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6. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO II. Se i Mori Spagnuoli ebbero Poesia Scenica. » pp. 9-13

Mi conviene qui ripetere, che giusta il Casiri, gli Arabi non rappresentarono, secondo il costume Europeo, Tragedie Commedie, e che niuno Scrittore dice che ne avessero scritte. […] Insieme colle Arabe Poesie si è conservata memoria di tanti puerili contrapposti, giuochi di parole, e acrostichi adoperati da’ verseggiatori Arabo-Ispani; e intanto opera veruna di Poesie sceniche, memoria di esse trovasi in veruno Scrittore, e ciò non basta ad affermare che non ne avessero? […] Colta era la Spagna prima della metà del secolo XVI., allora coltivò gran fatto la Drammatica. […] Creatore della Nazione Russa, ammiratore delle arti e delle scienze degl’Inglesi, degli Olandesi, de’ Francesi fu Pietro il Grande, inoltre, amava la magnificenza e le feste, si dilettava di sceniche rappresentazioni. […] I Mori Ispani occupati in istabilirsi negli stati conquistati, in rendersi indipendenti dell’Africa; in combattere coi Regni nascenti e poi adulti di Lione, di Castiglia, di Navarra, di Portogallo, mai sempre in tempeste ne’ sette o otto Secoli; e dall’altro canto soddisfatti negl’intervalli di ciò che amavano ed esercitavano per usanza inveterata, non ebbero agio di studiare la Parafrasi di Averroe, di dare alla spinta naturale d’imitazione altro cammino e novelli oggetti.

7. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 251

Dal Perucci (Arte rappresentativa, Parte II, p. 333) apprendiamo, come il Baldi, il Calcese fosser comici di molta istruzione, ma d’ingegno naturale prontissimo. Ecco le sue parole : « Graziosissimo nelle sciocchezze facendo da Policinella, ho conosciuto un Francesco Baldi imitatore d’Andrea Calcese detto Ciuccio, che mi dicono essere stato impastato di grazia ; e pur costoro non sapeano che fusse rettorica, arte di facezie, sali per arte ; ma per natura. »

8. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 296

La Compagnia era composta di 14 persone, compresa la famiglia Bassi, marito, moglie e una figlia di 13 in 14 anni ; e il più delle volte s’introitavano tre o quattro fiorini, non bastanti per l’orchestra, per l’illuminazione, per quanto, come si può credere, modestissime. […] Se mai potrebbe cader dubbio sulla Gaetana, ma mi pare strano che il Bartoli, suo contemporaneo, non abbia fatto alcun cenno di viaggi all’estero, della educazione ecclesiastica del marito Gaetano, della sciagurata figliuola.

9. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 566-567

Il giornale Lo Scaramuccia del 22 novembre ’56, parlando del teatro in cui recitava il Cannelli scrive : A questo teatro si vedono e si sentono cose, che non si son mai, ch’ io mi sappia, vedute sentite in nessun paese del mondo. […] Fortunatamente ognuno è padrone di andarsene quando più gli aggrada ; ed invero questo è il solo mezzo che rimane, quando si è nauseati di vedere un pubblico, che fra le più volgari bassezze, dimentica interamente la sua dignità, fino al punto di far credere a chi non lo conosce, che esso non ha più buon senso, gusto, moralità, pudore.

10. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO X. » pp. 112-139

Lodovico Ariosto non dovè a’ Latini le invenzioni del Negromante, della Cassaria, della Lena, della Scolastica, il Machiavelli quella della Mandragola, il Bentivoglio del Geloso, l’Aretino dell’Ipocrito, il Caro degli Straccioni, l’Oddi della Prigione d’Amore e delle altre due favole, il Guarino dell’Idropica, il Brignole Sale del Geloso non geloso, il Porta della Turca, de’ Fratelli Rivali &c. […] Certamente Ariosto invano da Voi preso di mira, essendo per le vostre saette invulnerabile, Machiavelli, Bibbiena, intorno a dugento settanta Poeti Comici di nome in più di sei a settecento Commedie pensarono a profanare e presentare sulla Scena Comica Monsignori ed Eminentissimi, come avviene nelle Commedie Spagnuole. […] Nè le buffonate del primo, le mimiche scipitezze del secondo si debbono portare in trionfo da chi ha fior di senno, non essendo queste le ricchezze della Poesia Scenica delle due Nazioni. […] Un rompicollo perseguitato dalla Giustizia, incapace di amistà, senza rispetto di Leggi, di Religione, non solo ammesso da Leonora nella propria Casa, ma da lei cercato fino nella Locanda, come farebbe una donnicciuola di mondo. […] Per la qual cosa, mio Signor Lampillas, non piacemi (benchè ciò me, l’Italia tocchi poco, punto), che tanta pompa facciate dell’abbondanza di Lope, e della felicità di schiccherare in uno o due giorni una Commedia.

11. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 590

Senza un permesso di lui, che talvolta si faceva molto aspettare, talvolta non veniva affatto, la Torri poteva ricever in casa Cavalieri o altre persone da cui farsi sentir cantare, recarsi ad accademie, o altre funzioni musicali, proprie, e solite di sua professione, alle quali era invitata dalle Dame protettrici, accettare scritture, come accadde per la recita di Reggio, della quale era restata priva.

12. (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — TOMO II. LIBRO II » pp. 34-49

Che Gneo appartenne alla Campania, è cosa troppo trita; questo paese in tempo veruno fece parte della Magna Grecia. […] Denina che con tutta la posterità non ne ha veduta anche una. Nè debbe egli fondarsi punto poco nella mancanza di originalità desiderata nelle lodate tragedie latine; perchè Eschilo, Sofocle, Euripide potrebbero contarsi per originali secondo la regola del Denina, sapendosi che gli argomenti delle loro favole si trassero quasi tutti da Omero e da’ tragici più antichi. […] Gio: Cristofano Amaduzzi, m’indussi a credere che non fusse l’uno l’altro. […] L’opinione di chi lo fissa all’imperio di Teodosio, è la più comune; ed il lodato Pietro Daniele l’avea abbracciata come semplice congettura, disconvennero Taubman, ed altri.

13. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO VIII. Degl’Inventori del Dramma Pastorale. » pp. 86-94

Brumoy e ad altri ancora, che vorrebbero ricavarlo dal Ciclope; le altre moderne Nazioni possono sì di buon’ ora additarne pesta nelle loro contrade. […] Nulla avete voi posto stabilito: dovreste dire piuttosto, Posto che io per capriccio non vò riconoscere per Pastorali il Cefalo, l’Orfeo, l’Egle, non che i due Pellegrini; e poi proseguire il vostro arzigogolo). […] Nulla di ciò sanno con sicurezza l’Apologista, i suoi compatrioti. […] Se dovea egli fiorire ne’ primi anni del XVI., se quel che i Greci dicono ἀκμὴ, vigore, sia dell’età, sia dell’ingegno, il dimostrò a quel tempo, egli è forza che nascesse nel XV., verso gli ultimi anni, perchè l’esercizio della Poesia, specialmente scenica ne richiede alquanti. […] Non venne ciò in mente sino a questi dì, a straniero, a nazionale veruno prima del Signor Lampillas.

14. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 737

Bartoli, fratello della precedente, recitò sotto una maschera che pare da lui inventata, non avendone trovato indizio prima, dopo lui, chiamata Agonìa, forse dalla magrezza del volto, dalla fatica del parlare, dalla lentezza del muoversi, dall’ansamento del respiro.

15. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO VI. Teatro Inglese. » pp. 291-300

Nelle tragedie osservò le regole del verisimile si si guardò dalla comica mescolanza. […] Riuscì Otwai più nel tragico che nel comico; ma non fu meno irregolare degli Spagnuoli nell’ uno e nell’altro genere, meno di loro gli confuse. […] I soprallodati comici Inglesi, parlando in generale, non mancano d’ invenzione, di fantasia, di forza, di calore, di piacevolezza.

16. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 532

Comunque fosse, di questi, di Paolo di Padova (V.) capo di altra compagnia del Piccolo Principe nel 1579, si è trovata più traccia.

17. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »

Fu anche scrittore di versi, e lo stesso Bartoli riferisce un prologo, dei migliori, dei peggiori, ch'egli dettò per Luigia Lapy, quando assunse in Cremona il ruolo di prima donna, e ch'ella recitò, applauditissima, spettatrice Maddalena Battaglia, alla quale eran rivolte assai parole di lode, e la quale terminava allora di recitare su le medesime scene.

18. (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO I. Tragedie. » pp. 4-67

Intanto questa tragedia che compensa i suoi nei con varie situazioni teatrali e con un patriotismo che rileva un atto eroico della storia nazionale, non si è pregiata, premiata, rappresentata in Madrid. […] Giugurta si ritira per altro motivo se non perchè Olvia dee dire a Terma una inutile bugia. […] Gli risponde un soldato, cui egli dice: giacchè la tenda di Scipione stà vicina (verisimilmente la notte le trincere gliene impedivano la veduta), ditegli che vo’ parlargli. […] Lascio poi che tal favola non ha verun carattere, non eccitando compassione, terrore, ammirazione. […] Questa collezione che abbraccia 35 favole, oltre della sua Rachele e delle sue traduzioni, non è ragionata, completa, scelta.

19. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 186-194

Nell’arte di Novelli non saprei determinare modo e tempo di rivelazione, profondità di studj, torture di cervello, esercizj di pazienza ! […] Il teatro, non occupandolo intero, non basta alla sua attività ; poichè Novelli è sempre stato ed è sopr'a tutto un grande lavoratore : oggi, che pur avrebbe il diritto e il comodo a un po' di riposo, può starsi in ozio un momento. […] Che cosa facesse, o dicesse non so ; e nessuno seppe, e forse non seppe mai anch'egli : improvvisa un discorso pazzo, con alzate e abbassamenti di tono di una comicità irresistibile, poi a piccoli salti, a gemiti interrotti, a grida soffocate, fugge, inciampa, va a gambe all’aria, si alza, esce zoppicando, e il pubblico frenetico lo vuole alla ribalta. […] Chi non ricorda, per esempio, il Marecat de' Nostri intimi con quella enorme pancia, con quella faccia rosea, ridente, piena, fatta di bambagia, già grottesca come quella di un siur Cámola, ma ritraente un de'più belli e simpatici tipi di grasso borghese ? […] Battè a tutti gli usci ; non gli fu aperto :…. men risposto : ma non si perdè di coraggio.

20. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »

Nella fede di nascita del figliuolo non abbiamo le notizie personali del padre, e però non sappiamo dove, quando sia nato : sappiam soltanto ch'egli era a Vienna comico al servizio di quella Corte, quando nacque il celebre figlio Antonio (1708), e che « fu — dice Fr.

21. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »

Non sappiam l’epoca della nascita, della morte ; ma sappiam dagli elenchi, che la società col Pisenti durò dal '26 al '46 circa.

22. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO I. Stato della poesia scenica in Francia. » pp. 65-76

Sotto il regno del medesimo Francesco I vissero Antonio Forestier e Giacomo Bourgeois autori di alcune favole comiche già perdute; di essi altro ci rimane che il nome. […] Cleopatra fu una delle tragedie di Jodelle, e nell’atto III senza verun riguardo al decoro al costume questa regina alla presenza di Ottaviano prende per i capelli un suo vassallo, e lo va seguendo a calci per la scena, cosa che non tradusse certamente da veruna tragedia italiana. […] Pietro de Laudun Daigaliers fece stampare una sua tragedia Les Horaces; ma non avendola io veduta dir non saprei quanto egli dovesse a Pietro Aretino che il precedè coll’Orazia, quanto a lui dovesse Pietro Corneille che venne dopo dell’uno e dell’altro. […] Il fecondo Hardy ne scrisse più di seicento, schiccherandone per lo più con vergognosa fertilità una in soli otto giorni senza serbarvi regole decenza.

23. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO I. Stato della poesia scenica in Francia. » pp. 3-12

Sotto il regno del medesimo Francesco I vissero Antonio Forestier e Giacomo Bourgeois che composero alcune favole comiche già perdute; di essi ci rimane altro che il nome. […] Cleopatra fu una delle sue tragedie, e nell’atto III l’autore, senza verun riguardo al decoro al costume, fa che questa regina alla presenza di Ottaviano prenda pe’ capelli un suo vassallo, e lo vada seguitando a calci per la scena, cosa che certamente non tradusse da veruna tragedia Italiana. […] Pietro de Laudun Daigaliers fece stampare una sua tragedia les Horaces; ma non avendola io veduta, dir non saprei quanto egli dovesse a Pietro Aretino che il precedè coll’ Orazia, quanto a lui dovesse Pietro Cornelio che venne dopo dell’uno e dell’altro. […] Il fecondo Hardy ne scrisse più di seicento, schiccherandone egli per lo più con vergognosa fertilità una in ogni otto giorni senza serbarvi regole decenza.

24. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 584-585

Recatosi all’Arena Nazionale di Firenze, avanti al ’70, fu tale il successo ch’egli ebbe coll’Amleto in una di coteste sere di lucido intervallo, che fu istantemente pregato, cosa non mai accaduta prima, dopo di lui, di trasportare le tende al Teatro Pagliano per meglio appagar le esigenze del pubblico. […] Il Capelli vive oggidì a Bologna, passando le notti al Caffè del Corso tacito, isolato, guardando i cerchi di fumo che s’alzano dal suo sigaro, e men forse ascoltando chi parla intorno a lui.

25. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 260-263

L’Ademollo (Una famiglia di comici italiani) pubblica ancora alcune poesie di lei che sono nella raccolta edita a Venezia nel 1726 dalla Bergalli, moglie di Gaspare Gozzi, senza data, altre indicazioni. […] Ben quaranta fiate al popol denso sua recitata favola non spiacque : parte n’ebbe suo merto, io parte, e parte v’ebbe una sua già favorita attrice, che colle finte lagrime le vere sapea svegliar di chi l’udìa ne’ lumi : ma per questo il saziò sua lode. […] A quel sua già favorita attrice, il Maffei, forse punto sul vivo, diede in ismanie, tanto che il Martelli nella sua lettera di pentimento, scrisse : …. tolga Dio, che io abbia meno per ombra avuta questa intenzione. So, e ne ho prove incontravertibili l’onestà sua, e l’onestà di Flaminia, una parzialità nata da vederla a meraviglia rappresentare, deve a mal costume imputarsi ; dichiarandomi io, che senza che altri dovesse pensar male di me, di Flaminia, parlando di cose mie, dal titolo istesso non mi sarei astenuto ; imperciocchè tre opere mie ha questa pudica e mirabil donna (per quel che ascolto) leggiadramente rappresentate……..

26. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO III. Teatro Inglese. » pp. 143-156

Nelle tragedie osservò le regole del verisimile si guardò dalla comica mescolanza. […] I soprallodati comici inglesi, parlando in generale, non mancano d’invenzione, di fantasia, di forza, di calore, di piacevolezza.

27. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO VII. Opera musicale nazionale ed italiana. » pp. 195-212

Di quelle del tempo di Filippo IV più non si favella anche. […] Essa contiene l’intiera sostanza de’ diciannove libri dell’Iliade in compendio, perchè incomincia dal contrasto di Achille ed Agamennone per far rimandare Crisia al padre, finisce se non dopo l’ammazzamento di Patroclo, per cui Achille torna a combattere contro i Trojani. […] Egli però ignorando i punti del dialogo più opportuni per le arie, ed altri pezzi musicali, sa valersene a rendere meno ristucchevole il recitativo, sa con questo interromperne la frequenza, ed evitar la sazietà che si produce anche coll’armonia quando è perenne. […] Per dirsi che Agamennone vuol cedere Criseida, permettere che sia riscattata, si dice con proprietà castigliana ni cederla quiere ni redimirla . […] Ne servano di esempio soltanto le seguenti poche formole; sospender el animo con dones , per ispiegare di vincere con regali; chiamare argonautas marinari che non navigano sulla nave Argo, si distinguono almeno per eccellenza; concretar las gracias per esprimere l’accumular le grazie; il borrar triunfos y escribir tragedias, metafora di controbando, ed antitesi puerile attribuito all’ira del guerriero Achille; l’idiotismo di advitrio per arbitrio o alvedrio ec.

28. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO V. Teatro Spagnuolo Tragico. » pp. 56-148

La nazione vide sulle scene più si ricorda di essersi impressa nel 1713 una traduzione del Cinna di Francesco Pizzarro Piccolomini. […] Intanto questa tragedia che compensa i nei con situazioni teatrali, e con un patriotismo che rileva un atto eroico della storia nazionale, non si è pregiata premiata rappresentata in Madrid. […] Lascio poi che tal favola non ha verun carattere, non eccitando compassione, terrore, ammirazione. […] Ma qual pro reca alla nazione una collezione che non è ragionata, completa, scelta? […] Rachele (egli dirà) non può morir di buon grado, per l’esperta mano del boja divenir più bella.

29. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »

.), concordano in questo : ch' egli corruppe con cento pistole l’ incaricato di Luigi Riccoboni di trovare a Napoli un buono Scaramuccia ; ch'egli era usciere del Vicariato di Napoli, e che, recatosi a Parigi, piacque, dispiacque.

30. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »

Viveva ancora l’anno 1634. » Ma di questa, di altri personaggi degli Affezionati ci fu possibile dar notizie.

31. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO IV. Opera Musicale. » pp. 314-344

Non vedeva fuori del suo recinto Noverri, Vestris, Hilverding, anzi inviava i suoi ballerini oltramonti, e i Francesi stessi scendevano dalle Alpi per apprendere la danza a. […] In Firenze si rappresentò ancora alla presenza di Cosimo II sotto il nome di Vegghia l’altro suo dramma intitolato Amore sbandito pubblicato in Genova nel 1622   ma si vuole avvertire che il tanto decantato Chiabrera non si decantò mai in Italia pel Rapimento di Cefalo per tal Vegghia. […] Ne’ tempi mezzani anche in Europa si ammisero nelle grandi feste musicali, ne’ tornei, ne’ caroselli. Nè tra’ giullari e ministrieri che cantavano per le case de’ signori, tra’ buffoni che in qualunque modo, secondo Albertin Mussato, cantarono su’ teatri d’Italia, si vide mescolata cotal genia. […] Ma questo letterato parlandoci di eunuchi sostituiti alle cantatrici nel dramma riferito non mostra che gli spettatori se ne fossero maravigliati, scrive di essersi proposto quel cambio come novità.

32. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article »

E all’essere non pur sopportato, ma bene accolto dal pubblico, dovè certo contribuir non poco la diligenza ch’egli metteva nello studio delle singole parti, in cui aggiungeva, toglieva mai sillaba.

33. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 592-594

Ma Pasquariello (non so bene da chi inventato ; probabilmente da Salvator Rosa, e incarnato poi da Giuseppe Tortoriti) non è padre, vecchio, parte nobile di alcuna specie ; ma sempre servo : e caratteristica sua è più che la parola la mimica, apparendo prima ballerino da corda, come lo ritrasse il Callot insieme a Meo Squacquera, poi un de' più agili saltatori della Compagnia italiana di Parigi nella seconda metà del secolo xvii.

34. (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO III. Opera musicale Spagnuola e Italiana e Teatri materiali. » pp. 89-108

Di quelle del tempo di Filippo IV più non si favella anche. […] Egli però, ignorando, punti del dialogo più opportuni per le ariei sa valersene a rendere meno ristucchevole il recitativo, sa con questo interromperne la frequenza ed evitar la sazietà che si produce anche coll’ armonia quando è perenne. […] Ignoro il tempo in cui essi edificaronsi, l’autore del Viaggio di Spagna cel fa sapere. […] Io per altro volendo far la riferita descrizione, richiesi intorno all’ inezia di tali nomi gli eruditi amici Moratin, Ayala, Higueras, Robira, Morales &c., costoro più ne sapevano di quel che io dissi. […] Saben V: “che la disposizione data di unire i prodotti de’ due teatri non venne da’ nastri, da’ disordini derivati da due partiti”.

35. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO III. Spettacoli scenici in Inghilterra. » pp. 21-36

Sotto quel cielo non ancora abbastanza rischiarato la stessa lingua non era allora polita fissata, quando sulle scene comparve Guglielmo Shakespear. […] Egli racchiuse, come i Cinesi, in una rappresentazione di poche ore i fatti di trenta anni: introdusse nelle favole tragiche persone basse, prostitute, ubbriachi, calzolai, beccamorti, spiriti invisibili, un leone, un sorcio ed il chiaro della luna che favellano: egli non seppe astenersi dal miracoloso ed incredibile, separare dal tragico il comico, restando per ciò, non che lungi dal pareggiare Euripide, inferiore allo stesso Tespi. […] Ma questo merito tutto appartiene al teatro, senza ridicolezza si metterebbe in confronto colle orazioni dei Demosteni e de’ Tullj. […] Gli uomini e le donne civili parlano operano diversamente dalle genti del contado. […] Io ne ho voluto accennare soltanto quel che riguarda la drammatica, non curandomi di mettere al vaglio tante mal digerite opinioni spacciate sulla poesia italiana e francese, ove pesta non iscorgesi di gusto di giudizio, di quella precisione d’idee, di cui crede piamente potersi pregiare.

36. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 538

La natura non lo dotò di sciolta loquela, e il Bartoli ci racconta : Egli aveva un’arte di fare frettolosamente un ragionamento (non inteso da lui, dall’uditorio) promettendo assistenza al Padrone o ad altri ; e questo con parole spessissime, e vibrate con forza fra le labbra in sì fatto modo, che il popolo movevasi a fargli un grande applauso, battendo palma a palma, ond’ egli restava soddisfatto, e l’udienza godendo moveva a più potere le risa, benchè nulla avesse capito da tal discorso, che lo Sgarri chiamava battuta, forse per la battuta di mani, ch'egli ne riscuoteva.

37. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 448

Il modo di recitare del signor Bigottini non ha nulla che vedere con quello dell’attore ch’egli deve surrogare ; egli non ne ha la grazia, la finezza, la semplicità : tuttavia le sue metamorfosi sono ingegnose e variate ; e i suoi movimenti senza avere la flessibilità e la mollezza che caratterizzano ogni menomo gesto di Carlino, sono d’una esattezza e d’una rapidità singolari.

38. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Di Ferrara il dì 27 febraro 1618. » pp. 519-525

Ma quel che dà importanza e valore a questi dialoghi è l’idea ch’essi ci danno del recitar d’allora ; e forse di que’tali scartafacci o soggetti, ne’quali i comici serbavan le frasi di entrata e di uscita, i pensieri amorosi, le nuove arguzie, le nuove spiritosaggini, il patrimonio insomma dell’artista che dovea recitar la commedia all’improvviso ; poichè questi dialoghi del Bruni molto probabilmente eran incastrati volta per volta nelle varie commedie improvvise, le quali, a lungo andare, avevan poi nelle repliche la parola stereotipata per modo che si poteva col solo soccorso della memoria, trascriverle distesamente, senza toglier, aggiunger sillaba. […] È vero che anche ogni cestaruolo può toccar denari per soldato, ma non seguirà però che l’uno sia Commediante, l’altro Capitano. […] V. di obligarmi ad altri, di procurarmi ad altrui persuasione o mio capriccio compagnia, mi ha trattenuto che in niuna rivolta fattasi tra di noi, habbi aderito promesso, et hora che la volontà di V. […] r Flavio per parte sua m’imporrà, che mi governerò, non potendo interesse di odio o di benevolenza farmi bramare ricusare più uno che altro compagno, ambire a preminenze o negare obedienza. […] L’opera di Messer Domenico Bruni da Pistoja, ch’io posseggo stampata in Milano da Giovanni Antonio degli Antonij, e che non è men la prima edizione, ha la data del 1559 ; mentre il nostro Bruni nacque nel 1580, cioè ventun’anni dopo.

39. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO IV. Spettacoli scenici nella penisola di Spagna. » pp. 137-226

Son sicuro che egli non lesse mai l’una l’altro. […] Ci diede poi il Nasarre una notizia vera verisimile allorchè scrisse che esse si rappresentarono con indicibile applauso in Roma e in Napoli sotto Leone X. […] Ciò io ho potuto rilevare con fondamento, altro scrittore nazionale prima di me mi ha sugerito cosa più ragionevole questo che io ho indicato a. […] Ma da lui dal Vega si fece menzione del dotto toledano Giovanni Perez professore di rettorica ammirato da varii letterati Spagnuoli e dal nostro rinomato Andrea Navagero. […] Niuno le vide, vi è alcuno che affermi di esservi documento che avessero una volta esistito.

40. (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO III. Melodrammi. » pp. 254-292

Non ebbe esempio seguaci, ch’io sappia, il capriccio di quell’ Italiano del secolo scorso mentovato nella Drammaturgia, che con un solo personaggio condusse una favola intera di tre atti. […] Tali scene non si leggono nel Cinna, in altri drammi ch’io sappia. […] Cordara ec., il Vespasiano, il consigliere imperiale Calsabigi, l’Algarotti, il Franceschi, il Signorelli. […] Ma anche le seducenti bellezze di quella musica e di quella poesia, quelle apparenze incantatrici ma posticce, poterono supplire all’interesse ed al calore che produce la sola verità nell’opera istorica non guasta da’ musici e da’ ballerini. […] Ma se le grazie incantatrici di questa grand’arte ti lasciano in calma, se non hai delirio trasporto, se in ciò che dee rapirti, tu non trovi che del bello, osi tu domandare che cosa è Genio?

41. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » p. 993

Arturo Garzes non è forse mai stato, come artista, un brillante, un primo attor giovane nello stretto senso della parola ; ma nel più largo senso, un eccellente comico, buono di rappresentar l’una parte oggi, l’altra domani, con garbata semplicità.

42. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO III. Se ne’ secoli XIV., e XV. gl’Italiani ebbero Poesie Sceniche. » pp. 14-19

Compatirei il Lampillas, come straniero, del non aver lette le Opere del Mussato, la Raccolta degli Scrittori delle cose Italiche del dottissimo Muratori, nella quale si rapportano le di lui Tragedie, e di non aver contezza della Commedia ESISTENTE del Vergerio. […] Ma gl’instruiti sanno che il mio racconto è verace, e autenticato dalle prove, da’ passi degli Autori, e dagli Scritti stessi de’ riferiti Drammatici (che quì non si tratta di Drammi immaginarj come quelli del Vasco Dias, delle Mille Tragedie del Malara conservate nella Biblioteca della Luna); e i mal instruiti aveano bisogno di chi glielo dicesse. […] Nè il Nasarre, l’erudito Montiano, il Signor Sedano, molti altri vostri dotti compatrioti che tralascio, diedero mai mostre di saperli.

43. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 418-419

Come si vede, le due varie foggie di vestire del Capitano Spezzaferro non han che vedere colla terza prodotta da Maurizio Sand, la quale, per quante ricerche io abbia fatte, non mi fu dato trovare in nessuna antica incisione : mi fu dato rintracciar notizie de’ colori che il Sand assegna in modo assoluto alle sue figure. […] Questo attore, secondo i Parfait, scomparve dalla scena verso il 1680, poichè d’allora in poi lo Scenario di Biancolelli, il Teatro di Gherardi ha più la maschera di Spezzaferro ; erronea deduzione, poichè l’ Arlequin Lingère du Palais (vol. 

44. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1021-1022

Ma non sappiamo in qual compagnia fosse, se poi passasse in quella del Duca : sappiam solo che recitava le parti del Dottore.

45. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » p. 1037

Ma in ciò non concordano il Costetti, il Colomberti, che lo fan perire di fiero scompiglio di umori.

46. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO V. Tragedia Francese nel secolo XVIII. » pp. 75-133

Lo stile della Inès generalmente è migliore di quello del Romolo; ma essa non ha la versificazione, l’eleganza, la poesia, l’abbondanza, la grandezza, la delicatezza de’ sentimenti di Racine. […] Lontano dalla grandezza del primo non meno che dalla delicatezza ed eleganza armoniosa del secondo, egli non cade però nell’enfatico di quello, nell’elegiaco di questo. […] Non gli manca alle occorrenze il sublime del creator del teatro francese, la seducente tenerezza del di lui elegante competitore, il maschio vigore tragico dell’autor dell’Atreo, e del Radamisto. […] Voltaire non ha totalmente scansate le scene poco interessanti delle persone subalterne, i modi narrativi ne’ monologhi, come sono quelli di Narba e d’Ismenia nell’atto III, il parlar da parte usato nel calore del maggior pericolo, come fa lo stesso Narba ed altri ancora. […] Rapportiamci dunque sugli altri di lui difetti piccioli pochi come poeta a ciò che ne dissero i Francesi stessi, e diamo qualche sguardo a’ di lui maligni errori come storico.

47. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 36-38

Ma quei successi rumorosi che avevano stabilita la fama dell’autore non dovevano potevano essere di troppa durata, poichè letterariamente le sue commedie valevan poco o punto…. […] Rappresentava nella Compagnia di Angelo Beolco detto il Ruzzante (prima metà del secolo xvi) le parti di Menato, contadino arguto, francone, che snocciola parolaccie come gli vengon dal cuore, senza metterci su sale pepe.

48. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO VII [IV]. Teatro Lirico: Opera Comica: Vaudeville. » pp. 192-230

Egli non seppe osservare che le arlecchinate e pulcinellate italiane si hanno in conto di prette buffonerie ancor dalle contadine e fantesche, vi è pericolo che possano dentro le Alpi alimentar l’ignoranza. […] Romilly a) non si ha idea di un colorito più fresco, di un tono più acconcio di semplicità campestre. […] Verso gli ultimi tempi del precedente secolo e nel formarsi la Repubblica Francese e nel suo cangiamento in un vasto Impero, non sono mancati, componimenti eroici e piacevoli musiche fatighe, rappresentatori, ballerini. […] La giovialità e leggerezza francese produsse simil genere che non è commedia tragedia opera parodia, ma che di tali generi partecipa ad un bisogno, dando luogo alla satira ed alla piacevolezza e alla buffoneria per eccitare il riso. […] È però vero che in Ispagna, in Italia gli spettatori si frammischiano con gli attori sulla stessa scena, come avviene in Francia, lasciando appena dieci passi liberi alle rappresentazioni.

49. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « LETTERA » pp. 3-14

Di ogni suo temuto raziocinio ho fatto caso, enunciandolo distintamente, a costo tal volta di rendermi sazievole; e se per avventura alcuno me ne fosse fuggito, non ho certamente peccato per volontà, per meschino artificio ad oggetto di scansarne la forza. […] Per me stimo, che questa nostra innamorata si abbigli sempre ad una foggia, sempre alberghi in un luogo. […] Detta a lei l’amore di fare de’ sogni piacevoli: a me di dar risalto a’ veri suoi pregi, i quali pochi sono, volgari, come mostrerò nell’ultimo Articolo del mio Discorso. […] Due secoli e mezzo sono trascorsi dalla morte di Garcilasso de la Vega alla pubblicazione dell’ultimo Volume del Saggio, Spagnuolo veruno si è avvisato di denominare le di lui Poesie altramente di quello che l’Autore le lasciò intitolate manoscritte; ed in cento Edizioni non mai le di lui Ecloghe si chiamarono altro che Ecloghe.

50. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO VI. Tragici Spagnuoli, secondo il Signor Lampillas, negletti, o censurati a torto dal Signorelli. » pp. 43-68

Egli esagerò per tal modo che le Mille non resteranno neppure cinquecento, neppure trecento, neppure cento, cinquanta, dieci, due. […] Quindi è che se io dovessi dire, quante sieno le azioni principali, affermerei esser tre, non contando le subalterne: cioè 1. la Morte d’Isabella e Muley per l’amor lascivo del Tiranno colorita col pretesto della Religione; 2. la Morte del Tiranno derivata dalle sue crudeltà e dall’avere ucciso l’amato della Sorella; e 3. la Morte di Adulze avvenuta per eroismo, non volendo egli mancare all’amistà, ed alla gratitudine dovuta al Re, alla promessa da lui fatta all’amata. […] Censuri adunque l’Apologista quello che io dico, ma non si curi d’interpretare senza fondamento bisogno quello che io non rivelo. […] Io non rapporto ora gli altri assurdi, la falsità e inuguaglianza di varj caratteri. […] Saverio, che il Signorelli non si allontana da’ sentimenti de’ Critici Spagnuoli nel giudicare de’ supraccennati Drammatici, e non legge alla sfuggita, sopprime i fatti, abbisogna di far dire a’ Giraldi quello che non dissero mai.

51. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 765-771

Quel bagagliume non la riguarda ; lei sente che il momento umano, della situazione e del carattere, non deve essere alterato da impeti vanitosi che non hanno la ragione il sentimento dell’arte ; lei sente che i prontuari, le tradizioni, le pratiche di quel mondo artificiale non hanno il potente alito di vita della creatura fatta ad imagine e similitudine ; lei sente che l’applauso del pubblico, dal mormorio di approvazione al grido entusiastico, deve prorompere spontaneo, non deve essere strappato con le tenaglie arroventate del mestiere ; e per quanto non abbia dato finora delle interpretazioni complete, nel tono generale della recitazione della Tina Di Lorenzo si vede questo che è la pura bellezza dell’arte della scena ; vivere una creatura, non fare una parte con tutti gli annessi e connessi del macchinario, e si scorge nella dizione, dalla piana a quella che si eleva nel vario erompere di una passione, nel vario avvicendarsi di una situazione ; e si scorge nel modo di concludere la frase, senza finali di maniera ; e si scorge nello sprezzo, costante, tenace, di quelle note stridenti, le quali anche a volte, rarissime, innocenti, riuscirebbero all’effetto dell’applauso plateale …… Dal terzo articolo : « quello che non c’è. […] Quella giovanezza non merita conforto, consiglio ; è nulla, un fuoco fatuo, visto e sparito. Chi se ne occupa è uno sciagurato : non ha il criterio, il sentimento dell’arte…… E finalmente ci sono coloro che hanno detto semplicemente e sinceramente così : La Tina Di Lorenzo ha le doti naturali, ma non ha l’arte ; farà la gran conquista quando ai mezzi che la provvidenza le ha elargito avrà aggiunto la formazione dell’intelletto d’arte, che è studio tenace, serietà di proposito, fermezza di volere. […] E intanto, non gl’inni trionfali i picconi demolitori, ma la sincerità e la tenerezza dell’interesse, del conforto, del consiglio.

52. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 560-561

Accanto alle commedie del Goldoni e del Nota figuravan sempre come contrapposto i drammi lacrimosi del Federici quando non erano l’Incendio di Troja e la Navigazione di Enea del Chiari, o La Grotta del Misfatto del Signori, o La Vendetta d’Apollo c Diana dell’Avelloni, per dir de’ meno peggio : anche mi par bene stabilito se il pubblico più volentieri accorresse a veder questi che a sentir quelle. […] L’Otello era dell’attore Luigi Bellotti, e il n. 7 del Giornale delli Teatri Comici delle città principali d’Italia, dice che poteva passare nel genere degli spettacoli, ma che non conveniva esaminarlo, farne commenti.

53. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 129

Tornato a Napoli vi morì, non ancora compiuto il suo settantesimo anno, lasciando la moglie Enrichetta, mediocre seconda donna e madre, poi caratteristica, e due figliuole, una delle quali, la Claudia, che sostenne per alcun tempo il ruolo di prima donna, ma con poca fortuna, a cagione specialmente del fisico bello, simpatico….

54. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 314-315

Il Richiedei ne'suoi Fiati d’Euterpe (Venezia, Sarzina, 1635) ha in lode di lei, rappresentante Arlanda condotta in trionfo da Papiro, questo SONETTO Spiega sul gran Teatro i suoi martiri questa del mio martir ministra atroce, spira accento pur, forma voce che amor non formi, e crudeltà non spiri.

55. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 265

. ; ma non le mancarono certo applausi di pubblico, encomii di giornale.

56. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 498

La versatilità delle sue illustrazioni drammatiche le attiravano la stima di Gustavo Modena che la teneva in grande considerazione ; ed infatti, nessuna attrice, prima dopo di lei, interpretò con maggior giustezza d’espressione e di verità i differenti personaggi di Sofia nei Due Sergenti, della qual parte faceva una vera creazione, della moglie di Jacquart nel Jacquart, di Cate nella Putta onorata di Goldoni, di Numitoria nella Virginia di Alfieri, e finalmente della Marchesa di Savné nella Calunnia di Scribe.

57. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO IV. Spettacoli scenici nella penisola di Spagna. » pp. 37-96

Nè anche dopo di me si è intrapresa tale istoria in Ispagna altrove; e l’istesso chiar. […] Ci diede poi il Nasarre una notizia vera verisimile, allorchè scrisse che esse si rappresentarono con indicibile applauso in Roma e in Napoli sotto Leone X. […] Una commedia Spagnuola rappresentata in Italia avrebbe avuto qualche cosa di particolare da spingere gli eruditi di quel tempo a farne menzione; pur niuno ne fe motto in Italia nelle Spagne prima del Nasarre morto da pochi anni. […] Ma da lui dal Vega si fece menzione del dotto Toledano Giovanni Perez professore di rettorica ammirato da varii letterati Spagnuoli e dal nostro rinomato Andrea Navagero. […] Niuno le vide, vi è alcuno che affermi di esservi documento che avessero una volta esistito.

58. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO II. Ritorno delle rappresentazioni teatrali dopo nate le lingue moderne. » pp. 80-124

L’orrore e la desolazione che alla venuta de’ barbari settentrionali si distese per le provincie del Romano Impero, le sole furono le più fatali conseguenze di quel rapido incendio di guerra che le sconvolse. […] Basti alla moderna Italia il pregio singolare, non efimero, non equivoco, non mendicato con sofismi, reticenze ed artificii Lampigliani, con invettive e declamazioni di omiciattoli sedicenti filosofi, con villanie e tagliacantonate, ma certo, veduto e confessato da classici scrittori transalpini, cioè quello di avere insegnato alle nazioni ad esser libere. […] Veramente noi che reputiamo drammatiche, ed espresse con parole quest’ultime, non possiamo recarne squarcio che il dimostri testimonio sincrono che espressamente l’affermi. […] Lampillas, che non basta un poco di talento contenzioso misto ad un cieco patriotismo, il millantarsi di esser filosofo e critico di gusto, il declamare in ogni incontro, per entrare a parlar di cose che non si sono studiate bene punto poco. […] Argomento sarebbe questo degno solo di certi ragionatori di ultima moda, i quali spregiano l’erudizione di cui scarseggiano, empiono le loro carte stampate di sofismi, e si fanno schernire come semieruditi e semifilosofi, cioè a dire eruditi filosofi.

59. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XIII. » pp. 182-206

Il Poeta (soggiugne) non creda di occupar felicemente il trono della gloria col solo Popolo, senza il Popolo”. […] Ma i Pugili, i Gladiatori, i Ballerini da corda, le Città dipinte, e le ricchezze de’ nemici portate in trionfo, le corse de’ Cavalli, e delle carrette, l’O so, il Camelo pardale, l’Elefante bianco, furono mai, Sig. […] Fu seguito dal Chiari, che sebbene non in tutto il secondò, pure produsse almeno intorno a sessanta Commedie, che se mancano al quanto per ciò, che concerne il gusto, non sono però sregolate, mostruose. […] Tutto questo, non so perchè (certamente per qualche motivo apologetico), è dispiaciuto all’Apologista, il quale anche so con qual connessione d’idee vi si oppone con dire: “Non è possibile, che in quella Corte l’amore fosse tutto Platonico”. […] Basta dunque, perchè si sostenga l’osservazione del Signorelli, che l’amore delicato, passione inusitata sulle scene Greche, potè avere in Francia buono accoglimento per le disposizioni degli animi ad ascoltarlo; perciò vi era bisogno, che fosse ugualmente purificato in quella Corte.

60. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO V. Teatro Tragico Francese nel XVII secolo. » pp. 166-211

Non fu questa la prima di Cornelio, perchè la Medea l’avea preceduta, del moderno teatro, come affermò l’esgesuita Andres a, perchè la Sofonisba fu la prima in Francia nel decimosettimo secolo, come pure era stato un secolo prima in Italia. […] Confessiamo non pertanto che tragico timore compassione desta il pericolo del protagonista Cinna, che è un traditore senza scusa, che al proprio dovere verso un sovrano e un benefattore contrappone la sola propria compiacenza per una donna. […] Quinault non fu letteratoa, non sapeva la storia, non aveva studiato il genio i costumi delle nazioni; non ebbe altra scorta che il proprio ingegno e l’immaginazione. […] Si crede che appartenga al secolo XVII parimente la Morte di Solone, di cui s’ignora l’autore, non mentovata dagli scrittori drammatici di quel tempo, e non rappresentata mai in francese in italiano. […] A un tratto poi nel IV si enuncia la morte di Pisistrato, di cui non cercano di accertarsi gli amici i nemici, così che poco dopo Solone avvisa che Pisistrato combatte ancora, e la libertà soccombe ; anzi Pisistrato stesso viene fuori, altro male non avendo che un braccio ferito.

61. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO V. La Drammatica nel secolo XV fa ulteriori progressi in Italia. » pp. 148-185

È un componimento languido e difettoso, la condotta, lo stile invita a desiderarsene l’impressione; ma pure è tragedia, ed ha il pregio di essere una delle prime di argomento tratto della storia moderna nazionale. […] Aggiungasi che dicendo Sulpizio di aver dopo molti secoli fatta rappresentare in Roma una tragedia, ci fa retrocedere col pensiero almeno sino a’ Latini, possiamo altrimenti concepir la tragedia di cui fa motto, se non come quella degli antichi. […] Ripeto quì dunque che le ariette del Notturno interruppero il recitativo del dramma, ciò fecero ne’ soli cori, ma nel corso dell’atto; ed aggiungo che ciò accadde verso la fine del XV, cioè a dire un secolo e mezzo prima del Cicognini. […] Vuolsi però avvertire, che noi ne parliamo soltanto come una festa stupenda, e non già come componimento drammatico, come una specie di opera in musica. Nè questa la mentovata farsa per la presa di Granata del Sannazzaro, le feste di Versaillesdate da Luigi XIV nel 1654, le feste e mascherate degli Arabi in tante occasioni, qualsivoglia altro simile spettacolo festivo, in cui si profondono molte ricchezze facendo uso del ballo, delle decorazioni, della musica e della poesia, compongono quel tutto ed uno che portò più tardi il nome di Opera.

62. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO V. Sulle due Sofonisbe Italiane, e su due Traduzioni dal Greco di Fernan Perez de Oliva. » pp. 26-42

Quì però anche si tratta di perfezione, ma di anteriorità nel genere; or questa come può negarsi alla Tragedia del Carretto, perchè la divise in molti Atti, ed incorse in qualche irregolarità? […] Lascio anche il Quadrio, che talvolta esagera, ma che anche nega afferma, che fosse Tragedia. […] Questo prima del 1533. è ben diverso dal 1516. affermato positivamente dal Signor Lampillas; poi a verun patto dice il Montiano che si componessero in Italia. […] Non vi è altro di certo se non che s’ignora, del pari della nascita, il tempo e il luogo, in cui il Perez compose le sue Tragedie, e che restarono sconosciute a tutto il Mondo; s’impressero, mai si rappresentarono, e giacquero sepolte per più di mezzo secolo. […] In Francia sarebbe certamente fischiata una Tragedia Grande in prosa, fosse anche dettata dall’elegantissimo Racine, o da un Voltaire; è di questo luogo addurne le ragioni.

63. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 561-564

Rimase con la Internari due anni ancora, poi passò il '33-'34 nella società Domeniconi e Pelzet, pella quale fu pubblicato a Pistoja un opuscolo di versi, tra cui scelgo il seguente SONETTO al merito singolare del caratterista Signor LUIGI TADDEI Or che nube di duol par che si stenda di giovinezza sul celeste fiore, più il sorriso d’innocente amore più lieta l’avvivi altra vicenda ; bello di gloria e amor dritto è che splenda il raro ingegno che fa scorrer l’ore inavvedute e care anche al dolore con semplice e gentile arte stupenda. […] Allorquando appariva in teatro col cappello calato sugli occhi, pur gl’intimi ardivano accostarglisi.

64. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO IX. Pregiudizj dell’Autore della Storia de’ Teatri, rilevati dall’Apologista. » pp. 95-111

Feci altrettanto del Teatro Spagnuolo, perchè per la superiorità del Francese, il vidi passato di moda, e giudicai, che i nostri, a’ quali era divenuto indifferente, i nazionali, che l’aveano sotto gli occhi, vi avrebbero preso interesse, tanto più che sapeano che i migliori loro Letterati sospiravano per una riforma. […] Siccome non si schiva il frequentare la Casa dell’Orazione per l’abuso fattone talvolta da chi vi amoreggia con cenni, sorrisi, e parolette; si bandisce il ferro, perchè con esso si versa il sangue umano; dobbiamo fisicamente cavarci gli occhi, perchè per essi può entrar la morte: così pensava il Signorelli non doversi trascurare lo studio di un eccellente modello dell’arte, quando anche alcuna cosa vi si dicesse con qualche libertà. […] Voi, Signor mio, par che me gli cacciate sotto il naso, e pur Voi non sapete quali siano, dove siano, se mai siano stati, e così mi lasciate più digiuno di Tantalo. […] Ma ben ricevute furono eziandio quelle di Lope, e ciò prova solo il plauso tributato dallo stesso volgo alle une e alle altre, non già la perfezione, della quale Voi altri potrà mai esser giudice, poichè non esistono. […] Ma che egli potesse asserire altrettanto di quelle del Secco, del Pino, del Contile, del Bentivoglio, dell’Oddi, del suo amico Annibal Caro, e di un gran numero di Toscani, se non si curarono delle ciance della sua Dedicatoria, di smentirlo i contemporanei, lo smentiranno senza esitare i Posteri co i fatti alla mano, colle evidenze, colle ragioni sode, e non con istrepitose declamazioni, e con vane stiracchiate congetture.

65. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO V. Continuazione del teatro Latino. » pp. 222-242

Terenzio neppure di tal gregge fece uso; ond’è che anche da ciò potè derivare il farfallone di certo Francese, il quale, come narra Madama Dacier, lodava i cori delle commedie di Terenzio (Nota XVII). […] I mimi prodotti da tali scrittori erano ingegnosi, morali e piacevoli, si scostavano moltissimo dalla commedia. […] Ma gli errori di tal Francese su i pantomimi ed altre cose teatrali e non, teatrali non sono piccioli pochi. […] XVIII, c. 29) per ordine della Sibilla; prima dell’anno 580 essi divennero annuali per un editto pubblicato nel consolato di Lena e di Postumio. […] A poco a poco la libertà e la lascivia di tali giuochi arrivò agli eccessi narrati, in essi si sofferse veruna rappresentazione seria tragica comica: Scena levis decet hanc; non est, mihi credite, non est   Ista cothurnatas inter habenda deas.

66. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « A CHI AMA la poesia rappresentativa » pp. -

Gli animali poco al l’apparenza importanti, i polipi marini, le vipere, le tarantole, le api, gl’insetti, le farfalle, occuparono sovento ingegni sublimi; men degni sono de’ più distinti encomii i Redi, i Valisnieri, i Serai, i Buffon, i Rai, i Grew, i Levenoeck, i Reaumur, i Goedart, i Templey, i Bonnet, allorchè spaziano per l’ampiezza del l’universo, che quando minutamente indagano la storia particolare di esseri picciolissimi e talora co’ microscopii stessi appena percettibili. […] E se la geometria, più che per le utili verità che insegna, si rende commedabile per l’attitudine che somministra agl’ingegni tutti per bene e coerentemente ragionare, essa e tutte le scienze esatte contribuiranno sempre colla loro giustezza a formare grandi legislatori morali e politici tanto per ciò che l’una società debbe all’altra, quanto per quello che debbonsi mutuamente gl’individui di ciascuna: ma esse non saranno mai più pregevoli più necessarie a conoscersi delle leggi che immediatamente gli uomini governano. […] Ma il mal costume invecchiato anche, al dir di Orazio, colla forca giugne a sterminarsi; ed ossserviamo che da per tutto quasi sempre i costumi col tempo sogliono diventar leggi, e ben di rado le leggi si convertono in costumi. […] Adunque senza tener conto veruno della rigidezza affettata di alcuni sedicenti coltivatori de’ severi studii, i quali sdegnano tutto ciò che non è algebra, delle meschine rimostranze di qualche bonzo o fachiro, delle insolenze di alcuni immaginarii ministri di non so qual filosofia arcana, e molto meno apprezzando le ciance insidiose smaltite fra i bicchieri delle tavole grandi da certi ridevoli pedantacci che ostentano per unico lor vanto l’essersi procacciati varii diplomi accademici, noi avremo sempre in pregio così amena filosofia in azione, di cui gli additati impostori ignorano il valore e la prestanza. […] Dirò ancora con certa pena che gliel mostrò pure uno straniero, quando gli rimproverò l’aver confuso Errico il Valetudinario di Castiglia con Errico terzo di Portogallo, e di non aver letto Tostado i Teologi che l’aveano citato.

67. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 958-966

I quali se non sono un chiaro esempio di poesia, traggon valore dalla notizia che ci danno dell’opera artistica del Gabbrielli, che evidentemente non si arrestava alla maestria varia del musicista, alle buffonate della maschera, ma sapeva anche spaziar degnamente nel campo della tragedia. […] È ben vero che l’innamorato non sono ne Cintio, ne il morto Aurelio, ma troverebbe bene dei giovani studiosi, quali in Fiorenza dove è la scuola della lingua Toscana sono stati sommamente graditi, con speranza ch’habbino da riuscire mercè el studio al paro di qualunque altro metti il piede sopra la scena, e quel che importa senza prettensione, giunta alcuna. […] Per quante ricerche fatte non mi fu possibile identificare Olivetta, Citrullo, Aurelio. […] Francesco Bartoli fa cader la sua morte intorno il 1654, ma non sapremmo di essa precisare la date, il luogo.

68. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1019-1020

Elle veniva in linea diretta da quella splendida pleiade di artisti che ora non son molti anni lasciò credere un momento avverata la superba speranza di giorni di gloria per il teatro italiano, e della quale solo pochi superstiti dispersi, affannosamente cercanti uno dopo l’altro meno ingrato cielo, restano ad attestare che la speranza non era temeraria vana.

69. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 745-749

Io mi batto fuor nell’atto fino all’otto ; mi ci metto come un matto vo in letto finchè a lutto non fai motto ; tu mi batti, io ti ribatto, e in baratto di tua botta, io ti butto giù in un botto ; se sei dotto, io sono addatto ; niuno editto altro detto che sia indotto non adotto. […] A ogni modo è certo che lo schizzo del Cannelli fatto dal vero dal De Goncourt, le intestature delle rappresentazioni alla Piazza Vecchia, stenterello il grande Amato Ricci (V.), lo stesso ritratto autentico di Luigi Del Buono, che l’Jarro pubblicherà quanto prima ci dànno un abbigliamento simile a questo.

