Lasciò l’ arte per seguire una figlia ballerina ; maritata la quale, ritornò sulle scene, applauditissimo sempre, or con Pietro Rossi, or con Domenico Bassi, or con la Faustina Tesi, che molto aveanlo in pregio, benchè vecchio.
Nelle notizie apparse a Stuttgart il 1750 sulle condizioni del teatro a Dresda, è detto che Camillo Canzachi è un uomo di piccola statura e grassoccio ; quantunque zoppichi da una gamba, è attore completo.
L’Italia ne’ primi lustri del secolo rappresentava Sofonisba e Rosmunda, ed in Parigi nel carnovale del 1511 sotto Luigi XII si vedeva sulle scene il Giuoco del Principe degli sciocchi e della Madre sciocca a, componimento di Pietro Gringore detto Vaudemont, in cui con amaro sale si motteggiavano i monaci e i prelati e la corte papale rappresentata allegoricamente da un personaggio chiamato la Mere-Sotte. […] Fu essa poi più tardi da un altro Francese rimpastata e riprodotta sulle scene, come diremo a suo tempoa, Quanto dunque comparve sulle scene francesi anche sotto Francesco I, era una mescolanza grossolana di satira, di religione e di scurrilità, che cominciò a scandolezzare e ristuccare il pubblico, e fece sì che i Confratelli perdessero il teatro, che tornò a convertirsi in ospedale.
L’Italia ne’ primi lustri del secolo rappresentava Sofonisba e Rosmunda, ed in Parigi nel carnevale del 1511 sotto Luigi XII si vedeva sulle scene il Giuoco del Principe degli Sciocchi e della Madre Sciocca 1, componimento di Pietro Gringore detto Vaudemont, in cui con amaro sale si motteggiavano i monaci e i prelati, e la corte papale rappresentata allegoricamente da un personaggio chiamato la Mére-Sotte. […] Fu essa poi più tardi da un altro Francese rimpastata e riprodotta sulle scene, come diremo a suo tempo4. Quanto dunque comparve sulle scene francesi anche sotto Francesco I, era una mescolanza grossolana di satira, di religione e di scurrilità, che cominciò a scandolezzare e ristuccare il pubblico, e fece sì, che i Confratelli perdessero il teatro, il quale tornò a convertirsi in ospedale.
Egli desiderava che vi si fosse mentovata l’ inumana usanza, malgrado delle leggi introdotta, di mutilare i giovanetti cantori, investigando in qual tempo fossero stati ammessi sulle scene . […] Contenti gli antichi delle voci naturali de’ loro attori ancor nelle parti femminili, non mai pensarono a valersi degli eunuchi sulle loro scene. […] Cerchiamo almeno con qualche argomento negativo di farci la strada ad indagare il tempo in cui salirono sulle scene. […] Laonde non ci tratterremo su tanti altri melodrammatici rammentati dal Mazzucchelli, dal Crescimbeni: e dal Quadrio, nè sull’Achille in Sciro del marchese Ippolito ferrarese rappresentato in Venezia nel 1663, nè sull’Attilio Regolo del veneziano Matteo Noris impresso nel 1693 in Firenze, i quali illustri nomi de’ tempi andati attendevano un ingegno assai più sublime per trionfar sulle scene musicali. […] Nelle ultime vicende dell’Europa si è sperato con più fondamento, Risuonò, è vero, sulle scene del Teatro Reale di Napoli la voce del musico Velluti che vi cantò sino agli ultimi dì della state dell’anno 1808 ma ne partì in fine, e l’eccellente cantatrice Sessi provò col fatto che le donne istruite e dotate di voci felici esprimeranno sempre con verità ed energia le passioni de’ personaggi principali dell’opera eroica.
Questo Apollinare oltre alla nominata tragedia espose sulle scene altri fatti del Vecchio Testamento imitando Euripide, e scrisse ancora commedie sulle tracce delle favole di Menandroa.
Metto fra i comici anche il nome di questo scrittóre ben noto, nato a Venezia nel 1756 dal Conte Casimiro, napoletano, e da Angiola Olivati, veneziana, perchè, già vedovo della comica Monti, « che in quell’epoca – scrive Iacopo Ferretti – in cui era di moda recitare il verso tragico cadenzato, come i sonetti si recitavano dai novizii di Parnaso, era una rediviva figlia di Roscio, » fatta società colla insigne comica Marta Colleoni, si diede anche all’arte del recitare, nella quale riuscì mediocremente ; « fu discretissimo – dice lo stesso biografo – e non apparve più sulle scene. » Visse col De Marini, collo Zuccato, col Fabbrichesi, col Vestris e col Blanes, e ne fu poeta.
Che il nome del Bertoldi fosse legato a tutto quanto era manifestazione di arte sulle scene del Teatro di Corte abbiam veduto.
Il 23 dicembre del 1880 fu inaugurata al Goldoni di Venezia una lapide in ricordo di lei colla seguente iscrizione : a marianna moro-lin che del veneto dialetto quantunque non suo sentì le grazie e sulle scene col cuore e coll’arte inimitabilmente lo espresse la società filodrammatica carlo goldoni in segno di affettuoso ricordo pose Ella morì a Verona la notte del 19 giugno '79, quasi improvvisamente.
Qual altra mai sulle notturne Scene potea cangiar cosi diversi aspetti, pinger dell’Alma i vïolenti affetti, quale un tempo già feo la saggia Atene ?
Gode tutti in sentirli, e sulle sponde dell’adriatico Mar zira la fama che gnente tien segreto, e gnente sconde.
Figlia dei precedenti, cresciuta sulle tavole del palcoscenico, entrò a far parte della prima Compagnia di Novelli dopo uscito dalla Compagnia Nazionale, per parti di giovine : ma da lui consigliata, poco oltre i vent’anni mise la parrucca della madre, per seguire la tradizione di famiglia, in cui nonno e padre s’eran fatti celebri colle parti caratteristiche.
Ma agire minuziosamente sulle masse, curare i dettagli, dirigere un insieme, perchè tutto armonizzasse e scorresse con regolarità e precisione, non era cosa per lui : forse perchè egli pure era vecchio e si stancava.
Il successo se non strepitoso fu buono, ed egli avrebbe potuto rimanere in Francia amato e stimato, se non avesse, con assai poca prudenza, avventurate opinioni sulle vicende del tempo.
Intanto uno scrittore di quelle contrade che volle anni sono filosofare a suo modo sulle nazioni, supponendo il teatro moderno, specialmente quello del suo paese, superiore all’antico, ne attribuisce l’effetto alla libertà delle donne, e da questa fa discendere la gran varietà de’ caratteri. […] Lasciando di favellare delle sue prime tragicommedie la Criseide, e la Silvia, e la Silvanira, ossia la Morta viva, egli sulle tracce del Trissino produsse la sua Sofonisba, e benchè nell’imitarlo variasse la condotta della propria favola, osservò non pertanto le tre unitàa, ed il popolo nella rappresentazione seguitane nel 1609, ad onta dei difetti che vi notò e della debolezza dello stile, ne sentì il merito e l’applaudì.
L’EDITORE A CHI LEGGE Dopo che il noto autore della Storia Critica de Teatri antichi e moderni l’ebbe pubblicata in Napoli in sei volumi dal 1787 al 1790, malgrado delle sue gravi cure e fatighe non mai perdè di mira il suo argomento, ed andò raccogliendo non solo ciò che potesse vie più illustrare la storia e l’erudizione teatrale antica e moderna già descritta, ma quanto rimaneva a narrarsi comparso posteriormente sulle scene Europee o per le stampe nel corso degli ultimi sette anni.
Mentre sulle orme degli antichi giva risorgendo in Italia la poesia rappresentativa in latino e in italiano, l’ombra che n’ebbero i Provenzali si estinse e svanì totalmente, ed in Parigi rozza ed informe si restrinse a’ sacri misteri ed alle farse. […] Gesù-Cristo sulle spalle di Satana volava sul pinacolo ec. […] Nelle chiese recitavansi farse sulle vite de’ santi così piene di scurrilità che sulla fine del secolo ne furono escluse per un canone del Concilio Toledano tenuto nel 1473.
Oggi trionfa sulle scene inglesi mad.
L’annotatore dice di lui : Di questo vecchio non si può dir male ; mentre essendo vecchio nell’arte sapeva stare sulle scene ed era sicuramente il meglio che fosse in compagnia.
Ecco una delle epigrafi : A CAROLINA CARACCIOLO AJUDI che nell’arte drammatica potentissima somma sublime vaga nel riso terribile nell’ira pietosa nel pianto soavemente a voler suo ogni animo rapiva con ingegno precoce sulle scene del teatro valle i romani ammirando plaudendo questo ricordo tenue compenso a tale valore offrivano l’autunno 1856 Anche sapeva cantare con molto garbo ; e nella commedia Clelia o La Plutomania di Gaetano Gattinelli, il caratterista della compagnia, eseguendo la romanza del maestro Lafon, destava l’ammirazione di ogni pubblico.
A Leontina Papà — attrice drammatica — che con la voce ricca d’affetti — e con l’eloquente atteggiar della persona — richiamò sulle scene labroniche — le glorie della Marchionni e della Pasta — i livornesi — augurando alla giovane artista — trionfi maggiori — porgono tributo d’ammirazione.
Egli si poneva sulle carni sempre il cilicio, quando andava al Recitamento, ciò facendo a fine, che tal mortificazione gli fusse avegliatojo, per usar cautela di non dire alcuna oscenità, e di non cooperare a chiunque de’ Compagni ne dicesse.
Da quello di San Simone passò a un altro teatrino di via Castelfidardo, ove conobbe Edoardo Giraud che le insegnò a leggere ed a scrivere, poi finalmente al Teatro Milanese del quale fu una vera colonna fino al giorno della sua morte, avvenuta per sincope, a Firenze, sulle scale di casa mentre tornava a mezzanotte dall’Arena Nazionale.
Chi in tanta luce ardirebbe presentar sulle scene nell’atto I un eroe nascente in Bisnagar e nel III canuto nel Senegal? […] La satira sotto quel cielo non rispetta nè particolari, nè ministri, nè governo, e porta spesso il suo fiele sulle scene.
Chi non vi ravvisa una copia esatta di ciò che per introduzione ai loro pas-de-deux i ballerini Europei hanno a sazietà rappresentato sulle nostre scene?
Allorchè le cicale non son stanche di sciattare i bimmolli in fogge strane, quando del Diacciatina sulle panche si ganzan di sorbetti le sottane ; il giorno, in cui tra loro uniti stanno di Cecco e Beco i venerandi figli, cosa, che segue un par di volte l’anno : nel secol d’ora, in la Città de'Gigli, gli anni, che con più sei cinquanta fanno, nacque al mondo Domenico Somigli.
Il suo accento – dicono – commoveva anche nelle mezze tinte, anche in quelle piccole nuances d’un carattere, sulle quali molte altre sorvolano, e che ella afferrava e coloriva a meraviglia.
