E. fa rimettere al Direttore Camerale di Parma l’annesso memoriale di Elisabetta da Flisio detta la Passalacqua e lo fa rendere ad un tempo inteso di aver accordato a favore della compagnia di detta Donna il teatro della suddetta città per il prossimo Carnevale, giusta il supplicato affinchè il mentovato Direttore dia le corrispondenti disposizioni.
Anche il Quadrio ne fa cenno, confermando la rara abilità nel ritrovare fantastiche invenzioni, travestimenti e macchine, nel rappresentare ogni personaggio, e nel cantare ad orecchio. […] , 104) : Essendo giunto in questa città per passare a Venezia un famoso comico, detto Gandini, quale fa la figura di diversi personaggi con una prestezza e sveltezza non ordinaria, con mutare li linguaggi in tutte le forme, et in due che ha fatto prova del suo spirito nel teatro Formagliari ; vi è stato un concorso cosi grande d’ogni genere di persone, che quel teatro non fu capace per tutti, e quegl’ impresarj hanno fatto grandi impegni e profferto una gran parte perchè resti per tutto il carnevale, ma si crede che non restarà per avere l’impegno con Venezia.
Rende le menti in un fosche e serene, fa che ogni volto impallidisca e inostri, apre i più cupi e i più sublimi chiostri, brillar, gelar fa il sangue entro le vene.
Lo stesso Paolo Ferrari che me la pose in scena, mi fa i più lusinghieri complimenti. La feci studiare e provare per 14 giorni, per cui t’ assicuro che è affiatata in modo da farsi a memoria ; infatti la prima parte del terzo atto la recitiamo senza rammentatore, lo che fa un bellissimo effetto.
Sciosciamocca (letteralmente : soffia in bocca) è non solamente un tipo e un carattere, non altro, nel suo complesso, che il mammo di un secolo fa : il Filippetto del Goldoni, il Marchese Pipetto del Giraud, rinsanguati, ravvivati dalla recitazione scintillante di Edoardo Scarpetta ; ma anche, un insieme di tipi variatissimi, aggirantisi attorno al tipo fondamentale. Il tipo di Miseria e Nobiltà non è certo il medesimo di Tetillo ; quello di mettiteve a fa l’ammore co me è ben diverso dall’altro di Duje marite imbrugliune, e così di seguito.
E non fa egli d’uopo che il piacere che se ne ritragge, conciliar si debba colla ragione? […] Del resto, perché la poesia italiana è dotata d’un’arditezza maggiore, perché ha più di spirito e di brio che non la nostra, perché abbonda di tuoni più felici fa d’uopo perciò avvilire la poesia francese? […] Siccome essa non si propone che di cucire, e tessere insieme de’ testi separati capevoli di varie interpretazioni, sui quali può ognuno profferire il proprio giudizio; così d’ordinario non fa che moltiplicare inutilmente i trattati, e i sistemi. […] [NdA] È vero però che talvolta la melodia strumentale fa sentire un’idea dominante, e dipigne delle idee distinte, ed esprime de’ sentimenti precisi. […] Nel primo caso sparisce ogni idea d’imitazione e di dramma, nel secondo si fa una strana violenza all’imaginazioue, poiché nel punto, che il poeta mi dice, o mi fa capire che mi trovo ad ascoltarlo in una camera, il coro mi trasporta violentemente in Persepoli, o in Gerusalemme.
Cassiano, unissi all’altra di Francesco Paganini, in cui da alcuni anni fa valere il suo merito, e può fra le buone attrici di questi tempi essere plausibilmente annoverata. »
Fu sempre in compagnie di prim’ordine, e il '36 faceva parte di quella del Nardelli, di cui è riprodotta una poesia a pag. 390, che ha questa orribile quartina : Se poi a caso ci preme la stizza, e svogliata noi abbiamo la mente, il veder sulla scena Pelizza, tutto quanto obliare ci fa.
Di lui fa menzione il Loret nella Muse historique del 31 marzo 1659 col distico seguente : Horace, en beau discours fréquent, faisoit l’amoureux éloquent.
Firenze, Bemporad, 1898), il quale ci fa anche sapere che la Parrini era divisa dal marito e conviveva con Ercole Gallina, il primo attore, da cui ebbe il 3 gennaio del '26 una bambina che le morì il 7 successivo.
La fa chiudere in un’ arca di pino, ed inesorabile alle di lei lagrime la spinge egli stesso in mare. […] Un cuore veramente Romano trasparisce in quanto fa e dice Publio; ma quando è in procinto di perdere il valoroso Orazio, l’unico figliuolo che gli rimane, allora fa vedere tutto il padre, implorando la pietà del popolo. […] Ecco parte del racconto che se ne fa: . . . . . . . . […] fa solo menzione dell’edizione di Roma del 1726. […] Nel discorso che fa la Tragedia impresso dopo l’Orbecche.
Egli s’esercita con bravura nelle parti gravi ; e ne’ caratteri serio-faceti si fa conoscere per un comico d’abilità.
Una lettera dell’ Arlecchino Martinelli a un famigliare del Duca di Mantova, con data di Cremona 4 decembre 1595, ci dà notizia di questo comico in Compagnia della Diana, al quale il Martinelli fa indirizzar le sue lettere per maggior sicurezza.
Ancora poco tempo fa di lei si diceva : arriverà. […] Il pianto a volte la soffoca davvero in scena ; le scendono giù dagli occhi le lacrime che essa si beve, e le spezzano la parola ; i capelli le si scompongono, le scendon giù per le spalle, cedono al pettine che li sosteneva, la voce si rompe, si fa rauca, ingrata.
Di questa, il Corriere delle Dame del 5 agosto 1820, fa molti elogi col Boccomini, dopo le prime due recite al Teatro Carcano di Milano, col Giudice di sè medesimo, e Sofia Vander-Noot.
Scrisse cose teatrali non ispregievoli, e ne fa fede la Penelope, tragedia tratta dall’originale latino dell’ abate Andrea Friz, tragedia stampata a Gorizia da Valerio Valeri il 1780 in cui sono versi di non comune bellezza.
Il Giraldi poi scrive che non si vide mai uomo che avesse ugualmente i risi e i pianti in mano a sua voglia, e la voce e i gesti acconci a questi e a quelli, come egli ha, e fa avere a tutti coloro che sono ammaestrati da lui, tal ch’egli solo si può dire l’Esopo e il Roscio de’nostri tempi.
Il poeta ha bisogno di Megara in tale occasione, e lo fa tornare. […] Olvia sdegnata lo discaccia, indi vuol che impugni la spada; egli fa a suo modo e parte. […] Manrique fa sapere a Garcia che Rachele l’esilia da Toledo, al che egli risponde magnanimamente. […] Ruben non si fa pregare, e la ferisce. […] Huerta ve la spinge senza perchè, e fa che declami sola venti versi, e poi se ne torni dentro ancor senza perchè.
Quand’ecco arriva sulla scena lei con una scatola in mano, vestita proprio come una sartina che si rechi a domicilio, e, senza uscire dalla naturalezza, fa sentire la musica di quella voce. […] Fioccarono gli applausi, e lei, poveretta, non credeva a sé stessa ; subito Tommaso Salvini la slanciò nel genere drammatico, e il successo fa eguale. […] L'invettiva di Fedra gittata a guisa d’uno schiaffo o d’un pugno di fango sul volto della rivale, ci rivela a un tratto tutta la potenza tragica dell’amore d’Adriana e ci fa anche presentire il terribile scioglimento del dramma.
Tuttavolta il poeta fa che Clitennestra vada per tal menzogna a trovar la figliuola; ma quando? […] Essa ci fa vedere un Generale pieno del suo privato dolore, che si ricorda di esser padre e s’ indebolisce in sì pericolosa occasione. […] vedete , ed il sesto conterebbe il racconto che fa il Nunzio a Clitennestra e la venuta d’Agamennone che lo conferma. […] Certo è che la ripugnanza di morir per un altro, che mostra l’istesso padre di Admeto, fa trionfare sempre più l’amor conjugale di Alcestide. […] Racine passa più oltre, e fa che arrivi a lanciare un dardo che lo ferisce.
Lo vediamo il '79, Pantalone a Londra, non sappiam se solo o con la Compagnia, ma certo al servizio sempre di Don Alfonso,… come ci fa sapere la moglie Anastasia (probabilmente non comica), la quale, lontana dal marito, senza mezzi di sussistenza, e più con cinque creature da allevare, si raccomanda alla solita pietà e munificenza del Duca…. […] Altro documento ci fa sapere che S.
Io ne ho veduta, pochi anni fa, sul teatro spagnuolo in un Intermezzo l’azione principale e la difesa del Pecoraio fatta da Patelin, e la contesa dell’avvocato e del cliente che lì vale delle di lui istruzioni per non pagarlo. […] Eugenio é un abate, il quale marita a uno sciocco chiamato Guglielmo una giovane ch’egli ama e fa passar per sua cugina, e finalmente gli scopre il secreto: J’aime ta femme et avec elle Je me couche le plus souvent, Or je veux que doresnavant J’y puisse sans souci coucher. […] Del re Eduardo VI, delle cui cognizioni Cardano fa grandi elogi, si dice, che avesse composta una commedia elegantissima, intitolata la Puttana di Babilonia. […] Nella biblioteca di Gesnero si fa menzione del Protoplaste e della Nomothesia, comico tragedie, e del Sacrificio d’Isacco commedia, di Geronimo Zieglero professor di poetica in Ingolstad; della Giuditta e della Sapienza di Salomone comico-tragedie, e di Zorobabel, commedia di Sisto Betuleio; delle commedie di Giobbe di Adamario, di Rut di Drisearo, e di Giuseppe di Ditero.
Curiosi erano i titoli ch’ei dava alle commedie, negl’inviti al pubblico per la sera successiva : Le done gelose de siora Lugrezia, che fa pegni in cale del Ridoto a sior Boldo orefese e a sior Todaro marzer a Rialto, Un gobo, do gobi, tre gobi, tuti gobi etc. […] Che commedia se fa doman de sera ? […] Se vero, la xe vecia, ma mi doman de sera faxo un bel teatro perchè tanti desidera de sentirla ; e po mi me tegno al provverbio che dise : gallina vecia fa bon brodo : E i provverbi de rado sbaglia. […] Za che son quà vogio confidarghe un affar che me dà molto da pensar, e che me fa star de mal umor.
