Se per disavventura delle lettere s’affibbiano essi la giornea d’Aristarco per giudicare, l’impegno loro si riduce ad accozzar con freddissima logica una serie di precetti comunali tratti dall’esempio e dall’autorità degli antichi mal intesi e peggio gustati da loro per misurar poscia su quelli come sul letto di Procuste i più celebri ingegni. […] [7] In quale degli accennati aspetti deggia fissare lo sguardo chiunque la storia d’un teatrale spettacolo imprende a narrare può da ogni lettore avveduto dopo qualche riflessione fatta su cotali materie non difficilmente conoscersi. […] Su questi materiali, e su altri che mi procacciai altronde colla diligenza, scortato ovunque dal giudizio di persone intelligenti nei vari e moltiplici rami di che mi convien ragionare, giunsi a distendere la presente storia di quel brillante spettacolo sì caro all’Italia, il quale pel complesso di tutti i piaceri dello spirito, della immaginazione, del cuore, della vista e dell’udito combinati insieme ad agitar l’animo dell’uomo e sorprenderlo, è senza dubbio il maggiore sforzo delle belle arti congiunte, e il diletto più perfezionato, che da esse attender possa la politica società. […] Tuttavia finché qualche cosa di meglio non ci si appresenta, emmi paruto necessario, non che opportuno, il premettere due Ragionamenti sì per ovviare alla mancanza degli scrittori su questo punto, come per aver qualche principio fisso, onde partire nell’esame de’ poeti drammatici. […] Se le riflessioni in gran parte nuove che ho procurato spargere su tali materie, come su parecchie altre contenute in questo libro, non bastassero a formar un sistema completo (lo che non è stato mai il mio oggetto) e se i maestri dell’arte non le trovassero degne di loro, potranno, esse almeno divenir opportune ai giovani, pei quali furono scritte principalmente.
Trascrivo dal Bartoli : « Comica spiritosa e di bella presenza, che nelle parti brillanti e di forza sa farsi assai bene distinguere su i Teatri (1782).
Non, tu ne mourras point; je n’y saurais consentir. […] Tu sais qu’il y a trois mois que nous étions prêts à faire voile de l’Aulide, lorsque ce calme qui nous y retient encore, nous ferma le chemin de Troie. […] Ciel, saurait-il mon artifice ! […] Non, Seigneur, je ne saurais croire que les dieux demandent une telle victime.
Molto dispiacque al pubblico di vedere una maschera su la faccia piacevole, se bene alquanto bruna, del Costantini ; ma egli serbò il ruolo di Arlecchino sino al successo di un nuovo arrivato, il Gherardi, che lo sostituì, recitando sempre a viso scoperto, sino alla soppressione del teatro nel 1697 ; dopo di che fu obbligato a recarsi a Brunswick ov’ era una compagnia italiana, colla quale recitò il Mezzettino. […] Un posto di tale specie parve dover assicurare la sorte di Mezzettino ; ma l’ardire di lui spinto talora alla impudenza, soprattutto con le donne, fe’ volger le sue mire su di una Dama di Corte, che il Re onorava del titolo di sua Favorita, alla quale con le richieste di amore proferì parole non contegnose all’indirizzo del Re. […] Si recò allora il Costantini a Verona, sua città natale, ma voglioso di ricomparir su quelle scene ove tante volte aveva coll’arte sua trionfato, si restituì alla fine del 1728 a Parigi ; e fu ricevuto come un vecchio camerata alla Comedia italiana, ove riapparve il 5 febbraio 1729 nella di cui si spogliò a un cenno di Momo. […] Fu anche voce comune che la chiusura del Teatro italiano nel 1697 (ritratta dal Watteau in uno splendido quadro che riproduco dalla superba incisione originale del Jacob), dopo la quale egli dovette andarsene in Germania, si dovesse alle allusioni mordaci da lui fatte alla Maintenon nella rappresentazione della Fausse Prude ; dopo le quali, il signor D’ Argenson, luogotenente generale di polizia, il 4 maggio 1697, accompagnato da gran numero di commissarj, si recò alle 11 del mattino al Teatro dell’ Hôtel de Bourgogne, e fece apporre i suggelli su tutte le porte, non solo di strada, ma dei camerini degli attori, ai quali fu vietato di presentarsi per continuar gli spettacoli, non giudicando più Sua Maestà opportuno di ritenerli a’ suoi servigi.
Solimano di lui figliuolo ancor più poderoso e gran conquistatore e legislatore si formò sulla storia che studiava, e soprattutto su i Comentarj di Cesare che fe tradurre in lingua turca. […] Quei che attendono alle cose della religione e alla giurisprudenza, studiano i comenti dell’Alcorano, i decreti de’ Gran-Signori, e i Fetfà de’ Mufti, come noi ci occupiamo sulla Bibbia, su i santi Padri e sulle costituzioni de’ nostri legislatori. […] V. le lettere di M. d’Argens su i caratteri di diverse nazioni.
Primo attore e prima attrice della Compagnia accademica-toscana addetta al regio teatro degl’Intrepidi di Firenze, si trovavano l’estate del 1790 a Livorno, ove dieder principio a un corso di recite con un prologo in versi (stampato in Siena dai torchi di Francesco Rossi), esaltante la città di Livorno e l’attore Giuseppe Fineschi, il quale avea, pare, lasciato il teatro, e al nome del quale è pubblicato per intero il prologo originalissimo, ricco d’interesse per la storia della scena italiana su ’l finire del passato secolo.
Com’era apparsa in su la scena, avea già fatto metà della parte con una figura delle più convenienti al personaggio, con una espressione del volto nobile e serena, con un sorriso incantevole, con uno sguardo affascinante in cui era tutta trasfusa la soavità dell’indole sua. […] Se all’Adelaide Falconi la triste sorte avesse risparmiato sciagure ineffabili, che la tolser dalle scene incurvata dal dolore, e non dagli anni, ella avrebbe potuto come Alamanno Morelli rimaner lunghissimi anni, vero specchio di verità, su la scena.
Tutti insieme Su donca balladori ciaschedun salta in su, per confermar i humori de tanta servitù, deve la man adesso, e volzé spesso le spalle, e 'l bust ; e tornéve co i petti a rincontrar, mostrando ch'anca i Zagni sa ballar.
Montezuma: è il titolo dell’opera intonata da Karl Heinrich Graun per il teatro di corte di Berlino nel 1755 su testo francese di Federico II di Prussia tradotto in italiano e adattato dal poeta di corte Giampiero Tagliazucchi. […] [commento_2.4] Jacopo Peri: Jacopo Peri (Roma, 1561 – Firenze, 1633) scrisse la musica del dramma Euridice su libretto di Ottavio Rinuccini, rappresentato per la prima volta a Firenze il 6 ottobre 1600. […] Andromaca: il titolo corretto è Astianatte rappresentato a Roma al Teatro Argentina il 4 febbraio del 1741 su libretto di Antonio Salvi. […] Nota alla nota d’autore n. 9: Jean Le Rond d’Alembert fu anche un musicologo e compose diversi articoli su questo argomento per l’Encyclopédie; scrisse inoltre Éléments de musique théorique et pratique, suivant les principes de M. […] Le Nôtre: André Le Nôtre (Parigi, 1613-1700) è il maggiore architetto barocco francese, creatore del giardino cosiddetto «alla francese», basato su un ordine geometrico e sulla simmetria e ordine delle composizioni; su invito della famiglia reale dei Savoia operò anche in Italia e disegnò il giardino del castello di Racconigi, presso Torino.
Fu anche scrittore di versi, e lo stesso Bartoli riferisce un prologo, nè dei migliori, nè dei peggiori, ch'egli dettò per Luigia Lapy, quando assunse in Cremona il ruolo di prima donna, e ch'ella recitò, applauditissima, spettatrice Maddalena Battaglia, alla quale eran rivolte assai parole di lode, e la quale terminava allora di recitare su le medesime scene.
Metto qui su di lui le parole dell’Aretino ne’ suoi ragionamenti, già riferite dal D’Ancona (op. cit.) : Io mi rido d’uno che lo dimandavano il figlio di Ciampolo (Giampaolo), secondo me, venetiano, che tiratosi dietro un poeta, contrafacea una brigata di voci.
sai chi sono? […] Addio… Ti amai, lo sai. […] Per goder da vicino di quella musica, senza invito monta su e si pone a sedere. […] E che giovano esse quando non sono verificate su i medesimi drammi? […] E’ migliore di queta el Galàn de su Muger.
Solimano di lui figliuolo ancor poderoso e gran conquistatore e legislatore si formò sulla storia che studiava, e soprattutto su i Comentarii di Cesare che fe tradurre in lingua turca. […] Quei che attendono alle cose della religione e alla giurisprudenza, studiano i comenti dell’Alcorano, i decreti de’ Gran-Signori, e i Fetfà de’ Muftì, come noi ci occupiamo sulla Sacra Bibbia, su i santi Padri e sulle costituzioni de’ nostri legislatori. […] d’Argens su i caratteri di diverse nazioni.
Non falla mai che l’uno non incominci dal rubare all’altro un mazzetto di fiori, o dal fargli altro simile scherzo; vanno in collera, si rappattumano poco stante insieme; l’uno invita l’altro a ballare, e si mettono su per il palco a saltellare senza modo; appresso i ragazzi entrano i più grandicelli; succedono dipoi i coriferi a fare anch’essi un simile balletto a due; e si conchiude finalmente con un altro concerto, che è di un pelo e di una buccia col primo. […] [4.3] Su questo andare è per esempio il ballo del giocatore composto sopra una bellissima aria del Iomelli; nel quale vengono mirabilmente espressi gli avvenimenti tutti del grazioso intermezzo che porta quel nome.
Cappella; ma fra’ Sacerdoti che vi offiziano, allorchè noi dimoravamo in Madrid, se ne trovavano alcuni che non erano uomini interi, per li quali solea piacevoleggiarsi su di essi mentovandosi degli uovi.
Cagione della morte furon due colpi di pugnale ch’ebbe, quattro dita più su del cuore, da mano sconosciuta, dai quali non si riebbe più mai compiutamente.
Non bastavano i lucidi zaffiri, ch'anco volasti in su l’eterea mole l’oro d’un crine ad usurpar del sole, l’arco d’un ciglio ad involar de l’Iri.
Nello schizzo su gli attori della commedia italiana, apparso a Stuttgart il 1750, è detto di lui : « Un uomo nella pienezza del vigore ; circa quarant’anni.
