Egli a differenza del di lui protettore aveva una profonda conoscenza degli antichi, e gli copiava con molta franchezza, il che si osserva nel Sejano e nel Catilina; ma secondò il carattere degli spettatori, e trascurò l’esattezza degli antichi, contento (come disse nella prefazione del Sejano) di rispettar la verità della storia, la dignità de’ personaggi, la gravità dello stile e la forza de’ sentimenti. […] Si desidera però in essi scelta e venustà, e la decenza richiesta nella dipintura de’ costumi, per cui Terenzio tanto sovrasta a’ suoi posteri, l’unità di disegno nel tutto, e la verità, l’esattezza, e la precisione nelle parti: un motteggiar lepido e salso, pungente ma urbano alla maniera di Menandro che ammiriamo in Ludovico Ariosto: le grazie e le pennellate franche di Nicola Machiavelli che subito caratterizzano il ritratto: la vivacità ed il brio comico di Agostino Moreto: finalmente il gusto, l’amenità, e l’inarrivabile delicatezza nel ritrarre al vivo i caratteri e le ridicolezze correnti che danno al Moliere il principato tra i comici antichi e moderni.
Egli a differenza del di lui protettore, avea una profonda conoscenza degli antichi, e gli copiava con molta franchezza, il che si osserva nel Sejano e nel Catilina; ma secondò il carattere degli spettatori, e trascurò l’esattezza degli antichi, contento (come diceva nella prefazione del Sejano) di rispettar la verità della storia, la dignità de’ personaggi, la gravità dello stile e la forza de’ sentimenti. […] Ma si desidera in essi la scelta, la venustà, la decenza richiesta nella dipintura de’ costumi, per cui Terenzio tanto sovrasta a’ suoi posteri; l’ unità di disegno nel tutto, e la verità e l’esattezza e la precisione nelle parti; il motteggiar lepido e salso, pungente ma urbano alla maniera di Menandro che ammiriamo nell’Ariosto; la grazia, la naturalezza e le pennellate sicure del Machiavelli che subito caratterizzano il ritratto; la vivacità, il brio comico di Moreto; e finalmente il gusto, l’amenità, la delicatezza inarrivabile nel ritrarre al vivo i caratteri e le ridicolezze correnti che danno a Moliere il principato su i comici antichi e moderni.
Come egli se ne sia giovato, si vede già da queste prime 172 pagine dell’opera, dove si trovano, fra altre minori, le biografie di quattro comici antichi di gran fama : Francesco e Giambattista, Isabella e Virginia Andreini. […] L’edizione è magnifica : oltre allo splendore della carta e dei tipi, noto la ricchezza delle incisioni, tratte con scrupolosa fedeltà dagli antichi disegni : il testo, così vivo ed esatto, sembra più vivo ed esatto illustrato da immagini che rievocano il tempo in cui i comici, questi poveri esseri della gloria rumorosa ed effimera, vissero la loro vita agitata, fra le miserie e le gaiezze, fra gli applausi e le insurrezioni delle platee. […] Scorrendo queste pagine – stampate in un nitidissimo e largo elzevir, in cui si alternano fregi della più appropriata eleganza, riproduzioni di disegni antichi, tavole cromolitografiche ed autografi inediti di singolar valore per la storia dell’arte – abbiamo provato centuplicato quel piacere che De Amicis seppe tanto abilmente descrivere nella sua Lettura del Dizionario.
L’Ultima opera del celebre Guglielmo Robertson perduto da non molto, sulla conoscenza che gli antichi ebbero dell’India, ci presenta nell’Appendice la notizia di un altro dramma orientale scritto intorno a cento anni prima dell’era Cristiana. […] Ciò che di lui si dice, indica l’intelligenza degli antichi nella prospettiva, mentre la veduta dipinta in quella scena compariva bella insieme e naturale a cagione delle diverse tinte che davano risalto a tutte le parti dell’architettura in essa espresse. […] E soprattutti memorabili sono gli antichi teatri di Capua, di Nola, di Pozzuoli, di Minturno, di Pesto, di Pompei, di Erculano e di Napoli. […] Memoria relativa all’antico Teatro ed agli antichi Acquidotti Siracusani. […] Il primo a pubblicare questa iscrizione fu l’ingegnere militare Andrea Piconati Siracusano che dal co: Gaetani ebbe la pianta del teatro, per inserirla nel di lui Stato presente de’ Monumenti antichi Siciliani del 1767.
Volle in oltre egli stesso e comporre la musica de’ suoi drammi, e inventar de’ balli, e prescrivere i gesti e i movimenti del Coro che danzava e cantava negl’intervalli degli atti togliendone la direzione agli antichi maestri ballerini. […] Gli antichi Greci insegnano ai moderni l’arte d’interessare e piacere senza ampollose accumulate particolarità e romanzesche azioni. […] Quest’araldo si fa lecito di prenderne una per la chioma e la strascina verso i vascelli, la qual cosa esaminata colle idee de’ tempi correnti sembra disdicevole al decoro di persone reali; ma per giudicarne drittamente bisognerebbe risalire col pensiero agli antichissimi costumi de’ tempi eroici, altrimenti ci faremmo giudici di Omero e de’ tragici antichi senza comprendere la materia de’ loro poemi. […] La condotta n’è così giudiziosa che il leggitore dal principio alla fine vi prende parte al pari di chi nacque in Grecia; tale essendo l’arte incantatrice degli antichi posseduta da ben pochi moderni, che la più semplice azione viene animata dalle più importanti circostanze con tanta destrezza, che il movimento e l’interesse va crescendo a misura che l’azione si appressa al fine. Per non avere a tale artifizio posto mente il dotto Scaligero ne censuròa la soverchia semplicità, nè le diede altro nome che di semplice narrazione; ed il Nisieli che sì spesso declama contro gli antichi, ne adottò la decisionea.
Senza dubbio i drammi degli spagnuoli e inglesi contengono un’arte men delicata, ma pel gusto di que’ popoli hanno un merito locale; i drammi poi degli antichi greci e romani, e de’ moderni italiani e francesi, come hanno acquistato dritto di cittadinanza nella maggior parte delle nazioni culte, non temono gl’insulti degli anni, e posseggono una bellezza che si avvicina all’assoluta. […] «Le goût se sent et ne se prouve pas», dicea il dotto e sensato abate Fraguier nella nota contesa intorno alla preminenza degli antichi e de’ moderni, «et plût à Dieu qu’il se prouvât, la guerre où il est depuis longtemps avec l’insensibilité et la barbarie, ne serait pas si malaisée à terminer».
Testimoni indubitati della perizia di tali popoli nell’ architettura abbiamo non solo l’invenzione e il nome di un ordine diverso da quelli che ci tramandò la Grecia, ma le reliquie degli antichi edificii che in parte esistono ancora ne’ paesi Toscani. Sebbene dello stupendo e capriccioso Labirinto di Porsena, monumento sepolcrale fabbricato nell’antichissima città di Chiusi, giunso all’età di Plinio soltanto la memoria4, pure non pochi altri antichi rottami ci rimangono che manifestano la loro espertezza nel costruire.
Ma oh quanto si scarseggia di gran pennelli che sappiano mettere in opera i bei colori della natura agli antichi famigliari! […] Perchè dunque attribuire agli antichi i difetti che non hanno, oltre a quelli che hanno per essere stati i primi nell’arte? […] Negli antichi scrittori si trovano ancora specificati gli attori delle prima, seconde e terze parti. […] Ciò che di lui si dice indica l’intelligenza degli antichi nella Prospettiva, mentre la veduta dipinta in quel teatro compariva bella insieme e naturale a cagione delle diverse tinte che davano risalto a tutte le parti dell’architettura in essa espressa. […] Dopo la vita era per gli antichi il più importante oggetto la sepoltura; e noi nel censuarli non dobbiamo dimenticarci delle loro opinioni.
L’EDITORE A CHI LEGGE Dopo che il noto autore della Storia Critica de Teatri antichi e moderni l’ebbe pubblicata in Napoli in sei volumi dal 1787 al 1790, malgrado delle sue gravi cure e fatighe non mai perdè di mira il suo argomento, ed andò raccogliendo non solo ciò che potesse vie più illustrare la storia e l’erudizione teatrale antica e moderna già descritta, ma quanto rimaneva a narrarsi comparso posteriormente sulle scene Europee o per le stampe nel corso degli ultimi sette anni.
I goti, antichi popoli della Scandinavia, che abitavano nelle coste del Baltico, ebbero le famose rime runiche de’ loro poeti chiamati scaldi 2. […] Fiorirono tra gli antichi scozzesi ed irlandesi di origine celtica moltissimi cantori appellati parimente bardi, nel cui ordine sembra che avessero luogo ancor le donne per quello che apparisce dal poema d’Ossian, intitolato I Canti di Selma: ……………… Vedi con esso I gran figli del canto, Ullin canuto, E Rino il maestoso, e ’l dolce Alpino Dall’armonica voce, e di Minona Il soave lamento3 Lino, Orfeo, Museo, Omero, ec. finirono in Grecia prima che scrivessero in prosa Cadmo ed Ecateo Milesi, e Ferecide Siro, maestro di Pitagora.
Zan Frognocola, con Madonna Gnigniocola, e avrai la riprova che si tratta veramente di un nome di maschera appartenente alla infinita schiera degli antichi Zanni.
Ma onde sia venuta in mente a’ poeti siffatta idea; per qual istrano cangiamento di gusto una nazione sì colta sene sia compiacciuta a tal segno, che abbia nel teatro antiposta la mostruosità alla decenza, il delirio alla verità, l’esclusione d’ogni buon senso alle regole inalterabili di critica lasciateci dagli antichi; se il male sia venuto dalla poesia ovver dalla musica, o se tutto debba ripetersi dalle circostanze de’ tempi, ecco ciò che niun autore italiano ha finora preso ad investigare, e quello che mi veggo in necessità di dover eseguire a continuazione del metodo intrapreso, e a maggior illustrazione del mio argomento. […] Perciò gli antichi, i quali sapevano più oltre di noi nella cognizione dell’uomo, stimarono esser la favola tanto necessaria alla poesia quanto l’anima al corpo, all’opposito d’alcuni moderni che, volendo tutte le belle arti al preteso vero d’una certa loro astratta filosofia ridurre, mostrano di non intendersi molto né dell’una né dell’altra65. […] Il meraviglioso, che in questo s’introdusse nel secolo scorso, fu di due sorti, la mitologia degli antichi, e le fate, gl’incantesimi, i geni con tutto l’altro apparato favoloso, cui io darei il nome di mitologia moderna. […] Particolari cagioni fecero sì che tanto questa spezie di maraviglioso quanto quello della mitologia degli antichi s’unissero agli spettacoli accompagnati dalla musica. […] Crebbe all’opposto e salì alla sua perfezione l’arte della prospettiva per l’imitazione degli antichi, per l’ardore acceso negl’Italiani in coltivarla, per le scuole insigni di pittura fondate in parecchie città emule della gloria e degli avanzamenti, pel gran concorso di stranieri, e pel favore de’ principi.
Figliuolo di Sofrone fu Senarco parimente mimografo commendato dagli antichi. […] Gli antichi rammentano ancora un mimografo nomato Filistione; ma Suida pretende che fosse stato contemporaneo di Socrate; ed Eusebio di Cesarea afferma che viveva trecento anni dopo, cioè a’ tempi di Augusto. […] Quindi uscì l’arte pantomimica portata dagli antichi all’eccellenza. […] Presso gli antichi Coribanti e Cureti essa era un rito strepitoso e bellico più che un ballo leggiadro. […] Si vuole che Androne di Catania sia stato il primoche sonando la tibia vi accompagnasse i passi e il movimento del corpo in cadenza; e perciò presso gli antichi σικελιζειν significò saltare b.
Figliuolo di Sofrone fu Senarco parimente mimografo commendato dagli antichi. […] Gli antichi rammentano ancora un mimografo nomato Filistione; ma Suida pretende che fosse stato contemporaneo di Socrate, ed Eusebio di Cesarea afferma che viveva trecento anni dopo, cioè a’ tempi di Augusto. […] Quindi uscì l’arte pantomimica portata dagli antichi all’ eccellenza. […] Presso gli antichi Coribanti e Cureti essa era un rito strepitoso e bellico più che un ballo leggiadro. […] Si vuole che Androne di Catania sia stato il primo che sonando la tibia vi accompagnasse i passi e il movimento del corpo in cadenza; e perciò presso gli antichi σικελιζειν significò saltare 138.
