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29. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo VIII. Vuoto della Storia Teatrale. » pp. 172-179

Bisanzio ebbe un gran teatro, che fu ruinato col resto della città, quando fu presa per fame dalle truppe di Severo101. […] Lepido Mnestere; e quando egli ballava, se qualche spettatore inconsiderato faceva il minimo romore, comandava che gliel recassero innanzi, e di propria mano lo flagellava106. […] Non ne somministra il rimanente del secolo VI, quando i popoli cominciarono a respirare alquanto, rroviamo in esso i giuochi e i disordini teatrali, e Giustiniano imperadore e legislator famoso che chiama a parte del suo letto e dell’alloro imperiale la mima Teodora; ma non troviamo scrittori drammatici. […] «Los Arabes y Moros (diceva) fueron en las representaciones con hechos, gestos y palabras muy excelentes… como se harà vér quando se publiquen las reliquas de su literatura que por felicidad grande se han hallado poco ha en la famosa Libreria del Escorial; y aùn fin ellas se puede probar con nuéstras historias». […] Alluse a questo teatro e ad altre antichità di Murviedro il poeta Leonardo Argensola quando scrisse.

30. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO V. Tracce di rappresentazioni sceniche in Ulietea. » pp. 42-43

Esso non è che un ballo pantomimico accompagnato di quando in quando dal canto.

31. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « STORIA DE’ TEATRI. CONTINUAZIONE del Teatro Latino e del Libro II — CAPO VI. Teatro Materiale. » pp. 32-37

L’immaginazione de’ romanzieri la più fertile non avrebbe potuto ideare un teatro più magnifico di quello di Emilio Scauro quando fu creato edile. […] Vedevasi nell’orchestra il podio, in cui si collocava una specie di cattedra o trono per l’imperadore, quando vi assisteva, oltre alle sedie curuli de’ magistrati. […] Nerone imperadore vi spiegò una magnificenza incredibile, quando Tiridate re di Armenia venne a vederlo in Roma, dove trattener non si dovea che un giorno solo.

32. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO VI. Teatro Materiale. » pp. 243-247

L’immaginazione de’ romanzieri la più fertile non avrebbe potuto ideare un teatro più magnifico di quello di Emilio Scauro quando fu creato edile. […] Vedevasi nell’ orchestra il podio, in cui si collocava una spezie di cattedra o trono per l’imperadore, quando vi assisteva, oltre alle sedie curuli de’ magistrati. […] Nerone Imperadore vi spiegò una magnificenza incredibile, quando Tiridate re d’Armenia venne a vederlo in Roma, in cui non dovea trattenersi che un giorno solo.

33. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 301-303

Passò in altre Compagnie di grido, e crebbe sempre più il suo valore quando ebbe occasione d’esercitarsi con Silvio della Diana, e poi con Antonio Vitalba. Ella era assoluta Padrona del Teatro, e quando parlava, sapeva ben in qual modo incominciare e finire il discorso con intero compiacimento di chi l’ascoltava. […] Nello studio del Byrn non è alcun cenno che riguardi la pensione e la morte della Bastona : solo vi si trova un cenno della pensione del marito, Gerolamo Focher, nel 1763 circa, quando, cioè, la moglie, secondo il Bartoli, era già morta.

34. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 616-618

Battaglia Carlo), non aveva compiuto i quindici anni, quando nella Compagnia di sua madre e del patrigno Francesco Toffoloni, entrò a sostenere il ruolo di prima donna ; nel quale tanto e in sì breve tempo s’innalzò, che Salvatore Fabbrichesi la scritturò nelle veci di Anna Fiorilli Pellandi, quando questa s’unì in società con Paolo Belli-Blanes : e seppe la Cavalletti vincere allora con l’arte sua calda e spontanea la reluttanza del pubblico milanese che credeva di dover sempre sentire la mancanza della celebre artista. […] Fu nello stesso ruolo, il 1820, col Fabbrichesi, il quale, quando condusse il ’24 la Compagnia a Trieste, l’assunse al grado di prima donna assoluta.

35. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO IV. Spettacoli scenici nella penisola di Spagna. » pp. 137-226

Nell’atto III si ammira la sagacità della vecchia ottimamente lumeggiata, quando narra i suoi meriti ruffianeschi, e quando dipinge le ragazze innamorate. […] Si sapesse almeno quando nacque questo Tanco? […] Ma se non si’ sa quando egli scrisse quelle traduzioni, qual fondamento ha l’asserzione del signor Andres? […] Que acharà vosso pay quando viere? […] Prima nulla mai ne disse, e quando poi ha voluto entrare in bucato, per dirne più ne ha detto meno, ed è tornato indietro.

36. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « A CHI AMA LA POESIA RAPPRESENTATIVA. » pp. -

Il mondo ideale che si contempla nelle proprie case e ne’ collegii, è lo stesso che ci si presenta quando ne usciamo? […] E quando pure gl’ insegnamenti domestici potessero in ogni occorrenza soccorrerci posti nel gran mondo, quanta parte di essi si apprende nell’età prima? […] Se io abbondassi d’ozio e di talenti, occupar mi vorrei da buon senno in sì utile poesia, e con novelle invenzioni vivacemente colorite destar sulle moderne scene quando il riso e quando la compassione. […] V’ha qualche regola che prescriva che si fuggano le parole domestiche quando rassomigliano alle straniere 8? […] Dirò ancora con pena che gliel mostrò pure uno straniero quando gli rimproverò l’aver confuso Errico il Valetudinario di Castiglia con Errico III di Portogallo, e di non aver letto nè il Tostado, nè i teologi che l’aveano citato.

37. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 130-141

E pur cosi quando del Norte ai liti in te lo Sveco eroe par redivivo, e le sue gesta e sua fierezza imiti. […] Ammirato e amato come artista e come patriota, percorse il Veneto e la Lombardia, ove potè mettere assieme una mediocre fortuna ; ma quando la rivoluzione di Milano preluse a quella del '48, egli, chiamato a soccorrer la patria del suo braccio e del suo nome, tutto abbandonò e sacrificò, come nel '31 ; e fu il primo a entrare in Palmanova con in mano spiegata la bandiera d’ Italia. […] – arte un cazzo : poveri saltimbanchi che vi facciamo i buffoni per strappar la vita ; ecco cosa sono i comici. – Mi fa da ridere quando parla dei Faigny e dei Doligny, e altri francesi : quei poveri infelici, dopo d’aver divertito il colto pubblico italiano, han dovuto far delle collette per tornare in Francia ; e qui si son mangiati gli abiti, i bijoux, le camicie, e fin le unghie. […] Questo t’accende, o Modena, quando rendi a Talìa l’antico impero, e mostri come il bel s’accoppi al vero. […] Forse l’industre artefice di questa nova gloria era presago, quando il suo circo immaginò sì vago.

38. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 649-650

Firenze specialmente l’aveva battezzata una delle più chiare promesse dell’arte, quando si mostrò nel 1871 quasi esordiente sulle scene del Niccolini a fianco della Pezzana, di Monti, di Privato. E la promessa fu tenuta largamente, quando sei anni più tardi nella terza Compagnia di Bellotti-Bon, capitanata da Cesare Rossi, l’Amalia Checchi si presentò prima attrice assoluta, piacendo sempre, talora fanatizzando come nel Vero Blasone di Gherardi del Testa, e nella Dora, ch’ella creò, e che fu una vera e propria rivelazione.

39. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 928

V. che uantaggiosissime senza dubbio le riusciranno quando la Casa sua che si troua in Bologna, ne hà cosi vicino l’influsso. […] Felice, entrato a raccontare le solite peripezie di compagnia con le parole : Sia maledetto, quando mai m’intricai in queste maledete zenie di comedianti (alludendo alla lettera del Fidenzi (V.) a lui diretta), dà a Trappolino il titolo di briccone, perchè, nel timore che il Duca volesse per sè il comico Flaminio (Napolioni), egli sel prese con sè in casa, mantenendolo di tutto punto, col fondamento di averlo per compagno.

40. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 303-304

Passò il '28 in società con Giacomo e Gustavo Modena fino al '31, poi col solo Giacomo, quando Gustavo partì da Bologna coi volontari per Rimini, fino a tutto il '32. […] Di pianto scorre la perenne stilla, se mai ti cruccia il sen crudo lamento l’alma d’ognun ilarizzata brilla, quando prova il tuo cor gioja e contento.

41. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 774-779

Questo intanto starebbe a provare come il Domeniconi sapesse anche essere, quando voleva, attore castigato : e sappiamo che Gio. […] Niccolini scrisse per lui il Giovanni da Procida e Ludovico il Moro ; e che Silvio Pellico, quando per la prima volta affidò alla Marchionni la sua Francesca, volle a ogni patto che il Domeniconi sostenesse la parte di Paolo. Recitando egli a Pistoia l’estate del ’33 in società con Ferdinando Pelzet, fu pubblicato un opuscoletto di versi e prose, da cui trascelgo la seguente epigrafe, un po’ duretta se vogliamo, in onore di lui : i circhi, i ludi, i teatri in età feroci l’abbondanza della forza esaurivano in tempi codardi il sibaritico ozio molcevano in secoli emergenti dall’orror delle tenebre vita di contradizione mostravano oggi sono riepilogo di tutti gli errori dei tempi allora, ed ora a quei che si porgeano spettacolo del popolo plausi secondo natura de’tempi sinceri ma come noi, l’età future non danneranno dell’età volte la manifestazione di falsa vita, quando sapranno che prorompevamo in solenni encomii per te O LUIGI DOMENICONI che coll’eloquente gesto, colla parola informata da tutte gradazioni del sentimento incomparabilmente a mostrarci l’uomo emulo de’ più celebri scrittori svolgevi l’idee eterne del vero Lo spirito analitico, la coscienza ch’egli metteva in una parte, sapeva mettere anche nelle cose del capocomicato. […] Non si dimentichi, quando scrive per il teatro, che l’interesse è indispensabile, che necessaria è la chiarezza, e che dal porre i personaggi in situazione ne deriva l’effetto.

42. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO VII. Opera musicale nazionale ed italiana. » pp. 195-212

Egli però ignorando i punti del dialogo più opportuni per le arie, ed altri pezzi musicali, nè sa valersene a rendere meno ristucchevole il recitativo, nè sa con questo interromperne la frequenza, ed evitar la sazietà che si produce anche coll’armonia quando è perenne. […] Graziosa è la di lui determinazione di non voler suscitare una guerra civile contraddetta dall’aria tutta minaccevole, nella quale paragona se stesso al mar tempestoso, e medita vendetta, e nella seconda parte, che non ha che fare col primo pensiere, si dice, Sin tus perfecciones serà à mis pasiones dificil la calma, quando à mi alma la quietud faltò. […] Agamennone nella scena quinta domanda a Taltibio, se abbia eseguiti i suoi ordini, quando pur co’ suoi occhi vede in quel luogo Briseida ed Achille; ed il servo, contro l’indole de’ Taltibii, disubbidiente dice che gli ha enunciati, ma non è passato oltre per compassione, e canta un’ aria al suo re di un tronco che cede alla forza, ma mostra colla resistenza il proprio dolore , sentenza che quando non fosse falsa, impertinente, ed inutile per la musica, sarebbe sempre insipidamente lirica e metafisica. […] Pure quando voglia concedersi agli amanti un’ espressione men misurata per soverchio sdegno, come mai Agamennone che offende Achille col togliergli la donna, che per diritto di guerra e di amore gli appartiene, può per soprappiù lagnarsi di essere ingiuriato e tradito da Achille? […] Nel teatro detto de los Caños del Peràl di Madrid fin dal 1730 si rappresentarono opere comiche, ma dopo alquanti anni vi si recitarono commedie spagnuole, le quali erano pur cessate nel 1765 quando io giunsi in Madrid.

43. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « NOTE E OSSERVAZIONI DI D. CARLO VESPASIANO in questa edizione accresciute. » pp. 281-290

Or quando noi le leggiamo, non ci dispiacciono esse già; che anzi ci sembrano con lepore e con eleganza composte. […] Cornelio Silla amasse così eccessivamente i buffoni, o sia attori di farse, che quando essi riuscivano di suo gusto, regalava loro in ricompensa molte moggia di terra. […] VI, epist. 17, che allor quando alcuno de’ suoi amici esortavalo a far qualche cambiamento nelle sue tragedie, e che egli nol giudicasse opportuno, soleva provocare al giudizio del popolo, e ritenere ciò che esso col suo applauso approvasse. […] Pur della tragedia di Seneca parlando per incidenza Luigi Racine, dotto figlio dell’immortal tragico Francese Giovanni, parmi che troppo severamente ne giudichi, quando nelle sue osservazioni sopra la Fedra del Padre, e l’Ippolito di Euripide, fassi a dire: Cet auteur s’écartant entierement d’Euripide, n’observe ni conduite, ni caractére. […] Egli è certo, che quando Tiberio cacciò da tutta Italia gl’ istrioni per la loro somma petulanza e immodestia, e che quando Nerone medesimo, alcun tempo dopo averli richiamati, fu costretto per timor di qualche grave periculo a bandirli da Roma, non cessarono le rappresentazioni delle favole teatrali, segno evidentissimo che non vennero compresi nel bando sotto il nome d’ istrioni i tragedi e comedi, cioè coloro che recitavano e cantavano drammi regolati.

44. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo secondo »

La parola non è che il suono medesimo quando nel sortir dalla bocca riceve due modificazioni di genere diverso, che articolato lo rendono. […] E i passaggi da una parola in un’altra fansi con agevolezza grandissima, atteso che tutte le dizioni, siano nomi siano verbi, terminano in vocale, eccettuati alcuni monosillabi, come “sur, in, con”, o quando per accrescer forza al discorso, per ischivar le troppe elisioni, o per terminar più speditamente il periodo, in una cadenza si troncano infine alcune vocali, come “finor, fedel” da “finora fedele”. […] [16] Un altro vantaggio della lingua italiana per l’oratoria, la musica e la poesia è la trasposizione, cioè quando il collocamento delle parole si fa non secondo l’ordine naturale delle idee, ma come più torna a proposito per la bellezza del periodo, e per il piacere dell’orecchio. A conoscere quanta grazia aggiunga allo stile la sola inversione, quando si fa secondo i movimenti dell’armonia, basta osservare i periodi di Cicerone, l’inesprimibile bellezza de’ quali diverrà un suono rozzo e insignificante, un cadavero senz’anima soltantochè si cangino dall’ordine loro le parole, mettendo sul principio quelle, che sono al fine, ovvero sul fine quelle, ch’erano in principio. né avviene altrimenti nella lingua italiana. […] Ciò allora adiviene quando i licenziosi costumi d’un secolo, rallentando tutte le molle del vigore negli uomini, ripongono in mano alle donne quel freno che la natura avea ad esse negato: quando una gioventù frivola e degradata sagrifica alle insidiose tiranne della loro libertà insiem col tempo che perde anche i talenti, di cui ne abusa: quando gli autori veggonsi costretti a mendicar la loro approvazione se vogliono farsi applaudire da un pubblico ignorante o avvilito: quando i capricci della moda, della quale seggono esse giudici inappellabili, mescolandosi nelle regole del bello, fanno perder il gusto delle cose semplici, perché non si cercano se non le stravaganti: quando ci è d’uopo impicciolire gli oggetti e le idee per proporzionarle agli sguardi delle saccenti che regolano imperiosamente i giudizi e la critica di tanti uomini più femmine di loro: quando bisogna per non recar dispiacere ad esse, travisar in ricciutelli parigini i sublimi allievi di Licurgo, o impiegar il pennello grandioso d’un Michelagnolo a dipignere i voluttuosi atteggiamenti di qualche Taide: in una parola quando i geni fatti per illustrar il suo secolo e per sovrastarlo sono malgrado loro sforzati a preferire lo stile d’un giorno, che nasce e muore, come gli insetti efimeri, alle bellezze maschie e vigorose altrettanto durevoli quanto la natura, ch’esprimono.

45. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 420-431

Io sarò intrepido, sarò forte contro all’invidia e alla tua inimicizia, e mi lagnerò sol quando mi farai vedere che questa sia cessata ; sono avvezzo a vedermi trattar male, e sconoscere gli affetti del mio cuore, ma ho tanta superbia, tanto orgoglio, e forza per calpestare la serpe che mi morde. E più giù : Sarò docile, mansueto, e piuttosto che venir teco un’ altra volta in parole mi assoggetterò anche quando tu il credessi a fare il Trovarobe ; non posso più continuare, sono talmente arrabbiato, che mi trema la mano, la bile si converte in pianto, in pianto perchè non posso ora sfogarmi quanto desidera lo sdegno. […] Fu il '71 e '72 nell’America del Sud, il '73 e '74 in Austria, Ungheria e Germania, il '75 di bel nuovo a Parigi, poi nel Belgio e nell’Olanda, il '78-'79-'81 in Russia, in Romania, in Austria e in Egitto, quindi ancora nell’America del Sud, dove ottenne un clamoroso successo col Nerone di Pietro Cossa ; l’ '83 nell’America del Nord sino a San Francisco di California, e poi qui, e poi là, un po'dappertutto all’estero e in patria, ove dava di quando in quando recite straordinarie. […] Non ho, come ho detto da principio, avuto la sorte di sentire Ernesto Rossi al culmine della sua gloria : l’ho sentito quando io era troppo giovine per poter giudicare dell’ opera sua, e quando egli era troppo vecchio, perchè potessi farmi un’idea chiara della grandezza passata : certo l’una volta e l’altra ebbi nell’animo impressione profonda. […] Una delle scene che più mi ferì fu quella del teatro, quando il Re, veduto versar nell’orecchio del Re del dramma il veleno, alle parole di Amleto : Lo avvelena per carpirgli lo Stato.

46. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 705-716

Una volta imparata, l’abbandono, e non la riprendo più ; ma mentre continuo ad occuparmi di altro, vedo sempre il mio personaggio, ne analizzo l’anima, il carattere, i sentimenti, a traverso le parole che io già so ; e quando credo di possederlo interamente, di sentirlo, di viverlo, riprendo le prove. […] È dunque possibile che taluna volta a lui accada per la parola quello che accade ad altri in genere per la musica, i quali mentalmente credono di ripetere con esattezza un motivo, e quando si provano di rifarlo colla voce, non azzeccano più le note ? […] Anche quando rappresenta grandi personaggi della Storia, anche quando la forma del lavoro è elevata, egli trova modo di arrotondare colla sua naturalezza, non mai volgare, ogni plastica angolosità, mostrando di seguire in questo metodo di studio per l’interpretazione e l’espressione Giovanni Emanuel, che, primo, recò sulla scena la tragedia shakspeariana, spoglia di tutti gli arredamenti decorativi con cui l’avevano data, con arte pur grandissima del resto, i suoi più celebrati predecessori. […] Egli aveva già 27 anni, quando entrò nella Compagnia dell’Emanuel, e lo intese per la prima volta. […] A lui sono stati decretati a ogni nuova interpretazione gli onori del trionfo ; e il pubblico ricorda ancora, fra tanti, il godimento intellettuale provato, quando egli, al fianco di Eleonora Duse, apparve sotto le spoglie di Lucio Settala nella Gioconda e di Leonardo nella Città morta di Gabriele D'Annunzio.

47. (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Del libretto »

E tal credenza radicò più che mai, quando l’una di queste arti tornata alla imitazione degli antichi nostri autori ed arricchitasi l’altra di nuovi ornamenti, condotte si stimarono assai vicine alla perfezione. […] Non è così degl’intrattenimenti delle nostre opere; che quando bene in un soggetto romano il ballo sia di soldati romani, non facendo esso mai parte dell’azione, non vi è meno disconveniente e posticcio, che la scozzese o la furlana. […] Infatti, chi sapesse pigliare con discrezione il buono de’ soggetti favolosi dei tempi addietro, ritenendo il buono dei soggetti dei nostri tempi, si verrebbe quasi a far dell’opera quello che è necessario fare degli stati: che, a mantenergli in vita, conviene di quando in quando ritirargli verso il loro principio.

48. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome III « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO SECONDO — CAPO PRIMO. Antichità Etrusche fondamento dell Romane. » pp. 4-14

Tali i due Tempii, de’ quali il primo semplice, grave, solido contiene sei colonne, ed altrettante dalla parte opposta, e si allontana dalla maniera Dorica Greca e dall’ordine Toscano de’ tempi posteriori; ed il secondo più picciolo che dinota essere stato da’ Toscani eretto posteriormente, quando già essi appreso aveano a congiungere alla solidità il gusto di ornare. […] Plinioc, affermando che quando in Grecia cominciava la pittura a dirozzarsi, cioè a tempo di Romolo, non avendo il Greco pittore Butarco dipinto prima dell’olimpiade XVIII, in Italia già quest’arte incantatrice era perfetta, e le pitture di Ardea, di Lanuvio e di Cere erano più antiche di Roma fondata, secondo la cronologia del Petavio, nella VI olimpiadea: Agli Etruschi si attribuisce eziandio l’arte della Plastica, o modellatrice. […] Gli spettacoli destinati al ristoro della società dopo la fatica, furono un bisogno conosciuto dalla nuova città più tardi di quello di assicurare contro gli attentati domestici e stranieri la propria sussistenza per mezzo della religione, della polizia e delle armi, Perciò quando l’Etruria sfoggiava contante arti e con voluttuosi spettacoli, e quando la Grecia produceva copiosamente filosofi poeti e oratori insigni e risplendeva pe’ suoi teatri, Roma innalzava il Campidoglio, edificava templi, strade, aquidotti, prendeva dall’aratro i dittatori, agguerriva la gioventù; batteva i Fidenati e i Vei, scacciava i Galli, trionfava de’ Sanniti, preparava i materiali per fabbricar le catene all’Etruria, alla Grecia, e ad una gran parte del nostro emisfero.

49. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — (Ferdinando Martini, Al teatro. Firenze, Bemporad, 1895). » pp. 78-82

La Giurlì o La famiglia indiana, la Lauretta di Gonzales, e varie altre erano da lei con tale innocenza rappresentate, e nel tempo stesso con una verità si grande da far supporre che l’arte non vi aggiungesse nulla del proprio, quando invece era la sublimità di questa che le faceva raggiungere il vero ; e se questa somma attrice fu a tante superiore nella commedia e nel dramma, con non minore maestria seppe innalzarsi nella tragedia, poichè la Francesca da Rimini, ch'ella creò, la Pia de' Totornei, la Mirra, l’Ottavia, e tante altre le procuraron sempre nuovi trionfi. E Francesco Righetti nel suo Teatro italiano, dopo di avere accennato alle invidie suscitate da lei nelle compagne d’arte, e di avere enumerati alcuni difetti di gesto e d’intonazione dovuti a mancanza di scuola, viene a concludere così : Ma io sfido tutti i delicati conoscitori dell’arte comica a dirmi in chi, dove, e quando si è veduto nella commedia italiana una donna, che con tanta grazia, con tanta decenza, e con tanta nobiltà passeggi la scena ? […] , 38) dice : E quando si rifletta che la verginità di Carlotta Marchionni non fu una maschera astuta per gabellare irresponsabilmente non dirò la scostumatezza, ma nemmeno le facili mondanità della vita del teatro, ma fu invece una castità immacolata e tersa, non appannata mai neppure dal soffio della maldicenza che, fra le quinte, è vipereo ; è da pensare piuttosto che quell’anima forte e quella vigorosa fantasia si piacessero del contrasto fra la severità del costume che s’era imposta, e le sfrenate amorose passioni che doveva rappresentare. […] Nè questa le impedì d’essere figlia amorosissima, perchè non volle mai separarsi dalla sua genitrice ; e quando la morte glie la tolse, le fece innalzare nel Campo Santo di Torino un monumento che racchiuse, dopo varj anni, anche le di lei spoglie mortali.

50. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 296

… Egli dava, quando poteva, un fiorino a ciaschedun attore : quando non poteva, accadeva la rivolta in Compagnia, e si doveva ricorrere ad espedienti più o meno decorosi per recitare, e per togliersi la fame.

51. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo II. La Poesia Drammatica a imitazione degli antichi rinasce in Italia nel Secolo XIV. » pp. 188-193

Erano dunque già comuni in Italia i divertimenti teatrali nel 1300, cioé prima del 1304 quando nella Toscana, e propriamente nel borgo San Priano si fece la rappresentazione sacra teatrale, di cui parlano Giovanni Villani e l’Ammirato nelle loro storie, il Vasari nella vita di Buffalmacco, il Cionacci nelle osservazioni sopra le rime sacre di Lorenzo de’ Medici, e ’l Crescimbeni nella storia della poesia, il quale però stimola d’argomento profano124. […] Parmi nondimeno, che questo dottissimo uomo non sempre abbia ragione quando é portato a credere, che le rappresentazioni de’ sacri misteri ed altre pie farse, fatte nel XIII e XIV secolo, fossero state quasi tutte mute, cioé che in quelle gli attori si componessero negli atteggiamenti propri de’ personaggi, cui rappresentavano, ma non venissero tra loro a dialogo. […] I pag. 173 ec.) ha pubblicate tredici lettere latine scritte verso la fine di questo secolo, in una di esse parla di una sua tragedia, che avea scritta sopra la caduta di Antonio dalla scala, quando gli fu tolto il dominio di Verona, e ne reca egli medesimo alcuni versi che non ci fanno desiderar molto di vederne il rimanente.

52. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO PRIMO. Antichità Etrusche fondamento delle Romane. » pp. 2-8

Nel luogo selvoso, ov’era Populonia una delle dodici principali città dell’Etruria, appajono molte vestigia di sì famosa città, e specialmente una porzione di un grande anfiteatro, che si congettura essere stato tutto di marmi: tralla Torre di San Vincenzo ed il promontorio dove era la nomata Populonia, veggonsi le reliquie di un altro anfiteatro, presso al quale giaceva un gran pezzo di marmo con lettere Etrusche: di un altro osservansi i rottami fralle antichità della città di Volterra5, Del magistero degli Etruschi nel dipingere, oltre ai vasi coloriti, de’ quali favella il Maffei6 e ad altri posteriormente scoperti, ci accerta il lodato Plinio7, affermando che quando in Grecia cominciava la pittura a dirozzarsi, cioè a’ tempi di Romolo, non avendo il Greco pittore Butarco dipinto prima dell’ olimpiade XVIII, in Italia già quest’arte incantatrice era perfetta, e le pitture di Ardea, di Lanuvio e di Cere erano più antiche di Roma fondata, secondo la cronologia del Petavio, nella VI olimpiade8. […] Perciò quando l’Etruria sfoggiava con tante arti e con voluttuosi spettacoli, e quando la Grecia produceva copiosamente filosofi, poeti e oratori insigni, e risplendeva pe’ suoi teatri, Roma innalzava il campidoglio, edificava templi, strade, aquidotti, prendeva dall’aratro i dittatori, agguerriva la gioventù, batteva i Fidenati e i Vei, scacciava i Galli, trionfava de’ Sanniti, preparava i materiali per fabbricar le catene all’Etruria, alla Grecia, e a una gran parte del nostro emisfero.

53. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 508-512

Abbiamo di lui un passaporto dei più ampii, rilasciato il 15 febbrajo 1689, quando i Savorini dovevano recarsi da Bologna in varie città d’Italia, e firmato Francesco-Carlo Pio di Savoja. […] Una lettera del 18 febbrajo 1690 al Duca, firmata dal Savorini e da Marco Antonio Zanetti detto Truffaldino (V.), ci apprende come la Compagnia fosse stata costretta a scorrere la primavera in Pescia e Camajore, l’ estate in Lucca e Livorno, e l’ autunno in Firenze senza recite con avversa fortuna, e con tante traversie, malattie, e dispendî, che oltre ai gravi incomodi e patimenti, era rimasta impegnata con un debito di 150 doppie, oltre li debiti particolari di ciascuno, ai quali Dio sa quando si sarebbe potuto provvedere. […] Dice che quando il Duca fu ammalato corse per tutti i monasteri di Bologna a far pregare, e massime in quello di Santa Caterina.

54. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »

Fu sostituito nella Compagnia di Giuseppe Imer al figlio Monti, terzo amoroso, quando questi se n’andò col padre, dottore, a Napoli ; e Carlo Goldoni lo dice non superiore al Monti in abilità.

55. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO II. In quali cose si rassomigli ogni Teatro. » pp. 12-22

Ma quando le società diventano più colte, veggonsi tosto gl’inconvenienti che produce quel mescolarsi un divertimento colle delicate materie religiose. […] Non nasce (dicemmo) la poesia teatrale se non quando gli uomini trovansi raccolti in società fisse, quando le mura che gli circonlano, e le ceneri degli antenati per essi diventano sacre, quando i matrimonii certi e le terre dissodate con tanto sudore dirigono gl’impulsi dell’amor proprio degl’individui ad essere solleciti del corpo intero.

56. (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Della maniera del cantare e del recitare »

Buon per noi se i nostri attori avessero ugualmente studiato il recitare del Nicolini e della Tesi: allora cioè che andavano significando a quel modo che la natura detta, e non quando divennero, per voler troppo gradire, smaniosi, e diedero nella caricatura. […] Disordini che si verrebbono in gran parte a tor via, quando quello che è il fondamento primo della musica non fosse l’ultimo de’ pensieri così del maestro, come de’ cantori, quando il recitativo, parte essenzialissima del dramma, non fosse e nella composizione e nella esecuzione così disformato e negletto come egli è presentemente, quando le arie medesime fossero ben recitate. […] E per essi non rimane che, quando bene la musica fosse bella e costumata, non riuscisse stemperata e leziosa.

57. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO VIII. Degl’Inventori del Dramma Pastorale. » pp. 86-94

Gl’Italiani non furono gl’inventori della Pastorale, perchè “sino al 1554. quando uscì il sacrifizio del Beccari, può dirsi che non fu conosciuto in Italia questo nuovo genere Drammatico.” […] Ma quando nacque questo Rueda? quando fiorì? quando cessò di vivere? […] Ammetto intanto la correzione già da me stesso fatta anticipatamente nel mio Libro dell’enorme equivoco di aver chiamati Colloqui Pastorali tutte le Favole del Lope, quando tra essi vi sono anche delle Commedie.

58. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — 2 giugno 1902. Guido Biagi. » pp. 327-333

Singolare figura d’artista quella di Luigi Rasi poeta, scrittore, attore e professore di recitazione, che ci ricorda, per certi rispetti, il Cinquecento, quando i comici italiani contendevano la palma agli scrittori di maggior fama e, più che interpreti, erano, sulle scene, inventori. […] Licenziato di sotto le armi, nel settembre del 1877, eccotelo primo attor giovine nella Compagnia Pietriboni, dove rimase fino all’ anno scorso (1882), quando fu nominato direttore della R. […] A Lei un saluto affettuoso, non senza il desiderio di rivedere di quando in quando di quei versi antichi che Ella sa fare così bene. […] Le giuro, che que' versi miei sulla Madonna mi parvero altra cosa, cioè meno infelice, quando procurai di recitarli secondo le sue norme.

59. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 432-442

Papà si rammentava dello spavento avuto una sera quando si ruppe il congegno, e l’Angiolo restò a mezz'aria. Così accadde anche a me, molti anni dopo, quando facevo il bambino nella Preghiera dei naufraghi, e mi pare di vedere ancora il povero Bellotti, che doveva essere affogato sotto una tela in tempesta, scappar fuori e gridarmi a braccia aperte : Sandrino buttati giù ! […] Papà se ne ammalò e per più giorni non escì di casa, egli credeva di essere rovinato, aveva perduto ogni fiducia in sè stesso e già pensava ad un secondo addio, quando una mattina Ernesto Rossi andò a trovarlo a casa, lo incoraggiò, lo rianimò e lo persuase di ritornare al Teatro. […] la bonaccia tenne la barca circa un mese sul piano dell’Adriatico, e quando i naviganti giunsero a Fano, la guerra volgeva già al suo termine. […] Ma quando ?

60. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »

Francesco Bartoli dedica una mezza pagina di lodi a questo comico, per aver potuto, dopo uno studio indefesso, accurato e minuzioso, sostituire Agostino Fiorilli nella maschera del Tartaglia, quando questi si tolse dalla Compagnia d’ Antonio Sacco per recarsi in quella di Maddalena Battaglia, riproducendone fedelmente i soggetti ed i lazzi.

61. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 657-659

L'Ajo era fuggito alla Commenda ad abbracciare il primogenito maschio, e quando ricomparve sulla scena, il pubblico, messo a parte omai dell’avvenimento, lo accolse con tale scoppio di applausi che fece piangere di consolazione il fortunato padre. […] Il padre lo aveva destinato all’avvocatura, sebbene egli inclinasse più alla medicina : ma ossequente all’autorità paterna, era già per recarsi all’Università di Firenze, quando quegli morì.

62. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 752

Dal’ 48 si salta all’autunno del '59, e l’8 novembre annunzia a un Segretario del Duca, che era per recarsi a Reggio ; ma gli era stato detto « che vi erano alcuni che recitavano mezzi comici principianti e mezzi ciarlatani, che camminavano sotto nome di due donne, dette le Marchette » quando gli capitò l’avviso che erano andati a recitar fino a Natale a Bologna, e sarebber andati a Modena, a servir S. […] E…. » L'ultima notizia riguardante Nicolò Zecca è dell’aprile '70, quando Ranuccino Farnese per compiacere alla Corte di Mantova, lasciavale il Capitano Fiala (V.) con tutta la famiglia, affinchè si unissero in Mantova con lo Zecca, e formassero una buona Compagnia (V.

63. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »

Al governatore Claudio Ricci fu dato l’aprile del 1697 l’ordine ducale di arrestarlo, non è detto per qual motivo, in un con Giuseppe Sontra, Flaminio, quando fossero passati pel Po, diretti da Ferrara a Cremona ; ordine che il Ricci annunzia da Brescello in data del 21, di avere passato al Capitano del Brigantino.

64. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »

Stette più anni nella Compagnia di Girolamo Medebach assieme alla moglie ; e, quando questa abbandonò le scene, passò in quella di Pietro Rossi, per poi tornare il 1770 col Medebach dopo soli sei mesi, alla morte del dottore della Compagnia, Sante Vitali.

65. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 199-202

Mi oppose subito cento difficoltà, e quando seppe ch'io non aveva mai recitato, quasi quasi mi tolse d’ogni speranza. […] Nel mondo comico gli uomini sono soggetti ai pregiudizj del sesso Donnesco, quando si tratta di età. […] Negli inviti al Pubblico ci entrava sempre il procureremo di superar noi medesimi ; e quando invitava per qualche Commedia del Goldoni, qualunque fosse, la chiamava la più bella che avesse fatta quel celebre Autore.

66. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VII. Teatro di Eschilo. » pp. 75-103

Tuoni, venti, fulmini, scuotimenti di terra, sepoltura improvvisa nelle viscere de’ monti, aquile divoratrici del di lui cuore, apportano terrore agli spettatori e quando vengono minacciate e quando effettivamente agitano la scena. […] Nella condotta delle Danaidi supplichevoli si osserva una regolarità così naturale che con tutta la semplicità di azione tiene sospeso il leggitore sino all’atto 3, quando le Danaidi passano dall’asilo alla città, venendo discacciato l’araldo dell’armata egiziana nemica di queste principesse. […] Il racconto della perdita della battaglia nell’atto secondo acconciamente interrotto di quando in quando dalle querele del Coro de’ vecchi Persi, forma una delle bellezze di questo dramma. […] Vuolsi in oltre che quando Eschilo si ritirò alla corte di Jerone, trovasse questo re occupato in riedisicare l’antica città di Catania rovinata da’ tremuoti cui diede il nome di Etna, e su di essa Eschilo fece un componimento poetico. […] La onde converrà dire che egli due volte sia andato in Sicilia, l’una dopo la sua assoluzione in grazia del fratello Aminia, e vi trovò Jerone occupato nella riedificazione di Catania, e l’altra volta dopo la vittoria di Sofocle, quando, dimoratovi qualche anno, seguì la morte di quel re.

67. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article »

Entrò il ’29 nella Reale Compagnia Sarda, in cui rimase sino al suo ultimo disfacimento, scritturato per le parti di sciocco o mamo, nelle quali acquistò tanta rinomanza da poter mantenere con successo quel ruolo giovanile anche quando la canizie e la obesità ebber dileguata ogni illusione.

68. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 628

Dopo molti anni di professione, si ritirò presso il fratello Pietro a Napoli, dove morì, non si sa quando precisamente.

69. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article »

La Baldigara, specialmente nelle così dette parti di forza, fu artista non delle peggiori ; a ogni modo, dava belle speranze di sè, quando la morte la colse nel 1824.

70. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 542

Nelle sue Compagnie, di secondo ordine, quando quelle di primo ordine si contavan sulle dita ed eran ricche davvero di valorosi artisti, militaron Giovanni Emanuel al principio e Alamanno Morelli alla fine della sua vita artistica.

71. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »

Fu ascritto a quel teatro come socio, e quando, il 1732, tutto il personale italiano fu licenziato, fu fatta eccezione per la coppia Bertoldi, per Bellotti, e per questo vecchio ottantenne, a cui fu assegnata la pensione annua di 500 fiorini, e che quivi morì nel 1747, a novantasette anni.

72. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »

Sorella minore della precedente, fu prima attrice giovine di qualche pregio, e la vediam la prima volta insieme all’Adelaide del 1861 in Compagnia Morelli, dove la troviamo ancora il '79, e l’80 quando ne fu socia la sorella, con cui trascorse gran parte della sua vita artistica.

73. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo VII. Spettacoli scenici della Russia. » pp. 418-421

Gli spettacoli non cominciarono a desiderarsi e comparire in Russia, se non sotto il regno dell’imperatrice Anna, quando vi si chiamò la prima compagnia comica italiana e un’opera buffa. […] Sin da quando cominciò in Russia l’opera italiana, cioé fin dal 1741, essa vi ha avuto la più magnifica orchestra dell’Europa, i maestri di cappella più celebri, e le cantatrici più rinomate.

74. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 69-70

Manzoni Caterina, moglie del precedente, viveva in un ritiro di Padova, sua patria, quando il Manzoni la sposò (1762). […] Delle qualità della donna egli discorre così nella lettera dedicatoria : Quando dirò che una donna voi siete che fece onore al Teatro coll’abilità sua e col suo contegno ; che del medesimo nulla serbate, nell’ozio grato della vostra vita presente ; che alla vivezza dello spirito accoppiate la docilità del core, e alla finezza del discernimento l’indole di compatire ; che ne' divertimenti co' quali il secolo invita la freschezza della età vostra, mantenere sempre sapete la decenza muliebre, la eguaglianza de' modi, il tratto affabile, le maniere cortesi ; quando, ripeto, dirò tutto questo di Voi, non avrò dato che un saggio del vostro carattere, ma robusto di verità, mallevadori delle quali potranno farsi tutti quelli, che vi conoscono e trattano.

75. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 94-95

Se pare, l’Impresario, vestito all’ eroica il Re di Coppe, costui pare una figura de' Tarrocchi, e quando sono fuori tutti e due, non si può dare di meglio. Uno, che nel Foro Romana parla da Dottore, l’altro che urla, senza poter mai piegare quella voce da bufalo, formano una coppia galante da far ridere anche quando si ammazzano.

76. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 195-196

Bagolino No sastu donca, cruda, se cotto son per ti, e za mai nol se muda pensier notte, nè dì, anzi a quei che nol crede, ghe ne fa fede i miei sospir, che tanti per dessotto va scappand, che i me rompe i calzon de quando in quand. Olivetta E mi grama meschina priva del mio ben car, tutto el dì in la cusina me posso smanizar, che niente mai concludo, e tutta sudo quando me mett a far l’ajada, e co son in tel bon, da debolezza me casca il piston.

77. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XV. ed ultimo. Conchiusione con pochi Avvisi amorevoli agli Apologisti. » pp. 214-236

E quando non fossero per voi di uso veruno, potranno essi per avventura giovare a qualche altro, che si sentisse inclinato a scrivere Apologie. […] Ma (dirà qualche Apologista) quando scarseggiano i fatti istorici favorevoli, che mi farò io? […] In oltre quando voi parlate di una sola Città Spagnuola, comparatela con una sola Italiana; ma se vi stendete a tutta la Spagna, dovete riguardare a tutta l’Italia, e non alla sola Città di Roma. […] Queste non saranno mai nobili figlie della vera Eloquenza, quando manca loro il sostegno della verità. […] Nelle avverse “Fortune fu maggior, che quando vinse?”

78. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »

Fu anche scrittore di versi, e lo stesso Bartoli riferisce un prologo, nè dei migliori, nè dei peggiori, ch'egli dettò per Luigia Lapy, quando assunse in Cremona il ruolo di prima donna, e ch'ella recitò, applauditissima, spettatrice Maddalena Battaglia, alla quale eran rivolte assai parole di lode, e la quale terminava allora di recitare su le medesime scene.

79. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article »

Monti, quando fu recitato al Teatro Valle di Roma, la prima volta, che fu il 16 di Gennaio del 1787 (V.

80. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »

Lo vediam terzo amoroso nella Compagnia di Giuseppe Imer ; e dice il Goldoni ch' egli fu cattivo comico finchè fece la parte dell’amoroso, e che poi divenne eccellente, quando dopo la morte di suo padre prese la maschera del Dottore, nel qual Personaggio la sua grassa e goffa figura non disdiceva, anzi lo rendeva di piacevole caricatura.

81. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »

Fu nelle principali Compagnie di Marta Coleoni, Dorati, Goldoni, Perotti e Fini, e il critico delle Varietà teatrali di Venezia per l’anno 1821, quando il Verzura era in Compagnia Perotti, lasciò scritto ch' egli era eccellente attore, se non maggiore, non certo ad alcun altro secondo.

82. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article »

Andolfati Bartolommeo, vicentino, fu amoroso della Compagnia di Francesco Berti, e vi fu riconfermato quando essa passò sotto la direzione di Pietro Rossi.

83. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 876

) si dice ch’ell’era una cara giovinetta, che tanto prometteva nell’arte, e di cui certamente sarebbe divenuta una sacerdotessa, se un importuno Giasone, non fosse venuto a spegnere il fuoco della sua ara, quando appunto tutto a lei sorrideva ; bellezza, talento, l’amore dei suoi parenti, dei suoi amici e le simpatie del pubblico.

84. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « LETTERA » pp. 3-14

L’amate, e scoprite i miei sofismi, e non volete dissimulare quando io sopprimo varj fatti per appropriarle qualche vanto? “L’amate, e vi opponete a me, quando credo alle mille Tragedie del Malara? quando nego che in uno stesso Dramma nostrale i personaggi vanno da Roma a Madrid, e da Madrid a Roma? quando io m’ingegno tratto tratto di citare in falso unicamente per esaltarla, come feci p. e. in un passo di Lilio Giraldi, riguardo al Trissino?

85. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 227-235

Padovano, fiorito nella seconda metà del secolo XVI, appartenne in qualità di Magnifico alla gran Compagnia de'comici Gelosi, e proprio quando la lor rinomanza era al colmo. […] Della tragedia del Frangipani è detto nell’avvertimento premesso alla seconda edizione (Ven., Farsi, 1574), che tutti li recitanti hanno cantato in suavissimi concenti, quando soli, quando accompagnati…. […] Li vediamo il '91 e il '94 a Firenze, il '96 a Genova e a Bologna, e dal '99 al 1604 in Francia, quando nel ritorno, morta in Lione la prima attrice Isabella Andreini, la Compagnia si sciolse. […] Altri se duol perchè so mojer se troga spasso con un so vesin mantegnando una opinion così diabolica che le corne nassano all’ homo quando se semena in te le vaneze della donna ; sentì cari Signori a consolazion de sti poveri homini.

86. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO I. Vuoto della Storia Teatrale nell’età mezzana. » pp. 57-79

Non ostante il numero e la magnificenza de’ teatri e gli onori e le ricchezze prostituite agl’istrioni, vuolsi raffigurare ne’ tempi di mezzo il voto della storia teatrale, quando la drammatica più non contò scrittore veruno Greco o Latino che meritasse di passare a’ posteri. […] Ciò però s’intende, quando la legge guidata dalla saviezza gastiga i delitti manifesti, non già quando un’arbitraria indomita passione gli crea, ed infierisce contro l’innocenza, e punisce ne’ deboli i proprii sogni e vaneggiamenti. […] Ora se nella Commedia si motteggiarono quelle sentenze rusticane capitali date sotto le querce come tuttavia esistenti, pare che il Querolus dovette comporsi prima del discacciamento de’ Druidi, e non già sotto Teodosio II, quando i Romani aveano introdotto nella Francia settentrionale la propria giurisprudenza, ed erano già state abolite le sentenze di morte dettate da’ rustici e scritte su gli ossi. […] Non ci somministra veruno scrittore il rimanente del secolo VI, quando i popoli cominciarono a respirare alquanto. […] Roubo nel trattato de la Construction des Theatres impresso in Parigi nel 1777, quando noi pubblicammo la prima nostra Storia de’ Teatri in un sol volume; e si pretende che fosse stata rappresentata in un teatrine privato costrutto in casa del medesimo Ausonio.

87. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO IV. Opera Musicale. » pp. 314-344

Alcuni declamatori però traspiantati in Italia quando dalla Spagna si discacciò la Società Gesuitica, vennero ad inveire contro L’Italia per sì vituperosa consuetudine, e con filosofica saviezza si guardarono di accennare neppure a mezza bocea che la Spagna ugualmente partecipi di questa vergogna. […] All’occhio della filosofia moderna è forse detestabile sol quando è italiano un cantante evirato? E come poterono cotali declamatori credere che tutti ignorassero che sin dal XVI secolo, tanto abbondassero gli eunuchi nella penisola di Spagna, quando una bolla di Sisto.  […] Ma chi sa quando l’Italia si purgherà di tal macchia colla gloria di bandir dalle sue scene la nojosa uniformità recatavi dagl’invincibili pregiudizii di tali attori che per tanto tempo ne ha scemato il diletto? Ciò avverrà appunto quando scosso il volontario stupore gli uomini giungano a comprendere che oltre a i Tenori con tanto diletto ascoltati, le dolcissime naturali voci delle femmine fanno in iscena, senza che si violenti la natura, quanto mai sanno eseguire le non naturali de’ castrati.

88. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 18-20

Bon, cominciò a essere da lui protetto ; tanto che fu accolto nella Compagnia con due lire austriache al giorno, nella quale esordì a Parma col semplice annunzio : « Signor Conte, la carrozza è pronta : » annunzio che egli, ad attenuare la triste figura che avrebbe fatta d’innanzi a’compagni, allargò nel modo seguente : « Signor Conte, sapendo che Ella doveva andare in città per disbrigare molte faccende importanti, mi sono dato tutta la premura per fare approntare la carrozza ; e quando Ella comanda, è prontissima ed a sua disposizione. […] Attore ammirabile per un porgere che sembra tutto dono di natura a chi non sa che tale divien l’arte, quando è giunta alla sua perfezione.

89. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 438-443

Ma quando la donna, bella per giunta, ha quel tanto di vita e di giocondità che ci vuole per divenir piacevole, ah…. […] E quando comediarete ? […] Comediarò quando havrò trovà dei Comedianti per Comediar.

90. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 158

Francesco Bartoli ha per l’Androux parole di encomio, da quando era col Lapy ; il giornale dei teatri di Venezia del ’96 ha di lui : « col Ruggero nelle Lagrime d’una vedova e col Saggio nella Lauretta di Gonzales, si assicurò sempre più la fama di buon comico.

91. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article »

Bartoli lo chiama Barga) era il Pantalone de’ Gelosi, quando si recarono (1583) a Milano, capocomico il Valerini.

92. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »

Ma non eccellente apparve sulle scene della Comedia italiana a Parigi, quando vi si recò il 1716 nella Compagnia del Reggente.

93. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 11-12

Eppare credesi egli il [illisible chars]del nostro [illisible chars] e a tutti [illisible chars], e della [illisible chars] quando trova, el che [illisible lines] da comparsa. […] Il repertorio dunque della Compagnia fu a iniziativa sua de' più varj, sapendo egli con buon discernimento alternar le commedie, coi citati drammi, e colle tragedie : e di tal discernimento accoppiato a una operosità senza pari, egli potè godersi i frutti nella vecchiaja. « Vive il Lapy tuttavia (1782) – scrive il Bartoli – in buona prosperità, ed ha la consolazione di vedere la sua famiglia incamminata ad un auge, per cui anche dopo la di lui morte rimarrà al mondo una degnissima ricordanza degli onorati meriti suoi. » In una lettera che si conserva autografa nella biblioteca di Verona, e che trovasi pubblicata nel catalogo descrittivo dei manoscritti della Biblioteca stessa, il Lapy dà ragguaglio da Venezia il 22 ottobre del 1770 a Domenico Rosa-Morando del successo ottenuto colla sua tragedia La Andromaca, già replicatasi quattro sere, e reclama aggiunte e modificazioni per le nuove repliche da farsi quando la quantità delle genti che presentemente sono in Villeggiatura si saranno restituite in Venezia.

94. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO IX. Pregiudizj dell’Autore della Storia de’ Teatri, rilevati dall’Apologista. » pp. 95-111

Io credeva che, per quanto si stimi un Autore, un ingegno libero non mai si obbliga a seguirlo ciecamente, quando la ragione nol consenta. […]  176.) non vuole stimar verisimile, che le farse (triviali, fredde, smunte, snervate) del Naarro potessero tollerarsi in Italia, dove si rappresentavano le Commedie del Macchiavelli, dell’Ariosto, del Bentivoglio: quando che si sa che Leone X. chiamava a Roma la Compagnia de’ Rozzi, i quali non rappresentavano quelle eleganti Commedie. […] Circa poi all’espressioni indecenti e a’ sacri detti applicati profanamente, il Signor Lampillas farà stupire ogni lettore, che per qualcheduno, che potrà trovarsene in Ariosto, alzi così rigidamente la voce, quando ne’ due passati secoli in tante migliaja di Commedie Spagnuole i Graziosi fondano in ciò la principale ricchezza de’ loro sali. […] Infine era il Signorelli persuaso, che, quando anche nelle Commedie dell’impareggiabile Poeta Ariosto vi fossero alcune cose non totalmente decenti, esse non potessero esser mai tante, quante se ne leggono nelle Commedie Latine, a cagione de’ caratteri che vi s’introducevano, e non pertanto da quasi diciotto secoli l’Europa Cristiana legge, studia, comenta, traduce, ammira Plauto e Terenzio, e se ne raccomanda la lettura alla gioventù. […] Che importa che sopravvivesse un anno a cotale oltraggio fatto al suo nome con simile soperchieria, e non ne procurasse il risarcimento, e non se ne lamentasse almeno, quando di molte minute particolarità delle sue cose ebbe egli cura di lasciar memoria ne’ suoi scritti?

95. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 646-656

Ma il Carrer dettava queste parole, quando il Vestri era ancora a Napoli col Fabbrichesi : e lo Scifoni, accennando al difetto, quando l’artista era in Compagnia Reale Sarda, così conclude : Notavano in esso gli intelligenti che alcuna volta, troppo compiacente all’ uditorio, nel rappresentare le parti comiche scendeva alquanto dalla sua dignità, abbandonandosi a certe facezie che poco si convenivano. […] Or dunque il Vestri aveva anche tolto da sè quella menda, facendo come Goldoni, che prima blandì l’universale per farsene signore, e poi, quando lo potè trarre a voglia sua, lo indirissò pel retto cammino. A cotesto difetto, per altro, dello strafare accenna anche Francesco Righetti (op. cit.), proprio al tempo in cui il Vestri era nella Compagnia Reale Sarda, accusandone piuttosto il pubblico che l’artista ; ma poi, dopo di aver detto che Vestri sa commovere il cuore quando la circostanza d'una scena patetica lo esige, conclude : nessun altro attore in Italia, al pari di lui ha saputo destare tanto diletto nelle parti ridicole, e cattivarsi l’aura popolare. […] Fra le tante carte del Vestri che io posseggo è anche l’inventario dei mobili esistenti nell’alloggio ch'egli occupava a Torino, e che vendè a Samuel Levi e C. per 1500 franchi, quando abbandonò la Compagnia Reale Sarda.

96. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 186-194

E però, imitando alcuni de' suoi grandi predecessori, fra cui primo il Coltellini famoso, egli ha aperto nella sua casa di Venezia un ricchissimo negozio di oggetti antichi, ai quali è già tanto affezionato, che tra' più gustosi aneddoti della sua vita è questo, che, venduto un orologio antico a un forestiero, tanto se ne accorò, che non potè riacquistar l’antica pace, se non quando con perdita non lieve ebbe recuperato l’oggetto. […] La interpretazione dell’alto dramma e della tragedia fu buttata dall’artista al pubblico, quando questi era più imbevuto di tutta l’arte comica di lui…. […] Un artista indisposto era surrogato da lui sul momento : e quando ei non sapeva che dire, infilava un discorso a modo suo, magari estraneo alla commedia, e aveva sempre ragione lui. […] E quando dopo tanti anni di buon umore, l’artista si presentò al pubblico, dicendogli bruscamente : « domani a sera venite a piangere : — Morte civile ! 

97. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 867

Egli si occupò molto di lei, e le prese un particolare affetto, che generò l’invidia e la malignità di tutte le comiche ; e specialmente della Bastona, la quale eccitava la Colucci alla ribellione, quando si assegnò alla Ferramonti una delle parti principali nella Fondazion di Venezia.

98. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo decimoterzo »

Perché frapporlo quando il differire sarebbe inopportuno attesa la natura della passione? […] [22] Un massimo inconveniente del recitativo semplice italiano è quello d’essere troppo trascurato dai maestri, i quali contenti d’accompagnare di quando a quando la voce con un’arcata o circolazione del basso, lasciano poi il restante in balia del cantore. […] Il suo destino è di essere rapidamente sbrigata con quattro note senza l’analisi, divisione, o repetizione dei periodi che si fa nella prima, se non in quanto fra le pause della voce l’orchestra porge di quando in quando aiuto al cantante. […] Peggio poi quando fanno dei solecismi in armonia esprimendo colla musica un senso intieramente contrario a quello che dicono le parole. […] Ma quando le arti hanno presa la lor consistenza, quando le idee della bellezza nei rispettivi generi è bastevolmente fissata, quando la moltiplicità de’ confronti ha messo al crogiuolo del tempo e del giudizio pubblico le opinioni, gli errori, le verità, e le produzioni degli artefici, allora una licenza illimitata produce l’effetto contrario.

99. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 738-742

Dunque, quando venni al mondo, mio padre s’era già ritirato dall’arte, e impiegato nell’Amministrazione dell’Ospedale Civile di Venezia. […] Egli la cerca, e, trovatala, non l’abbandona più, anche quando il protagonista, o la protagonista si trovi presso la ribalta, ed ella, semplice servetta o parte di contorno, in un angolo della stanza, o alla finestra. […] La vivacità della sua dizione, la snellezza della sua figurina, l’agilità dei suoi movimenti, l’eloquenza della sua espressione la fan parere ancor giovinetta ; specie quando rappresenta la Cameriera astuta del Castelvecchio, in cui ella profonde tutto il tesoro delle sue grazie, richiamando alla memoria le monellerie della Cutini (V.), che, appunto in quella commedia, sentii a oltre cinquant’anni, e pur sempre maravigliosa d’arte e di freschezza.

100. (1715) Della tragedia antica e moderna

[1.145ED] Son anche compensati i viluppi esterni spagnuoli dai viluppi interni delle passioni, impegnate in maniera che impegnino gli affetti degli ascoltanti, quando ad amare chi odiavano e quando ad odiare chi amavano, con movimento sì vero e sì penetrante che poi nel fine della rappresentazione ricrea, mentre si conosce originato da false aeree cagioni; e ne lascia con quella meraviglia e con quel diletto con cui lascia un orrido sogno chi, ne’ maggiori perigli sognati, destatosi alla fine s’accorge di giacer sicuro e felice nelle sue piume.  […] [3.10ED] Lo fanno ancora talora sortire, perché venga a dire i suoi versi che dan progresso alla favola; lo fanno rientrare quando gli ha terminati e quando conviene far parlare altra persona di cose che il primo non dee ascoltare, ed in ciò son bene inferiori ai Franzesi e ad alcun di voi Italiani. […] [4.26ED] Le due ore che si consumarono in quello spettacolo mi parvero due momenti, tanta era la contentezza che io aveva di trovarmi ad esso presente, e mi riscossi come da un’estasi quando la rappresentazione fu terminata. […] [4.77ED] Il ritmo dunque, che rende armoniosa l’orazione disciolta, non basta a separar da essa l’orazion legata italiana, quando non vi si aggiunga la rima, che sostanzialmente dalla prosa il verso italiano distingue. […] Ogni lingua si dice giunta allo stato di perfezione quando abbonda tanto nella prosa, quanto nel verso di valenti scrittori, per cui prenda in se stessa e dia una stabile regola all’avvenire.

101. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 227

Era studente di legge, quando, lasciati a mezzo gli studi (1866), entrò per le parti di generico giovine in Compagnia Sterni.

102. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 207

Figlio d’artisti, dovè naturalmente, come ogni altro, esordire quando gli fu dato a pena d’infilar quattro parole : a soli cinque anni.

103. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 877-878

S. pagava per loro sussistenza ai comici, quando si trattenevano in Modena o in altra città senza recitare, lire 64 per ciascheduno. […] Cesarea nello Stato di Milano, e di altri, eran già stati eretti in sala conveniente palcoscenico e palchetti ; quando, al momento di partire, gli fu ingiunto di aspettar l’ordine del Marchese Decio Fontanella, che probabilmente lo avrebbe fatto andare a Vicenza anzichè a Pavia.

104. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 283-285

Ma quando ancora tutto arrideva, ahimè, il destino inesorabile venne a prostrare quella forza giovine…. L' '85, a Nizza, Giuseppe Pietriboni, quando si facevan sulla scena lavori di riadattamento nel teatro incendiato, visto nella penombra socchiuso un uscio, e credutolo quello di un camerino, lo aperse e vi entrò.

105. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 682-683

Nelle scene più serie, e più interessanti cercava di cavar la risata ; e non esitava a rovinar la Commedia, quando gli potea riuscir di far ridere. […] La febbre non gli venne più così gagliarda, ma egli si trovava in tale stato di affiacchimento, da non potersi reggere in piedi, specie la sera, quando doveva recitare : e di ciò si duole col solito medico, al quale chiede ajuto di nuovi consigli.

106. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XII. Confronto Apologetico della Opera Italiana, e della Commedia Spagnuola. » pp. 149-181

Ma nè gli uni, nè le altre entrarono nel Teatro Greco, o nell’Italiano moderno, quando incominciò l’Opera. […] Ora quando mettete la Poesia dell’Opera accanto alla Poesia della vostra Commedia, voi troverete, che niuno de’ difetti di questa trovisi in quella. […] Saverio, non fecero in voi impressione nel 1777. quando s’impresse la Storia de’ Teatri, come non vi scossero nel 1779. quando uscì il bellissimo Poema didascalico della Musica del Signor D. […] Io vi vorrei un poco allato di alcuno, che abbia tali materie bene esaminate, quando si rappresentasse il migliore Dramma colla maggiore proprietà. […] Voi troverete, quando meno il pensavate, la necessità della tacita convensione sin anco nella Pittura.

107. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 22

Nel carnevale 1832-33 lo troviamo generico della Compagnia Pisenti e Solmi, insieme a sua moglie, Amalia Appelli, artista di pochissimo conto, e che recitò poi qualche volta anche ai Fiorentini di Napoli con Adamo Alberti e Pietro Monti, quando il marito fu accettato come sorvegliante alla porta di quel teatro in Compagnia Prepiani, Tessari, Visetti.

108. (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO I. Tragedie. » pp. 4-67

Assediava il Moro con pochissima speranza la piazza di Tariffa fortemente difesa da Gusmano, quando il di lui figliuolo in una uscita rimane prigioniero. […] Megara lo riconosce subito alla voce, quando gli altri suoi parenti e seguaci di orecchio più duro non hanno saputo distinguere le voci delle di lui sorelle. […] Virgilio potè in tanta antichità avvicinare Didone ed Enea (quando anche non fossero stati quasi contemporanei, siccome dottamente ha preso a dimostrare il chiar. […] Questi ordini, queste marce quando si sono eseguite? […] Ora quando in argomenti sì rancidi e trattati bene da più centinaja di poeti non si sanno combinar nuove situazioni patetiche che formino quadri terribili alla maniera de’ Michelangeli, quando si hanno da riprodurre con nuovi spropositi, perchè esporsi a far di se spettacolo col paragone?

109. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 478-485

Mi par di vederlo quando entrava in iscuola tutto burbero e accigliato ; eppure, al suo apparire, un lampo di gioia brillava nel viso di noialtri scapati. […] E siccome di arte s’intendeva assai, e siccome, essendo stato attore valente tanto da sostituire talvolta il Modena in alcuna delle sue parti e uno de’ più acuti e profondi critici, quando mena la sferza ha sempre ragione da vendere, dirò anch’io col Morandi : Dio gli benedica le mani e la lingua. […] È ben vero che quando recitavano sì fatti artisti, la platea del nostro teatro era illuminata a candele di sego, e la ribalta con fiaccole che ardevano in teglie ripiene di grasso ; ma questa illuminazione non era particolarità di Perugia. Che anzi, erano già molti anni dacchè al teatro del Pavone era stata posta la lumiera con quattro grandi pavoni dorati, che poi furono tolti perchè dalla sua luce si pavoneggiavano quei soli quattro animali, quando io nel 1843, assistendo ad una rappresentazione della compagnia Reale di Torino, trovai il teatro Carignano senza lumiera, e in cosi fitta oscurità, ch’ io distingueva appena la fisonomia di chi mi stava vicino, mentre la luce concentrata tutta sopra gli attori li faceva sembrare figure magiche, e la commedia era ascoltata con religioso silenzio. […] La Ristori fece inorgoglire gl’ Italiani delle loro domestiche glorie tanto ammirate fuori d’Italia ; Gustavo Modena, uomo di Plutarco, artista letterato, patriota e martire vero, fece nascere per l’arte drammatica un culto che non aveva avuto dapprima ; il libero pubblico italiano si affezionò ai suoi migliori allievi, e a quegli insigni che erano sorti a fianco della sua scuola, come la Ristori e il Morelli ; e poichè scarso era il numero dei grandi colleghi, diede la promozione in fama ed in paga agli artisti che più si appressavano a quelli, e spargendo anche sul teatro una tinta di patriotismo si vergognò di non accorrervi quando recitavano i più riputati artisti d’Italia.

110. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO V. Teatro Spagnuolo Tragico. » pp. 56-148

Assediava il Moro con pochissima speranza di riuscire la piazza di Tariffa fortemente difesa da Gusmano, quando il di lui figliuolo in una uscita rimane prigioniero. […] Virgilio potè in tanta antichità avvicinare Didone ed Enea (quando anche non fossero stati contemporanei, come pretese di aver dimostrato il sig. […] Questi ordini quando si sono dati? queste marce quando si sono eseguite? […] Ora quando in argomenti sì rancidi, e trattati ottimamente da più di cento poeti, non si sanno combinar nuove situazioni patetiche che formino quadri terribili alla maniera di Michelangelo; quando si hanno da riprodurre con nuovi spropositi, perchè esporsi a far di se spettacolo col paragone?

111. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO I. Stato della poesia scenica in Francia. » pp. 65-76

Può vedersene un esempio ne’ motteggi lanciati in una di esse quando cadde dalla grazia di Luigi XII il maresciallo de Gie perseguitato da Anna di Brettagna regina-duchessa. […] I Confratelli vi si sottomisero, ma non istimando di poter continuare a montar sul palco con loro decoro, cessato l’oggetto della loro confraternità, si diedero ad ammaestrare alcuni nuovi attori che rappresentarono sino al 1588 quando il loro teatro si cedette ad un’altra compagnia di attori formata in Parigi con real permissione. […] Menestrier, quando fa conoscere le Jeu du Prince de Sots, et de la Mere-Sotte.

112. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »

Fu presto tolto all’ arte ed alle speranze ed agli affetti della sua famiglia e di tutti coloro che lo conobbero, quando per mezzo delle mie assidue cure e della sua buona volontà ne aveva fatto un eccellente amoroso, tale, che invano si cerca e si trova l’ uguale ( ?).

113. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 723

Fu poi due anni con Cesare Rossi (prima donna Teresina Mariani, ch'egli sposò, quando entrambi andarono a far parte della Compagnia Garzes), poi si diede al capocomicato in Società con Paladini, Calabresi e Biagi per un anno ; con Paladini per sei anni, e finalmente solo da cinque, amministratore egli stesso e primo attore assoluto.

114. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 731

Allo Zanetti certo allude Luigi Riccoboni, quando dice (op. cit.

115. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 757

Oggi si è alienata dal teatro, e vive felicemente in Firenze in età ancor fresca, e non sprovvista di meriti e di virtù. » Ella dunque restò in patria, quando il Roffi (1780) cominciò a uscir di Firenze.

116. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 39

Se ne servì il Goldoni per far eseguire una sua canzone musicata da Francesco Brusa, quando non era ancora moglie dell’armeno Amurat

117. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 362

Si diede per due anni agli studi musicali in Mantova colla famosa Lotti, sotto la direzione del maestro Antoldi ; studi, i quali ella dovette abbandonare quando più le arrideva l’avvenire, per la decisa avversione che i parenti avevano al teatro ; ma i quali furono a lei di non poca utilità nell’arte comica, giacchè trovo ne’giornali del tempo, come essendo l’autunno del ’54 serva nella Compagnia diretta da Luigi Robotti, in società con Gaetano Vestri, a vicenda con Carlotta Diligenti, ella cantando al Gerbino di Torino in una commediola di Federigo Robotti figlio della celebre Antonietta, riportasse un compiuto trionfo.

118. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 532

All’Arena del sole di Bologna, l’estate del ’61, fu pubblicato in onore di lui il seguente sonetto : Salve, o gentile, o nuovo onor dell’arte che il guerrier greco ristorar solea, quando il furor del sanguinoso Marte la bella Pace il corso rattenea.

119. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article »

Ne’ più vaghi concetti, o Cintia, spiri, qualor tu sei alle tue suore intorno, di costei, che non so, quando a lei torno, se più bella o faconda il ciel la miri.

120. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 683

L’avolo suo, di Lipsia, si chiamava Calemberg ; ma quando Antonio, dopo di avere studiato quattro anni a Roma, fu chiamato dall’arcivescovo di Ferrara per alcuni lavori in chiese ed in conventi, finì collo stabilirvisi, mutando il nome tedesco in quello italiano di Colomberghi.

121. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 591

Bartoli, che quando al valor suo avesse unito un personale più vantaggioso, poteva ancora proseguire alcuni anni nella comica carriera.

122. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 678

Non si sa quando egli esordisse veramente a la Comedia italiana, in cui assunse come suo padre e suo nonno il nome di Thomassin.

123. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 722

Il '64 lo vediam direttore di una Compagnia, di cui faceva parte il Meneghino Luigi Preda, e di cui erano prima attrice sua figlia Antonietta, distinta artista, e primo attore suo genero Achille Cottin : poi, finalmente, amministratore di quella di Luigi Bellotti-Bon, di cui fu più che scritturato, amico, e da cui si tolse sol quando per la vecchiezza e gli acciacchi fu costretto a ritirarsi a Firenze.

124. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO V. Sulle due Sofonisbe Italiane, e su due Traduzioni dal Greco di Fernan Perez de Oliva. » pp. 26-42

Or quando l’erudizione antica, specialmente Tragica, fosse stato uno de’ meriti principali del Varchi, debbe il giudizio di un nemico prevalere a quello degl’indifferenti? […] Dite, ora avendo egli composte le sue Tragedie in Italia: E quando Voi, o i vostri nazionali, avete provato che in Italia le componesse? […] La maggior parte delle scene vien tradotta quando da verbo a verbo, quando con giunte, variazioni, o troncamenti, quando posponendo, o anteponendo, qualche scena, o tutta, o in parte. […] Queste metafore, quando anche fossero ben concepite, continuate con troppa cura e corrispondenza ricercata, sono il veleno del patetico, disdicevoli al genere Drammatico.

125. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO III. Stato della Commedia Francese prima e dopo di Moliere. » pp. 36-58

Nel 1669 quando tornò sul teatro il Tartuffo, uscì ancora la farsa di M. […] E se tanti e tanti altri materiali e favole degl’ Italiani imitò o tradusse Moliere con felice riuscita, ebbe torto manifesto Giambatista Rousseau quando scrisse che Moliere nulla dovea agl’ Italiani, a riserba del modo di rappresentare pantomimico di Scaramuccia, e della commedia del Secchi, e del Cornuto immaginario. […] Bisogna però mostrare maggiore ingenuità di codesti eruditi Francesi, e confessare che Moliere abbelliva le altrui invenzioni, accomodandole così acconciamente al suo tempo ed alla sua nazione, che quando non lavorava con fretta, gli originali sparivano sempre a fronte delle sue copie. […] L’istesso Voltaire avendo riguardo a questa Mère coquette diceva che Moliere non trovò il teatro francese totalmente sfornito di buone commedie; e che quando questa si rappresentò, non avea egli prodotto i suoi capi d’opera. […] Sette anni dopo la morte di Moliere si unirono le due Compagnie Francesi nel Palazzo di Guenègaud, ed il teatro di Borgogna rimase alla sola Compagnia Italiana sino al 1697, quando d’ordine sovrano rimase chiuso.

126. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — Ferrara, li 4 marzo 1618.Ferrara, li 3 marzo 1618. » pp. 170-184

Probabilmente, morta o ritiratasi dalle scene la Ponti, entrò essa in suo luogo nella nuova Compagnia de’ Confidenti, pur diretta dallo Scala, e le notizie sicure di lei muovono appunto dal 1615, quando quell’ accolta di commedianti, ridottasi sotto il patronato di Don Giovanni De’ Medici, ebbe per oltre un ventennio vita prospera e celebrata. » Recitata in Bologna La pazzia di Lavinia, noto scenario dello Scala (La pazzia d’Isabella, scritto per l’Andreini), il conte Ridolfo Campeggi dettò il seguente sonetto : Fot. di Cesare Spighi. […] Io, Sigre, intendendo con mio estremo disgusto questo, e sapendo che per essere io il minimo di compagnia, et egli il principale, a me haverebbe toccato l’uscio, perciò pensavo a’ casi miei havendo moglie in casa, debiti in quantità, e sorella in Monistero, anzi sopra le spalle, e tanto più ero necessitato a pensarci, quanto che mi riducevo a mente il periglio che passai di rimaner in asso quattr’anni sono, quando finimmo il carnevale a Lucca, che V. […] re, e quando trovi altrimente mi privi della sua gratia che sopra ogni cosa stimo, ed aprezzo. […] r Fulvio ha detto mille volte, che quando sarà astretto da V. […] E tanto più che questa è cossa che non a porta disonore, anzi onore e riputacione, e infino si sa chi ella è, e di qual vallore ; ma perchè vedo che mio marito fa (come si suol dire) orecchie di mercante in detta materia, torno a dire che quest’anno che viene io non uscirò fora a recitare se questa donna è in compagnia, e più tosto mangerò radice di erbe e mi contentarò di adimandar la elemosina tanto che viva, quando fosse morto per me il soccorso a altra maniera.

127. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAP. V. Tracce di rappresentazioni sceniche in Ulieteia e in altre isole del l’Emisfero australe nel Mar Pacifico. » pp. 59-65

Esso non è che un ballo pantomimico accompagnato di quando in quando dal canto.

128. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO II. Tragedie latine d’oltramonti, Tragici Olandesi, e Teatro Alemanno. » pp. 135-142

Compose cinque tragedie, Epicari, ed Agrippa pubblicate nel 1665, Ibraim nel 1673, Sofonisba e Cleopatra nel 1682, le quali presentano di quando in quando in mezzo alle mostruosità qualche lampo d’ingegno.

129. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO V. Tragedie Latine d’Oltramonti: Tragici Olandesi: Teatro Alemanno. » pp. 286-290

Compose cinque tragedie, Epicari, ed Agrippina pubblicate nel 1665, Ibraim nel 1673, e Sofonisba, e Cleopatra nel 1682, le quali presentano di quando in quando qualche lampo d’ingegno in mezzo alle mostruosità.

130. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo VI. Teatro inglese, alemano, e spagnuolo del medesimo nostro secolo. » pp. 389-417

Constant diviene totalmente piacevole quando parla con dolcezza alla moglie essendo soli, e quando affetta asprezza ed umore al comparir de’ servi. […] «Io cominciava (dic’ella all’amato suo rapitore Mellesont) a gustare la dolcezza del riposo, quando tutto a un tratto mi é sembrato di trovarmi in cima ad una ripida balza. […] Io co’ più vivi ringraziamenti esprimeva la mia gratitudine, quando egli trattosi dal seno un pugnale che teneva nascosto, alza il braccio, e l’immerge nel mio petto, dicendomi: Io t’ho salvata per perderti» etc. […] Come, quando si rescriveranno tante migliaia di componimenti spagnuoli per purgarli da tutti i difetti e dalle indecenze! […] Or quando i poeti apprendessero a dare a questi sainetti la propria forma, non introdurrebbero a poco a poco nel teatro castigliano la bella commedia di Menandro e Terenzio, e di Molière, Goldoni, e Albergati?

131. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo VII. Teatro Latino. » pp. 109-171

Contava Roma circa cinquecento e tredici anni dalla sua fondazione, e presto a cento ventiquattro anni dalla venuta degl’istrioni etruschi, quando nel consolato di C. […] Quantunque per la legge del dittator Publilio Filone la repubblica fosse stata dichiarata libera popolare, il popolo romano esercitava la somma potestà legislatrice quando ne’ comizi tributi, quando ne’ centuriati, e quando per bocca dell’intero senato. […] V, Piccolo é il duol, quando permette il pianto. […] Di più quando gl’istrioni veri rappresentavano male, a un cenno del popolo dovean soggiacere a smascherarsi, e soffrirne a volto nudo le fìschiate. […] Or quando noi le leggiamo, non ci dispiacciono esse già; che anzi ci sembrano con lepore e con eleganza composte.

132. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo IX. Stato presente degli spettacoli teatrali. » pp. 426-437

Tutta volta presso di una nazione per tante vie incoraggiata e premiata (fortuna invidiabile) e che abbonda di tanti modelli eccellenti, i quali non lascia di veder rappresentar di quando in quando, questa decadenza sarà sempre passeggiera e ’l gusto adulterato non debbe tardar molto a rinvenir dallo stordimento269. […] Pur quando avremo un gran tragico e un gran comico? […] L’istesso é già principiato ad avvenire a’ sedicenti filosofi francesi della nostra età, uomini per lo più di poco ingegno, di cuore freddo e di gusto depravato, che col loro pretesto spirito filosofico, e con quella loro ventosa loquacità, «quae animos juvenum ad magna surgentes (come disse Petronio) veluti pestilentiali quodam sidere afflavit» tarpano le ali alla fantasia, mettono a soqquadro le belle arti, e deprimono i gran modelli; uomini (parlo sempre per sineddoche) scostumati e sciaurati, nemici della ragione e della verità; uomini mezzanamente instruiti e superlativamente fanatici che per mostrare la loro esistenza, cospirano a distrugger tutto, e alla soddisfazione interna di essere ragionevoli antipongono la vanità di comparire straordinari e spiritosi alla moda; uomini anche in mezzo al loro vantato scetticismo dogmaticamente decisivi che presumono di essere i precettori del genere umano, e che vorrebbero a lor talento governare il mondo; uomini perversamente pensanti che disonorano il cristianesimo, la patria, l’umanità e la filosofìa tutto a un tratto; uomini solidamente audaci e feroci che quando possono scoccare qualche velenoso strale contro l’Italia, la religione, il sacerdozio e ’l principato, se la godono e trionfano e si ringalluzzano; uomini fieramente superbi e boriosi che quando veggonsi tassati nelle loro stravaganze e bestemmie, arruffano il ceffo con rabbia cagnesca, s’inferociscono, s’inviperiscono, s’imbestialiscono; uomini naturalmente maligni e astiosi che con cinica declamazione calunniano alla dirotta, sapendo che il volgo e i più, non la verità, ma l’opinione risguardano; uomini in somma che sono un composto d’ignoranza, di presunzione, di orgoglio, d’impostura, di malvagità, di demenza, e di suprema temerità, e a’ quali può anche a buona equità appropriarsi tutto ciò che il dottor del Genti nelle due epistole a’ romani e agli efesi scrisse de’ filosofi idolatri.

133. (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO III. Opera musicale Spagnuola e Italiana e Teatri materiali. » pp. 89-108

Egli però, ignorando, punti del dialogo più opportuni per le ariei nè sa valersene a rendere meno ristucchevole il recitativo, nè sa con questo interromperne la frequenza ed evitar la sazietà che si produce anche coll’ armonia quando è perenne. […] Agamennone nella scena 5 domanda a Taltibio se abbia eseguiti i suoi ordini, quando pur vede Briseida ed Achille in quel luogo; ed il servo disubbidiente dice che gli ha enunciati, ma non è passato oltre per compassione, e canta un’ aria di un tronco che cede alla forza ma mostra colla resistenza il proprio dolore, sentenza che quando non fosse falsa, impertinente ed inutile per la musica, sarebbe sempre insipidamente lirica e metafisica. […] In prima in quest’azione niuno di essi può dirsi un traditore, e l’istesso Agamennone col prendersi Briseida usa una prepotenza una tirannia, ma non un tradimento; pure quando voglia concedersi agli amanti un’ espressione per isdegno men misurata, come mai Agamennone che offende Achille col togliergli l’ amata, può per soprappiù lagnarsi di essere ingiuriato e tradito da Achille? […] Nel teatro detto de los Caños del Peràl sin dal 1730 si rappresentarono opere buffe, ma dopo alquanti anni vi si recitarono commedie spagnuole, le quali pure erano cessate nel 1765 quando io giunsi in Madrid. […] Corràl propriamente significa una corte rustica dietro di una casa, e talvolta comune a più casucce di famiglie plebee, ed un tal luogo servì talora nella Spagna per le rappresentazioni sceniche, quando ancora non eranvi teatri fissi.

134. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article »

Per quante ricerche fatte nell’Archivio dei Gonzaga, la lettera originale non s’è potuta rinvenire, spostata molto probabilmente dal Baschet quando fu a Mantova nel ’66, come si ebbe a verificare per altre lettere.

135. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » p. 993

Come autore ha il peccato d’origine : maneggia come vuole i ferri del mestiere, e come e quando vuole sa farsi applaudire.

136. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 161-162

Fu poi prima attrice col famoso Toselli col quale era a Venezia il '67, dov'ebbe un successo di lagrime nel Ciochì del vilage, quando con affetto profondo esprimeva il dolore della povera derelitta nella festa di tutto il villaggio.

137. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 203

Nelle Commedie fa valere il suo spirito e parla con eleganza e con facondia : e la sua rettorica potrebbe riputarsi studiata, quando non si sapesse che ella crea i suoi concetti in quel momento appunto che gli escono dalla bocca.

138. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »

Assunse nel 1838 la direzione dell’Impresa dei Fiorentini, lasciata dal Fabbrichesi, quando la R.

139. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 408

.), quando questi si suicidò, formò compagnia con alcuni superstiti della catastrofe.

140. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 447-448

Aitante della persona, piacente del volto, elettissimo de' modi, egli potrà salir ancora molto alto, quando abbia saputo misurar più la dizione, talvolta confusa, e meglio usar della voce talvolta velata.

141. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 570-571

Forse lo Scaramuccia ebbe l’elenco in quaresima e nol pubblicò che in agosto, quando la Germoglia, morto il marito, passò a seconde nozze col Tassani ?

142. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 590

E per tutto ciò ella si raccomandava al Duca, acciocchè volesse degnarsi moderare a questo Signor Desiderij, quando pure già le fosse stata concessa, quell’ autorità così grande che pretendeva hauere sopra di lei….

143. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 660

Il 30 settembre '54 sposò a Milano la signorina Luisa Biagini, e passò in Compagnia Robotti, da cui si tolse, quando ne uscì la celebrata Antonietta.

144. (1772) Dell’opera in musica 1772

Niuna opera dell’arte comparisce per la prima volta con tal grado di perfezione, massime quando tante facultà concorrono alla sua formazione. […] La critica, quando sia rispettosa e imparziale, va fatta su’ gran modelli. […] Un attore quando ha finito di dire il fatto suo, si dà a credere non essere egli ad altro tenuto, finché parli il compagno. […] So che ciò non può sempre riuscire, ma quando il maestro de’ balli abbia accorgimento, riuscirà più spesso che non si crede, massimamente quando il ballo nella sua introdduzione fa una parte della decorazion teatrale. […] E quando gli occorra di valersi dell’architetto, come si guarderà egli di non obbligarlo a lavori che ripugnano alle regole dell’arte?

145. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 484-498

Icilio Polese nell’Arte drammatica del 18 gennajo '73 narrava di lui il seguente aneddoto : « Sandro rappresentava non so dove, nè quando, nè con chi Filippo di Alfieri. […] Nel carnovale '90-'91 interpreta per la prima volta la parte di Jago al Niccolini di Firenze con Andrea Maggi, Otello : poi torna in Russia, acclamatissimo come a' primi tempi, poi si aggrega a questa o a quella Compagnia per dar di quando in quando alcuna rappresentazione in pro della Cassa di previdenza per gli artisti drammatici, di cui egli è Presidente ; poi, finalmente, nell’anno di grazia in cui scrivo (1903), egli crede di dare un addio alle scene a fianco di suo figlio Gustavo, recitando l’Otello, la Morte Civile, e l’Oreste (Pilade), e mostrando ancora, (tranne forse ne'rari momenti, in cui ricordavano i suoi ammiratori di altri tempi il cannoneggiar d’una frase), tutta la freschezza e la musicalità della recitazione, tutto l’impeto della passione, tutta la profondità dell’interpretazione. […] Ma quando Salvini era Salvini, sia che, Sansone, si pigliasse di un tratto su le spalle il padre, e con quel fardello non lieve (il padre era Giustino Pesaro) salisse a corsa l’erta non facile, sia che, Armando, gemesse infantilmente a'piedi di Margherita, il pubblico era afferrato, soggiogato : io lo ricordo in una intera stagione (agosto 1868 al Politeama fiorentino) ; e ricordo la sua grandezza inalterata nel Sansone, nella Suonatrice d’arpa, nella Francesca da Rimini, nel Torquato Tasso, nel Giosuè il Guardacoste, nella Zaira, nell’ Amleto, nel Sofocle, nella Pamela nubile, nel Gladiatore, nell’Oreste, nella Missione di donna, nella Virginia, nella Vita color di rosa, nella Morte Civile, nel Sullivan, nell’ Otello, nello Scacco matto, nel Re Lear, in Giulietta e Romeo (del Ventignano), nel Milton, nella Colpa vendica la colpa !

146. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 234

L’Astrodi non aveva che undici anni quando esordì, con favore del pubblico, alla Commedia Italiana, il 30 aprile 1744, colla parte di Florina, nell’Isola dei talenti, commedia in un atto di Fagan, in cui cantò un duetto insieme a Rochard.

147. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 490

Però la direzione non era mai abbandonata, e Borghi sedeva accanto al buco del suggeritore, da quando cominciava la prova, sino all’ora in cui finiva.

148. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1021-1022

La poca importanza che si dà alle scarsissime notizie di lui, parmi in aperta contraddizione colle tante incisioni, specialmente del Watteau, che riproducono i nostri comici a Parigi, nelle quali Pierrot occupa sempre un de’primi posti, quando non sia il primo addirittura, come nel quadro de’Comici italiani dello stesso Watteau, che riproduco nella testata della lettera G, in cui egli è segnato a dito non so se qual capocomico o principale artista della compagnia, diritto in sul mezzo della scena, a cui fan cerchio tutti i colleghi ne’lor varj costumi.

149. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » p. 1037

Giudizio che troviam confermato in queste parole del Regli : Le parti passionate erano da lui preferite alle altre, e male non s’apponeva, poichè quando si ebbe in dono dal cielo un’anima non volgare e che sa infiammarsi ai più nobili affetti, d’uopo è lasciarle libero il campo e abbandonarla alle sue inspirazioni.

150. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 455

Spiri odio, e amor, ma senza macchia alcuna, senza alcun neo mostri furori e pene ; e quando è vinta dalla rea fortuna, vinca il maschio valor d’Argo, e d’Atene.

151. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO II. Se i Mori Spagnuoli ebbero Poesia Scenica. » pp. 9-13

Oltre a ciò quando mai ha il Signorelli asserito che tutte le nazioni, formate appena inventano la Drammatica, benchè egli la tragga dalla natura dell’uomo? […] Finalmente tra’ Greci e tra’ Romani, quando tutti i libri soggiaciuti fossero a un incendio generale, rimanevano sempre in piedi tanti parlanti testimonj di tali studj nelle rovine de’ loro Teatri: ma in Ispagna in poco più di tre Secoli, benchè di altri Arabici edificj trovinsi oggi molti avanzi considerevoli, per qual fatalità non è rimasta pietra di verun Teatro Moro-Ispano?

152. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 678-680

Ma quando a varj attori della antica Compagnia Giancola venne in mente di rappresentar l’Annella tavernara di Porta Capuana, ella si rivelò attrice fortissima nella caratteristica parte della vecchia Porzia che recitò colla maschera al viso ; e a quella della Porzia seguì la parte della Baronessa Cofani che rappresentò con successo ognor crescente. […] Or ella …….. interpretava meravigliosamente la nuova produzione artistica di Cammarano, colorendola ove mancasse di colore, drammatizzandola quando vi languiva il dramma, alitandovi per entro la passione e la verità.

153. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 118-120

Stava quasi sempre guardata in letto, e quando talvolta sentivasi un po' sollevata, lasciavasi vedere in Teatro. […] Madama Medebach si fece veder in piedi ed in buon essere il di di Natale ; ma quando seppe che si era affissata pel giorno appresso La Locandiera, commedia nuova fatta per Corallina, andò a rimettersi in letto con convulsioni di nuova invenzione, che facevano impazzire sua Madre, suo marito, i suoi parenti ed i suoi domestici.

154. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 580-583

Nata da artisti di pregio, cresciuta sulle tavole del palcoscenico, all’ombra, direm quasi, della grande zia, non è a stupire ch'ella divenisse grande a sua volta, dando i primi segni di una eccezionale intuizione a soli nove anni, quando al Teatro Re di Milano si presentò a recitare nella Giovannina dei bei cavalli. […] Io ebbi la fortuna di conoscerla quando non aveva che quindici anni.

155. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAPO II. Tragedie Italiane del XVI secolo. » pp. 28-131

Tali cose traggonsi dalle tenebre de’ secoli rozzi quando vogliono scoprirsi i principii delle arti; ma quando queste già vanno altere di grandi artisti, lasciansi nella propria oscurità gli operarii volgari. […] quando non si sapeva la maniera di farla risorgere? […] Ma a che mentovare i romanzi, quando la storia di quella bassa età ci è quasi sotto gli occhi? […] Si lascia vedere di quando in quando qualche superfluità ed affettazione; ma per quel tempo, in cui tutti correvano in traccia di mostrarsi poeti quando meno abbisognava, può dirsi che Muzio ne sia stato esente. […] E quando essa non piacerà dove si ami la poesia tragica?

156. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO VI. Stato della Commedia Francese prima e dopo di Moliere. » pp. 212-244

Nel 1669 quando tornò sul teatro il Tartuffo, usci ancora la farsa di Monsieur de Pourceaugnac, in cui un avvocato di provincia viene aggirato da Sbrigani personaggio modellato su i servi della commedia greca ed italiana antica e moderna. […] È se tanti è tanti altri materiali e favole italiane Moliere imitò o tradusse con felice riuscita, ebbe torto manifesto Giambatista Rousseau, quando scrisse che Moliere nulla dovea agli Italiani, a riserba del modo di rappresentare pantomimico di Scaramuccia, e della commedia del Secchi e del Cornuto immaginario . […] Bisogna però mostrare ingenuità maggiore di codesti Francesi eruditi, e confessare che Moliere abbelliva le altrui invenzioni, accomodandole così acconciamente al suo tempo ed alla propria nazione, che, quando non lavorava con fretta, gli originali sparivano sempre a fronte delle sue copie. […] Voltaire stesso avendo riguardo a questa Mère coquette diceva che Moliere non trovò il teatro Francese totalmente sfornito di buone commedie; e che quando questa si rappresentò, non avea Moliere prodotto i suoi capi d’opera. […] Sette anni dopo la morte di Moliere si unirono le due compagnie Francesi nel Palazzo di Guenègaud, ed il teatro di Borgogna rimase alla sola Compagnia Italiana sino al 1697, quando d’ordine sovrano rimase chiuso.

157. (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « L’EDITORE A CHI LEGGE » pp. -

Napoli-Signorelli, di sapermi buon grado di simile cura, per cui chi possiede la Storia de’ Teatri impressa in Napoli, se ne assicura il compimento senza bisogno di comprare anche quella di Venezia, quando pur quivi si pensasse a conchiuderla approfittandosi di queste Addizioni.

158. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 169

Ecco i passi che lo riguardano : Truffaldino m’ ha detto che quando parti da Mantova fu honorato da quella Altezza d’una medaglia d’oro, e lo impegnò per l’anno uenturo, et che desobbligato da questo ambise de seruir a V.

159. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 267

Ritrovavasi nel Teatro Obizo di Padova, quando, salitogli il male al petto, cessò di vivere.

160. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 293

Lo vediamo il 1593 nella Compagnia degli Uniti, al fianco della Piissimi, la celebre Vittoria, e di Pellesini, il non men celebre Pedrolino, quando chiesero e ottennero licenza di recitare a Genova le loro honeste Comedie (V.

161. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 404

Trovavasi nel '76 in Compagnia Veronesi, quando gli morirono i genitori.

162. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 597

me auertendo m’intendo di non darli cosa alcuna, se non quando si farrano Comedie e che per sua sicureza della sodisfaccione, tutto il danaro, che si esigierà uada nelle sue mani : La Compagnia, che faremo sij durante la mia uita, o uinti anni che in questo mi rimetto nella benignita delle Signorie loro Ill.

163. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 754

Passò col tempo, se bene ancore giovine, alle parti di seconda donna e di madre, colle quali trovò in ogni pubblico le stesse simpatie di quando era Prima Attrice.

164. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 801-806

Dunque doman de sera li aspetto a teatro co le so muger, co le so fie, co le so cugine, co le so cognade, co le so serve, perchè quando vien le done, vien anca i omeni : dunque me raccomando a i me boni veneziani, i me vogla ben, e ghe auguro felisenotte. […] Però go pensà una cosa sta note quando giera in leto che no podeva dormir. […] Fu anche Luigi Duse, ci dice lo stesso nipote, gastronomo per eccellenza ; e « quando passava per le piazze era tutto un coro : Sior Luigi sta dindieta – sior Luigi, sti osei – sior Luigi sta bondola.

165. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO VI. Tragici Spagnuoli, secondo il Signor Lampillas, negletti, o censurati a torto dal Signorelli. » pp. 43-68

Non potendo dire il Signor Lampillas che del Cueva io non abbia favellato, almeno si lagna, che io omettessi di narrarne i pregi, quando sulla fede del Signor Montiano ne avea rapportati i difetti. […] Ciò qualche volta può farsi senza taccia, secondo le buone regole della Critica: ma quando? quando più testimonj affermano la stessa cosa, e più se essi appartengano a diversi popoli, o sieno dichiarati emuli, o nemici. […] Non così quando tal testimonio censura il compatrioto morto due secoli indietro, come il Cueva; perchè se tal testimonio nazionale è intelligente nella materia, come il Montiano, la sua censura conserva un pieno vigore. […] E’ verissimo; ma sapete quando ciò avviene?

166. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO X. » pp. 112-139

Al contrario questo Scrittore afferma che il Teatro si deturpò del tutto quando si cadde nel vizio opposto. […] Nicolàs de Moratin, quando scrivea che il teatro nazionale, “Es la escuela de la maldad, el espejo de la lascivia, el retrato de la desemboltura, la academia del desuello, el exemplar de la inobediencia, insultos, traversuras, y picardias”. […] E questi spropositi furono da esso esaminati nel Don Chisciotte, e con ispezialità riprese l’introdurre nella medesima favola un personaggio prima giovane, e poi vecchio, e il condurre gli Attori quando in Africa, quando in Europa2. […] Gli stessi Francesi, quando aveano un mal Teatro, ebbero un fecondo Hardy, il quale compose più di seicento Drammi, spendendo in ciascuno di essi tre o quattro giorni. […] El Theatro Español se purgarà de los (defectos) que justamente le attribuye Toda la Gente de buen juicio, y buen gusto de la Nacion, quando tengamos, ò se manifiesten Poetas tan ingeniosos, y de tan bello lenguage, pero mas instruidos que los del siglo pasado”.

167. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XIII. » pp. 182-206

In oltre quando da tal Popolo illuminato distinguiamo la Plebe, credete voi ch’esso totalmente da questa discordi circa la Poesia Rappresentativa? […] Il Prologo dell’Ecira di Terenzio, quando non altro, poteva di ciò instruirlo. […] E quando vi divezzerete da codesto mal costume di trarre conseguenze universali da premesse particolari? quando dell’altro ancor più criminoso di far dire agli Autori quelche non dissero mai? […] E quando son io entrato a discutere, se gli amori di quella Corte erano, o non erano Platonici?

168. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO VI. Teatro Spagnuolo Comico e Tramezzi. » pp. 149-194

E quando mai al tempo del Calderòn venne alla luce una favola più mostruosa del Koulican di un tal Camacho? […] Le due prime divise in tre atti ed in versi ottonarii coll’assonante erano composte sin dal 1786, ma la prima s’impresse nel 1790 quando si rappresentò con piena approvazione nel teatro detto del Principe. La seconda a me per amicizia rimessa dall’autore manoscritta, non so quando rappresentata, s’impresse nel 1804 col nome arcadico dell’autore Inarco Melenio. La terza in due atti ed in prosa si rappresentò in Madrid nel medesimo teatro a’ 7 del febbrajo del 1792 quando s’impresse. […] Tutto per essi è sconcerto, amarezza, desolazione; quando Agnese umana pietosa magnanima intercede per la cugina da cui era stata offesa, promette di rinunziarle parte de’ beni ereditati per non lasciarla cadere nella miseria, e la riconcilia col padre.

