi felice (morendo di fame?) […] Ma Rachele che esce di nuovo con Ruben, fa supporre che la di lei disperazione, il suo pianto, l’accingersi alla dolorosa partenza, abbiano empito il vuoto degli atti. […] Or perchè entrare per uscir di nuovo? […] Sebastian y Latre verseggiò di nuovo la Procne y Filomena del Roxas; nè vi si dee notare altra differenza se non che l’Aragonese ingenuamente ne prevenne il pubblico, ed Huerta l’ha dissimulato.
Lungo sarebbe il rapportarli qui tutti di nuovo, basterà soltanto ridire ciò che ho detto nel capitolo stesso citato dal Manfredini, acciocché si veda quanto deve fidarsi il lettore di certa classe d’estratti od’estrattisti. […] Se quel sovrano vorrà sottomettere alle leggi del vivere onesto e civile i Pampas, gli Apaches, i Tegas, i Siba-Papi, i Moxos, i Chiquitos ed altri popoli selvaggi dell’America non ha da far altro che spedire nel nuovo continente il maestro Manfredini che insegni loro quattro leggi di contrappunto al giorno accompagnate da qualche lezioncella di salterio, ed eccoti “umanizzata” quella parte del globo. […] Qual nuovo genere d’onestà letteraria è mai quella di tacere ciò che ha detto l’avversario, e poi combatterlo come se realmente non l’avesse detto? […] Siffatte ragioni si trovano dalla pag. 82 fino alla 89 del presente volume, ed ecco il perché mi dispenso dal riportarle qui di nuovo. […] Se venisse di fresco un’altra colonia di Spagnuoli in Italia, l’attaccherebbe di bel nuovo intrepido come Orazio al Ponte.
Le Fevre, la quale vi si è veduta ricomparire sempre con egual diletto, e vi si è rappresentata di nuovo nel 1793. […] Questa commedia si è di nuovo rappresentata in Parigi nel 1793.
L’ultimo pentametro indica la curiosità di Orfeo, che contro il divieto si volge a mirar la moglie, e la perde di nuovo per sempre. Euridice sentendosi tirar indietro, stende invano le braccia al marito, ed è tratta di nuovo nel regno della morte.
Tomo XII, dell’ Ediz. dello Zatta, Venezia, 1788), data a Parigi la prima volta il 4 febbraio 1763, e che se segnò un nuovo grande trionfo per l’Arlecchino Bertinazzi, non pare ne segnasse uno per l’autore. […] Dopo il successo entusiastico di questa, è ben naturale che si ascoltasse con rispetto un nuovo lavoro e magari con buon volere si applaudisse più qua più là nelle parti buone, tanto da fare scrivere dal Goldoni al Paradisi che la commedia fortunatamente era riuscita bene ; e far mettere nella prefazione di essa (Ediz.
Mamma ed io contraccambiamo gli augurj che c’invil per il nuovo anno. […] Teatro degli Arrischiati di Firenze in via Mercato nuovo, é pressato il poveretto da molti capocomici che vorrebbero scritturare la Bettini, fra i quali il Checchi che sarebbe pronto a dare qualsiasi anticipazione.
Gl’Italiani non furono gl’inventori della Pastorale, perchè “sino al 1554. quando uscì il sacrifizio del Beccari, può dirsi che non fu conosciuto in Italia questo nuovo genere Drammatico.”
A codesto ascendente ch’ egli aveva sullo spettatore, a codesta specie di fascino ch’ egli esercitava su di lui, molto certo contribuiva la perfezione dell’esteriorità, se così posso dire, nella quale son raccolti l’abbigliamento, il portamento, la truccatura (camuffagione) ; la truccatura più specialmente ; chè quando Belli-Blanes appariva sulla scena, ci si trovava ogni sera di fronte a un quadro nuovo e meraviglioso, come nella Gerla di Papà Martin, nel Romanzo di un giovine povero, nella Patria….
Ordinò subito il capitano di forzare la macchina per ritirarsi ; il comando fu eseguito, ma al secondo tentativo per entrare, un nuovo e più terribile urto spaccò la prua del bastimento che incominciò ad affondare.
Ma poi quell’altra parte di lui, quella sensitiva, si ridesta, e il fuoco sacro lo riaccende di nuovo.
Carlo ne fece una traduzione francese uscita in Parigi nel 1620, ristampata indi nel 1640, e di nuovo nel 1646. […] Ma una nazione, per la quale risorsero in Europa le arti, le scienze, il gusto la politezza, e l’istessa libertà, meritava un poco più di diligenza dal nuovo maestro di poetica francese. […] Le favole pastorali che dopo il Cefalo del Correggio furono composte nel cinquecento, sono un nuovo genere drammatico inventato dagl’Italiani, quando non se ne voglia ravvisare un’immagine nel Ciclopo d’Euripide.
L’atto poi termina all’inglese, cioè con una poetica comparazione, compresa nell’ originale in sei versi, di una corrente imbrattata dal fango per le piogge, che poi si affina e per via diviene limpida come specchio, Riflettendo ogni fior che a riva cresce, E nuovo ciel nel suo bel sen ne mostra. […] Dopo la languidezza del IV già riferita un improviso nuovo vigore misto di eroico e di compassionevole chiama tutta l’attenzione dal punto che si enuncia la morte di Marco. […] Egli dice addio agli amici; indi conchiude: S’appressa il vincitor, di nuovo addio.