A istanza di lui fu anche pubblicata in Bologna la supplica ricorretta ed ampliata del Barbieri (Beltrame), e il libretto della Scena Illustrata, preziosa raccolta di notizie su’comici antichi, più volte citata dal Bartoli, ma fin qui non trovata.
Ma ormai il teatro non era più il principale scopo della sua vita : e sul finire del ’51, abbandonato Napoli, si recò a Bologna, ove diventò in breve esperto negoziante di quadri ed oggetti antichi.
Ma agli antichi, e specialmente a Plauto forse ciò sarebbe sembrato una spezie di povertà. […] In ciò mai abbastanza i moderni non si allontaneranno dagli antichi. […] Scorgesi da qualche commedia moderna l’effetto di simili esempi degli antichi. […] L’ufficio del prologo si fa dal Lare famigliare della casa di Euclione uno de’ penati custodi delle case degli antichi. […] Contesero gli antichi intorno al numero delle commedie che Plauto scrisse.
Ma agli antichi, e spezialmente a Plauto, forse ciò farebbe sembrato una spezie di povertà. […] In ciò mai abbastanza i moderni non si allontaneranno dagli antichi. […] Scorgesi da qualche commedia moderna l’effetto di simili esempii degli antichi. […] Tra i vantaggi che ci presenta l’esame delle opere degli antichi, è quello di vedervi la sorgente delle moderne. […] Contesero gli antichi intorno al numero delle commedie che scrisse.
Fu altresì pittore non ignobile, e dagli antichi si trova commentata la pittura che fece pel tempio di Ercole nel Foro Boario77. […] Niuno degli antichi tragici Latini giunse a superar la fama e il merito di Azzio. […] Certamente gli antichi ne hanno favellato con molto onore. […] All’incontro il padre di Filomena crede che l’amore di Bacchide tenga Panfilo avvolto negli antichi lacci, e il renda avverso al contratto nodo conjugale. […] Lachete ascrive la di lui ritrosìa agli antichi amori.
De’ templi non vi può esser alcun dubbio circa la superstizione, e nemmeno lo sarà dei teatri per chiunque versato nella lettura degli antichi sappia ch’essi erano altrettante scuole, ove correva il popolo per imparare la loro religione, e la loro morale. […] Così il canto fermo nella sua prima origine era il perfetto genere chiamato diatonico degli antichi, il quale, o per la maggior divozion de’ cristiani, o per la naturale sua semplicità era più atto a commuovere di quello che sia la sfoggiata pompa della musica presente. […] PP. conventuali di Bologna, soggiugne che siffatta opinione circa il numero dei modi era comune presso agli antichi, dicendo di averla ritrovata in un’opera di Francone, autore di cui ci converrà far menzione in appresso. […] Un’altra particolarità onde s’assomigliavano agli antichi spettacoli è quella d’esser eseguiti e d’aver per autori persone consecrate al servigio della religione. Ognun sà che i primi poeti greci furono insiem sacerdoti, e che eglino medesimi recitavano al popolo i loro componimenti, il qual costume durò sul teatro costantemente fino ai tempi di Sofocle, il primo fra i tragici antichi che cominciasse ad abbandonarlo.
Vero è altresì che nelle storie teatrali si suole di quando in quando favellar di comedi antichi e moderni, cioè de’ Satiri, de’ Roscj, de’ Baron, de’ Garrick, degli Scaramucci e de’ Don-Fastidj, bassi oggetti da’ quali difficile e schifiltoso rifugge chiunque presume di tener gran posto contando se stesso tra’ personaggi stragrandi che danno lustro e nome al secolo XVIII. […] Nella decadenza del Romano Impero i padri stessi della Chiesa non isdegnarono svolgere gli scritti degli antichi drammatici e d’imitarli: san Giovanni Crisostomo leggeva con compiacenza le commedie di Aristofane, san Girolamo quelle di Plauto: il Sinesio ne compose alcune sulle orme di Cratino e di Filemone: Apollinare imitò ora Euripide ora Menandro.
In effetto non vi si trascurano le arti di necessità, di comodo, e di lusso, fabbricandovisi particolarmente per eccellenza quadri e stoffe di penne, antichi lavori messicani, non mai più da veruno imitati: vi si eseguiscono con destrezza tutti gli esercizi ginnici spagnuoli, come corse di tori, e giuochi di canne: vi si fanno combattimenti navali sul gran fiume che bagna la città: vi si formano alcuni castelli di legno coperti di tela dipinta, e se ne imprende l’assedio, e si difendono: e finalmente vi si coltiva la pittura, la danza, e la musica, e vi si trovano teatri. Quanto a’ peruviani naturali, i quali gemono avviliti dalla schiavitù, han conservato per li loro antichi riti e costumanze una viva e cara rimembranza, che solo i nuovi padroni avrebbero a poco a poco potuto cancellare, o almeno indebolire, rendendo agl’infelici: il giogo meno pesante e più conforme all’umanità.
Arse l’Italia d’un grand’incendio di guerra in diversi suoi paesi nel secolo XV, ma le contese de’ pisani co’ fiorentini, de’ veneziani co’ duchi di Milano, degli angioini cogli aragonesi, non impedirono l’alto favore, la generosa protezione, e la magnanima liberalità e munificenza de’ nostri principi, ministri, generali, e grandi verso le lettere, scienze ed arti tutte, e verso i coltivatori di esse133, non la fervida e quasi generale applicazione di ogni uomo di lettera ad apprender profondatamente le due più famose lingue de’ dotti, non l’universale entusiasmo di quanti a quel tempo eruditi viveano, di andare da per tutto, anche in lontane regioni ricercando e disotterrando i codici greci e latini134, non l’ardente premura di moltiplicarli colle copie, confrontarli, correggerli, interpretarli, tradurli, comentarli, non il raccorre da ogni banda diplomi, medaglie, cammei, iscrizioni, statue ed altri antichi monumenti, non lo stabilimento di varie accademie, non la fondazione dì altre università, non l’istituzione di nuove cattedre, non l’aprimento di pubbliche biblioteche e di teatri, non la rapida e maravigliosa moltiplicazione delle stamperie per le città e sin anco per le più ignote contrade d’Italia, non il promovimento dello studio della platonica filosofia per mezzo di Giorgio Gemisto Pletone, e singolarmente di Marsiglio Ficino e di Giovanni Pico della Mirandola in Firenze, e del cardinal Bessarione in Roma, non il risorgimento dell’epopea italiana e i progressi dell’arte drammatica, non il felice coltivamento dell’eloquenza e della poesia latina, e di ogni altro genere di erudizione, precipuamente per le cure, l’ingegno e ’l buon gusto del degretario e vonsigliere de’ nostri re aragonesi Giovanni Pontano135, e del precettore di Leone X Agnolo Poliziano, e del nostro Regnicolo Giulio Pomponio Leto, non impedirono in somma l’acquisto e ’l dilatamento delle piacevoli ed utili cognizioni letterarie e scientifiche, né l’attività e ’l progresso dello spirito umano136. […] Si aggiunga di più, che dicendo Sulpizio d’aver dopo molti secoli fatta rappresentare in Roma una tragedia, ci fa retrocedere col pensiero almeno fino a’ Latini, e non possiamo altrimenti concepire la tragedia di cui fa motto, se non come quella degli antichi, e non già come l’opera eroica moderna. […] Leon Battista Alberti, uno de’ più gran valentuomini de’ suoi tempi, nato secondo il Manni e ’l dottor Lami nel 1398, secondo il Bocchi nel 1400, e, secondo che con maggior probabilità congettura il Tiraboschi, nel 1444, scrisse anche in latino nell’età di 20 anni una comedia, intitolata Philodoxeos, che per due lustri fu creduta opera di antico scrittore «perché (al dir del prelodato Tiraboschi) comunque scritta in prosa, ha nondimeno alquanto dello stile de’ comici antichi, e pruova lo studio che l’Alberti avea fatto della lingua latina». […] I più antichi giuochi di carnovale che siensi conservati, sono della metà del secolo, e furono composti in Norimberga da Giovanni Rosenblut.
Attrice famosa, intorno alla quale e antichi e moderni hanno fatto il più fitto bujo che si possa dire.
Niuno degli antichi tragici Latini giunse a superar la fama e il merito di Azzio. […] Gli antichi certamente di Azzio favellarono tutti con sommo onore. […] Cecilio il quale dalla condizione di servo, come afferma Aulo Gellio, acquistò il cognome di Stazio che presso i Romani antichi era nome di schiavo, per consenso di tutti gli antichi fu acclamato come il primo e il più eccellente di tutti i comici Latini per la felicità della scelta e per l’ottima disposizione degli argomenti. […] Al l’incontro il padre di Filomena crede che l’amore di Bacchide tenga Pamfilo avvolto negli antichi lacci, e il renda avverso al contratto nodo conjugale. […] Lachete ascrive la di lui ritrosia agli antichi amori, Pamfilo replica, Dabo jusjurandum, nihil esse istorum, tibi .
Risorge in Italia nel secolo XVI la tragedia Greca, ed il teatro materiale degli antichi. […] Essi che aveano assicurato al lor paese il vanto di farla risorgere, compresero prima d’ogni altro che per riuscirvi bisognava ridurre le incondite farse sacre o profane di que’ tempi alla forma servata dagli antichi, e l’eseguirono. […] Non l’avea l’Italiano preceduto d’un secolo intero nell’arricchire il teatro, e non infelicemente, di sì bell’ argomento non mai prima tentato nè dagli antichi nè da’ moderni? […] Questa (egli dice104) che noi ora chiamiamo tragedia, è una invenzione de’ moderni ignota del tutto agli antichi. […] Ma di questi ultimi teatri non sapremmo dire in quali parti avessero seguiti gli antichi, ed in quali altre se ne fossero allontanati.
Testimoni indubitati della perizia di tali popoli nell’architettura abbiamo non solo l’invenzione e il nome di un ordine diverso da quelli che ci tramandò la Grecia, ma le reliquie degli antichi edificii che in parte esistono ancora ne’ paesi Toscani. Sebbene dello stupendo capriccioso Labirinto di Porsena, monumento sepolcrale fabbricato nell’antichissima città di Chiusi, giunse all’età di Plinio soltanto la memoriab; pure non pochi altri antichi rottami ci rimangono che manifestano la loro esperienza nel costruire.
I Goti feroci popoli antichi delle Scandinavia che abitavano nelle coste del Baltico, ebbero le famose poesie Runiche che talora erano ancor rimate, e i loro poeti detti Scaldi 18, i cui canti chiamaronsi Wyses. […] Tra gli antichi Scozzesi ed Irlandesi di origine Celtica fiorirono moltissimi cantori appellati parimente Bardi, nel cui ordine sembra che avessero luogo ancor le donne, per quello che apparisce dal poema di Ossian intitolato Canti di Selma: . . . . . . . . . . .
E quantunque il giornalista non abbia addotta non che confutata neppur una sola di esse, nulladimeno sarà bene il confermarle qui con nuovi fatti e con nuove testimonianze degli antichi scrittori. […] Dagli antichi scoliasti si ricava che dentro del teatro, e sulle scene, e nell’ingresso s’innalzavano delle statue in onore dei numi. […] Alla pagina 184 del secondo tomo ho detto «noi abbiamo un contrappunto del quale si dice che gli antichi non avessero alcuna notizia». […] Che vuol dire adunque che un siffatto accoppiamento non opera presso di noi il menomo di quei prodigiosi effetti che operava presso gli antichi Greci? […] Ecco il perché la novità degenera sì spesso in licenza nelle materie di gusto, e perché il rispetto per gli antichi e così commendabile, quando non si converte in fanatismo o in idolatria.
I Goti feroci popoli antichi della Scandinavia che abitavano nelle coste del Baltico, ebbero le famose poesie Runiche che talora erano ancor rimate, e i loro poeti detti Scaldi a, i cui canti chiamaronsi Wyses. […] Tra gli antichi Scozzesi ed Irlandesi di origine Celtica siorirono moltissimi cantori appellati parimente Bardi, nel cui ordine sembra che avessero luogo ancor le donne perquello che apparisce dal poema di Ossian intitolati Canti di selma: Vedi con esso I gran figli del canto Ullin canuto, E Rino il maestoso, e il dolce Alpino Dal l’armonica voce, e di Minona Il soave lamentoa.
