Ottenne laurea d’ingegnere all’Università di Roma, e servì per alcun tempo il governo : ma stimolato dall’amor della scena, lasciò la città natale per aggregarsi alla Compagnia Rosa, in cui di punto in bianco esordì e con successo qual primo attore. […] Tornato in Italia andò vagando per le città di Toscana, e tornò a Firenze ov’ebbe l’egual fortuna.
Riuscito il primo colpo, la Concevoli tornò all’ assalto l’ anno dopo, chiedendo la licenza per la durata di 8 mesi, e per Cremona e Pavia, col valsente di tre mila scudi per ogni città. Non accordando le due città, contentarsi degli otto mesi e de’ sei mila scudi per la città sola.
Capua stessa, anticamente chiamata Volturno, al dir di Livio, fu città Etruscac Lo stesso Istorico ci fa sapere che gli Etruschi possedettero la massima parte dell’Italia e colle colonie si sparsero ancora per le Alpi, e tennero il paese de’ Grisoni anticamente chiamato Rhaetia a Se si attenda al grado di coltura a’ cui pervenne, essa inventò e sece ne’ dilatati suoi dominii fiorir tante arti di commodo e di lusso. […] Sebbene dello stupendo capriccioso Labirinto di Porsena, monumento sepolcrale fabbricato nell’antichissima città di Chiusi, giunse all’età di Plinio soltanto la memoriab; pure non pochi altri antichi rottami ci rimangono che manifestano la loro esperienza nel costruire. Nel luogo selvoso, ove era Populonia una delle dodeci principali città dell’Etruria, appajono molte vestigia di sì famosa città, e specialmente una porzione di un grande ansiteatro, che si congettura essere stato tutto di marmi: tralla Torre di san Vincenzo ed il promontorio dove era la nomata Populonia, veggonsi le reliquie di un altro anfiteatro, presso al quale giaceva un gran pezzo di marmo con lettere Etrusche: di un altro osservansi i rottami èfralle antichità della città di Volterraa Tralle antiche fabbriche Etrusche tuttavia esistenti vogliono ricordarsi quelle che ammiransi nelle rovine dell’antica Posidonia o Pesto nel Regno di Napoli. […] Gli spettacoli destinati al ristoro della società dopo la fatica, furono un bisogno conosciuto dalla nuova città più tardi di quello di assicurare contro gli attentati domestici e stranieri la propria sussistenza per mezzo della religione, della polizia e delle armi, Perciò quando l’Etruria sfoggiava contante arti e con voluttuosi spettacoli, e quando la Grecia produceva copiosamente filosofi poeti e oratori insigni e risplendeva pe’ suoi teatri, Roma innalzava il Campidoglio, edificava templi, strade, aquidotti, prendeva dall’aratro i dittatori, agguerriva la gioventù; batteva i Fidenati e i Vei, scacciava i Galli, trionfava de’ Sanniti, preparava i materiali per fabbricar le catene all’Etruria, alla Grecia, e ad una gran parte del nostro emisfero.
Napoli, Baia, Pozzuoli, Nola, Ercolano, Pompei Capua, Benevento, Teano, Minturno, Aquino, Casino, Alba Fucense, Taranto e altre città di quelle provincie che ora compongono il regno di Napoli, ebbero i loro teatri, de’ quali veggonsi anche oggi alcune vestigia. […] Bisanzio ebbe un gran teatro, che fu ruinato col resto della città, quando fu presa per fame dalle truppe di Severo101. […] Ma non per quello ne diminuì il numero, anzi andarono talmente crescendo, che di sole ballerine forestiere, secondo Ammiano105, si contarono in Roma più di tremila, le quali co’ loro cori, e con altrettanti loro maestri, furono privilegiate ed eccettuate da un bando di sfratto dalla città intimato per timore di carestia a tutti gli stranieri filosofi, retori ed altri professori. […] Vedi Sesto Rufo e Publio Vittore ne’ comentari sulla città di Roma d’Onofrio Panvinio. […] Avrebbe egli almeno potuto far menzione del Teatro Saguntino, le cui ruine tuttavia si osservano in Murviedro, città edificata sulle ceneri dell’antica Sagunto.
Esce Priamo dalla città alla testa de’ principali Troiani, e celebra la fuga dei Greci e la liberazione della patria. […] Paride colla cetera in mano intuona un inno a Minerva e a Venere riconciliatesi già insieme; intanto che si abbatte parte del muro della città per introdurvi il cavallo; ed esso ne vien dipoi tirato dentro in mezzo ai balli e ai canti degli Troiani: … circum pueri innuptaeque puellae Sacra canunt, funemque manu contingere gaudent. […] Calcante con brevi parole gli anima all’eccidio della città nemica, e sotto voce intuona un cantico al quale pur sotto voce rispondono i Greci. […] La scena cangia e rappresenta l’orrido d’una città smantellata e mezzo involta nelle fiamme, … fumat humo Neptunia Troia.
Bon, cominciò a essere da lui protetto ; tanto che fu accolto nella Compagnia con due lire austriache al giorno, nella quale esordì a Parma col semplice annunzio : « Signor Conte, la carrozza è pronta : » annunzio che egli, ad attenuare la triste figura che avrebbe fatta d’innanzi a’compagni, allargò nel modo seguente : « Signor Conte, sapendo che Ella doveva andare in città per disbrigare molte faccende importanti, mi sono dato tutta la premura per fare approntare la carrozza ; e quando Ella comanda, è prontissima ed a sua disposizione. […] Passò poi di città in città e di trionfo, e in poco tempo fu acclamato come uno dei più vigorosi e più spontanei comici.