[3] Ora allorché Raimondo Berengario Conte di Barcellona e di Provenza venne in Italia a fine di visitare l’Imperadore Federico Primo dimorante a quel tempo nella Lombardia, e più allorché Carlo d’Angiò discese di nuovo per impadronirsi di Napoli e di Sicilia, molte truppe di Menestrieri, che venivano a loro servigio, cominciarono a farsi conoscere di qua dai monti, ove insieme colla maniera loro di poetare e colle prime rozze idee della drammatica e del ballo in azione introdussero anche presso al popolo la musica sì vocale che strumentale o la resero più comune. […] Però se un qualche Pindaro si fosse presentato nella piazza di Firenze col disegno di voler conciliare fra loro con un’oda i guelfi e i ghibellini, o se un Orfeo fosse venuto colla lira in mano in mezzo agli abitatori della moderna Roma per richiamare al loro spirito le spente idee di libertà e di gloria, il primo avrebbe fatta la figura di cantambanco o di giullare da piazza, e il secondo avrebbe corso rischio d’esser di nuovo messo a morte, ma non dalle baccanti. […] Orfeo di bel nuovo si fece avanti menando seco Imeneo con una truppa di amorini. […] E poiché il Signor Abbate mi rimprovera di non aver lette attentamente le sue ragioni, cercherò di correggermi ora rileggendole di nuovo, e mettendole sotto gli occhi del pubblico con gli opportuni riflessi. […] Dissi, ed ora lo torno a dire dopo nuovo esame, che il carattere della poesia provenzale massimamente negli argomenti amorosi era d’esser fievole e cascante di vezzi cioè snervata, leziosa, sparsa d’arguzie e di smancerie.
[Dalla cagione medesima pur nacque che, essendo occorso in questi ultimi tempi di dover construire alcun nuovo teatro, volesse l’architettura, quasi non badando all’uso ed al fine, far pompa delle sfoggiatezze dell’arte sua.
Sussistono i teatri di Cadice e di Lisbona; e sento anche che in quest’ultima città nel 1793 siesi costruito un nuovo teatro aperto alle rappresentazioni dopo lo sgravamento di S.
Di bel nuovo poi dal 1786 vi si tornarono per qualche altro anno a rappresentare opere musicali italiane.
Insigni ancora sono le sentenze da codesto nuovo legislatore di Poetica pronunciate contro l’Italica nazione in fatto di poesia.
A ogni nuovo trionfo, il buon pubblico pietoso, che ha sempre come bisogno di mettere un ma stridente a ogni gaiezza della vita, solea sclamar sospirando : « Che peccato !
L’atto poi termina all’inglese, cioè con una poetica comparazione compresa nell’originale in sei versi di una corrente imbrattata dal fango per le piogge, che poi si affina e per via diviene limpida come specchio, Riflettendo ogni fior che a riva cresce, E nuovo ciel nel suo bel sen ne mostra. […] Dopo la languidezza del IV atto già riferita un improvviso nuovo vigore misto di eroico e di compassionevole chiama tutta l’attenzione dal punto che si enuncia la morte di Marco. […] Egli dice addio agli amici; indi conchiude: S’appressa il vincitor, di nuovo addio.
Egli vuol morire e vivere di bel nuovo e tornare a morire e rinascer sempre, Iterum vivere, atque iterum mori Liceat, renasci semper. […] Che se poi non avesse finora fatto abbastanza per meritarlo, egli farà di più, congiungerà Peloro all’Italia, cacciando in fuga i mari che si frappongono, muterà tutto l’orbe, darà nuovo corso all’ Istro e al Tanai &c. […] Ottavia senza cagione ancora comparisce di nuovo a lamentarsi della fortuna.
E quello che avvenne all’antico pittore di Tralli, ebbe a provarlo il Padre Pozzi, uno de’ più rilassati maestri nella moderna scuola; basta dire ch’egli fu il creatore di quel nuovo mostro in architettura delle colonne a sedere.
Per mostrar forse con nuovo esempio che Invidia alterius macrescit rebus opimis?
Per mostrar forse con nuovo esempio che Invidia alterius macrescit rebus opimis?
Rappresentatasi la Maria Padilla del Bugamelli, il grido del nuovo, imprevisto successo non si ristrinse alla città di Mantova : e Gustavo Modena, che dal’39 al’40 era a Milano, attratto da quel grido, e recatosi a Mantova ad assistere a una replica della Padilla, n’ebbe tale impressione che da quella sera determinò di prender con sè la nobile e vezzosa e già valorosa attrice.
., onde habbiamo di comune gusto e consenso riaccettato la sig.ª Valeria tra di noi, con la quale di nuovo uniti cercheremo di mantenerci in quella pace tanto a noi necessaria, e con tanta fatica per nostro honore da V.
[15] Nelle quali parole egli mi sembra così grande, l’eroismo giugne a segno così eminente che se fra noi si dasse un ostracismo poetico, come presso ai Greci era in uso l’ostracismo politico, il Temistocle di Metastasio correva rischio di esser di nuovo scacciato dai confini della poesia non altrimenti che il Temistocle di Atene lo fu dai domini della repubblica. […] Cercarono bensì alcuni scrittori d’opporsi alla general corruzione, tra gli altri Leone Ebreo, il Bembo, lo Speroni e il Castiglione, insegnando negli scritti loro la foggia platonica di amare, e facendo scender di nuovo tra gli uomini quella vergine celeste, che avea servito di modello al Petrarca, e che esserne dovea l’archetipo delle donne nei versi de’ cinquecentisti. […] E come mai Fra le minacce ostili, in mezzo a tante Cure del nuovo impero ha nel tuo petto Pur trovato ricetto L’amor così? […] Qual nuovo mota interno Prendi da quei sembianti? […] né l’esempio altrui conchiude altro in favore di Metastasio se non che ei non è il solo compreso in siffatta accusa, e che invece di sciogliersi la quistione in suo favore, s’impiantano altrettante di nuovo quanti sono gli scrittori che s’addurranno in difesa108.
Oltre a ciò tutto il racconto e della non curanza di prima avuta del nuovo poeta, a cagione dell’abito, da colui che stava cenando, e dell’attenzione che in lui cagionarono i primi versi, e della giustizia subito renduta al merito, e dell’ammettersi il giovane poeta a cenare confidentemente, e dell’ammirazione colla quale dopo la cena fu ascoltata la commedia, tutto ciò, dico, sembra meglio adattarsi a un veterano conoscitore di poesia comica di pari condizione col novello scrittore, che ad un Edile di classe assai più elevata. […] Nella seconda scena la buona Sostrata vorrebbe andar di nuovo a visitar la nuora inferma. […] Questo nuovo aumento al di lui dolore egregiamente si maneggia in questa scena. […] L’anno 1784 poi, mentre io già mi trovava in Napoli, si rappresentò nel Collegio ducale de’ Nobili da’ giovani studiosi della nomata università, e dalla stamperia Reale si pubblicò col testo di Terenzio corredato di un nuovo prologo latino del medesimo eccellente traduttore. […] Non vo privare i nostri leggitori del nuovo prologo appostovi dal p.