La maschera dunque presso gli antichi servì per occultare il volto dell’attore, per imitare quello del personaggio rappresentato e per ajutar la voce; nè mai nelle tragedie e commedie si adoperò per eccitare il riso colla stravaganza, come s’intonò parecchi anni sono dalle scene, e per le stampe dall’abate Pietro Chiari in Venezia, ed in altre città Italiane. […] Con tale meschino artifizio ajustavansi gli antichi attori per esprimere col volto i movimenti dell’animo, che senza la maschera avrebbero mirabilmente dipinto nel sembiante naturale.
La maschera adunque presso gli antichi servì per occultare il volto dell’ attore, per imitare quello del personaggio rappresentato, e per ajutar la voce; nè mai nelle tragedie e commedie si adoperò per eccitare il riso colla stravaganza, come s’intonò parecchi anni sono dalle scene e per le stampe in prosa e in versi martelliani dall’Ab. […] Con tale meschino artifizio ajutavansi gli antichi attori per esprimere col volto i movimenti dell’animo, che senza la maschera avrebbero mirabilmente dipinti nel sembiante naturale.
Dove ben altrimenti la intesero gli antichi maestri. […] Datosi a cercare l’imitazion musicale che conviene ai poemi drammatici, volse l’ingegno e lo studio a trovar quella che in somiglianti soggetti usavano gli antichi Greci. […] E conchiuse, alla fine, che il fondamento di una tale imitazione ha da essere un’armonia che seguiti passo passo la natura, una cosa di mezzo tra il parlare ordinario e la melodia, un temperato sistema tra quella favella, dic’egli, che gli antichi chiamavano diastematica, quasi trattenuta e sospesa, e quella che chiamavano continuata. […] In tal modo adoperando, saremo sicuri che la musica ne darà bene spesso sul teatro un qualche saggio di quella vittoriosa sua forza che mostrava ne’ tempi addietro, e che presentemente nelle dotte composizioni dispiega di Benedetto Marcello, uomo forse a niun altro secondo tra gli antichi e primo certamente tra’ moderni.
I Greci l’accelerarono pei codici degli antichi, che fecero maggiormente conoscere, e per altri disotterrati dalle biblioteche, ove si giacevano d’ignobil polvere ricoperti. […] Lo stesso si deve dire della stima, favore e accoglienza, che presso ai signori ebbero i poeticomune a tutte l’età, e a quasi tutti gli antichi popoli. […] I Greci gli chiamavano Rapsodi, gli scandinavi Runes, gli antichi tedeschi Minnesanger, e i peruviani Amautas. […] Non si leggon tuttora le rime di quelli Accademici inserite fra le rime dei poeti antichi del Giunti, e in altri luoghi? […] [NdA] Gli Italiani di quel secolo per una pedantesca, e profana imitazion degli antichi davano il titolo di “divino” a molti autori.
Ma i figli de’ tartari antichi che inondarono le provincie romane, col nuovo governo che vi stabilirono, togliendoci i patri costumi, ci trasformarono nella loro barbarie; ed oh quanto tardi il tempo distrugge gli effetti di sì luttuoso vicende! […] Era notabile in Roano la Festa Asinaria, nella quale intervenivano tutti i profeti antichi colle loro divise, e l’istesso Balaam sull’asina.
Parea di veder su la scena uno degli antichi Imperatori romani. Vestiva il costume imponente che ammiriamo nelle antiche scolture, ridotto con arte alle esigenze della scena : insomma si vedeva che aveva studiato gli antichi ».
Soprattutto il decoro de’ costumi e la verità de’ caratteri v’é guardata esattamente, e, quello che si desidera per lo più ne’ tragici francesi, i romani vi compariscono veri romani, e vi si riconosce Cassio, Bruto, Cesare, i Tarquini ai loro particolari lineamenti, all’indole, ai sistemi da essi seguitati, tramandatici dagli scrittori antichi. […] Ma qual esser debbe l’eccellenza della tragedia Italiana, se tutto un Voltaire, per contrabbilanciar la voce universale e screditarla, ha dovuto ricorrere a un’astuzia sì vergognosa degna degli antichi Davi, la quale scopre in lui il letterato invidioso, e ne fa svanir l’uomo onesto210? […] Imita gli antichi, ma con un artificio, con un garbo, con una maestria che par nato or ora ciò ch’essi dissero venti secoli in dietro. […] Guido d’Arezzo benedettino eccellente musico in sul principio del XI secolo, avendo studiati gli scritti degli antichi, vi aggiunse le proprie scoperte, e compose un metodo di musica più facile e più giudizioso. […] Sarebbe a desiderarsi che qualche dono e giudizioso letterato facesse qua scelta delle migliori traduzioni italiane dei più pregiati drammi antichi e moderni, e la desse alle stampe in un corpo con note, osservazioni critiche ec.
Se vogliamo dunque risalir sino ai primi tentativi drammatici de’ Provenzali, il gusto e la ragione e l’esempio degli antichi e dell’Italia quasi per quattro secoli e mezzo lottarono contro la barbarie per discacciarla dalle scene francesi.
Adlerbeth suo segretario ha secondato con buon successo le reali vedute scrivendo un’ Ifigenia in Aulide tragedia con cori ricavata dagli antichi, e Cora ed Alonso componimento posto in musica dal Nauman, ed altre favole musicali imitate dalle francesi, cioè Procri e Cefalo, Anfione, Nettuno ed Anfitrite.
Il Gozzi nel suo ditirambo pel Truffaldino Sacchi lo ricorda con onore ; e così di lui lasciò scritto Gianvito Manfredi nell’Attore in scena : Gaetano Casali, detto Silvio, non meno celebre che saggio ed onesto, il quale adempiedo a tutte le parti, che ad un saggio ed ottimo attore spettanti sono, tanto si distingue dagli altri nell’arte sua, che non cred’io che a’ suoi tempi tanto si distinguessero dagli altri gli attori antichi.
Et per questo piu che per altro cred’ io, che gl’ antichi haueuano gl’ habiti appropriati, Et i colori assegnati, a tutte le qualità de i recitanti. […] Nel uestir delle quali, dourà sempre chi le guida esser deligentissimo, non uestendo mai [se fia possibile] i suoi interlocutori, a i modi che modernamente si costuma, ma nelle maniere, che su le scolture antiche, o su le pitture figurati si ueggono, con quei manti, et con quelli abbigliamenti, co quali si figurano cosi uagamente quei personaggi de gl’ antichi secoli. […] A questo modo, non è periglio, che possi restar da una scena all’ altra, il Theatro uoto. hora ueniamo al mandar giu della cortina o sipario che se la chiamassero gl’ antichi. […] Quanto alle qualita loro, a me pare, che abbiano molta maesta, et che siano molto conuenienti, quei modi de prologhi usati da gl’ antichi, cioè che in persona del poeta, eschi uno, togato, Et laureato, il cui habito richiede essere, non men sontuoso che graue. […] Nulla di più importante e di più interessante per la storia della scena italiana, di questo dialogo, in cui sono massime e sentenze che assai ben si addirebbero agli attori di oggidì, e da cui possiam capir chiaro come il metodo di recitazione degli antichi comici si mantenesse quasi invariato fino a tutta la prima metà del secolo presente.
Ma bisognerebbe prima d’ogni altra cosa far loro intendere che cosa fosse fra gli antichi orchestra, timele, melopea, tibie uguali, disuguali, destre, sinistre, serrane, e modo Frigio, Ipofrigio, Lidio, delle quali cose è forza che non abbiano veruna idea. […] Così terminò il secolo XVI glorioso in tante guise per l’Italia: cioè per aver fatta risorgere felicemente in aureo stile la greca tragedia, il teatro materiale degli antichi e la commedia de’ Latini; per l’invenzione di tanti nuovi tragici argomenti nazionali e tante nuove favole comiche ignote a’ Latini; per aver somministrati a’ Francesi tanti buoni componimenti scenici prima che conoscessero Lope de Vega e Guillèn de Castro; pel dramma pastorale ad un tempo stesso inventato e ridotto ad una superiorità inimitabile; finalmente per l’origine data al moderno melodramma comico ed eroico. […] Castelvetro, Patrizio, Nores, Mercuriale, Vettori, Robortelli, Dacier, Gravina, Voltaire, in somma moltissimi valentuomini d’ogni nazione conchiudono su i testimoni di Platone, Aristotile, Ateneo, Donato, Luciano, Tito Livio ec., che gli antichi drammi si cantavano.
L’arte della coregrafia nacque già tra loro alla fine del Cinquecento, e tra loro apparirono in questi ultimi tempi i balletti della Rosa, di Arianna, di Pigmalione e parecchi altri, i quali si avvicinano di molto all’arte di Pilade e dei più nobili antichi pantomimi.
Adlerbeth suo segretario secondo con buon successo le reali vedute con Ifigenia in Aulide tragedia con cori ricavata dagli antichi, e con Cora ed Alonso componimento posto in musica dal Nauman, e con altre favole musicali imitate dalle francesi, cioè Procri e Cefalo, Anfione, Nettuno ed Anfitrite.
In grazia della gioventù permettiamo in quell’opera, secondoché la storia ne presenta i poeti antichi, un breve esame delle principali bellezze de’ loro componimenti, senza dissimularne qualche difetto. […] Ma oh quanto oggidì si scarseggia di gran pennelli, i quali sappiano mettere in opera i bei colori della natura, agli antichi sì famigliari! […] Non so dunque, come il signor Mattei affermi nella sopraccitata dissertazione pag. 210, che «i nostri antichi traevano da quelle miniere (de’ tragici Greci) solo il piombo, e lasciavano l’oro». […] Ma la divisione degli atti non mi sembra in conto veruno essenziale per ben conoscere l’eccellenza de’ tragici antichi. […] Per farle notare, Lodovico Dolce le ha tradotte in versi più piccoli; il che fa vedere, che il signor Mattei non ben si appone, quando afferma che niuno degl’interpreti antichi ha capito l’artificio de’ tragici greci per rapporto alla musica.
Ma bisognerebbe prima di ogni altra cosa far loro intendere che cosa importasse appo gli antichi orchestra, timele, melopen, tibie uguali, disuguali, destre, sinistre, serrane, e modo Frigio, Ipofrigio, Lidio, delle quali cose è forza che essi non abbiano mai avuta veruna idea. […] Così terminò il secolo XVI glorioso in tante guise per l’Italia; cioè per aver fatta risorgere felicemente in aureo stile la greca tragedia, il teatro materiale degli antichi, e la commedia de’ Latini; per l’invenzione di tanti nuovi tragici argomenti nazionali, e tante nuove favole comiche ignote a’ Latini; per aver somministrati a’ Francesi tanti buoni componimenti scenici prima che conoscessero Lope de Vega, e Guillèn de Castro; pel dramma pastorale ad un tempo stesso inventato, e ridotto ad una superiorità inimitabile; finalmente per L’origine data al moderno melodramma comico ed eroico. […] Castelvetro, Patrizio, Nores, Mercuriale, Vettori, Robortelli, Dacier, Gravina, Voltaire, in somma mille valentuomini d’ogni nazione conchiudono su i testimoni di Platone, Aristotile, Ateneo, Donato, Luciano, Tito Livio ecc. che gli antichi drammi si cantavano.
Aggiungasi che dicendo Sulpizio di aver dopo molti secoli fatta rappresentare in Roma una tragedia, ci fa retrocedere col pensiero almeno sino a’ Latini, nè possiamo altrimenti concepir la tragedia di cui fa motto, se non come quella degli antichi. […] Leon Batista Alberti nato, secondo il Manni e il Lami nel 1398, e secondo il Bocchi nel 1400, e secondo che con maggior probabilità congettura il Tiraboschi nel 1414, scrisse in prosa latina nell’età di venti anni una commedia intitolata Philodoxeos, creduta per due lustri opera di un antico scrittore, perchè ha non poco dello stile degli antichi comici, e mostra lo studio fatto dall’Alberti della latina favella. […] Il carattere di essa è nel basso comico, seguendo la condizione de’ personaggi antichi servi ruffiani parassiti meretrici. […] A noi basti l’aver mostrato ad evidenza con altri non ambigui monumenti ciò che incresce ai Lampigliani, che l’Italia può vantarsi di aver coltivata la drammatica ad imitazione degli antichi con quella felicità che altri le invidia.