Le scene prima di qualunque altra cosa nell’opera attraggono imperiosamente gli occhi e determinano il luogo dell’azione, facendo gran parte di quello incantesimo per cui lo spettatore viene ad esser trasferito in Egitto o in Grecia, in Troia o nel Messico, nei campi Elisi o su nell’Olimpo. […] Fanno dipoi i più belli effetti e un gioco grandissimo all’occhio le scene vedute per angolo, che con gran discrezione di giudizio conviene per altro mettere in pratica, e in quelle vedute di faccia i punti accidentali che vi fa nascere il movimento vario della pianta su cui si alzano. […] Quando saltò su un certo Licinio matematico, che aperse loro gli occhi. […] Ed io mi ricordo, in occasione di uno di quei sepolcri che soglionsi fare in Bologna, di alcune grossolane pitture di quadratura ch’erano su per li muri della chiesa, e di alcune statue che meglio si direbbero fastellacci di carta, le quali ricevendo similmente il lume a traverso di certe carte oliate poste ne’ lunettoni, parevano finite con l’anima, benché vicine all’occhio, e di purissimo marmo. […] [Nota d’autore n. 13] «Un de nos grands artistes, qui ne sera pas soupçonné d’ignorer la belle nature par ceux qui ont vu ses ouvrages, a renoncé aux spectacles que nous appelons sérieux, et qu’il n’appelle pas du même nom; la manière ridicule, dont les dieux et les héros y sont vêtus, dont ils y agissent, dont ils y parlent, dérange toutes les idées qu’il s’en est faites ; il n’y retrouve point ces dieux et ces héros, auxquels son ciseau sait donner tant de noblesse et tant d’âme, et il est réduit à chercher son délassement dans les spectacles de farce, dont les tableaux burlesques sans prétention, ne laissent dans sa tête aucune trace nuisible», M.
Alla stessa ora, per tempissimo, s’alzava, e studiava la parte se premeditata, o passeggiava su e giù per la stanza, se improvvisa, componendo, ricomponendo lo sceneggio e i discorsi.
Cornelio perseguitato e premiato per le critiche e per le largizioni diede opera con ogni sforzo ad elevarsi sempre più su i drammatici di quel tempo. […] Qual ampio campo aprì Cornelio al moderno coturno col grande oggetto politico dell’abdicazione dell’imperio nella scena in cui Augusto chiede su di ciò il parere di que’ medesimi cortigiani che stanno congiurando contro di lui! […] Cornelio il suo Conte d’Essex dalla commedia spagnuola del Coello Dar la vida por su Dama; ma rendendola più regolare ne peggiorò il carattere dell’Essex. […] Tralle prime riscosse particolari applausi Agrippa re d’Alba, ovvero il Falso Tiberino, rappresentata nel 1660 per due mesi continui e rimasta su quelle scene. […] Dopo ciò poco parmi conducente al vantaggio della gioventù il particolareggiare su i loro difetti.
Avec les meilleurs sujets qui pouvoient venir d’Italie, avec des comédiens qui excellent à peindre les passions, qui sont sur-le-champ des scènes remplies de traits vifs et délicats, qui parlent avec autant d’élégance que de facilité, en un mot qui savent entrer si parfaitement dans les caractères qu’ils représentent et si bien se consulter qu’ils attachent jusqu’aux personnes qui ne les entendent point. […] Non, messieurs, je ne saurais le croire ; docile aux leçons des gens de goût, je m’y conformerai sans peine, trop heureux si je puis réussir à mériter votre indulgence : Arbitres de ma destinée, enfin je m’abandonne à vous ; oui, dût-elle être infortunée, Sans oser murmurer je recevrai vos coups.
Dotato di una forza erculea, su di essa affidavasi per insolentire a dritto o a torto…… A questo carattere violento, irruento, dovè il Lombardi la più tragica delle morti, che il Colomberti ancora ci racconta ne' suoi particolari : Sentivasi egli una mattina indisposto di salute ; aveva ordinato un brodo, e tardando a riceverlo, si recò egli stesso in cucina dal cuoco, uomo già vecchio, e che da molti anni serviva nel palazzo della Principessa. […] Milano n’ebbe già una prova solenne, che poteva riuscire per lui troppo fatale, allorquando del 1821 su quelle scene rappresentando l’ Emone nell’ Antigone dell’ Alfieri, nell’atto ch'ei dovea simulare di uccidersi, veramente si feri del pugnale nel fianco.
Gli altri anni indi trascorsi ci apprestano nuovi materiali, e le posteriori mie osservazioni su ciò che narrai intorno all’epoche precedenti, mi suggeriscono nuovi, e, se io dritto estimo, non inutili miglioramenti, che vi rimetterò come vi accingerete a pubblicarne di mano in mano i sei volumi che lo compongono, trattando in guisa il vostro affare, che meglio far non mi saprei, se fosse unicamente mio. […] Possono pretender tutti a quel sublime seggio ove siede fastoso qualche grecista ardito, il quale per cianciar su di alcun marmo spezzato e supplirlo a suo modo, mostra di vedervi quel che mai non vi si scolpì, ed inalza de’ torracchioni dappresso alle Nefelococcigie Aristofanesche? […] Non v’ha nemico più temuto dagl’impostori letterarj, politici e morali, quanto un buon teatro; per la qual cosa essi adopreranno sempre gli ultimi loro sforzi per avvilirne l’occupazione, temendo di esser su di esso scherniti, suo principal oggetto essendo il separar l’oro dall’alchimia, la maschera dalla realità, i veri utili scrittori da que’ larghi promettitori eterni di opere che non si producono, i quali sono gl’insetti divoratori della messe che dovrebbe alimentar la povertà meritevole, la modesta filosofia, la virtù infelice che dà riputazione fin anco a’ paesi corrotti, la quale mentre riscuote un apparente rispetto, vien lasciata languire nell’indigenza.
Su i Teatri Spagnuoli sotto i Romani. […] In questa che alla prima mi si presenta, avrò motivo di aggiugnere alcune notizie su i Teatri da me descritti nel trattare del Voto della Storia teatrale. […] Nè anche fu noto all’Apologista un altro Teatro Romano-Ispano mentovato da un erudito Professore di Poetica in Madrid in una Lettera su gli errori della Storia Letteraria di Spagna, pubblicata nel 1781.
Carlo stabilì la censura per le bozzature delle commedie, su poche delle quali però appose la sua firma, perchè, pei molti affari di quell’ uffizio, fece tralasciar l’ordine, fidando nella parola dei comici, i quali giurarono che non sarebbero stati gli altri soggetti meno honesti de i riveduti.
Non entrate mai a cimentarvi su certe materie, che forse non vi sarete curato di coltivare per tempo, e che oggi vi riescono straniere: Scribendi recte sapere est & principium, & fons, diceva Orazio. […] Riflettiamo alquanto su di ciò. […] Ma ecco su di ciò come ragiona l’erudito Autore della Lettera, che ci risparmia il travaglio di far quì delle riflessioni: “Quello che più mi fa stordire è l’ammasso di supposizioni aeree, dalle quali si deducono asserzioni positive. […] di pregiarsi di un Atto della Celestina, che ne ha più di venti, e su questa ventesima parte di una Novella fondare la di lei perizia nella Poesia Rappresentativa? […] della Lettera uscita in Madrid nel 1781. su gli errori della Storia Letteraria.
A volte ha il passo lento della Bernhardt : pare strascichi a stento su la scena quel suo corpicino snello, vaporoso ; a volte ricorda in una smorzatura di voce la Désclée. […] che non è quello di…., che, secondo me, vede cose e persone più in su del vero. […] GL’INNAMORATI – Atto II S’affaccia su ’l balcone, la testa incipriata scrolla, si morde i labbri ; quindi siede e ricama. […] Su le tempie e su ’l petto ampio tesoro di gemme le sfavilla : uno smaniglio serpeggia a i polsi. […] Presso la scrivania di malachite, ella, ne la pelliccia, or di ritorno da ’l ballo, inchina il fulvo capo adorno di rare gemme su le palme unite.
Fu detto ch’egli era giureconsulto innanzi di darsi alle scene ; ma il Perrucci nella sua arte rappresentativa dice in proposito : « in Napoli ci sogliamo servire della Parte di Pulcinella, personaggio non già inventato da un giurisconsulto, che si diede a farlo su i pubblici teatri, chiamato Andrea Ciuccio, come sognò l’Abbate Pacicchelli ; ma da un comediante detto Silvio Fiorillo, che si facea chiamare il Capitan Mattamoros : è vero che poi vi aggiunse con lo studio e la grazia naturale, perfezione Andrea Calcese, detto Ciuccio per soprannome, sartore e non tribunalista, come è noto a tutti coloro che ancora se ne ricordano, essendo morto nel passato contagio del ’56. » Il Bartoli poi alla sua volta, cita contro quella del Perrucci l’asserzione di Bernardo de’ Dominici, che nel Tomo III delle sue Vite de’ Pittori napolitani (pag. 87) afferma essere stato il Calcese giureconsulto.
Di principj ultra liberali (il sangue del padre, terribile e fanatico giacobino, circolava nelle sue vene), nella fatal giornata del 15 maggio 1848 a Napoli egli era su le barricate co’ due figliuoli.
Ma l’arte, che su i cuor ti dà l’impero, e quei modi, con cui tratti animosa il Socco umile, ed il Coturno altero, mano incider non puole, oppur non osa.
Questo genere di commedia togata trabeata parve nuovo a’ tempi di Augusto; e su inventato da Cajo Melisso da Spoleto, il quale nato ingenuo ma esposto per la discordia de’ suoi genitori, fu poscia donato per gramatico a Mecenate, per la cui opera insinuatosi presso Augusto fu preposto a rassettare le biblioteche nel Portico di Ottaviaa. […] In fatti la disistima che ebbesi poscia per le persone di teatro in Roma, non pare che cadesse su i tragedi e i comedi, ma su gli attori mimici de’ quali parleremo appressoa. […] La tragedia di Medea espressa mirabilmente per gesti da Mnestere, poteva recar vergogna alla ragione perchè le matrone Romane innamoravansi di tali istrioni ballerini, o perchè essi prendevano dominio su gl’imperadori e influivano negli affari del governo? Ma gli errori di quell’oltramontano su i pantomimi ed altre particolarità teatrali e non teatrali non sono nè piccioli nè pochi. […] Su di ciò vedasi il mentovato trattatino de’ Teatri del Maffei, il quale con diligenza raccolse le antiche testimonianze per convincere il p Concina (se i Concini possono convincersi con ragioni ed autorità) e persuadergli che le donne non rappresentavano nelle commedie e tragedie.
E’ inutile accumulare argomenti ed autorità su ciò che finora niuno ha posto in dubbio. […] Denina su i tragici Latini. […] Uno squarcio però di esso merita riflessione, e par che lo faccia ascendere sino alla fine del primo secolo, mentovandovisi i Gaulesi della Loira, i quali scrivevano su gli ossi le sentenze di morte pronunziate sotto le quercie: Habeo (vi si dice) quod exoptas; vade, ad Ligerim vivito. […] Ora se nella commedia si motteggiano quelle sentenze rusticane capitali date sotto le quercie come tuttavia esistenti, pare che il Querolus dovè comporsi prima del discacciamento de’ Druidi, e non già sotto Teodosio II, quando i Romani aveano introdotta nella Francia settentrionale la loro giurisprudenza, ed erano già state abolite quelle sentenze di morte scritte su gli ossi.
L’Arcelli, ottimo uomo, di rara integrità, fu pianto da’ suoi compagni, ed ebbe onori funebri degni di lui : l’attore Pilotto disse su la sua fossa commoventi parole.
A tal proposito, ben fece la Perseveranza in un articolo su l’Annada in umid. Rivista del 1872, a metter fuori il nome di Garrick ; poichè il nostro attore italiano coll’amico del Spos sequestraa, che in due minuti si trasforma su la scena da vecchio, può infatti competere col celebre attore inglese. […] Di lui, degli aneddoti che van per le bocche di tutti su di lui, molto scrisser tra gli altri e il citato Arrighi e Jarro e il Fontana.
