/ 378
33. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « [Dedica] » pp. -

Comunmente oy un Autor, ò un Librero, por fines muy agenos de las Lettras, busca un Protector que per ningun lado tiene relacion con la Obra, ni ha de leerla en la vida, y le supplica à que le ampare y le defienda de los Criticos. […] No solamente me precisaba hallar un Protector que fuese grande, respectable y elevado por su sangre à la Clase mas distinguida del Estado: fino que se preciase de merecer el nombre de valedor de las Buenas-Lettras y de la Poesia, especialmente Representativa, paraque pudiese dignarse examinar y talvez defender una Obra como la mia, en la qual se trata de lo que principalmente manifiesta el grado de cultura en que se hallan las Naciones, esto es de la Poesia Drammatica, de la misma Filosofia Moral agradable, y fin sobrecejo puesta en accion. […] Y como yò fin rubor hubiera tenido la bajeza de elegir por mi Protector este Grande de titulo sin merito, que no es acreedor al aprecio de los Ciudadanos, y que merece le dejen vegetar, digamoslo asi, como las plantas sin atenderle, y fallecer, como los insectos imperceptibles, sin acordarse mas de su existencia? […] Ammiro dunque a ragione, gentilissimo amico, che gli spettacoli teatrali, i quali seducono così dolcemente ed ammaestrano insieme lo spirito umano, ritrovato non abbiano infino ad ora presso la nostra nazione, siccome l’hanno avuto altrove, un qualche valoroso storico, presso di una nazione senza dubbio, che fin dal rinascimento delle lettere é stata di questi spettacoli e feconda madre e maestra. […] Un’opera così ripiena, e di disegno sì grande, suppone senza fallo un uomo di spirito, di studio, e di genio proprio a tal mestiere; e l’autore fin dalle prime pagine di quest’eccellenti qualità dubitar non ci lascia.

34. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 542

Nelle sue Compagnie, di secondo ordine, quando quelle di primo ordine si contavan sulle dita ed eran ricche davvero di valorosi artisti, militaron Giovanni Emanuel al principio e Alamanno Morelli alla fine della sua vita artistica.

35. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « appendix » p. 275

P. 26 v. 23 i tomi i nomi P. 39 v. 4 comiti comitiva P. 62 v. 19 i strinsi io strinsi P. 71 v. 6 Lolli Lulli P. 93 v. 9 tu balancois tu balançois P. 103 v. 22 dall’impegno dall’ingegno P. 121 v. 28 fervono servono P. 124 v. 17 dal rimanente del rimanente P. 173 v. 9 cho che P. 239 v. 19 dî di Si avverta che dopo la pagina 128 in fine del foglio H dovea seguire nel seguente foglio I il numero 129 e continuare sino al 144; ma per uno de’ soliti errori tipografici si è ripetuta la numerazione delle pagine da 113 sino a 128.

36. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO I. Teatro Tragico Italiano. » pp. 228-273

Non seguì la storia, ma verso la fine introdusse un pentimento di Tomiri per ricavarne lo scopo morale che si prefisse. […] Egregiamente la compassione e la perturbazione aumenta verso il fine essendo riconosciuto l’ucciso Mustafà per Selino, specialmente dalla madre la quale ne cagiona la morte per volerlo salvare. […] Degna di notarsi è la maniera onde i perfidi calunniatori sogliono rendere sospetta fin anche la virtù manifesta non potendo negarla. […] Fin anco i cantici del coro che vi si trovano introdotti, leggonsi con diletto. […] Forse dal fine lieto che preparava all’Arsinda e dalla mescolanza de’ personaggi mediocri fra gli eroici, si mosse il Testi a chiamarla dramma tragicomico.

37. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »

Bartoli — in Moscovia al servizio della gran Zara, ove pose fine a'suoi giorni nel 1735. »

38. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [I-H-K]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1064-1067

Ernesto Rossi, Antonio Colomberti, Luigi Capuana, ne’loro ricordi di teatro e di critica ebber verso Anna Job parole di molta lode : e dei meriti suoi come caratterista e madre nobile posson far fede moltissimi anch’ oggi che poterono ammirarne la dizione spontanea e piana, il gesto sobrio, l’intelligenza fine, il contegno nobilissimo. […] Oltre Oceàno, E fin d’ Europa ai gelidi confini Recan la gioia de’concenti loro ; Obliando colà tra gli agi e il fasto Il cielo azzurro, i verdi colli e il sole De le patrie contrade. […] Quindi una strana E di voci e di modi e fin di fogge Discordanza letale ; e scolorito D’ogni grazia natia l’altisonante Mal infinto colloquio ; e de’gagliardi Moti de l’alma interpetre il clamore, Il vulgo concitar, che più sonanti A chi gridar più sa batte le palme.

39. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 251-253

Voci di poco galantuomismo co'suoi attori su Rossi, l’aver egli cessato affatto di scrivermi dopo mie ripetute lettere, e tante e tante altre cose m’hanno finalmente convinto che tutte le sue dimostrazioni d’amicizia per me in Torino erano interessate, e dirette al solo scopo d’abindolarmi, e far si che io sopportassi la sua concorrenza in Compagnia Reale ; per cui già garantisco fin d’ora, che fra me e lui non vi sarà più accordo, anzi urto continuo, disprezzando io per principio, chi si serve di gesuitico artificio per sorprendere l’altrui buona fede. […] E il Costetti ne'suoi Dimenticati vivi aggiunge : « O era la vanità che lo dominava, o la voglia d’imitare l’artista Majeroni che non toglieva per niun conto l’enorme pizzo, serbandolo fin anco nel Luigi XI.

40. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article »

Da allora non abbandonò più il ruolo delle prime attrici, che sostenne decorosamente nella Compagnia paterna, addestrata nell’arte dalla grande Pezzana, di cui volle imitare fin anco l’audacia, presentandosi al pubblico sotto le spoglie di Amleto.

41. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO I. Teatro tragico Italiano. » pp. 98-130

Egregiamente la compassione e la perturbazione aumenta verso il fine essendo riconosciuto l’ucciso Mustafà per Selino, specialmente dalla madre che ne cagiona la morte per volerlo salvare. […] Degna di notarsi è la maniera onde i perfidi calunniatori sogliono rendere sospetta fin anche la virtù manifesta, non potendo negarla. […] Fin anco i cantici del coro che vi si veggono introdotti, leggonsi con diletto. […] Nel Solimano la compassione si sveglia verso il fine, e nell’Aristodemo comincia dal primo atto e va gradatamente crescendo con episodj opportuni e degni del coturno. […] Forse dal fine lieto che preparava all’Arsinda e dalla mescolanza di personaggi mediocri fra gli eroici, si mosse il Testi a chiamarla dramma tragicomico.

42. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « AL LETTOR CORTESE  » pp. 201-202

Per compiere però il IV che or vi presenta, m’ingiunge di unirvi in fine un Discorso che egli recitò a più centinaja di ascoltatori in Milano nel Liceo di Brera per prolusione alla Cattedra di Poesia Rappresentativa che vi occupò alcuni anni; il qual Discorso impresso per cura dell’autore nel dì che fu pronunziato, fu dopo tre giorni per ordine del Governo fatto reimprimere a’ 4 di Pratile nell’anno IX.

43. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article »

Il Bertolotti, forse per quella parola recitar ha messo nell’indice la Beccarina come comica ; sebbene tutto possa far credere, e fin lo stesso nomignolo di Beccarina, trattarsi di una cantante.

44. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article »

Alla fine di esso il Brancaccio dice : la commedia si chiama La Flaminia, nome pur troppo noto a voi, poichè avete alcun vostro servitore che anch’egli ha così nome, ecc.

45. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 592

Prestante della persona, fine d’intelligenza, elettissimo di modi, dicitore garbato, accurato, studioso, egli saprà, son certo, vincere trionfalmente l’ardua prova, giustificando le speranze vive in lui a buon diritto fondate.

46. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 941

Figlio del precedente, esordì a Parigi nell’anno 1701, come Arlecchino, in Compagnia Salles, ove restò sino alla fine della fiera San Germano del 1707.

47. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — 1690. 31 mag.° – Bologna (ad un ministro del Duca)Bologna 31 mar.° 1690. »

ri Grimani, m’ honari riserbarmi il desiderio che con tanta bontà si da a conoscere per favorirmi, ch'io n’ mancherò di procaciarmi occasione di conservarmeli per quella che senza fine mi confesso di V.

48. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimoquinto »

[1] Le scienze, che hanno per oggetto la ricerca del vero, e le facoltà, che hanno per fine il perfezionar il gusto, corrono, allorché vengono coltivate in una nazione, delle fortune affatto diverse. […] A questo fine ei rivolge il dialogo, stiracchia l’orditura, prepara a suo modo gl’incidenti, e travvisa come più gli torna in acconcio i caratteri. […] Pecca altresì nel fine morale. […] E vedete, se si compone una canzone per cinque paoli, non basterà un paio di scudi per un libretto, il quale alla fin fine val meno assai d’una canzonetta passabile? […] «Avrete cura di fare che tutti gli attori abbandonino il teatro dopo aver cantato le loro ariette, e che verso la fine dell’atto vadino sfilando a poco a poco.

49. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 584

… Che finalmente si possa identificare in questo Testa l’Aurelio conosciuto fin qui col solo nome di teatro, che il Bartoli dice fiorito verso il 1630, che il Belgrano trova il 1610 a Genova direttore di una accolta di nobili dilettanti, che il Martinelli cita in una sua lettera da Milano del 1620, e di cui il Bertolotti riferisce una lettera del 7 luglio 1621 da Napoli al Duca di Mantova, firmata « Aurelio fedele comico » (V.

50. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 18-20

Fin da giovinetto mostrò inclinazione grandissima all’arte, non solo come attore, ma come autore ; e una volta che il maestro gli strappò di mano e lacerò una sua commediola, egli, furibondo, gli scaraventò in faccia il calamaio. […] Le più facili in apparenza, quali reputansi comunemente quelle in cui il ridicolo è una conseguenza d’inflessione, di stordimento, di goffaggine, di spensieratezza, d’imprudenza, di affettazione, di smorfiosa galanteria, di pusillanime irresoluzione, di avventata spavalderia, etc. etc. ; quelle in somma che ritraggono i tanto diversi sconcerti e difetti naturali od abituali di testa, coi quali possono considerarsi o no congiunte le buone e fin le grandi qualità di cuore.

51. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 547-549

Il ' 56 diventò capocomico egli stesso, e continuò a esserlo fino alla fine della sua vita artistica che si chiuse il '69 ; anno in cui si recò definitivamente a Firenze (vi si era già recato nel '64 col fermo proposito di lasciar l’ arte, alla quale tornò poco di poi, sollecitato da Riccardo Castelvecchio ad assumere la direzione della sua Compagnia Dante Alighieri), affine – dice un suo biografo, Cesare Calvi – « di proseguire alcuni studj sull’arte e sul teatro che durante il suo artistico peregrinaggio non poteva condurre a fine, » ma in realtà – dice un annotatore – per darsi a non so che lucroso commercio.

52. (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « LETTERA DELL’AUTORE ALL’EDITOR VENETO » pp. 1-9

E siccome questi esempj di errori e di bellezze vanno alla giornata moltiplicandosi, fa uopo tratto tratto (per fortificar co’ veri principj dell’arte e col gusto più fine e più sicuro gli animi giovanili facili ad essere illusi e sedotti da cattivi modelli) tenerli instruiti de’ continui passi che con felicità o troviamento si danno nelle rispettive carriere. […] Sanno in fine che i migliori delle nazioni antiche e moderne in ogni tempo fecersi un pregio e forse un dovere di contribuire co’ loro lumi al miglioramento del teatro, e se ne occuparono con proprio piacere e con altrui vantaggio. […] Non v’ha nemico più temuto dagl’impostori letterarj, politici e morali, quanto un buon teatro; per la qual cosa essi adopreranno sempre gli ultimi loro sforzi per avvilirne l’occupazione, temendo di esser su di esso scherniti, suo principal oggetto essendo il separar l’oro dall’alchimia, la maschera dalla realità, i veri utili scrittori da que’ larghi promettitori eterni di opere che non si producono, i quali sono gl’insetti divoratori della messe che dovrebbe alimentar la povertà meritevole, la modesta filosofia, la virtù infelice che dà riputazione fin anco a’ paesi corrotti, la quale mentre riscuote un apparente rispetto, vien lasciata languire nell’indigenza.

53. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article »

Carlino ; e recitava nella Dama Bianca la sera del 26 marzo, fatalmente memorabile per la improvvisa fine di Antonio Petito.

54. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »

La sua fine giustificò la causa del cattivo esito delle sue speculazioni.

55. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 669

Infatti, assicurato che la Ricci non sarebbe in alcun modo partita, dice aver saputo dopo « che la Vinacesi da lui conosciuta giovine di molta abilità, ma di costume riservato, contenta di ciò che guadagnava in Italia, aveva rifiutato a' tumulti di Parigi, e a quelle fortune irregolari che alcune femmine teatrali si promettono in quella metropoli. » In una mia raccolta di elenchi della fine del secolo xviii un Giovanni Vinacesi figura come Pantalone nella Compagnia di Gregorio Cicucci.

56. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quarto »

Fiorì sul fine dell’undecimo secolo, e sul principio del duodecimo. […] Il disgusto procurato da cotale uniformità si risentiva fin da loro stessi. […] In moltissime loro canzoni si trova alla fine il primo versetto o la prima parola dell’inno latino sulla cui composizione furono esse modellate. […] [38] Che che ne sia di ciò, cotali spettacoli altro non furono appunto che abbozzi, né alcuno di essi ci dà l’idea d’un dramma eroico cantato dal principio fino alla fine. […] Io le lessi, e le disaminai fin d’allora con quell’attenzione che basta per trovarle deboli e inconcludenti.

57. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [I-H-K]. I COMICI ITALIANI — article » p. 1068

Nato a Pirano il 1830 da poveri genitori, esordì nel settembre del ’45 a Palmanova in Compagnia di Gustavo Modena, dalla quale poi, scioltasi alla fine di quell’anno comico, si formò quella Lombarda, in cui il Kodermann entrò a una lira austriaca al giorno, e in cui stette fino al ’56.

58. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 310

In esso il Preda rappresentò la sua parte in dialetto, al fine di riuscir più efficace e acquistar popolarità ; e tale n’ebbe successo, che, abbandonate le fisime del coturno, si diede alla maschera del Meneghino, ammodernizzandone costume e repertorio, e diventando in breve non indegno successore del celebre Moncalvo.

59. (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO ULTIMO. Conchiusione. » pp. 300-303

Gli Eschili, i Sofocli, gli Euripidi, e gli Aristofani, gli Alessidi, i Filemoni, i Menandri della Grecia: gli Azzj, i Pacuvj, gli Ennj, i Seneca, e i Cecilj, i Nevj, i Plauti, i Terenzj del Lazio: i Trissini, i Rucellai, i Giraldi, i Torquati, i Manfredi, e gli Aminti e i Pastor fidi senza esempio, e i Machiavelli, gli Ariosti dell’Italia nel XVI secolo che risorgendo insegnava a risorgere: i Vega, i Calderon della Spagna: i Shakespear, gli Otwai, e poi i Wycherley e i Congreve dell’Inghilterra: i Cornelj, i Racini, i Crebillon, i Voltaire, e i Molieri e i Regnard della Francia emula della Grecia e dell’Italia, e norma gloriosa a’ moderni, mal grado degli Huerta e de’ Sherlock: i Weiss, i Lessing, i Klopstock della Germania che dopo un lungo sonno si risveglia al fine mirando indecisa or la Senna ora il Tamigi: i Maffei, i Conti, i Varani, e i Goldoni e gli Albergati, e Zeno e Metastasio che tante volte vale i Racini e i Cornelj nella presente Italia: tutti, dico, questi grand’uomini trovansi ora iperbolicamente ammirati ora senza conoscimento di causa ridicolosamente biasimati. […] Ma la storia pronta a diradar ogni nebbia, gli avvertisce che le facili farse romanzesche e i mostri scenici non allettano che l’ultimo volgo, e dopo una vita efimera corrono a precipitarsi nell’abisso dell’obblìo; dovechè il Misantropo e l’Atalia ed i componimenti che ad essi si appressano, non solo sforzano alla per fine il pubblico a vergognarsi del primo giudizio, ma ricreano la parte più pura e illuminata della società che sono i dotti, e passano indi a’ posteri insieme con quelli che furono scritti ne la caverna di Salamina.

60. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo settimo »

Tra queste fiorirono principalmente la pittura nella pregievolissima scuola de’ Carracci, e la musica nelle tante accademie erette a fine di perfezionarla. […] L’anno 1601 si rappresentò ivi l’Euridice del Rinuccini, e poi di mano in mano altri drammi comparvero con poche volte interrotta cronologica serie fin quasi a’ nostri tempi. […] D’allora in poi quella città fu sempre uno de’ principali seggi del dramma, e qui si rappresentava colla pompa più illustre, massimamente nel Carnovale a fine di tirare a se l’oro de’ forestieri. […] Il principe Federico d’Olstein-Gottorp, in occasione di portarsi a Pietroburgo a fine di prender in moglie Anna Petrowna figliuola di Pietro, menò seco dodici bravi musici tedeschi, i quali fecero sentire per la prima volta a’ moscoviti un concerto in forma. […] Sebbene Pietro il Grande incominciasse dalla musica con lodevole divisamento la sua riforma, sapendo quanta influenza acquisti su un popolo non coltivato tutto ciò che parla immediatamente al sensi, non è tuttavia da commendarsi che siasi egli prevalso a cotal fine d’una musica straniera invece di perfezionare la nazionale.

61. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo primo »

[7] Delle tre cose accennate la musica non si propone se non due sole, come fine principale il commuovere, come subalterno il dipignere. […] Sarebbe dunque inutile anzi contrario al fine ch’ei si propone, l’assalire il cuore della sua amata con teoremi, o con principi tratti da una filosofia, che l’amore non riconosce. […] Non nella prima, imperocché quantunque l’opera debba parlare ai sensi, questo non è se non un fine secondario per arrivare al principale, il quale consiste nel penetrare addentro nel cuore, e intenerirlo. […] Essa è la rappresentazione sul teatro di qualche azione diretta al gran fine di giovar dilettando: utile dulci. […] Anche in quelle occasioni, nelle quali gli si comanda, o gii si permette di piegarsi all’uopo della musica, non debbe portare il comando o la licenza fino all’eccesso, ma fin là soltanto dove il richiede il fine propostosi.

62. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 536

Si sposò ad un parrucchiere della città, Brangis, che da lei stimolato, abbandonò il suo negozio per darsi al teatro, in cui riuscì mediocremente, e per formare poi una Compagnia discreta, in cui potesse la moglie mostrare tutte le sue attitudini a quell’arte alla quale fu chiamata fin da giovinetta.

63. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 174

La fine e pur frivola società di Corte bavarese, e soprattutti il giovine Max Emanuel, si stancò presto di quelle rozze rappresentazioni : la riapparizione di Treu e compagni sul teatro di Corte a Monaco ebbe per resultato la chiamata di comici stranieri : e questa volta furono italiani, venuti da Venezia sullo scorcio del 1689, e capitanati da Giovanni Nanini, che rappresentava in commedia la maschera del Dottore.

64. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 205

Passò poi il '24 a Napoli col Fabbrichesi, che lo condusse con sè a Trieste, poi, avanti la fine dell’anno lo rimandò a Napoli primo amoroso e primo uomo a sostituire con Mario Internari, stipendiato dal Fabbrichesi, l’attore insufficiente che copriva quel ruolo.

65. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo I. Origine della poesia drammatica. » pp. 2-7

Infuse la provvidenza nel cuore umano un affetto indagatore, che mosso dal bisogno, o dal comodo, o dal piacere, dovea menar l’uomo a formarsi un mondo civile, ad investigar le maraviglie e ’l magistero del naturale, ed a tentar d’internarsi fin anco ne’ segreti della divinità. […] Si avvezza dunque l’uomo fin dalla prima età, per senso più che per raziocinio, a fuggir quel dolore e quel male, e ad appetir quel piacere e quel bene. […] Fuori poi dell’Europa si trovano gli spettacoli teatrali da un lato nell’oriente fra’ cinesi fin da’ tempi remotissimi, e dall’altro nell’occidente fra’ peruviani ignoti a’ greci, agli etruschi, ed a tutto il resto del vecchio continente.

66. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 118-139

Baccini, e che riproduco in fine, taglia ogni discussione in proposito. […] La prima recita ebbe luogo il ventiquattro di novembre all’Hôtel de Bourgogne, ove le cose non andaron nè bene, nè male : e la Compagnia si trattenne a Parigi fino alla fine di luglio, recitando ora al Louvre per il Re, ora all’Hôtel de Bourgogne per il pubblico. […] Tessa pur stella a stella ; v’aggiunga e Luna e Sole ; s’affatichi pur Dio per far di novo il Ciel lucido, adorno ; ch’al fin con biasmo, e scorno, vana l’opra sarà, vano il sudore. […] Fuggi, deh, fuggi omai morbidezza terrena, caligine d’ onor, venen di fama, e peste al fin de l’ alma. Pensa, pensa, infelice, ch’ ogni alba ha sera, e ch’ ogni vita ha fine, a tuttora ella stando de la caducitate in su’ l confine.

67. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 215

Fin da giovinetto accudì al prosperoso commercio delle pelli, legatogli da un suo stretto parente.

68. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 769

Attore egregio e celebre capocomico, nacque a Venezia il 1776, e fin da giovinetto mostrò la più grande inclinazione al teatro.

69. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Mantoua li 16 Dicembre 1678. » pp. 127-128

r Antonio del denaro è non lo uoglia rimettere puole spedire il Padre Francesco doue io li ho scritto che non ui sarà pericolo, è questo sarà all’ hosteria di Cerese et l’ istesso Padre mi puol mandare auisare che anderò io in persona acciò sia sicuro à leuare il denaro che per uia denaro si cauerà fuori, La suplico per l’Amor di dio a far questa gratia acciò che possi fare le sante feste costì in Modena mentre per fine resto facendoli profondissima riuerenza. […] Egli si fe' portare il letto a una osteria, e di là non si partì che dopo speso fin l’ultimo quattrino in pranzi e cene da pazzo.

70. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 541

Vestri in Compagnia Nazionale, andò il Calabresi a sostituirlo con Vitaliani ; morto il Vestri, lo sostituì con la Marini, con cui restò cinque anni, e con cui si recò in compagnia di Francesco Garzes, dopo la tragica fine del quale andò socio e scritturato con Paladini e Zampieri, che abbandonerà la quaresima del ’97, scritturato pel nuovo triennio in Compagnia di Claudio Leigheb e Virginia Reiter.

71. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 627

Scritturato il Vestri con Fabbrichesi a Napoli, Angiolo Venier entrò nella Compagnia Blanes, con cui stette fin a tutto il '24 ; poi, solo, in quella di Mario Internari pel '25.

72. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 593

 » La giunonica dovizia delle forme, una fine intelligenza, e una non comune intuizione artistica, la innalzaron subito al ruolo di prima attrice nel quale esordì a Venezia in Compagnia Favi, diventando di punto in bianco una fra le più reputate artiste giovani, specialmente per la interpretazione gagliarda e inattesa della Trilogia di Dorina, commedia di Gerolamo Rovetta, la cui fiorente esistenza è a lei dovuta in gran parte.

73. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 731

A un famigliare del Duca, il conte Maresciano, scrisse da Orvieto il 2 ottobre 1694 al fine di ottenere il passaporto per sè e uno per tutta la sua Compagnia : il che fa credere esserne stato lui il conduttore.

74. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » p. 968

Con questa data, a un dipresso, concorderebbe la Ippolita, prima donna, rimasta fin qui sconosciuta, di cui è parola nella lettera del Buffetto Cantù (V.) e del Dottore Nelli (V.) e in altra di Giovanni Parenti del 1655 da Venezia al Duca, in cui dà notizie de’teatri di Venezia, e ne promette sulla Ippolita, richiesta, pare, dal Duca, per aggregarsi a’ suoi comici.

75. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 361

Federigo Augusto, l’amante dell’arte, che dopo la riconquista della Polonia aveva condotto a fine il disegno di una Corte splendida a Varsavia con opera e commedia italiana, volle anche a Dresda procurare un tal godimento ; e il 2 settembre del 1714 furono anticipati 4000 fiorini imperiali al Ristori, comico di S.