Aggiungasi che dicendo Sulpizio di aver dopo molti secoli fatta rappresentare in Roma una tragedia, ci fa retrocedere col pensiere almeno sino a’ Latini, nè possiamo concepir altrimenti la tragedia di cui fa motto, se non come quella degli antichi. […] Leon Batista Alberti nato secondo il Manni e il Lami nel 1398, e secondo il Bocchi nel 1400, e secondo che con maggior probabilità congettura il Tiraboschi, nel 1414, scrisse in prosa latina nell’età di venti anni una commedia intitolata Philodoxeos, creduta per due lustri opera di un antico scrittore, perchè ha non poco dello stile degli antichi comici, e mostra lo studio fatto dall’Alberti della latina favella. […] La seconda azione scenica del Notturno è detta commedia nuova nell’edizione Milanese, ed in alcune Veneziane Gaudio d’amore; ed il di lei carattere è nel basso comico, seguendo la condizione de’ personaggi antichi, servi, ruffiani, parassiti, meretrici. […] A noi basti l’aver mostrato ad evidenza con altri non ambigui monumenti ciò che incresce a’ Lampigliani, che l’Italia può vantarsi d’aver coltivata la drammatica ad imitazione degli antichi con quella felicità che altri non ebbe.
Si può dir ch'ella danzi col pensiero, e credo che l’arte degli antichi greci nella pantomima non potesse andare più oltre.
Il suo adorno consisteva in una manta vecchia tirata con due corde, la quale dividea dal palco la guardaroba (che sarebbe il postscenium degli antichi); e dietro di essa stavano i musici che da principio cantavano senza chitarra qualche antica storietta in versi, che in castigliano chiamasi romance. […] Ecco l’azione della Serafina, in cui si vede un misto di dissolutezza e religione-floristan un tempo drudo di Serafina cortigiana si marita a Orfea onesta giovanetta; rivede l’amica; si risvegliano gli affetti antichi; Serafina lo rimprovera, e chiede la morte della moglie; egli promette di ammazzarla fra un’ora, e la cortigiana si dispone ad attenderne l’esito, dicendo Vejam aço que fareu. […] che quando nel 1570 si pubblicò la prima volta in Vienna la Poetica di Lodovico Castelvetro, Lope contavi appena otto anni, cioé neppur era pervenuto a que’ dieci, in cui si vanta d’aver conosciuti i precetti degli antichi, Passe’ los libros que trataban de esto Antes que hubiesse visto al sol diez veces Discurrir desde el Aries à los Peces.
Copiose ricerche intorno al teatro materiale degli antichi trova nsi sparse nelle opere degli eruditia. […] Memorabili sopra tutti sono gli antichi teatri di Capua, di Nola di Pozzuoli, di Minturno, di Pesto, di Pompei, di Ercolano, di Napoli. […] Il primo a pubblicare questa iscrizione fu l’ingegnere militare Andrea Piconati Siracusano, che dal nomato Conte Gaetani ebbe la pianta del teatro, per inserirla nel di lui Stato presente de’ Monumenti antichi Siciliani del 1767.
Il dotto Anton Francesco Gori riconosce il Macco degli antichi in una figurina trovata nel Monte Esquilino e conservata nel Museo di Alessandro Capponi. […] Di varie di lui farse fanno menzione gli antichi, e specialmente il nominato Gellio143: Theophinus, Fullonica, Staminarii, Restio, Compitalia, Cacomemnon, Nacca, Saturnalia, Necromantia, Scriptura, Alexandra, nel qual mimo diffinisce il giuramento, Quid est jusjurandum? […] Tale era l’ accuratezza degli esperti pantomimi antichi (Nota XIX).
Oggi, a cinquant’anni, fa il negoziante di oggetti antichi, e recita sempre bene. […] E però, imitando alcuni de' suoi grandi predecessori, fra cui primo il Coltellini famoso, egli ha aperto nella sua casa di Venezia un ricchissimo negozio di oggetti antichi, ai quali è già tanto affezionato, che tra' più gustosi aneddoti della sua vita è questo, che, venduto un orologio antico a un forestiero, tanto se ne accorò, che non potè riacquistar l’antica pace, se non quando con perdita non lieve ebbe recuperato l’oggetto.
Per mezzo degli autori dell’Italia liberata e del Goffredo fiorì tra noi la buona tragedia; e pel cantore dell’Orlando furioso risorse la Commedia Nuova degli antichi. […] È vero poi che l’Ariosto si valse di alcuni caratteri antichi, ma seppe adattarli alla propria età e nazione con un colorito fresco ed originale, e moltissimi nuovi ne introdusse, come avvocati, cattedratici, teologi. […] Quando l’autore la scrisse in prosa, vi pose un prologo in terzarima, ove dimostra sommo rispetto per gli antichi; ed allora che la ridusse in versi sdruccioli, nel prologo abbellito di vaghe e graziose dipinture si valse del metro medesimo di tutta la favola. […] Niuno meglio di lui seppe seguir gli antichi dando all’imitazione la più gaja e fresca tintura de’ costumi della sua età. Scusandosi nel prologo di avere ideato senza esempio un argomento, non solo doppio, come facevano gli antichi, ma interzato, dice però di avere in ogni altra cosa seguitato il loro uso.
Per mezzo degli autori dell’Italia liberata e del Goffredo fiorì tra noi la buona tragedia; e pel cantore dell’Orlando furioso risorse la commedia nuova degli antichi. […] E veramente parte dell’argomento trasse da que’ comici antichi; mentre l’innamorato Erostrato padrone si fa credere pel suo servo Dulippo, e questi è tenuto per Erostrato, prendendone il nome e la condizione. […] segue i nominati comici antichi, ma si allontana anche per questa ragione da Terenzio universalmente approvato, il quale mai non si rivolge agli spettatori. […] Niuno meglio di lui seppe seguir gli antichi dando all’ imitazione la più gaja e fresca tintura de’ costumi della sua età. Scusandosi nel prologo di avere ideato senza esempio un argomento, non solo doppio, come facevano gli antichi, ma interzato, dice però di avere in ogni altra cosa seguitato il loro uso.
Differiscono tanto gli odierni spettacoli scenici di Costantinopoli dagli antichi e da’ nostri, quanto da Atene il borgo di Setines.
Mentre l’Italia già aveva Ezzelino e l’Achilleide tragedie, e la Filologia ed il Paolo commedie; al di là delle Alpi i soli Provenzali scrissero componimenti rassomiglianti ai teatrali, benchè lontani assai in qualunque modo dall’imitar gli antichi.
Mentre l’Italia già avea l’Ezzelino e l’Achilleide tragedie, e la Filologia, e ’l Paolo commedie, al di là delle alpi i soli Provenzali scrissero componimenti rassomiglianti ai teatrali, benchè lontani assai in qualunque modo dall’imitar gli antichi.
Dal giardino di Corte si sale su al Castello di Trausnitz, che il Principe, assieme a Federigo Sustris, un olandese di nascita, venuto a posta dall’Italia, ha con fine sentimento di arte ornato di quadri magnifici, vestendolo de’ più eleganti e civettuoli abiti della Renaissance italiana, e rendendolo così un luogo di delizie e di ricreazione : un incantevole rifugio, dove la natura e l’arte e il ricordo de’ tempi antichi avvincono fortemente il cuore del visitatore.
Le favole pastorali che dopo il Cefalo del Correggio e l’Orfeo del Poliziano si scrissero nel Cinquecento, non meritavano di esser segno a tante censure pedantesche per l’unica ragione di non trovarsene esempio fra gli antichi. […] E se l’avessero tratto dagli antichi, non ci avrebbero essi informato di sì notabile novità, quando di altre particolarità più leggiere ci diedero contezza? […] Per quanto si abbia di amore e di rispetto per gli antichi, convien confessare che essi, tuttochè vadano fastosi per un Sofocle ed un Euripide, se fossero stati contemporanei del Tasso, ci avrebbero invidiato l’Aminta a. […] Il parlare troppo elegante de’ pastori in questa favola ebbe anche fuori dell’Italie un censore nel Rapin, che misurava que’ pastori colla squadra de’ caprai delle moderne campagne; senza avvertire che nell’ipotesi della pastorale del Guarini i pastori Arcadi fingonsi discendenti di Silvani e di Fiumi deificati, e formano una famiglia o repubblica pastorale, di cui i sacerdoti, a somiglianza degli antichi patriarchi, erano i legislatori e maestri.
Le favole pastorali che dopo il Cefalo del Correggio e l’ Orfeo del Poliziano, si scrissero nel cinquecento, non meritavano di esser segno a tante censure pedantesche, per l’unica ragione di non trovarsene esempio fra gli antichi. […] E se l’avessero tratto dagli antichi, non ci avrebbero essi informato di sì notabile novità, quando di altre particolarità più leggiere ci diedero contezza? […] Per quanto si abbia di amore e di rispetto per gli antichi, convien confessare ch’essi tuttochè vadano fastosi per un Sofocle ed un Euripide, se fossero stati contemporanei del Tasso, ci avrebbero invidiato l’ Aminta136. […] Il parlare troppo elegante de’ pastori in questa favola ebbe anche fuori dell’Italia un censore nel Rapin, che misurava que’ pastori colla squadra de’ villani e caprai delle moderne campagne; senza avvertire, che nell’ipotesi della pastorale del Guarini i pastori Arcadi fingonsi discendenti di Silvani e di Fiumi deificati, e formano una famiglia o repubblica pastorale, di cui i sacerdoti, a somiglianza degli antichi patriarchi, erano i maestri e i legislatori.
Dotato d’ingegno straordinario e soccorso dalla lettura degli antichi mostrò sulla scena la ragione accompagnata da tutta la pompa e da tutti gli ornamenti de’ quali è capace la lingua francese. […] L’Oreste da lui dipinto nell’Andromaca, la cui rappresentanza costò la vita al commediante Montfleury, rimane inferiore alla dipintura fattane dagli antichi. […] In questi quel perpetuo tessuto di astratti che diventano persone, e la ripetizione de’ medesimi tropi forma l’unico fondo del loro stile; ma Racine le accompagna con altre maniere poetiche calcando da gran poeta le tracce degli antichi tragici che studiava e si proponeva per modelli e per censori6. […] Fu segno a’ morsi satirici di Boileau amico di Racine e degli antichi, e fu lodato da Perrault emulo di Boileau e adulatore de’ moderni.
Ma lo svantaggio de’ Comici Latini a fronte de’ Greci deesi più che ad altro attribuire al poco onore, in cui dagli antichi bellicosi Romani per lungo tempo (secondochè ci attesta Cicerone Quæst. […] Ritrovandomi io un giorno in un luogo, in cui erano parecchi giovani alterosi di quella solita superficiale tintura di lettere, che basta in Francia a farsi ammirare dall’immensa turba degl’ infarinati, gl’ intesi discorrer sul merito degli antichi e moderni comici.
Poteva osservarlo negli antichi Tragici, nell’Edipo di Sofocle, nel disegno di Medea sui figli in Euripide, e in Seneca, nelle Troadi di quest’ultimo per Astianatte &c. […] Dico solo, che troppo vi è da spigolare nelle di lui bellissime Riflessioni, e che un cuore, che si è mostrato sì poco sensibile alle grazie, alle delicatezze, al calore, al patetico della maggior parte degli ottimi Poeti antichi, e moderni, poca impressione dovea fare nel vostro buon gusto, e non riscaldare il vostro zelo in sua difesa, perchè io dissi, che in quanto accennò delle Tragedie del Trissino, e del Tasso, dimostrò mancar di cuore per giudicarne drittamente. […] Noi non riconosciamo ne’ Bruti nè una Ragione compiuta, che loro assegna Plutarco, nè un’ Anima simile alla Umana, quale in essi ravvisavano gli antichi Egizj, e i Greci Pitagorici e Platonici, che ammettevano la trasmigrazione delle anime.
Lodevoli singolarmente nell’atto I sono: la prima scena in cui si espone il soggetto, si dipingono i caratteri, e si discopre con senno la sorgente della simulazione di Chiara: le due seguenti ove si manifesta il carattere leggiero, stordito e libertino di Claudio gli artifizj dell’ astuto Pericco proprj della commedia degli antichi ed accomodati con nuova grazia a’ moderni costumi Spagnuoli. […] Taddeo trapalon che esce una sola volta nell’ultimo atto, è un ritratto degli antichi sicofanti. […] Itramezzi che oggi nelle Spagne si rappresentano nell’intervallo degli atti delle commedie, o sono alcuni antichi entremeses buffoneschi di non molti interlocutori che continuano a recitarsi per lo più dopo l’atto I, o sono sainetes 26, favolette più copiose di attori e più proprie de’ tempi presenti, perchè vi si dipingono i moderni costumi nazionali, e se ne riprendono le ridicolezze e i vizj, recitandosi con tutta la naturalezza e senza la cantilena declamatoria delle commedie.