Ora si vedeva nell’assedio di Persepoli, capitale antica della Persia, una mina sotterranea, che coll’aiuto della polvere faceva andar in aria una parte della città, ora il leggiadro Alcibiade che veniva in sulle scene sopra un carrozzino alla moda preceduto da corrieri e da volanti. […] bene, bene Mi cavasti di pene [9] Gli amori introdotti sempre come principale costitutivo dei drammi non solo erano ricercali, falsi e puerili, ma in siffatta guisa indecenti che sembravano rappresentaci a bella posta sulle scene per giustificar il rimprovero che diè il Conte Fulvio Testi ai poeti italiani di quel tempo: «Fatto è vil per lascivia il Tosco inchiostro.» […] Questa maniera coltivata in appresso con molta grazia da Giuseppe Cenci, fiorentino, per cui divenne assai celebre dentro e fuori della sua patria, fu poi condotta a maggior perfezione da Lodovico chiamato il Falsetto, dal Verovio, dall’Ottaviuccio, dal Niccolini, dal Bianchi, dal Lorenzini, dal Giovannini, e dal Mari cantori bravissimi, ma principalmente da una singolar genia di persone, che cominciò nel secolo decimosettimo a comparir sulle scene. […] Da una lettera del celebre viaggiatore Pietro della Valle a Lelio Guidiccione scritta nel 1640 si vede ch’erano di già comunissimi sulle scene italiane a quel tempo. […] [NdA] La parola sventurato cade solo sulle belle lettere, e non sulle scienze, giacché chi scrive si dichiara intieramente seguace della opinione del Cocchi nel suo Discorso sopra Asclepiade, del Tiraboschi nell’ottavo tomo della sua storia, e del celebre Signor Carlo Denina nel 4 tomo delle Rivoluzioni d’Italia, i quali antepongono con ogni ragione il secolo del seicento a tutti gli antecedenti nelle discipline profonde, e veramente utili.
L’Ataulfo del Montiano, l’Ifigenia di Racine, la Zaira di Voltaire, la Merope del Maffei poste sulle Scene di Madrid uniranno i voti della Plebe e della Gente colta. […] Lasciate dunque a’ talenti forse da voi considerati per più comuni siffatte ricerche sulle Arti Imitatrici. […] 312.), che abbia Racine purgato l’amore di quanto contiene di grossiero e d’illecito, presentando sulle Scene il solo amore onesto e gentile”. […] Racine volle adoperare questa passione sul Teatro, ma in una maniera onesta sulle idee Platoniche per non offendere il pudore della nazione. […] Per parlar sulle Scene di una polita Nazione dell’amore senza ritegno, e senza farne risentire la modestia, che è bella, come dicesi, infin ne’ chiassi, dovea tenersi la condotta di Racine.
Senza dubbio questo poeta mostrò a prova di non conoscer veruna delle regole, le quali é più difficil cosa ignorare che sapere: non separò li tragico dal comico: dove elevò lo stile, si perdé nel lirico, e per lo più stravagante: abbellì i vizi, e diede un aspetto di virtù alle debolezze: se alcun componimento di mal esempio, qual é il Galàn sin Dama: molti ne scrisse estremamente spropositati, come il Purgatorio de San Patricio, e ’l Joseph de las Mugeres, e altri: cadde in mille errori di mitologia, di storia, di geografia: non vide gl’inconvenienti inevitabili nella rappresentazione de’ suoi autos sacramentales, ne’ quali si espongono i misteri della religione non rare volte con interpretazioni e allegorie fantastiche e con giochetti puerili sulle parole, e sempre con buffonate de’ personaggi ridicoli182. […] Ma invano alzarono la voce Villegas, Antonio Lopez, Cascales, e nel secolo seguente Luzàn, Mayàns, Nasarre, e Montiano contra più di dodicimila componimenti drammatici, lavorati sul medesimo conio, i quali ogni dì compariscono sulle scene spagnuole. Tuttavolta un osservatore paziente e ingenua troverà fra tanti mostri varie commedie scritte con ingegno, qualora voglia perdonar loro gli errori sulle unità. […] Cristoforo Virues nel 1609 pubblicò cinque tragedie, la Gran Semiramis, la Cruel Casandra, Attila furioso, la Infelix Marcela, ed Elisa Dido, nelle quali, a riserba dell’ultima, non osservò regola veruna, siccome confessa il Montiano nel primo discorso sulle tragedie.
E questo bel tipo di artista vera, forse più unico che raro nel suo genere, che tutti dicevan creato a posta pel teatro, si fermò ben poco sulle tavole del palcoscenico.
Firenze specialmente l’aveva battezzata una delle più chiare promesse dell’arte, quando si mostrò nel 1871 quasi esordiente sulle scene del Niccolini a fianco della Pezzana, di Monti, di Privato.
Fece il carnevale '22-'23 al Goldoni di Firenze, e il Colomberti, descrivendo la Polvaro nella Giovanna d’Arco, uno dei tanti spettacoli della Compagnia, dice : « nel vederla vestita in armatura, quale ci vien rappresentata quella martire nelle sue statue, con i suoi lunghi e bellissimi capelli biondi sparsi sulle spalle ; con il più vezzoso volto che immaginar si possa, con quegli occhi grandi e cerulei, io rimasi sorpreso.
È ben veduto in sulle scene, ed applaudito ; e da particolari nobili Personaggi favorito e protetto.
La mitologia conduce sulle scene, a grado del poeta, le deità tutte del gentilesimo, ne trasporta nell’Olimpo, ne’ campi Elisi e giù nel Tartaro, non che ad Argo ed a Tebe; ne rende verisimile con l’intervento di esse deità qualunque più strano e maraviglioso avvenimento; ed esaltando in certa maniera ogni cosa sopra l’essere umano, può, non che altro, far sì che il canto nell’opera abbia sembianza del natural linguaggio degli attori. […] Lasciati da canto gli argomenti favolosi, che tutto abbracciando, per cosi dire, l’universo sono di lor natura sommamente dispendiosi, si rivolsero ben tosto a’ soggetti storici che dentro a’ più ristretti termini si rimangano circonscritti; e questi e non altri furono posti sulle scene.
Ogni riconoscenza ed applauso esigono dalla grata posterità le utili fatiche del Muratori, del Maffei, del Gori, del Guarnacci, del Passeri, dell’Accademia di Cortona ed anche del Dempstero, i quali sparsero da non gran tempo non picciola luce sulle antichità Etrusche. […] Paoli sulle Ruine Pestane, ed il nostro II Tomo delle Vicende della Coltura delle due Sicilie.
L’infiacchimento e la sfiducia cominciaron già a far capolino in un suo scritto sulle Condizioni dell’arte drammatica in Italia pubblicato prima nel Teatro Italiano di Firenze, poi in opuscolo ad Ancona l’anno 1875, in cui mise a nudo con una gajezza forzata le piaghe dell’arte, chiamandone il Governo responsabile unico ; e nella tema che le varie Commissioni rigettassero i suoi reclami sulle varie tasse teatrali, dopo di avere ironicamente accennato a una modesta tomba per sottoscrizione all’arte drammatica italiana, conchiudeva : ho iniziato delle pratiche per concorrere ad un posto di spazzino comunale.
Cotal rinforzamento unito alla più lunga dimora della voce sulle rispettive sillabe, che ne era una conseguenza, fece rallentar tutti i’ tuoni, frapporre più lungo intervallo tra i passaggi non meno di sillaba a sillaba che di suono a suono, e alterar così la durata de’ tempi tanto nella poesia quanto nella musica. […] I pellegrini, che spinti dalla divozione erano andati a visitar i luoghi ove nacque e morì il comun Redentore, a San Giacomo di Galizia, alla Madonna di Puy e tali altri santuari, cominciarono i primi nel ritorno loro a farsi sentire or soli, or molti insieme cantando sulle pubbliche strade cogli abiti coperti di conchiglie, di medaglie e di croci la Passione del nostro Signore, le gesta di Maria Vergine, di San Lazzaro, degli Apostoli, ed altri argomenti sacri tratti dalla Divina Scrittura, o dalle Leggende de’ Santi. […] Sul principio non furono se non rozzi spettacoli presentati agli occhi del popolo su i cimiteri delle chiese, sulle piazze e sulle campagne, la qual circostanza ebber essi comune ancora colla tragedia greca, che nacque, a ciò che si dice, nelle feste di Bacco fra il tripudio e l’allegrezza degli agricoltori. […] Perciò la divinità, come veniva considerata dal volgo, nulla perdeva del suo esposta sulle scene. […] Sapevano essi dalla pubblica tradizione, che la natura loro non liberava gli dei né i Semidei dagli affetti perversi, e dalle inclinazioni, onde vien tante volte l’umana debolezza agitata e sconvolta, cosicché potevano prender interesse nelle vicende loro, come noi lo prendiamo nelle sciagure di Zenobia, e di Mitridate. né troppo era strano anche il deriderli sulle scene, come vediamo pur qualche volta aver fatto Aristofane.
Nel teatro del Gherardi si delinea chiarissimo il tipo, che può dirsi fratello minore di Scaramuccia : e immagino a quali acrobatiche buffonate si dovea lasciar andare il Tortoriti, se il Mercurio Galante del marzo 1685 gli dedicò parole di tanta lode ; e più ancora, se ci facciamo a considerar lo scenario della Precauzione inutile, in cui avuto l’ordine, egli e Pierrot, di non far entrar messaggi d’amore, e vista una farfalla svolazzar davanti all’uscio dell’appartamento d’Isabella, immaginando che essa potesse essere una messaggera d’amore, le davan la caccia, abbandonandosi a ogni specie di salti e capriole pazze, or cadendo lunghi distesi a terra, or montandosi l’un l’altro sulle spalle.
Alzò sulle nostre rovine il suo trono il governo feudale, tremenda polizia sino a quel punto a noi ignota e per natura poco propizia all’ordine e alla pubblica tranquillità. […] Ma sulle riferite parole non può assicurarsi che fosse rappresentazione animata dalle parole. […] Bettinelli, sulle cui sole asserzioni fabbrica de’ gran castelli. […] Abate giudica della legislazione Italiana sulle pene del ladro di un cane e di uno sparviere; nè ciò bastandogli attribuisce a’ Longobardi alcuna legge di altri popoli, cioè de’ Borgognoni. […] Dovea piuttosto riflettersi alla saviezza che spirano quasi da per tutto le leggi Longobarde, e al vantaggio che alcune di esse hanno riportato ancor sulle Romane.