Ogni parola dà nuovo moto, e nuovo calore alla favola. […] Apostolo Zeno narrò col seguente ordine le recite della Calandra in Italia: la prima in Roma a’ tempi di Leone X; la seconda in Mantova l’anno 1521; la terza di nuovo in Roma quando vi venne Isabella d’Este Gonzaga marchesa di Mantova; e l’ultima volta in Urbinoa. […] L’argomento di questa favola è nuovo. […] Questo elegante scrittore della Coltivazione, dell’Antigone e di belle satire (ma non già della Libertà tragedia attribuitagli dal Ghilini che però si compose da un apostata della Cattolica Fede) volle usare in tal commedia un nuovo metro cioè uno sdrucciolo di sedici sillabeb, fatica e invenzione inutile intrapresa da altri Italiani ancora per imitare superstiziosamente il giambico greco e latinoa Ma tutti i vantaggi che essi speravano ottenere co’ nuovi metri poco e nulla grati all’orecchio italiano, presenta a chi sa maneggiarlo il solo endecasillabo sciolto.
Ogni parola dà un nuovo moto un nuovo calore alla favola. […] Apostolo Zeno narrò col seguente ordine le recite della Calandra in Italia: la prima in Roma a’ tempi di Leone X; la seconda in Mantova l’anno 1521; la terza di nuovo in Roma quando vi venne Isabella d’Este Gonzaga marchesa di Mantova; e l’ultima volta in Urbino115. […] L’argomento di questa favola è nuovo. […] Questo elegante scrittore della Coltivazione, dell’Antigone e di belle satire (ma non già della Libertà tragedia attribuitagli dal Ghilini composta da un apostata della Cattolica Fede) volle usare in tal commedia un nuovo metro, cioè uno sdrucciolo di sedici sillabe125, fatica e invenzione inutile intrapresa da altri Italiani ancora per imitare superstiziosamente il giambico greco e latino126.
Voi troverete argomenti, piani, caratteri, colpi teatrali, situazioni, satire, ridicolo, tutto nuovo, tutto tolto dagli originali di que’ tempi, e non già una rancida copia de’ vizj e de’ difetti delle Antiche Nazioni, come voi francamente asserite giurando forse sulle parole di qualche Dedicatoria, senza aver letto neppure una delle Favole Comiche Italiane. […] Il Fatto dimostra il poco frutto che ne ricavavano i Commedianti, perchè di bel nuovo si trovarono abbandonati.
Sembra in fine che in una favola che l’autore vuol che cominci di buon mattino e termini prima di mezzodì, non possano successivamente accadere tante cose, cioè diverse conversazioni riposatamente, consigli, trame, deliberazioni, una scena di ricamare poco propria in campagna, un giuoco di tresillo, indi un altro di ventuna, ballo, merenda, accuse contro Eugenio e Chiara, discolpe, arrivo di un nuovo personaggio ec.. […] Presolo dunque di nuovo per mano, lo purgò delle variazioni fattevi da mano aliena, ne soppresse ciò che apparteneva alla musica, ne variò il viluppo, diede all’azione più moto ed interesse, e più forza e verità a’ caratteri.
Col tempo si riparano le rovine, gli edificj si rialzano, ripopolansi i paesi, quando il nuovo signore lascia intatti i costumi, e molto non altera la natura del governo. […] Le necessarie discordie domestiche l’indeboliscono e per timore de’ Franchi e de’ Greci eleggesi di nuovo un re nella persona di Autari.
Ond’è che la regione de’ metafisici è per lo più la regione degli errori, e che per ogni spirito ben fatto l’annunziargli un nuovo sistema in quella scienza non è diverso dal proporgli una nuova modificazion di falsità. […] Io ho divisato non per tanto d’aprire a questo settembre uno spettacolo, e voglio che sia nuovo perché il pubblico è ormai ristucco delle anticaglie di Metastasio, di cui (sebbene sia il primo drammatico del mondo) vuolsi fare quell’uso che si fa nelle case dei vasellami d’argento e delle gioie di gran valore, le quali si cavano fuori in una occasione straordinaria, mentre il restante dell’anno s’adoperano altre masserizie più triviali. «Potrei accomodarmi all’uso corrente d’Italia che è quello di strozzar i drammi di quell’autore, levando via a capriccio il più bello per inserire in sua vece arie e duetti fatti da qualche versificator dozzinale; dal che restano essi così sfigurati e mal conci che più non gli riconoscerebbe il padre che li generò, se per nuovo miracolo di Esculapio tornasse a viver fra noi.
Egli vuol morire e vivere di bel nuovo e tornare a morire e rinascer sempre, Iterum vivere, atque iterum mori Liceat, renasci semper. […] Che se poi non avesse finora fatto abbastanza per meritarlo, egli farà di più, congiungerà Peloro all’Italia, caciando in fuga i mari che si frappongono, muterà tutto l’orbe, darà nuovo corso all’Istro e al Tanai ecc. […] Ottavia senza cagione ancora comparisce di nuovo a lamentarsi della fortuna.
Nella lettera inviata da Vienna il 9 febbraio 1756 ad Algarotti, Metastasio converge così sul degrado dei gusti del pubblico senza addentrarsi nello specifico delle argomentazioni dell’amico veneziano, che pur riconoscendo la qualità dei testi metastasiani e l’eccellenza dei suoi drammi, delineava un modello di teatro per musica più adatto ai tempi e al costume europeo e che quindi, per questioni organizzative e soluzioni teoriche, andava oltre il modello metastasiano: Ho letto il vostro Saggio; vi ci ho trovato dentro, l’ho tornato a leggere, per essere di nuovo con esso voi; da cui non vorrei mai separarmi. […] L’interesse si è decisamente spostato da una considerazione del quadro complessivo della gerarchia dei generi letterari all’interno della tradizione poetica italiana all’analisi di uno spettacolo in sintonia con i gusti del pubblico, in grado di cogliere le sollecitazioni provenienti dall’esterno e atto a rispondere alla richiesta di una poesia allo stesso tempo formativa e consona a intercettare le passioni umane e ad accompagnare lo sviluppo verso un nuovo umanesimo che pone la sensibilità e lo sviluppo intellettivo dell’uomo reale al centro del discorso.