Ecco come ne favellò presso l’Alcionio Giovanni Medici essendo cardinale: Sovviemmi di avere nella mia fanciullezza udito da Demetrio Calcondila peritissimo delle Greche cose, che i Preti Greci ebbero sventuratamente tanto di credito e tale autorità presso i Cesari Bizantini che per di loro favore ebbero la libertà di bruciar la maggior parte degli antichi poeti, e specialmente quelli che parlavano di amori; alla qual disgrazia soggiacquero le favole di Menandro, Difilo, Apollodoro, Filemone, Alesside.
Ugone Grozio, cui si dee una dotta collezione di frammenti di antichi tragici, scrisse il Giuseppe, o Sofamponea, ed il Cristo paziente stampate nel 1648 in Amsterdam.
Ugone Grozio cui si dee una dotta collezione di frammenti di antichi tragici, scrisse il Giuseppe, o Sofamponea, ed il Cristo paziente stampate nel 1648 in Amsterdam.
[1] Il metodo progressivo dell’umano ingegno nelle sue investigazioni, gli avanzamenti fatti nell’armonia e nella poesia, il favore largamente concesso da Leon X alla musica, della quale fu intendentissimo, e lo studio dell’antichità da tre secoli pertinacemente coltivato doveano in un secolo d’attività e d’imitazione sollicitar la fantasia pronta e vivace degl’Italiani a rinovare tutto ciò che aveano fatto gli antichi. […] Ha l’Italia da lui, oltre qualche canzonetta messa sotto le note, un discorso della musica degli antichi e del cantar bene indirizzato al Caccini. […] Dall’uso ancora che allor si faceva della musica madrigalesca, e dal non aver per anco la lingua italiana preso l’andamento rapido e breve ch’esige il recitativo, avviene che l’Euridice debba piuttosto chiamarsi una filza di madrigali drammatici che una tragedia, come è piaciuto al suo autore d’intitolarla, e nella stessa guisa dalla troppo religiosa e mal intesa imitazion degli antichi è venuto che dovendosi dividere il dramma in cinque atti, né somministrando materia per essi il troppo semplice argomento, l’autore non ha potuto schivar il languore di molte scene e dell’ultimo atto, che riesce del tutto inutile. […] Lo studio delle cose antiche fece loro conoscere che quella sorte di voce, che da’ Greci e Latini al cantar fu assegnata, da essi appellata “diastematica” quasi trattenuta e sospesa, potesse in parte affrettarsi, e prender temperato corsa tra i movimenti del canto sospesi e lenti, e quelli della favella ordinaria più spediti e veloci, avvicinandosi il più che si potesse all’altra sorte di voce propria del ragionar famigliare, che gli antichi “continuata” appellavano. […] [28] Facendo adunque la distribuzione di laude che a ciascun s’appartiene nell’invenzione dell’opera seria, si vede che dee la città di Firenze il vanto riportarne principalmente, che Giovanni Bardi e Jacopo Corsi furono i mecenati, Girolamo Mei e Vincenzo Galilei i precursori nella parte teorica, e nell’arte d’intavolar le melodie Emilio del Cavalieri il primo, che da lontano adittò agli altri la strada, Giulio Caccini e Jacopo Peri nella esecuzione, ma che deesi principalmente l’elogio al Rinuccini, il quale coll’armonia e bellezza de’ suoi versi mirabilmente adattati alle mire dei compagni, e più colla sua autorità, collo studio degli antichi e colla dipendenza in cui teneva gli altri, si fece il ritrovatore d’un nuovo genere che tanto lustro ha recato alla poesia, alla musica e alla sua nazione.
Oltre agli antichi edifizi che tuttavia sussistono in Italia, le più belle fabbriche moderne, che si potriano senza inverisimiglianza trasportar sulle scene? […] In un teatro illuminato a dovere si verrebbe a manifestare più che mai il vantaggio che noi abbiamo sopra gli antichi, di fare le nostre rappresentazioni sceniche di notte tempo.
Fabbricansi colà per eccellenza quadri e stoffe di penne, antichi lavori messicani non mai più da veruno imitati. […] Quanto a Peruviani, i quali gemono avviliti da più dura schiavitù, hanno de’ loro antichi riti e costumi conservata una viva e cara rimembranza, che solo gli attuali loro padroni potranno a poco a poco cancellare o almeno indebolire, rendendo agl’infelici il giogo meno pesante e più conforme all’umanità.
Quindi è che si videro da prima in quell’alma Città, divenuta centro delle lettere, rappresentate nel loro natural linguaggio le favole degli antichi, come il Penulo di Plauto nel 1513 in occasione di essersi dichiarato cittadino Romano Giuliano de’ Medici fratello del pontefice, le Bacchidi del medesimo Comico col celebrarsi le nozze de’ Cesarini co’ Colonnesi, il Formione di Terenzio con un prologo del Mureto fatto recitare dal cardinale Ippolito da Este il giovine, e l’Ippolito di Seneca rappresentato avanti il palagio del cardinale Raffaele San Giorgio, in cui sostenne il personaggio di Fedra con tanta eccellenza il canonico di San Pietro Tommaso Inghiramoa dotto professore di eloquenza ed orator grande che fin che visse ne portò il soprannome di Fedra. […] La regolarità, la convenevolezza del costume, la verità delle passioni dipinte, l’eleganza, il candore e la vaghezza mirabile dell’aureo stile, salveranno sempre dall’obblio questa favola; la languidezza e l’episodio poco tragico dell’atto III ne sono i nei che possono rilevarvisi, e che forse tali non parvero all’autore pieno della lettura degli antichi.
Fabbricansi colà per eccellenza quadri e stoffe di penne antichi lavori Messicani non mai più da veruno imitati. […] Quanto a’ Peruviani, i quali gemono avviliti da più dura schiavitù, hanno de’ loro antichi riti e costumi conservata una viva e cara rimembranza, che solo gli attuali loro padroni potranno a poco a poco cancellare o almeno indebolire, rendendo agl’ infelici il giogo meno pesante e più conforme all’ umanità.
Paulo Fabri non cedendo agli antichi, et non invidiando a’ moderni col mezo del recitare, et dello scrivere, fa conoscere non bisognar dormire ogni sonno a chi vuole per mezzo dell’arte sua farsi onore. […] Canzone che riferisco intera, come quella d’onde trasse le sue notizie Francesco Bartoli : Acquetar non si può la mente afflitta A’ suoi mali pensando antichi, e novi, E come così fera un uom persegua Fortuna rea nel mal’oprar invitta.
In queste farse dell’arte, nelle quali erroneamente varii oltramontani male istruiti sogliono far consistere la commedia Italiana, possiamo ravvisare qualche reliquia degli antichi mimi, la cui indole libera e buffonesca è stata sempre d’introdurre prima certo rincrescimento della buona e bella poesia scenica, indi di cagionarne la decadenza.
Se, al pari di Lope, gl’Italiani antichi e moderni cercarono di compiacere al Volgo. […] La barbarie, e uno zelo mal inteso ci privò per tempo della maggior parte delle Favole di Euripide; ma le diciannove, che ce ne rimangono, ed i più piccioli frammenti delle altre perdute, che con tanta diligenza si raccolsero negli antichi Scrittori, hanno durato forse intorno a quindici o venti secoli, e apparentemente dureranno altri cinquanta. […] 282.) degli antichi Italiani: “I Poeti scenici Latini del secolo di Augusto non ebbero coraggio di opporsi al corrotto gusto del volgo di Roma”. […] Nel cuor della Lombardia un Real Protettore, un Sovrano Infante di Spagna ha dato all’Italia il glorioso impulso, e alle Nazioni Estere l’illustre esempio, perchè la Tragedia e la Commedia rifiorisca, rinnovando gli antichi Certami.
Dotato d’ingegno straordinario e soccorso dalla lettura degli antichi mostrò sulla scena la ragione accompagnata da tutta la pompa e da tutti gli ornamenti de’ quali è capace la lingua francese. […] L’Oreste da lui dipinto nell’Andromaca, la cui rappresentazione costò la vita al commediante Montfleury, rimane inferiore alla dipintura fattane dagli antichi. […] In questi quel perpetuo tessuto di astratti i quali diventano persone, e la ripetizione de’ medesimi tropi forma l’unico fondo del loro stile; ma Racine le accompagna con altre maniere poetiche calcando da gran poeta le tracce degli antichi tragici che studiava e si proponeva per modelli e per censoria. […] Fu segno a’ morsi satirici di Desprèaux Boileau amico di Racine e degli antichi, e fu lodato dal Perrault emulo di Boileau e adulatore de’ moderni.
Saverio Mattei nel lodato Nuovo sistema d’interpretare i Greci disse alcuna cosa dell’antica e della nuova commedia ben diversa da quanto di esse si è narrato da tanti autori antichi e moderni, di che conviene prevenire la gioventù vaga di erudirsi. […] Forse sarà così: ma gli avremmo saputo grado, se di un fatto così degno anzi necessario a sapersi per intelligenza degli antichi autori, addotte avesse autorità o congetture almeno apparentemente fondate.
Nelle storie teatrali (dicono altri che reputansi stragrandì) si favella di quando in quando di comedi e di tragedi antichi e moderni, e vi si leggono i nomi di Satiro, di Polo, di Roscio, di Esopo, di Baron, di Garrick, della Andreini, del Pinotti, del Zanarini.
Di tre Cherili fanno menzione gli antichi.
Si trovano citate dagli antichi venti delle favole di Anassandride, benchè ne avesse composte intorno a sessantacinque, per le quali dieci volte soltanto riportò la corona teatrale.
In tal senso è chiamato Esopo inventor degli apologhi ben più antichi di lui: e nel senso medesimo è Copernico avuto per inventore del sistema copernicano; perciocché, nonostante che un tal sistema fosse venuto in mente a’ più antichi filosofi, quell’astronomo fu il primo a provarlo in modo che soddisfacesse. […] La prima fu quella del contrappunto, facultà ignota agli antichi, siccome oggimai si conviene tra gli eruditi dopo le pruove datene dal chiarissimo padre Martini. […] Gli antichi, non ostante che del pantomimo facessero le loro delizie, non incorsero però mai in tale sconvenevolezza. […] [Sez.VI.2.3.7] Non mi si opponga il costante uso che della maschera fecero gli antichi. […] Il perché non si potrà mai abbastanza lodare la saviezza degli antichi, i quali a’ più riguardevoli magistrati affidavano la direzione de’ loro spettacoli.
La sua opera principale si intitola Opinione de’ cantori antichi e moderni, o sieno osservazioni sopra il canto figurato, Bologna, Lelio della Volpe, 1723. […] Nota alla nota d’autore n. 10: «Dobbiamo considerare che gli antichi attribuivano alla musica un significato più ampio di quello odierno: poiché la poesia e la danza (o il movimento aggraziato) furono poi considerate parti della musica, quando la musica arrivò ad una certa perfezione… Quello che ora chiamiamo musica è quello che essi chiamavano armonia, che era solo una parte della loro musica (costituita da parole, versi, voce, melodia, strumento e recitazione) e non dobbiamo aspettarci che lo stesso effetto derivi da una parte come dall’intero»; John Wallis, «A Letter of Dr. […] Dal Pozzo: Girolamo Dal Pozzo (Verona, 1718-1800), architetto e pittore, progettò il teatro dell’Accademia Filarmonica di Verona; i disegni di cui parla Algarotti sono probabilmente conservati nella Biblioteca civica di Verona assieme a un trattato inedito Della forma delli teatri antichi, romano e greco.
Il Dritto aringa lungamente a favore degli antichi semplici costumi. […] Così noi uccelli siamo i più antichi di tutti i beati . . . […] Variano assai i giudizj degli antichi e de’ moderni intorno al merito d’ Aristofane. […] Plutarco, Eliano ed altri antichi si vendicarono col disprezzo di questo maligno persecutor di Socrate, e al lor parere si sono appigliati il Fioretti o Nisieli, il Rapin ed altri moderni. […] Si trovano citate dagli antichi venti delle favole di Anassandride, benchè ne avesse composte intorno a sessantacinque, per le quali solo dieci volte riportò la corona teatrale.