76. (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Della musica »

Suo principal fine è di annunziare in certo modo l’azione, di preparar l’uditore a ricevere quelle impressioni di affetto che risultano dal totale del dramma. […] Non tralasciò di scrupulosamente consultare in tutto questo l’indole della nostra lingua e il fine orecchio di molti gentiluomini, cosi nella poesia come nella musica esercitatissimi. […] Una delle più care usanze al dì d’oggi, sicura di levare nel teatro il maggior plauso collo più strepitoso batter di mani, è il far prova in un’aria di una voce e di un oboe, di una voce e di una tromba; e far tra loro seguire con varie botte e risposte una gara senza fine e quasi un duello sino all’ultimo fiato. […] E ad ottenere tal loro intendimento l’uscir bene spesso dalle righe, prodigalizzare i passaggi, ripeter le parole senza fine e intralciarle a loro piacimento, sono i tre principalissimi mezzi ch’ei mettono in opera. […] Attissima bensì ad accendere in esso noi qualunque si voglia passione è la melodia, la quale cammina sempre di un passo e di un tuono allo stesso fine.

77. (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Introduzione »

Niuna cosa nella formazione di essa fu lasciata indietro, niuno ingrediente, niun mezzo, onde arrivar si potesse al proposto fine. […] [Intro.2] E però non sarebbe maraviglia se cotesto ingegnoso ordigno, fatto di tanti pezzi com’egli è, non sempre rispondesse al fin suo, ancorché a ben unire e a congegnare insieme ogni suo pezzo, venisse posta da coloro che il governano tutta la diligenza e tutto lo studio.

78. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Mediolani 20 Iunii 1601. » pp. 242-244

r Conte de Fuentes, che uoglia dar loro licenza di poter recitar Comedie in Milano, finito c’ haueran di seruir qui à Modona, e pregandole da Nostro Signore felice fine d’ogni suo desiderio aspettano quanto prima la grazia, acciocche altra Compagnia non gli preuenga. […] S. felice fine d’ogni suo desiderio.

79. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 395-399

Limitiamoci a dar qui, come saggio, la interpretazione di quello concernente il natale di Angelo Lolli : A te Febo dà vita : e mortal fine nell’undecimo lustro indi t’offende ; e di Mercurio in dignità t’intende de la Terra a tracciar vario confine. […] Lolli, che è il 28 agosto del 1630 (non 1622, come s’è ritenuto fin qui erroneamente), a ore 18 e 24 minuti.

80. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo duodecimo »

[5] Che se nei suoni non vuolsi considerare la facoltà che hanno d’imitare, ma quella soltanto di agire fisicamente sui nostri nervi, anche a tal fine vedrassi la preferenza d’una cantilena, semplice sopra un’altra più lavorata e composta. […] Il solo mezzo atto ad ottener questo fine vien creduta la musica. […] Il costume in cui siamo fin dalla infanzia di non considerar nella musica che la semplice modificazione del suono secondo le leggi armoniche, ci fa restringer quest’arte in così brevi limiti. […] Tentiamo di rispondervi insistendo sui principi che ci hanno fin qui servito di scorta. […] In conseguenza gli autori o inventori delle note musicali contenti d’agevolare lo studio al solo fine che richiedevano le circostanze loro, non sospettaron neppure i cangiamenti che doveano col tempo sopraggiungere alla musica, e le novelle vie che aprir poteva in quest’arte lo sviluppo successivo del genio.

81. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 711-720

Si recò allora il Costantini a Verona, sua città natale, ma voglioso di ricomparir su quelle scene ove tante volte aveva coll’arte sua trionfato, si restituì alla fine del 1728 a Parigi ; e fu ricevuto come un vecchio camerata alla Comedia italiana, ove riapparve il 5 febbraio 1729 nella di cui si spogliò a un cenno di Momo. […] ) : Sur le portrait de Mézetin un homme d’un goût assez fin, lisant l’éloge qu’on lui donne d’être un si grand comédien que qui ne le voit, ne voit rien, et qu’on voit tout en sa personne, disoit : je ne vois pas qu’il soit si bon acteur ; il ne fait rien qui nous surprenne. […] [http://obvil.github.io/historiographie-theatre/images/rasi_comici-italiani-01-02_1897_img052.jpg] Pochi giorni dopo la rappresentazione di Arlequin Empereur, Angelo Costantini riprese la via di Verona, ove morì alla fine dello stesso anno 1729, lasciando a Parigi assai più creditori che ammiratori.

82. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo sesto »

La quale facoltà diviene in lui così dominante che qualora gli manchino oggetti reali su cui esercitarsi, s’inoltra persin nel mondo delle astrazioni a fine di trovarvi pascolo. […] A questo fine era lor d’uopo farsi creder dal volgo superiori agli altri nella scienza e nella possanza, ritrovando una tal arte che supponesse una segreta comunicazione tra il mondo invisibile e il nostro, e della quale essi ne fossero esclusivamente i possessori. […] E siccome per le cagioni esposte fin qui le favole e il maraviglioso erano, per così dire, l’anima di cosiffatti spettacoli a que’ tempi, perciò la musica ad essi congiunte fu creduta da tai cose esser inseparabile. […] E basta esaminar i pezzi di musica corica, ovvero a più voci, che ne rimangono de’ cinquecentisti per veder quanto allor fosse imbarazzata e difficile pei vizi mentovati di sopra nemici della energia musicale, e contrari al fine di quella facoltà divina. […] Tutto il romanzo non è che una scuola, dove gli uomini di mondo possono imparare le arti più studiate e più fine, onde gabbar le fanciulle ben educate.

83. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Avvertimento al lettore per la presente edizione »

Io senza inoltrarmi in così spinose ricerche ho cercato di far conoscere la rettorica e la filosofia dell’arte, quelle parti cioè le più trascurate dai moderni musici, ma le quali io giudico essere le più essenziali fra tutte, poiché c’insegnano l’uso che dee farsi de’ mezzi particolari ad ottenere nella maggior estensione possibile il fin generale.

84. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 253

Aveva sposato alla fine del giugno del 1720, nella chiesa di S.

85. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article »

tà V. inchinandomi, l’auguro per fine ogni maggiore prosperità.

86. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 866

 » Non par che il Goldoni accenni ad uomo fin allora sconosciuto ? 

87. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » p. 993

Arturo Garzes, che, se del fratello non ebbe il fine senso d’arte, ebbe una maggiore fecondità e conoscenza di teatro, scrisse in cotesto non breve periodo molti lavori, che ebber tutti, più o meno, lietissimo successo, quali : Maso, Stella, Chi sarà ?

88. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 56

Metto anch'io qui, come chiusa, il sonetto del Bartoli, che è alla fine del suo articolo.

89. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 624

Emilia Varini è donna di fine intelligenza artistica ; alla quale forse non sempre rispondono le qualità esteriori.

90. (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO PRIMO. Risorge in Italia nel secolo XVI la tragedia Greca, ed il teatro materiale degli antichi. » pp. 86-174

E come avrebbe la regina di loro madre potuto verisimilmente attendere il fine di una relazione circostanziata, piena com’ ella trovasi dell’orrore della sua perdita? […] Riconosce parimente il Conte Calepio nel Nino di questa favola un carattere sommamente idoneo al fine della tragedia. […] Udito in fine l’ ammazzamento di Dirce Nino freme, non respira che vendetta, minaccia la madre, invano volendo Simandio e Beleso farlo accorto della scelleraggine che vuol commettere. […] In fine nella 346 scritta al Signor Muzio Sforza a Venezia desidera che gli si mandi un esemplare della traduzione di Girolamo Moncelli del Cristo, avendo saputo di essersi stampata. […] Fioriva in Parma verso la fine del secolo l’Accademia degl’ Innominati, di cui era il Torelli uno de’ principali ornamenti.

91. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 278

Si venne a spiegazioni ; e chiarita la cosa, in fin di carnovale, il Coralli dovette, scornato, lasciar la Compagnia.

92. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 490

Rimase in quella Compagnia della quale era diventato il generico primario e il direttore tecnico, sino alla sua fine (1855).

93. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 938

Come saggio del suo stile, riferisco io pure il sonetto recitato da Tibaldello, che è alla fine della tragicommedia : Compito, amici, ho alfin l’alto disegno, Che formava fedel le vostre glorie.

94. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 572-573

., – in geniali caricature ; dove, se difetta la correttezza del disegno, è pur sempre un sentimento e uno spirito de' più vivi, non raggiunti fin qui.

95. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 629-630

Nato di padre orologiajo, non volle continuar l’arte paterna, e si diede al teatro, scritturandosi amoroso nella Compagnia Reale Sarda il 1827, al posto di Vincenzo Monti, nella quale stette fin oltre il '40.

96. (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO I » pp. 116-223

I cori di esse posti in musica da varj eccellenti maestri Napoletani si trovano stampati colle note musicali in fine di ciascun tomo. […] Seila è una sacra Ifigenia, il cui magnanimo carattere non si smentisce mai sino al fine. […] Ella intanto l’ascolta, ed al fine si sovviene del figlio. […] L’Aristodemo (si è detto ancora) non ha catastrofe, perchè già se ne prevede il fine. […] Nulla nelle sue favole rallenta l’azione, tutto va al fine, tutto tende ad inspirare spavento, e terrore.

97. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo III. La Poesia Drammatica nel Secolo XV fa maggiori progressi in Italia. In Francia cominciano i Misteri. » pp. 194-209

Egli é vero che quelle voci potrebbero far sospettare alquanto, che la tragedia fosse stata tutta, come ora l’opera drammatica, dal principio fino al fine posta in musica; ma potriano con interpretazione forse più fondata aver due altri significati, in ciascun de’ quali sparisce ogn’idea di opera. […] Verso la fine di quello secolo, cioé nel 1492 Carlo Verardi da Cesena, arcidiacono nella sua patria, e cameriere e segretario de’ brevi di Paolo II, di Sisto IV, d’Innocenzo VIII, e di Alessandro VI, compose ancora due drammi, che furono stampati e fatti solennemente rappresentare in Roma dal sopraccennato Cardinal Riario; l’uno in prosa latina (trattone l’argomento e ’l prologo che sono in versi giambici) sull’espugnazione di Granata, fatta dal re Ferdinando il Cattolico; e l’altro intitolato Fernandus servatus, ideato dal Verardi all’occasione dell’attentato di un sicario contra la persona del medesimo re Ferdinando, e poi disteso in versi esametri da Marcellino suo nipote. […] Nelle chiese si recitavano le farse sulle vite de santi, così ripiene di scurrilità che verso la fine del secolo ne furono per sempre escluse per un canone del concilio toledano tenuto nel 1473. […] Oltre alle suddette farse cominciarono gli alemani verso la fine del secolo a tradurre Terenzio. […] La Francia e l’Inghilterra per loro buona sorte fin dal secolo scorso godono di quello gran vantaggio ed onore che tanto influisce nella felicità degli stati.

98. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « PROLUSIONE ALLE LEZIONI DI POESIA RAPPRESENTATIVA DEL PROFESSORE PIETRO NAPOLI-SIGNORELLI. » pp. 203-226

Ma que’ versi profferiti o cantati altro alla fin fine non sono se non suono vano di parole incatenate e misurate, che sin dall’infanzia delle società si coltivarono anche da’ materiali Lapponi, da’ Negri, Indiani, Messicani, Irochesi, Caraibi ed Uroni. […] La Grecia che dal picciolo recinto del suo angusto territorio seppe dettar leggi d’umanità, di coltura e di dottrina a’ popoli più remoti, trafficando e rendendo altrui con usura i semi delle arti e delle scienze ricevute da Egizj, Caldei e Fenici, e da essa accresciute di numero, di estensione e d’intensità; la Grecia, dico, bisognosa di una bell’arte più confacente al dilicato e fine suo gusto, poteva arrestarsi all’invenzione de’ nudi versi? […] Comprese quella nazione pensatrice e di gusto sì fine, che la Scenica Poesia portata all’eccellenza è la scuola de’ costumi; che niun genere meglio e più rapidamente si comunica agli stranieri e meglio contribuisca alla gloria nazionale; che i poeti epici e lirici trattengono i pochi e i dotti, ma che i drammatici son fatti per tutti; che il legislatore può adoperarli per le proprie vedute; che la sapienza morale non disviluppa con successo felice i suoi precetti, se non quando è messa in azione sulla scena. […] Ignorate che ne’ tempi bassi, quando essi gemevano solto il ferreo giogo del più umiliante dispotismo, essa diede loro fin anche il grand’ esempio di vendicarsi in libertà?

99. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo II. La Poesia Drammatica a imitazione degli antichi rinasce in Italia nel Secolo XIV. » pp. 188-193

Si approssimava il secolo verso il fine, correndo l’anno 1380, allorché tra’ francesi cominciò il canto reale. […] I pag. 173 ec.) ha pubblicate tredici lettere latine scritte verso la fine di questo secolo, in una di esse parla di una sua tragedia, che avea scritta sopra la caduta di Antonio dalla scala, quando gli fu tolto il dominio di Verona, e ne reca egli medesimo alcuni versi che non ci fanno desiderar molto di vederne il rimanente.

100. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 602-604

Nullameno tali difetti saranno stati attenuati da una recitazione vivace, spiritosa, intonata, italiana ; e pare che Giovanna Casanova non amasse di seguire il consiglio di darsi alle parti di vecchia cattiva, poichè sino alla fine della sua vita artistica rappresentò le Rosaure, fedele al principio dominante dei ruoli stabili. […] È vero peccato che, per quante ricerche fatte, non siasi fin qui rinvenuto un ritratto di lei.

101. (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « L’EDITORE A CHI LEGGE » pp. -

Contiene la Parte II le Addizioni copiose fatte pel sesto volume e quanto serve a condurre la storia sino alla fine del 1797.

102. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 38

Sempre in Compagnia del Bazzigotti fu il carnovale del '70 in Ferrara, dove, scoperto alla fine, risolse di palesare il suo stato al Marchese Camillo Bevilacqua, coll’aiuto del quale potè ottenere la protezione del Cardinal Crescenzi, Legato di Ferrara, che inviollo a Roma a'piedi di papa Clemente XIV, dal quale ottenne la più ampia assoluzione di ogni sua colpa.

103. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 259

Fu parte integrante della Compagnia reale italiana del Vicerè condotta da Salvator Fabbrichesi, dalla sua instituzione (1807), fino all’anno della sua fine, che fu il 1815.

104. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 663

Vestri-Michelli Annetta, moglie del precedente, nata nel villaggio di Ajello presso Palmanova l’8 marzo 1840 da Nicolò Michelli e Anna Lamerz, e cresciuta, si può dire, in un ambiente drammatico (il patrigno nobile Carlo del Torso udinese era presidente del Teatro di Palmanova), ebbe fin da giovinetta il più grande trasporto alla scena, in cui fece non dubbie prove di buona riuscita coi dilettanti del paese.

105. (1732) Paragone della poesia tragica d’Italia con quella di Francia

Ma la favola del poeta greco è molto meno ordinata per lo proprio fine, che l’italiana. […] Li combattimenti interni delle persone senza ignoranza operanti sono per mio parere lodevoli massimamente nelle favole doppie, o di lieto fine, imperocché non avendo di mestieri di continuare sino alla fine, rimangono nella sua vigorosità sin che dura il lor corso, e l’ascoltatore riceve diletto e nella loro durevolezza e nella lor cessazione. […] La malvagità punita, tuttoché non necessaria, sarebbe soffribile in tragedia di lieto fine, ma in una di fin lugubre come è quella non può fare si non effetto nocivo, distraendo l’uditore in affetti diversi dalla pietà. […] Quegli che tra nostri ha meglio d’ogni altro rassomigliato la storia, omettendo solamente ciò che poteva pregiudicare al fin tragico, è l’abate Conti. […] Secondo il bergamasco già Omero e i tragici greci, così come Aristotele e Orazio, davano del fine della poesia questa interpretazione.

106. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « STORIA DE’ TEATRI. CONTINUAZIONE del Teatro Italiano del secolo XVI. e del Libro IV. — CAPO VII. Pastorali. » pp. 4-41

Mirabili sono fin anco i trascorsi del poeta, voglio dire alcuni pensieri più studiati, i quali per altro non sono in sì gran numero come suppongono alcuni critici accigliati. […] Benchè con passi assai disuguali e ben da lungi, seguirono le tracce luminose del Tasso e del Guarini varii altri poeti sino alla fine del secolo. […] Un pastorello di Candia ama una ninfa e credendola morta di veleno abbandona le patrie contrade, erra per dieci anni, e capita in fine nelle campagne della Toscana, do ve s’innamora d’Amarilli perchè rassomiglia all’estinta Licori. […] Non ebbe cori, ma solo cinque madrigaletti di ugual metro e numero di versi da cantarsi in ogni fine di atto. […] Fa altresì menzione il Manfredi di Enone boschereccia composta da Ferrante Gonzaga principe di Molfetta morto nel 1630, la quale era vicina a terminarsi nella fine del 1593.

107. (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO IV. Pastorali del Cinquecento. » pp. 267-294

Mirabili sono fin anco i trascorsi del poeta, voglio dire alcuni pensieri più studiati, i quali per altro non sono in sì gran numero come suppongono alcuni critici accigliati. […] Benchè con passi assai disuguali e ben da lungi, seguirono le tracce luminose del Tasso e del Guarini varj altri poeti sino alla fine del secolo. […] Un pastorello di Candia ama una ninfa e credendola morta di veleno abbandona le patrie contrade, erra per dieci anni e capita in fine nelle campagne della Toscana, dove s’innamora d’Amarilli perchè rassomiglia all’estinta Licori. […] Non ebbe cori, ma solo cinque madrigaletti di ugual metro e numero di versi da cantarsi in ogni fine di atto. […] Fa altresì menzione il Manfredi di Enone boschereccia composta da Ferrante Gonzaga principe di Molfetta morto nel 1630, la quale era vicina a terminarsi nella fine del 1593.

108. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO VI. La Drammatica oltre le Alpi nel XV secolo non oltrepassa le Farse e i Misteri. » pp. 186-200

Nelle chiese recitavansi farse sulle vite de’ santi così piene di scurrilità che sulla fine del secolo ne furono escluse per un canone del Concilio Toledano tenuto nel 1473. […] Oltre a questi giuochi cominciarono gli Alemani verso la fine del secolo a volgere gli sguardi alcun poco agli antichi e tradussero Terenzio. […] Tale è la storia teatrale dal risorgimento delle lettere sino alla fine del secolo XV.

109. (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO V. La Drammatica oltre le alpi nel XV secolo non eccede le Farse e i Misteri. » pp. 74-84

Nelle chiese recitavansi le farse sulle vite de’ santi così piene di scurrilità che sulla fine del secolo ne furono escluse per un canone del Concilio Toledano tenuto nel 1473. […] Oltre a questi giuochi cominciarono gli Alemanni verso la fine del secolo a volgere gli sguardi alcun poco agli antichi, e tradussero Terenzio. […] Tale è la storia teatrale dal risorgimento delle lettere sino alla fine del XV secolo.

110. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 506-512

Fin ch’ el Ciel me conserva e vita, e ose, Della vostra bontà v’ ho da lodar, E partindo, e tornando, qua, e lontana Sempre sarò la vostra serva Ircana. […] Suè, ranchè, v’arrabbiè, v’amalè, E al fin xe del Poeta la cassella. […] Luca in Venezia ; alle recite in Mantova nella primavera ; nell’ultima sera delle recite della primavera ; al fine dell’estate in Mantova ; nell’ultima sera di carnovale in Venezia, dopo la recita della Casa nova.

111. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 942

Ma alla fine, dovè anche lasciar Bologna, e cercar altrove un sostentamento a sè e a’suoi figli Camillo e Gertrude.

112. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 556-560

Nel 1618, alla fine, capitò a Parigi. […] Il Sand discorre di un tipo, esistito a Bologna fin oltre il 1850 e passato poi nel dominio delle marionette, che rappresentava un vecchio mercante di circa sessant’ anni, ignorante e orso, col nome di Tabarino, il quale soleva cominciar le frasi in italiano e finirle in dialetto bolognese. « Padre quasi sempre di Colombina e alleato del Dottore, egli era – dice – il Cassandro o il Pantalone bolognese.

113. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 724

Il Campardon dopo di aver detto ch’ella non fu mai in Francia, aggiunge che alla fine del secolo xvii e al principio del xviii, dirigeva una compagnia di comici che davan rappresentazioni nelle principali città d’Italia ; volendo forse alludere a quella Diana (V.) citata dal Bartoli, l’amante di Silvio che dal di lei nome fu detto Silvio della Diana.

114. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 74

Alla fine del carnovale del 1868 fu aggredito in Milano ; derubato dell’orologio e del portamonete, e minacciato di morte se avesse parlato.

115. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 472-473

Lo dice avvezzo a tramutar le voglie, Capace di tradir al par di Gano, Chi in lui s’affida il seme butta invano ; E sol miete per fin affanni e doglie.

116. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo secondo »

[5] Da tali differenze introdotte dal canto si scorge ancora quali proprietà si richieggano oltre le accennate di sopra in un linguaggio acconcio a tal fine. […] A conoscere quanta grazia aggiunga allo stile la sola inversione, quando si fa secondo i movimenti dell’armonia, basta osservare i periodi di Cicerone, l’inesprimibile bellezza de’ quali diverrà un suono rozzo e insignificante, un cadavero senz’anima soltantochè si cangino dall’ordine loro le parole, mettendo sul principio quelle, che sono al fine, ovvero sul fine quelle, ch’erano in principio. né avviene altrimenti nella lingua italiana. […] Ma dico bensì che la lingua che avrà il vantaggio della trasposizione farà in uguali circostanze progressi più sensibili nelle belle arti ora per la facilità maggiore d’accomodar le parole al sentimento, onde nasce l’evidenza dello stile: ora per la maggior attitudine a dipignere cagionata dal diverso giro, che può darsi alla frase, e dalla varietà, che da esso ne risulta, onde si sfugge la monotonia, e il troppo regolare andamento; ora schivando la cacofonia nel rincontro sgradevole delle vocali, o l’asprezza in quello delle consonanti inevitabili spesse fiate nelle lingue, che hanno sintassi sempre uniforme: ora questo medesimo accozzamento a bello studio cercando, come lo richiede la sostenutezza e gravità dell’oggetto: ora facendo opportuna scelta di quei suoni, che più alla mimetica armonia convengono: ora per la sospensione, che fa nascer nello spirito lo sviluppo successivo d’un pensiero, di cui non si sa il risultato sino alla fine del periodo. […] Quindi il pregio di soavità e di mollezza sopra gli altri popoli dato al canto italiano da Giovanni Diacono fin dal secolo ottavo dell’era cristiana, e quindi parimenti l’accusa d’effemminatezza intentata contro ai cantori italiani da Gregorio Sarisberiense, che fioriva verso il 1170. […] Le donne inoltre, dalle quali ogni civile socievolezza dipende, avendo per cagioni che non sono di questo luogo acquistata una influenza su i moderni costumi che mai non ebbero appresso gli antichi, giovarono al medesimo fine eziandio ora per l’agio, e morbidezza di vivere, che ispira il loro commercio, onde s’addolcì la guerresca ferocia di que’ secoli barbari: ora per l’innato piacere che le trasporta verso gli oggetti che parlano alla immaginazione ed al cuore: ora per lo studio di molte posto nelle belle lettere, e nelle arti più gentili, dal che nacque il desiderio d’imitarle ne’ letterati avidi di procacciarsi con questo mezzo la loro grazia, o la loro protezione, massimamente nel Cinquecento, secolo illustre quanto fosse altro mai per le donne italiane: ora per le fiamme che svegliano esse nei petti degli uomini, onde questi rivolgonsi poi a cantare la bellezza, e gli amori, piegando alla soavità lo stile, e la poesia.

117. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 619-638

E se, desiderosa di assurgere a somma altezza anche in quel genere, si diede con ogni studio e con ogni amore alla rappresentazione della Saffo e della Norma…. tragedie irte di difficoltà materiali, pur troppo ad esse più specialmente dovè la immatura sua fine. […] La squisita e fine interpretazione dei caratteri, la minuziosa analisi d’ogni profondo sentimento, aveva in lei una riproduttrice esatta e fedele. […] Di molte sentenze son esse ricche, in cui è la prova evidente che il Cecchini era un profondo e fine osservatore. […] Ma nel monologo, in cui Frittellino chiude il terzo atto della Flaminia Schiava, è ben descritta tutta la furfanteria e furberia del servo raggiratore ; e alla fine dell’Amico tradito Frittellino, presentandosi in scena esclama : « Eccovi, o Signori, il ritratto di tutte le scelleraggini, il compendio di tutte le furberie, e per dirvi tutto in una parola : eccovi Frittellino. […] È giunto al fine al chiaro nume accante Tosto s’inchina, el sacro fuoco honora Di latte solo, e poverello infiora Di rose il legno placido, e sonante.

118. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO V. La Drammatica nel secolo XV fa ulteriori progressi in Italia. » pp. 148-185

Potrebbero, è vero, tali voci indicare che la tragedia tutta si fosse cantata, a somiglianza delle moderne opere in musica dal principio sino al fine. […] Verso la fine del secolo, cioè nel 1492 Carlo Verardo da Cesena nato nel 1440 e morto nel 1500, che fu arcidiacono nella sua patria e cameriere e segretario de’ Brevi di Paolo II, di Sisto IV, d’Innocenzo VIII e di Alessandro VI, compose due drammi fatti rappresentare in Roma solennemente dal mentovato cardinal Riario. […] In fine di questa composizione si trova scritto: Acta ludis Romanis, Innocentio VIII in solio Petri sedente, anno a Nat. […] Ripeto quì dunque che le ariette del Notturno interruppero il recitativo del dramma, nè ciò fecero ne’ soli cori, ma nel corso dell’atto; ed aggiungo che ciò accadde verso la fine del XV, cioè a dire un secolo e mezzo prima del Cicognini. […] Errò poi quasi di un secolo il suo confratello Stefano Arteaga, dicendo che tal festa si diede verso la fine del 1400.

119. (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO IV. La drammatica nel secolo XV fa ulteriori progressi in Italia. » pp. 47-73

Potrebbero, è vero, tali voci indicare che la tragedia tutta si fosse cantata, a somiglianza delle moderne opere in musica dal principio sino al fine. […] Verso la fine del secolo, cioè nel 1492 Carlo Verardo da Cesena nato nel 1440 e morto nel 1500, che fu arcidiacono nella sua patria e cameriere e segretario de’ Brevi di Paolo II, di Sisto IV, d’Innocenzo VIII e di Alessandro VI, compose due drammi fatti rappresentare in Roma solennemente dal mentovato cardinal Riario. […] Vi si trova impresso il Fernandus servatus, la Historia Bætica, e una ballata in fine colle note musicali. […] In fine di questa composizione si trova scritto: Acta ludis Romanis, Innocentio VIII in solio Petri sedente, an. a Nat. […] Errò poi quasi di un secolo un altro odierno scrittore, che per giusti motivi ci astenghiamo di nominare, dicendo che tal festa si diede verso la fine del 1400.

120. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 811-

Il primo accenno alla vita vissuta dell’arte Eleonora Duse diede a Verona colla Giulietta di Shakspeare, palesando con una fine trovata di rose, che il Primoli artisticamente illustrò nel citato articolo (pagine 492-493), quella forza di osservazione che doveva trasportarla più tardi a sì alte sfere. […] E a queste lodi schiettissime faceva seguire schiettissime osservazioni, per le quali m’ebbi a fin di stagione dalla eletta artista il ritratto che qui riproduco, con dietro queste parole : A chi m’incoraggia – A chi mi dice il vero, correggendomi – A chi mi analizza…. – A chi conosco e ricordo come compagno d’arte – A persona che stimo. – E. […] [http://obvil.github.io/historiographie-theatre/images/rasi_comici-italiani-01-02_1897_img104.jpg] Fin che a ’l tradito che pur cerca oblio ne ’l segreto de ’l genio, a ’l saggio, a ’l buono, a l’uom che parla ne la notte a Dio, una voce comanda, alta, possente : — Non più per la rea femina perdono : uccidila, lo devi. […] fin che il demonio, stanco, non inventi altra cosa. […] E noi, grandissimi fin qui, nello slancio, nella spontaneità, nella esuberanza del sentimento, rimarremo almeno grandi poi nella virtuosità dell’espressione ?

121. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Discorso preliminare premesso alla prima edizione »

Come la regola loro di pensare e di vivere non è il sentimento ma l’uso, così non vanno al teatro a fine di risentire il piacevole incanto dell’arte drammatica, ma perché vi vanno gli altri soltanto. Adocchiare per esser adocchiati, aggirarsi da scioperati da palchetto in palchetto, scoprir nelle regioni della galanteria paesi non per anco tentati, spiar in aria di somma importanza i segreti movimenti d’Irene o di Nice verso Celadone o Silvandro, riempiere l’intervallo di quelle ore lunghissime con isquisita e deliziosa mormorazione, oppure col giuoco (quella occupazione insipida ritrovata dall’ozio, e dall’avarizia per consolar tante anime vuote, che non sanno che farsi della propria esistenza) ecco il fine, al quale rivolgono essi la grand’arte di Sofocle e di Menandro. […] Ciò che più converrebbe gustare, vale a dire la dilicatezza, il sentimento, l’immaginazione, la pittura forte de’ caratteri, il linguaggio fine delle passioni, tutto è per loro come se non esistesse. […] Se fosse quistione di scrivere per lo teatro, e non del teatro, l’uomo di gusto esser dovrebbe l’unico giudice, che se ne scegliesse, siccome quello, che avendo meglio d’ogni altro studiate le regole di piacere ad un pubblico illuminato, meglio d’ogni altro saprebbe additare que’ mezzi, che a così fatto fine conducono. […] Non dee solamente cercare sterili fatti, ma l’ordine e il congegnamento tra essi: dee usar di stile conveniente al soggetto, ma senza tralasciar le riflessioni opportune, e il colorito talvolta vivace: ora rispettar modestamente l’autorità, ora aver a tempo e luogo il coraggio di misurarla colla bilancia della ragione: quando apprezzar le particolarità, che servono ad illustrar l’argomento, quando troncarle allorché divengono oziose: dove avvicinar i secoli passati e presenti per rilevar col confronto i progressi delle arti, dove risalire fino ai principi a fine di rintracciar meglio l’origine della perfezione loro, o del loro decadimento.

122. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 347-348

Quando ad una interrogazione del Rettore esaminante rispose Roma dev’essere la Capitale d’Italia, il pubblico entusiasta si levò in piedi, agitando i fazzoletti, urlando e applaudendo : e il piccolo Benini tutto compreso dell’effetto artistico ch’egli aveva saputo produrre con quelle parole, giù a profondersi in riverenze senza fine.

123. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 985-986

Egli si poneva sulle carni sempre il cilicio, quando andava al Recitamento, ciò facendo a fine, che tal mortificazione gli fusse avegliatojo, per usar cautela di non dire alcuna oscenità, e di non cooperare a chiunque de’ Compagni ne dicesse.

124. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 665-666

Ella rivaleggiò con le maggiori artiste del suo tempo : a niuna seconda in nessun genere di parte, le superò tutte nella commedia, in cui, dice il Regli, era una potenza ; e aggiunge che : « Pamela nubile, Zelinda e Lindoro non ebbero più mai un’interpetre così fedele e così perfetta. » Ritiratasi dall’arte, andò a recitar co' filodrammatici a Vicenza, dove, a soli cinquantun’ anni trovò la più tragica fine. « Afflitta da molte sventure di famiglia, angosciata di cuore e alterata di mente, uscì di casa una mattina senza dire ove andasse, nè mai più fu veduta….

125. (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Della maniera del cantare e del recitare »

Ma lo starsi sempre in sul difficile è contra l’intendimento dell’arte; egli è un far divenir fine quello ch’essa adopera soltanto come un mezzo. […] Angelo, a cui i nostri virtuosi dan fuoco in sul fine dell’aria; e la cadenza, direm noi, ha da essere tratta dal cuore dell’aria, variare secondo la indole di quella, esserne quasi la perorazione e l’epilogo48. […] Certa cosa si è almeno che, rimessa la musica nel primiero suo stato, con grandissima attenzione e non meno di diletto verrebbe da noi ascoltata l’opera dal principio sino alla fine; ed ella imporrebbe agli spettatori uno imperioso silenzio.

126. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimoquarto »

S’è conseguito questo fine ultimo? […] Vengono proscritte dal buon senso tutte le cadenze eseguite nello stile di bravura, cioè quelle cadenze arbitrarie inventate all’unico fine di far brillare una voce accumulando senza disegno una serie prodigiosa di tuoni e raggirandosi con mille girigiri insignificanti. […] Dove questa fermata si fa non alla fine d’un periodo o d’una parola, come vorrebbe il buon senso e il richiederebbe l’inflessione patetica, ma in mezzo ad una parola o su una vocale staccata dalle altre? […] Allorché vado al teatro per tributarti un omaggio d’adorazione, io porto meco la non ignobil superbia esser uom ragionevole, e di voler conservare fin nell’esercizio della mia sensibilità i privilegi della mia natura. […] Oh qual fine politico e legislativo per cui i governi lo debban permettere!

127. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAPO II. Tragedie Italiane del XVI secolo. » pp. 28-131

E come avrebbe la regina di loro madre potuto verisimilmente attendere il fine di una relazione circostanziata, piena come ella trovasi dell’orrore della sua perdita? […] Riconosce parimente il conte di Calepio nel Nino di questa favola un carattere sommamente idoneo al fin della tragedia. […] Udito in fine l’ammazzamento di Dirce Nino freme, non respira che vendetta, minaccia la madre, invano volendo Simandio e Beleso farlo accorto della scelleraggine che medita. […] In fine nella 346 scritta al signor Muzio Sforza a Venezia desidera che gli si mandi un esemplare della traduzione di Girolamo Moncelli del Cristo, avendo saputo di essersi stampata. […] Fioriva in Parma verso la fine del secolo l’Accademia degl’Innominati, di cui era il Torelli uno de’ principali ornamenti.

128. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo decimoterzo »

La musica strumentale ricomincia a fine di dare alle parole tutta la varietà d’espressione ond’è suscettibile il sentimento finché termina la prima parte. […] Checché ne sia di ciò siamo pervenuti alla fine del nostro viaggio? […] A qual fine quelle fastidiosissime ripetizioni? […] [32] Ma ciò che non è conforme alla natura né alla ragione si è la ridicola usanza di quel da capo solito a mettersi nel fine delle arie. […] Nelle carte musicali non apparisce vestigio del da capo se non verso la fine del secolo scorso.

129. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO VI. Teatri Materiali. » pp. 357-365

Ma se si riguarda al fine principale delle sceniche rappresentazioni, essi riescono a tutt’altro opportuni che a godere di uno spettacolo destinato a commuovere per dilettare. […] Alterando al fine il sistema drammatico degli antichi si prese a tradurre ed imitar con furore il teatro spagnuolo, di cui si corressero alcuni difetti, si adottarono le stravaganze, e si perderono non poche bellezze.

130. (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO IV. Stato presente degli spettacoli teatrali. » pp. 293-299

se fin anco qualche elegante scrittore prende di simil genere bastardo il patrocinio, e certi fogli periodici che in lui sol giurano alla cieca, ne comunicano le opinioni di ogni maniera a coloro che studiano la letteratura nelle gazzette? […] Quella non curanza e quella desolazione a cui trovansi negli scrigni de’ loro per altro rispettabili autori condannate le Danaidi ed apparentemente i Meleagri, senza la quale l’Italia correrebbe rischio di piombare irreparabilmente fin anco in braccio a i Silfi ed alle Barbe torchine.

131. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 732-736

Nella raccolta di Torino 1807, aumentata dal figlio, figura fin anco il sonetto per la Malloni (V.) di Fra Ciro di Pers Celia e Maria, voi siete mare e cielo, un de' più begli esempj di achillinismo, che in bocca di Brighella avrà destato il risolino di compiacenza, Dio sa di quante svenevoli ascoltatrici. […] La sua fine fu delle più misere.

132. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo IV. Teatro Italiano nel Secolo XVIII » pp. 316-354

L’autore volle ricondurre nelle tragedie i cori nella fine degli atti per riunire alla rappresentazione tragica quella forte di musica che le conviene; ma i commedianti schivano le spese, e non le rappresentano. […] Tutte le opere che io ne ho vedute, senza eccettuarne l’istesso Turno Aricino condannato da’ principi latini confederati con Tarquinio il Superbo, sono di lieto fine. […] Il Cinna é una tragedia, la quale ha per fine di commuovere lo Spettatore: il Tito é un’Opera, che ha per oggetto di commuoverlo e di appagarne l’occhio. […] La critica, qualor avrà per suo principal fine l’avanzamento delle lettere, e il far argine al cattivo gusto e al torrente de’ pregiudizi, sarà sempre laudevole, anzi necessarissima. […] Speriamo per tanto, che il nostro Piccini chiamato l’anno scorso a Parigi voglia colla bella musica italiana cagionare alla fin fine una totale rivoluzione nel sensorio di que’ mal organizzati gaulesi che ridicolosamente contendono di preminenza anche in quest’arte cogl’italiani.

133. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 501-502

Ne tornò alla fine del ’91 per entrar nella Compagnia d’ Italia Vitaliani con la quale stette un triennio, e dalla quale si tolse per far parte sino alla quaresima del ’97 della Compagnia Pasta-Di Lorenzo, in qualità di primo attore a vicenda coll’ egregio suo capocomico.

134. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 588

ma a darne tal licenza poi che non lo fo per meterli un altro portinaro ma solo quello che la Compagnia comanda poi che uengo per seruire e non per comandare la suplico di subita risposta e con tal fine li bacio vmilmente la sacra Veste di roma el dì 16 genaro 1647.

135. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO I. Teatro Inglese. » pp. 189-231

Sventuratamente questi difetti ne menano al fine dell’azione senza interesse e con molta lentezza, e ne riempiono tutte le pause. […] Egli s’ ingannava sul fine e sull’effetto delle rappresentazioni sceniche. […] Garrick in fine tirò a se tutti i voti e sopraffece l’ emolo. […] L’attrice che rappresentò la parte di Polly, che si chiamava Miss Fenton, divenne la delizia di Londra; se ne scrisse la vita, se ne lodarono i bei motti, se ne fecero i ritratti, ed in fine sposò pubblicamente il duca di Bulton uno de’ primi signori Inglesi. […] E vanno poi i critici spigolistri ciechi ammiratori fin anco delle straniere frascherie rimproverando a’ tragichi Italiani del XVI secolo gli ornamenti epici e lirici!

136. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo VI. Teatro inglese, alemano, e spagnuolo del medesimo nostro secolo. » pp. 389-417

La regina Elisabetta che l’amava, e che volle fin anche spirare con un concerto di musica, fece fare a quell’arte qualche progresso maggiore, prendendone in parte il gusto dall’Italia, dove fioriva. […] Il solo teatro era tuttavia fino alla fine del 1730 in preda all’Arlecchino, e ai gran drammi politici ed eroici. […] Il censore non ricordossi, che il monaco Gonsalvo di Berceo, di cui esistono tante poesie sacre, avea usato questo verso in Ispagna fin dal secolo XIII; che il re D. […] VIII pag. 416. seqq., il quale in fine dice: «M.  […] Veggasi l’Année littéraire 1772 n° 9, ed ivi troverassi una picciola analisi di questo dramma, nel fine della quale M. 

137. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO I. Vuoto della Storia Teatrale nell’età mezzana. » pp. 57-79

Ausonio ha conservata memoria di certo Assio Paolo retore che fioriva verso la fine del IV secolo e coltivava più di un genere poetico oltre della storia. […] Taluno la credette della fine del secolo VI, benchè lo stile sia di un gusto differente. […] Uno squarcio di essa però merita riflessione, e pare che la faccia ascendere sino alla fine del I secolo, mentovandovisi i Gaulesi della Loira, i quali scrivevano su gli ossi le sentenze di morte pronunziate sotto le querce: Habeo (vi si dice) quod exoptas; vade, ad Ligerim vivito. […] La Sicilia fin dal IV secolo ebbe in costume d’inviare a Roma gli artefici di scena che produceva, essendovi spesso chiamatic.

138. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 17

La commedia piacque bastantemente ; e mio padre che rappresentava la parte di un uomo flemmatico, diverti l’uditorio e fu anche applaudito ; ma, lo ripeto, egli era malaticcio ; e, benchè si vedesse in lui l’avanzo di un grande artista, io mi accorsi che non era più in caso di sostenere un posto principale al Teatro de’Fiorentini, e fin d’allora pensai di farlo ritirar dal teatro e procurargli una vita tranquilla in famiglia.

139. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 25-26

Ella tentò di schermirsi, non credendo, nè alcuno lo credeva in compagnia, di poter colle sue tenui corde arrivare a tanto : ma con inaudita sorpresa trascinò il pubblico all’entusiasmo, riducendo la parte a’suoi mezzi con sapere profondo e con fine discernimento d’arte.

140. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 343

Sorpreso e stupefatto il marito per tanta audacia e tanta viltà scoperte improvvisamente in chi fin allora egli ebbe in concetto di sant’ uomo, pensò bene di affrontare il detto Gazotti e dirgli intero l’animo suo.

141. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 549

Fortunatamente s’arrivò alla fine del ’49 ; e i teatri, a Torino, davan da vivere a tutti.

142. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 649-650

Quando, alla fine del quarto atto il pubblico plaudente la volle salutare cinque volte alla ribalta, il pubblico si rammentò che era suonata mezzanotte, altrimenti avrebbe durato ad applaudire un’altra mezz’ora.

143. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 797-798

Entrato a diciassette anni nella filodrammatica italiana, ebbe per direttrice la Carolina Fabbretti-Giardini, che lo avviò con amore a quell’arte, a cui si sentì fin da bimbo trascinato.

144. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » p. 992

Ripreso nel settembre il suo posto, chiese e ottenne lo scioglimento dalla compagnia, e restò l’ultimo anno in riposo, vagheggiando l’idea di quella grande compagnia drammatica, dagli allestimenti scenici non più veduti, che doveva sì presto condurlo a miseranda fine.

145. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » p. 1023

Quarto, non volendo in fine la Sig.

146. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Dato in Modena dal Nostro Ducal Palazzo questo di 16 xmbre 1753. » p. 72

Si mantenne viva nei repertori del tempo una sua commedia, intitolata La Maga avvocato, che aveva in fine il seguente sonetto : Diede natura all’uom sul proprio Core un assoluto, indipendente impero.

147. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO I. Teatro Francese Tragico. » pp. 4-111

E contro questo eccesso non si espone utilmente l’infelice fine di Zaira? […] Così quest’enciclopedista, al contrario di ogni altro, perdeva coll’esercizio; e forse disingannato al fine abbandonò un genere a’ suoi talenti inaccessibile. […] La sua favola è posta in mezzo a due baluardi istorici, cioè a una prefazione e ad alcune note stampate nel fine. […] Due de’ tre Inquisitori di stato nemici per interessi di famiglia, Contarini e Capello, per por fine alla loro nimistà, conchiudono che Capello prenderà in isposa Bianca unica prole di Contarini. […] L’autore si approfittò della giudiziosa avvertenza, e rendette alla favola il fine tragico, e così comparve sulle scene e per le stampe.

148. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « NOTE DI D. CARLO VESPASIANO. » pp. 301-306

Amaduzzi Discorso filosofico sul fine e sull’utilità delle Accademie) la sua casa e le sue sostanze per essa consacrò, e di Museo, di Biblioteca e d’Orto Botanico generosamente l’arricchì. […] Del Buonarrotti il giovane e de’ di lui drammi leggasi quanto ne dice il conte Mazzucchelli, a cui si può aggiugnere il giudizio, che della Tancia portò il Nisieli in questa guisa: Ridicolosa, accomodata e ingegnosissima invenzione mi par quella dell’ autor della Tancia commedia, ove per cori all’usanza delle antichissime commedie de’ Greci, inventò alcuni intermedj nel fine d’ogni atto, i quali contengono fragnolatori, uccellatori, pescatori, e mietitori, tutte persone opportunissime alla scena, e convenevolissime al subjetto rusticano.

149. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 639-643

Il suo vero nome era quello di Orsola, ma del suo cognome non ci è pervenuta alcuna notizia. » E in una noterella che è alla fine dell’opera, aggiunge : « Alla pagina 227, quella Flaminia, deve essere conosciuta per Orsola Cecchini, moglie di Pier Maria Cecchini, come abbiamo veduto chiaramente da un libro manoscritto favoritoci dal sig. […] Bernardino Sessa, che sta in fine delle rime di Scipione de’Signori della Cella, da lui pubblicate in Milano, e due di Girolamo Graziani, il noto autore del poema Il conquisto di Granata.

150. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 617-622

Annotazione Narra Homero nel fine del decimo nono dell’Odissea il sonno hauer due porte, l’vna d’Auorio, l’altra di Corno, per la porta d’Auorio passano i sogni falsi, per quella di Corno i veri. […] Tu Dio lieto, e benigno, Polinnio, & Afrodite Talmente insieme annoda, Che influsso empio e maligno, O rio voler non goda Vederli vnqua disciolti, Nè mai Discordia, o lite, De le lor dolci vite Turbi il tranquillo ; o'l bel seren de i volti ; Ma amor e pace scorte Sian del vital lor corso in fin a morte.

151. (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Del teatro »

Del teatro [6.1] Fin qui delle varie parti che forman l’opera, le quali hanno tutte non picciolo bisogno di correzione e di riforma. […] [Dalla cagione medesima pur nacque che, essendo occorso in questi ultimi tempi di dover construire alcun nuovo teatro, volesse l’architettura, quasi non badando all’uso ed al fine, far pompa delle sfoggiatezze dell’arte sua. […] Poiché, così adoperando, si andrebbe contro a un fine principalissimo a cui nel porre il teatro si dee aver l’occhio dall’architetto; e ciò è ch’esso riesca sonoro e tale, che le voci de’ cantanti vi spicchino il più che è possibile, e sieno a un tempo melodiose e grate a chi ode.

152. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO VII. Opera musicale nazionale ed italiana. » pp. 195-212

Aggiungiamo solo alla sfuggita che tutte le arie sono stentate, inarmoniche, difettose nella sintassi, e contrarie o distanti dal pensiero del recitativo; che si trova in quest’atto secondo uguale ignoranza delle favole, ed invenzioni Omeriche, e degli antichi tragici; che Briseida augura ipocritamente ad Achille che giunga à gozar del amor de su Ifigenia; ignorando che la sacrificata figlia di Agamennone per miracolo di Diana ignoto a’ Greci si trova viva trasportata nel tempio della Tauride; che l’istessa Briseida la prega di volersi intenerire, y no qual fuerte hierro à tu Briseida aniquiles, abrases y consumas; colle quali parole attribuisce al ferro che non è rovente, le proprietà del fuoco di annichilare, bruciare, consumare; che Achille vuole che gli augelli loquaci siano muti testimoni, los pajaros parleros sean mudos testigos  che lo stesso Achille dice di avere appreso da Ulisse â despreciar la voz de las sirenas, la qual cosa dimostra di possedere uno spirito profetico, perchè Ulisse si seppe preservare dalle sirene dopo la morte di Achille e la distruzione di Troja; che l’istesso Achille pure profeticamente indovina che l’uccisore di Patroclo sia stato Ettore, perchè nel dramma del La Cruz niuno glie l’ha detto; che Agamennone dice ad Achille che vedrà al campo il corpo di Patroclo pasto fatal de las voraces fieras, bugia che contraddice al racconto di Omero che lo fa venire in potere de’ Mirmidoni; nè poi Achille potrebbe mai vedere una cosa già seguita, purchè le fiere a di lui riguardo non vogliano gentilmente differire di manicarselo sino al di lui arrivo; in fine che La Cruz dovrebbe informarci perchè Briseida di Lirnesso, cioè Frigia di nazione mostri tanto odio contro le proprie contrade a segno di desiderarne l’annientamento anche a costo di dover ella rimaner priva di Achille? […] In una di esse si personificarono ed introdussero a confabulare le due statue di Apollo e Cibele, e fin anco l’istesso Passeggio del Prado; in un’ altra si personificò la Cazuela e la Tertulia, due palchettoni de’ teatria. […] Nel teatro detto de los Caños del Peràl di Madrid fin dal 1730 si rappresentarono opere comiche, ma dopo alquanti anni vi si recitarono commedie spagnuole, le quali erano pur cessate nel 1765 quando io giunsi in Madrid.

153. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo VI. Spettacoli Scenici Spagnuoli nel medesimo Secolo XVI. » pp. 252-267

Ho bensì vedute le poesie di Bartolommeo Naarro di Torres intitolate Propaladia, la cui lettura fin dal 1520, quando se ne fece in Siviglia la prima edizione, fu proibita in Ispagna sino al 1573 quando si ristampò. […] E’ chiaro: quando domanda il servo, la commedia incominciava, e per farla continuare, Floristan dovea risponder di sì; e l’eremita domanda verso la fine, e se gli risponde di no, perché la commedia dovea terminare. […] Ecco come egli stesso il dipinge a’ suoi contemporanei per discolparsi, e niuno di essi, né i successori hanno potuto tacciarlo di mentitore: ……………………… Hallè que las Comedias Esteban en España en a quel tiempo, No como fus primeros Inventores Pensaron que en el Mundo se escribieran, Mas como las trataron muchos Barbaros, Que enseñaron el Vulgo à sus rudezas; Y affi se introduxeron de tal modo, Que quien con arte agora las escribe, Muere fin fama y galardòn. […] Io son d’avviso che gli autos mettono capo nelle farse religiose, ne’ misteri, vangeli, nelle passioni, vite di santi e simili cose recitate per la penisola nelle chiese, donde furono escluse nella fine dei XV secolo per decreto del concilio di sopra riferito.

154. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « STORIA DE’ TEATRI. CONTINUAZIONE del Teatro Latino e del Libro II — CAPO V » pp. 4-31

La caterva introdotta nella Cistellaria di Plauto, e il grex che trovasi nell’Asinaria, ne’ Cattivi, nella Casina, nell’Epidico e nelle Bacchidi del medesimo, altro non sono che il corpo o coro intero degli attori, il quale con pochissimi versi nella fine prende commiato dall’uditorioa. […] Altri non divulgati trovansene in fine di un codice del Capitolo Veronese, alcuni de’ quali sono riferiti dal marchese Maffei nel suo trattatino de’ Teatri: Vincere est honestum, opprimere acerbum, sed pulchrum ignoscere. […] Minuzio Felice nel terzo secolo dell’era Cristiana de’ Mimi dice in fine del suo Ottavio: In scenis etiam non minor furor, turpitudo prolixior, nunc enim mimus vel exponit adulteria vel monstrat, nunc enervis histrio amorem dum fingit, infligit. […] L’arte al fine altro non è che una vivace rappresentazione che unita acconciamente alla poesia drammatica serve ad animarla.

155. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — [Dedica] »

Ma dopo qualche lavoro intrapreso ad ottener un tal fine, mi ritrovai per mancanza degli opportuni letterari sussidi, come il Dedalo della favola allorché adagiava le piume sugli omeri del figlio «Bis conatus eram… Bis patriae cecidere manus.»

156. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 4

Ma alla fine, costrettovi da Pantalone e dal Capitano, acconsente, esclamando : « ho dunque preso moglie per il servizio del pubblico ! 

157. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 235-236

I, 33-1131) della Riccardiana di Firenze, trovasi aggiunto in fine questo sonetto (gentilmente comunicatomi dal bibliotecario Sig.

158. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 940

De’ figliuoli di Cesare rimaso in Vita il solo Michelagnolo, attese alla pittura, ma con poco profitto, perciocchè poco curandosi del Padre, e del Zio, si diede con una brigata di Amici a rappresentar Commedie all’ Improviso, facendo per altro egregiamente la parte del Pulcinella, avendola fin dalla fanciullezza appresa dal famoso Andrea Calcese, altrimenti detto Andrea Ciuccio, e poscia da Ciccio Baldo, che fu Maestro di Mattia Barra, il qual Ciccio Baldo gli regalò una maschera di Pulcinella, ch’era stata del mentovato Andrea.

159. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 254

Firmò alla fine dell’ '81 un contratto con cui gli si accordava di poter occupare con la sua Comica Compagnia un Teatro della Dominante per dieci anni di seguito e nelle stagioni di autunno e carnovale.

160. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 479

Ora egli sta preparando la Storia del teatro contemporaneo, di cui è già a stampa la prefazione, e un Libro di memorie ; e io e quanti aman l’arte con me auguriamo all’egregio uomo di condurre a fine le due opere che saran certo dei più preziosi contributi alla storia della nostra scena di prosa.

161. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 686-687

, dall’ Anonimo in difesa della professione del Saltimbanco coll’ aggiunta in fine d’un Tesoro di segreti utili, e dilettevoli a qualsivoglia stato di persone.

162. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO PRIMO. Origine della Poesia Drammatica. » pp. 2-11

I Tarantini quando alla peggio oltraggiarono l’armata Romana che navigava a forza di remi avanti la loro città, non aveano, al dir di Floro a, piena notizia de’ Romani, ignorando anzi fin anche donde venissero, e pure già quegli aveano non picciolo impero in Italia. […] Fuori poi dell’Europa si trovano gli spettacoli teatrali da un lato nel l’Oriente fra’ Cinesi fin da’ più remoti tempi, e dall’altro nel l’Occidente fra’ Peruviani ignoti a’ Greci, agli Etrusci, e a tutto il resto del vecchio continente.

163. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO PRIMO. Origine della Poesia Drammatica. » pp. 2-9

Infuse la Provvidenza nel cuore umano un affetto indagatore che mosso dal bisogno o dal comodo o dal piacere dovea condurre l’uomo a formarsi un mondo civile, a investigar le maraviglie e il magistero del naturale, e a tentare d’ internarsi fin anco ne’ segreti della divinità. […] I Tarantini quando alla peggio oltraggiarono l’armata Romana che navigava a forza di remi avanti la loro città, non avevano, al dir di Floro15, piena notizia de’ Romani, ignorando anzi fin anche donde venissero, e pure già questi aveano non picciolo impero in Italia.

164. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — (Ferdinando Martini, Al teatro. Firenze, Bemporad, 1895). » pp. 78-82

. – Narra il Colomberti che la società iniziò il corso delle sue recite, non solamente senza alcun corredo di scena, ma senza fin anco il libro della commedia che fu per buona ventura trovato sur un banchetto. […] Tra'versi dettati in suo onore, del Pezzòli nella Galleria dei più rinomati attori drammatici italiani, del Vico nell’opera del Costetti, ecc., scelgo il principio e la fine del sermone di Giuseppe Barbieri, Il Teatro, a lei dedicato, che è men facile a trovarsi : …………… Pochi nel genial comico ludo surgono ad alta meta insigni attori ; e Tu forse nel tragico lamento unica sei, che l’anime distempri d’ineffabil dolcezza ; e ben Tu fosti a miracol mostrar, di Ciel venuta, soavissima Venere del pianto.

165. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi [3e éd.]. Tomo X, parte 2 pp. 2-245

Il Ladislao termina lietamente ; dunque le fisedie debbono aver lieto fine per la legge XIV. […] In somma per vedere fin dove giunge il loro delirio, hanno tolto il nome sino ai cani. » « Epid. […] L’azione va al suo fine, malgrado di qualche ripetizione, e qualche scena inutile. […] Elvira al fine cede e mostra di determinarsi ad Adallano. […] In fine segue una scena inutile di ciarle con Selinda !

166. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 841-848

Bartoli insieme alla proposta, adoperando le stesse parole a ogni fin di verso : Tu, che godi felice i lauri e l’onda, che di Parnasso i lieti Campi irriga qual desir nuovo la tua mente instiga di far prima in virtù chi t’è seconda ? […] Quivi per fin ch’ebbe duo segni il sole Passati (e fur il Sagittario, e l’altro Che gli è freddo vicin) parco men vissi. […] Sigismondo ben tu, ch’ultimo fine Rimaso se’ di mie speranze incerte Scherzi : ma non giamai qual tua sorella ; Cui freschissime rose in calde brine Date dal ciel, divine Fean sue sembianze ; e non vegg’io chi merte A par di lei in sua innocenza bella.

167. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 881-887

Delle vicende artistiche del Fidenzi poco possiam dire, per la scarsezza dei documenti fin qui trovati ; ma due lettere di lui che esiston nell’Archivio di Modena, qui riferisco per intero come quelle che ci dànno, se non molte, curiose notizie del nostro artista. […] Il Brighella è rimasto fin qui ignoto. […] Bagolino è rimasto fin qui ignoto.

168. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 484-498

Alla fine del febbrajo '83 in Inghilterra e in Iscozia ; l’inverno in Sicilia. La primavera dell’ '85 in Ukrania ; alla fine dell’anno, per la quarta volta, nell’America del Nord con una compagnia inglese, prima a New-York, poi a San Francisco di California, poi di nuovo a New-York, Filadelfia, Boston, recitandovi l’Otello con l’illustre Edwin Booth, Jago. […] Ma nella gran metamorfosi artistica, Paolo ed Oreste ebber, si può dire, la peggio : Lanciotto, entrato fin allora nel criterio del pubblico con veste di odioso tiranno, fu, da allora, il più amabile e commiserabile de'personaggi della Francesca ; e il piccolo Pilade doventò un colosso di parte.

169. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo terzo »

L’uso dell’organo introdotto in Roma assai prima, obbliato per qualche secolo, e poi rinovato verso la fine del secol nono accrebbe gran lustro alla musica ecclesiastica. […] Unicamente occupato nel procurar all’uomo la felicità eterna, per cui la vita temporale non è che un breve e fuggitivo passaggio, raccomanda la pratica delle virtù, che a tal fine conducono. […] Giova fermarsi alquanto sopra di essi per conoscere i vari costumi de’ secoli, e fin dove possa giugner l’abuso che fa talvolta l’uomo degli oggetti più rispettabili. […] Il liquore della saviezza è troppo forte, noi siamo dei vasi troppo gracili per contenerlo, e però fa di mestieri dar un pò d’aria a cotesto vino a fine di scemarne il vigore, perché non si renda nuocevole, come fanno i cantinieri nelle cantine.» […] Il Quadrio fa menzione d’un altro intitolato il Costantino, dove si leggeva una pistola di San Paolo, e alla fine si cantava il Te Deum.

170. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo nono »

Di ciò ne può far fede l’uso ch’egli aveva prima di mettersi a comporre di leggere e meditare un qualche sonetto di quel poeta a fine di riscaldar il suo ingegno alle pure fiamme di quel platonico e sublime amatore88. […] L’arte del maestro e del sonatore altro non è infine che un linguaggio imperfetto, col quale non s’arriva a esprimere se non troppo rimotamente ciò che si vuole, laddove il canto è la più compita e più interessante imitazione che le belle arti possano proporsi per fine. […] La pittura e la scoltura si fermano imitando, a così dire, nella scorza dell’uomo; il canto penetra fin nell’anima, l’avverte della sua esistenza, ne risveglia la sua attività, e ne dipinge le sue modificazioni più intime. […] Ma gli empori più illustri del canto sul fine del Seicento furono Napoli e Bologna. […] [18] Il primo fu Baldassarre Ferri perugino, creato poi cavaliere, che imparò la musica in Napoli e in Roma verso la fine dello scorso secolo, e in gloria del quale benché morto in fresca età si conservano tuttora varie raccolte di poesie, produzioni dell’entusiasmo che ovunque eccitava quel sorprendente cantore.

171. (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « AVVISO. » pp. 310-312

Si vuol dunque in prima apporre in fine del capo I alla pagina 31 di questo tomo, dopo le parole curiosamente si rintracciano, la seguente nota: (1) Con singolar nostro compiacimento vediamo che il chiar. cavalier Tiraboschi nelle sue addizioni al tomo IV pag. 343 siasi mostrato egli stesso propenso a reputar drammatiche ed animate con parole le rappresentazioni del secolo XIII della Compagnia del Gonfalone, ed altre simili.

172. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 152-154

A sciogliere la lite di precedenza fra esse, appariscono Apollo nel suo Parnasso coi Poeti ed Aristotele, il quale le affida a Felsina sovraggiunta sopra un carro trionfale, acciocchè essa decida del merito di ciascuna ; la quale dando termine a questa introduzione, così favella : Pregiate Donne, se alla vostra lite Sorta sol per aver la precedenza Delle vostre virtù rare, infinite, Bramate fine impor con gran prudenza : Meco omai, che son Felsina, venite Che m’offero condurvi alla presenza De'saggi figli miei, da'quali avrete Giudizio, onde contente alfin sarete.

173. (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO I. Tragedie. » pp. 4-67

Ciò può nuocere alla verità, all’ illusione, al fine tragico. […] Risolvono al fine di uccidersi fra loro, e poi si vede il tempio e la città incendiata. […] Oggi si esige che l’azione inevitabilmente si avanzi al suo fine o in iscena o fuori di essa. […] Dopo che il re ha disposto il bando di Rachele verso la fine dell’atto I. […] L’esecuzione reale lascia il fatto com’ è: la teatrale l’accomoda al fine.