Non è adunque l’opera presente una semplice nuova impressione della mia storia teatrale, ma sì bene un nuovo libro che con nuova sospensione d’animo presento al pubblico.
Siamo pur giunti all’epoca vera, in cui la musica e la danza (che tanto diletto recavano ne’ cori teatrali ed in altre feste) congiunte alla poesia svegliarono l’idea ed il desiderio di un nuovo spettacolo scenico dopo il risorgimento delle lettere.
Per mafia e per camorra, traendo pretesto da quello spirito d’innovazione che il valente Ferrari portava nella commedia italiana prima che il Cossa schiudesse nuovo orizzonte alla letteratura drammatica dal lato tragico e storico, si tentò da qualche speculatore di proscrivere dal teatro i classici italiani e stranieri, e questa scandalosa proscrizione, cosi contraria all’uso delle nazioni civili, si chiamò, prima che il Ferrari, il Cossa ed altri pochi schiudessero nuovi orizzonti alla letteratura drammatica, riforma del teatro italiano : a tutto favore di certe commediole, il cui manoscritto è un ananasso per il capo-comico, ma che in fondo sono farse in cinque atti, e non durano in teatro cinque mesi, si soppressero o assai si diradarono vari generi di componimenti teatrali, si diminuirono i ruoli delle compagnie per essere in minor numero a spartire i proventi del teatro : a sterminio di ogni semenzaio di attori, si istituirono le compagnie numerate come le celle degli stabilimenti carcerarii ; e per non gittare una nube sopra gli applausi meritati, si seguitò a battere le mani anche fra gli sbadigli del pubblico.
Fu il '71 e '72 nell’America del Sud, il '73 e '74 in Austria, Ungheria e Germania, il '75 di bel nuovo a Parigi, poi nel Belgio e nell’Olanda, il '78-'79-'81 in Russia, in Romania, in Austria e in Egitto, quindi ancora nell’America del Sud, dove ottenne un clamoroso successo col Nerone di Pietro Cossa ; l’ '83 nell’America del Nord sino a San Francisco di California, e poi qui, e poi là, un po'dappertutto all’estero e in patria, ove dava di quando in quando recite straordinarie.
I nominati autori spagnuoli, de’ quali molti fiorirono anche sotto Filippo III, scorrendo con piede ardito per ogni parte del Parnasso, osarono calcar nella scenica un nuovo sentiero, e l’intemperanza e la soverchia fiducia gli menò sovente fuori di strada; a somiglianza di un fogoso destriero che trascorrendo a salti per iscoscesi dirupi urta, rovescia, calpesta quanto incontra, e finisce la carriera in un precipizio. […] Dispettoso l’oltraggia, l’ingiuria, vuol di nuovo abbandonarla. […] El desdèn con el desdèn, altra commedia del Moreto, comparisce sempre con nuovo diletto sulle scene castigliane. […] Le communi passioni, le gelosie, gli amori, gli sdegni, le riconciliazioni, hanno in essa un grazioso e nuovo colorito. […] Mi astengo di allegar quì di nuovo i testimoni nazionali bramosi di una riforma nelle patrie scene, avendogli citato nel mio Discorso Storico-critico contro le strane asserzioni di Saverio Lampillas.
Oltre a ciò tutto il racconto e della non curanza da prima avuta del nuovo poeta, a cagione dell’ abito, da colui che stava cenando, e dell’attenzione che in lui cagionarono i primi versi, e della giustizia subito renduta al merito, e dell’ammettersi il giovane poeta a cenare confidentemente, e dell’ammirazione colla quale dopo la cena fu ascoltata la commedia, tutto ciò, dico, sembra meglio adattarsi a un veterano conoscitore di poesia comica di pari condizione col novello scrittore, che ad un Edile di classe più elevata. […] Nella seconda scena la buona Sostrata vorrebbe andar di nuovo a visitar la nuora inferma. […] L’anno 1784 poi, mentre io già mi trovava in Napoli, si rappresentò nel Regio Ducal Collegio de’ Nobili da’ giovani studenti della nominata università, e dalla stamperia Reale si pubblicò col testo di Terenzio corredato di un nuovo prologo latino dell’incomparabile traduttore. […] La sesta volta sarebbe questa che si è rappresentata in Parma da’ giovani studenti di quell’università l’anno 1784, e vi fece un nuovo prologo il prelodato P.
Lo scioglimento é fatto, si é ricuperato il biglietto se n’é destinato il guadagno, lo spettatore crede di esser congedato, quando nell’ultima scena comparisce un nuovo personaggio, un signor Antonio, un amante della Carolina, e incominciano esami, discussioni, prosteste d’amore, di disinteresse, o tutto così a bell’agio come si sarebbe nel bel mezzo della commedia256. […] Altre tragedie inedite si trovano in Madrid applaudite da que’ pochi che l’hanno lette, come un’altra Numanzia del Cadhalso, una Rachele di Huertas, e una Zulima dell’italiano Gajone scritta in una spezie di alessandrino castigliano che parve non solo cattivo, ma nuovo a uno spagnuolo, che volle censurarla.
Col tempo si riparano le rovine, gli edifizii si rialzano, si ripopolano i paesi, quando il nuovo signore lascia intatti i costumi, e molto non altera la natura o la costituzione del governo. […] Le necessarie discordie domestiche l’indeboliscono, e per timore de’ Franchi e de’ Greci eleggesi di nuovo un re nella persona di Autari.