Dalla imperizia de’ cantori in questo genere è venuta l’accusa che vari scrittori fanno al canto moderno di non convenire cioè in alcune occasioni a quello stile sublime, a quelle situazioni inaspettate ed energiche onde tanto s’ammiran da noi i poemi degli antichi, e le tragedie recitabili. […] Qualunque ne sia stato il motivo, certo è che l’usanza degli asiatici antichi e moderni non è tanto abbominevole quanto la nostra, perché almeno la sapevano palliare con un pretesto in apparenza scusabile. […] Due cose sembrano incontrastabili attesa la moltiplicità degli antichi scrittori che le confermano. […] E che questa non sia una semplice conghiettura mia l’arguisco da alcuni testi degli autori antichi che sembrano ammettere manifestamente declamazione diversa dal canto. […] Mi muovono a farlo due argomenti, i quali al mio parere convincono che la melopea degli antichi fosse diversa da quella che usiamo in oggi nell’opera.
Non l’avea l’Italiano preceduto di un secolo intero nell’arricchire la scena tragica, e non infelicemente, di sì bell’argomento non mai prima tentato nè dagli antichi nè da’ moderni? […] L’altra cosa che non seppe veder questo critico francese, è che i costumi del l’età in cui s’immagina che abbia dominato nella Gozia questo Torrismondo, riescono pe’ moderni più verisimili di quelli degli antichi. […] Ma dopo queste aggiunzioni svantagiose fattevi dal moderno, la scena risorge, e si rende importante, ripigliando gli antichi colori del materno timore, onde Ulisse prende argomento per la vita di Astianatte. […] Al principio del secolo XVI le lingue nazionali giacevano tutte neglette e solo l’Italia poteva vantare ne’ suoi volgari scrittori esemplari da paragonare in qualche modo agli antichi, e da proporre al l’imitazione de’ moderni. […] Questa (dicea) che noi chiamiamo tragedia, è una invenzione de’ moderni ignota del tutto agli antichi.
Il tipo della Colombina, fu, certamente, un de’più antichi della commedia italiana, il quale troviam già dal 1530 nella Compagnia degl’Intronati, accanto all’altre serve Oliva, Fiametta, Pasquella, Nespola, Spinetta.
Virgilio fra gli antichi è riuscito in questa parte maraviglioso. […] E questo è pur quanto hanno finora trattato gli antichi ed i moderni. […] Tali sono gli Achilli, gli Agamennoni, gli Ulissi, i Neottolemi, gli Enea, i Turni, fra gli antichi; i Goffredi, i Tancredi, gli Arganti, i Rinaldi ecc., fra’ moderni. […] Non fu il caso o il capriccio, ma l’esperienza e la riflessione che determinò questo genere presso gli antichi. […] Lo stesso criterio avevano gli antichi Germani, secondo Tacito.
Non ne troviamo nel VII, VIII e IX secolo, ne’ quali sparì dal cospetto degli uomini pressochè interamente ogni vestigio di politica, di giurisprudenza, di arti e di letteratura Romana, e s’introdussero nuovi governi, nuove leggi, nuovi costumi, nuove vesti, nuovi nomi di uomini e di paesi e nuove lingue, cangiamenti meravigliosi che non poterono accadere senza l’esterminio quasi totale degli antichi abitatori. […] Ciò che reca maggior meraviglia in tali dialoghi è che l’autrice amava gli antichi, e traduceva Terenzio.
de Gestis Friderici), che i popoli Italiani già in quel tempo nulla più ritenevano de’ barbarici costumi degli antichi Longobardi, e che ne’ loro costumi e linguaggio compariva molto della pulizia e leggiadria de’ vecchi Romani. […] Al principio del secolo XVI le lingue nazionali giacevano ancor neglette, e sola l’Italia poteva vantare ne’ suoi volgari scrittori esemplari da paragonare in qualche modo agli antichi, e da proporre all’imitazione de’ moderni.
Pietro Chiari già morto da più anni avesse, come gli conveniva, secondato le sagge vedute del Goldoni migliorandolo soltanto nella lingua, nella versificazione e nella vivacità dell’azione; il teatro istrionico non sarebbe ritornato agli antichi abusi e le maschere inverisimili si sarebbero convertite in comici caratteri umani graziosi e piacevoli. […] Il teatro inalzato in Venezia in questo secolo è quello di San Benedetto, al cui interiore comodo e decente non corrisponde la figura che si allontana dalla regolare degli antichi. […] Se ne sono occupati di proposito e scientificamente il conte Enea Arnaldi Vicentino nell’opera Idea di un Teatro nelle principali sue parti simile a’ teatri antichi all’uso moderno accomodato in Vicenza 1762: l’Anonimo nel trattato Del Teatro impresso in Roma del 1772: il nominato Vincenzo Lamberti nella Regolata Costruzione de’ Teatri stampata in Napoli nel 1787.
Ma dopo che nel 1777 uscì la Storia critica de’ Teatri antichi e moderni, in cui si parlava di poesia alemanna e di teatro prima di Opitz, s’avvide che poteva su i documenti che in essa si protersero, che poteva risalire un poco più.
Tornato a’Fiorentini di Napoli, scritturatovi per tre anni dalla Società Prepiani, Tessari e Visetti, vi ridestò gli antichi entusiasmi ; ma dopo un anno dovette lasciare il teatro per una gravissima operazione chirurgica.
Bisogna vederlo fra un atto e l’altro, e magari fra una scena e l’altra, in quel suo camerino, ingombro di giubbe di ogni specie, di spadini lucenti, di parrucche, vicino alla sua tavola di truccatura, sulla quale, accanto ai barattoli del minio, del bianco, della terra d’ombra scintillano anelli antichi enormi, e orologi istoriati e tabacchiere e ciondoli svariati, e al disopra della quale alla parete di fronte, accanto a un grande specchio vigila in bella e nitida incisione il ritratto di Lui, di Goldoni, in compagnia d’incisioni minori di suoi personaggi, di maschere, di mode del suo tempo ; bisogna vederlo, dico, col suo libricciuolo in mano di una commedia del Maestro, non mai tentata a' nostri tempi, per esempio, L'uomo prudente, o L'uomo di mondo, che studia, analizza, notomizza per la riduzione, pei tagli sapienti, per le trasposizioni di scene, di frasi, di parole !
Gli antichi fanno menzione delle tragedie e della ludica degli etruschi, e ci dicono che le donne ancora rappresentavano ne’ loro teatri60. […] Tutti, gli antichi convennero in celebrar Cecilio Stazio conte il primo e ’l più eccellente di tutti i comici latini per la felicità della scelta e per l’ottima disposizione degli argomenti; il che rende; sensibile la perdita della di lui favole. […] Tale era l’accuratezza degli abili pantomimi antichi. […] Ma lo svantaggio de’ comici latini a fronte de’ greci deesi, più che ad altro, attribuire al poco onore, in cui dagli antichi bellicosi romani per lungo tempo (secondo che ci attesta Cicerone Quaest. […] Ritrovandomi un giorno in un luogo, in cui erano parecchi giovani alterosi di quella solita superficiale tintura di lettere, che basti in Francia per farli ammirare, gl’intesi discorrer sul merito degli antichi e moderni comici.
Il Coro si frappone; e vuole che tanto il Dritto che ha insegnato a’ tempi antichi, quanto il Torto che insegna a’ giorni nostri, dicano pacatamente le loro ragioni, sicchè Fidippide e gli ascoltatori possano giudicare con fondamento. Il Dritto aringa lungamente a favore degli antichi semplici costumi. […] Così noi Uccelli siamo i più antichi di tutti i beati…. […] Variano assai i giudizii degli antichi e de’ moderni intorno al merito di Aristofane. […] Plutarco, Eliano ed altri antichi si vendicarono col disprezzo di questo maligno persecutor di Socrate, e al lor parere si sono appigliati il Fioretti o Nisieli, il Rapin ed altri moderni.
Il dotto Anton Francesco Gori riconosce il Macco degli antichi in una figura trovata nel Monte Esquilino e conservata nel Museo di Alessandro Capponi. […] Di varie farse di Laberio fanno menzione gli antichi, e specialmente il nomato Gelliob: Theophinus, Fullonica, Staminarii, Restis, Compitalia, Cacomemnon, Nacca, Saturnalia, Necromantia, Scriptura, Alexandra, nel qual mimo diffinisce il giuramento, Quid est jusjurandum?
Non furono certamente commedie scritte unicamente per dilettar la plebaglia quelle degl’ Intronati di Siena, i quali, dopo che nel principio del secolo ebbero la permissione dal governo di tornare agli antichi loro esercizj, nel 1611 ne pubblicarono una collezione, dove si veggono caratteri ben condotti, costumi ben dipinti, economia regolata, il ridicolo destramente rilevato e una dizione propria del genere comico. […] Contenti gli antichi delle voci naturali de’ loro attori ancor nelle parti femminili, non mai pensarono a valersi degli eunuchi per le loro scene. […] Gli altri teatri Veneti per lo più inalzati sopra rovine di antichi edifizj, appartengono parimente al secolo XVII (a riserba di quello di San Benedetto); ma niuno di essi sembra degno di sì cospicua città, la quale può gloriarsi di aver prima di ogni altra avuti teatri costruiti a norma del compasso immortale de’ Palladj e de’ Sansovini. […] Niuno di quelli che vi si veggono eretti, si avvicina alcun poco a quegli antichi monumenti onde abbonda, e specialmente al teatro di Marcello. […] Alterando al fine il sistema drammatico degli antichi si prese a tradurre ed imitar con furore il teatro Spagnuolo, di cui si corressero alcuni difetti, si adottarono le stravaganze, e si perderono non poche bellezze.
E tal credenza radicò più che mai, quando l’una di queste arti tornata alla imitazione degli antichi nostri autori ed arricchitasi l’altra di nuovi ornamenti, condotte si stimarono assai vicine alla perfezione.
Non ne troviamo nel VII, VIII e IX secolo, ne’ quali sparì dal cospetto degli uomini pressochè interamente ogni vestigio di politica, di giurisprudenza, di arti e letteratura Romana, e s’introdussero nuovi governi, nuove leggi, nuovi costumi, nuove vesti, nuovi nomi di uomini e di paesi, e nuove lingue, cangiamenti maravigliosi che non poterono accadere senza l’esterminio quasi totale degli antichi abitatori. […] Ciò che reca maggior maraviglia in tali dialoghi è che l’autrice amava gli antichi e traduceva Terenzio. […] Vero è che gli antichi poeti Ebrei, Davide, Salomone, Asaf, Eman ed altri, si crede che scrivessero ancora drammatici componimenti, e per tale senza contrasto è considerata la Cantica di Salomone, ma che simili poesie pervenissero ad essere spettacolo decorato per fare illusione e dilettare la moltitudine, non apparisce.
Una è dove si sono rappresentati soggetti assai antichi, i quali per loro natura vogliono una semplicità troppo dissimile dalle nostre consuetudini, né in ciò puossi altro desiderare se non qualche giudiziosa mescolanza della moderna grandezza, la quale, senza distruggere l’essenza de’ riti antichi, alletti e passioni lo spettatore. […] Io per ciò non so come si potesse da Racine finger cotanto erudito nella galanteria amorosa senza guardare il carattere lasciatoci dagli antichi. […] Li Francesi non hanno alcuna tragedia ove sieno con pari esattezza ritratte le idee de’ caratteri antichi. […] Salmonea è un esemplare di gran virtù: ma sino al quinto atto è persona oziosa ed a guisa del coro degli antichi è più spettatrice che attrice. […] Probabilmente Calepio allude proprio a questo tardo prodromo della polemica (1714-1716), di certo il più acceso, quando stigmatizza la censura cavillosa degli autori antichi.
Vi si rappresentò parimente il Palazzo di Apollidone, e l’Arco degli amanti leali, argomento preso dagli antichi Romanzieri Francesi a.
Vi fu anche rappresentato il Palazzo di Apollidone, e l’Arco degli amanti leali, argomento preso dagli antichi romanzieri Francesi8.