Tu che’l piè su Teatri, il capo in cielo ANDREINI ogn’or tieni, veridico ti svelo che nascesti più a Pulpiti che a scene. […] Qui in su i vanni de’Lustri dir s’udrà (vostre glorie a’Poli in seno) di drammatici CIGNI è ’l Ciel ripieno. […] Or vada meravigliandosi qualche antiquario, come avesse saputo Sofocle dare il modo di far volare sopra un carro di Dragoni pennuti Medea, quando su i teatri dell’Adria si sono veduti volare gli Eserciti !!! […] In su ’l fiorir sfiorisce ? […] Prima il fior ; poscia il frutto dassi il mirar su Pianta !
sai chi sono? […] Per goder da vicino di quella musica, senza invito monta su e si pone a sedere. […] Attila furioso si aggira su gli amori di questo re Unno. […] E che giovano esse quando non sono verificate su i medesimi drammi? […] E’ migliore di queste el Galàn de su Muger.
Appena adolescenti, prendevano per passatempo il passeggiare sul cornicione della loro casa, portando sulle spalle enormi pesi, a rischio di cascare nella strada, sfidandosi a vicenda sull’entità del peso da sollevare o sul maggior tragitto da percorrere tanto più preferito quanto più irto di pericoli, specie allorchè lasciando il passeggio usuale salivano addirittura sul tetto…. paterno e su quelli delle case vicine. […] Di animo generoso, quanto aveva era degli altri, e se nel momento del bisogno gli si ricordavano crediti che aveva per prestiti fatti, andava su tutte le furie, esclamando : « Debbo angariare chi non può dare ?
Di tutte le scenate dei coniugi Nelli e dei coniugi Buffetto e Colombina, vedi al nome di Cantù Carlo, il quale ha lettere interessantissime su tal proposito.
So ben che a i rari portentosi accenti Tiensi la Notte assai più bella, e parmi Che stian su l’ale taciturni i Venti ; E so che Febo a l’immortal tua laude Vili tenendo al paragon suoi carmi Lascia la Cetra, e col tacer l’applaude.
Cipro, in un articolo su certa sua Maria Nienfour recitatasi al Malibran di Venezia da essa Compagnia, ha parole di molto encomio per l’Antinori insieme a’suoi compagni Gattinelli, Bertini, Beseghi.
Ammalatosi l’Arrighi nell’America del Sud, il Galvani lo sostituì in alcune parti di primo attor giovine, rafforzando le speranze che s’eran venute formando su di lui.
giudizio degli antichi e de’ moderni su di esso 94. […] Batteux(Abate le) suo giudizio su di Euripidi e Racine 63. […] Clima influisce su i costumi 226. n. […] Su di questa si forma l’Opera Francese 311. […] 400; Winckelmann suo giudizio su di Menandro 103. n.
Il titolo del Domine Lucas è tolto da una commedia di Lope de Vega che ebbe luogo nel Teatro Spagnuolo del Linguet; ma la favola del Cañizares è assai più piacevole, ed è la sola che con tal titolo comparisce su quelle scene. […] Sì che ten vai, Lo so: va pur, te lo consiglio io stessa, Vanne crudel: se hai tu valor bastante Per eseguirlo, anch’io, se pria non l’ebbi, Tanto or ne avrò per affrettar co’ prieghi L’infausto istante: Gio: Ah che non sai qual pena . . . […] Ma coloro che in tutta la mia dimora in Madrid dal settembre del 1765 alla fine del 1783 fornirono di tramezzi le patrie scene, non seppero mai dar sì bel passo, 1 perchè non si avvisarono d’imparar l’ arte di scegliere i tratti nella società più generali, allontanandosi dalle personalità, per formarne pitture istruttive, 2 perchè non hanno dato pruova di saper formare un quadro che rappresenti un’ azione compiuta; 3 perchè hanno mostrato d’ignorar la guisa di fissar l’altrui attenzione su di un solo carattere principale che trionfi fra molti, ed hanno esposto p.e. una sala di conversazione composta di varj originali con ugual quantità di lume, e dopo avergli fatto successivamente cicalare quanto basti per la durata del tramezzo, conchiudono perchè vogliono, non perchè debbono, con una tonadilla. […] Gli scherzi e i motteggi si aggirano sulle corna, sulle frodi de’ tavernari, su i ladroni, su varie donne di partito condotte all’Ospizio e a San Fernando, su i pidocchi uccisi in presidio da Manolo, Y en las noches y rato mas ocioso matava mis contrarios treinta à treinta.
Fu Eschilo che oscurando i predecessori Epigene e Tespi e Frinico, divenne il padre della tragedia, ed additò il sentiero a chi dovea su di lui stesso elevarsi. […] Sofocle su di lui si forma, rende il proprio stile più grave, più maestoso, più sublime, aggiugne alla scena tragica vivacità, decenza, verità e splendidezza, diviene modello a’ posteri più colti con Edipo, Antigone, Elettra, Filottete.
Internari) ; ma più ancora in un libretto di poesie a Carolina Internari, impresso in Roma il 2 di maggio del 1818, la prima delle quali è del Ferretti, e diretta Ad Anna Fiorilli Pellandi Se ancor sovra le cento ali leggera Dalle bionde del Tebro acque sonanti Remigando ver te Fama non giunse Da che il socco ridevole calzato Nel giovinetto piede, e il sanguinoso Coturno Sofocléo, novella apparve Carolina la tua figlia d’ amore Orme a stampar su le Romulee scene, Arduo certame, che dal verde Eliso Tornando a ber con vivi occhi la luee Temerebbero ancor Roscio ed Esopo, Mentre su questi candidi papiri Della tua figlia a delibar le sacre Non vendevoli laudi impazïente Si sbramerà la vivida pupilla ; Certo di vena in vena a poco a poco Scender ti sentirai soavemente Il tuo core a tentar gioia materna. […] È ver, che spesso Stilla dagli occhi ’l cuor commosso in pianto, Ma si piange in silenzio, e gronda il pianto Su le intrecciate man, che si disnodano Al tacersi di Lei rompendo in vivo Suon di applausi echeggiante.
L'autore insistè su l’opinione che la parte del protagonista non conveniva al comico Zanarini, mostrando ogni timore sulla buona riuscita dell’opera, anche per la mancanza d’intreccio, e la lunghezza soverchia ; ma, per questo, i comici a cui premeva di fare un bel teatro, rispondevano col dargli del modesto e dell’umile affettato. […] Parea di veder su la scena uno degli antichi Imperatori romani. […] Nel 3° volume del Teatro applaudito sono per quella stagione e su quell’attore le seguenti parole : « Fu sempre eguale a sè stesso, e sempre grande tanto nel tragico, quanto nel comico, specialmente colla parte del Re nell’Adelasia in Italia, con quella di Benetto nello Sposo veneziano rapito, e coll’altra di protagonista nel Ladislao ».
Uno squarcio di essa però merita riflessione, e pare che la faccia ascendere sino alla fine del I secolo, mentovandovisi i Gaulesi della Loira, i quali scrivevano su gli ossi le sentenze di morte pronunziate sotto le querce: Habeo (vi si dice) quod exoptas; vade, ad Ligerim vivito. […] Ora se nella Commedia si motteggiarono quelle sentenze rusticane capitali date sotto le querce come tuttavia esistenti, pare che il Querolus dovette comporsi prima del discacciamento de’ Druidi, e non già sotto Teodosio II, quando i Romani aveano introdotto nella Francia settentrionale la propria giurisprudenza, ed erano già state abolite le sentenze di morte dettate da’ rustici e scritte su gli ossi. […] A noi non è riuscito di vedere questo trattato per accertarcene su i frammenti istorici che l’autore ne avrà addotti. […] Bianchi ne suoi Ragionamenti su i difetti e i vizii del moderno teatro. […] Los Arabes y Moros , diceva, fueron eth’las representaciones con hechos, gestos y palabras muy excelentes…. como se harà ver quanda se publiquen las reliquias de su litteratura, que por felicidad grande se han hallado poco ha en la famosa Libreria del Escorial, y aun sin es llas se puede provar con nuestras historias.
In tutto il dramma egli ha usato un artificio e una reticenza poco tragica su i natali di Cleorante ad oggetto di valersene per impedire con autorità di padre che Pisistrato suo amante opprimesse la patria. […] Un simile eremita che monta per una vite su di una finestra di una donna, ha dipinto nel secolo decimottavo anche il napoletano Pietro Trinchera nella sua Tavernola abbentorata. […] Nè questo nè il buon senno di uno scrittore francese ha punto giovato a richiamar su quelle scene l’opera eroica all’imitazione degli uomini da quella de’ demoni e delle furie ballerine. […] E’ un edificio isolato che rappresenta un parallelogrammo circondato da portici, la cui facciata di 200 piedi consiste in un maestoso colonnato d’ordine corintio con peristilo, le cui colonne hanno tre piedi di diametro, e su di esso corre una balaustrata con piedistalli con figure analoghe alla destinazione del luogo. Le facciate laterali e la posteriore son decorate col medesimo ordine di architettura, ma in pilastri con una galleria in arcate su tutta la lunghezza.
La vegnente quaresima, scritturati da Antonio Raftopulo, furon tutti e tre condotti su di una sdruscita nave a Palermo, dove furon piantati, dopo cinque mesi di vita tribolatissima.
Ma spero che più eletti e chiari inchiostri de ste zogie scriva dell’Eridano fiume in su la riva.
La priorità del testo su tutte le altre componenti è la base di partenza del discorso di Algarotti che punta a riformare il teatro per musica in funzione di una disciplina interna dello spettacolo che può essere garantita solo da una regia complessiva che deve organizzarsi proprio attorno al testo. […] Su questi aspetti relativi alla produzione poetica cfr. […] Cazalbigi, Dissertazione di Ranieri de’ Calsabigi, dell’Accademia di Cortona, su le Poesie Drammatiche del Signor Abate Pietro Metastasio, in Poesie del Signor Abate Pietro Metastasio, Paris, Vedova Quillau, 1755, t. […] Cazalbigi, Dissertazione di Ranieri de’ Calsabigi, dell’Accademia di Cortona, su le Poesie Drammatiche del Signor Abate Pietro Metastasio, cit. […] Cfr. su questo aspetto A.
Ma l’amore dell’arte la ricondusse dopo un solo anno di matrimonio su la scena, prima donna della Compagnia Mazzola, poi della Lombarda ('56) diretta da Luigi Aliprandi, di quelle di Peracchi ('57) (l’elenco l’annunziava come socia onoraria dell’ Accademia Rozzo-Senese), di Gattinelli, di Bellotti-Bon, di Alessandro Salvini.
Su di lui, come attore e come uomo, mi piace riferir le parole di Virginia Marini che gli fu compagna delle più care : Suo fratello, col quale ebbi il piacere di stare qualche anno, era un gentiluomo perfetto, un bravissimo artista ed un compagno buono ed amoroso.