Le sue disgrazie l’allontanarono di Napoli, e la commedia vi fu di bel nuovo stabilita coll’intermezzo della Canterina colla musica di Niccolò Conforto, coll’ Astuto Balordo posto in musica dal celebre Niccolò Piccini, coll’ Innamorato Balordo posto in musica in gran parte dal Logroscino, e singolarmente colla Furba Burlata fortunatissima commedia la cui musica appartiene per la maggior parte all’insigne Piccini. […] I momenti più favorevoli dell’opera mitologica cessarono tosto, e si ricorse di bel nuovo a i riposti arredi di Zeno e Metastasio, ma essi furono mutilati al pari di coloro che reggono le parti de’ loro protagonisti.
Alcune traduzioni di qualche commedia del Goldoni, come della Sposa Persiana e del Bourru Bienfaisant son piaciute moltissimo al popolo, e dovea esserne lodato (fuorché in alcune alterazioni fatte senza gusto agli originali) qualunque egli siasi chi ha impreso a mostrare sulle scene spagnuole queste commedie; ma sul medesimo teatro sono state motteggiate da soliti piccioli compositori di saynetes, e ricevute con freddezza da alcuni pochi, che invecchiati in un certo lor sistema di letteratura, sdegnano di approvar dopo il popolo ciò che lor giugne nuovo, Vel quia nil rectum, nisi quod placuit sibi, ducunt, Vel quia turpe putant parere minoribus, et quae Imberbes didicere, senes perdenda fateri.
Ma le cagioni distruggitrici della drammatica sussistevano, e i costumi e gli studii aveano già preso nuovo cammino.
Siamo pur giunti all’epoca vera, in cui la musica e la danza (che tanto diletto recavano ne’ cori teatrali ed in altre feste) congiunte alla poesia svegliarono il desiderio di un nuovo spettacolo scenico dopo il risorgimento delle lettere.
Il Negromante dell’Ariosto fu tradotto in prosa francese da Giovanni de la Taille, e stampato in Parigi senza nota di anno verso il 1562, e poi di nuovo fralle altre opere poetiche di lui in Parigi 1573 in ottavo.
mo honorò hieri con la presenza sua la commedia della Flaminia, per essere sua vicina, con tutto che fosse invitato a quell’altra, che fu una pastorale bellissima, per quanto si dice, et si vidde Io a convertire in vacca, Giove e Giunone parlarono insieme : venne poi e spari la nebbia, Mercurio col sono adormentò Argo, et poi gli tagliò la testa, una Furia infernale fece venire in furia quella vacca, et infine fu di nuovo convertita in nimpha, et il padre ch’era un fiume, venne ancor lui, versando acqua, a fare la sua parte, et in un istante medesimo i pastori fecero le loro nozze et eccetera.
Tornato a Venezia, e sentito come a divertimento del nuovo piccolo Sovrano Ferdinando IV si dovesse scegliere una Compagnia comica Lombarda, si affrettò ad offrire con una supplica del 20 ottobre (V.
Coteste sacre rappresentazioni, quasi tutte per l’addietro incondite, indecenti e sconnesse, risvegliando nuovamente ad alcuni dotti e ingegnosi italiani l’idea dell’antica drammatica da moltissimi secoli già estinta, dieder loro probabilmente la prima spinta a trattar anche sulla scena argomenti profani e in latino e nella natìa favella con più eleganza e sfoggio e con qualche regolarità e principio di buon gusto, secondo che que’ tempi lo potevano in tal genere di composizione permettere, nella stessa guisa che i rozzi cori pastorali ed i semplici inni dionisiaci della primitiva tragedia greca mossero l’ingegno di Epigene, di Tespide, e di Frinico a darle nuova forma e nuovo lustro.
Sussistono quelli di Cadice e di Lisbona, e sento anche che in questa capitale del Portogallo nel 1793 siesi costruito un nuovo teatro aperto alle rappresentazioni dopo lo sgravamento della principessa del Brasile seguito nel mese di maggio.
Si troveranno in tal periodo in Italia 1 favole scritte in latina favella, 2 tragedie e commedie italiane di greca invenzione, 3 drammi modellati su gli antichi ma di nuovo argomento, 4 nuovi generi drammatici ignoti a’ greci, 5 i primi avanzamenti d’un melodramma diverso dall’antico. […] Seguì l’ originale nell’economia della favola; ma si permise nel dialogo di dar talvolta nuovo ordine alle stesse idee, di sopprimerle in un luogo se in un altro si erano già accennate, di rendere con più precisione in latino ciò che in greco si disse con copia. […] Insomma il leggitore intelligente, oltre all’eleganza e alla maestà dello stile, ammirerà nelle di lui nobili imitazioni ora più ora meno libere ugual senno e buon gusto in quanto ritiene, in quanto altera e in quanto annoda con nuovo ordine. […] Essi vollero (dice degl’ Italiani il nuovo interprete de’ Greci tragici) lavorare le loro tragedie all’uso de’ Greci, senza sapere che fossero le Greche tragedie.
Forte di queste convinzioni, Planelli propone una sorta di nuovo galateo teatral-musicale. […] Questo alla fine uscito in luce a me sembra composto θεωρητικωτατῶς e con nuovo pensamento. […] Nondimeno la novità, la maraviglia, la bellezza della sostituita scena ripara incontanente al disordine, fissando di bel nuovo l’attenzione del popolo e inebriando la sua fantasia. […] Il popolo ammaliato da quel nuovo incanto credé di sentire allora per la prima volta il solo stile degno dell’opera in musica; e ‘l maestro di cappella, tocco anch’egli da quella malia, s’immaginò d’entrare in un nuovo mondo musicale. […] Alceste fu poi ripreso da Gluck a Parigi nel 1776, con nuovo libretto francese scritto da Le Bailly du Roullet.
E in qual nuovo Aristotile ha ciò appreso?
… Volgi a man destra… no no, corri alla sinistra… di qua… di là, di nuovo alla destra… più su, ora più giu.
Lo scioglimento è seguito, si è ricuperato il biglietton, se n’è destinato il guadagno, e mentre lo spettatore attende di essere congedato, comparisce nell’ultima scena un nuovo personaggio, un signor Antonio amante di Carolina, e incominciano esami, discussioni, proteste di amore e disinteresse, e tutto così a bell’agio come si farebbe nel bel mezzo della favola.