Egli per l’opera buffa vedutasi sulle scene napoletane ebbe la mira al Finto cieco di Pietro Trinchera; ma quest’opera è ben diversa dallo Sposo cieco del Krüger, perchè il Finto cieco napoletano è un padre trincato che coll’apparente difetto de’ suoi occhi dà opportunità alle sue figluole di scroccare; là dove il Krüger dipinge uno Sposo che si finge cieci per gelosia. […] Ma il dramma napoletano lo Cecato fauzo comparve sulle scene di questa città sin dal 1727 allorchè Krüger era bambino. […] Il delicato Salomone Gessner nato a Zurigo nel 1730, e morto prima del 1789, il quale in tante guise ritrasse felicemente la bella e semplice natura, volle pure mettere sulle scene le bellezze pastorali che egli leggiadramente seppe colorire. […] Brandes ed Engel ne scrissero ancora, e l’Arianna è un monodramma tedesco in cui lavorarono entrambi sulle trace del Pigmalione.
ADDIZIONE II* Correzione del Tiraboschi sulle sacre rappresentazioni del secolo XIII.
Nel vasto numero delle riferite commedie erudite, i personaggi intenti ad imitare con verità le azioni civili, comparivano sulle scene a volto nudo.
Nel vasto numero delle riferite commedie erudite i personaggi intenti ad imitare con verità le azioni civili, comparivano sulle scene a volto nudo.
Bartoli, che riferisce anche il seguente sonetto di anonimo : Spiegar col labbro in misurati accenti i diletti d’amore, oppur le pene, qual fra le gioje, o tra gl’infausti eventi un tenerello cor prova e sostiene, te veggiam, Margherita, assai contenti, quando saggia affatichi in sulle scene ; e sì n’ alletti, che ciascun pur senti te innalzar fra le bionde Dee Camene.
ADDIZIONE III* Giudizj sulle commedie del Machiavelli. […] Andres sulle commedie del Machiavelli di aver voluto egli parlare (stò per dire) di una provincia che non avea visitata.
Furono pur versificatori, ma si limitavano per lo più a’ componimenti di non molti versi, ne’ quali facevano pompa di acrostichi, antitesi, e giuochetti sulle parole, e sembra che i loro talenti poetici non fossero atti a soffrire il peso d’un componimento grande e seguito come il drammatico. […] Avrebbe egli almeno potuto far menzione del Teatro Saguntino, le cui ruine tuttavia si osservano in Murviedro, città edificata sulle ceneri dell’antica Sagunto.
Quindi é che si scrisse da’ poeti oscuri un prodigioso numero d’opere eroiche e comiche, le quali appena comparse sulle scene, rapidamente si perdettero nel nulla. […] Si dee osservare che i soprannominati ed altri filosofi italiani, nel consultar il gran libro della natura furono i primi a scoprire in buona parte gli arcani di essa, a diradar le tenebre dell’ignoranza con utili cognizioni, e a fare gran conquiste sulle terre del vero; e perciò possono chiamarsi a giusto titolo «primi duci e maestri del moderno sapere».
Furono esse però scritte nel XIV secolo, e si aggirano l’una sulle vicende di Medea, l’altra sull’espugnazione di Cesena fatta dal Cardinale Albornoz nel 1357, la quale viene puittosto attribuita al dotto amico del Petrarca Coluccio Salutato eloquente segretario di tre pontefici morto in Firenze sua patria l’anno 1406. […] Giovanni Manzini della Motta, nato nella Lunigiana, scrisse verso la fine del secolo alcune lettere latine, ed in una parla di una sua tragedia sulle sventure di Antonio della Scala signore di Verona, e ne reca egli medesimo (dice il celebre Tiraboschi) alcuni versi che non ci fanno desiderar molto il rimanente.
Furono esse però scritte nel XIV secolo, e s’ aggiravano l’una sulle vicende di Medea, l’altra sull’espugnazione di Cesena fatta dal Cardinale Albornoz nel 1357, la quale viene piuttosto attribuita al dotto amico del Petrarca Coluccio Salutato eloquente segretario di tre pontefici morto in Firenze sua patria l’anno 1406. […] Giovanni Manzini della Motta, nato nella Lunigiana, scrisse verso la fine del secolo alcune lettere latine, ed in una parla d’una sua tragedia sulle sventure di Antonio della Scala signore di Verona, e ne reca egli medesimo, dice il chiar.
Sulle tracce segnate dagl’ Inglesi, come vedremo appresso, è cominciata a comparire sulle scene Europee una picciola tragedia che non si eleva agl’ interessi delle intere nazioni e de’ personaggi eroici, ma si spazia entro le famiglie private, ed è chiamata Cittadina. […] Altri drammi piangolosi non molto riusciti nel pubblico teatro, e meno nella lettura, per chi non ama la confusione de’ generi, si sono veduti sulle scene francesi.
Bartoli – i suoi modi graziosi e la di lei teatrale abilità forse non del tutto al teatro saranno tolti, essendo sparse alcune voci, che ci fanno sperare di rivederla ben presto sulle scene d’Italia. » Ma dal 1781 in poi non mi fu dato rivederne il nome in alcun elenco. […] Il Bartoli annunzia il suo futuro ufficio di conduttore e direttore di una compagnia, « atta forse ad emulare le andate glorie de' prelodati Gelosi e Confidenti », ed augura possa con lui rifiorire « sulle italiche scene l’antica virtù della famiglia Andreini ».
Un’ adunanza grande di cavalieri, come nella Contessa: un abboccamento di due gran signori col seguito rispettivo, come nel Solitario: una scena detta del padiglione nell’Errico, che metteva sotto gli occhi una corte reale in attenzione di un gran fatto: i personaggi aggruppati con verità e bizzarria pittoresca, che tacendo e parlando facevano ugualmente comprendere i loro propositi particolari senza confusione: fin anco l’indistinto mormorio che nulla ha di volgare, prodotto da una polita moltitudine raccolta insieme: tutte queste cose quando più si vedranno sulle scene comiche? […] Cirillo gran letterato ed avvocato e cattedratico grande senza la pompa delle favole Liveriane richiamò sulle patrie scene le bellezze e gli artifizj comici di Menandro e di Terenzio. […] Questo buon pittore della natura, come a ragion veduta l’ appellò Voltaire, prima di fare assaporar agl’ istrioni la commedia di carattere da Macchiavelli sì di buon ora mostrata sulle scene di Firenze, servì al bisogno ed al mal gusto corrente: entrò poi nel camin dritto sulle orme di Moliere: deviò in seguito alquanto alterando ma con felice errore il genere: e terminò di scrivere pel teatro additando a Francesi stessi la smarrita via della bella commedia di Moliere. […] Comunque debbano esser chiamate o commedie lagrimanti o rappresentazioni tragicomiche (perocchè alle ridicolezze di Curcuma vi si congiungono situazioni tragiche, gran passioni e pericolosi contrasti) esse riuscirono prodigiosamente sulle scene.
Non ci fermeremo nè su di quelle che l’editore della di lui Penelope Pompeo Barbarito nel 1591 promise di produrre, nè sulle favole notate a sogetto, tralle quali lasciò lunga fama la celebre sua Notte b, onde solea ricrear la città di Napoli nel tempo stesso che colle opere scientifiche la rendeva dotta. […] Egli sulle orme degl’Intronati e de’ Rozzi e di altri che introdussero qualche personaggio che parla veneziano, bolognese, spagnuolo, napoletano, frammischiò ancora qualcheduno che si vale del dialetto napoletano, ma coll’atticismo patrio e con ogni lepore cittadinesco come nato in Napoli e versato nelle grazie della propria favella. […] Rancida parrebbe ancora l’invenzione degli argomenti delle sue favole fondati sulla schiavitù di qualche persona in Turchia o in Affrica ma si vuole avvertire che in quel secolo essi doveano interessare più che ora non fanno, perchè tralle calamità specialmente delle Sicilie sotto il governo viceregnale non fu la minore nè la meno frequente quella delle continue depredazioni de’ barbari sulle nostre terre littorali non più coperte dalle potenti armate di mare di Napoli e di Sicilia.
Sotto quel cielo non ancora abbastanza rischiarato la stessa lingua non era allora nè polita nè fissata, quando sulle scene comparve Guglielmo Shakespear. […] Il difetto più notabile del nostro poeta è il gusto singolare che avea pel giuoco puerile sulle parole; non v’ha cosa che non sacrifichi al piacere di dire un’ arguzia ecc. ecc. […] Non si vuole però omettere di notare che sin da allora sulle scene di quell’ isole cominciò ad allignare un gusto più attivo e più energico che altrove.
I moderni non vedrebbero con piacere sulle scene Filottete zoppicante e disteso nel l’atto II colle convulsioni: ma egli si mostrava in questo stato senza sconcezza sul teatro della dotta Atene. E ciò ne dimostra che certo sublime idropico e romanzesco, e che io chiamo di convenzione teatrale, perderebbe affatto il credito anche sulle moderne scene a fronte delle patetiche situazioni naturali, purchè vi fossero introdotte con garbo da un ingegno sagace che sapesse renderle, sulle vestigia di Sofocle, tragiche e grandi. […] L’opinione ch’io porto sulle novità introdotte di mano in mano da Tespi, da Eschilo e da Sofocle intorno agli attori, si allontana dal l’avviso di molti valorosi critici, e mi è questa volta paruto espediente additarne a’ miei leggitori la ragione.
Ella durando il loro dialogo dovette mostrarsi sospesa e agitata da varii pensieri sulle conseguenze della difesa che di lei vuol prendere Achille. […] Non sono più tollerabili sulle nostre scene le ingiurie scambievoli di Andromaca ed Ermione presso Euripide. […] Lo scioglimento avviene per macchina (come in gran parte delle tragedie antiche) per mezzo della Musa Tersicore madre di Reso, la quale apparisce in aria sopra di un carro, tenendo il di lui cadavere sanguinoso sulle braccia. […] Nè anche l’ebbe in pregio il signor di Calepio, cui sembrò inverisimile che Antigone stando sulle mura di Tebe assediata potesse vedere e distinguere i personaggi del campo Argivo e le loro armature. […] Quando il fatto deponesse con pari asseveranza in prò delle tragedie moderne: quando potesse dimostrarsi che pari evento felice avrebbero esse sortito sulle scene di Atene; pur dovremmo esser cauti nel pronunziare sulla preferenza.
Da Roma passò in sei altre città, le quali, compresa Firenze, gli fecer la stessa accoglienza : fu solo nel carnovale ’71-’72 che sulle scene del Vecchio Teatro Re di Milano, il Nerone ebbe il battesimo degno di un gran pubblico e di un grande autore.
V’intervenivano il Padre Eterno, Gesù Cristo, Lucifero, la Maddalena e i di lei innamorati: vi si vedeva Satana zoppicando per le bastonate ricevute da Lucifero per aver tentato Gesù Cristo senza effetto: la figlia della Cananea spiritata vi proferiva parole soverchio libere: l’anima di Giuda non potendo uscire per la bocca che avea baciato il divino Maestro, si figurava che scappasse fuori del ventre insieme colle interiora: Gesù Cristo sulle spalle di Satana volava sul pinacolo ec. […] Nelle chiese recitavansi le farse sulle vite de’ santi così piene di scurrilità che sulla fine del secolo ne furono escluse per un canone del Concilio Toledano tenuto nel 1473.