Si vede che egli vuol piacere : lavora abbastanza bene : fa il suo carattere in modo da non si poter meglio.
Dopo la morte di questo comico, ella è rimasta tuttavia co' suoi stessi compagni, e per il Piemonte fa presentemente (1781) distinguersi piena d’abilità per la sua professione, inclinata alle cose della musica, e pronta a' più ardui impegni nel faticoso mestier delle Scene.
Oltre a questi tre drammi l’Eritreo fa menzione dell’Aretusa altro dramma del Rinuccini. Non per tanto osserva il Baile che Giacomo Rilli nelle Notizie intorno agli uomini illustri dell’Accademia Fiorentina, non fa motto di questa Aretusa, tuttochè così diligente si fusse mostrato in quanto riguarda questo scrittore. […] Da certi pensatori oltramontani in questo secolo chiamato filosofico si è tentato di annientar la poesia a forza di analizzarla, e ridurla a un certo preteso vero che gli fa inviluppare in un continuo ragionar fallace. […] Ovvero di tutto ciò contento passandovi sopra con indulgenza, ancorchè ne riconosca la falsità, e se ne sovvenga ad ogni istante, si trasporta, si fa sedurre, piange, freme, si adira, seguendo i movimenti, e le passioni de’ personaggi imitati? […] Se ne sovviene veramente lo spettatore che è sul fatto, ma non altrimente che si sovviene del verso, del musico, delle false gemme e delle scene dipinte, e dice a se stesso: Il poeta fa parlare Aquilio come si deve e come esige il suo stato?
«L’astuto uccellatore adopera una musica che imita il canto dei diversi uccelli ingannati dai suoni omogenei che fa egli sentire nel silenzio della notte. […] Il costume in cui siamo fin dalla infanzia di non considerar nella musica che la semplice modificazione del suono secondo le leggi armoniche, ci fa restringer quest’arte in così brevi limiti. […] Fa uso principalmente dell’“e” e dell’“i”, lettere delle più tenui e quasi cascanti. […] Parimenti se vuol descrivere il galoppo de’ cavalli che traversano su e giù le cime del monte Ida, lo fa con evidenza tale che ti par quasi di sentirne il calpestio. […] Ciò è tanto vero che se in una cantilena fa il musico valere piuttosto una quinta, per esempio, che una terza, il risultato del suono e dell’effetto sarà conforme al tuono della quinta, e non della terza.
Paolo Abriani nelle sue rime indirizza a’suoi meriti il seguente sonetto : « Tu sei così brillante e sollazzevole, Armellina gentil, che monna Urania ci vorrebbe a lodarti, o quella smania, che fa la poesia tanto aggradevole.
Egli si fa applaudire per le sue qualità distintive e individuali, senza arrogarsi quelle dell’altro, resistendo al pendio dell’imitazione, che in quasi tutti è indomabile.
Giordano fa lezione alla moglie e alla serva. […] Che fa Giove? […] Fa conto che Giove sia morto. […] I ricchi hanno timore di Cleone, e de’ poveri non si fa caso. […] Questo Mercurio pezzente fa una scena di parasito.
III, fa menzione di una Teodora Donati, di un Giovanni Donati, brighella, di un’Anna Girelli-Donati e di un Francesco Girelli-Donati, forse parenti della Maria, che recitavano il Carnevale del 1796, la prima al Teatro S.
Viveva ancora al tempo del Bartoli (1782), il quale ci fa sapere com’ egli a Malta scrivesse un Prologo in versi martelliani, « dove finse che i comici agitati da una burrasca si trovassero vicini a naufragare ; e che poi assistiti da Netunno (il quale lasciavali con questi due versi : restate dunque amici al puro aer sereno, che a riposar men torno ad anfitrite in seno), potessero felicemente in quell’ Isola approdare, e far servitù a quella Nazione, come di fatto poi fecero. »
Fa cenno di lui il Padre Gio.
Ma avvertite che gli Scrittori le purgarono de’ difetti principali; e chi fa una Storia della Poesia Drammatica, non corre dietro, come il vostro Agostino de Roxas, al mestiere, alla vita, e a’ fatti de’ negletti Istrioni. […] Ed invero havvi Commedia tale fra’ migliori Autori, che fa stupire i ben costumati. […] Nulla fa il tempo in prò di un Poema, gridano tutti gl’intelligenti. […] Sia così: s’egli il dice e il crede, l’Apologista fa bene a crederlo, e a ripeterlo. […] Niuno finora ha pensato in negar l’evidenza in tal proposito, come fa l’Apologista.
Domani, gli dice poi, rappresenterete la Morte di Gonzago, cui io aggiugnerò alquanti versi; e gli fa partire. […] L’assassino fa premure affettuose alla regina, ella resiste un poco, al fine ne ammette l’amore. […] Il re fa venire Amlet alla sua presenza, e gl’impone che si accinga subito a partir per Inghilterra. […] Orazio fa sapere alla regina che Ofelia è divenuta pazza. […] Tu fa in modo, che il re riceva le carte che gli mando, indi vieni a vedermi con tanta diligenza come se fuggissi dalla morte.
La drammatica nel secolo XV fa ulteriori progressi in Italia. […] Menestrier e ’l Bayle, seguiti pochi anni fa dal cav. […] Aggiungasi che dicendo Sulpizio di aver dopo molti secoli fatta rappresentare in Roma una tragedia, ci fa retrocedere col pensiere almeno sino a’ Latini, nè possiamo concepir altrimenti la tragedia di cui fa motto, se non come quella degli antichi. […] II, parte I citata dal Tiraboschi, il quale di altre farse sacre fa pur menzione nella p. 183 della parte II del t. […] del Fontanini, e solo fa menzione di una terza che se ne fece in Venezia nel 1513, ed a questa seguì la quarta fatta nella medesima città nel 1518.
Ancor qui i partiti e gl’intrighi si avvicendano, ma l’evidenza fa cessare le storte illusioni. […] Dopo ciò si sfoga contro le arti di una mala femmina ingrata, che dopo averlo lusingato per averlo in Compagnia, gli fa fare delle parti non da paedre, e la moglie di lui, infelice, recita ogni 4 0 5 sere e nelle farse ! […] Dato il caso io vado in tracia della mia fortuna, si come fu di Nardelli, che non fa che ripetere, la mia sorta la Devo alla Bettini…. […] Lottini a Giuseppe Bosio (Bassano, 1°maggio ’41) per sapere se la Bettini intenda o no di accettare le proposte Mascherpa, dipendendo da essa sola l’avvenire della Compagnia, della quale naturalmente il Lottini fa parte. […] Io chino il capo alle circostanze : fa ciò che credi, quello che il cuore ti detta.
.), e la fa morir nel 1730.
Carlo Goldoni fa cenno, nel XIV volume dell’edizione del Pasquali, della moglie di lui, bolognese, punto inclinata al teatro per la estrema sua freddezza, e per la incorreggibile pronunzia dialettale, a cui volle affidar la parte di Graziosa nella Bancarotta, chè a cagione appunto della sua melensaggine, riuscì, egli dice, uno de' più dilettevoli personaggi della commedia.
Battista Vanino da Rimino, qual fa la persona del Zanni, qual’è principalissima et necessaria nella comedia…. » Essa ci avverte essere stati i Confidenti (V.
e e ben che alle cose impossibili vi sia maggior rimedio il non più pensarci, io non potrò non pensare a quegli onori che la sua presenza mi concedeua, et al mio sommo desiderio di seruirla di persona : dorrommi della mia pouera ventura. l’amoreuole proferta ch’ella mi fa si nuovo della sua casa, sarà da me accettata nelle occorrenze, et me li chiamo sempre più obligata, mi duole grandem. […] r leandro, e Brighella, e quell’estremo dolore che mi fa, con hogni humiltà, suplicare il Ser.
Sprezzatore dell’altrui merito, non fa mai conto de'Personaggi, che recano decoro e vantaggio alla sua Compagnia, crede di bastar egli solo al sostentamento della medesima, lascia andar chi vuole andare, mai non prega nessuno, è villano ed insolente con tutti. […] E anche a lui si raccomanda perchè il signor Girolamo Pompei favorisca i versi che desidera di aggiungere alla sua Calliroe, avendo il bisogno di darla nuova a Venezia, poichè – aggiunge – in questa Dominante, se non si fanno cose nuove, e non vedute, non si fa mai bene il nostro interesse.
Rimase con la Internari due anni ancora, poi passò il '33-'34 nella società Domeniconi e Pelzet, pella quale fu pubblicato a Pistoja un opuscolo di versi, tra cui scelgo il seguente SONETTO al merito singolare del caratterista Signor LUIGI TADDEI Or che nube di duol par che si stenda di giovinezza sul celeste fiore, nè più il sorriso d’innocente amore nè più lieta l’avvivi altra vicenda ; bello di gloria e amor dritto è che splenda il raro ingegno che fa scorrer l’ore inavvedute e care anche al dolore con semplice e gentile arte stupenda. […] Già Livorno si fa lieto perchè a lei rivolgi il piè, ed il povero poeta che non può venir con te, t’offre i parti della mente, onde l’abbi ognor presente.
Non somministrando il cuore altri sentimenti che quelli che può infatti somministrare, fa di mestieri sostituire il linguaggio della immaginazione e dello spirito che signoreggiano ampiamente nel teatro moderno, dal che deriva la rovina della musica e della poesia; poichè siccome questa altro non fa sentire per il comune che l’“idolo”, il “nume”, il “rio destino”, le “stelle infauste”, gli “astri tiranni”, le “ritòrte”, le “catene”, la “prigionia d’amore” con siffatti riempitivi dell’affetto e del metro, così quella si riduce quasi tutta ad ariette inzuccherate e a rondò. […] Perdoniamogli codesti abortivi parti di una musa invecchiata in attenzione alle altre sue cose bellissime, e contentiamoci della ingenua confessione che fa egli medesimo della sua inesperienza in fatto di poesia drammatica. […] Giovanni Evangelissa il ridicolo discorso che Ariosto gli fa tenere col paladino Astolfo nel globo della luna. […] Se colui che fa la parte del padre ha quindici o vent’anni meno del figliuolo poco mi cale. […] A fine di schivar le contese fa di mestieri parimenti che tutti i personaggi cantino per ordine le loro ariette incominciando dal primo uomo o dalla prima donna infino all’ultimo, e siccome vorrei che vi si mescolasse il buffo, così non farebbe male un finale dove tutti cantassero ad un tratto.