Volgi a man destra . . . no no, corri alla sinistra . . . di quà, di là, di nuovo alla destra . .
Ma gridarono gl’ ipocriti, e la commedia assai bene accolta dal pubblico fu di bel nuovo proibita.
Lo scioglimento è seguito, si è ricuperato il biglietto, se n’è destinato il guadagno, e mentre lo spettatore attende di essere congedato, comparisce nell’ultima scena un nuovo personaggio, un signor Antonio, un amante di Carolina, e incominciano esami, discussioni, proteste di amore e disinteresse, e tutto così a bell’ agio come si farebbe nel mezzo della favola.
Chiara, discolpe, arrivo di un nuovo personaggio &c.
Si che il popolo tutto parte scandalizzato, e mal soddisfatto di costoro, portando oltre di ciò nella memoria i bruttissimi ragionamenti recitati, nella seguente sera, non spenderebbe un bagattino per sentir di nuovo cotali sciocchezze, già per tutta la terra, con beffe d’ognuno divulgate e sparse.
I nominati autori Spagnuoli, de’ quali molti fiorirono anche sotto Filippo III, scorrendo con piede ardito per ogni parte del Parnasso, osarono calcar nella scenica un nuovo sentiero, e l’intemperanza e la soverchia fiducia gli menò sovente fuori di strada, a somiglianza di un fogoso destriero che trascorrendo a salti per iscoscesi dirupi urta, rovescia, calpesta quanto incontra, e finisce la carriera in un precipizio. […] Dispettoso l’oltraggia, l’ ingiuria, vuol di nuovo abbandonarla. […] El Desdèn con el Desdèn, altra commedia di Moreto, comparisce sempre con nuovo diletto sulle scene Castigliane. […] Di ciò è inutile allegare quì di nuovo i testimonj nazionali desiderosi di una riforma nelle patrie scene avendogli citari nel Discorso Storicocritico contro le strane asserzioni del Lampillas.
Le sue favole sono ingegnose e regolate; le passioni trattate con tutta verità, e vivacità; i caratteri vari e ben coloriti; lo stile ricco, sublime, ed elegante; e la versificazione armonioso quanto comporta il metro nuovo in teatro, dal suo nome chiamato Martelliano. […] L’abate Chiari é andato componendo vari volumi di commedie, finché é comparso un nuovo scrittor teatrale, il conte Carlo Gozzi.
qual nuovo Sorprendente linguaggio! […] Le Fevre, la quale vi si è veduta ricomparire sempre con diletto, e si rappresentò di nuovo nel 1793. […] Ma sia pure Avogadro un ribelle, cioè un suddito oppresso che non ha la virtù della tolleranza, e che disperando di ottener giustizia dal nuovo signore, si ricovera sotto la protezione dell’antico.
Licinio Stolone, nel primo anno della CIV olimpiade e nel 389 della sua fondazione, Roma afflitta da una crudelissima peste, sospesa ogni cura bellica, per liberarsi da sì fiero nemico domestico, contro di cui ogni umano argomento riusciva inefficace, pretese placare lo sdegno celeste con un nuovo rito religioso, e compose alcuni inni. […] Somministra il titolo a questa favola un vase o pentola ripiena di oro d’intorno a quattro libbre di peso trovata dal vecchio Euclione, il quale avvezzo alla miseria da tanti anni non sa far uso di quel danajo, e di bel nuovo lo seppellisce. […] Lusingato il vantatore da questo nuovo acquisto, per non ricevere disturbo dall’amica che ha in casa, risolve di lasciarla partire colla pretesa sorella e colla madre che già si dice imbarcata.
Diogene Laerzio nella vita di Platone accennò che la tragedia veniva prima rappresentata dal solo coro, e che dipoi Tespi, per fare ch’esso riposasse, trovò un nuovo attore per gli episodii, Eschilo ve ne aggiunse un altro, e Sofocle il terzo .
Moliere la rimise cul teatro l’anno 1667, ma gridarono gl’ippocriti, e la commedia assai bene accolta dal pubblico fu di bel nuovo proibita.
Alfin voglianvi una benfatta e bella prospettiva di nuovo far vedere, là dove il Cantinella e Zanni vi daran spasso e piacere ; or se volete avere buon tempo un pezzo e rider fuor d’usanza, doman venite a trovarci alla stanza.
Lord Burlington aveva trasformato il suo giardino di Chiswick, originariamente all’italiana, in un nuovo modello di giardino più simile a una conformazione naturale, paesaggistico, anche in collaborazione con William Kent.
Divenuta sotto i Re Cattolici potentissima Monarchia, conquistatrice in Europa, e padrona di un nuovo Mondo intero a’ loro giorni, e sotto i loro auspicj scoperto?
Euridice sentendosi tirar indietro, stende invano le braccia al marito, ed è tratta di nuovo nel regno della morte.
Licinio Stolone, nel primo anno della CIV olimpiade e nel 389 della sua fondazione, Roma afflitta da crudelissima peste, sospesa ogni cura bellica, per liberarsi da sì fiero nemico domestico, contro di cui ogni umano argomento riusciva inefficace, pretese placare lo sdegno celeste con un nuovo rito religioso e compose alcuni inni. […] Somministra il titolo a questa favola un vaso o pentola ripiena d’oro d’intorno a quattro libbre di peso trovata dal vecchio Euclione, il quale avvezzo alla miseria da tanti anni non sa far uso di quel danajo, e di bel nuovo lo seppellisce. […] Lusingato il vantatore da questo nuovo acquisto, per non ricevere disturbo dall’amica che ha in casa, risolve di lasciarla partire colla pretesa sorella e colla madre che già si dice imbarcata.
Ode nel l’atto II questo nuovo sconcerto la vergine Macaria figliuola di Ercole, e piena di eroismo e di pietà verso i fratelli si offre vittima volontaria. […] La situazione di una madre e di un figlio che non conoscendosi per errore si tramano la morte, è molto vaga, e Metastasio ha saputo approfittarsene nel Ciro riconosciuto, dandole nuovo interesse e forse più patetica energia.