Alzò sulle nostre ruine il suo trono il governo feudale, tremenda polizia sino a quel punto a noi ignota e per propria natura poco propizia all’ordine e alla pubblica tranquillità. […] Ma sulle riferite parole non può assicurarsi che fosse rappresentazione animata dalle parole. […] Io credo che a tali lagrimosi eventi punto non attese il Lampillas, e riposò placidamente sulle leggi di Alarico che suppose dal VI secolo felicemente osservate in Ispagna pel tratto di alcuni secoli seguenti. […] Ma il sig abate giudica della legislazione Italiana sulle pene del ladro di un cane e di uno sparviere ; nè ciò bastandogli attribuisce a’ Longobardi alcuna legge di altri popoli, cioè de’ Borgognoni. […] Dovea piuttosto riflettersi alla saviezza che spirano quasi da per tutto le leggi Longobarde, e al vantaggio che alcune di esse hanno riportato ancor sulle Romane.
Che che sia di ciò il Socrate è poi ritornato sulle scene, e ritornerà, e muove il riso, e se ne cerca ognor con gli occhi l’originale. […] E chi le rimenerà sulle armoniche scene? […] Tito, Temistocle, Catone, Regolo 71 quando comparvero più grandi sulle scene? […] La sua versificazione è musicale; facile l’espressione ed acconcia al genere; lo stile chiaro, nobile, conciso, ed ornato de’ fiori poetici che Metastasio stesso ammise nella Didone ed in altri drammi ma che poi usò più parcamente nell’Attilio; ad onta degli ostacoli musici non perde di vista il tragico fine di commuovere sulle orme de’ tragici dell’antichità. […] Serio nel 1780 riprodusse sulle scene napoletane tale argomento; ma gli convenne tutto fondare nella poesia, e servire alle circostanze spogliando lo spettacolo di quasi tutte le indicate decorazioni, per dar luogo a’ balli di Zemira e Azor ed al Convitato di pietra.
Oltre a quanto dicesi dal Conte Pietro di Calepio nel Paragone della Poesia Tragica d’Italia con quella di Francia, ed al Marchese Maffei nel tomo I delle Osservazioni letterarie sulle moltissime locuzioni ricercate, strane, e difettose usate da Corneille e da altri Tragici Francesi, i nazionali stessi hanno confessato che l’arguzia è stata sempre il gusto dominante e ’l tentator tenebroso della nazione Francese.
I moderni non vedrebbero con piacere sulle loro scene Filottete zoppicante e disteso nell’atto II colle convulsioni: ma ciò si rappresentava senza sconcezza sul teatro della dotta Atene. E ciò ne dimostra che certo sublime idropico e romanzesco, e che io chiamo di convenzione teatrale, perderebbe affatto il credito anche sulle scene moderne a fronte delle patetiche situazioni naturali, sempre che vi fossero introdotte con leggiadria da un ingegno sagace che sapesse renderle, sulle vestigia di Sofocle, tragiche e grandi. […] Ella durando il loro dialogo dovette mostrarsi sospesa e agitata da varj pensieri sulle conseguenze della difesa che di lei vuol prendere Achille. […] Non sono più tollerabili sulle nostre scene le ingiurie scambievoli di Andromaca ed Ermione presso Euripide. […] Ho fatto in questa edizione alcun cangiamento sulle pause degli atti di questa tragedia, ed è bene avvertirne la gioventù, affinchè possano agevolmente trovarsi gli squarci additati.
Gl’Inglesi e gl’Italiani la tradussero e rappresentarono; ma in Francia non ebbe sulle scene successo felice. […] Essa vantar può eziandio il merito di essere stata la prima a mostrare sulle scene francesi i fatti della nazione. […] Du Bocage scrisse le Amazoni che si trova nelle di lei opere impresse in Parigi nel 1788, se non si vede sulle scene. […] Intorno al 1777 o 1778 si produsse con applauso sulle scene francesi Zuma tragedia del sig. […] L’autore si approfittò della giudiziosa avvertenza, e rendette alla favola il fine tragico, e così comparve sulle scene e per le stampe.
Ryer compose una tragedia di Lucrezia, non conoscendosi allora in Francia a qual segno sia indecente e intollerabile sulle Scene quest’argomento. […] Essa continuò a rappresentarsi sulle scene francesi per lo spazio dipiù di cento anni196. […] I romani poi, imitatori de’ greci, dipinsero parimente sulle scene comiche e meretrici di vari caratteri, e matrone. […] Castilhon che con sì scarsa provvisione di fatti ha voluto darsi la briga, di filosofare, o per meglio dire di fantasticar sulle nazioni. […] Bouhours, Rapin ec., abbiano da molto tempo con egual buon senso e dottrina provato, che le arguzie viziose e i falsi pensieri con altra simile cattiva mercanzia venne dalla Spagna e dalla Francia, ove, da gran pezza, erano in credito, a sbarcare in Italia intorno al 1600, e che tutti gl’ingegni italiani non ne fecero incetta, e che cominciò a perdersene la moda verso la metà dell’istesso secolo pure i francesi fino, al dì d’oggi ci rinfacciano rimproverando cotesti difetti; tanto é vero che i pregiudizi e gli errori de’ criticastri gaulesi sulle cose straniere col passar che fanno di bocca in bocca e di penna in penna presso la loro nazione, vi si stabiliscono e perpetuano per secoli.
L’Italia che sulle tracce di Alcide cerco sempre l’onore nel superar le difficoltà, poichè ebbe colti. i primi e più sublimi allori nell’erudizione e nell’eloquenza oratoria e poetica e nel formarsi un teatro regolare e ingegnoso, aspirò a più sudata gloria, e contemplando il mirabile edificio della natura volle investigarne il magistero cessando di fantasticare. […] Il primo incontro della figliuola col re nell’atto Il è quale avviene nella tragedia greca tra Ifigenia ed Agamennone; gli stessi equivoci sentimenti ed il medesimo cordoglio raffrenato all’apparenza in Sileno; le stesse naturali ed innocenti dimande sulle sue nozze in Alcinoe. […] Perchè questo componimento ebbe assai felice riuscita sulle scene, e su comendato da varii letterati, e si vide impresso nella, collezione tragica di Scipione Maffei, mi venne amichevolmente rimproverato l’averlo omesso nell’edizione di questa storia in un sol volume. […] Egli nell’indicato Impero vendicato poema di 40 canti seppe reggersi sulle ali sulle tracce dello stile dell’Ariosto.
Quando ne’ secoli più rozzi di ogni nazione si sono presentate sulle scene favole più incondite di quelle rappresentate in Madrid dal 1780 inclusivamente sino al carnevale del 1782 della Conquista del Perù, del Mago di Astracan, del Mago del Mogol? […] Nè Andres, nè Lampillas, nè Huerta esageratori sur parole del merito comico delle favole di Naharro e della Celestina (che battezzano per componimento teatrale), mostruose produzioni che mal conobbero, hanno procurato d’informarsi, se in mezzo alle stravaganze anche a’ nostri dì esposte sulle scene spagnuole siesi recitata una commedia pastorale in cinque atti con cori, e con prologo eziandio composta, ed impressa in Madrid l’anno stesso 1784 per la pace fatta coll’ Inghilterra, e per la nascita stessa de’ reali gemelli? […] Lo stile sobrio per la giustezza de’ sentimenti e per la proprietà dell’espressione, ricco e copioso d’immagini e di maniere poetiche ammesse nel dramma pastorale, appassionato ne’ punti principali della favola; la verificazione armoniosa di endecasillabi e settenarii alternati e rimati ad arbitrio; i caratteri singolarmente di Basilio, di Chiteria, di Petronilla, Don-Chisciotte ben sostenuti; la passione espressa con vivacità e naturalezza; lo scioglimento felicemente condotto sulle tracce dell’autor della novella; l’azione che in ciascun atto dà sempre un passo verso la fine; tutto ciò raccomanda a’ contemporanei imparziali questo componimento e l’avvicina in certo modo alle buone pastorali italiane. […] Gli scherzi ed i motteggi si aggirano sulle corna, sulle frodi de’ tavernari, su i ladroni, su varie donnacce da partito condotte all’Ospicio e a San-Fernando luoghi di correzione per le prostitute, su i pidocchi uccisi in presidio da Manolo, che dice, Y en las noches y ratos mas ociosos mattava mis contrarios treinta a treinta Mat.
Lasciando di favellare delle sue prime tragicommedie la Criseide, la Silvia, e la Silvanira, ossia la Morta viva, egli sulle tracce del Trissino produsse la sua Sofonisba; e benchè nell’imitarlo variasse la condotta della propria favola, osservò non per tanto le tre unità1; ed il popolo nella rappresentanza seguitane nel 1629, ad onta de’ difetti che vi notò, e della debolezza dello stile, ne sentì il pregio, e l’applaudì. […] Vedasi anche il Riccoboni nelle Osservazioni sulle commedie e sul gusto di Moliere. […] Alessio Piron nato in Digione nel 1689 e morto in Parigi nel gennajo del 1755, fralle altre specie drammatiche, coltivò la tragica poesia, e diede al teatro francese il Callistene nel 1730, tragedia di semplice viluppo, che punto non riuscì sulle scene, e non vi tornò a comparire; il Gustavo Wasa più complicata nel 1733, che ebbe venti rappresentazioni successive, ed è rimasto al teatro ripetendosi sempre con ugual successo; ed il Fernando Cortes rappresentata nel 1744 senza applauso. […] Intorno al 1777 o 1798 si produsse con applauso sulle scene francesi Zuma tragedia del sig.
Comica del Duca di Mantova detta sulle scene, Eularia ; fiorì nella seconda metà del secolo xvii e nella prima del xviii.
Pietro Bayle, citando il padre Menestrier, afferma che questa tragedia fu cantata come un’opera musicale d’oggidì, fondandosi sulle le parole del medesimo Sulpizio. […] S., si figurava che scappasse fuori pel ventre insieme colle interiora, Gesù Cristo sulle spalle di Satana volava sul pinnacolo ec. […] Nelle chiese si recitavano le farse sulle vite de santi, così ripiene di scurrilità che verso la fine del secolo ne furono per sempre escluse per un canone del concilio toledano tenuto nel 1473.
Oltre a ciò si osservano tuttavia in Murviedro le rovine del teatro Saguntino, essendo questa città eretta nel regno di Valenza sulle ceneri dell’antica Sagunto. […] Abbandonato il teatro ai Pitauli e Corauli, ai Mnesteri, ai Paridi, ai Batilli e ai Piladi, più non ammise la commedia Terenziana che parve fredda, insipida, indifferente ad un popolo snervato e corrotto, che sotto Eliogabalo si compiaceva de’ mimici stupri e adulterii, non che finti e imitati, rappresentati al vivo sulle scene profanate.