Alfonso me lò và continuamente insinuando, mà per Dio che là mia Patienza fa miracoli.
[3] Ad altre cagioni oltre le accennate fa di mestieri non per tanto appigliarsi volendo esporre i motivi della dicadenza attuale dell’opera italiana. […] Il quale riflesso fa più d’ogni altra cosa vedere quanto l’uso e il postume possano modificare le facoltà interne dell’uomo fino a creare in lui dei gusti fattizi opposti o diversi da quelli che sono più conformi alla natura. […] Fa pausa il cantore, e gli stromenti riempiono l’intervallo replicando col suono i medesimi sentimenti del canto. […] Il suo destino è di essere rapidamente sbrigata con quattro note senza l’analisi, divisione, o repetizione dei periodi che si fa nella prima, se non in quanto fra le pause della voce l’orchestra porge di quando in quando aiuto al cantante. […] Si fa, diranno i maestri imperiti, per dar luogo all’armonia.
Quando l’orchestra suona la sinfonia del maestro, quanta espressione in quell’impercettibile sorriso di compiacimento, di modestia e di orgoglio insieme, ch’egli fa ogni tanto al futuro nipote che gli è quasi alle spalle ! […] E si torna a casa più sani, più felici e più buoni di prima, perchè l’allegria fa buon sangue e il buon sangue fa buone azioni.
Amlet fa che giurino di non palesare a veruno l’apparizione di quella notte. […] L’ assassino fa premure affettuose alla regina; ella resiste un poco: affine ne accoglie gli amorosi omaggi. […] Fa venire Amlet alla presenza sua, e gl’impone che si accinga subito a partir per Inghilterra. Ordina che si porti il cadavere di Polonio alla capella: Orazio fa sapere alla regina che Ofelia è divenuta pazza. […] Non l’ebbe presente ne’ rimproveri che ne’ Due Gentiluomini di Verona fa il duca di Milano al Valentino.
Del merito di lei fa fede Carlo Gozzi, il quale nel Ditirambo pel Sacchi Truffaldino (Firenze, tip.
Gran parte vi ha l’Eco, il quale comincia a farsi sentire in un lungo monologo di Pantalone al primo atto, tutto a bisticci : La sorte s’urta, e fa che morte m’urta se vago vuogo, e se sto fermo formo affanni, e fanno che me liga e laga la fina funa, che me strinze e stronza e moro, e miro se con passi posso far scherno e scorno, a chi mi tira in tara le parche porche se le fila il filo della mia vita, vota d’ogni degni contenti……… e via di seguito per trentacinque versi, dopo i quali comincia una comica lotta di parole con l’Eco, che torna poi in scena, per dir così, con Titiro al secondo atto, e con Montano, poi con Graziano e Bergamino, e con Fiammella e Ardelia, al quarto. […] Ma d’assai più interessante per noi è il racconto che fa Bergamino di aver veduto una frotta di commedianti, di cui non tutti pur troppo fu sin qui possibile identificare (V.
Per questo drammetto, o pettegolezzo amoroso in tre, Goldoni, la Passalacqua, Vitalba, nel quale il povero Goldoni non fa la più bella figura al mondo, vedi il mio monologo La Spigliatezza (Mil., 1888). […] Anche lo fa nascere a Bologna, mentre Goldoni lo dice padovano.
Forse avrebbe potuto tentar la recitazione in lingua ; nella dialettale milanese fu certo meritevole di ogni elogio ; e in alcune parti di signora, nonostante l’incalzar degli anni, mostrava ancora, sino a poco tempo fa, la traccia dell’antico valore.
Oltre a questi tre drammi l’Eritreo fa menzione dell’Aretusa altro dramma del Rinuccini. Non per tanto osserva il Baile che Giacomo Rilli nelle Notizie intorno agli uomini illustri dell’Accademia Fiorentina, non fa motto di quest’Aretufa, tuttochè così diligente si fosse mostrato in quanto concerne questo scrittore. […] Da certi pensatori oltramontani in questo secolo chiamato filosofico si è tentato di annientar la poesia a forza di analizzarla e ridurla a un certo preteso vero che gli fa inviluppare in un continuo ragionar fallace. […] Ovvero di tutto ciò contento, passandovi sopra con indulgenza, ancorchè lo riconosca per falso e se ne sovvenga ad ogni istante, si trasporta, si fa sedurre, piange, freme, si adira, seguendo i movimenti e le passioni de’ personaggi imitati? […] Se ne sovviene veramente lo spettatore ch’è sul fatto, ma non altrimenti che si sovviene del verso, del musico, delle gioje false e delle scene dipinte; e dice a se stesso: Il poeta fa parlare Aquilio come si deve e come esige il suo stato?
Il poeta ha bisogno di Megara in tale occasione, e lo fa venire di nuovo. […] Maurique fa sapere a Garcia che Rachele l’esilia da Toledo, al che egli risponde magnanimamente. […] Le lagrime di Rachele, cagione poco fa di fenomeni rari e pellegrini, riescono questa volta infruttuose. […] Ruben non si fa pregare, e la ferisce. […] La locuzione è prosaica talmente che scrivendosi seguitamente come si fa in prosa, non vi si distinguerebbe il numero de’ versi.
Un oimè che esce dalla becca di Aminta assicura Silvia della vita di lui: uno sguardo volto a lei che gli bagna il volto di lagrime, fa certo Aminta dell’amore e della vita di Silvia. […] Venere stessa vi fa il prologo, e ne accenna l’argomento: Miracol novo a fare or m’apparecchio In questo istesso loco. […] La veracità del di lui dolore fa che gli si faccia sapere che è viva, e ne seguono le loro nozze. […] Fa altresì menzione il Manfredi di Enone boschereccia composta da Ferrante Gonzaga principe di Molfetta morto nel 1630, la quale era vicina a terminarsi nella fine del 1593. […] Nè lo stile nè la condotta fa desiderarne l’impressione.
Un oimè ch’esce dalla bocca di Aminta assicura Silvia della di lui vita: un di lui sguardo verso lei che gli bagna il volto di lagrime, fa certo Aminta dell’amore e della vita di Silvia. […] La veracità del di lui dolore fa che gli si faccia sapere che è viva, ed ei la toglie per consorte. […] Di un’ altra pastorale inedita fa anche menzione il Manfredi composta dal conte Alfonso Fontanelli, la quale (dice nella lettera 364) intendo esser un miracolo di quest’arte. […] Fa altresì menzione il Manfredi di Enone boschereccia composta da Ferrante Gonzaga principe di Molfetta morto nel 1630, la quale era vicina a terminarsi nella fine del 1593. […] Nè lo stile nè la condotta fa desiderarne l’impressione.
A un famigliare del Duca, il conte Maresciano, scrisse da Orvieto il 2 ottobre 1694 al fine di ottenere il passaporto per sè e uno per tutta la sua Compagnia : il che fa credere esserne stato lui il conduttore.
Egli per farsi conoscere agli spettatori nomina se stesso, appunto come si fa ne’ drammi cinesi. […] Carlo si fa avanti, e domanda alla figlia donde nata sia tal dimestichezza di Tancredi con lei. […] Carlo non potendola più soffrire si fa avanti, ed ordina che si ammazzi il reo. […] che fin anco il Pagano l’ha impiastricciata pochi anni fa nel suo Gerbino. […] Odorico la fa chiamare, e le rinfaccia il foglio come da lei scritto.
Egli fu anche espertissimo del canto e del ballo ; e il Bartoli ci fa sapere come « alla stessa Maestà napolitana abbia pur egli fatto vedere un ballo spagnolo, che chiamasi il fandangh, eseguito da lui ad occhi bendati in mezzo a un numero d’ova, che movendosi ancora restavano illese, e non schiacciate da’piedi. » Fu anche autore di due azioni spettacolose, che non diede alle stampe : Il Naufragio felice, e I Prodigi d’amore ; e pubblicò un dramma per musica tratto dal Feudatario del Goldoni, e intitolato Le Gelosie villane.
Interpretò con molto plauso caratteri opposti, come Ofelia, Desdemona, Partenia, Norma, Messalina, Marcellina e Pamela ; e Tommaso Salvini che l’ebbe lungo tempo a compagna, fa bella menzione di lei ne' suoi Ricordi artistici.
Fu lungo tempo, ed è tuttavia, buon compagno di Eleonora Duse, a fianco della quale si fa specialmente apprezzare dai vari pubblici nostri e forastieri, sì nell’Armando della Signora dalle Camelie, sì nel Claudio della Moglie di Claudio, e nell’Obrey della Seconda Signora Tanqueray, e in altro.
In un articolo del Fanfulla della Domenica del 1° gennajo 1888, Giuseppe Costetti lo dice non figlio d’arte, mentre il Colomberti lo fa nascer da genitori oriundi napoletani che esercitavan l’arte drammatica.
Francesco Gonzaga con Margarita di Savoia con sontuosità e grandezza tale che fa stordire i lettori. […] Il tempo fa il prologo. […] Un soldato fa la medesima cosa perché la verità lo beffeggia per le sue millanterie. […] Il trasporto di codesta nazione pel canto e le voci di tai cantori proporzionate alla mollezza, o per dir meglio, alla effemminatezza della nostra musica mi fa credere che gl’Italiani se ne prevalessero subito dopo l’invenzione del melodramma. […] Ciò gli fa meritevolmente ridicoli agli occhi degli stranieri: non so se questi giudichino con piena cognizione di causa, ma so che almeno non cadono in simili inedie così frequentemente».