70. (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO IV. Stato presente degli spettacoli teatrali. » pp. 293-299

Il nostro secolo filosofico e calcolatore non permette che s’ignorino in verun angolo dell’Europa le principali regole del verisimile, che si sprezzino se non dagli stolti. […] La satira sotto quel cielo non rispetta particolari, ministri, governo, e porta spesso il suo fiele sulle scene.

71. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1024-1026

È facile comprendere come il Giovan Maria e compagni si limitassero a’salti, al recitar commedie ; ma l’una e l’altra cosa legassero assieme, in modo da farne una sola…. […] Troncata così colla esistenza in Corte di Massimo Trojano, la esistenza della buona commedia dell’arte, e omai non potendo sapendo più la Corte rinunciarvi, si ricorse ipso facto a’ comici mercenarj ; e data da questo punto la sfilata numerosa e non mai interrotta degli artisti italiani, che a coppia a coppia, per solito (un Magnifico, o Pantalone, e uno Zanni, ossia : un padrone e un servo), si recarono a quella Corte per rallegrare co’ dialoghi, colle canzoncine, cogl’istrumenti, colle capriole, quegli alti personaggi che ne andavan per la gran gioia in visibilio.

72. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 670-674

Le signore, senza le quali tutto langue, contente di piacere nel lor linguaggio naturale, parlano il nostro, lo intendono : come ci amerebbero esse ? […] Quanto alle nostre commedie, io non ho troppo da invidiare la felicità de' nostri predecessori, che vi han pure attratto e divertito con le scene stesse, che oggi vi tediano, e di cui non potete meno sopportar la lettura.

73. (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO PRIMO. Ritorno delle rappresentazioni teatrali dopo nate le lingue moderne. » pp. 2-31

L’Orrore e la desolazione che alla venuta de’ barbari settentrionali si distese per le provincie del Romano impero, le sole furono le più fatali conseguenze di quel rapido incendio di guerra che le sconvolse. […] Pure anche vi si trovano poesie teatrali. […] Veramente noi che reputiamo drammatiche ed espresse con parole quest’ultime, non possiamo recarne squarcio che il dimostri, testimonio sincrono che espressamente l’ affermi. […] Lampillas, che non basta un poco di talento contenzioso misto ad un cieco patriotismo, il millantarsi di esser filosofo e critico di gusto, il declamare in ogni incontro, per entrare a parlar di cose che non si sono antecedentemente studiate bene. […] Argomento sarebbe questo degno solo di certi ragionatori di ultima moda, i quali spregiano l’erudizione di cui scarseggiano, empiono i lor volumi di sofismi, e si fanno schernire come semieruditi e semifilosofi, cioè a dire eruditi filosofi.

74. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « A CHI AMA LA POESIA RAPPRESENTATIVA. » pp. -

Gli animali poco all’apparenza importanti, i polipi marini, le vipere, le tarantole, le api, gl’ insetti, le farfalle, occuparono sovente ingegni sublimi, men degni sono de’ più distinti encomj i Rai, i Grew, i Levenoek, i Reamur, i Goedart, i Templey, i Bonnet, i Redi, i Valisnieri, i Serai, i Buffon, allorchè spaziano per l’ampiezza dell’universo, che quando minutamente indagano la storia particolare di esseri picciolissimi e talora co’ microscopii stessi appena percettibili. […] E se la geometria, più che per le utili verità che insegna, si rende commendabile per l’attitudine che somministra agl’ ingegni tutti per bene e coerentemente ragionare, essa e tutte le scienze esatte contribuiranno sempre colla loro giustezza a formare i gran legislatori morali e politici tanto per ciò che l’una società debbe all’altra, quanto per quello che debbonsi mutuamente gl’ individui di ciascuna: ma esse non saranno mai più pregevoli più necessarie a conoscersi delle leggi che immediatamente gli uomini governano. […] Ma il mal costume invecchiato anche, al dir di Orazio, colla forca giugne a sterminarsi; ed osserviamo che da per tutto quasi sempre i costumi col tempo sogliono diventar leggi, e ben di rado le leggi si convertono in costumi. […] Adunque senza tener conto veruno della rigidezza affettata di alcuni sedicenti coltivatori de’ severi studii, i quali sdegnano tutto ciò che non è algebra, delle meschine rimostranze di qualche bonzo o fakir, delle insolenze di alcuni immaginarj ministri di non so qual filosofia arcana, e molto meno apprezzando le ciancie insidiose smaltite fra i bicchieri delle gran tavole da certi ridevoli pedanti che ostentano per unico lor vanto l’ essersi procacciati varii diplomi accademici, noi avremo sempre in pregio così amena filosofia in azione, di cui gli additati impostori ignorano il valore e la prestanza. […] Dirò ancora con pena che gliel mostrò pure uno straniero quando gli rimproverò l’aver confuso Errico il Valetudinario di Castiglia con Errico III di Portogallo, e di non aver letto il Tostado, i teologi che l’aveano citato.

75. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 185-186

Dal che appare evidente che le due Compagnie alternavano le loro rappresentazioni…. di prosa soltanto, ma anche di giuochi acrobatici, o di piccoli balli (en considération des commedies et saults qu’ils font journellement devant Sa Majesté. […] Fra le grandi feste, la rappresentazione di comici italiani non poteva doveva mancare ; ma, morta Giovanna d’Albret, la madre dello sposo, si dovette rimandar la cerimonia.

76. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 499-500

Accanto a queste vocali strascicate, altre ne proferiva scivolate, guizzate, salterellate…. questo accadeva per la volata incettatrice di applauso, come, ad esempio, nella Orfanella di Lowood, se ben ricordo, in cui colla frase « ed anche i cani delle reggïe muteee van rispetttati (alzata massima di tono, con immediato ruzzolamento delle parole che seguono) perchè portano sul collare una corona reale, » strappava i più calorosi applausi ; ma per le scene piane, nelle quali poi il difetto era più palese. […] Giammai mi accadde, più mai forse mi accadrà, di sentire il Brindisi di Girella del Giusti, più semplicemente e finamente detto, e più profondamente sviscerato, che da Michele Bozzo.

77. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 568-569

Ad afforzar le sue idee, cita spesso e volentieri le parole della Clairon che non conosceva regole, convenzioni che potessero inspirare tutte quelle diverse sensazioni e gradazioni di spirito e di sensibilità, che sono necessarie per formare un grand’artista comico.

78. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » p. 1023

te in Mantova, ricevere impegni di recita in qualsiasi Teatro, ma solo restare alla sola ed autorevole disposit. […] ma protettione, correndo però l’obligo, si ad essa che alla madre, non ricevere servitio di qualsisia Pupe anco loro naturale, andar à recitare positivam.

79. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XIV. Commedia Nuova. » pp. 151-170

Or perchè eccitato una volta in qualunque guisa lo spirito filosofico, rinasce l’ordine e tutto rientra nella propria classe; il gabinetto allora si separò dal teatro, più si agitarono quistioni politiche in uno spettacolo di puro divertimento. […] Ciascuno da se può discernere che queste idee della nuova commedia Greca passate da’ Latini a noi, in forza di governo e di costumi furono ed esser doveano posteriori alla commedia di Aristofane; e se tanti critici pedanti condannano i poeti comici allegorici chiamandoli marrani, maremmani, auzini, e notandone gli artificii come sconcezze; ciò avviene perchè non seppero nelle loro fantastiche Poetiche giammai distinguere tempi, generi e costituzioni, seguire con ordine la marcia, per così dire, dell’umano ingegno e delle diverse società civili nel loro nascere e progredire. […] Insiste sempre codesto traduttor de’ Salmi e autore de’ Paradossi e di Giobbe Giurisconsulto nel mettere ( so per qual capriccio) per oggetto principale de’ drammi Greci il ballo; e noi sempre attenendoci alla storia lo considereremo come accessorio al pari delle decorazioni. […] In secondo luogo quel patto apposto di scegliersi argomenti finti dà ad intendere che nelle commedie di Aristofane gli argomenti fossero veri, la qual cosa, a non allucinarsi, anche è vera, perchè in esse veri e vivi e noti erano i personaggi introdotti per satireggiarli, ma le azioni, ma gli argomenti erano finti tutti, fantastici, capricciosi e bizzarri oltre misura. […] Bello è lavorare per illustrare l’alta antichità, ma sudare per imbrogliarla sempre più non è lodevole utile onesta cosa.

80. (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO IV. La drammatica nel secolo XV fa ulteriori progressi in Italia. » pp. 47-73

E’ un componimento languido e difettoso; la condotta, lo stile invita a desiderarsene l’impressione; ma pure è tragedia, ed ha il pregio di essere una delle prime di argomento tratto dalla storia moderna nazionale. […] Aggiungasi che dicendo Sulpizio di aver dopo molti secoli fatta rappresentare in Roma una tragedia, ci fa retrocedere col pensiere almeno sino a’ Latini, possiamo concepir altrimenti la tragedia di cui fa motto, se non come quella degli antichi. […] Si vuol però avvertire che noi ne parliamo soltanto come una festa stupenda, e non già come componimento drammatico, come una specie di opera in musica. Nè questa, la mentovata farsa per la presa di Granata del Sannazzaro, le feste di Versailles date da Luigi XIV nel 1664, le feste e mascherate degli Arabi in tante occasioni, qualsivoglia altro simile spettacolo festivo, in cui si profondono molte ricchezze facendo uso del ballo, delle decorazioni, della musica e della poesia, compongono quel tutto ed uno che portò più tardi il nome di opera. […] Ma io che penso di avere una coscienza un po’ più delicata di cotesto gazzettiere, torno quì a ripetere che le ariette del Notturno interruppero il dramma, ciò fecero ne’ cori, ma nel corso dell’atto; ed aggiungo che ciò accadde verso la fine del XV, cioè a dire un secolo e mezzo prima del Cicognini.

81. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO I. Su i Teatri Spagnuoli sotto i Romani. » pp. 2-8

Io per verità fui più diligente del Velazquez, mentovando almeno il Teatro Saguntino, e più il sono nella preparata nuova edizione della Storia de’ Teatri in tre Volumi, nominandovi ancora il Teatro di Merida, accompagnato dalle necessarie citazioni, e quello estemporaneo eretto da Cornelio Balbo in Cadice, sendo Pretore, di cui anche il Lampillas si è ricordato. Avrei parimente accennate le rovine teatrali di Clunia e di Castulo, che si mentovano nel Saggio; ma confesso non averne avuto contezza, poi l’Apologista cita veruno scrittore per quello di Clunia. […] Antonio Ponz1: “Alla lettera del Martì non unisco la stampa del Teatro come difettosa, non essendo pianta alzato, ma un ammasso di cose nel modo che se la figurò chi non era Professore; ed in suo luogo può sostituirsi una pianta del Teatro di Marcello molto simile a questo di Morviedro.”