Sulle tracce segnate dagl’Inglesi, come vedremo appresso, cominciò a comparire sulle scene Europee una picciola tragedia che non si eleva agl’interessi delle intere nazioni e de’ personaggi eroici, ma si spazia entro le famiglie private; ed è chiamata Cittadina. […] Altri drammi piangolosi si erano presentali sulle scene francesi alcuni anni indietro non molto riusciti nella rappresentazione e meno nella lettura, riprovati da chi non ama la confusione de’ generi.
Singolare figura d’artista quella di Luigi Rasi poeta, scrittore, attore e professore di recitazione, che ci ricorda, per certi rispetti, il Cinquecento, quando i comici italiani contendevano la palma agli scrittori di maggior fama e, più che interpreti, erano, sulle scene, inventori. […] Di lui allora si conosceva il poeta traduttor di Catullo, l’attore, l’artista colto e coscienzioso ; ma non ancora egli si era rivelato autore di quei monologhi che trovarono sulle scene maggiori e su quelle dei filodrammatici tanta e così invidiata fortuna ; non ancora gli si era sviluppato così nocchiuto il bernoccolo dell’ erudito e del feroce raccoglitore di qualunque cosa avesse attinenza con la storia del nostro Teatro.
Questa novella copiata dal Boccaccio è più dispiacevole posta alla vista sulle scene che nella lettura. […] Al vedere egli deliziavasi nell’ interpretarli con mille giuochetti puerili sulle parole e con tante buffonerie de’ personaggi ridicoli. […] Era questa la bella moralità da insegnarsi sulle scene? […] Le facezie ed i motteggi sono graziosi e frequenti, ma egli segue i compatriotti nell’usanza di scherzare sulle parole sacre. […] El Desdèn con el Desdèn, altra commedia di Moreto, comparisce sempre con nuovo diletto sulle scene Castigliane.
) ha anche una Beatrice senza cognome di sorta, « che si produceva — dice — sulle scene di Verona intorno al 1663.
Una facondia copiosa, un’ arguzia sottile, ed alcuini motteggi aspri insieme ed accorti, resero questa comica sulle scene gradita.
Così faceva mio padre, modellato sul Todaro brontolon e sul Burbero benefico, durò anni ed anni sulle scene con successo commozionale.
Fatta più grandicella, e formata il padre società or col Subotich, noto arlecchino, or con Luigi Zerri, padre di Enrichetta e di Antonio, e in ultimo con Antonio Scremin, alla declamazione delle poesie succederon le ombre palpabili e le rappresentazioni improvvisate sulle tavole di una cantina, con biglietto d’ingresso a 20 e a 10 centesimi, e magari in commestibili, come alle recite del Capitan Fracassa nel mirabile studio di Teofilo Gauthier.
Appena adolescenti, prendevano per passatempo il passeggiare sul cornicione della loro casa, portando sulle spalle enormi pesi, a rischio di cascare nella strada, sfidandosi a vicenda sull’entità del peso da sollevare o sul maggior tragitto da percorrere tanto più preferito quanto più irto di pericoli, specie allorchè lasciando il passeggio usuale salivano addirittura sul tetto…. paterno e su quelli delle case vicine.
Mi sovviene, che rappresentandosi il mio Bellisario (in cui sosteneva egli un tal personaggio), nella scena tenera e dolente, in cui comparisce senz'occhi, con un bastone alla mano, moralizzando sulle vicende umane, diede un colpo di bastone a una guardia per far ridere l’uditorio.
Una folla di poeti, i quali, per valermi d’una espressione di Agnolo Poliziano, nascono in Italia all’usanza dei funghi, piove ogni giorno sulle pazientissime orecchie del pubblico un diluvio di canore inezie, di sonetti e di canzoni, ch’essi hanno la temerità di chiamare anacreontiche, petrarchesche, o pindariche, quantunque convenga loro siffatta appellazione colla stessa giustizia a un dipresso che convengono ad alcuni principi asiatici i titoli che scambievolmente si danno di signori del corno della luna, o di dominatori degli elefanti. […] Dico peggiori poiché oltre l’esser privi di colorito poetico, oltre non aver armonia né stile né numero, altro poi non racchiudono fuorché pensieri triviali e insignificanti, ribattuti un millione di volte, e simili sul teatro ai sonetti che s’attaccano sulle colonne in occasione di laurea o di sposalizio. […] In primo, luogo dee ricondur sulle scene quel maraviglioso d’immaginazione, quel macchinismo arbitrario che siede benissimo in un poema narrativo qual è l’epopea, ma che distrugge affatto e perverte, secondo che pensa con molta ragione Aristotile 155, i poemi drammatici. […] In secondo luogo perché nel caso ancora che un falso amore della patria determinato l’avesse ad eseguire quell’atto di crudeltà, né il teatro, né la filosofia dovrebbero autorizzarlo giammai esponendolo sulle scene alla pubblica imitazione. […] Non ha guari che si replicò più di quaranta volte sulle scene un’opera buffa dove un’aria cominciava “Lei si figuri adesso” e finiva con uguale proprietà di sintassi “Lei asino sarà”.
Non ci fermeremo nè su di quelle che l’ editore della di lui Penelope Pompeo Barbarito nel 1591 promise di produrre, nè sulle favole notate a sogetto, tralle quali lasciò lunga fama la celebre sua Notte 72, onde solea ricrear la città di Napoli nel tempo stesso che colle opere scientifiche la rendeva dotta. […] Egli sulle orme degl’ Intronati e de’ Rozzi e di altri che introdussero qualche personaggio che parla Veneziano, Bolognese, Spagnuolo o Napoletano, frammischiò ancora qualcheduno che si vale del dialetto Napoletano, ma coll’ atticismo patrio, e con ogni lepore cittadinesco come nato in Napoli e versato nelle grazie della propria favella. […] Egli desiderava che vi si fosse mentovata l’inumana usanza, malgrado delle leggi introdotta, di mutilare i giovanetti cantori, investigando in qual tempo fussero stati ammessi sulle scene. […] Ma cerchiamo almeno con qualche argomento negativo di farci la strada ad indagare il tempo in cui salirono sulle scene. […] Dá ciò si deduce che molti anni prima del 1640 (in cui scrisse Pietro della Valle che essi erano assai comuni sulle scene Italiane) gli eunuchi si erano introdotti ne’ nostri melodrammi.
Nè anche Andres, nè Huerta, nè Lampillas esageratori sur parole del merito comico delle favole di Naharro e della Celestina mostruosi parti drammatici che mal conobbero, hanno procurato d’informarsi, se in mezzo alle stravaganze anche a’ nostri dì esposte sulle scene spagnuole siesi recitata una commedia pastorale in cinque atti con cori e con prologo eziandio composta ed impressa in Madrid l’anno stesso 1784 per la nascita riferita de’ reali gemelli e per la pace da don Juan Melendez Valdès. […] Lo stile sobrio per la verità de’ sentimenti e dell’espressioni, ricco e copioso d’immagini e di maniere poetiche ammesse nel drammatico pastorale, appassionato ne’ punti principali della favola; la versificazione armoniosa di endecasillabi e settenarj alternati e rimati ad arbitrio; i caratteri di Basilio, Chiteria, Petronilla, Don-Chisciotte &c. ben sostenuti; la passione espressa con vivacità e naturalezza; lo scioglimento felicemente condotto sulle tracce dell’autor della Novella, l’azione che in ciascun atto dà sempre un passo verso la fine: tutto ciò raccomanda a’ contemporanei imparziali questo componimento, e l’avvicina alle buone pastorali italiane.
… Niuno forse, innanzi di cimentarsi in ardue lotte dinnanzi al pubblico, andò compiendo gli studj di preparazione, di lunga e minuziosa disamina sui fatti e sulle frasi e parole, ai quali egli suole abbandonarsi. […] Noi tutt’al più tentiamo di abbattere quella crosta, che voi avete spalmato sulle creazioni degli altri !
Millet giudizio sull’Edipo di Sofocle 41. n. e sulle Nuvole di Aristofane 88. n. […] Vespasiano Carlo autor delle note coll’asterisco tassa di spropositi Marmontel 95, riconviene la-Harpe intorno a una di lui sciocchissima impertinenza 225. gli Scrittori Francesi sulle arguzie 295. e sulla loro franchezza nel giudicare e decidere della Letteratura forestiera che poco o niente conoscono 95-165. Voltaire sulla calunnia e malignità 311. seq. e sulle declamazioni fìlosofiche 360., e lo Spagnuolo Nasarre sull’ignoranza e boria nazionale 157., deplora la mancanza de’ Mecenati in Italia 194., loda il Metastasio 334.
Chi non vi ravvisa una copia esatta di ciò che per introduzione ai loro pas-de-deux i ballerini Europei hanno a sazietà rappresentato sulle nostre scene?
A quel tempo comparve in Alemagna un ingegno elevato che sulle orme del Petrarca mostrò a’ suoi la buona poesia, e traducendo alcun dramma greco, latino ed italiano aprì il sentiero della vera drammatica sino a lui colà sconosciuta.
Comparve in Alemagna a quel tempo un ingegno elevato che sulle orme del Petrarca mostrò a’ suoi la buona poesia, e traducendo qualche dramma Greco, Latino e Italiano aprì il sentiero della vera drammatica colà sino al suo tempo sconosciuta.
Infatti tutto quanto il miglioramento della classe interessava non lo trovava indifferente : e discuteva, scriveva, sempre con quel cuor di galantuomo sulle labbra, e con una visione alta e nobile per il bene e per la gloria del palcoscenico.
Troviamo il Romagnesi a Mantova l’aprile del '55, come da una sua lettera al Duca di Modena del 5, con la quale lo ringrazia dell’invito di recarsi colà a recitare : poi nulla sappiamo più fino all’anno 1667, in cui egli apparve sulle scene del Teatro italiano, sostituendovi il secondo amoroso Valerio Bendinelli ; indi, abbandonato il primo amoroso Ottavio Costantini il teatro nel 1688, e partito per l’ Italia, predendone egli il posto.
Venuto alla disperazione, risolse di disertare ; ed essendo il suo reggimento non lungi dalla Savoja, si rifugiò sulle terre del Re di Sardegna.
Questa novella copiata da Giovanni Boccaccio è più dispiacevole posta alla vista sulle scene che nella lettura. […] In Ispagna si è continuato a mostrarsi sulle scene sino al tempo che Antonio de Zamora non prese a trattar questo medesimo argomento con minori assurdità. […] Al vedere egli deliziavasi nell’interpretarli con mille giuochetti puerili sulle parole e con tante buffonerie de’ personaggi ridicoli. […] Le facezie ed i motteggi sono graziosi e frequenti; ma egli segue i compatrioti nell’usanza di scherzare sulle parole sacre. […] El desdèn con el desdèn, altra commedia del Moreto, comparisce sempre con nuovo diletto sulle scene castigliane.