Fa seguito e imitato da Eupoli, poeta più grazioso, il quale compose diciassette commedie, sette delle quali riportarono la corona Olimpica. […] Negli Equiti, per avvilir Nicia e Demostene addetti totalmente a i voleri di Cleone, il poeta gli fa travestire e parlar da schiavi. […] Con una pennellata sola fa conoscer tosto lo spirito di tutta la casa di Socrate. […] Egli vedendo mancar di casa la moglie e ’l proprio pallio, costretto da un bisogno naturale prende la vesta della moglie, e fa in piazza ciò che la natura gli comanda. […] Epicarmo filosofo siciliano che fioriva a tempi di Gerone il vecchio nel V Secolo prima dell’era volgare, non solo fa eccellente nello scivere commedie, ma ne fa anche il primo autore, come dottamente pruova il Quadrio tom.
Quinaut nell’Iside ci fa vedere una furia, che afferrando pei capegli una fanciulla, la cava fuori del mare cogli abiti bagnati. […] Le donne perché niun altro scrittore fa loro conoscer meglio la possanza sorprendente della bellezza e l’ascendente del loro sesso. […] 101 Ma per risentire cotali effetti fa d’uopo avere uno spirito analogo a quello dell’autore che si prende per guida; fa d’uopo esser invaso da quella energica e rispetabile follia del bello, che caratterizza gli amabili favoriti della natura. […] A me, che sono oltramontano e conseguentemente non abbastanza inoltrato nella cognizion della lingua, fa di mestieri andar a rilento nel decidere siffatta questione. […] Questo è il sostituire ch’egli fa, tante volte, lo stile della immaginazione a quello dell’affetto, e il preferir al linguaggio della natura gli sfoggiati ornamenti dello spirito.
Giordano fa lezione alla moglie e alla serva. […] Egli fa trapelare ancora, che per l’avvenire questo sfacciato andrà più oltre. […] Che fa Giove? […] I ricchi hanno timore di Cleone, e de’ poveri non si fa caso. […] Questo Mercurio pezzente fa una scena da parassito.
C’ è un po’ di fervorino, se si vuole, per l’effetto della chiusa ; come appare un non so che di bizzarro, o almeno, di manchevole in questa teoria del Bazzi ; ma la bizzarria e la manchevolezza dileguan subito leggendo l’operetta sua, breve compendio di acute osservazioni artistiche, le quali non si direbber da vero scritte mezzo secolo fa. Interessantissima è sopra ogni altra l’analisi ch’ egli fa delle varie parti, o ruoli (amoroso, primo uomo, padre, caratterista, parti brillanti, tiranno, servo sciocco e secondi caratteri, prima attrice, ingenua o amorosa, vecchia caratteristica, cameriera, madre), analisi ch’egli restringe poi in queste ultime parole : L’amante ingenuo dice all’oggetto più caro del suo cuore : – Sono innocente – colle voci di scusa, di raccomandazione, o di abbandono, e disperazione.
Le commedie sono : la Rhodiana, l’Anconitana, la Piovana, la Vaccaria, la Moschetta e la Fiorina ; se bene il Calmo nella dedica della Rodiana che fa al Conte Ottaviano Vimercati, affermi questa commedia esser sua, così dicendo : e dia la colpa a’ maligni, che mi rubarono la Commedia Rhodiana, la quale fu recitata in Vinezia del 1540, e poi nella Città di Trevigi sotto il felice Reggimento del clarissimo M. […] … Le cose accadono perchè debbono accadere, le parole si dicono perchè debbono esser dette : nulla di quella ipocrisia voluta che fa i personaggi tisici del corpo e dell’anima ! […] ma di Federico Beretta, che fa da Capitanio spagnolo, essendo personaggio onestamente buono per la parte del capitano, avendone io di bisogno per molte comedie, e parte necessaria, e poi nelle opere si porta per di verità, e a buona memoria e ricorda nelle opere e scrive bene.
Oggi s’è data quasi esclusivamente al repertorio d’annunziano, e si fa molto ammirare così in Francesca (protagonista), come in Gioconda (Silvia Settala).
Cosa si fa? […] Ma che fa intanto Sofoclidisca? […] Lo fa trattenere in disparte, avvertendogli di comparire poichè avrà egli parlato a Dordalo. […] Quell’anello medesimo che ha servito all’inganno, fa che la Vergine venga riconosciuta per sorella del soldato. […] Nella prefazione all’Orfeo del Poliziano se ne fa menzione dall’ eruditissimo Bibliotecario di Parma il P.
Gioisce Acrisio per l’opera stupenda in un momento costruita dal suo nume Vulcano, e si accinge a sacrificargli un’ ecatombe, e fa apprestare un lauto banchetto e dell’oro, per rimunerare i Ciclopi che ne sono stati i fabbri. […] La fa chiudere in un’ arca di pino, ed inesorabile alle di lei lagrime la spinge egli stesso in mare. […] Ciascuno (dice in Euripide nell’atto I il Pedagogo alla Nutrice) ama più se stesso che gli altri, e chi ciò fa per giustizia e chì per proprio comodo. […] Colla stessa signoril maniera è cangiato in latino il Prometeo al Caucaso di Eschilo, benchè con più libera imitazione, specialmente nel descrivere che fa la situazione di Tifeo atterrato dal fulmine di Giove e sepolto sotto l’Etna, nella narrazione fatta da Prometeo de’ beneficii da lui procurati agli uomini e nelle veramente tragiche querele d’Io.
L’altra modificazione, che forma le lettere consonanti, si fa, qualora passando gli organi della bocca dalla loro posizione fissa ad un’altra momentaneamente variata agiscono l’uno sopra l’altro con qualche movimento, battendo la lingua ne’ denti, o nelle labbra, o questi scambievolmente contro a quella. […] Io rispondo che la espressione che scorgesi nei versi del ferrarese, è piuttosto poetica che musicale, che non percuote soltanto l’orecchio ma la pronunzia, e che l’accozzamento de’ suoni fra le vocali e le consonanti, di cui fa egli uso comunemente, è atta bensì a grandeggiare nell’epica declamazione, ma meno acconcia si rende pel canto. […] All’incontro la ruvidezza di quella del Tasso vien raddolcita dal concorso di vocali piene e sonanti, la disposizione dell’“a”, e dell’“o” oltre l’esprimer che fa mirabilmente la vacuità, e il silenzio delle caverne infernali, mitiga la pronunzia delle “rr”, e delle “tt” a bella posta replicate affine di rappresentare il suono grandioso di quella tromba: il chiaroscuro de’ colori vedesi a maraviglia osservato, onde ne risulta un tutto, che riunisce il colorito alla evidensa, e l’espressione poefica alla musicale armonia. […] [16] Un altro vantaggio della lingua italiana per l’oratoria, la musica e la poesia è la trasposizione, cioè quando il collocamento delle parole si fa non secondo l’ordine naturale delle idee, ma come più torna a proposito per la bellezza del periodo, e per il piacere dell’orecchio. A conoscere quanta grazia aggiunga allo stile la sola inversione, quando si fa secondo i movimenti dell’armonia, basta osservare i periodi di Cicerone, l’inesprimibile bellezza de’ quali diverrà un suono rozzo e insignificante, un cadavero senz’anima soltantochè si cangino dall’ordine loro le parole, mettendo sul principio quelle, che sono al fine, ovvero sul fine quelle, ch’erano in principio. né avviene altrimenti nella lingua italiana.
Il Costetti ne lo fa uscire il '43, sostituito da Pietro Boccomini, ma è questo errore evidente, giacchè lo vediamo per l’anno '41-'42 primo attore assoluto della Compagnia Giardini, Woller e Belatti, dalla quale passò poi nello stesso ruolo in quelle di Corrado Vergnano, e di Angelo Rosa con cui stette lungo tempo.
E siccome la di lui grave autorità fa tutta l’impressione dovuta nell’animo del Signorelli, la crederà anch’egli una Congrega di Arlecchini; e crederà in conseguenza, che le Commedie del Naarro potessero essere allora ascoltate in Italia, affermando non solo, che ciò fosse verisimile, ma vero ancora, s’egli così prescriverà. […] Anzi al corrotto costume, a’ vizj palliati, alla prepotenza, alla venalità, all’avarizia, alla più d’ogni vizio detestabile ippocrisia, in esse si fa la guerra con una satira spiritosissima. […] Ciò che fa principalmente stordire nel Teatro Spagnuolo (dice l’eruditissimo Ab. Arnaud) è l’applicazione ridicola, che si fa incessantemente delle cose più gravi. […] Che quelli che seguirono questi primi Comici balbuzienti, introdussero la Commedia stravagante colle irregolarità accennate da Lope, il conferma ancora un passo della Commedia di Moreto El Marguès del Cigarral, dove così fa parlare un Grazioso: “Despues que se introduxeron “Las Comedias en España “Pueden servir los lacayos “A’ los Estrados y Salas, “Y aùn hablar con las Señoras “De gerarquias mas altas “Que la Señora Marina, “Pues son Princesas ò Infantas.”
La Poesia Drammatica nel Secolo XV fa maggiori progressi in Italia. […] Si aggiunga di più, che dicendo Sulpizio d’aver dopo molti secoli fatta rappresentare in Roma una tragedia, ci fa retrocedere col pensiero almeno fino a’ Latini, e non possiamo altrimenti concepire la tragedia di cui fa motto, se non come quella degli antichi, e non già come l’opera eroica moderna. […] il Villano e ’l capro; il V. tratta di tre persone che si son salvate in una casa; e ’l VI. fa una dipintura della vita di due persone maritate. […] E un nostro scrittore anche così: «Il favor de’ monarchi fa germogliare nello stato gli uomini illustri, ed accende l’anime grandi ad operar cose grandi: quelle sono le molle che fanno muovere gli umani talenti.»
Le donne mettono grandissime stride; egli le fa condurre alle navi, ed esce per cercar Enea. […] Ella gli apparisce e gli fa il vaticinio prima de’ suoi errori, poscia della fondazione di un nuovo imperio: e in questo mezzo tra il fumo di Troia si vede nel fondo del teatro risplendere l’aureo Campidoglio; e seguita un coro degli dei e un ballo degli geni protettori di Roma.