Nella prima di lui Tragedia, Los Siete Infantes de Lara, confessa il Signor Lampillas con penna tremante, che l’Autore si discostò dalle regole degli antichi Maestri . . . . . e fra gli altri cambiamenti tolse un Atto alla Tragedia riducendola a quattro. […] Autorizzati dalla loro Religione bene avrebbero potuto usarne gli antichi Poeti, e pur nol fecero. […] Ma il Montiano incalza il nemico che si ritira, e grida, e pretende che ciò sia contrario all’uso antico e al moderno, e aggiugne: “Questa intolerabile licenza, se vi ha alcuno che ne abbia usato o ne usi, è la cosa più sconnessa degli antichi e de’ moderni, e la più assurda e riprensibile di tutte le stranezze, nelle quali si è incorso o s’incorre contro i preziosi statuti della Ragione.”
Nell’ultimo atto esce una sola volta in teatro don Taddeo Trapalon che è un ritratto degli antichi sicofanti. […] Lodevoli singolarmente sono nell’atto I; la scena prima in cui si espone il soggetto, si dipingono i caratteri, e si discopre con senno la sorgente della dissimulazione di Chiara; le due seguenti ove si manifesta il carattere leggiero stordito e libertino di Claudio; gli artifizii dell’astuto Pericco proprii della commedia degli antichi ed accomodati con nuova grazia a’ moderni costumi spagnuoli. […] I Tramezzi che oggi nelle Spagne si rappresentano nell’intervallo degli atti delle commedie, non sono più gli antichi entremeses buffoneschi di tre o quattro personaggi che recitavansi per lo più dopo l’atto I.
Se per disavventura delle lettere s’affibbiano essi la giornea d’Aristarco per giudicare, l’impegno loro si riduce ad accozzar con freddissima logica una serie di precetti comunali tratti dall’esempio e dall’autorità degli antichi mal intesi e peggio gustati da loro per misurar poscia su quelli come sul letto di Procuste i più celebri ingegni. […] [5] Dotato di cuor sensibile e d’immaginazione vivace, osservator fedele della natura e degli uomini, ammaestrato ai fonti di Boileau, di Longino, e d’Orazio, versato nella lettura de’ primi modelli antichi e moderni l’uomo di gusto è il solo, che prenda lo spettacolo per se stesso e non per gli accessori.
Ma tale argomento è manifestamente fallace; perchè tutti i comici antichi che conosciamo introducevano sì bene i numi e gli eroi della mitologia, ma essi vi facevano meschina ridevole figura di scrocconi, tagliacantoni, mezzani, paltonieri, siccome la fanno in Aristofane Ercole, Bacco, Mèrcurioa.
Figlio di Francesco e Lucia, mantovano, fu, se non il più antico, il più grande certo degli antichi arlecchini, fiorito tra gli ultimi venti anni del '500 e i primi trenta del '600.
[2] Alcuni compositori italiani, e non pochi ancora fra i moderni poeti hanno fatto vedere in pratica ciò che la filosofia pronunziava da lungo tempo come certissimo, cioè che le modificazioni del bello sono assai varie, che i fonti del diletto nelle belle lettere e nelle arti non furono dagli antichi pienamente esauriti, che la barbarie dei nostri metodi era capace di dirozzarsi fino ad un certo punto e ringentilirsi, e che da un sistema diverso da quello dei Greci potevano gli sforzi del genio far iscaturire nuove sorgenti di vero, d’intimo, e di non mai sentito piacere. […] Queste negli antichi spartiti erano grandi e largheggiavano assai negli spazi onde aperti riuscivano i suoni vigorosi e distinti. […] Gli antichi maestri avevano pure anch’essi un’udienza da contentare, ma cotale assurdità non si trova ne’ loro grammi, la quale era riserbata alla svogliatezza, al fastidio e alla corruzione del moderno gusto. […] Quindi l’amore della singolarità, il disprezzo per gli antichi metodi, il discostarsi dai maestri e il creder che hanno fatto meglio di loro quando hanno fatto diversamente. […] Se la leggerezza, la varietà, la leggiadria, il brio, l’abbondanza, l’analisi più minuta dei tuoni, un maggiore raffinamento in tutte le sue parti, ed alcuni antichi pregiudizi tolti di mezzo per sostituirvi degli altri bastano a caratterizzar il buon gusto d’un’arte imitatrice, la nostra età dovrebbe a ragione chiamarsi il secolo d’Augusto per la facoltà musicale.
E se non temessi diffondermi troppo in una materia ch’è il fondamento del diletto che ci procurano tutte le belle arti, farei ancora vedere che l’ascosa origine del piacere, che certi tratti arrecano nella musica, nella poesia e nella eloquenza, è nel linguaggio d’azione principalmente riposta; che ciò che rende eloquenti i quadri oratori o poetici è l’arte di radunare in una sola idea più immagini, le quali rappresentino muovimento, come la maniera di render la musica espressiva si è quella di far sentire la successione regolata de’ tuoni e del ritmo; che la forza di certe lingue massimamente delle orientali deriva dall’accennato principio: osservazione che può farsi ancora nello stile de’ più grandi scrittori antichi e moderni, la magia del quale allora è portata al maggior grado quando le parole e le idee fanno l’effetto dei colori. […] Senza questo requisito essenziale l’idioma de’ gesti è simile appunto ai simboli degli antichi egiziani, ovvero a quelli inintelligibili caratteri trovati dal celebre Maupertuis nei suoi viaggi alia Lapponia166. […] [15] L’unione delle belle arti e il fratellevole combaciamento che hanno insieme la danza, la poesia e la musica esigerebbe forse l’applicazione del ballo nella prima maniera, e così è fama che facessero gli antichi, appo i quali le intiere azioni tragiche o comiche si cantavano, si suonavano, e si ballavano nel medesimo tempo da un solo ed unico attore. […] Così perché la storia ci assicura che gli Spartani usavano d’un certo ballo particolare nell’atto d’azzuffarsi coi loro nemici in battaglia, non disdirebbe punto ad un poema melodrammatico che vi s’introducesse acconciamente siffatto ballo, come non disdirebbe nemmeno rappresentandosi un trionfo, uno sposalizio, un’allegrezza pubblica, una festa campestre, o nei funerali degli antichi, nei sagrifizi, nell’espiazioni, nei vari riti o costumanze delle nazioni. […] Contribuì non poco a rinforzare la comun opinione il celebre Noverre pubblicando le sue lettere intorno alla danza, dove partendo dall’esempio degli antichi si cerca con molto ingegno e con eguale spirito di ristabilirla nelle forme e col metodo usato da Ila, Pilade, e Batillo.
Pure da’ signori e capi della corte vi fu rappresentato il Palazzo d’Apollidon, e l’Arco degli Amanti Leali, argomento preso dagli antichi romanzieri francesi169.
La Fosse ne ravvivò il languore, e pieno com’era della lettura degli antichi Greci e Latini fe rappresentare ed imprimere nel 1696 Polissena sua prima tragedia applaudita e ripetuta, e non per tanto censurata con poco fondamento, contando anni quarantatre di sua età. […] Nel suo Manlio Capitolino formato sulla Venezia salvata di Otwai, col trasportare agli antichi Romani il fatto recente della congiura di Bedmar contro Venezia, diede un saggio più vigoroso, più deciso de’ tragici suoi talenti, e svegliò nel pubblico e ne’ posteri viva brama, che egli avesse potuto o calzar più per tempo il coturno, o prolongar più la vita.
Nè debbe egli fondarsi punto nè poco nella mancanza di originalità desiderata nelle lodate tragedie latine; perchè nè Eschilo, nè Sofocle, nè Euripide potrebbero contarsi per originali secondo la regola del Denina, sapendosi che gli argomenti delle loro favole si trassero quasi tutti da Omero e da’ tragici più antichi.
Mancano dunque i Cinesi di arte e di gusto nel dramma che pur seppero inventare sì di buon’ ora; e con tanto agio non mai appresero a scerre dalla serie degli eventi un’ azione verisimile e grande, atta a produrre l’illusione che sola può trasportare gli ascoltatori in un mondo apparente per insegnar loro a ben condursi nel veroa L’ultima opera del riputato Guglielmo Robertson sulla Conoscenza che gli antichi ebbero del l’India, ci presenta nel l’Appendice la notizia di un altro dramma orientale scritto intoruo a cento anni prima del l’era Cristiana.
Vero è che gli antichi poeti Ebrei Davide, Salomone, Asaf, Eman ed altri, si crede che scrivessero pure componimenti drammatici, e per tale senza contrasto è considerata la Cantica di Salomone.
A Lei un saluto affettuoso, non senza il desiderio di rivedere di quando in quando di quei versi antichi che Ella sa fare così bene.
Un pò troppo di prevenzione a favor degli antichi, e il pregiudizio di certa classe di letterati contro il genere in cui si esercitò Metastasio, regolarono senza dubbio in questa critica la penna dell’abate Zorzi. […] Allora l’errore confuso colla verità si divinizza insieme con essa sulle are del pregiudizio, e lo stolido volgo dei lettori somigliante agli antichi abitatori dell’Egitto adora il fango del Nilo credendolo un germe di divinità. […] [46] E chi non riderebbe ascoltando quel Polifemo, che gli antichi chiamarono «mostro smisurato, orrendo e deforme», quel Ciclope di cui Virgilio ci dà una idea così spaventevole e disgustosa, quel gigantaccio, la cui sola immagine farebbe tremar i fanciulli più di quella dell’orco e della Beffana, apostrofar oratoriamente al suo cuore in un’arietta, sviluppando i punti più fini della passione, come potrebbe farlo un Tibullo od un Petrarca? […] [64] Nè mi si dica che l’uditore senza tener dietro a coteste maninconie d’ordine, di costume e di scena si dà per soddisfatto ogni qual volta intenerir si sente da quell’aria o da quel recitativo, né ch’egli permetta al poeta di mancare all’ultima esattezza in grazia delle bellezze parziali, dalle quali dipende per lo più l’effetto della poesia e della musica. né mi si arrecchi l’esempio d’altri autori antichi o moderni, i quali splendono assisi tuttora nel seggio della immortalità, avvegnaché poco scrupolosi mostrati si siano nella osservanza di tai precetti. […] [NdA] Gli antichi persiani non solo non conoscevano la dea triforme, ma niun’altra divinità della Grecia.
In quelle farse dell’arte possiamo ravvisare qualche reliquia degli antichi mimi, la cui indole buffonesca é stata sempre d’indurre prima insensibilmente un certo rincrescimento della vera poesia, e poi di cagionarne la decadenza. […] Né si può negare che l’influenza del clima abbia una gran forza su gl’ingegni, le indoli, e i costumi delle nazioni, da che fra gli antichi il divino vecchio Ippocrate con un dottissimo libro, e fra’ moderni il celebre autor dello Spirito delle Leggi, egregiamente ce ’l pruovano, e la storia, i viaggi, la pratica del mondo, e l’esperienza ce ne assicurano. […] Castelvetro, Patrizio, Nores, Mercuriale, Vittori, Robortelli, Dacier, Gravina, Voltaire, in somma tutti gl’intelligenti conchiudono sui testimoni di Platone, Aristotile, Ateneo, Donato, Luciano, Tito Livio ec. che gli antichi drammi si cantavano essi non discordano se non circa il modo.
Astuzia sì vergognosa e degna degli antichi Davi umilia la letteratura, copre di nuvole il chiarore del secolo e abbassa Voltaire. […] Perchè a sottrarne i vostri antichi padri Colà fec’io tanti prodigj orrendi? […] L’autore, senza curarsi per altro di farsene un merito, pensa che di tal carattere non abbiasi esempio nè degli antichi nè de’ moderni tragici. Io però credo che fra gli antichi il Tieste di Seneca adombri il di lui Manasse, essendo uno scellerato renduto migliore nelle disgrazie; e fra’ moderni l’abbandono disperato del Radamisto del Crebillon, che riconosce e detesta i passati suoi falli, esprima il dolore di questo re di Giuda. […] Giuseppe Biamonti, ripetendo gli antichi argomenti greci hanno saputo procacciarsi nuova e non volgar gloria.