In fatti la Pamela non invecchiò per lunga serie di anni finchè non si alterò il gusto comico italiano coll’imitazione de i drammi lugubri stranieri; e la Nanina non pare che torni spesso sulle scene francesi. […] Palissot mostra dispiacere di non vedersi più sulle scene di Parigi il di lui Falso sincero, ed il Geloso vergognoso di esserlo, a cui il prelodato Collè fece alcune felici correzioni. […] Il Celibatario, la Rosalba, i Cavalieri Francesi, lo Sfortunato immaginario ebbero per qualche tempo felice riuscita sulle scene. […] Teodoro si abbandona sulle braccia dell’Abate, e gli addita la magione de’ suoi genitori. […] In questo ora si osserverà la decadenza che porta una grande età, benchè non vi si Veggano tutti gli svantaggi che adducono gli anni; ed io lo vidi trionfar sulle scene rappresentando la parte del Filosofo maritato del sig.
Sarebbesi ciò tollerato sulle scene Ateniesi, nelle quali ebbero luogo le contese piuttosto comiche che tragiche delle Baccanti, di Jone, di Alceste; ma dalle latine tragedie in poi si sono rigettate come impertinenti. […] Euripide rende al solito assai ragionatrice Medea e per più di quaranta versi lussureggia con varie sentenze morali, e con riflessioni generali sulle donne incominciando da Κορινθιαι γυναικες.
L’autore del Flos Sanctorum Alfonso de Villegas toledano nella sua gioventù sulle tracce della Celestina scrisse la Selvagia commedia. […] Fece anche venir fuori quei che prima cantavano dietro della manta, e forse egli stesso gli rendè più accetti coll’acccompagnamento della chitarra, che si è veduta uscire sulle scene ispane sino a’ giorni nostri. […] Cervantes le tenne per buone, e noi dovremmo convenir con lui, a giudicarne da quanto, egli con gran senno ragionò sulle commedie della propria nazione. […] Le commedie di costui si pubblicarono in Valenza, ma più non si rappresentano, ad eccezione di quella intitolata Mocedades del Cid, le gesta giovanili del Cid, che io vidi di tempo in tempo sulle scene. […] Reca stupore che uno scrittore che nel ragionar sulle composizioni drammatiche dimostrò gusto e senno, le avesse riguardate come modelli da proporsi ad esempio.
Dopo del Liveri e del Cirillo scrissero altri napoletani sulle loro tracce senza farli dimenticare. […] Quando e chi le rimenerà sulle armoniche scene ? […] Quasi tutte le arie contengono studiate comparazioni sulle tracce di qualche splendido difetto del Metastasio. […] Questo spettacolo che abbisognava, si disse, di quindicimila scudi per rappresentarsi, non comparve sulle scene. […] Chi in tanta luce ardirebbe presentar sulle scene nell’atto primo un eroe nascente in Bisnagar e nel terzo canuto nel Senegal ?
L’Atto terzo incomincia da Enea, il quale in sulle prime vigilie della notte destato dalla terribile visione che ha avuto di Ettore, viene alla tomba di lui, vi reca doni ed offerte, commisera il destino della patria, attesta gli dei di aver fatto quanto era in lui perché non venisse condotto dentro di Troia il cavallo fatale, e domanda agli medesimi dei la forza di cui era dotato Ettore, quando arse le navi dei Greci, perché la Patria, se ha da cadere, non cada invendicata.
Che se per le colpe de’ Cristiani la Provvidenza avesse loro duplicate le forze della mano e del senno, se da’ loro acquisti sorta fosse, invece di varj piccioli dominj una sola potente Monarchia, o al più due, forse il loro Regno durerebbe tranquillo e rispettato, e forse ad esempio di altre colte nazioni, cangerebbero oggetti, così riguardo alla Filosofia, rigettando la Peripatetica, come alla Poesia rifiutando i frivoli giuochetti meccanici della loro versificazione, e camminerebbero sulle tracce di Galileo e Newton, di Virgilio e di Omero, in cerca della Natura; e chi sa che non ne nascesse un Euripide Moro?
trovansi in un codice della Laurenziana attribuiti al Petrarca, uno sull’espugnazion di Cesena, fatta dal cardinal Albornoz l’anno 1357, l’altro sulle vicende di Medea.
All’incontro moltissimi fra’ dotti, come son coloro i quali calcolano il corso de’ pianeti, o Fan triangoli, tondi, e forme quadre; coloro i quali vagando pe’ voti spazi della loro immaginazione, voglion dar corpo all’ombre e vendere per dimostrazioni alcune infelici congetture su di soggetti tenebrosi, inintelligibili, e rimoti dal senso e dalla cognizione dell’uomo; coloro i quali con ammirabile franchezza favellano de’ corpuscoli elementari e de’ loro vari moti e accozzamenti nella primitiva formazion delle cose, come se stati fosseri assistenti alla madre natura allorché disciogliendo il caos, partorì il mondo; coloro i quali vogliono farla da riformatori con immaginari sistemi politici; coloro i quali visitando le cave delle piramidi d’Egitto, si arrogano la facoltà di battezzar le mummie, e sputan sulle medaglie per diradarne l’antica ruggine e farci vedere quel che non é; coloro i quali son dottoroni pel solo capitale della memoria, o che per l’enorme lettura hanno l’immaginativa languente; tutti costoro sogliono per lo più avere, spezialmente nelle materie poetiche, non sano palato, guaste sensazioni e gusti così depravati come quelli delle donne pregnanti.
Da un quadro storico sulle Sette, tratto dalla Inquisizione istituita negli Stati Estensi, risulta che Romualdo Mascherpa fu aggregato alla massoneria nel 1818, per opera dell’ ex-officiale Carlo Zucchi e del capitano Sirelli.
Vedi Grimarest nella Vita di Moliere é la Muse historique di Loret presso l’autore delle Memorie sulla vita e sulle opere di Moliere. […] Le Festin de Pierre (cattiva traduzione del titolo spagnuolo) ancor mal riuscito sul teatro è componimento assai lontano dal mostruoso dramma di Tirsi di Molina tante volte ripetuto sulle scene Europee. […] Vedasi anche il Riccoboni nelle Osservazioni sulle commedie e sul gusto di Moliere.
E se il Malara fu uno Scrittore, che probabilmente si accomodò al gusto generale introdotto nella Penisola, pare al Signor Apologista, che, dove di molti Greci, Latini, Italiani, Spagnuoli, Francesi, de’ quali abbiam pure più fide memorie, ed anche opere, io tralasciai di far menzione, per non potersene, a mio avviso, trarre molto vantaggio per la gioventù, dovessi poi consumare il tempo sulle favole del Malara che non esistono, nè si sa che cosa fossero? […] Vadano adunque le favole del Cueva in quattro atti como pies de niños, secondo il motto di Lope sulle antiche Commedie; e niuno certamente per questo gli moverà lite. […] Il dottissimo Gravina ciò dichiara in mille guise nella Ragion Poetica, nel Trattato della Tragedia, e nel Discorso sulle Favole. […] Anche a un Poeta dozzinale (non che al celebre Virues) scappano tal volta certi lampi d’ingegno degni di ogni lode; ma il punto stà a sostenersi sulle ali, e a ideare un Poema non freddo, non debole, non capriccioso, non maltessuto, non pieno di manifeste inverisimiglianze.
Castilhon avesse avuta più pratica della storia letteraria drammatica, avrebbe evitato quest’errore, il quale, per se stesso leggiero, diviene sproposito grave in chi mettendosi a filosofar sulle nazioni, da falsi dati non può dedurre se non falso conseguenze e fondarvi sopra principi non meno falsi. […] Egli seppe per tradizione che vi erano certe commedie italiane chiamate antiche, e credette che fossero quelle che rappresentavano in Parigi i comedianti italiani, e sulle di loro farse arlechinesce giudicò sì saviamente della commedia italiana156. […] Che direbbe M. de Marmontel d’un letterato filosofo enciclopedista, il qual volesse dar idea del teatro ateniese sulle rappresentazioni de’ neurospasti? Non chiamerebbe egli maligno e ignorante un italiano che per far conoscere la commedia francese, dimenticato Molière, fondasse il suo giudizio sulle farse di Hardy, o sui cartelloni delle fiere parigine? […] Regnard, alla quale una simile non é mai, per quanto mi ricorda, scappata dalla bocca di niuno di coloro che abitano sulle rive del Manzanare e della Garonna: «Mons est la Capitale du Hainaut, et la première qui reconnaisse de ce côté la domination espagnole jusqu’a ce qu’il plaise à la France de lui faire sentir son joug».
La morte del celebre artista Pertica fu la vita nuova del Vestri, il quale, chiamato dal Fabbrichesi a sostituirlo nella Compagnia Reale ai Fiorentini, ov'era ancora il celebre De Marini, benchè sulle prime vi trovasse il pubblico arcigno oltre misura, andò gradualmente trascinandolo al delirio, specie con L'odio ereditario del Cosenza, fino a essere condotto dopo una recita a casa in trionfo, cosà rara se non unica – accenna il biografo Scifoni – per un artista drammatico. […] Egli allora si tolse la parrucca, si mise il cappello, si buttò sulle spalle un mantello, e si recò in platea, dove, ordinato all’orchestra di cessare dai suoni, cominciò a dire : « Grazie anzitutto, o Signori, della vostra fedeltà ; ma io desidero che non restiate qui ad annojarvi in questa specie di deserto ; e in cambio della Bottega del Caffè, vi do una sala della Trattoria del Selvatico, dove dividerete con me una modesta cena che ardisco di offerirvi.
E guardiamoci bene di non avanzar cosa che appoggiata non venga sulle eterne e generiche idee di quel bello ideale, innanzi a cui spariscono i pregiudizi, come le nebbie dardegigate dai raggi del sole. […] Come fanno appunto quelle donne, le quali, veggendo dalle ingiurie del tempo sfrondarsi a poco a poco sulle loro guancie le fresche rose e vivaci che rallumavano i desideri dell’amante, cercano pure nelle studiate maniere e nella licenza de’ voluttuosi atteggiamenti un riparo al successivo mancare delle loro attrattive. […] Queste due cose hanno una così stretta relazione fra loro che la musica fatta sulle parole d’un’aria non potrebbe senza guastarsi essere trasferita alle parole d’un’aria diversa; come il ritratto che rappresenta con esattezza una fisonomia, non può servire a rappresentare una fisonomia differente da quella. […] Basta gettar uno sguardo sulle carte loro per chiarirsene ad evidenza di tutto il contrario. […] Pare che l’anima loro non esista fuorché nei tasti del cembalo, che la loro esistenza tutta si raduni sulle punte dei diti, e che gli spartiti siano la carta geografica dove si comprende tutto il loro universo scientifico.