(Il Bartoli erroneamente la fa morir nel 1745). […] ), da cui desumiamo le presenti notizie, fa seguir queste altre : Veramente parrebbe audacia sostener parti di amorosa a quarant’anni col fisico descrito dall’anonimo e colla voce non limpida : nè le grazie della persona, nè la soavità della voce possono essere sostituite da checchessia.
E intanto Vespasiano, che ascolta, che fa egli? […] Che fa dunque l’artefice? […] La mancanza della prima fa simile il canto alla pianta infeconda di Virgilio: «foliorum exuberat umbra». […] Il tempo esprime la velocità o la tardezza, il muovimento imita l’acutezza o la gravità, il piano e il forte rappresenta il diverso ricalcar che si fa sulle vocali. […] Ma l’austera verità, alla quale fa d’uopo che un autore sacrifichi fino ai primi movimenti d’un cuor sensibile, mi trattiene dal farlo.
Un ballo improviso che venga sul più bello a sospender l’azione, indebolisce l’interesse e fa dimenticare l’oggetto principale. […] Comunque voglia intromettersi sarà sempre una mutilazione che si fa al melodramma, uno svagamento straniero che fa perdere il filo al restante, un riempitivo fuori di luogo che tronca il tutto musicale e poetico in parti independenti, le quali non producono l’effetto perché vien loro impedito lo scambievole rapporto. […] Quella ch’era arrivata l’ultima fa degli sforzi per sottrar se stessa e la sua compagna dalla invasione. […] In mezzo a siffatta allegrezza il fanciullo fa un cenno, lo scoglio si trasforma in un carro trionfale, sul quale egli ascende. […] Il dramma musicale è una spezie di libro scritto nel linguaggio de’ suoni, e però fa d’uopo conservare dappertutto lo stesso idioma.
Flavio amante di una giovinetta contratta per lei con la Lena ruffiana inesorabile; e per tenerla contenta fa del danaro impegnando la roba e la beretta. […] Condiscende il Pocosale, e si fa chiudere. […] Piacevoli sono i dialoghi che fa coll’ astuto Fessenio che se ne burla e l’aggira. […] E stà sicuro, Calandro mio, che chi fa questo, non è mai morto . . . . […] Andrea Calmo Veneziano morto l’anno 1571, fu attore ed autore molto esperto ed applaudito, come ci fa a sapere in una lettera il Parabosco.
È un libriccino di dieci pagine in 12°, compreso il frontespizio, e contiene ventitrè scipitaggini, di cui ecco un esempio : A far parere molte persone senza testa Piglia sale armoniaco, sale gemma, e sale di canfora tanto dell’uno, quanto dell’ altro, & acqua vita di sette cotte ; fa fondere tutto insieme, & ongi con quello la candela di sevo, o di cera ; col chiaro di detta candela pareranno senza testa.
Ma la Petrucci ha il padre che è caratterista, niente cattivo attore, anzi, a parer mio, buon attore ; e se non sta col padre, passa in podestà del marito, sposa cioè Germoglia che fa il primo attore ; nell’un caso o nell’altro non vedo come possa fare al caso vostro.
Il D'Ancona ci fa sapere che « ai 4 luglio del 1593 si rimborsavano a Leandro commediante le spese occorsegli per mandare ad avvisare i Commedianti di S.
Si fa voto di metter sulle scene un opera in musica in occasione di tremuoto, di carestia, di peste, od altra calamità publica? […] [29] «Pretendere ancora come fa il N. […] Quando si vuol sostenere un opinione bisogna ben provarla, e non contraddirsi, come fa talvolta il N. […] Non vi par che l’estrattista giuochi al giuoco degli spropositi, e che interrogato “perché fa caldo nella state?” […] Saverio Mattei, e in ciò fa vedere la sua politica insidiosa.
ma vengo con questa mia a farle riverenza, cosi fa Gio. […] Pietro Paulo mio cognato, le bacio la sua generosa mano, non mai stanca di giovare a Florinda ; cosi fa Gio. […] Fede ne fa l’haverla già l’A. […] ma Casa Gonzaga e per la servitù che di continuo fa a queste M. […] ma e così fa Flor.ª e Lidia serve devotiss.
Nel tragittar che fa, per consiglio di un eremita, i viandanti da una sponda all’altra di un fiume, porta sopra le spalle un bambino, il cui peso crescendo a dismisura in mezzo all’acqua, si avvede della propria debolezza e ne stupisce. Il bambino che era Gesù Cristo si fa ravvisare circondato da’ raggi della propria gloria e vola sopra le nuvole. […] Andres, di questa sola festa teatrale dell’Encina ne fa diversi componimenti drammatici sacri e profani del XV secolo, convertendo al suo solito la storia in romanzo72.
Nella seconda si fa una piacevole pittura locale della vanità degli abitatori delle montagne delle Asturie, i quali si tengono per nobili nati, ed ostentano la loro executoria ossia carta di nobiltà in ogni incontro. […] Don Eugenio onorato cavaliere che ama Pepita e vorrebbe correggerne i difetti, equivale al Fausto della prima commedia; don Basilio che fa riconoscere nel finto marchese un vero truffatore di mestiere, corrisponde ad Alfonso, per cui viene a scoprirsi la falsa dama dell’altra favola. […] Il carattere di Bartolo portato a tutto sapere e a tutto dire non dovrebbe permettergli di tacer come fa in tutta la commedia l’importante secreto della finta lettera posta di soppiatto in tasca di don Eugenio, che egli non ignora sin dall’atto I. […] Anima l’atto II un colpo di teatro che rileva l’ipocrisia di Chiara e la vera bontà di Agnese, perchè quella per discolparsi di un suo errore all’arrivo di suo padre prende il linguaggio melato degl’ipocriti e fa credere colpevole la cugina. […] La locuzione è propria e naturale, l’azione semplice condotta felicemente, lo scioglimento fa onore all’umanità ed in conseguenza all’autore.
A far conoscer meglio lo stato in cui si trovava allora la musica, e per conseguenza le fatiche e i meriti di que’ valentuomini italiani che intrapresero di correggerla, fa di mestieri ripigliar da più alto la trattazione. […] Sentasi la narrazione, che fa Dafne della morte d’Euridice. […] Il cangiar ch’ei fa la scena; quantunque alla natura del dramma non si disdica per le ragioni da me addotte nel capitolo primo di questo libro, è tuttavia troppo violente nell’Euridice, poiché ad un tratto si passa dai campi amenissimi nell’Inferno senza che venga preparato, qualmente si dovrebbe, il passaggio. […] Ch’i fa la sinagoga? […] La cagione si è perché il piacere che sente l’anima in ciascuno dei suoni o delle immagini che si succedono, le fa sovente obbliare il rapporto che hagno gli uni e le altre col tutto.
Il signor Bettini dacchè è stabilita la Compagnia Reale fa sempre il primo amoroso giovine : e quantunque qualche cosa siasi sempre detto sul suo conto, si è sempre concluso che era il meno cattivo, e fu ed è il più ben pagato di tutti gli amorosi attuali nella Comica Italiana, quindi niuno mi ha mai detto di cangiarlo, bensì io più che altro in obbligo di conoscere i bisogni della mia Compagnia, ho cercato fra gli Accademici, se si poteva trovare uno che con decoro potesse servirgli di supplemento ; nei Commedianti era inutile cercarlo ; non ci è assolutamente : trovai, per mala mia ventura, il sig.
Aveva nel 1650 circa una compagnia comica a Napoli, e di lui fa parola Niccolò Biancolelli nella Prefazione del suo Carnefice di sè stesso.
Illma, è mi creda che l’interesse non mi domina, ma che in effetto un genio diuotissmo mi hà fato scriuere è mi fa operare per potere autenticare à V.
E con nuovo amoroso alto stupore e lega l’alme, e le sue note scioglie, slega la voce, e fa prigione il core.
Mise in iscena il 1765 una sua commedia, parte scritta, parte a soggetto, intitolata : Chi la fa l’aspetta, ossia I due fratelli veneziani perseguitati dalla calunnia e resi felici dalla magia, che « travagliata – dice Fr.
Lodevole nell’atto I è il ritratto che in Tito si fa de’ partigiani del regno, ed in Furio de’ repubblicisti, sul gusto delle politiche discussioni di P. […] Irene generosa si fa avanti ed offre al tiranno il bambino. […] Viva e patetica è la preghiera che fa nell’atto I Osmene al padre per non isposar Giocasta. […] Vivace la dipintura che fa dell’empietà di essi nell’atto II Fecenia spaventata dal vedere ascritto il caro amante a quella nefanda adunanza. […] Principe di Caposele: quelle che ci fa desiderare la nota erudizione e sensibilità del chiar. ab.
Non comprendo io in questo numero alcune altre composizioni chiamate Tragedie, delle quali fa passeggiera menzione il Signor Montiano nel II. suo discorso. […] Una ve ne vidi io dieci anni fa che era Tragedia come tutte le Favole di Lope: ma non posso dire che fosse l’istessa.
Gl’interlocutori delle favole cinesi sogliono essere otto o nove; ma i commedianti non son più di quattro o cinque; e ciascuno di loro fa due o tre parti. […] Mentre esse ballano, il brutto musico ripete questa parola con una vivacità continua, rinforzando per gradi la voce, e stringendo il tempo del suono in maniera ch’egli palesa il proprio entusiasmo con visacci e strane convulsioni: e le ballerine si agitano con un’agilità sorprendente, la quale accoppiata al desiderio di piacere e agli odori, de’ quali son tutte asperse e profumate le fa grondar di sudore e rimaner dopo il ballo pressoché fuor di se.
Alla cena che fa il di lei marito sul balcone ? […] Li fa esser tali il popolar Governo. […] Mischach nel quarto atto fa l’evocazione de’ morti per prenderne consiglio. […] Finalmente si fa venire l’ Ombra di Demostene che dice : Scegli il Tre teste. […] Odorico la fa chiamare, e le rinfaccia il foglio come da lei scritto.
E questa manifestazione di stima, strana nel suo riprodursi, mi fa pensare a quell’artista che a ogni serata d’onore riceveva la sua stessa corona d’alloro….
, II, 477) : nel 1581 i Desiosi erano a Pisa, come ne fa fede il Montaigne (Voyage en Italie.