La sua primogenita Adelaide Ristori Del Grillo con disperato accento esclama : Oh Madre mia tu sai quanto in terra t’amai ; Dal luogo ove tu sei or tu vedi il mio duol, gli affanni miei ; benedici i miei figli, il mio consorte nel cammin della vita ed anche in morte ; io con lagrime e fior vuo' darti addio fino a quel di che ti rivegga in Dio.
Come direttore intelligente, valendosi del l’opera del l’architetto Agatarco, fece innalzare in Atene un teatro magnifico e assai più acconcio a rappresentare con decenza e sicurezza; là dove Pratina, e altri tragici del suo tempo montavano su tàvolati non solo sforniti di quanto può contribuire al l’illusione, ma così mal costrutti e mal fermi che sovente cedevano al peso e cadevano con pericolo degli attori e degli spettatori meno lontani. […] Allegorica essa è in fatti in quanto che il poeta si prefigge di pignervi la prepotenza della maggior parte de’ Grandi su gli nomini ancor meritevoli e benefici; la qual cosa era lo scopo de’ Greci poeti, repubblicani, di che fecero pure qualche motto Andrea Dacier e poi Pietro Brumoy. […] Noi avremmo buone ragioni onde ribatterle, ma leviamo un po più su il guardo. […] Di grazia in che mai essi discordano da Eschilo su questo pnnto? […] Vuolsi in oltre che quando Eschilo si ritirò alla corte di Jerone, trovasse questo re occupato in riedisicare l’antica città di Catania rovinata da’ tremuoti cui diede il nome di Etna, e su di essa Eschilo fece un componimento poetico.
Su tal proposito il Gherardi, in una nota alla fine di essa, che è nel Tomo II del suo Teatro italiano, lasciò scritto : Questa commedia non ebbe alcun successo tra le mani del fu signor Domenico. […] La Danneret fece apporre i suggelli su quanto possedeva il defunto, ottenendone la confisca.
Nei moti popolari di Palermo, gli fu assassinato il padre, e la famiglia inglese prese la fuga su di una nave mercantile. Solo, caduto nella più squallida miseria, il giovinetto Pietro si offerì ai trionfatori in qualità di tamburino, per fuggir poi anch'egli alla prima occasione su di una nave che lo portò a Civitavecchia, d’onde recossi pedestre a Roma.
Toltosi dal Ferravilla, pensò di mettere su una Compagnia milanese in società con Davide Carnaghi, la quale avrebbe dovuto camminar su le orme della famosa del Toselli e di quella veneziana del Benini : una Compagnia insomma, che ai Massinelli, Panera, Incioda contrapponesse la vera e sana commedia, originale o tradotta, con dialetto e ambiente milanesi.
Di su. […] Diventa vivo, diventa vivo: su, su, che alla fe tu muori galantemente. Sputa in su. […] Ben sai che il vidi. […] che, se per dare a conoscere il teatro Francese, dimenticato Moliere e Racine, se ne fondasse il giudizio su Jodelle ed Hardy, o su i cartelloni delle fiere Parigine?
Ristabilitosi poi, fu costretto a tornare su le scene, in cui fece come per l’addietro ottime prove, (era il maggio del 1777 al Comunale di Modena in Compagnia di Francesco Panazzi, assieme a un Antonio Falchi, forse figliuolo), sinchè avanzato in età, si ritirò nella natia Bologna, ove morì l’autunno del 1780.
Noi lo vediamo il 1796 nell’elenco dei componenti la gran Compagnia del San Carlino di Napoli al fianco dei Cammarano e dei Fracanzano, dalla quale uscì il 1803, già ottimo caratterista, a niuno secondo per la grande spontaneità, acquistata su quelle scene, ricercato dai migliori capocomici.
Gustavo Modena, richiesto d’informazioni dall’attore Giovan Paolo Calloud su l’arte di entrambi, così gli scrisse il 17 agosto del 1851 : La Petrucci è un buon acquisto ; recita naturalmente, ha forza, ha intelligenza, è un pastone di bontà, e farà progressi : è giovanissima, un po'tozza di persona, ma belloccia di viso, e non sconcia : non ha sentito eroi nè eroine a recitare, quindi non è ancor guasta, - ma venga con voi o con altri si guasterà, grazie al colto pubblico e all’esempio dei compagni.
Ciò basterebbe su tale articolo. […] Questa Gelosia produce varie scene tra Mariane, ed Erode, le quali Voltaire, che su tale argomento compose una Tragedia, punto non si curò d’imitare, tuttochè nomini l’Eraclio di Calderòn per rinfacciare al Corneille l’averne tratto il suo. […] Joseph Perez de Sedano) no se han detenido para presentar en sus Comedias toda suerte de milagros, aparecimientos, raptos, y demàs hechos de los Martires y Santos verdaderos o falsos, que tampoco en esto se han parado mucho”.
Ma la favola del Cañizare è assai più piacevole, ed è la sola che con tal titolo comparisce su quelle scene. […] Aqui dulce cantaba, Alli allegre reia, Aquì con su guirnalda me ceñia, Y alli me la quitaba! […] Ah che non sai qual pena… Isabella Eh sì, quanto io ti debba io non ignoro, So… parti, fuggi, lasciami morire. […] L’azione che si aggira su di un impostore smascherato, non è nuova, ma è scritta con piacevolezza e vi trionfa il grazioso carattere di don Pedro fratello della vecchia delusa. […] Gli scherzi ed i motteggi si aggirano sulle corna, sulle frodi de’ tavernari, su i ladroni, su varie donnacce da partito condotte all’Ospicio e a San-Fernando luoghi di correzione per le prostitute, su i pidocchi uccisi in presidio da Manolo, che dice, Y en las noches y ratos mas ociosos mattava mis contrarios treinta a treinta Mat.
XV del Giornaletto ragionato teatrale di Venezia per l’anno 1820, dice in proposito della Compagnia Campana, che si è meritata la benevolenza di quel pubblico intelligente, mediante l’indefesso zelo che dimostra nell’ esecuzione delle rappresentazioni, che di mano in mano si vanno esponendo su quelle scene.
Il Bartoli chiude i pochi cenni su di lei, tributandole molta lode per l’onesto suo contegno, che la faceva risplendere in mezzo al ceto delle morigerate attrici.
Aveva la chioma divisa in due parti, che pendevagli per le spalle, e sopra il petto, e portava in testa un nero cappello tirato su a due ali con alta cuba nel mezzo, quasi simile a quella del Giangurgolo calabrese.
Olvia dunque palesa al suo idolatrado Aluro che Giugurta preso di lei promette di passare in Numanzia colle sue schiere, purchè ella l’accetti per isposo; e gli chiede consiglio su di ciò. […] Gareggiano su di ciò; ma tutto dee sospendersi, perchè Scipione viene a trattar di pace. […] Olvia viene parlando sola a voce alta, perchè l’ode lo spettatore e Giugurta che dice Olvia es, i su espada me asegura. […] Alfonso riposando su tali disposizioni riflette sulla condizione infelice de’ principi, valendosi di alcuni pensieri Oraziani, O fortuna invidiable del villano &c. […] dice l’Elettra dell’ Huerta; ed il di lui Oreste risponde a maniera di oracolo, Un hombre soy que en su sepulcro sulca los mares de fortuna.
Di su. […] Diventa vivo, diventa vivo: su, su, che alla fe tu muori galantemente. Spunta in su. […] Ben sai ch’io il vidi. […] Non sai tu che per le sue orazioni Monna Lucrezia Calfucci che era sterile, ingravidò?
…… noi la vedemmo – scrive l’anonimo – come vinta in quel punto dalla violenza della passione, inchinarsi su di lui, mentre egli si cuopre con le mani la faccia e piange, e guardarlo con tale uno sguardo…. […] Non mancherò indegnamente di raccomandarvi tutti a quel degno santo che fu asperso di quel sangue prezioso dove su d’esso spirò l’adorabile nostro Redentore.
Quand’egli lasciò l’arte, chiamò a sè la piccola Maria per metterla in un collegio di Milano : ma, lui morto, le angustie di famiglia le fecer troncare gli studî e la sbalzaron su le scene a soli 13 anni.
Bellotti-Bon, si diede all’interpretazione del gran repertorio moderno, facendosi ammirar schiettamente in ogni lavoro, non esclusa la Moglie di Claudio ; ma il suo vero periodo di gloria fu di quei sei anni passati nella Compagnia di Alamanno Morelli, a fianco di Luigi Monti, col quale formava la più deliziosa coppia d’innamorati che si potesse mai veder su la scena.
Nato il 4 ottobre 1839 a Roma, da parenti non comici, si diede al teatro giovanissimo, ove non fece i soliti progressi con la solita rapidità, forse per la tempra sua di uomo freddo, calmo, che si rispecchiava su la scena.
Dal tempo in cui s’introdusse il melodramma in quella nazione per opera del Cardinal Mazzarini, i poeti che rivolsero l’ingegno a cotal genere di componimenti modellarono intieramente il loro gusto e la loro maniera su quella delle produzioni italiani, che levavano maggior grido. […] Niuno crederebbe che Luigi Decimoquarto avvezzo ad ammirare tanti capi d’opera sovrani in ogni genere di poesia sene dovesse compiacere, come infatti sene compiacque, della triviale e plebea rappresentazione della Pomona, ove si parlava a lungo di pomi e di carciofoli, che potesse aver la sofferenza di sentir parlare nelle Pene, e piaceri d’Amore Diana, Venere, e l’Aurora col linguaggio delle fantesche e delle ostesse, e che non si raccapriciasse per lo spavento nel sentir codesta bestiale invocazion de’ demoni che si faceva nell’opera intitolata la Circe «Sus Belial, Satan, et Mildefaut, Turchebinet, Saucierain, Gribaut, Francipoulain, Noricot, et Graincelle, Asmodeus, et tout la séquelle.» […] Il mostro descritto da Orazio, che aveva sembianza di donna su una cervice di cavallo, le piume sul dosso e il restante pesce, era il vero emblema del teatro musicale. […] Empietevi, e cadete, Dirà il dio d’Israel; né sia chi sorga, Dal lampo della spada, Che strisciare su voi farà il mio sdegno. […] Tu nol sai; ma il so ben io, Nè a te, perfido il dirò.
Noi più cose ne accennammo nella nostra opera appartenente alle Siciliea; e quì ci arresteremo anche un poco su di esse forse non inutilmente non solo per la gioventù, ma ancora per chi non leggendo osa ragionare, e per chi solo sa ripetere come oriuolo i giudizii portati dagli esteri su i nostri scrittori, favellandone iniquamente per tradizione. Non ci fermeremo nè su di quelle che l’editore della di lui Penelope Pompeo Barbarito nel 1591 promise di produrre, nè sulle favole notate a sogetto, tralle quali lasciò lunga fama la celebre sua Notte b, onde solea ricrear la città di Napoli nel tempo stesso che colle opere scientifiche la rendeva dotta. […] Ed in fatti su questa lagrimosa parte della storia di Napoli è fondata la schiavitù di Alvida menata via da’ banditi Abbruzzesi, come ella stessa racconta ad Odoardo nell’atto IV.