Per tali mezzi si pervenne egli a saper meglio d’ogni altro l’arte di parlare al cuore, e rapir gli animi con un patetico sommamente dilicato e mai più non vedano sulle scene ateniesi, per cui fu da Aristotile onorato del titolo di Τραγικωτατος. […] Ella, durando il lor dialogo, dovette mostrarsi sospesa e agitata da varj pensieri sulle conseguenze della difesa che ne vuol prendere Achille. […] Terpsicore madre di Reso, la quale apparisce in aria sopra di un carro, tenendo il di lui cadavere sanguinoso sulle braccia. […] Le Supplici d’Euripide si aggirano sulle conseguenze dell’assedio di Tebe, e sulla sepoltura negata da’ tebani ai capi argivi, doveché le Supplici di Eschilo, come si é detto, trattano delle Danaidi; pur queste due tragedie hanno tra loro qualche rapporto per la condotta. […] L’immortal Metastasio, fino discernitore delle bellezze degli antichi, si vale della scena di Euripide nell’Achille in Sciro, ma sulle tracce di Virgilio le rende intercisami per l’allusione vivace alla situazione d’Achille in quella regia.
Suida ci dice che questo comico portò la prima volta sulle scene le avventure amorose e le vergini deflorate, le qu ali cose si rappresentarono con frequenza nella commedia nuova da cui passarono alla latinaa.
Quei che attendono alle cose della religione e alla giurisprudenza, studiano i comenti dell’Alcorano, i decreti de’ Gran-Signori, e i Fetfà de’ Mufti, come noi ci occupiamo sulla Bibbia, su i santi Padri e sulle costituzioni de’ nostri legislatori.
Aman tuo vago stil d’Arno le rive, che altro non fa, che meritarsi allori, quai meritò là sulle arene argive Pindaro eccelso in fra gli achei Pastori.
Aveva la parrucca goldoniana incipriata, veste, panciotto e calzoni corti color marrone, calze rosse al di sopra de' calzoni, scarpe con fibbia e cappello rotondo. » Un opuscoletto edito dal Cairo a Codogno (s.a.) sulle cinquanta maschere italiane, poco attendibile per quanto riguarda la esattezza de' costumi, benchè graziosamente disegnati, e dei caratteri, non saprei dire su che basati, benchè descritti in versi abbastanza garbati, ci mostra Tabarrino in perfetto costume di gentiluomo spagnuolo del secolo xvii con sotto questa sestina : Tabarrino dal palco satireggia contro i nobili finti e cortigiani.
Si aggira sulle vicende del famoso condottiere conte Jacopo Piccinino, arrestato improvvisamente nel 1464, e poi l’anno seguente ucciso per ordine di Ferdinando re di Napoli. […] Menestrier, afferma che questa tragedia fu cantata come un’ opera musicale d’oggidì, fondandosi sulle parole del medesimo Sulpizio: tragædiam quam nos agere & cantare primi hoc ævo docuimus. […] Egli però ciò scrisse nel 1785; ed io gli avea tolto il travaglio di correggermene coll’ accusarmi da me stesso un anno prima, cioè nel 1784, quando uscì il nominato volume III della mia opera sulle Sicilie.
Cominciò poi a richiamarsi sulle scene in qualche passo delle sacre rappresentazioni. […] Il favorevole accoglimento fatto alla musica richiamata sulle scene, menò assai naturalmente gl’ Italiani ad accoppiarla a tutte le parti del componimento per convertirlo in opera musicale.
Allora il Righetti, che in lei sola omai vedeva l’àncora di salvezza della naufragante Compagnia Reale, tornò all’assalto ; ma ella da Castel Gandolfo rispondeva il 12 settembre del '47 : La ringrazio delle di Lei esibizioni ; ma avendo preso marito da qualche tempo, ed essendo ciò a cognizione di tutti, doveva bene immaginarsi che se rimanevo ancora sulle scene, lo facevo in riguardo di non rovinare i miei Capo-Comici con un repentino allontanamento dal Teatro. […] E finalmente : Ella reciterebbe solo cinque volte alla settimana, in una sola produzione per sera in principio della serata con diritto di rifiutare quelle parti immorali sulle quali molte revisioni passano sopra, come Il Fallo, Dopo sedici anni, Dieci anni di vita di una donna, Stifelius, Clarissa Harlowe, ecc. : quelle parti insomma con le quali, per quanto sieno eseguite con dignità, è d’uopo sostenere una posizione imbarazzante verso il pubblico, e le quali il signor Righetti potrebbe far eseguire da chi meglio credesse.
Non meno penetrante è il colpo che questo Lizio satirico dà a’ giudici, che oggi forse non si permetterebbe sulle scene. […] Il filosofar sulle arti reca utile alla gioventù e lode al ragionatore; ma col fantasticar fu di esse con osservazioni mal digerite, si distrugge e non si edifica. […] Nicomaco propone alla moglie di prendere per arbitro de’ loro domestici dispiaceri sulle nozze di Clizia, qualche religioso. […] Dall’altra parte il lodato abatte Serassi quante volte discopre errori del Manso sulle cose che riguardano Torquato! […] E che direbbe egli se si volesse dare idea del teatro di Atene sulle rappresentazioni de’ Neurospasti?
Quei che attendono alle cose della religione e alla giurisprudenza, studiano i comenti dell’Alcorano, i decreti de’ Gran-Signori, e i Fetfà de’ Muftì, come noi ci occupiamo sulla Sacra Bibbia, su i santi Padri e sulle costituzioni de’ nostri legislatori.
Lo spirito di controversia che animava il Luteranismo, trasportò sulle scene le dispute teologiche, onde nacquero diversi drammi, il Postiglione Calvinista, il Novello asino Tedesco di Balaam, la Commedia di Gesù vero Messia, il Cavalier Cristiano di Eishenben, in cui trovasi la storia di Lutero e dei di lui gran nemici il Papa e Calvino.
Forse ci è sempre stato, e forse si aggira anche adesso nei botteghini dei teatri a controllare gli incassi, o freme sulle rupi di carta rimesse in onore dai moderni drammi.
L’opera sua sulle pitture nostre componeva, di città in città, su luogo, allorquando vi si recava a recitar colla compagnia.
Al merito distintissimo dell’attore, le virtù dell’uomo si ammiravano in lui congiunte, chi lo conobbe lo amò, chi lo udì sulle scene non si stancò dall’applaudirlo.
Gl’ Inglesi e gl’ Italiani la tradussero e rappresentarono; ma in Francia non ebbe felice successo sulle scene. […] Ella ha pure il merito di essere stata la prima a mostrare sulle scene francesi i fatti della nazione. […] Noi non abbiamo dissimulati alcuni difetti delle migliori sue favole, affinchè la gioventù non creda di trarre da sì ricca miniera sempre oro puro; ma tralasciamo di spaziarci sulle altre più abbondanti di difetti che di bellezze. […] Voltaire sostenne l’ onore di Melpomene sulla Senna, a dispetto del cicaleccio de’ famelici inpudenti gazettieri pronti a sparger menzogne e tratti maligni sulle opere acclamate di coloro che non sono nel numero de’ loro benefattori. […] La sua Venezia salvata riuscì molto sulle scene e vi rimase.
«Non vi si rappresentano (diceva) se non le antiche favole, alcune insipide imitazioni delle commedie e novelle francesi, scritte senza ingegno e senza spirito, e un gran numero di farse satiriche» 264 La satira sotto quel cielo nata dal potente entusiasmo di libertà che vi predomina, non rispetta né particolari, né ministri, né il governo, e non poche volte porta il suo fiele fin sulle scene. […] Alcune traduzioni di qualche commedia del Goldoni, come della Sposa Persiana e del Bourru Bienfaisant son piaciute moltissimo al popolo, e dovea esserne lodato (fuorché in alcune alterazioni fatte senza gusto agli originali) qualunque egli siasi chi ha impreso a mostrare sulle scene spagnuole queste commedie; ma sul medesimo teatro sono state motteggiate da soliti piccioli compositori di saynetes, e ricevute con freddezza da alcuni pochi, che invecchiati in un certo lor sistema di letteratura, sdegnano di approvar dopo il popolo ciò che lor giugne nuovo, Vel quia nil rectum, nisi quod placuit sibi, ducunt, Vel quia turpe putant parere minoribus, et quae Imberbes didicere, senes perdenda fateri.
Abbandonato il teatro alla poesia e alla rappresentazione, la musica si conservava nelle chiese, ed accompagnava la danza e i versi che ne’ caroselli solevano cantarsi su’ carri ed altre macchine a Cominciò poi a richiamarsi sulle scene in qualche passo delle sacre rappresentazioni. […] Il favorevole accoglimento fatto alla musica richiamata sulle scene, menò assai naturalmente gl’Italiani ad accoppiarla a tutte le parti del componimento per convertirlo in opera musicale.
Il Signor Lampillas pretende che io abbia letto male un passo dell’Opuscolo di Luis Velazquez sulle Origini della Poesia Castigliana, ch’egli così traduce1: “Sindachè i Romani introdussero in Ispagna la buona Poesia, furono in essa conosciuti i Giuochi Scenici; e le rovine di tanti antichi Teatri, che sino a’ nostri giorni si conservano in diverse Città, sono altrettanti testimonj di quanto si fosse impossessato del Popolo questo genere di divertimento”.
Lo spirito di controversia che animava il Luteranismo, trasportò sulle scene le dispute teologiche, onde nacquero diversi drammi, il Postiglione Calvinista, il Novello asino tedesco di Balaam, la Commedia di Gesù vero Messia, il Cavalier Cristiano di Eishenhen, in cui trovasi la storia di Lutero e dei di lui gran nemici, il Papa, e Calvino.
Quel che vi si avanza, specialmente dell’ignoranza provata de’ Sacerdoti Spagnuoli sino al XV secolo, è fondato, come ognun vede, sulle cure presene per distruggerla da tutto un Concilio Matritense, e sul testimonio del celebre Storico Mariana.
Suo padre lo destinò agli uffici delle finanze, ma appassionatissimo per l’arte comica, sordo a ogni rimostranza, dopo di avere recitato co’filodrammatici, comparve sulle scene di Lodi il 1798, come primo amoroso della Compagnia di Pietro Pianca, dalla quale passò in quella di Andrea Bianchi, sino al 1801.
L’autore del Flos Sanctorum Alfonso de Villegas Toledano nella sua gioventù sulle tracce della Celestina scrisse la Selvagia commedia. […] Fece anche venir fuori quei che prima cantavano dietro della manta, e forse egli stesso gli rendè più accetti coll’ accompagnamento della chitarra, che si è veduta uscire sulle scene Spagnuole sino a’ nostri giorni. […] Cervantes le tenne per buone, e noi dovremmo convenir con lui, a giudicarne da quanto con gran senno ragionò sulle commedie della propria nazione. […] Le commedie di costui si pubblicarono in Valenza, ma più non si rappresentano, ad eccezione di quella intitolata Mocedades del Cid (le gesta giovanili del Cid), che si vede di tempo in tempo sulle scene. […] Reca stupore che uno scrittore che nel ragionar sulle composizioni drammatiche dimostrò senno e gusto, le avesse riguardate come modelli da proporsi ad esempio.