169. (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO PRIMO. Ritorno delle rappresentazioni teatrali dopo nate le lingue moderne. » pp. 2-31

Col tempo si riparano le rovine, gli edificj si rialzano, ripopolansi i paesi, quando il nuovo signore lascia intatti i costumi, e molto non altera la natura del governo. […] Ora quando trovansi gli uomini in una mutua guerra, quando poca è la sicurezza personale e pressochè nulla la libertà, quando gli spiriti gemono agitati dal timore e depressi dall’avvilimento, come mai coltivar le scienze e le arti, polire i costumi e le maniere, e richiamare il gusto? […] Verisimilmente ciò che continuò a farsi nel XV e XVI, praticossi nel XIV, e venne dal XIII quando surse la Compagnia. […] Egli è vero che in Francia, nelle Fiandre ed altrove furonvi alcuni misteri rappresentati alla muta per le strade; ma gli scrittori che ne parlano, dicono espressamente che si esposero solo alla vista; or quando poi tal circostanza non si specifica, sembra ragionevole il credere che allora si parli di rappresentazioni cantate e recitate. […] Pongasi poi da parte che quando pur fossero veramente goffe alcune delle leggi di que’ tempi, per ben giudicarne se ne dovrebbe rintracciare lo spirito più che le parole, ed aver riguardo alle circostanze.

170. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO II. Ritorno delle rappresentazioni teatrali dopo nate le lingue moderne. » pp. 80-124

Col tempo si riparano le rovine, gli edifizii si rialzano, si ripopolano i paesi, quando il nuovo signore lascia intatti i costumi, e molto non altera la natura o la costituzione del governo. […] Ora quando trovansi gli uomini in una mutua guerra, quando poca è la sicurezza personale e presso che nulla la libertà, quando gli spiriti gemono agitati dal timore e depressi dall’avvilimento, come mai coltivar le scienze e le arti, polire i costumi e le maniere, e richiamare il gusto? […] Verisimilmente ciò che continuò a farsi nel XV e XVI, praticossi nel XIV, e venne dal XIII quando surse la Compagnia. […] Pongasi poi da parte che quando pur fossero veramente goffe alcune delle leggi di que’ tempi, per ben giudicarne, se ne dovrebbe rintracciare lo spirito più che le parole, ed aver riguardo alle circostanze. […] Tale notturna processione e recita è durata sino al 1740, quando fu proibita.

171. (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO III. Melodrammi. » pp. 254-292

E quando ripiglieranno il canto, l’ilarità, il riso? […] Tito, Temistocle, Catone, Regolo 71 quando comparvero più grandi sulle scene? […] Bisogna posseder critica, principj e riflessione per comprendere ancora quando gli autori s’incontrano per ventura, e quando si seguono a bello studio; Aretade presso i Greci fece un volume de’ pensieri degli scrittori che s’incontrano senza seguirsi73. […] La Clemenza di Tito nulla perderebbe quando anche ne fusse un’ esatta imitazione. […] Voltaire parlando della scena 6 del III della Clemenza di Tito e del costui monologo soprallodato diceva: “Queste due scene sono comparabili, se non le superano, alle più belle produzioni di Grecia medesima: sono degne di Cornelio quando non è declamatore, e di Racine quando non è debole”.

172. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 889-912

Il nostro Fiorilli, divenuto, come abbiam detto, in essa famigliare, spillava di quando in quando dal tesoro dello Stato qualche supplemento straordinario. […] Al vecchio per due volte domandai se avanti partisse lo voleva vedere, perchè il figlio desiderava domandarli la sua benedizione ; questo non vuolse mai, e quando ha sentito che era partito, il che gli aveva significato con un biglietto, salta e dice roba scomunicata contro di lui, perchè non l’ha visto e dice che vuol lasciare tutto il suo alla sua donna. […] Si compia intanto ch’ io la ringratii de’ suo’ consigli dei quali saprò valermene quando la deboleza homana mi farà perdere il cervelo ; di presente, gracia a Dio, me ne trovo ben provisto e tanto più perchè mi confermo con afetovoso rispeto Di V. […] D. a segnio che quando torno fosimo a reverirla non lo volse vedere e mi fece dire che non avenga mai più con lui, avendo quest’ homo quado parti conpro senca mia saputa una carica di comisario di guera senca lagrema de Mosiù Delove dove non volse che la esercitasse. […] xvii e xviii, in cui il glorioso artista occupa sempre un de’ posti primi, quando non è il primo, come nelle graziose figure dell’ Herisset, e nelle incomparabili scene del Gillot, di cui ho messo qui i preziosi frontespizi.

173. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XIV. Commedia Nuova. » pp. 151-170

Fiorì la nuova commedia nel secolo del grande Alessandro, quando la formidabile potenza Macedone dando nuovo aspetto agli affari de’ Greci, avea richiamato in Atene quell’utile timore che rintuzza l’orgoglio, rende men feroci i costumi, e induce a pensar giusto. […] Menandro riputavasi di gran lunga a lui superiore, e mal soffrendo di vedersi a Filemone posposto, il punse un dì con questo motto conservatoci da Aulo Gellio: Senza andare in collera, dimmi di grazia, Filemone, quando ti senti proclamar mio vincitore, non arrossisci? […] Quando poi si esaminano minutamente, e si confrontano le copie cogli originali, quando se ne alterna la lettura, comparisce la debolezza de’ Latini, i quali disperando di emularle con dignità, alle bellezze native sostituiscono le proprie immondizie.» […] Un altro de’ più pregevoli frammenti di Menandro parmi quello recato da Plutarco nell’opuscolo de Consolatione ad Apollonium, che noi consultata la traduzione del Silandro così rechiamo in italiano: Se quando al dì la madre tua ti espose Con questa legge tu fra noi venisti, Che a tuo piacer girar dovesse il mondo: Se tal felicità propizio un nume A te promise, a gran ragion ti sdegni: Poichè la fe che ti giurò non serba.

174. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 164-168

E sarebbe una bagatella, una frulla haver solamente a spaccheggiar tra gli huomini : Anco gli Dei, quando vengono trà di loro in qualche disputa, se non andasse questo pezzo di Dottore à mettergli d’accordo, senz’ altro si romperebbono la testa : E questa mattina appunto (ò bel caso diavolo, alzate l’intelletto per cortesia) ero nel mio studio a spolverare i libri, quando sento con gran furia bussar’ alla porta ; apro, e veggo Mercurio co gli stivali in piedi, tutto sudato, che per hauer troppo corso, non poteua quasi rihauere il fiato ; lo fò passare, lo fò sedere, e gli domando quel che voglia dal fatto mio ; egli affannato mi dice. […] Non vi ricorda bestiazze, quando io spasimauo per Venere, e lei in amarmi non era un’ oca, che quel becco cornuto di Vulcano voleua far del ritroso non si contentando, ch’ io dormisse con la moglie ? […] Voleuano tutti quanti replicare, e mandar la cosa in infinito : anzi Saturno haueua già preso in mano la sua falce fenaja, Gioue vn buon tizzon di fuoco, Apollo la piua, Marte un’archibugetto a ruota, Venere s’era messa a parata, Minerua haueua scoperta la sua rotella, e Mercurio s’era armato del baculo ordinario ; quando questo petto informato in facto, e resoluto in jure, impostogli il debito silentio, così pronuntiò.

175. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 316

Talvolta avventurosa, talvolta rovinosa gli riuscì l’impresa ; sicchè travagliato dalla instabilità della fortuna, e occupato tutto dall’idea d’un triste avvenire, pensò bene di accettare l’ufficio di Direttore d’un giornale politico-umoristico, offertogli quando si trovava a Malta.

176. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 330

VI), dopo aver parlato del Tonin Bonagrazia, pel quale egli poteva a ragione esser chiamato il Demarini faceto, conchiude : « da ciò si comprenderà facilmente che quando il Bellotti assume il carattere grave ed eroico, è ben difficile che gli riesca di sopprimere negli astanti quella giuliva impressione che la sua sola presenza ridesta. »

177. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 560-561

Accanto alle commedie del Goldoni e del Nota figuravan sempre come contrapposto i drammi lacrimosi del Federici quando non erano l’Incendio di Troja e la Navigazione di Enea del Chiari, o La Grotta del Misfatto del Signori, o La Vendetta d’Apollo c Diana dell’Avelloni, per dir de’ meno peggio : nè anche mi par bene stabilito se il pubblico più volentieri accorresse a veder questi che a sentir quelle.

178. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » p. 1043

te solievo, tutta uolta quando potrò ottener licenza da Mantoua facendo ogni tentatiuo, (è che lo farò presentialmente, uolendomi portar colà fra tre o quattro giorni) in tal caso mi confermerò diuoto alla generosità di V.

179. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 122

Francesco Bartoli che lo vide, quando nel carnovale del 1764 recitava a Bologna con la Compagnia di Onofrio Paganini, ci dà il seguente ritratto dell’ uomo e della maschera : Era egli d’ una statura alquanto piccola, pingue oltre il dovere, con faccia rotonda di sembianze geniali, con un gran ventre, e due gambe grossissime, ma tutte eguali, a cui s’ appiccavano picciolissimi piedi.

180. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 314-315

Natole a quel tempo un bambino, Cristofano Razzani dettò il seguente MADRIGALE Pargoletto bambino, i tuoi vagiti sono canti graditi, quasi armonia di Cigni e di Sirene : or che sarà poi, quando per l’Italiche scene andrai d’intorno errando fiume che ha d’or l’arene fiume d’alta eloquenza ?

181. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 336

Veramente la nuova divisione de'ruoli e delle parti ha fatto di lui un primo attore, ma, secondo le considerazioni antiche, oggi egli è sempre primo attor giovine ; come, secondo le moderne, si dee dire che primo attore egli è da un pezzo, almeno da quando, ammalatosi il Salvadori, egli lo sostituì nell’Armando con la Marini.

182. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 409

Dopo di aver recitato la primavera del 1779 in Genova, recavasi col marito a Verona, scritturati da Maddalena Battaglia, quando, presso Voghera, datisi i cavalli del legno alla fuga, ella vinta dalla paura, balzò a terra, fratturandosi una gamba, e lasciando quivi dopo alcuni giorni la vita.

183. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 54-87

Oggi qua, domani là ; quando per terra, quando per mare : e quel ch’ è peggio, sempre vivendo su l’osteria, dove per lo più si paga bene, e stassi male. […] Vo fra le selue, e col mio viso acerbo d’Orsi e Leoni faccio horribil prede, e quando ho fame, per satiar i denti trangugio Draghi, Vipere, e Serpenti. […] Zanni Questo re de li poltroni in tutte atti & attioni, quando piglia la spada in mano fa le proue di Martano. […] Ben habbia quando ti vidi ; coteste treccie son ligami d’oro, funi, e cordelle, ch’hanno cinto d’intorno l’ Ercole della Magna Grecia. […] Giacean sepolte in un profondo oblio le Muse, quando tu, Flavio gentile, le richiamasti, e con leggiadro stile principio desti al nobil tuo desìo.

184. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO V. Tragedia Francese nel secolo XVIII. » pp. 75-133

Ma la lettura riposata è la pietra di paragone de’ drammi, ed essi non passano alla posterità quando mancano di stile, di lingua, di buona versificazione, d’interesse; ed in quelli di Campistron si desidera forza, calore, ed eleganza. […] La Morte di Giulio Cesare in tre atti divisa spogliata di ogni intrigo amoroso e piena di arditezze e di trasporti per la libertà fu composta dopo il 1730 e prima del 1735 quando s’impresse. […] La Zaira piacque anche in Inghilterra quando vi si rappresentò tradotta da Hille. […] Noi seguendo il nostro costume quello ne diremo che possa darne la più adeguata idea, non pensando servilmente con gli altrui pensieri, nè vendendogli per nostri quando ci sembrino giusti. […] Nè Avogadro fu un lâche che fuggì quando dovea morir combattendo.

185. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO I. Teatro Francese Tragico. » pp. 4-111

La Zaira piacque anche in Inghilterra quando vi si rappresentò tradotta da Hille. […] Noi seguendo il nostro costume quello ne diremo che possa darne la più adeguata idea, non pensando servilmente con gli altrui pensieri, nè vendendogli per nostri quando ci sembrino giusti. […] Nè Avogadro fu un lâche che fuggì quando dovea morir combattendo. […] Loredano profferisce, che quando anche potesse discolparsi de’ suoi progetti, non sarebbe meno reo di aver contravvenuto alla legge. […] È tratta da quella di Vittorio Alfieri; ma quando se ne diparte e vi frammischia le proprie idee, cade in assurdi.

186. (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO PRIMO. Risorge in Italia nel secolo XVI la tragedia Greca, ed il teatro materiale degli antichi. » pp. 86-174

Tali cose traggonsi dalle tenebre de’ secoli rozzi quando vogliono scoprirsi i principj delle arti; ma quando queste già vanno altere di grandi artisti, lasciansi nella propria oscurità gli operarj volgari. […] quando non si sapeva la maniera di farla risorgere? […] Ma a che mentovare i romanzi, quando la storia di quella bassa età ci è quasi sotto gli occhi? […] Si lascia vedere di quando in quando qualche superfluità ed affettazione: ma per quel tempo, in cui tutti correvano in traccia di mostrarsi poeti quando meno abbisognava, può dirsi che Muzio ne sia stato esente. […] E quando essa non piacerà dove si ami la poesia tragica?

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