Non ebbe la malvagità di animo di fissarsi acerbo su que’ poveri attori che a tutto eran chiamati fuorchè all’ arte del teatro, e che traevan la vita a stento peregrinando di paesello in paesello…. : ma per gli attori che, pur essendo al par di quegli sciagurati negazione di arte, con illeciti mezzi strappavan applausi a i pubblici che avean nome d’intelligenti, e che preferivano, ad esempio, una meschina compagnia rappresentante il Prometeo di Troilo Malipiero ad altra di cui faceva parte il gran Vestri ; che accorrevan a un teatro ove recitava una compagnia Zocchi, composta degli attori più abbietti, mentre in altro era la grande trinità artistica De Marini, Vestri e Modena…. ; oh, per quelli, il Bonazzi fu un vero demonio ! […] Oh tu non sai come pallidi i giorni e come triste passan le neghittose ore all’amico che tu carezzi ! […] Dicesi che su certe vigne omai brontoli il temporale ; ma gli attori di quei tempi si sono provveduti con le raccolte precedenti : e Tommaso Salvini è milionario, laddove Vestri morì in miseria, e Demarini non ebbe mai più di ottomila lire all’ anno. […] Quando il povero parroco, nella bella commedia del Garelli I contingenti piemontesi, esce a far la sua parte, il pubblico lo prende su come viene, e se la figura è meschina e i modi sono piccoli, il pubblico se ne compiace di più perchè lo rassomiglia all’uno o all’altro dei tanti curatucoli di campagna, che son di sua conoscenza ; ma se il parroco recita in italiano, allora il pubblico, ci si perdoni la frase, si monta diversamente, e vuol figura veneranda, vuol modi gravi, vuole unzione, vuole insomma quell’ ideale, che invano si vorrebbe da taluni scompagnare dall’arte.
Di alcuni lavori, o di alcuni momenti de'varii lavori da lui rivelati, gli americani del sud, per quanto avesser letto su pei giornali, non avrebbero mai potuto farsi un’idea. […] Sarebbe lo stesso come dire lo Zacconi scolaro di tutti gli ammalati e i moribondi che osservò negli ospedali per raccogliere sinteticamente in una semplice linea tutta l’analisi fatta su quelle contrazioni facciali lente e spasmodiche, che generaron poi una polemica su pei giornali a proposito dello spegnersi di Corrado nella Morte civile di Giacometti : polemica di cui forse una parte del pubblico avrebbe fatto a meno volentieri, tanto più ch'essa era aperta fra il glorioso decano de'nostri artisti, Tommaso Salvini, che fu per quarant’anni il rappresentante del classicismo a teatro, e lui, rappresentante da un decennio del verismo : l’arte vecchia, non mai interamente scomparsa, e che va rifacendo capolino oggi nel rinnovamento del dramma storico, e l’arte nuova, che va già cennando a modificarsi. […] A voler dare in luce i giudizi dell’Italia e di fuori su Ermete Zacconi ci sarebbe da fare un grosso volume.
Tale fu la tua arte, o povera gentile Pierina, su questa l’arte che sentivi, che non indarno, con tutti gli entusiasmi della giovinezza adorasti, perchè di lei, e della tua vita, non ti fosse ignota nessuna delle gioie, delle soddisfazioni, delle ebbrezze, delle vertigini, mal giudicabili da coloro che l’arte non ebbe baciati in fronte del suo bacio infiammato, consumatore, divoratore.
Per quante ricerche fatte, non mi è riuscito di aver notizia su questo comico, tranne la lettera seguente, che traggo dall’Archivio di Modena : Ser.
Attrice magnifica di bellezza, fiorì la prima metà del secolo xvii col nome di Rosalba, e abbiamo su di lei il seguente aneddoto, che riferisco intero dal Paglicci (Il Teatro a Milano nel secolo xvii ) : Nella primavera del 1636, un certo Niccolò Ala, sergente maggiore della milizia di Cremona, e che era perciò incaricato di custodire l’ordine morale e difendere la città da ogni inconveniente, fu preso in siffatto modo dall’ amore di lei, che in un eccesso di gelosia le sparò contro una terzetta da ruota.
Trasportato a braccia su di una poltrona a casa sua, non discosta dal teatro, in quell’abito goldoniano, con quel viso truccato, angoscioso contrasto con la inerzia mortale del povero corpo, visse ancora per una settimana una vita di morte, e circondato dall’affettuosa moglie e da tutti i compagni, si spense la domenica sera 20 gennajo alle 11, 25.
Il ’55 a Vercelli mette su uno spettacolo, I briganti calabresi, pel quale s’ingolfa in un mondo di spese : ma lo spettacolo fa furore, un forte guadagno è assicurato ; ed eccoti l’arena di legno, terminato appena lo spettacolo, tutta in fiamme, ecco ogni cosa letteralmente distrutta. […] Le povere vittime trovandosi su coperta del legno sommerso furono tutte trovate, meno mia moglie e la mia povera Adelina. […] Salito su, dissi al marinajo che avevo trovato mia moglie !
Ella gli chiede su di ciò consiglio. […] Anche questa scena fondata su ipotesi tutte false e mancante d’interesse, di verisimiglianza e di grazia, sembrò pregevole al buon bibliografo encomiatore. […] Gareggiano su di ciò; ma tutto dee sospendersi, perchè Scipione viene a trattar di pace. […] Olvia viene parlando sola a voce alta, e l’ode lo spettatore e Giugurta che dice, Olvia es, i su espada me asegura. […] Egli ne sprezza le minacce, dicendo che i suoi pari Aquellos que en sangrientos caracteres de heridas por su nombre recebidas llevan la executoria de sus hechos sobre el noble papel del pecho escrita.
Noi le riconosciamo per tragedie, ma ci rapportiamo su di esse alla censura del nazionale Montiano. […] Vedasi anche su di ciò il mio Discorso Storico-Critico pubblicato su i Saggi apologetici di Saverio Lampillas. […] Or che puerilità affastella egli in quattro pagine intere su questo punto? […] E che altro io feci nelle Note su gli autos poste nella Storia de’ Teatri prodosta nel 1777? […] Qual è stata la grande scoperta da lui fatta su gli autos?
Fu in questo tempo che si videro su quelle scene tradotte la Sposa Persiana, il Cavaliere e la Dama, il Burbero benefico del Goldoni. […] Ecco come ne pervenne a me la notizia in una lettera di un amico Spagnuolo de’ 22 agosto 1786: Muy Señor mio = El dia catorze del presente vi representar en el Coliseo del Principe su comedia de vm.
Non iscrivo ciò davvero per riabilitare Anzampamber ; ma è certo che mi pare strano che a lungo o di sfuggita, per quante ricerche io abbia fatte, non si trovi nulla su pe’giornali riguardante il tipo con tanta garbata comicità descritto dal Costetti. […] Ma ecco senz’altro il programma : primo trattenimento Grandioso spettacolo, non mai più esposto su queste scene, decorrato (sic) di numerosa Truppa, Banda militare, combattimento a fuoco vivo ed arma bianca con apposito scenario, Vestiario analogo, Marcia figurata, Assalti di fortezza, e per ultimo fuoco generale di gioja per la riportata vittoria : questo porta per titolo LA GRAN SPEDIZIONE DEI FRANCESI IN AFFRICA ovvero La conquista di Algeri nell’ultima battaglia data nel giorno 5 luglio 1830 sotto il comando del Luogo Tenente Generale Comandante in capo la spedizione.
Non possiamo su tal racconto assicurarci di essersi da que’ popoli conosciuta la poesia rappresentativa.
Fors’anche perchè modenese, ella parve avere alcun ascendente su l’animo del Duca Alfonso, che le tenne al fonte battesimale un figliuolo, e a cui spesso si volgeva per soccorsi morali e materiali : e vi han parecchie ricevute sue delle solite dieci doppie, che il Duca le faceva pagare come donativo.
… voi, piena di grazia e di saver, che tutta conta d’ogni fè, d’ogni gente l’istoria avete, e su verace impronta gittar sapete accento, incesso, sguardo, tratto, atteggiamento ; e divinar quai moti nella foggia miglior rendano i noti casi, e adeguarli al lento o crebro moto d’uman cor.
Il busto bene formato e sviluppato era sorretto da un pajo di gambette ad arco, che si movevan a salti, a guizzi su la scena nel più buffo modo del mondo.
Un témoignage aussi sincère que celui d’un étranger, qui dit les avoir vus, ne peut se mettre en doute, et je ne sais pas comment il se soit fait qu’aucun des écrivains de la nation, que je sache, ne nous en ait donné connaissance. […] Phénice lui demande comment il s’appelle : Arsene répond qu’elle ne sait : et voyant venir Caton elle en fait l’éloge. […] Ce petit traité m’a fait un sensible plaisir : c’est la première fois que je l’ai vu, et je ne savais pas que M. […] Combien de fois ne fait-il pas que deux Acteurs s’en vont, et que deux autres paraissent sans savoir pourquoi ? […] Cette observation est véritablement importante, et je ne sais si je pourrai bien m’en justifier.
On ne saurait jouer mieux que vous du visage. […] On ne sait plus établir et garder les différences qui séparent la comédie du genre tragique. […] Leggansi le di lui eccellenti Riflessioni su questo nuovo genere di dramma ermafrodito nella raccolta dell’accademia de la Rochelle tom. […] «On sait (scrive M. […] Tant qu’à mon coin j’ai su plaire, etc.
Si passa in seguito su i commedianti da esso principe incontrati pel camino, che compongono la compagnia tragica di Elsingor. […] Chi sa se essendo sì poderoso su di una perturbata fantasia, avesse voluto valersi della mia debolezza e malinconia, per ingannarmi, e machinar la mia ruina! […] … Prosegue lungamente su tal punto. […] Molto debbo dirti su di essi. […] Voleva mettere sulla scena un usurpatore e un omicida, e per renderlo dispregevole ed odioso, aggiunse a i di lui vizii l’ubbriachezza, sapendo che il vino esercita la sua possanza su i re come su gli altria.
Ma anche là finì presto la cuccagna, e, su per giù com’oggi, qualche buona piazza per una data stagione faceva le spese di tutto l’anno.
E tanta esuberanza di gioventù, di forza, di intelligenza, dovè sfasciarsi sotto il colpo improvviso e terribile di una malattia che la condusse in pochi dì al sepolcro, proprio nel momento in cui al fianco di Tommaso Salvini si faceva ammirare e applaudire in su le scene del Teatro Italiano di Parigi.
Vissuto alcun tempo in una certa agiatezza, morì poverissimo a Pordenone il 1° aprile dell’ ’86, fulminato su la scena, mentre s’accingeva a mangiare nel 1° atto del Tiranno di S.
Su di lui dettò Luigi Suner, nelle Serate Italiane, un affettuoso articolo, dal quale traggo le seguenti parole : Si era formato da sè ; aveva una cultura generale non comune ; parlava e conosceva le letterature drammatiche di cinque lingue ; era scrittore applaudito, e generoso verso i suoi colleghi ; attore piacevolissimo.
Bella di volto e di persona, dalla voce metallica, dagli occhi espressivi, attraeva a sè ogni specie di spettatori al suo primo apparir su la scena.
quell’eleganza che dopo tanti secoli conserva la medesima imperiosa forza su i posteri più remoti? […] Non pertanto faremo su di esse alcune riflessioni passeggerea. […] Paventa bene Pamfilo di qualche grande sciagura, e corre su dalla moglie. […] Su parla Get. […] Non sai che far?