Dagli antichi scoliasti si ricava che dentro del teatro, e sulle scene, e nell’ingresso s’innalzavano delle statue in onore dei numi. […] Si vede esposta l’imagine di Gesù crocifisso sulle scene, o ne’ palchetti de’ nostri teatri? […] Si fa voto di metter sulle scene un opera in musica in occasione di tremuoto, di carestia, di peste, od altra calamità publica? […] Non posso far a meno di non isdegnarmi contro il costume che vieta ai maestri di musica di salir sulle scene a cantar i propri drammi. […] E tanto è vero che i drammi del Metastasio non fanno più effetto sulle scene, che rare volte hanno gli impresari il coraggio di esporveli, e se talvolta lo fanno, non gli espongono se non mutilati, e così mal conci che appena sono riconoscibili.
Ecco un dialogo ed una agnizione tragica, che accompagnata dalla parodia e caricata con azione buffonesca solea produrre sì piacevole effetto sulle scene Ateniesi. […] impara che questa era una dipintura capricciosa fatta sulle navi. […] Quaranta anni dopo che Aristofane produsse sotto l’Arconte Diotimo la prima sua favola sulle scene Ateniesi, fu scritta la commedia del Pluto in un genere comico totalmente nuovo. […] Viene poi questo medesimo giovine, il quale in veder la sua vecchia motteggia sulle sue rughe e sulle bocca senza denti: Viene Mercurio stesso per minacciar comicamente tutta la samiglia di Cremilo, perchè con far ricuperar la vista a Pluto, non vi è più chi si ricordi di sacrificare agli Dei. […] Eravi in Atene una razza di umane arpie che sulle accuse e le denunzie si era fatta una rendita certa.
Chi mai, se non costui, senza pruova veruna, confondendo fatti ed idee e passando di un salto leggero sulle terribili vicende dell’Europa, che, per così dire, la fusero e rimpastarono di nuovo, chi, dico, avrebbe francamente scritto che le fazioni per gli pantomimi perpetuaronsi perpetuaronsi per mille e dugento anni sino a produrre (che cosa mai?) […] Or qual meraviglia che in essi le mime comparissero tutte nude sulle scene?
Non era certamente à tres picos il cappello che usarono i Goti in Ispagna, in Francia ed in Italia, la qual cosa quando non potesse altronde dedursi, si vedrebbe da ritratti di tali popoli fatti nella mezzana età e nell’infima, e copiati sulle scene Europee. […] Huerta ignorando l’idioma in cui sono scritti i miei libri teatrali che pur voleva mordere, cadde ne’ riferiti strafalcioni sulle parole e sul sentimento che ne attaccò.
Chi mai, se non costui, senza pruove, confondendo fatti ed idee, e passando di un salto leggiero sulle terribili vicende dell’Europa che per dir così la fusero e rimpastarono di nuovo, chi, dico, avrebbe francamente scritto che le fazioni per gli pantomimi perpetuaronsi per mille e dugento anni sino a produrre, che cosa? […] Or qual maraviglia che in essi le mime comparissero nude sulle scene?
[2] A fine di conoscer meglio le singolari prerogative di questo poeta, e di render ragione di quell’universale diletto che arrecano i suoi componimenti, non fa d’uopo fermarsi sulle proposizioni generali, che possono a chicchessia convenire, ma esaminar bisogna paratamente i mezzi ond’egli è arrivato a rendersi lo scrittore unico e privilegiato dei musici, e la delizia delle persone gentili. […] Osservisi come s’affretti sempre allo scioglimento fermandosi sulle varie circostanze quel tanto, e non di più, che conduce a tal fine. […] Un italiano non avrebbe osato di esporre una situazione cotanto difficile per non dire cotanto ridicola; egli che ama meglio peccar di monotonia facendo andar a lieto fine tutti i suoi drammi di quello che sia costrigner un protagonista a morir cantando sulle scene a guisa di cigno. […] Il riflesso sulle caducità umane, che riducono talvolta una gran principessa ad uno stato peggior di quello d una schiava. […] Allora l’errore confuso colla verità si divinizza insieme con essa sulle are del pregiudizio, e lo stolido volgo dei lettori somigliante agli antichi abitatori dell’Egitto adora il fango del Nilo credendolo un germe di divinità.
Terminati i quali la Carlotta passò (la quaresima del '23) nella Compagnia Reale Sarda, in cui portò coll’arte e co' costumi l’amore del pubblico verso di lei al grado d’idolatria, e da cui si staccò nel '39, per ridursi a vita privata, e non tornar più sulle scene, fuorchè tal volta a scopo di beneficenza.
Oltre a ciò si osservano tuttavia in Murviedro le rovine del teatro Saguntino, essendo questa città eretta nel regno di Valenza sulle ceneri dell’antica Sagunto. […] Furono anche versificatori; ma per lo più (almeno per quel che apparisce da i libri dell’Escoriale) si limitavano a’ componimenti di non moltissimi versi, ne’ quali facevano pompa di acrostichi, antitesi e giuochetti sulle parole, sembrando che i loro talenti non si fussero avvezzati a soffrire il peso di un poema grande e seguito come il drammatico. […] Abbandonato il teatro a i Pitauli e Corauli, a i Mnesteri, a i Paridi, a i Piladi ed a’ Batilli, più non ammise la commedia Terenziana che parve fredda, insipida, indifferente ad un popolo snervato e corrotto, che sotto Eliogabalo si compiaceva de’ mimici stupri e adulterii, non che finti e imitati, rappresentati al vivo sulle scene profanate.
I suoi difetti erano riputati altrettante bellezze, e si metteva come pregio intrinseco del componimento la sfoggiata pompa del macchinista, la quale faceva perder ogni suo effetto alla musica e alla poesia senza riflettere, come osserva un grandissimo ingegno, che quest’apparente ricchezza altro non era che povertà, nella medesima guisa che i fiori sparsi innanzi al tempo sulle campagne indicano per lo più la sterilità del terreno. […] [14] Quindi aveva per costume di esser modesto e rattenuto in sulle prime per sollevarsi poscia bel bello fino a quel grado di espressione che caratterizza i suoi componimenti, e che altri assomiglierebbe alla musa del Petrarca, di cui esso musico si dichiarava ammiratore grandissimo. […] Io ho veduto un suo ritratto in carta con all’intorno questo moto profanato invece di epigrafe: «qui fecit mirabilia multa», e una medaglia eziandio dove si vede da una banda la testa incoronata d’alloro, e dall’altra un cigno moribondo sulle rive del Meandro colla cetra d’Arione che discende dal cielo. […] Quest’uomo eccellentissimo, che alla gravità dell’antica musica ha saputo unir così bene le grazie della moderna, compose ancora una saporitissima critica intitolata il teatro alla moda, senza nome, senza data e senza luogo di stampa, ma che fu per altro mandata in luce poco dopo il mille e settecento, ove colla licenza che permette la maschera, schiera ad uno ad uno con festiva ironia tutti i difetti che dominavano al suo tempo in sulle scene.
V’erano le ricette mediche per tutte le malattie fondate sui tuoni dell’oud o liutto, come v’erano gli aforismi morali e i luoghi topici dell’arte oratoria e poetica per eccitare ogni genere di passioni fondati sui moti della musica, e sulle diverse vibrazioni dei loro strumenti. […] «Il piloto vigilante con gli occhi fissi sulla bussola e premendo colla mano il timone del naviglio canta tutta la notte per levarsi la noia, mentrecbè il marinaro rampiccandosi sulle corde e spiegando la vela non pensa ai rischi della navigazione e intuona la sua canzonetta. […] Quindi è che il ritmo e i numeri acquistano la loro forza nella educazion musicale, ed esercitano la loro grande influenza sulle passioni dell’anima». […] Eguale nel regolamento del tuono, perché sebbene non badassero eglino per formare i versi al numero materiale delle sillabe, avevano tuttavia la stessa cura, che abbiamo noi nella opportuna collocazione degli accenti sulle parole, della quale nasceva in gran parte il numero, e la cadenza delle loro poesie125. […] E che nelle arie stesse dove il riposo della voce sulle rispettive vocali è più durevole, e più facilmente possono accomodarsi le note, troppo è grande tuttavia l’incertezza del compositore nel numero delle note che a ciascuna sillaba dee corrispondere, e nei tempi che debbono impiegarsi nel proferirle?
Dopo le premesse riflessioni sulle belle arti non si durerà stento ad indagare la segreta sorgente di questo umano istinto. […] E però questo saggio basti sulle arie. […] Tale appunto è il modo, onde il patetico della musica opera sulle spirito umano. […] Il mentovato Baron solea dire, che un attore dovrebbe essere stato allevato sulle ginocchia delle regine. […] I nostri drammi sono publicati colla sovrana e coll’ecclesiastica approvazione; e intanto crediamo infami coloro che gli menano sulle scene.
Nel medesimo anno 1666 quando si rappresentò l’Agesilao del Cornelio, comparve sulle scene l’Alessandro di Giovanni Racine nobile e giovane poeta, da cui cominciò una specie di tragedia quasi novella. […] Tralle tragedie del Racine senza dubbio più giudiziosamente combinate, meglio ordinate, e più perfette di quelle di Pietro Corneille, per avviso de’ più scorti critici, trionfano l’Ifigenia rappresentata nel 1675, in cui con singolar diletto di chi non ignora il tragico tesoro greco, si ammirano tante bellezze di Euripide, mal grado delle avventure di Erifile che muore in vece d’Ifigenia senza destar pietà, trovando lo spettatore disposto unicamente a compiangere la figliuola di Agamennone; l’Atalia uscita nel 1691, ove il poeta s’innalza e grandeggia imitando alcuna volta il linguaggio de’ profeti; il Britannico rappresentato nel 1670, in cui si eccita il tragico terrore per le crudeltà di un mostro di tirannia nascente in Nerone, e di passaggio s’insegna a’ principi ad astenersi da certi esercizii disdicevoli alla maestà; e la Fedra comparsa sulle scene nel 1677, la quale per tanti pregi contenderebbe a tutte il primato senza il freddo inutile innamoramento d’Ippolito ed Aricia. […] Ciò si deduce dalla prima collezione che si fece de las Comedias de Don Pedro Calderòn da Don Joseph suo fratello, impresse in Madrid per Maria Quiñones nel medesimo anno 1636, non trovandosi fralle dodici che l’autore sino a quell’anno avea composte la favola del Tetrarca; la qual cosa sarebbe stata omissione rilevante, avendo tal componimento prodotto tutto l’effetto sulle scene.
In fatti la Pamela non è ancora invecchiata, e la Nanina non parmi che torni spesso sulle scene francesi. […] Palissot mostra dispiacere di non vedersi più sulle scene di Parigi il di lui Falso Sincero, ed il Geloso vergognoso d’esserlo, a cui il prelodato Collé fece alcune felici correzioni49. […] Si è già narrato che questo comico carattere era stato prima di lui felicemente esposto sulle scene Italiane nel Geloso non geloso di Anton Brignole Sale.