198. n. come fa il Verardi 200. […] fa passare dal teatro di Firenze a quello di Roma la Clizia del Macchiavelli e vi fa porre in iscena altre opere 210. […] Poscia il gusto per la musica e per le decorazioni fa perder quello de’ buoni drammi 273. […] 432., e la frequenza delle sentenze, delle detenzioni e delle comparazioni nel genere tragico 150., fa il ritratto del Secolo filosofico 271. e de’ sedicenti Filosofi Parigini 427. e di certi uomini dotti privi di gusto o di non sano palato nelle materie poetiche 441.
Mia moglie poi mi fa mille protesti di non voler essere dove la Nespola, s’io l’ammazzassi, si che V. […] E tanto più che questa è cossa che non a porta disonore, anzi onore e riputacione, e infino si sa chi ella è, e di qual vallore ; ma perchè vedo che mio marito fa (come si suol dire) orecchie di mercante in detta materia, torno a dire che quest’anno che viene io non uscirò fora a recitare se questa donna è in compagnia, e più tosto mangerò radice di erbe e mi contentarò di adimandar la elemosina tanto che viva, quando fosse morto per me il soccorso a altra maniera. […] E questo monologhino tira avanti di questo passo per 19 pagine ; e chiude l’atto terzo coi versi seguenti che sono l’espressione più chiara di questa strana pazzia : L’ardir mi porge aita, l’arroganza mi scorta, l’astuzia fa gli agguati, l’audacia move i passi ; Dai Costumi di varie Nazioni di Pietro Bertelli. […] Pazza cosa non c’è che dire ; la qual, nondimeno, per quel che concerne la recitazione, fa pur sempre pensare al valore artistico di quei comici. […] Come entrano questi dentro a una città, subito col tamburo si fa sapere che i Signori Comici tali sono arrivati, andando la Signora vestita da uomo con la spada in mano a fare la rassegna, e s’invita il popolo a una comedia, o tragedia, o pastorale in palazzo, o all’osteria del Pellegrino, ove la plebe desiosa di cose nuove, e curiosa per sua natura subito s’affretta occupare la stanza, e si passa per mezzo di gazzette dentro alla sala preparata ; e qui si trova un palco posticcio : una Scena dipinta col carbone senza un giudizio al mondo ; s’ode un concerto antecedente d’Asini, e Galauroni (garavloni) ; si sente un prologo da Cerretano, un tono goffo, come quello di fra Stoppino ; atti rincrescevoli come il mal’anno ; intermedij da mille forche ; un Magnifico (pag. 180) che non vale un bezzo ; un zanni, che pare un’oca ; un Gratiano, che caca le parole, una ruffiana insulsa e scioccherella ; un innamorato che stroppia le braccia a tutti quando favella ; uno spagnolo, che non sa proferire se non mi vida, e mi corazon ; un Pedante che scarta nelle parole toscane a ogni tratto ; un Burattino (pagg. 181, 183), che non sa far altro gesto, che quello del berettino, che si mette in capo ; una Signora sopra tutto orca nel dire, morta nel favellare, addormentata nel gestire, ch’ha perpetua inimicizia con le grazie, e tiene con la bellezza diferenza capitale.
La Giovanelli fu dei primi attori che costituirono la prima Compagnia Milanese, una ventina d’anni fa, sotto la direzione di Cletto Arrighi, e si rivelò nel famoso Barchett de Boffalora.
Al pari del francese Delaunay, fa ancor l’amoroso a circa sessant’anni ; talvolta ancora si avventura al salto mortale.
Plauto nel prologo fa dire a Mercurio che la sua favola è una tragedia. […] Dopo i saluti, questi gli domanda, che si fa? […] Ma che fa intanto Sofoclidisca? […] Lo fa trattenere in disparte avvertendogli di comparire poichè avrà egli parlato a Dordalo. […] Cicerone nel suo Catone ci fa sapere che Plauto stesso oltremodo se ne compiaceva.
Gli s’imputa un poco di negligenza nella condotta e disposizione delle favole; il che fa vedere ch’egli ponea maggior cura a ritrarre la natura che a consultar l’arte. […] Tuttavolta il poeta la fa venire dalla figliuola: ma quando? […] Racine passa più oltre, e gli fa lanciare un dardo e ferire il mostro: Nel che (soggiugne quell’uomo dotto) si scorge il progresso della mente umana che tende sempre alla perfezione. […] Nell’atto IV comparisce Minerva a Ulisse e Diomede, la quale vedendo sopraggiugner Paride, per salvare i due greci, fa travedere al duce troiano, e si fa creder Venere, mentre i suoi favoriti non lasciano di ravvisarla per Minerva. […] Lo scioglimento si fa per macchina (come nella maggior parte delle tragedie antiche) dalla musa.
Nella Susanna il prologo si fa dall’angelo Raffaello, ed è pieno d’imitazioni Terenziane. […] Ludovico Fabrizio ne fa menzione in una dissertazione de ludis scenicis.
Egli non ebbe davvero a rimproverarsi quell’ozio che ha fatto e fa di certi comici una specie di vagabondi ignoranti. […] Ma il freddo in me si fa vie più sentire, lasciatemi andar via (vel chiedo in grazia) ; ad abbruciare un fascio men vogl’ire.
Pur della Senna e del Tamigi in riva Ricchezze e onori si profondon’anco A chi fa bella del natio suo riso La classica Commedia,16 e a chi l’accento Che immortale segnò tragica penna Fa possente suonar ;17 nè meno in folla A Riccardi, a Zaire, a Polïutti Che a Silfidi e ad Orfei traggon le genti ; Ove d’Italia in le città più vaste Ad armoniche gole e a piè danzanti Si posposero ognor Mirre e Medee E Saulli ed Oresti ; e scema spesso, Benchè a men costo aperta e men capace, Vider l’arena lor Vestri e Taddei.
Fa che in te s’ami il padre, Non si tema il tiranno. […] Merope nella tragedia francese che porta il suo nome, fa una lunga ed eloquente parlata chiedendo a Polifonte, che le venga restituito il proprio figliuolo. […] Laddove se le si accoppia una poesia troppo carica d’incidenti, l’affollamento di essi fa che l’una non vada mai d’accordo coll’altra, e che la musica non possa marcar le situazioni, che le somministra la poesia. […] Muove la destra e il piede Finge, s’avanza, e cede Finché il momento arriva Che vincitor lo fa.» […] Nona: la progressione dei tuoni musicali si fa per una spezie di circolo dimodoché sortendo dall’ut e percorrendoli tutti si ritorna di nuovo al medesimo ut, per esempio ut, re, mi, fa, sol, la, si, ut.
È la ragion che lascia il pover capo e tra' dolor lo sfascia ; oppur vi fa ritorno con l’alma, giovin sempre e innamorata ?
Di lui dicono i fratelli Parfait : « Turi di Modena, eccellente attore per le parti di Pantalone, recitò sotto le spoglie di tal personaggio sino alla sua morte, avvenuta il 1670, come s’ha ragion di credere dall’annunzio che Robinet fa dell’arrivo di un nuovo Pantalone, il marzo dello stesso anno. » Andò a Parigi colla nuova Compagnia che vi esordì il 10 agosto del 1653 ; ma erronea è la data della sua morte.
La fredda, cioè la riposata Critica, per veder bene, fa serenare la commozione riportata dal patetico del Teatro; e quei cuori sensibili che trovansene tuttavia riscaldati, non si curano di ascoltarla. […] Egli fa nelle sue Opere serpeggiare il bellissimo cappio della Finzione, e del Vero; e in aspetto più gentilesco del Castelvetro, e non meno filosoficamente disviluppa le idee del Verisimile poetico, vero perno su cui si volge il Teatro, anzi la Poesia tutta, e le altre arti imitatrici. […] Di questa discolpa, strana al certo, fa galloria il Lampillas, come di un sicurissimo asilo. […] Udiste ciò che si è insegnato quasi venti secoli fa? […] Ho ciò trovato nella confessione che fa l’ingenuo Signor Montiano, cioè che “in essa si accumulano tanti e tanti fatti che eccede per la complicazione e la moltitudine . . . i quali offuscano e confondono in certo modo l’Azione senza lasciarle quella brillante chiarezza che si esige”.
Vitruvio nel libro vii, c. 5 fa menzione dell’antico pittore teatrale Apatario, il quale dipinse acconciamente la scena nel teatro di Tralles. […] Vi si ammirano quelle che anche in terra sono pesci, animali e volatili; lo scorpione p. e. esprime la costellazione ed il pesce scorpione; l’asinello non solo fa sovvenire di quello trasformato in cielo, ma del pesce chiamato ονον o dell’uccello detto οιωνον. […] Egli o di notte ruba, o fa la vita De’ vagabondi, o di cotal genìa Complice è certo, o giuntatore, o vende L’opera sua per attestare il falso. […] Sebastiano Rinaldi, e nelle opere inedite di Giacomo Fella e di Pietro Polidoro se ne fa sicura menzione, aggiungendo che anche nel secolo XVI n’esisterono varj rottami.
Egli era oltracciò riserbato a’ nostri giorni l’insinuarsi che si scrivano tragedie in prosa, come fa M. […] Nel cinquecento imitammo i greci, e fu ben fatto: imitiamo oggi i francesi, e si fa senno: aspettiamo però il tempo, in cui avremo acquistata la destrezza di saper da noi stessi imitar la natura, e allora sorgeranno tra noi gl’ingegni creatori, e si perfezionerà al sommo la drammatica. […] Qualche poetastro povero di principi, d’ingegno, e di fantasia, il quale nella mollezza corrente non ha passate le notti d’inverno e i giorni d’està a formarsi uno stile, col solo torre qualche canavaccio lirico francese e porlo in cattivi versi italiani, favorito da una musica eccellente, come quella del celebre signor Gluck nell’Alceste, ha creduto di pareggiar di gloria Pietro Metastasio, ed ha aperto questo cammino tortuoso, che invece di menarci avanti, ci fa rinculare almeno d’un secolo. In oltre la necessità di soddisfar l’occhio, e l’amor natural del maraviglioso introdusse ne’ teatri e fa sussistere le decorazioni; ma un ingegno illuminato dal Dio del buon gusto, qual’é il Metastasio, ha saputo profonderle nella Nitteti, destinata pel teatro del ritiro di Madrid, ricorrendo al tesoro della natura, doveché i poeti musicali francesi le hanno cercate nel miracoloso e nelle trasformazioni istrioniche; e i nostri poetastri incapaci di vagliar il grano e separarne le paglie, di distinguer un francese dall’altro, e l’Ifigenia dai Silfi e dalle Barbe turchine, van dietro ai loro errori.
