Vittorio Pieri non ereditò la forza comica del padre ; ma sì la sua semplicità e correttezza…. e però ebbe assai più attitudini alle parti dignitose che a quelle di vero e proprio brillante.
Ma i non educati al bello pare fossero molti ; poichè, in forza appunto di quegli applausi, egli trovò posto nelle più reputate compagnie del suo tempo.
Egli, soprattutto, accoppiava a una dizione semplice e naturale una gran forza di espressione e un senso profondo di verità umana : fu direttore eccellente, e s’ebbero da'suoi ammaestramenti artisti di pregio, tra cui Giuseppe Bracci e il rinomato primo attor giovine Gaspare Lavaggi.
Col crescere degli anni, gli si andò sviluppando, naturalmente, il cervello e la forza : e allora, invece di aiutare il trovarobe nella fabbricazione degli oggetti, aiutò il macchinista a rabberciare e ridipinger le scene, recitando sempre bene. […] Invece egli passò caratterista con Bellotti-Bon, soggetto a Bellotti-Bon, poi caratterista nella Compagnia Nazionale, a vicenda col Vestri, e vincolato da un mondo di convenienze e sconvenienze, che impedivan l’esplicazione della sua forza e della sua volontà. Fu in quei vincoli troppo stretti ch'egli avvertì il peso del giogo, e sentì il bisogno di scuoterlo : fu allora ch'egli risolse di formare una compagnia modesta da avviare, da manipolare, da rendere primaria, mercè la sua forza direttiva, mercè il suo ingegno artistico, mercè la sua tenacità di propositi. […] Lottò con una pertinacia degna di chi ha la coscienza della propria forza, e vinse : chi gli rispose fu il pubblico….
Le cose studiate esprimevale con aggiustato sentimento, con forza non caricata, e con una brillante energia infinitamente lodevole.
Tale lo stato di servizio di questo artista, che per la sua intelligenza, la sua modestia, la bontà della sua indole e la forza della sua volontà, passò gli ultimi dodici anni in tre sole Compagnie, ammirato e amato sempre da' compagni e dal pubblico.
Dei libretti pubblicati dal Cambiagi due soli potei vedere ; l’uno di mia proprietà, che contiene 47 ottave cantate dalla primavera dell’anno 1776 a tutto il carnevale 1777 ; e l’altro esistente nella Biblioteca Nazionale di Firenze, che contiene 56 ottave cantate dalla primavera dell’anno 1778 fino a tutto il carnevale 1779, colle quali abbiamo il repertorio della Compagnia Roffi che metto qui a titolo di curiosità : La bottega del caffè – L’ Amante militare – Il Feudatario – La Moglie gelosa – Le Donne curiose – La forza dell’amicizia – La Figlia obbediente – L’ Ipocrita – Il Raggiratore – La finta ammalata – Le astuzie di Trastullo e d’Arlecchino – Arlecchino principe per accid ente – La Scozzese in Londra – I Rustici – La guerra – Il Padre giudice del proprio Figlio – Il Tutore – Arlecchino, cavalier per forza – I Senatori romani – L’anello magico – Il Padre amoroso – Lo Zoroastro – La donna scientifica – L’Avventuriere onorato – La Tartana – L’Antiquario, o sia Suocera e Nuora – La casa nuova – Arlecchino marito alla moda – Il saggio amico – La bacchetta parlante – Arlecchino servitore di due padroni – Il Bugiardo – Gli amori di Damet – Arlecchino perseguitato da 4 elementi.
Prima di tutto egli seppe accoppiare una grande intelligenza a una grande modestia ; e in ciò stette la sua forza. […] Ma quando ancora tutto arrideva, ahimè, il destino inesorabile venne a prostrare quella forza giovine….
Trascinato all’arte da una forza invincibile, fu affidato agl’insegnamenti di Angelo Canova, artista di alta riputazione, e con lui stette parecchi anni.
Zocchi Tommaso, fiorentino, figlio di un mercante di seterie, fu prima soldato, poi comico di buon nome per le grandi parti, ove non dominasse forza di passioni.
Fu il chirurgo Zuliani, celebre chirurgo di Venezia, che mi mise il sangue. in circolazione e mi fece miagolare a forza di sculacciate.
La natura non lo dotò di sciolta loquela, e il Bartoli ci racconta : Egli aveva un’arte di fare frettolosamente un ragionamento (non inteso nè da lui, nè dall’uditorio) promettendo assistenza al Padrone o ad altri ; e questo con parole spessissime, e vibrate con forza fra le labbra in sì fatto modo, che il popolo movevasi a fargli un grande applauso, battendo palma a palma, ond’ egli restava soddisfatto, e l’udienza godendo moveva a più potere le risa, benchè nulla avesse capito da tal discorso, che lo Sgarri chiamava battuta, forse per la battuta di mani, ch'egli ne riscuoteva.
Aumentandosi sempre più verso la fine il movimento della musica, le danzatrici spiegarono nelle attitudini una forza e destrezza meravigliosa, che in certe posizioni parvero indecenti, ma che force altro oggetto non aveano che di manifestare la loro agilità estrema. Fuvvi parimente una danza grottesca eseguita da principali personaggi del l’isola, la quale consisteva nel movimento delle loro teste con tal forza, che faceva dubitare agli astanti Inglesi che non avessero a rompersi in collo, battendo intanto le mani e mettendo acutissime guida.
Tutta la dignità del Senato latino sedeva sulla sua fronte, e come ne'suoi atteggiamenti, e particolarmente nella morte, tutta la forza, e la fermezza d’un cittadino romano.