174. (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Commento »

[commento_2.3] Didone…Cleonice: allusione alla tragica fine della Didone abbandonata (1724) e al lieto fine con cui si conclude, tramite il riconoscimento di una diversa identità del protagonista, il Demetrio (1732) di Metastasio. […] cadenza: con cadenza nelle arie si indica non solo la conclusione del brano, ma anche il lungo inciso solistico e virtuosistico inserito alla fine dell’aria. […] , allievo di Bibiena, incisore, pittore e scenografo raccolse, apparentemente travisadone il valore, diverse opere di Bibiena, come anche Pietro Giovanni Abbati, altro allievo del Bibiena, attivo a Parma tra la fine del XVII e la prima metà del XVIII secolo, autore di Varie opere di prospettiva inv. da F.  […] xv, «Dei caratteri della tragedia»: «Un esempio di perversità di carattere… di carattere incoerente ce lo dà Ifigenia in Aulide, perché la donna che supplica non assomiglia per niente a quella che vuole morire alla fine del dramma.»

175. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO V. Tragedia Francese nel secolo XVIII. » pp. 75-133

Alfonso ed Inès ne hanno uno particolare non pur diverso ma opposto che solo nel fine si ricongiunge. […] e contro quest’eccesso non si espone utilmente l’infelice fine di Zaira? […] Così quest’enciclopedista, al contrario di ogni altro scrittore, perdeva coll’ esercizio; e forse disingannato al fine abbandonò un genere a’ suoi talenti inaccessibile. […] La sua favola è posta in mezzo a due baluardi istorici, cioè a una prefazione e ad alcune note nel fine. […] “A questo spettacolo (dicesi in fine) il duca di Nemours che sentiva commuoversi e credeva necessario il rigore, fe un segno e le due teste caddero a’ piedi suoi.

176. (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE II — LIBRO X ed ultimo » pp. 161-344

Al fine chiamata viene alla sua presenza colla più tormentosa ripugnanza. […] Queste continue mode, queste eterne novità obbligano gli uomini alla fine a vendere i loro effetti per contentar le loro belle” ec. […] L’azione va al suo fine, malgrado di alcune scene di ripetizioni appena in qualche circostanza variate. […] che fin anco il Pagano l’ha impiastricciata pochi anni fa nel suo Gerbino. […] In fine dell’artic.

177. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XIII. » pp. 182-206

Questo solo in quanto avete detto è vero; nati sono i Poeti Scenici a dilettare ed instruire il Popolo, come dice Orazio; ed a tal fine si danno varie instruzioni intorno al buon gusto, che dee regolarli, se ne compongono tanti, come per saggi, per giugnere a quel punto di perfezione necessario, e se ne tessono Istorie ragionate, che con un colpo d’occhio espongano gli sforzi fatti dagli antepassati per conseguire fine sì bello. […] Oh quanta gloria trascurò Lope di acquistare, per iscrivere quasi improvvisando a solo fine di far danaro, e contentare il Volgo! […] E se n’è così innamorato, che con ogni sforzo apologetico si adopera, perchè i Lopi continuino nella propria nazione, e più tardi che si possa sorgavi (che al fine dee sorgervi) qualche riformatore simile a Corneille. […] Lampillas mio dolcissimo, siccome fin quì avete innocentemente creduto, rappresentazioni teatrali strepitose di gusto corrotto. […] Al fine il Re fu sorpreso dalla vivacità della Marchesana di Montespan, e la Valiere, senza lasciar di amare il suo Sovrano, sofferse la perdita del di lui cuore, finchè si determinò a non dargli altro successore nel suo animo, che l’istesso Creatore, e si fe Carmelitana a Parigi col nome di Suora Luisa della Misericordia, e perseverò sino alla morte avvenuta nel 1710.

178. (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO PRIMO. Ritorno delle rappresentazioni teatrali dopo nate le lingue moderne. » pp. 2-31

Ma tendendo sempre la costituzione di tal regno alla divisione, al fine i gran ducati si suddividono in contati subalterni numerosi ma piccioli di mole e di potere. […] Fin sotto Ferdinando il Cattolico duravano gli sconcerti de’ secoli precedenti. […] E tali disordini fin dalla metà del secolo XIII indussero le città di Aragona e di Castiglia, ad onta della giurisdizione baronale, ad associarsi e ad armare alcune compagnie sotto il nome di Santa Confraternita, per proteggere i viaggiatori e perseguitare i malviventi. […] Nel citato Discorso si va continuando la storia de’ menestrels, e si dice che sotto il regno di Riccardo II verso la fine del secolo XIV, altro essi non erano che musici ed anche poco pregevoli. Verso la fine del XVI fu pubblicata una legge, per cui i menestrels erranti si considerarono nella classe de’ mendici, de’ vagabondi, delle persone senza mestiere.

179. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 988-990

A un po’ de reposar l’età ve chiama, per conservarve el resto de la vita ; durerà senza fin la vostra dita, e sempre piezo ve farà la fama.

180. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 84-85

E il pubblico l’acclamò ; e proclamò artista fine e potente….

181. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 307-309

Libertà, libertà ; di questa in fine voce soave ognor rimbomba, e suona la bassa valle, il folto bosco, il cupo remoto sen d’ogn’antro opaco, ed io dalla stessa rapita amica voce pieno di pace il cor, l’amena spiaggia torno a veder su'mattutini albori, e grido libertà.

182. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XIV. Commedia Nuova. » pp. 151-170

Ma del ricco gli errori e le follie Il folto stuoi de’ bassi adulatori A gli occhi altrui, per suo guadagno, invola: Fin quì Gellio. […] Tu poi ne di tant’alto al fin cadesti, Ne de’ mali è il maggior quel che ti avvenne. […] E questi come mai sono stati sconosciuti a’ Greci, a’ Latini, agl’Italiani, a’ Francesi ec, ed apparsi solo verso la fine del secolo XVIII come silfi al Mattei?

183. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 164-168

che già haueua la bocca aperta per dire il fatto suo ; però fattolo accostare, gli diedi cenno, che parlasse ; Egli con la testa rossa per la collera, disse che quello, che era opera manarum suorom, quegli altri babbuassi se lo voleuano attribuire a sè stessi ; ma che la vera verità era, che egli già innamorato morto della Ninfa Dafne, non potendola con preghi, e promesse ridurre alle sue voglie, faceua quasi le pazzie per amore ; pure al fine risoluto di non star sempre come le zucche (co ’l seme in corpo) determinò di pigliarla per forza, e contrar seco legitimo adulterio ; la Ninfa, che era furba, auuedutasi della ragìa, à gambe fratello, e lui dietro ; corsero tanto, che arriuarono alle sponde del fiume Reno in Toscana, e non del fiume Peneo in Tessaglia (come dice quel minchione di ser Nasone), doue la Ninfa per opera di Gioue fù trasformata in alloro. […] Ma se per lo contrario (che non credo) ci denegherete la solita attentione, anch’ io cantando la Palinodia, a Gentil’ huomini, e virtuosi dirò che si sono troppo auari de’ lor beni, e fauori, pur cauandolo dalla voce istessa Bononia, Bo, bonorum, no, nobis, ni, nimis, a, auari, & à certi plebeuzzi, ignorantelli, se ce ne sono, pregherò il meritato fine all’ opere loro, dicendo, Bo, il boja, no, non, ni, nieghi, a, appiccargli. […] Il Fine.

184. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo VIII. Vuoto della Storia Teatrale. » pp. 172-179

Fin dal regno di Tiberio erano essi sì numerosi, e riceveano paghe sì esorbitanti, ch’egli si vide obbligato a rimediarvi104. […] «Los Arabes y Moros (diceva) fueron en las representaciones con hechos, gestos y palabras muy excelentes… como se harà vér quando se publiquen las reliquas de su literatura que por felicidad grande se han hallado poco ha en la famosa Libreria del Escorial; y aùn fin ellas se puede probar con nuéstras historias».

185. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo I. Teatro Italiano nel Secolo XVII. » pp. 268-275

La bella poesia che somministra alla buona musica il vero linguaggio delle passioni, col quale parlasi nel medesimo tempo al cuore e allo spirito, occupava l’ultimo luogo fra tante cose destinate unicamente a solleticare i sensi; e la fina rappresentazione che da essa ancor dipende, fin d’allora fu un oggetto o non veduto o disprezzato dagl’istrioni musici; Qual differenza, non dee immaginarti che si troverebbe da chi potesse paragonarle, tra la musica e la rappresentazione dell’opera moderna, in cui la verità é sì negletta dagli eutropi teatrali, e della tragedia ateniese, nella quale, secondo che ben si esprime ateneo, trasportato da un divino entusiasmo rappresentava e cantava l’istesso Euripide! […] Avvegnaché la prima Accademia scientifica dei segreti della natura fosse stata formata in Napoli nel secolo XVI (come afferma il dotto abate Gimma nella sua Italia letterata pag. 479) dal chiarissimo Giambatista la Porta, fertile ed elevato Ingegno, pregio della scienze, e dell’arti liberali, onore d’Italia, non che del regno, pure fassene qui menzione, perché parecchi membri di essa col lor capo vissero nel XVII, e furono aggregati nell’Accademia de’ Lincei istituita in Roma l’anno 1603 dallo scienziato principe Federigo Cesi Duca d’Acquasparta, il quale «con raro immortale esempio», secondo che ci dice il signor abate Amaduzzi nel Discorso filosofico sul fine ed utilità dell’Accademie, «la sua casa e le sue sostanze per essa consecrò, e di museo, di biblioteca, e d’orto botanico generosamente la arricchì».

186. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « LUIGI RASI. I COMICI ITALIANI » pp. -

Il Rasi ha indefessamente studiato e indefessamente studia ; s’è sprofondato negli archivi e nelle biblioteche ed ha restaurata così la storia della nostra grande famiglia comica che dalla fine del secolo decimoquinto sino ai nostri giorni ha, si può dire, dominato il teatro europeo. […] L’opera di Luigi Rasi, I Comici italiani, è un lavoro di mole non comune, che presenta non poche difficoltà di compilazione e che richiede una ricerca minuziosa, paziente ed intelligentissima, una gran cura, una perizia straordinaria, molto sapere ed un profondo e fine criterio artistico congiunto alla massima imparzialità.

187. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 745-749

E aggiunge che pur troppo non potè godersi a lungo tale papato, a cagione della prima attrice della compagnia, certa Faustina Zandonati, cagliaritana, la quale viveva col Del Buono, e glie ne faceva passare di tutti i colori, maltrattandolo sovente a parole, talora picchiandolo, e facendolo fin anco girandolar di notte dopo la recita, in traccia di un suo cane maltese, chiamato Maschero, che spesso e volentieri le scappava di casa. […] E nel chiostro della chiesa di Ognissanti ov’egli è sepolto, si legge su di una parete il seguente epitaffio, fatto da lui stesso incidere in marmo fin dal 1826 : Luigi Del Buono fui – che da vivente destinavo questo marmo – per soprapporsi alla mia fredda salma – presso quest’ara sacra alla gran vergine – in carità prego di recitare – il De Profundis e la seguente giaculatoria – in lode della nostra avvocata – Maria Santissima – che ciò sarà di sollievo all’anima mia – e di merito a quel devoto che la suffragherà.

188. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 245-250

Molti eletti ingegni dettarono poesie ed epigrafi di alta ammirazione, di cui metto un piccol saggio alla fine. […] In un momento di stizza, il Niccolini (la Pelzet, di passaggio a Firenze, vi s’era fermata da tutta una mattina fin verso le tre pomeridiane, facendogli credere invece, che avrebbe proseguito il viaggio) le scrive : Voi conoscete troppo la mia onestà e la mia sincera ed altissima stima pei vostri rari talenti nell’arte per temere che in me venga meno l’ammirazione che riscotete da tutta l’Italia.

189. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 724-729

Fratello minore di Giuseppe e di Carlo (di cui non ho trovato notizie, ma già comico, e al tempo del’ Bartoli (1781) maestro di ballo in una città della Lombardia), nacque a Bologna ; e dopo di avere fatto qualche studio, si diede all’arte dell’intagliare in legno, nella quale riuscì un fine lavoratore. […] Il Colomberti (le notizie gli furon date da vecchi attori, alcuni de' quali compagni d’arte dello Zanarini, come Nicola Vedova, Federico Lombardi e Lorenzo Pani) ci fa sapere la tragica fine di Don Pietro, prete intransigente, e della povera madre.

190. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo VII. Spettacoli scenici della Russia. » pp. 418-421

Sin da quando cominciò in Russia l’opera italiana, cioé fin dal 1741, essa vi ha avuto la più magnifica orchestra dell’Europa, i maestri di cappella più celebri, e le cantatrici più rinomate.

/ 378