Che se Florinda tua su ricche piume innalzi al Cielo, insieme anch’ io v’ ascendo, cui porge la sua morte aura vivace. […] qualcosellina più, della Signora Cecchini : questo dev’ essere stato il pernio su cui s’ aggiravan di conseguenza tutte le altre cagioni della reciproca animosità. […] Marino su quell’ intrico di retroscena, come è peccato che, per quante ricerche fatte, io non abbia potuto trovare il ritratto della Virginia fatto dall’Allori. […] M. ; poesie tutte che furon pubblicate in appendice dello studio, più volte citato, di Enrico Bevilacqua su Giovanni Battista Andreini. […] Il Cecchini, il quale, anche non parendo, co’ modi i più gentili, non perdeva mai l’occasione di punzecchiare gli Andreini direttamente o indirettamente, scrive, su questo proposito, al Duca da Milano il 1620.
Nell’Ildegarde sopra alcuni fatti de’ bassi tempi intorno a Carlo-Magno tesse l’autore una favola che chiama comica su Ildegarde di lui moglie calunniata. […] Ma dopo che nel 1777 uscì la Storia critica de’ Teatri antichi e moderni, in cui si parlava di poesia alemanna e di teatro prima di Opitz, s’avvide che poteva su i documenti che in essa si protersero, che poteva risalire un poco più.
Aqui dulce cantaba, Allì alegre reia, Aqui con su guirnalda me ceñia, Y alli me la quitaba! […] ERRORI CORREZIONI pag. 26 lin. 6 i al hermano y al hermano pag. 27 lin. 7 i su espada y su espada pag. 37 lin. 3 e 12 recebidas recibidas pag. 43 lin. 25 Tiemble Temple pag. 47 lin. 2 Tiemble Temble pag. 95 lin. 7 Traidores Traydores pag. 97 lin. 7 ed ultima passiones pasiones pag. 99 lin. 9 traidor y es hoi traydor y es hoy pag. 85 lin. 12 le lodate commedie inedite le lodate commedie pag. 160, lin. 25.
Le buffonate descritte dal Lasca tra il padrone e il servo, i due principali tipi della Commedia dell’ arte, troviamo identiche dappertutto, e particolarmente alla Corte della bassa Baviera in Landshut, quando su al Castello di Trausnitz, Venturino da Pantalone e Battista Scolari da Zanni faceano smascellar da le risa i nobili astanti. […] Gli applausi, i regali, & i l ritorno in Italia ODE Questi che su le scene altrui deride, Ingegnoso inventor di mille errori, Hoggi intento a spiegar flebili amori, Veri successi, in su le carte incide. […] Onde se già di musici concenti Empiè i Teatri e fe’ stupir le Scene, Ben formar vi dovea delle sue pene Su le carte canori anco i lamenti. […] Ma d’un Eolo potente aura improvvisa Lo spinse a valicar nuove pendici, Là su la Senna, ove fra colli aprici La Regina de’ Regni è in trono assisa.
C’è un altro dettaglio della recensione su cui bisogna tuttavia soffermarsi. […] Seguono il pentimento e la vergogna, che portano la persona a raccogliersi su sé stessa. […] Allor si volse a noi, e pose mente Movendo il viso pur su per la coscia E disse: or va tu su, che se’ valente. […] Tu ne saurais le sentir. […] Imperocché non dee l’attore mostrarsi fuor della scena qual su la scena dee solamente apparire, se non vuol diminuire quel grado d’illusione, che dee su la scena produrre.
Noi le riconosciamo per tragedie, ma ci rapportiamo su di esse alla censura del nazionale Montiano. […] Vedasi anche su di ciò il mio Discorso Storico-Critico. […] Or che puerilità affastella egli in quattro pagine intere su questo punto? […] E che altro io feci nelle note su gli auti poste nella Storia prodotta nel 1777? […] E quale è la rara scoperta da lui fatta su gli autos?
Credeva il Signorelli troppo buonamente, che un Teatro regolare, ritratto de’ costumi del tempo che correa, formato su i Greci e i Latini, scritto in istile purgato e naturale, fosse da preferirsi a un altro Teatro privo di quasi tutti questi pregi. […] Ora su tali fondamenti conchiuse il Signorelli, che Lope o dovea essere il più sfacciato de’ Viventi (il che niuno ha detto mai), o dovea discolparsi colla verità alla mano. […] Ecco dinota la presenza, o la prossimità della cosa; e Voi non mi date per nutrirmi, che belle parole su di ciò che voi stesso non sapete che cosa si fosse. […] Nè di altri Autori corretti in esso ei favella, e le sue lodi si profondono su i contempoeanei seguaci del sistema Lopense.
In fatti la disistima ch’ ebbesi poscia per le persone di teatro in Roma, non pare che cadesse su i tragedi e i comedi, ma su gli attori mimici de’ quali parleremo appresso. […] Ma gli errori di tal Francese su i pantomimi ed altre cose teatrali e non, teatrali non sono nè piccioli nè pochi. […] Vedasi su di ciò il mentovato trattatino de’ Teatri del lodato Maffei, il quale con diligenza raccolse le antiche testimonianze per convincere il P.
Egli assunse in teatro il nome di Flavio (lasciatoci dal Ruzzante), specchio degli Innamorati, che, bello, galante, poeta, musicista, gentile come un cortigiano, attillato come uno spagnuolo, la vince nel cuore di Fiorinetta su tutti gli altri, per quanto sfoggio essi facciano delle loro ricchezze ; e tra' suoi Scenarj cinque ve n’ha intitolati dal suo nome di teatro, e in cui egli è protagonista : La fortuna di Flavio, Flavio tradito, Flavio finto negoziante, Le disgrazie di Flavio. […] Porta, e su di esso distende minutamente le sue regole, enumerandone prima i personaggi, assegnando a ciascuno di essi le case, prima o seconda, di destra o sinistra, dicendo l’argomento, spiegando i lazzi e assegnandoli a'varj punti della Commedia. […] S. degli 11 marzo scritta su le 6 hore, la quale letta da me mi indusse subito a dirgli che non occorreva ne per acqua ne per terra che egli venissi in costà, se non haveva altro negozio in che servire S. […] Da questa lettera di ringraziamento, che esso Scala inviò al Duca non appena giunto a Venezia, vien fuori un nuovo personaggio, la Livia, che parrebbe, all’ascendente che esercita su lui, una moglie in calzoni.
Così su i cor Tu imperi, e al riso e al pianto ci volgi a tuo piacer : e in van procura ragione opporsi al ben tessuto incanto.
Nel citato libro su La Compagnia Reale Sarda e il Teatro italiano dal 1821 al 1855 (Milano, 1893), così parla il Costetti della egregia artista, dopo di avere accennato al ritirarsi dalle scene della Romagnoli : Le succede Daria Cutini-Mancini, giovane, avvenente e bellissima attrice, ben degna insomma di succedere nella Reale a quella celebrità del grembiule.
E 'sta volta il fiero articolista ha ragioni da vendere, dacchè rimprovera al Landozzi di avere nella Clemenza di Tito distesa una sentenza su candida carta di Bath, con penna d’oca intinta in calamajo di carta pesta dorata ; e di avere assicurato nell’ annunzio della rappresentazione che « non vi sarebber mancate le proprie e devolute decorazioni, nè avrebber mancato di zelo li attori nel rappresentarle….
La Moda di Napoli dice : « è difficile veder due volte il Marchionni con la stessa sembianza : diverso sempre da sè sotto le diverse forme che veste su le scene, ei non somiglia a sè stesso che in una sola cosa, cioè in esser sempre eccellente. » Di lui abbiamo tragedie : I Martiri, Olindo e Sofronia, Edea Zavella o La presa di Negroponte, La Vestale, che meritò gli elogi di Vincenzo Monti e di Ugo Foscolo ; spettacoli : Pirro, o i Venti Re all’assedio di Troja, La figlia della terra d’esilio ; drammi : Chiara di Rosenberg calunniata, Chiara innocente, L'Orfanello svizzera ; lavori questi scritti per la sorella Carlotta e da lei con molto successo recitati.
Il ritratto che do qui, alcun po'ridotto, fu pubblicato a Roma del 1806 da Luigi Perego Salvioni, con in fronte il seguente sonetto : al merito sublime della signora ASSUNTA PEROTTI che con plauso universale ha sostenuto in roma nel teatro valle e nell’altro di apollo per più stagioni il carattere di prima attrice tanto nelle comiche quanto nelle tragiche rappresentazioni SONETTO Là su le piaggie apriche d’ Elicona avea Talia di propria man contesta nobil ghirlanda, e dicea lieta : or questa della PEROTTI io reco al crin corona ; Ma Melpomene allor : men chiaro suona forse il nome di Lei, se in regal vesta calza il coturno, e se feroce, o mesta, a terrore o a pietà gli animi sprona ?
D'Ancona : Una macchietta goldoniana (Strenna de' rachitici, anno VII), condotto maestrevolmente su quella e sullo schizzo lasciatoci dal Goldoni.
Or se l’uomo per natura si occupa continuamente a ritrarre le cose che lo circondano, in lui stesso si rinviene il principio d’ogni imitazione, ch’é il gran perno, su cui volgesi la poesia; e perciò Aristotile nella poetica chiamò l’uomo animale attissimo ad imitare, e che impara per rassomiglianza. […] Fanciulli ci formiamo sugli uomini, e principalmente su quelli che ci son più dappresso; ond’é che diventiamo Don-chisciotti, damerini, bacchettoni, spiritiforti, secondoché il secolo avrà formati quelli che ne circondano, puntigliosi, effemminati, ipocriti, o filosofi orgogliosi.
Ora se l’uomo per natura si occupa continuamente a dipingersi le cose che lo circondano, in lui stesso si rinviene il principio di ogni imitazione, che è il perno, su cui volgesi la poesia; per la qual cosa Aristotile nella Poetica chiamava l’uomo animale attissimo ad imitare che impara per rassomiglianza. […] Fanciulli ci formiamo sugli uomini, e principalmente su quelli che ci sono più dappresso, e quindi diventiamo Don Chisciotti, o damerini, o bacchettoni, o spiriti-forti, secondochè il secolo avrà formati quelli che ne circondano, puntigliosi, effeminati, ipocriti, o filosofi orgogliosi.
Ora se l’uomo per natura si occupa continuamente a dipingersi le cose che lo circondano, in lui stesso si rinviene il principio di ogni imitazione, che è il perno, su cui volgesi la poesia; per la qual cosa Aristotile nella Poetica chiamava l’uomo animale attissimo a imitare che impara per rassomiglianza. […] Fanciulli ci formiamo sugli uomini, e principalmente su quelli che ci sono più dappresso; e quindi diventiamo Don Chisciotti, Damerini, Bacchettoni, Spiriti-forti, secondochè il secolo avrà formati quelli che ne circondano puntigliosi, effemminati, ipocriti, o filosofi orgogliosi.