Aggiungiamo solo alla sfuggita che tutte le arie sono stentate, inarmoniche, difettose nella sintassi, e contrarie o distanti dal pensiero del recitativo; che si trova in quest’atto secondo uguale ignoranza delle favole, ed invenzioni Omeriche, e degli antichi tragici; che Briseida augura ipocritamente ad Achille che giunga à gozar del amor de su Ifigenia; ignorando che la sacrificata figlia di Agamennone per miracolo di Diana ignoto a’ Greci si trova viva trasportata nel tempio della Tauride; che l’istessa Briseida la prega di volersi intenerire, y no qual fuerte hierro à tu Briseida aniquiles, abrases y consumas; colle quali parole attribuisce al ferro che non è rovente, le proprietà del fuoco di annichilare, bruciare, consumare; che Achille vuole che gli augelli loquaci siano muti testimoni, los pajaros parleros sean mudos testigos che lo stesso Achille dice di avere appreso da Ulisse â despreciar la voz de las sirenas, la qual cosa dimostra di possedere uno spirito profetico, perchè Ulisse si seppe preservare dalle sirene dopo la morte di Achille e la distruzione di Troja; che l’istesso Achille pure profeticamente indovina che l’uccisore di Patroclo sia stato Ettore, perchè nel dramma del La Cruz niuno glie l’ha detto; che Agamennone dice ad Achille che vedrà al campo il corpo di Patroclo pasto fatal de las voraces fieras, bugia che contraddice al racconto di Omero che lo fa venire in potere de’ Mirmidoni; nè poi Achille potrebbe mai vedere una cosa già seguita, purchè le fiere a di lui riguardo non vogliano gentilmente differire di manicarselo sino al di lui arrivo; in fine che La Cruz dovrebbe informarci perchè Briseida di Lirnesso, cioè Frigia di nazione mostri tanto odio contro le proprie contrade a segno di desiderarne l’annientamento anche a costo di dover ella rimaner priva di Achille?
Venendo poi a parlare degli onori fatti a comici antichi e moderni (saran riportate le sue parole al nome di ciaschedun comico ; V.
Astuzia sì vergognosa e degna degli antichi Davi umilia la letteratura, copre di fosche nuvole il chiarore del secolo ed abbassa Voltaire. […] Perchè a sottrarne i vostri antichi padri Colà fec’io tanti prodigii orrendi ? […] L’autore senza curarsi per altro di farsene un merito, pensa che di tal carattere non abbiasi esempio nè degli antichi, nè de’moderni tragici. […] Matteo Borsa noto per varii lavori eruditi, e l’abate Giuseppe Biamonti col ripetere due antichi argomenti greci seppero procacciarsi nuova e non volgar gloria. […] Non può non ammirarsi in questa favola la viva dipintura de’caratteri d’Icilio, di Virginia e di Virginio, onde ben si rileva l’anima che chiudevano in seno gli antichi Romani.
Il Perrucci dice a pag. 137 : Perchè poi gli Antichi non videro come ha potuto l’arte inventare le metamorfosi in scena di trasformarsi in aquila, leone, serpente, ed altro, avendolo per impossibile, l’esclusero, benchè avessero le loro macchine tra le regole de’ teatristi antichi. […] E il De Somi, dopo di aver parlato della sontuosità degli apparati antichi e di altri non men sontuosi, fatti per le nozze del Duca di Mantova ; dopo di aver parlato, solleticando al sommo la curiosità del lettore, della origine de’ lumi sui tetti delle scene, e degli specchi su certi luoghi del fondo, sui quali riflettendo i lumi, celati ad arte, si veniva a ottener la scena più luminosa e allegra ; dopo di aver parlato con molto acume del bujo della sala necessario al risalto maggiore della scena ; dopo di aver descritto con interessanti particolari e gli apparali pastorali e gli apparati marittimi, venendo a discorrer degl’intermedj e della loro attinenza colla favola, fa dire a Massimiano : Dallo Schiavetto- Edizione di Venezia, Gio.
Trovarebbe ancora il nostro Pantalone buono sì per la lingua matterna, quanto per la pratica dei soggietti antichi e moderni.
Il Sand, riferendosi forse al costume degli antichi veneziani del Gran Consiglio, dice che il Pantalone da principio aveva la zimarra rossa, ma a me non fu dato rintracciarne esempio.
L’esempio degli antichi Greci e Romani, che escluse le vollero costantemente; il rischio, cui si espone la loro virtù esercitando una professione, ove per un orribile ma universal pregiudizio, non ha alcun vantaggio il pudore, ove tanti ne ha la licenza; l’ascendente che prendono esse sugli animi dello spettatore non meno contrario al fine del teatro, che pericoloso al buon ordine della società; la mollezza degli affetti, che ispirano coi loro atteggiamenti espressivi di già troppo avvalorata colla seduzione naturale della bellezza e del sesso; lo spirito di dissipamento che spargono fra giovani scapoli, i cattivi effetti del quale si risentono in tutti gli ordini dello stato politico, sembrano legittimar il divieto ad esse pur fatto sul principio delle drammatiche rappresentazioni in Italia di comparir sul teatro. Ma dall’altra parte i disordini forse maggiori che nascevano dal sostituir invece loro giovinastri venali e sfacciati, ai quali, dopo aver avvilito il proprio sesso coi femminili abbigliamenti, non era troppo difficile il passaggio ad avvilir la natura eziandio; la influenza grande nella società, e maggiore in teatro, che i nostri sistemi di governo permettono alle donne, dal che nasce, che essendo elleno la parte più numerosa e la più pregiata degli spettacoli, cui vuolsi ad ogni modo compiacere, amano di vedere chi rappresenti al vivo in sul teatro i donneschi diritti; l’amore, il quale per cagioni che non sono di questo luogo, è divenuto il carattere dominante del moderno teatro e che non può debitamente esprimersi, né convien che si esprima da altri oggetti, che da quelli fatti dal ciclo per ispirarlo; la ristrettezza de’ nostri teatri picciolissimi a paragon degli antichi, dove la distanza che passa tra gli attori e gli spettatori è tale, che i personaggi non possono agevolmente prendersi in iscambio, e dove troppo è difficile il mantener l’illusione; altre cause insomma facili a scoprirsi dal lettore filosofo costrinsero alla perfine i saggi regolatori delle cose pubbliche ad ammetter le donne sulle scene.
L’Oreste da lui dipinto, che costò la vita al commediante Montfleury, é inferiore all’Oreste degli antichi tragici, e fu a ragione criticato da’ francesi stessi. […] S’arricchì delle spoglie degli antichi e de’ moderni.
Ma i figli degli antichi Tartari che inondarono l’impero Romano sotto i nomi di Goti, Unni, Eruli, Gepidi, Vandali e Longobardi, con istabilir nelle conquiste una nuova forma di governo assai peggior dell’antica, ci tolsero i patrj costumi ed il linguaggio, e ci trasformarono nella loro barbarie. […] Nella II al tit. 21 si parla in 25 leggi de’ duelli, e tra esse nella 13 e 14 s’insegna il modo di fare i cavalieri e gli scudieri; e nella 21 si dice che gli antichi cavalieri combattevano a favor degli aggraviati.
E non ebbero ragione gli antichi, che a questa scienza che migliora l’intendimento e rettifica la stessa volontà, e che Socrate trasse dal cielo, diedero per eccellenza il nome dì filosofia?
Non furono certamente commedie scritte unicamente per dilettar la plebaglia quelle degl’Intronati di Siena, i quali dopo che nel principio del secolo ebbero dal governo la permissione di tornare agli antichi esercizii, nel 1611 ne pubblicarono una collezione, dove si veggono caratteri ben condotti, costumi bellamente dipinti, economia regolata, il ridicolo destramente rilevato, ed una dizione propria del genere comico.
Ati poi dal poter della dea renduto furioso rassomiglia l’Agave degli antichi tragici, e trafigge Sangaride più non conoscendola.
Copiose ricerche intorno al teatro materiale degli antichi trovansi sparse nelle opere degli eruditi150.
Ati poi dal poter della dea renduto furioso rassomiglia l’Agave degli antichi tragici, e trafigge Sangaride più non conoscendola.
Voltasi la madre alla polizia, egli dovette un po' colle buone, un po' colle minaccie, tornarsene a Torino, ove, stretta amicizia dopo molto tempo con Giacomo Brizzi, tornò più acceso di prima agli antichi amori ; e nel '52 fu iscritto fra i giovani volenterosi che Gustavo Modena riunì a Savigliano per un giro artistico nel Piemonte.
La Fosse ne ravvivò il languore, e pieno com’era della lettura degli antichi Greci e Latini, nel 1696 se rappresentare ed imprimere la prima sua tragedia Polissena applaudita e ripetuta, e non per tanto censurata benchè con poco fondamento. […] Nel Manlio Capitolino formato sulla Venezia salvata di Otwai col trasportare fra gli antichi Romani il fatto recente della congiura del Bedmar contro Venezia, diede un saggio più vigoroso e più deciso de’ tragici suoi talenti, e svegliò nel pubblico, e ne’ posteri viva brama che egli avesse potuto o calzar più per tempo il coturno, o prolongar più la vita. […] Nè anche si riconosce come vantaggioso alla favola il miglioramento de’ caratteri di Eteocle e Polinice contro l’idea lasciatane dagli antichi. […] Contrario è l’amor di Elettra all’idea del di lei carattere tramandatoci dagli antichi; intempestivo e senza connessione è quello di Oreste per la figliuola di Egisto.
Diedero allora qualche passo nella poesia tragica Riouperoux autore di un’ Ipermestra: La Fosse che della Venezia salvata di Otwai formò il suo Manlio Capitolino trasportando agli antichi Romani il fatto recente della congiura di Bedmar contro Venezia, e che compose anche una Polissena tragedia regolare: La Grange Chancel nato nel 1678 e morto nel 1758 che scrisse varie tragedie in istile trascurato e debole con viluppo romanzesco e tralle altre un Amasi rappresentato nel 1701, argomento della Merope trasportato nell’Egitto, in cui anche regna la molle galanteria28. […] Nè anche si riconosce come vantaggioso alla favola il miglioramento de’ caratteri di Eteocle e Polinice contro l’idea lasciatacene dagli antichi. […] Contrario è l’amor di Elettra all’idea del di lei carattere tramandatoci dagli antichi: intempestivo e senza connessione è quello di Oreste per la figliuola di Egisto.
Questa moderna foggia di comporre, che diverte il volgo e la gente ben nata, l’idiota e ’l savio, farà presto dimenticare gli antichi drammi spropositati, com’é avvenuto in altre colte società. […] L’autore erudito vi ha incastrati vari squarci di poeti antichi; ma i suoi compatrioti vi scorgono un dialogo elegiaco uniforme più che un’azione tragica, e non poca durezza nello stile.
Ma i figli degli antichi Tartari che inondarono le provincie del Romano Impero sotto i nomi di Goti, Unni, Eruli, Gepidi, Vandali e Longobardi, con istabilir nelle conquiste una nuova forma di governo assai peggiore dell’antica, ci tolsero i patrii costumi ed il linguaggio, e ci coprirono di tutta la loro barbarie. […] Nella II al tit. 21 si parla in 25 leggi de’ duelli, e tra esse nella 13 e 14 s’insegna il modo di fare i cavalieri e gli scudieri, e nella 21, si dice, che gli antichi cavalieri combattevano a favor degli aggraviati.
E non ebbero ragione gli antichi che a questa scienza che migliora l’intendimento e rettifica la stessa volontà e che Socrate trasse dal cielo, diedero per eccellenza il nome di filosofia?
Il suo ornato consisteva in una manta vecchia tirata con due corde, la quale divideva dal palco la guardaroba (che sarebbe il postscenium degli antichi), e dietro di questa manta stavano i musici, cioè gli attori che da principio cantavano senza chitarra qualche antica novelletta in versi che in castigliano chiamasi romance. […] Nè anche questa però può dirsi essere stata tragedia vera; perchè il medesimo Cueva confessa che le tragedie del Malara non erano scritte secondo il metodo degli antichi, ma secondo il gusto nazionale. […] Eximeno con facilità aver notizia che Bernardino Daniello fece imprimere la sua Poetica nel 1536, cioè ventisei anni prima che fosse conceputo Lope de Vega: che l’Arte Poetica del vescovo di Ugento e poi di Cotrone Antonio Minturno fu stampata nel 1564, cioè due anni dopo che il Vega venne al mondo; che quando nel 1570 si pubblicò la prima volta in Vienna la Poetica di Lodovico Castelvetro, Lope contava appena otto anni, cioè neppure era pervenuto a que’ dieci, in cui vantavasi di aver conosciuti i precetti degli antichi, Passè los libros que tratavan de esto Antes que hubiesse visto al sol diez veces Discurrir desde el aries à los peces.