Bartoli prende tutto dal Valerini stesso ; se non che, la fa esordire a Modena, mentre il Valerini non ce ne dice nulla, ed esclude perfino Modena dalle città annoverate, nelle quali essa colse tanta messe di lodi. […] La Flaminia poi, oltre l’havere apparato benissimo quel luogo de corami dorati, et haver trovati abiti bellissimi da nimpha, et fatto venire a Mantova quelle selve, monti, prati, fiumi et fonti d’Arcadia, per intermedi della Favola introdusse Satiri, et poi certi maghi, et fece alcune moresche, a tal che hora altro non si fa nè d’altro si parla, che di costoro. […] etc. » E qui fa una lista de’ grandi comici, attori e autori, greci e romani ; i quali tutti, s’intende, sono zero appetto a lei : nè ai comici si ferma, chè, nemmeno Teocrito, Esiodo e Virgilio seppero esprimere tanto artificiosamente la vita e i costumi dei pastori……. […] Il Sand inesattamente fa nascere l’Armiani (sic) a Vicenza, anzichè a Venezia, come abbiamo dal Valerini stesso, e dice che nel 1570 ella divien celebre per tutta Italia ; mentre sappiamo ch’essa rese l’anima al Creatore il dì 11 settembre l’anno 1569 ; e che « un Gandolfo, del quale rimane sconosciuto il cognome, a’15 settembre così scriveva al Castellano di Mantova : « La Vicentia comediante è stata atosegata in Cremona.
Non mi par qui il caso di dover rilevare la stupida osservazione del giornalista, come se l’arte comica in Italia fosse responsabile dello sperpero dei danari, degli ori, degli argenti, e delle gemme, che un attore, favorito dalla sorte fino agli ottant’anni, fa in amori senili degni di ogni dileggio…. […] Ne fa fede Pietro Antonio Gratarol al Capo XII della sua Narrazione apologetica, quando dice : Non altronde che a Venezia ti verrebbe fatto, manigoldo, di ottenere da ogni genere di persone quanto ivi ottieni. […] Infatti questo idolatrato eroe, non so se per superbia di vedersi arricchito, ovvero per timor di spacciare le sue buffonerie senza il costumato prezzo delli dieci quattrini, fa moltissimo il prezioso nella società, e ne riesce alquanto sciapito. […] Ma più ancor ne fa fede Giuseppe Baretti, non veramente sospetto di poca sincerità come potrebbe essere creduto il Gratarol per le sue relazioni con la Compagnia Sacco e il Conte Gozzi, in una sua lettera da Venezia del 14 aprile 1764 a Don Francesco Carcano, al quale raccomanda vivamente il Sacco che doveva recarsi giusto allora a Milano.
Nell’aprile del 1500, lo troviam di nuovo a Bologna presso il Bentivoglio, il quale scriveva che « la sua fama si fa immortale per tutta Italia.
(L’amante della Reginella è una donna che fa da uomo).
Mia moglie fa mille complimenti a V.
E riferisce il seguente sonetto di Piccinino Piccinini : L’oscura larva che t’adombra il viso, siccome al duolo altrui porta spavento, così del nome tuo parmi ornamento, che nascer fa dallo spavento il riso.
Luca, e ci fa sapere il Bartoli che inaugurò le recite di quell’autunno col rappresentar bravamente il personaggio del signor Gio.
Il quale onorario, considerati i tempi, fa fede, mi pare, del gran conto in che Giuseppe Salvini era tenuto dal sommo artista.
Flavio amante di una giovinetta contratta per lei con la Lena ruffiana inesorabile; e per tenerla contenta fa del denaro impegnando la roba e la beretta. […] Mi dice, che a sua posta fa risplendere La notte, e il di oscurarsi. […] Condiscende il Pocasale, e si fa chiudere. […] E stà sicuro, Calandro mio, che chi fa questo, non è mai morto. […] Di un’altra commedia latina detta Lucia del cremonese Giuliano Fondoli pure inedita fa parola il Tiraboschi nella parte III del VII volume.
Irene generosa si fa avanti ed offre al tiranno il bambino. […] Viva e patetica è la preghiera che fa nell’ atto I Osmene al padre per non isposar Giocasta. […] Questo sposo credendola morta precipitata dal castello di Martos, si fa cavaliere della Mercede e diviene professo. […] Albumasare minaccia tutti, e gli fa chiudere in carcere. […] Qual sacrificio fa Raimondo per la libertà ?
E siccome questi esempj di errori e di bellezze vanno alla giornata moltiplicandosi, fa uopo tratto tratto (per fortificar co’ veri principj dell’arte e col gusto più fine e più sicuro gli animi giovanili facili ad essere illusi e sedotti da cattivi modelli) tenerli instruiti de’ continui passi che con felicità o troviamento si danno nelle rispettive carriere. […] Non di meno v’ha chi sostiene loro in sul viso esser meglio calcar le tracce di Aristotile, di Plutarco, di Tullio, di Quintiliano, e mentovar dove stia bene que’ graziosi sagaci attori, i quali seppero sulle più culte scene ritrarre al vivo i ridicoli del loro tempo, che accreditarsi nelle società come originali di que’ medesimi ridicoli mascherati da uomini di alto affare, come filosofi senza logica, come pedanti pieni di stomachevole orgoglio e voti di ogni valore e dottrina, e come pigmei in somma, la cui pelle distesa a forza di puro vento per via di replicati argomenti si gonfia e gli fa per qualche istante parer gigantoni.
Nella Susanna il prologo si fa dall’Angelo Raffaello, ed è pieno d’imitazioni Terenziane. […] Lodovico Fabrizio ne fa menzione in una dissertazione de Ludis Scenicis.
A DONNA MARITATA xcv L'altra notte io sognai, quando le stelle Dan loco al vicin giorno, di tenerti Stretta ne le mie braccia, e di goderti ; Fa che non passi il sogno Per l’Auorio ben mio de i denti tuoi, Perchè saria fallace ; Se vuoi ch'ei sia verace, Soccorri al mio bisogno, E passi il Sonno per la fronte poi Del tuo marito adorno, Ch'iui la porta trouerà di Corno. […] Questa è la Coppia uera, Che quale Hermafrodito Non pur duo Corpi insieme Ma l’Alme vnisce, e intiera Fa vna sostanza, e un seme.
Avventuratamente possiamo in sì fangosa inondazione di pessime commedie contarne cinque di miglior gusto composte pochi anni fa in Madrid; e del racconto che son per farne, potranno ad un bisogno prevalersi al solito gli apologisti nazionali senza citar l’Italiano che gli prevenne. […] La locuzione è propria e naturale, l’azione semplice condotta felicemente, lo scioglimento fa onore all’umanità. […] III, pag. 105 lin. 3 dopo le parole, nè l’autore del Viaggio di Spagna cel fa sapere, si scriva quest’addizione.
Chi finalmente é fornito d’una mente più vivace e robusta, e fa uso infame di sua penetrazione, concepisce di mezzo a’ que’ velami, onde il poeta filosofo ha involto le più sublimi verità, che averebbero minore attrattiva, se presentate venissero così nude, concepisce, io dico, sentimenti di onore e di virtù, ed una abituale disposizione a riguardare il vizio con orrore e disprezzo. […] Regnar fa da per tutto metodo, precisione, aggiustatezza di pensare, finezza di criterio, cose che unite ad un piano e convenevole stile, fan somm’onore al suo gusto, al suo discernimento, a’ suoi talenti. […] Si difendono altresì, ma senza spirito di patriotismo, i nostri dalle insulse censure di coloro che ben sovente mandan fuori decreto senza cognizione di causa1 si fa alto però molto più volentieri sugli antichi.
Cantinella, celebre comico, che fu carissimo a Silvestro da Prato, e di cui fa menzione Sant’Antonino. […] E poi che le fu pronuba Talia Altra musa a cantar l’alma le accese, E fa de’ propri casi altrui palese Nel consueto stil l’arte natia. […] E ben fede ne fa la marca d’oro, Che la regnante Astrea spontanea diede, Marca a cui cede ogni più lenta fede, Se nell’orbe immortal chiude un tesoro. […] E come mai la incisione qui riprodotta rappresenta il Brighella accanto al Trivellino, che a lui fa tanto di cappello, come se l’uno e l’altro avesser avuto comune la gloria ? […] A. ma almeno abbi a memoria per l’amor di dio chi suisceratamente l’ama, riuerisce et di tutto core lo serve — di bologna o letere che un pezzo fa ano inuiate li miei libri a V.
La riconoscenza di Elettra e del fratello si fa nel II per mezzo de’ capelli gettati da Oreste sulla tomba e delle vestigia impresse nel suolo simili a quelle della sorella e di un velo da lei lavorato nella fanciullezza di Oreste. […] Tuttavolta il poeta fa che Clitennestra vada per tal menzogna a trovar la figliuola: ma quando? […] Essa ci fa vedere un Generale pieno del suo privato dolore, che si ricorda di esser padre e s’indebolisce in sì pericolosa occasione. […] Nell’atto quarto comparisce Minerva ad Ulisse e a Diomede, la quale vedendo sopraggiunger Paride, per salvarli fa che il Duce Trojano travegga, ed ella si fa credere Venere, mentre i suoi favoriti non lasciano di ravvisarla per Minerva. […] Jone si appressa a queste straniere e fa loro osservare i quadri e i bassi rilievi, diciferandone le storie.