Fu Eschilo che oscurando Epigene, Tespi e Frinico, divenne il padre della tragedia, ed insegnò il sentiero a chi dovea su di lui stesso sollevarsi. […] Sofocle si forma su di lui; rende il proprio stile più grave, più maestoso, più sublime; aumenta di vivacità, di decenza, di verità, di splendidezza la scena tragica; e diviene nostro modello con Edipo, Elettra, Antigona e Filottete. […] Il perno però su cui volgesi la tragedia Romana, è lo stesso della Greca, cioè il fatalismo, se tralle conosciute se n’ eccettui la Medea, che regge per la sola combinazione delle passioni, nè mette capo nella catena di un destino inesorabile. […] Noi sinora non abbiamo veduto questo trattato per accertarcene su i frammenti istorici che l’autore ne avrà addotti. […] Bianchi nell’opera Ragionamenti su i difetti e i vizj del moderno teatro.
quell’eleganza che dopo tanti secoli conserva la medesima imperiosa forza su i posteri più remoti (Nota VI)? […] Non pertanto faremo su di esse qualche riflessione passeggiera101. […] Paventa bene Panfilo di qualche grande sciagura, e corre su dalla moglie. […] Su parla. […] Non sai che far?
Nel '43 in Compagnia Bon e Berlaffa appare su la scena con la veste e il dialetto di Pasquino nelle Donne curiose di Goldoni ; dopo pochi mesi vince la prova con Gustavo Modena, recitando il racconto di Egisto nella Merope di Alfieri ; e gli sono affidate tutte le parti di primo attore giovine. […] Ho detto più su che Tommaso Salvini fu classico nel significato puro della parola, chè non mai s’ebbe da notare nella sua esposizione la esuberanza spontanea, e pur tal volta nella spontaneità grottesca de'romantici : ne'suoi scatti di passione, ne'suoi scoppi di furore era sempre la misura contegnosa, direi quasi plastica della forma : plasticità che non tradiva mai la fatica dello studio, ma usciva elegantissima e varia sempre e rapida in una spontaneità apparente. […] Ma quando Salvini era Salvini, sia che, Sansone, si pigliasse di un tratto su le spalle il padre, e con quel fardello non lieve (il padre era Giustino Pesaro) salisse a corsa l’erta non facile, sia che, Armando, gemesse infantilmente a'piedi di Margherita, il pubblico era afferrato, soggiogato : io lo ricordo in una intera stagione (agosto 1868 al Politeama fiorentino) ; e ricordo la sua grandezza inalterata nel Sansone, nella Suonatrice d’arpa, nella Francesca da Rimini, nel Torquato Tasso, nel Giosuè il Guardacoste, nella Zaira, nell’ Amleto, nel Sofocle, nella Pamela nubile, nel Gladiatore, nell’Oreste, nella Missione di donna, nella Virginia, nella Vita color di rosa, nella Morte Civile, nel Sullivan, nell’ Otello, nello Scacco matto, nel Re Lear, in Giulietta e Romeo (del Ventignano), nel Milton, nella Colpa vendica la colpa !
» Che il Burchiella fosse valoroso attore sappiamo da Calmo stesso, che di lui faceva sì gran conto, da esclamar nella lettera di chiusa del libro secondo, vòlto alle povere commedie, ridotte a mal partito : « orsù, state di buona voglia ; chè sino al tirar del fiato di Burchiella e a l’aprir delle mie mascelle, vi faremo, per quanto ci sarà possibile, star su l’onor vostro.
La freddezza del nostro artista accennata dal Grimm, pare non fosse che su la scena ; poichè il Campardon riferisce una querela di Giacomo Lavaux, macchinista della Comedia italiana, per esser stato insultato e aver ricevuto da lui un calcio nel ventre e uno schiaffo.
Il discorso passa in seguito su i commedianti da esso incontrati per via, che compongono la compagnia tragica di Elsingor. […] L’apparizione che mi si presentò, potrebbe essere opera di spirito infernale cui non è difficile il trasformarsi; chi sa, se essendo sì poderoso su di una perturbata fantasia, avesse voluto valersi della mia debolezza e malinconia, per ingannarmi, e machinar la mia ruina . . .! […] Prosegue lungamente su tal punto. […] Amlet dà varj avvertimenti a’ commedianti per ben rappresentare; indi uscendo Orazio, di cui egli si fida, gl’ingiunge, che mentre si rappresenta la scena da lui aggiunta, tenga egli l’occhio attento su di suo zio; l’esamini con ogni cura; dice che egli farà lo stesso; uniranno poi le loro osservazioni per giudicare ciò che indicherà il di lui esteriore. […] Guildenstern, e Rosencrantz hanno seguito il lor camino verso Inghilterra; molto debbo dirti su di essi.
Se in altri teorici del teatro settecentesco, come Gravina e Muratori, l’amore nella tragedia veniva generalmente condannato per una sorta di pruderie moralistica, in questo caso la censura procede esplicitamente da un progetto etico-religioso fondato su basi alternative rispetto a quelle su cui poggiava la poetica teatrale francese del Seicento. […] [7.5.6] Sus donc qui vous retient? […] Je sais ce que ma mort vous coûterait de pleurs, Et ne crains mes dangers, que comme vos malheurs145. […] III, textes établis, présentés et annotés par Georges Couton, Paris, Gallimard, 1987, p. 171), Molière («Je voudrais bien savoir si la grand règle de toutes les règles n’est pas de plaire», Molière, Œuvres complètes, t. […] Il giudizio di Dacier su Corneille non è tuttavia incondizionatamente positivo — forse questo punto è anzi l’unico in cui si spende in un elogio dei tragici moderni.
Quel secolo (osserva su di ciò m. de Fontenelle) non era delicato su tal materia, e professava apertamente la dissolutezza che in altri tempi si cerca dissimulare.
Quel secolo (osserva su di ciò M. de Fontenelle) non era dilicato su tal materia, e professava apertamente la dissolutezza che in altri tempi si cerca dissimulare.
Caggia il gran velo omai, veggiasi intorno dar bella Donna altrui diletto e pena, che in su la viva e luminosa scena faccia a Venere, a Palla, invidia e scorno. […] Le renom d’Isabelle errant inévitable nous peut ravir le sens de loin comme de près ; bref on ne sauroit voir, touché de ses attraits, rien de plus admiré, ni de plus admirable. […] Del mio carcer terreno uscito fuora, là su di rivederla ho speme e fede. […] Ma non mai però in caso alcuno, mi seruirei di mascare, ne di barbe posticcie, per che impediscono troppo il recitare. et se la necessità mi stringesse far fare ad uno sbarbato, la parte di un vecchio, io li dipingerei il mento, si che paresse raso, con una capigliara canuta sotto la beretta, li darrei alcuni tocchi di pennello su le guancie, e su la fronte, tal che non solo lo farrei parere attempato, ma decrepito, et grinzo, bisognando. […] Nel uestir delle quali, dourà sempre chi le guida esser deligentissimo, non uestendo mai [se fia possibile] i suoi interlocutori, a i modi che modernamente si costuma, ma nelle maniere, che su le scolture antiche, o su le pitture figurati si ueggono, con quei manti, et con quelli abbigliamenti, co quali si figurano cosi uagamente quei personaggi de gl’ antichi secoli.
Le tout consiste à savoir juger dans quelles circonstances il faut mettre du feu, et quand l’intrigue doit être dénouée froidement. […] Le fils d’Oronte avoue l’amour qu’il a pour elle, et par tout ce qu’il sait, il confirme qu’Agnès est la fille que l’on cherche. […] Dans ce dessein, elle sort pour le chercher, mais sans communiquer son idée au spectateur, à qui elle donne en même temps une grande curiosité de savoir ce que produira cet entretien. […] On sait que quiconque entreprend une réforme, n’embrasse pas le tout d’abord, et qu’il s’attache seulement à des parties. […] Je sais qu’il connaissait parfaitement les anciens comiques, mais enfin il a pris à notre théâtre ses premières idées ; Vous savez que son Cocu imaginaire est Il Ritratto des Italiens.
Ében tragica la situazione di Fedra: ………………………………… Je sais mes perfidies, Oenone, et je ne suis point de ces femmes hardies Qui, goûtant dans le crime une tranquille paix Ont su se faire un front qui ne rougit jamais. […] Così in Francia pose il suo seggio una tragedia forse inferiore alla greca per economia, semplicità, naturalezza e apparato, ma certamente da ella assai diversa, e forse più nobile per i costumi, e fondata su di un principio novello. […] I lett. 7 così scriveva ad un amico: «Vous savez mieux que moi, monsieur, que ces espèces de concetti sont infiniment plus rares chez les bons auteurs italiens que la plupart de nos critiques français, à commencer par Boileau, n’ont voulu nous le persuader sans les avoir lus». […] La sévère raison par Despréaux tracée Dans les bornes du goût ne sait plus nous fixer, Et nous manquons le but en voulant le passer. […] Racine diceva: «Ce qui me distingue de Pradon, c’est que je sais écrire».
Egli intanto convoca un consiglio di Abnero e Samuele per deliberare su di ciò che pur non è più in suo arbitrio. […] Le prime cinque scene dell’atto III sono impiegate negli amori di Cauno ed Idotea, e nel disegno di Mileto su di costei che l’odia. […] Ci arresteremo un poco su ciò che dicesi in tal discorso dell’ argomento del Corradino. […] Il fatto per altro senza interessare lo stato si aggira su di una gelosia di una donna che cagiona un omicidio in una famiglia ragguardevole. […] Ad onta di mille esempii datici da’seguaci di Melpomane di ogni nazione, ardisco profferire su questo argomento i miei liberi sensi.
de Pourceaugnac, in cui un avvocato di provincia viene aggirato da Sbrigani personaggio modellato su i servi della commedia greca ed italiana antica e moderna. […] Mentre egli fioriva altri scrissero ancora farse e commedie; ma noi non ci arresteremo su quelle di Poysson, Montfleury, Boursault, Hauteroche, Champmelè, Vizè, Baron ed altri commedianti, i quali o ne composero in effetto o prestarono il nome a chi non volle comparire. […] Contando egli nel 1653 il diciottesimo anno di sua età diede al teatro le Rivali favola tessuta alla spagnuola su di una deflorazione, sulla fuga di due donne rivali e sul loro travestimento da uomo, senz’arte, senza regolarità e senza piacevolezza. […] Andres nel III tomo della sua opera su di ogni letteratura le favole francesi ricavate dalle spagnuole afferma che il Convitato di pietra di Moliere è tutto spagnuolo, ed in ciò parmi che s’inganni.
Aumentavano perciò le sue malinconie un giorno più dell’altro, di modo che i colloqui che frequentemente seco avevo su tal proposito le avevano risvegliate anche in me.
Ecco, signori, le obiezioni che mi permetto di farvi : esse mi paiono fondate su l’amore del vero che deve sempre essere la base delle arti….
Su l’arena del Lazio il Dio bendato di Lavinia destò pei casti amori a battaglia campale il Teucro armato.
La fragil canna colla maestra man stringo, e vi adatto amo ed esca in un punto, e poi su queste che spuntano dal suolo erbe novelle, Lieta m’affido, e ricca preda io faccio, pria che il raggio del Sol l’onda riscaldi, de' muti pesci al nostro cibo eletti.
