Al contrario non la comprese l’autore de’ Tre Secoli della Letteratura Francese, che non ammette altra specie di commedia se non quella di Moliere, la quale è veramente ottima, ma non la sola pregevole, siccome compruovano quelle di Terenzio.
Prima dell’età di Francone le canzonette musicali, siccome ogni altro genere di poesia, si componevano in latino. […] Ma contenti di dirlo, niuno ha voluto prendersi la briga di spiegarci partitamente le circostanze, dalle quali però, siccome dipende sovente la formazion delle cose così non si può senza risaperle formar intorno ad esse cose un diritto giudizio.
Egli non meno degli altri Latini si arricchì colle invenzioni delle greche favole, ma per evitare la satira de’ particolari, non altronde le tolse che dalla commedia nuova, siccome è manifesto da molte sue commedie. […] Nelle quali parole si vuol notare che mentovando il Corago e gli Edili si fanno sparire i personaggi immaginati, e venire avanti gl’ istrioni, siccome accennammo nel parlar delle commedie di Aristofane.
Ma tale argomento è manifestamente fallace, perchè quanti comici antichi conosciamo introducevano i numi e gli eroi della mitologia, ma essi vi facevano però la meschina ridicola figura di scrocconi, di tagliacantoni, di mezzani, di paltonieri, siccome la fanno in Aristofane Ercole, Bacco, Mercurio91. […] Il discepolo apre la porta, e sembra che Strepsiade sia introdotto nella scuola senza partire dal cospetto degli spettatori; siccome anche in simil guisa si è veduto nella propria casa, indi nella strada. […] Anzi dugento, siccome dice ella stessa: Pour moi (dice nel principio dell’esame delle Nuvole) j’ avoüe que je suis si charmé de cette pièce, qu’après l’avoir traduite & lüe deux cens fois, elle ne me lasse point.
Antonio Tilesio celebre Cosentino dimorando in Venezia l’anno 1529 diede alla luce la sua tragedia intitolata Imber Aureus, che si reimpresse nel 1530 in Norimberga, e si rappresentò ancora magnifice, feliciterque frequentissimo in theatro, siccome scrisse Cristofano Froschovero l’anno 1531 dirigendo il discorso alla gioventù raccolta nel collegio Tigurino. […] Non ne vanno esenti le altre tragedie del Torelli, e nè anche la Victoria e ’l Tancredi, le quali per altro debbono esserci care essendo nel numero di quelle che si allontanano dagli argomenti greci, e dipingono, siccome insinuava il gran Torquato103, costumi non troppo da noi lontani; e l’ultima singolarmente si rende pregevole per l’attività di purgare le passioni, per la qual cosa il Conte di Calepio stimava doversi preferire alla stessa Merope.
Ma siccome non dubitiamo di affermare che il Dolce per invenzione ed arte di tanto precedè il francese e lo spagnuolo, così confessiamo che egli, non osando abbandonar la storia, non migliorò quanto doveva i caratteri di Marianna e di Erode; là dove a mio avviso Calderòn dipinse più vivacemente il geloso furor di Erode, e rendè più interessante il carattere di Marianna amante, offesa, virtuosa, sensibile e grande. […] E siccome nel libro di tal Francese la morale e la politica che vi si spargono, vengono avvelenate da una perpetua languidezza, dall’inverisimiglianza, e da più errori di calcolo politico e morale, oltre a quelli di religione; così nel dramma spagnuolo la lezione che si pretende dare a’ sovrani tende a distruggere un principio erroneo ed a stabilire una falsità opposta.
Ma siccome non dubitiamo di affermare che il Dolce per invenzione ed arte di tanto precedè, e vinse il Francese e lo Spagnuolo, così confessiamo che egli, non osando abbandonar la storia, non migliorò quanto dovea i caratteri di Marianna e di Erode; là dove a mio avviso Calderon dipinse più vivacemente il geloso furor di Erode, e rendè più interessante il carattere di Marianna amante, offesa, virtuosa, sensibile e grande. […] E siccome nel libro di tal Francese la morale e la politica che vi si spargono, vengono avvelenate da una perpetua languidezza, dall’inverisimiglianza e da più di un errore di calcolo politico e morale, oltre a quelli della religione; così nel dramma spagnuolo la lezione che si pretende dare a’ sovrani, tende a distruggere un principio erroneo ed a stabilire una falsità opposta.
Per non nuotare nel vacuo delle idee, e dare in stravaganze, fa d’uopo leggere e rileggere di continuo con somma attenzione gli autori classici; imperciocché siccome colui che al sole cammina, colore da esso prende, così quello studioso che con gli padri della letteratura conversa, della. loro virtù si colora, e dal loro lume suo lume accende.
Le nostre osservazioni sulle tragedie di Seneca di poco in quest’edizione alterate, ebbero, sin da che videro la luce nel 1777 nella prima Storia de’ Teatri, la rara fortuna di essere pienamente approvate e citate in favore del Cordovese dagli stessi apologisti Spagnuoli; siccome può vedersi ne’ saggi apologetici dell’Ab.
Le nostre osservazioni sulle tragedie di Seneca di poco in questa edizione alterate, ebbero fin da che videro la luce nel 1777 nella prima Storia de’ Teatri in un volume la rara fortuna di essere pienamente approvate e citate in favore del Cordovese dagli stessi apologisti Spagnuoli; siccome può vedersi ne’Saggi apologetici dell’abate Lampillas, e nell’opera sopra ogni letteratura dell’abate Andres.
Se egli avesse detto che suo padre si chiamava Narba, siccome ella sperava di sentire, avrebbe in lui riconosciuto il suo Egisto.
Virgilio potè in tanta antichità avvicinare Didone ed Enea (quando anche non fossero stati quasi contemporanei, siccome dottamente ha preso a dimostrare il chiar.
Non ne vanno esenti le altre tragedie del Torelli, e nè anche la Vittoria ed il Tancredi, le quali per altro debbono esserci care essendo del numero di quelle che si allontanano dagli argomenti greci, e dipingono, siccome insinuava il gran Torquatoa, costumi non troppo da noi lontani; e l’ultima singolarmente si rende pregevole per l’attività di purgare le pas ioni, per la qual cosa il conte di Calepio stimava doversi preferire alla stessa Merope.
Se egli avesse detto che suo padre si chiamava Narba, siccome ella sperava di sentire, avrebbe in lui riconosciuto il suo Egisto.
Ora qui mentovando il Corago e gli Edili si fanno sparire i personaggi della favola, e venire innanzi gl’istrioni e le persone che assistono al l’esecuzione dello spettacolo, siccome accennammo nel parlar di Aristofane.
La terza volta seguì in Mantova avanti alla medesima marchesa nel 1521, siccome afferma il signore Zeno coll’autorità di Mario Equicola.