Con poca intelligenza del latino tradusse Simone Aprile e pubblicò nel 1577 le commedie di Terenzio, e n’é stato deriso in un epigramma dal poco fa mancato Iriarte. […] Fa torto adunque alla veracità ed erudizione di un uomo di lettere la vana giattanzia aggiunta dal Nasarre, cioé che «Naarro insegnò agl’italiani a scriver commedie, e ch’essi trassero poco profitto delle di lui legioni». […] Nel tomo VI del citato Parnasso Spagnuolo se ne fa una analisi critica giudiziosa e sincera. […] Io finora non ho potuto vederle; ma il dotto Montiano ci fa sapere che nella prima si trasgrediscono le regole dell’unità: nella seconda si pecca contra il verisimile: nella terza son due l’azioni principali; e nell’ultima é fantastico il carattere del protagonista.
Quest’araldo si fa lecito di prenderne una per la chioma e la strascina verso i vascelli, la qual cosa esaminata colle idee de’ tempi correnti sembra disdicevole al decoro di persone reali; ma per giudicarne drittamente bisognerebbe risalire col pensiero agli antichissimi costumi de’ tempi eroici, altrimenti ci faremmo giudici di Omero e de’ tragici antichi senza comprendere la materia de’ loro poemi. […] La riconoscenza di Elettra e del fratello si fa nel secondo atto per mezzo de’ capelli gettati da Oreste sulla tomba, e delle vestigie impresse nel suolo simili a quelle di Elettra, e di un velo da lei lavorato nella fanciullezza di Oreste. […] Falsa ragione, secondo me; perchè se i segni fossero meno equivoci, basterebbe all’azione principale il passo che si fa di riunire i fratelli e far che si riconoscano al commune disegno di vendicare il padre. […] Nè di ciò pago lo scorto poeta, in una lunga scena di Elettra col Coro e con Oreste, fa che questi appalesi la repugnanza e l’incertezza che lo tormenta, la quale si va poi dissipando col sovvenirsi delle terribili circonstanze dell’ammazzamento di Agamennone, alle quali fremendo dice che darà la morte a Clitennestra, indi a se stesso.
Come mai l’Andreini che nelle Bravure del Capitano Spavento enumera tutti i componenti quella gran Compagnia, non fa cenno di lui ? […] Certo, com’ egli avverte nel Proemio al rappresentare all’ improvviso, bellissima quanto difficile e pericolosa è l’ impresa, nè vi si devono porre se non persone idonee ed intendenti, e che sappiano che vuol dire regola di lingua, figure Rettoriche, tropi, e tutta l’ arte rettorica, avendo da fare all’ improvviso ciò che premeditato fa il poeta…. […] A. fa trattenere costì, soggiunsegli che non vedevo quello che egli vi havesse che fare, et dissigli di più, che mi maravigliavo che essendo egli informatissimo della rissolutissima volontà et stabilimento de compagni, pensasse a venir costà con le mani piene di vento, et soggiungendomi egli che si moveva per ubbidire, io gli supplicai, che già che egli sapeva non poter servire a cosa alcuna nel concertato suo con S. […] Parmi ozioso il fermarsi sul granchio preso dal Quadrio, che fa moglie dello Scala Orsola, detta in commedia Flaminia, ch'era la moglie del Frittellino Cecchini.
Le passioni e gli affetti dall’arte sua dimostrati sembrano dalla natura in quel momento prodotti, e fa esprimere al vivo l’eroico carattere che rappresenta.
E Giove fe’ venire a sè l’anima di Cammarano, e per dargli un degno premio l’impiegò nel Campo Eliso ; là diverte le buon’ anime e le fa crepar di riso.
Battista, e il 13 aprile del 1689 un tal dottore Pietro Francesco Torricelli fa istanza al Cardinal Cibo, perchè voglia ottener dal Duca di Modena la remissione dall’esilio, protestandosi innocente nell’impostura datagli, che habbi fatti attestati di percosse nella persona di Graddellino Commediante.
ma è stato nella quadragesima passata ricercato in Roma, et in altre parti, hora è in Genova, e mi fa a credere di certo che con poca fatica sarebbe con noi.
Giuro per la bassetta sinistra di Marte, che questa notte invidiosa fa sempre delle sue al Capitan Maramao. […] C’ è la solita spacconata, la solita spavalderia, a cui fa sempre contrapposto una paura birbona. […] Zanni Questo re de li poltroni in tutte atti & attioni, quando piglia la spada in mano fa le proue di Martano. […] e’mi par anco di sentirlo : Capitano Fracasso di quà ; Capitano Fracasso di là, non gli poteva nascer fastidio, che subito non lo sputasse in seno a me : dormiva, fa tuo conto, sotto l’ombra mia. […] Qui presso ad un huomo intrepido, bellicoso, e formidabile, terrore degli eserciti, spavento de nemici, folgore della guerra, che Marte fa cacar nelle braghe, e pisciar sotto Bellona.
E qui fa un’analisi minuziosa e interessante dell’interpretazione, in cui la Carlotta si mostrò più che in altre artista di genio ; alla quale fa seguir quella della Mirra, che ne fu la creazione più maravigliosa, approdando alle stesse conclusioni, e terminando poi con queste parole : « la nostra Marchionni ha dei difetti : e chi non ne ha ?
Non quella di Euripide che da prima teme la morte, e poi l’affronta coraggiosa; ma bensì una Ifigenia sempre grande e costante nell’amore del pubblico bene, che si fa ammirare in tutte le vicende della sua sorte; vanto che sinora si è dato solo al celebre Racine da chi non seppe che l’avea prima meritato il Dottori. […] La stagion crudele Mi fa crudel, gli dei negletti giusto, La patria e ’l padre offesi Giudice rigoroso, il mio furore Vendicator . . . . […] Porta poi Aristodemo all’eccesso la vendetta del proprio onore, e sembra più proprio della tragedia greca che della moderna quell’aprire il seno verginale di Merope, onde si fa palese la di lei innocenza. […] Il Caraccio fecondando l’antica idea dalla bella contesa di Corradino e Federigo fa nascere una serie di colpi di teatro e di situazioni interessanti. Corradino si ritira a scrivere l’ultimo addio alla madre; Carlo manda a chiamarlo; Federigo crede che sia menato a morte, e si fa condurre in di lui vece.
In fatti l’eccidio de’ Macabei che avviene nell’atto I, eccita tanta commozione che fa comparir languido il rimanente. […] La nobile patetica preghiera che gli fa Marianna, prenez soin de mes fils ec, è maestrevolmente espressa. […] Ma egli si fa distinguere per l’umanità, pel patetico, per la libertà che regna nelle sue tragedie. […] Bianca nettamente dice, che questa obedienza la fa tremare, e rivela di aver fatta un’ altra scelta. […] Contarini gli fa riflettere che l’accusato è condannato dalla legge, e che non dipende dall’arbitrio de’ giudici.
[Intro.2ED] Ciò, al creder suo, è un ricantare una crambe replicata più del bisogno; e, quando se ne richiedesse un trattato più universale e compiuto, invia i lettori ad un volume, che poco fa è uscito o sta per uscire alla luce, del signor dottore Vincenzo Gravina calabrese. […] [1.104ED] Se sentenziassi contro di lui, parrebbe fatto in vendetta dello strapazzo continuo che ei fa del mio nome in ogni occasione di scrivere o di parlare. […] [1.136ED] Due cose fanno altamente meravigliar ne’ grandi: l’una è che, per la loro ricchezza e possanza abbagliandoci, ne fan credere di possedere una somma felicità, ma lo scoprirli più miseri d’un cencioso plebeo ci fa stupir con ragione, e ciò naturalmente succede quando di gran fortuna in gran sventura li vediamo, parte per colpa loro e parte per colpa di un malvagio destino, precipitati; e, perché la ragione degli opposti è la stessa, che un personaggio grande ridotto in miseria ascenda ad impensata felicità ci fa il medesimo effetto; e questa è la peripezia tanto per me rinomata, senza di cui languirebbe qualunque tragedia di mesto o di lieto fine ch’ella sia. […] [4.145ED] Vi troverai ben il ritmo, perché finalmente vi è l’eguaglianza della misura; ma questo fa il periodo sonoro, non il verso, e fa una prosa ritmica e numerosa, secondo l’accennata mia sentenza in bocca di Cicerone: «Versum in oratione vetat esse, numerum jubet.» […] [5.243ED] Che se tanto si loda il sonno perché i sensi della miserabile umanità legando li astrae e li rende per poche ore immuni dalle sventure, quanto sarà mai più pregevole un’arte che senza sospenderci l’uso del vivere come fa il sonno, detto per ciò fratel della morte, ci fa viver estatici in una quiete deliziosa e contenta, co’ sensi veglianti, ma lieti e veramente felici?
Paulo Fabri non cedendo agli antichi, et non invidiando a’ moderni col mezo del recitare, et dello scrivere, fa conoscere non bisognar dormire ogni sonno a chi vuole per mezzo dell’arte sua farsi onore. […] Di altri Flamini di tal tempo non abbiam notizie : e il Fabri (secondo il Bartoli che lo fa nascere, come s’è visto, nel 1567, avrebbe avuto allora soltanto diciassett’anni) sappiam che cominciò a recitar giovinetto. […] …………… Signor, non ho denari, e ’l mio Destino padre mi fa di povera famiglia, che spesso dà molestia al suo vicino ; ho tra l’altre una mia picciola figlia, che co’ suoi modi pargoletti in fasce un’ Aurora bambina rassomiglia.
Era le altre sentasi le bestemmie, che fa dir Euripide ad un suo personaggio: «Ah! […] Giova fermarsi alquanto sopra di essi per conoscere i vari costumi de’ secoli, e fin dove possa giugner l’abuso che fa talvolta l’uomo degli oggetti più rispettabili. […] Il liquore della saviezza è troppo forte, noi siamo dei vasi troppo gracili per contenerlo, e però fa di mestieri dar un pò d’aria a cotesto vino a fine di scemarne il vigore, perché non si renda nuocevole, come fanno i cantinieri nelle cantine.» […] Il Quadrio fa menzione d’un altro intitolato il Costantino, dove si leggeva una pistola di San Paolo, e alla fine si cantava il Te Deum. […] Vuol poi dargli a mangiare del pane e del cacio, che porta nella manica per fargli rompere il digiuno, ma Santa Melania comparisce a Floriano in forma d’una vecchia, e gli fa vedere le piccole corna che il frate porta sotto il cappuccio.