Abbandonati allora gli studj sì di medicina, sì legali, Gaetano, padrone omai di sè, vinto dal fascino che avevan sempre esercitato su di lui le glorie teatrali del padre, si fece comico, esordendo con Luigi Domeniconi al Teatro Rossini di Livorno, e mostrando subito le più chiare attitudini alla scena, le quali poi sviluppò con gran successo al fianco di Gustavo Modena, che gli fu capocomico e maestro affezionato.
Chi volesse dare un giudizio su Angelo Zoppetti con poche parole, forse non s’ingannerebbe, qualificandolo : « un gran brillante senza saperlo ».
su, Melampo, Mastini, al monte . . . oimè! […] Denina su i drammi de’ Commedianti.
Ma il leggitore sarà curioso di sapere, su qual fondamento colui ciò affermato avesse. […] In Ispagna si è continuato a mostrar su quelle scene fino a tanto che Antonio de Zamora non vi espose la sua commedia sul medesimo argomento trattato con minori assurdità.
Il predominio poi che acquistò la gente di teatro su gli animi degl’imperadori degeneri, fu eccessivo. […] «Los Arabes y Moros (diceva) fueron en las representaciones con hechos, gestos y palabras muy excelentes… como se harà vér quando se publiquen las reliquas de su literatura que por felicidad grande se han hallado poco ha en la famosa Libreria del Escorial; y aùn fin ellas se puede probar con nuéstras historias».
Di là vennero tante armate barriere, fortezze, castella baronali, opposte a’ compagni e al sovrano più che a’ nemici stranieri, delle quali e nel nostro regno e altrove veggenti tuttavia in piedi su ripide balze grosse reliquie: di là tante guerre intestine, tanti diritti de’ leudi e antrustioni, vassalli angari parangari, e schiavi prediali ec. […] «Rien de plus rare chez les Français et chez les Germains (afferma un celebre scrittor francese), que de savoir écrire jusqu’au treizième et quatorzième siècles: presque tous les actes n’étaient attestés que par témoins.
E nel chiostro della chiesa di Ognissanti ov’egli è sepolto, si legge su di una parete il seguente epitaffio, fatto da lui stesso incidere in marmo fin dal 1826 : Luigi Del Buono fui – che da vivente destinavo questo marmo – per soprapporsi alla mia fredda salma – presso quest’ara sacra alla gran vergine – in carità prego di recitare – il De Profundis e la seguente giaculatoria – in lode della nostra avvocata – Maria Santissima – che ciò sarà di sollievo all’anima mia – e di merito a quel devoto che la suffragherà. […] Io credo che se invece di invadere un campo non loro, si fossero contentate di quello naturale cioè a dire di satira in azione, non mai com’oggi avrebber potuto essere salutari al popolo di su la scena.
Mercatar favori illeciti, riceverne prezzo a più riprese, alimentar desiderii, e speranze infami, è scuola di morale da soffrirsi su di un teatro culto? […] Le Connoisseur de Marmontel si pose su quelle scene da Giuseppe Piis dopo molti altri che han maneggiato questo medesimo soggetto. […] E un edificio isolato che rappresenta un parallelogrammo circondato da portici, la cui facciata di 200 piedi consiste in un maestoso colonnato d’ordine corintio con peristilo, le cui colonne hanno tre piedi di diametro, e su di esse corre una balaustrata con piedistalli ornati di figure analoghe alla destinazione del luogo. Le facciate laterali e la posteriore sono decorate col medesimo ordine, ma in pilastri con una galleria in arcate su tutta la lunghezza. […] Nè questo nè il buon senno di uno scrittore Francese ha punto giovato a richiamar su quelle scene l’opera eroica all’ imitazione degli uomini da quella de’ demoni e delle furie ballerine.
Francesco Grisellini Veneziano nel 1754 diede alla luce una commedia in Roveredo che nominò Libertapoli, su i Francs-Maçons con questo titolo: I Liberi Muratori commedia in prosa di Ferling Isac Creus fratello operajo della Loggia di Danzica. […] Vi adopera tutto il sale Aristofanesco e Plautino per ridersi de’ Filosofi d’ogni aria e d’ogni secolo, com’ egli dice nel Prologo, e soggiugne: Verran per ora Egizj, e Babilonici, Traci, Milesj, Clazomenj, ed Attici; E poi verranno ancor su queste tavole Angli, Germani, Franchi, Ispani, ed Itali &c. […] I suoi drammi di Koulican, le sue Sorelle Cinesi sono scritte su queste idee. […] E per conseguirlo ricorse al solito comune rifugio del maraviglioso delle machine e trasformazioni e degl’ incantesimi molla sempre attivissima su gli animi della moltitudine. […] Il proscenio corrisponde a tanta splendidezza, e sino il gran telone che copre la scena prima d’incominciar l’opera dipinto a sughi d’erba su per lungo tempo un grato spettacolo anch’esso.
Ma Scudery e Boisrobert aveano scritte in Francia due tragedie su Didone; e in Ispagna molto prima di essi Cristofano Virues avea pubblicata la sua intitolata Elisa Dido. […] É probabile che quest’ultime sieno state ville dall’erudito alunno del dotto Gravina; ma avrà egli lasciato di consultar su Didone la divina Eneide per lo nominato Ambigu francese? […] «Veux-tu savoir, jeune artiste (scrive Gian Giacomo Rousseau, ottimo giudice, nel suo Dizionario di Musica all’articolo Génie) si quelqu’étincelle de ce feu dévorant t’anime? […] Tu ne saurais le sentir: fais de la musique française». […] «Virgile (dice l’abate Arnaud) quand il a imité, a su (secondo il precetto degli antichi rétori) appliquer les idées générales des autres poètes aux cas particuliers, car soit qu’il emprunte les pensées et les sentiments de Catulle, soit qu’il imite ceux d’Homère, ou des autres poètes, il sait tellement les fondre, les approprier, les individualiser qu’il les rend en quelque sorte originaux».
Manca non pertanto al Catone moltissimo per dirsi l’opera più bella che sia uscita su di alcun teatro. […] Non v’ha scena dell’atto I che non si aggiri su gli amori di Porzio, di Marco, di Giuba, di Marzia, di Lucia, di Sempronio, o sulla congiura tramata da questo scellerato con Siface che gli rassomiglia. […] Aggiugne che allora poi, per non farlo perire, egli stesso monterà su i rostri per ottenergli il perdono. […] L’azione è fondata su di una tradizione conosciuta. […] Egli con due dissertazioni su gli spettacoli che formano una specie di storia del teatro inglese, si lusingava di poter disingannare il pubblico sulle novità introdotte da Garrick, e sul di lui modo di rappresentare.
Tragedie languide e basse, commedie grossolane e buffonesche, tragicommedie informi, oscene, stravaganti, comparivano in prodigiosa copia sino al 1640 su quel teatro che indi a poco dovea risonar de’ nomi illustri di Cornelio, Racine e Moliere.
La squisita cortesia e la soavità dell’indole sua, che traspaiono in ogni parola, in ogni atto, posson far credere non ingiusta la osservazione che troviamo stampata nel’57…, su certe abituali inflessioni troppo melliflue ed ingenue, generate forse dall’eccessivo studio d’esser vero e d’evitare il convenzionale.
Bello della persona, bravissimo ballerino e musico eccellente (eseguiva molte arie su ’l flauto, la tromba, il salterio o decacordo, il piano, la chitarra, l’oboe e l’organo) ebbe liete accoglienze dal pubblico a Parigi e alla Corte, ove apparve la prima volta il 30 dicembre dello stesso anno.
Il primo, recatosi una sera dopo il suo lungo esilio, al Carignano, ove recitava la Compagnia Reale, e richiesto del parer suo su di essa, rispose : « È senza dubbio una compagnia composta di ottimi attori ; ma sembra a me che fra essi molti declamino, e due soli veramente parlino ; cioè Cesare Dondini e la Romagnoli. » Ed Ernesto Rossi (op. cit.
Fu educato in un Istituto della Svizzera tedesca, ed ebbe famigliare su l’altre la lingua inglese.
La voce considerata in se stessa non è altro che l’aria sospinta in su dai polmoni, la quale introducendosi per canale, che si chiama trachea, indi assottigliandosi per la fessura della glottide, e nella cavità della bocca ripercuotendosi, esce poi dalle labbra formando un romore, o suono inarticolato. […] Tale sarebbe certamente se gl’Italiani non avessero a ciò provveduto ora col frequente raddoppiamento delle medesime consonanti, come “alloppiare, oggetto”, il quale, oltre il sostenere che fa la pronunzia, serve a dividere più esattamente i tempi nella musicale misura: ora battendo fortemente su alcune consonanti “b, ff, r” come “arruffa, vibrato”, sulle quali, principalmente sulla prima, i toscani formano un suono, ch’io assomiglierei volontieri al romore, che fanno le penne degli augelli nel tempo, che spiccano il volo: ora colle frequenti elisioni, che spesseggiano il rincontro delle consonanti, dando alle parole una certa asprezza e gravità, ora colla inversione della sintassi i della quale parleremo tra poco. […] Al che s’aggiugne eziandio l’indole de’ loro versi, i quali, essendo dappertutto rimati, e dovendo la musica fare su ogni rima una qualche pausa, l’andamento del recitativo divien tardo, noioso, e difficile. […] [17] Se fosse mio avviso il diffondermi su questa materia, molto ancora rimarrebbe adirsi intorno agli altri pregi dell’italiana favella, della evidenza delle sue frasi imitative, delle quali si trovano esempi maravigliosi negl’autori, della ricchezza determini cagionata dal gran numero di dialetti, che sono concorsi a formarla, della sua varietà nata appunto dalla ricchezza e moltiplicità delle sue forme, dell’abbondanza d’augmentativi e di diminutivi, che la rendono opportuna quelli per lo stile ditirambico, questi per l’anacreontico, e della pieghevolezza che in lei nasce dal concorso di queste e d’altre cause. […] Le donne inoltre, dalle quali ogni civile socievolezza dipende, avendo per cagioni che non sono di questo luogo acquistata una influenza su i moderni costumi che mai non ebbero appresso gli antichi, giovarono al medesimo fine eziandio ora per l’agio, e morbidezza di vivere, che ispira il loro commercio, onde s’addolcì la guerresca ferocia di que’ secoli barbari: ora per l’innato piacere che le trasporta verso gli oggetti che parlano alla immaginazione ed al cuore: ora per lo studio di molte posto nelle belle lettere, e nelle arti più gentili, dal che nacque il desiderio d’imitarle ne’ letterati avidi di procacciarsi con questo mezzo la loro grazia, o la loro protezione, massimamente nel Cinquecento, secolo illustre quanto fosse altro mai per le donne italiane: ora per le fiamme che svegliano esse nei petti degli uomini, onde questi rivolgonsi poi a cantare la bellezza, e gli amori, piegando alla soavità lo stile, e la poesia.
Con non meno invidiabil riuscita i grandi uomini che portarono i loro sguardi su tutta la natura, seppero anche discendere alle più minute osservazioni degli esseri che la compongono. […] perchè quell’istantaneo girare su di un piede che sa il ballerino, è così detto in Francia qui tanto debbe la danza moderna, e s’intende in Italia, dove la cosa è trasportata senza che abbiavi sinora un vocabolo patrio equivalente. […] La parola gergone mi su parimente dal medesimo letterato ripresa, che oggi ancora a me sembra pura italiana.