Qual cangiamento, eterno Dio, qual nuovo Sorprendente linguaggio! […] Ma sia pure l’ Avogadro un ribelle, cioè un suddito oppresso che non ha la virtù della tolleranza, e che disperando di ottener giustizia dal nuovo signore, si ricovera sotto la protezione dell’antico.
In latino si traslatò ancora da Andrea Hiltebrando medico di Pomerania, e s’impresse in Francfort nel 1615, e di nuovo nel 1623.
Quanto alla musica possiamo noverare tra i drammi serii Ecuba di Milcent animata dalla musica di Fontenelle nuovo maestro che meritò qualche attenzione del pubblico, ad onta delle parole poco applaudite.
In latino si traslatò ancora da Andrea Hiltebrando medico di Pomerania, e s’impresse in Francfort nel 1615, e di nuovo nel 1623.
Il sig. conte Aurelio Bernieri di Parma ne ha tradotto il solo Trinummo chiamandolo i Tre oboli, in cui adoperò un nuovo verso di dodici sillabe, come il seguente Questa più d’altra leggiadra e più pudica, ad imitazione di quello che usarono gli Spagnuoli del XV secolo, che Antonio Minturno nel XVI propose agl’ Italiani, quando a gara si cercava un verso che equivalesse all’antico giambico.
Il nuovo matrimonio e le domestiche brighe della famiglia distolsero per alcuni anni l’Andreini dallo studio. » Di Lidia abbiamo la seguente lettera alla duchessa di Mantova, colla data di Vienna 16 novembre 1628, già pubblicata in parte dal Bevilacqua : Ser.
Ma le cagioni distruggitrici della drammatica sussistevano, e i costumi e gli studii aveano già preso nuovo cammino.
Se i compositori che vennero dopo il Rinuccini avesser tenuto dietro alle pedate di quel grande ingegno, e con pari filosofia disaminato la relazione che ha il maraviglioso col melodramma, avrebbono facilmente potuto, dando la convenevol regolarità ed aggiustatezza alle lor favolose invenzioni, crear un nuovo sistema di poesia drammatica che aggradasse alla immaginazione senza dispiacer al buon senso, come fece dappoi in Francia il Quinaut, il solo tra tutti i poeti drammatici che abbia saputo maneggiar bene il maraviglioso.
Il Cornelio che dopo aver cessato di scrivere pel teatro, pure vi era stato di nuovo indotto, al fine da buon senno nel 1675 dopo la rappresentazione del Surena, che non fe scorno alla vigorosa vecchiezza di sì gran tragico, rinunziò alla poesia drammatica.
Epigene, Tespi, e Frinico, furono tre uomini di talento, ognuno de’ quali sorpassò il predecessore, e diede un nuovo lustro alla tragedia. […] Un nuovo moto acquista l’azione nella scena delle donne con Achille, e ’l patetico delle preghiere di Clitennestra, e la pietà che ne mosti Achille, si converte in ammirazione pel cambiamento d’Ifigenia.
In altra cosa sbaglia, al creder mio, giudicando che la condotta di quelle tragedie sia troppo etica e liscia, senza veruno intrecciamento che metta in curiosità l’auditore di ciò che avverrà, in guisa che, quanto dee poi avvenire, riesca nuovo ed inaspettato. […] [4.21ED] Intanto oggi, dopo l’Ifigenia, mi vedrai nel caffè di Ponte nuovo, che per tua notizia è il caffè de’ poeti: ivi conoscerai M. […] [4.32ED] Io già prefisso mi era che avrebbero riso di mia presunzione in voler vender loro per nuovo verso un accozzamento materiale di due versi eptasillabi; e però, quasi prevedendo le loro obbiezioni, m’ingegnai con qualche similitudine di ficcare loro in capo come anche una tale combinazione dava non so quale apparenza di maggior gravità e d’onorevolezza al mio verso; e perché so quanto vaglia appresso di noi il seguir più tosto l’esempi altrui che il farsi esemplare, se non per altro almen per sottrarmi all’invidia, nel prefazio della tragedia intitolata l’Alceste confessai di averne derivata la moda da certo Ciullo del Camo, che fu uno de’ nostri antichi poeti, appunto celebre per esser fra’ primi di età se non di valore. […] [commento_1.115ED] ha fatto: soggetto ‘Gravina’; intrecciamento: viluppo drammaturgico che trova la propria conclusione nella ‘peripezia’, ovvero il rovesciamento appaia «nuovo ed inaspettato». […] [commento_4.21ED] caffè di Ponte nuovo: cfr.
[3] Dal primo semplicissimo riflesso intorno alla formazione delle vocali, e delle consonanti risulta che la lingua più a proposito per il canto sarà quella: primo, che conti maggior numero di vocali, perché facendosi in esse le permanenze della voce, sarà maggiore il numero delle intonazioni, e per conseguenza degli elementi del canto: secondo, che impieghi maggior numero d’inflessioni diverse nel proferirle, perché ogni inflessione diversa nella pronunzia apporta seco un nuovo tratto di espressione nella melodia: terzo, dove la pronunzia di essi suoni sia più decisiva, e marcata, perché ivi avrà più forza l’accento, e più sensibile renderassi il valor musicale delle note: quarto, che non usi nelle parole di troppo rincontro di lettere consonanti senza l’interruzione delle vocali, perché tardandosi troppo nel proferirle, la misura si renderebbe lesta ancor essa, ed imbarazzata, e perché costretto il compositore a escludere molte parole, come disadatte alla espressione, s’impoverirebbe di molto il linguaggio musicale: quinto, dove il passaggio di parola in parola sia più spedito, e corrente, perché ciò contribuisce non meno alla dolcezza della lingua, che all’agevole collocazione delle note.
Ma ciò non impedì ch’ei sentisse pena di quella separazione : e lo vediam di fatti tornare in Italia il ’66, poi di nuovo il ’67, nel quale anno parve abbandonar definitivamente il Teatro italiano di Parigi.