Tali vasi però si trovavano ne’ teatri d’Italia, e specialmente delle città di greca origine, come Napoli, Taranto ed altre del nostro regno. Nè tutte gli avevano del mentovato metallo, perchè nelle picciole città bastò agli architetti di porvigli di creta, e per esservi artificiosamente collocati vi produssero il medesimo ottimo effettob. […] Vedi Sesto Rufo e Publio Vittore ne’Comentarii sulla città di Roma del dotto Agostiniano Veronese Onofrio Panvini.
Tali vasi però si trovavano ne’ teatri d’Italia, e specialmente delle città di Greca origine, come Napoli, Taranto, ed altre del nostro regno; nè tutte gli avevano del nominato metallo, perchè nelle picciole città bastò agli architetti di porvigli di creta, e per esservi artificiosamente collocati vi producevano il medesimo ottimo effetto152. […] Sesto Rufo e Publio Vittore ne’ Commentarj sulla città di Roma del dotto Agostiniano Veronese Onofrio Panvini.
Si volle da alcuno che tra il Maffei e la Flaminia fosse una corrente di simpatia, rafforzando l’opinione nel fatto che il Maffei seguitasse la Compagnia, intervenendo in molte città alle recite della sua Merope. […] In proposito del valore della Riccoboni, e del seguirla che faceva il Maffei di città in città, assistendo alle rappresentazioni della Merope, la Fama (atto secondo, scena I) a Radamanto, che, dopo la descrizione chiara e viva da lei fatta della tragedia, aveva detto : mentre Femia m’accusi, io ben m’avveggio, che nelle accuse tue l’amor traluce, perchè se tu l’odiassi, i bei colori negati avresti al tragico racconto…, risponde : Facciol perchè l’ingrato entro il mio amore specchi sua colpa, e sè convinto accusi. […] Che poi seguitasse la Compagnia di quei comici in questo senso, cioè che intervenisse in varie città d’Italia alle recite della sua Merope, è cosa assai nota, e della quale ho in mano le testimonianze e le prove.
Uno de’ più magnifici teatri di marmo dell’Asia Minore era quello di Smirne, il quale probabilmente fu il luogo dove bruciarono vivo san Policarpo primo vescovo di quella città in età di anni 96 sotto Marco Aurelio o Antonino Pio. […] Perinto città della Tracia poscia conosciuta sotto il nome di Eraclea in modo a Bizanzio vicina che si reputarono entrambe come una città sola, a’ tempi di Filippo il Macedone ebbe un teatro di marmo di tale magnificenza che passava per una delle maraviglie del mondo. Argo, Tebe, Corinto, Creta, ed altre illustri città Greche vantarono famosi teatri. […] Similmente degni sono di rammentarsi i teatri di Taranto, di Crotone, di Reggio, e di altre città della Magna Grecia. […] Quivi colloco il suo luminoso trono la gloria drammatica; e le sceniche contese accadute in sì celebre città vinsero di gran lunga di fama le stesse gare Olimpiche.
Ma essendo quella città sotto Papa Clemente VII soggiaciuta a un lagrimevole saccheggiamento, egli di là si fuggi a Venezia, dove l’arte sua comica esercitando, grandemente piacque ; e fu inventore in quelle parti di recitar Commedie a suggetto. […] A questo punto si arrestan le notizie di recitazioni a Venezia in cui prese parte il Cherea ; ma sappiam poi dal diarista Sanudo che il Cherea, stretta amicizia con l’oratore ungaro, di passaggio a Venezia, aveva lasciato la città, nella quale aveva raccolto tanta messe di lodi, per recarsi in Ungheria, dov’era nel 1532, non sappiam bene se per ispasso, o ad esercitar l’arte sua.
È ricordato dal Sansovino nel suo libro sopra Venezia tra i comici più antichi di quella città.
Quindi sono esse state piuttosto credute portici, ne’ quali introducevansi le mercanzie in città dall’antico porto che ora è in secco, e di cui sussistono le ruine del molo ora chiamat omuraccio o il torrazzo dell’Ausa fiume che bagna la città dalla parte di Oriente.
Queste farse istrioniche aveano per oggetto primario l’eccitare il riso con ogni sorte di buffoneria, e vi si faceva uso di maschere diverse, colle quali nel vestito, nelle caricature e nel linguaggio si esagerava la ridicolezza caratteristica di qualche città. […] E riguardo segnatamente al Pulcinella, aggiunse: Silvio Fiorillo commediante che appelar si faceva il Capitano Matamoros, inventò il Pulcinella napoletano, e collo studio e colla grazia molto vi aggiunse Andrea Calcese, detto Ciuccio per soprannome, il quale fu sartore, e morì nella peste dell’anno 1656, imitando i villani dell’Acerra città antichissima dì Terra dì Lavoro poco distante da Napoli. Questa città è lontana poche miglia dall’antica Atella dove s’inventò l’antica commedia Atellana adottata da’ gravi Romani.