L’impellenza di infondere i nuovi ideali di libertà e rivoluzione nel pubblico aveva trovato nell’orizzonte dei non professionisti un tramite congeniale per distinguere questo nuovo teatro da quello commerciale. […] E per lo contrario nella gioja si vuole vivere e sentire il più che si possa, e più atti festivi si ripetono e si comunicano, amandosi di vedere la stessa passione diffusa negli altri e moltiplicata, per quindi raccoglierla di nuovo e goderne ancor più. […] E poiché al nuovo giorno vide il suo proprio stato nell’aspetto medesimo dei quattro figli già sfigurati per fame Ambo le mani per furor si morse. […] Ed ecco come l’espressione ripete di nuovo il suo interesse e il suo bello dalla passione che imita. […] E questa specie di perfezione immaginata e artificiale tanto più ci diletta, quanto che rappresentando il vero sotto la forma del verisimile ci rappresenta ad un tempo il nuovo che diletta pur sempre, ed il nostro miglioramento, che pur tanto lusinga il nostro amor proprio.
Ma ripullularono esse di nuovo col medesimo carattere di stravaganza e d’assurdità anche ne’ più colti secoli e in quelle nazioni altresì che si distinguevano nelle utili cognizioni, ed ottimo gusto.
O fosse che la riflession gli portasse a così interessante scoperta, o si lasciassero essi condurre da quell’intimo sentimento del bello che genera il gusto e che vien generato dall’istinto, o nascesse ciò dalla perpetua e inalterabile oscillazione, per cui le facoltà appartenenti alla immaginazione, e alla sensibilità passano dal pessimo stato al mediocre, e dal mediocre all’ottimo per ricader di bel nuovo nel pessimo; certo è che il cuore riacquistò i suoi diritti, che dai sensi gli erano stati ritolti, e che la musica da un puro accozzamento di suoni divenne un’arte imitativa capace di esprimere tutte le passioni e di rappresentare tutti gli oggetti.
Il Signor Lampillas non ignorerà, che prima che un nuovo genere abbia, come dice nella Poetica Aristotile, la sua natura, vi vogliono molte e molte osservazioni successive; e colui, cui tocca infine giugnere al punto fortunato, forma epoca in suo genere, e ne fissa il gusto.
Leggansi le di lui eccellenti Riflessioni su questo nuovo genere di dramma ermafrodito nella raccolta dell’accademia de la Rochelle tom.
Spesso accade fra gl’Italiani di trovare nel secondo atto alcun negozio nuovo, che non ha congiunzione se non di tempo con gli altri esposti nel primo. […] Nel Torrismondo, per cagion d’esempio, la peripezia deriva dal messo che sopraggiunge di nuovo a recar novella della morte inaspettata del re di Norvegia; nella Semiramide del Manfredi nasce dalla novella della morte d’Anaserne seguita accidentalmente. […] [5.2.7] Adunque avvisatosi Cornelio d’avere stabilito un nuovo giovamento alle favole tragiche, introdusse l’usanza, seguita poscia da’ Francesi comunemente, di fare tragedie con puro oggetto di proporre alla gente de’ modelli di virtù. […] [7.3.3] Io non sono sì ritroso contro i versi tragici de’ Francesi, come s’è mostrato l’autore del nuovo libro scritto contro tutta l’arte di versificare usata da poeti di quella nazione138. […] [7.3.4] Il Martelli, che imitò la misura de’ Francesi, s’immaginò che dalla unione di due piccoli versi nascesse un suono grave, come se il modo di scriverli potesse a ciò cooperare, né sapendo render ragione di questo suo sogno, procurò d’avvalorarlo con la similitudine di tre adonei, che compongono un verso esametro: però cadde in nuovo errore, non avvedendosi che li tre adonii incorporati in un verso mutano armonia per lo nuovo vincolo che ricevono i lor piedi dalle voci che lo costituiscono.
Questa commedia si è di nuovo rappresentata in Parigi nel 1793.
Nona: la progressione dei tuoni musicali si fa per una spezie di circolo dimodoché sortendo dall’ut e percorrendoli tutti si ritorna di nuovo al medesimo ut, per esempio ut, re, mi, fa, sol, la, si, ut.
E’ noto altresì che lo stesso Moliere non vide mai così pieno il proprio teatro come ne’ quattro mesi che Scaramuccia abbandonò Parigi l’anno 1662 per venire a Napoli a vedere i suoi parenti; e che al di lui ritorno i Parigini accorsero di bel nuovo alla Commedia Italiana, ed in tutto il mese di novembre non si curarono de’ capi d’opera che produceva Moliere.
Dopo le commediette della figlia del ferrajo e i colloquii pastorali di Lope de Rueda, venne tosto il Naarro di Toledo introduttore di battaglie e duelli, cose aliene dalla poesia comica, le quali dimostrano con evidenza che sull’incominciare i comici si rivolsero ad un nuovo sistema che confondeva i generi.
S. si compiacerà di farmene degna, ben saprà come farlo, e le mi inchino di nuovo.
129 Il secondo è il famoso Marcello, che nella prefazione alla sua Parafrasi musicale sopra i primi venticinque salmi, parlando di tutte quelle cose che nella musica greca concorrevano ad eccitar le passioni, si spiega in tal guisa: «Ma quanto poi siano queste in oggi tolte a noi da nuovo costume, o trascuratone l’uso di esse, egli è ben facile da comprendersi dal non udirsi che appena o di rado da canti nostri, benché da vari consonante copiosi, e di vari movimenti e leggiadri produrre nell’animo nostro qualche menoma parte di quelli antichi tanto ammirabili effetti, i quali a chiunque odali raccontare sembrar convengono piuttosto favole che veri»130.
Dopo le commediette della figlia del ferrajo e i colloquii pastorali di Lope de Rueda, venne tosto il Naarro di Toledo introduttore di battaglie e duelli, cose aliene dalla poesia comica, le quali dimostrano con evidenza che sull’incominciare i comici si rivolsero ad un nuovo sistema che confondeva i generi.
Il quarto vantaggio si è di poter rappresentare colla pantomima qualunque argomento senza discapitare nel buon senso; perocché allora si suppone che sia essa non un intermezzo ma uno spettacolo nuovo, il quale non è obbligato ad averne verun riguardo, veruna relazione col primo.