82. (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO V. La Drammatica oltre le alpi nel XV secolo non eccede le Farse e i Misteri. » pp. 74-84

Tutti questi spettacoli francesi di questo secolo erano scuole di superstizione, d’indecenza e di rozzezza 69, colà pensavasi ancora che nella drammatica eranvi modelli antichi da imitar con profitto70. […] Per dar giusta ed istorica idea dello stato della drammatica del XV secolo in Ispagna, ho voluto rileggere con somma pazienza quanto ne scrissero di passaggio o di proposito i critici e gli storici della nazione: ho voluto pormi di bel nuovo sotto gli occhi il prologo di Miguèl Cervantes, la dissertazione del bibliotecario Nasarre, i discorsi del Montiano, e del mio amico Moratin, il tomo VI del Parnaso Español del Sedano: non ho voluto trascurar di rivedere gl’ infedeli sofistici saggi apologetici del Lampillas, le maligne rodomontate e cannonate senza palla di Garcia de la Huerta, i rapidi quadri d’ ogni letteratura del Signor Andres. […] In attendendo non attribuisca a’ pregiudizj Italiani ciò che quì si è narrato, se ne offenda qualche appassionato straniero.

83. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 940

Andò egli con due suoi Compagni, ma non incontrò molto applauso, dappoichè i Francesi non intendendo la frase Napolitana, le scempiezze del Pulcinella, ch’è parte goffa, altro diletto non aveano, se non quel che nascea dagli atteggiamenti ridicoli di Michelagnolo ; e per altro, egli non era grazioso, se non allora quando faceva scena co’suoi Compagni Napolitani, poichè i Comici Francesi non si adattavano al nostro modo di rappresentare all’Improviso, capivano la di lui intenzione, onde egli penava a muovere le risate.

84. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 418

Non sapeva camminare, dove tener le mani, fare un gesto a dovere.

85. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO III. Continuazione del teatro Italiano. Commedie: Opera in musica: Attori accademici ed istrioni e rappresentazioni regie: teatri materiali. » pp. 144-195

Non ci fermeremo su di quelle che l’ editore della di lui Penelope Pompeo Barbarito nel 1591 promise di produrre, sulle favole notate a sogetto, tralle quali lasciò lunga fama la celebre sua Notte 72, onde solea ricrear la città di Napoli nel tempo stesso che colle opere scientifiche la rendeva dotta. […] In Firenze si rappresentò ancora alla presenza di Cosimo II sotto il nome di vegghia l’altro suo dramma intitolato Amore sbandito pubblicato in Genova nel 1622; ma si vuole avvertire che il tanto decantato Chiabrera non si decantò mai in Italia pel Rapimento di Cefalo per tal vegghia. […] Ne’ tempi mezzani anche in Europa si ammisero nelle gran feste musicali, ne’ tornei, ne’ caroselli. […] Si nota solo dagl’ intelligenti che i teologi moralisti del XVI secolo non muovono la questione, se lecito sia il castrare per fare un musico; pare che ciò prendesse ad investigarsi prima del secolo XVII. […] Laonde non ci tratterremo su tanti altri melodrammatici rammentati dal Mazzucchelli, dal Crescimbeni e dal Quadrio, sull’Achille in Sciro del marchese Ippolito Ferrarese rappresentato in Venezia nel 1663, sull’Attilio Regolo del Veneziano Matteo Noris impresso nel 1693 in Firenze, i quali illustri nomi attendevano un ingegno assai più sublime per trionfar sulle scene musicali.

86. (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE II — LIBRO X ed ultimo » pp. 161-344

Non comparisce prode, magnanimo, ambizioso con certa decenza e nobiltà, ma soltanto avido usurpatore infingevole con bassezza, che scende alla viltà delle insidie. […] A me no, non fosti, sei padre .... […] A me no, non fosti, sei padre .... […] Non è tragedia, commedia, e porta il nuovo titolo di fisedia, cioè canto della natura ristretta agli uomini. […] Celebrate le nozze, Athelwold lasciò la sposa in provincia, perchè la vedesse altro ne udisse il re deluso.

87. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO VI. Teatro Spagnuolo Comico e Tramezzi. » pp. 149-194

Non si cerchino però negli scritti apologetici, del Nasarre, dell’Huerta, del Lampillas, dell’Andres. […] Questo Eugenio poi non dovrebbe continuare a moralizzare a correggere Pepita promessa ad un altro a cui il padre ha già contati diecimila scudi per le gioje. […] Nè l’uno l’altro è nel caso di effettuare tali nozze non avendo danari pel bisognevole. […] La geniale indolenza dell’autore mal resse a questa prova, soffrì il di lui amor proprio che un componimento che tanti gli attribuivano, così malconcio corresse per quelle contrade. […] Ora quando a tali sainetti ossiano salse comiche sapessero i poeti dar la giusta forma e grandezza, essi a poco a poco introdurrebbero la bella commedia di Terenzio e Moliere, che con tentativo felice ebbero in mira Trigueros, Valdès, Yriarte e Moratin senza essere stati approvati seguiti.

88. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XIV. Intorno alla descrizione de’ Teatri materiali di Madrid, fatta nella Storia de’ Teatri. » pp. 207-213

Nel primo punto avvelena un racconto innocente, e suppone nella nazione un mal gusto, che io non trovo in questa parte, ho sognato di segnalare; e nel secondo manca (e mi perdoni) di politezza. […] Cercherei ancora di togliere quegli oscuri Corridoj, e quelle faltriqueras de’ lati comode, graziose. […] Ma voi volete sedere, arzigogolare, e tirar giù a mosca cieca, non curandovi anche di leggere gli scritti de’ nazionali, e poi spacciate per epigrafe del Saggio le parole di Cicerone, Si occupati profuimus aliquid Civibus nostris, prosimus etiam, si possumus, otiosi?

89. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 333-339

Rossi nel I vol. de’suoi Quarant’anni di vita artistica : Il cambio non fu sensibile in meglio, in peggio. […] Le prime attrici giovani saliron senza processo artistico al grado di prime attrici assolute ; i generici primari a quello di caratteristi, e via di seguito : così le salite già audaci doventaron pazze addirittura, e trascinaron l’arte a vertiginoso e rovinoso andare, di cui non si conosce il quando il dove della fine.

90. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO I. Teatro Spagnuolo. » pp. 4-134

Ma di questi ed altri portoghesi e castigliani che tralasciamo, non essendo state le sceniche produzioni per numero per fortuna per eccellenza degne dell’altrui curiosità, rimasero seppellite ed obbliate universalmente sopraffatte dalla celebrità di quelle che si composero sotto Filippo IV. […] Mio cugino viene a prendervi;mettetevi una mascheretta, e non gli parlate;perchè finchè io viva, voi non dovete essere veduta udita. […] Nell’atto II i maneggi di Elena fanno sì che per due anni e mezzo le lettere di Diego giungano alla cugina, quelle di lei sieno a Diego indirizzate. […] Verisimilmente questo valoroso scrittore che non calcò le vestigia di Lope di Calderòn de’ loro seguaci, nell’irregolarità delle commedie e nello stile, conobbe ancora gl’incovenienti e le mostruosità annesse a quell’informe specie di dramma. […] Ma queste quelle del Virues sono mai state rappresentate ne’ teatri di Madrid negli anni che io vi dimorai.

91. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO I. Teatro Francese Tragico. » pp. 4-111

Lo stile della Ines generalmente è migliore di quello del Romolo; ma essa non ha la versificazione l’eleganza la poesia l’abbondanza la grandezza la delicatezza de’ sentimenti di Giovanni Racine. […] Lontano dalla grandezza del primo non meno che dalla delicatezza ed eleganza armoniosa del secondo, egli non cade però nell’enfatico di quello, nell’elegiaco di questo. […] Non gli manca alle occorrenze il sublime del creatore del teatro francese, la seducente tenerezza del dì lui elegante competitore, il maschio vigore tragico dell’autor dell’Atreo e del Radamisto. […] Lascio di favellare punto poco del Nadal, Le Blanc, Pavin ed altri ad essi somiglianti obbliati dalla propria nazione. […] Rapportiamoci dunque su gli altri di lui difetti piccioli pochi come poeta a ciò che ne dissero i Francesi stessi, e diamo qualche sguardo a’ di lui maligni errori come storico.

92. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 216-226

forse nell’occulta anima porti qualche piaga insanabile e profonda, per te stilla una balsamic’onda, che il cupo e lento tuo dolor conforti. […] Qual è dunque la croce, onde si mesta tu se’talvolta, che pietà n’avrebbe qual più infelice nella polve crebbe da quel loco osa levar la testa ? […] Credi : reo ingeneroso io sono Qual ti fui detto dal frequente vulgo, Misero d’opre e d’animo codardo. […] Seder vicino a qualche anima cara, E serrarle la mano, e in quei veloci Moti del tempo ripigliar la fede Della vergin natura, e via dal volto Questa larva strapparsi e dire al mondo Sei vil, sei vile, sette volte vile…. —  Oh questa gioia procellosa immensa Non puoi darla torla, avara terra !  […] Nè il grido trionfale che corse di lei a Cremona, a Milano, a Padova, a Venezia, a Trieste ; gli applausi ch’ella strappò dagli stessi avversari, quando nella primavera del’45 fu per un corso di rappresentazioni a Mantova, valsero ad addolcire i loro animi.

93. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XII. Confronto Apologetico della Opera Italiana, e della Commedia Spagnuola. » pp. 149-181

Ve ne ha, Signor Lampillas, ve ne ha, sono pochi, scioli da cassè questi, che io pur chiamo Criticastri; anzi sono tenuti in sommo pregio da voi appunto, che solete spedire patenti di eruditissimi a coloro, che dicono quel che voi volete. […] Ma gli uni, le altre entrarono nel Teatro Greco, o nell’Italiano moderno, quando incominciò l’Opera. […] Non parve il canto anche a’ Riti Religiosi una inverisimilitudine. […] Io ho paura che in Italia, in Ispagna sareste creduto, ancorchè il pretendeste. […] Voi però affermate, che sendo tale non dee, può produrla.

94. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XII. Teatro di Aristofane. » pp. 16-140

Sono (dice) Trigeo Atmoneo buon vignajuolo, che non sono spione ladro. […] Cidemo finge di non trovarne presso gli Ateniesi, presso i Lacedemoni, che l’hanno prestato a’ Traci. […] Di cio non v’ha pruova verisimiglianza. […] I moderni non hanno immaginato di più veri di più vaghi. […] Pure nel presente passo di Aristofane non parmi che sconvenga l’una l’altra derivazione.

95. (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « AVVISO. » pp. 310-312

Amaduzzi conviene aggiugnere che le reliquie di questa fabbrica non sono in realtà teatro anfiteatro, ma sì bene un’ opera de’ tempi bassi, per quel che indica il lavoro troppo minuto nelle cornici di alcune basi di colonne piane rimasteci.

96. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 550-553

Deh, Ninfa, non fuggir, ti prego : ascoltami, ch’io non son drago, lupo che dèvora ; Anzi ’l tuo fedel servo, afflitto Lucido. […] Intendimi, più sopra di me tua mente fermisi : Che più possibil fia gli monti altissimi veloci andar, che mai io mi dissepari da l’onesto pensier casto e immutabile. […] Però statti con Dio, e ad altro pensati : sperar più di me, come de l’India farti signor, cosa fuor d’ogni termine.

97. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XVI. Dell’uso delle Antiche Maschere. » pp. 201-212

Tanti rappresentatori e ballerini non mai comparvero sulla scena greca a volto nudo, ma si coprirono di una maschera, la quale sempre fu la stessa, si usò sempre pel medesimo oggotto, sì presto servì per eccitare il riso. […] La maschera dunque presso gli antichi servì per occultare il volto dell’attore, per imitare quello del personaggio rappresentato e per ajutar la voce; mai nelle tragedie e commedie si adoperò per eccitare il riso colla stravaganza, come s’intonò parecchi anni sono dalle scene, e per le stampe dall’abate Pietro Chiari in Venezia, ed in altre città Italiane.

98. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IX. Dell’uso delle antiche Maschere. » pp. 290-297

Tanti rappresentatori e ballerini non mai comparvero sulla scena Greca a volto nudo, ma si coprirono di una maschera, la quale sempre fu la stessa, si usò sempre pel medesimo oggetto, sì presto servì per eccitare il rìso. […] La maschera adunque presso gli antichi servì per occultare il volto dell’ attore, per imitare quello del personaggio rappresentato, e per ajutar la voce; mai nelle tragedie e commedie si adoperò per eccitare il riso colla stravaganza, come s’intonò parecchi anni sono dalle scene e per le stampe in prosa e in versi martelliani dall’Ab.

99. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO VII. Della vera commedia Francese e dell’Italiana in Francia. » pp. 144-176

Non è priva di piacevolezza di brio l’Impertinente commediola di Desmahys nato nel 1761. […] Per esse la poesia comica nulla ha guadagnato, benchè l’intenzione morale dell’autore fu di manifestar le conseguenze perniciose delle nuove massime de’ filosofi d’ultima moda, per li quali non v’ha legge virtù veruna. […] Nel 1788 si è recitata le Arti e l’ Amicizia commedia in un atto secondo i giornalisti naturale edificante, benchè condotta con qualche interesse e semplicità. […] Imperdonabile è veramente tal difetto a un attore, non dovendo egli pensare a se stesso, al poeta, allo spettatore, ma unicamente all’affetto che esprime e al personaggio che imita. […] Ecco Agamennone (ei dice) col cappello e colla parrucca Francese sino al collare, dal collo poscia in giù in giubbone e in brache dintornate da giojelli, ricamate d’oro, ridevole, Francese, Greco, di nazione che si sappia finora scoperta nell’universo.

100. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi [3e éd.]. Tomo X, parte 1 pp. 2-271

Niuno può negargli la regolarità che sempre osserva, la ricchezza, la sublimità e l’eleganza dello stile, la copia de’ pensieri, l’arte di colorire acconciamente i caratteri e le passioni. […] Vi si scorgono di bei passi pochi. […] Guai di quel poeta il cui dramma si vitupera si loda ! […] Ciò parmi che non lasci desiderare in essa moto maggiore maggiore interesse. […] A me, no, non fosti, sei padre………….

101. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO IV. Teatro Spagnuolo. » pp. 196-285

Ma di questi ed altri Portoghesi e Castigliani che tralasciamo, non essendo state le sceniche produzioni per numero per fortuna, per eccellenza degne dell’altrui curiosità, rimasero sepolte ed obbliate universalmente sopraffatte dalla celebrità di quelle che si composero sotto Filippo IV. […] Mio cugino viene a prendervi; mettetevi una mascheretta, e non gli parlate; perchè finchè io viva, voi non dovete essere veduta udita. […] Nell’atto II i maneggi di Elena fanno sì che per due anni e mezzo le lettere di Diego giungano alla cugina, quelle di lei siano a Diego consegnate. […] Ella intende poi che l’ucciso è il di lei cugino, perciò lascia di proteggerlo e salvarlo. […] Ma queste quelle del Virues sono mai state rappresentate ne’ teatri di Madrid mentre io vi dimorai.

102. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 915-921

A Padova, non è ben precisato in quale anno, con qual compagnia (secondo il Mazzoni nel ’90 con quella del Menichelli, ma forse più tardi col Pellandi), preluse a un corso di rappresentazioni, recitando i seguenti versi dettati per lei da Melchior Cesarotti. […] Voi tutti imploro : del purgato orecchio ritemprate il vigor, sia chi sdegni gradir cortese ed animar gli sforzi d’ uno stuolo divoto e che sè stesso tutto al vostro diletto offre e consacra. […] … » il fanatismo si mutò in delirio, fu possibile proseguire la recitazione di quella scena.

103. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 724-729

Egli non bilanciò la sproporzione dell’età sua con quella del personaggio, il giovane scimunito Don Berto, «  la immagine, che il pubblico s’era formata del suo carattere, da cui attendeva soltanto un comico serio naturale, o un tragico maestoso declamatore di sentenziosa armonica gravità, la dissuasione del Gozzi stesso ». […] La commedia non fu più data a Verona, Gozzi potè saper mai con precisione il perchè, sibbene a Venezia al teatro di San Luca la sera dell’11 dicembre 1781, dove, dopo i primi tre atti, fu accolta, secondo le previsioni dell’autore, a rumori di fischi e di urla.

104. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VII. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 149-268

Sono, dice, Trigeo Atmoneo buon vignajuolo, che non sono spione ladro. […] Cidemo finge di non trovarne presso gli Ateniesi, presso i Lacedemoni, che l’hanno prestato a’ Traci. […] Di ciò non v’ha pruova verisimiglianza. […] Non aspettino (dice un di essi) da noi gli spettatori il riso rubato da Megara, le noci gettate da un servo in mezzo dell’uditorio, Euripide ingannato e burlato nella cena, la magnificenza di Cleone da noi motteggiata. […] Pure nel presente passo di Aristofane non parmi che sconvenga l’una l’altra derivazione.

105. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VII. Teatro di Eschilo. » pp. 75-103

Non si piega ai comandi, non si avvilisce nelle minacce, non ispande gemiti preghiere per esser liberato, non si approfitta del l’occasione per impetrar grazia e perdono. […] Egli prevede ancora il rimanente della minacciata sventura nel vederne le prime circostanze avverate, cede, si ritratta, e solo si lagna invocando la Terra sua madre e l’etere che circonda la luce in testimonio dell’ingiustizia che l’opprime . […] Per non avere a tale artifizio posto mente il dotto Scaligero ne censuròa la soverchia semplicità, le diede altro nome che di semplice narrazione; ed il Nisieli che sì spesso declama contro gli antichi, ne adottò la decisionea. Nè l’uno l’altro erudito in leggendola consultò il cuore. […] Le favole del padre della tragedia greca furono, come quelle de’ suoi successori Sofocle ed Euripide, vere azioni drammatiche eroiche accompagnate dalla musica e decorate dal ballo del coro; altra differenza può ravvisarsi tra l’uno e gli altri, se non quella che si scorge ne’ caratteri di diversi artefici che lavorano in un medesimo genere, per la quale distinguiamo ne’ pittori eroici Tiziano da Correggio, ne’ poeti melodrammatici Zeno da Metastasio, ne’ tragici moderni Corneille da Racine.

106. (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO I » pp. 116-223

Niuno può negargli la regolarità che sempre osserva, la ricchezza, la sublimità e l’eleganza dello stile, la copia de’ pensieri, l’arte di colorire acconciamente i caratteri e le passioni. […] Vi si scorgono di bei passi pochi. […] L’autore, senza curarsi per altro di farsene un merito, pensa che di tal carattere non abbiasi esempio degli antichi de’ moderni tragici. […] Io non preferirei questa tragedia all’Appio Claudio del Gravina, alle Virginie del Pansuti o del Bianchi o del Bicchierai. […] Guai a quel poeta, il cui dramma non si vitupera si loda!

107. (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE II — TOMO VI. LIBRO IX » pp. 145-160

Nè anche Andres, Huerta, Lampillas esageratori sur parole del merito comico delle favole di Naharro e della Celestina mostruosi parti drammatici che mal conobbero, hanno procurato d’informarsi, se in mezzo alle stravaganze anche a’ nostri dì esposte sulle scene spagnuole siesi recitata una commedia pastorale in cinque atti con cori e con prologo eziandio composta ed impressa in Madrid l’anno stesso 1784 per la nascita riferita de’ reali gemelli e per la pace da don Juan Melendez Valdès. […] La seconda non si è rappresentata impressa, ma è a me ben nota per averne ottenuta una copia rimessami da Madrid dal gentile autore. […] Nè l’uno l’altro è nel caso di effettuare tali nozze non avendo danari pel bisognevole. […] III, pag. 105 lin. 3 dopo le parole, l’autore del Viaggio di Spagna cel fa sapere, si scriva quest’addizione.

108. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « NOTE E OSSERVAZIONI DI D. CARLO VESPASIANO in questa edizione accresciute. » pp. 281-290

Siccome i Greci non si stomacarono della Medea di Euripide, contuttochè l’ autore per l’oro de’ Corintj ne avesse affatto cambiato la storia che allora non era troppo antica, così Cicerone, così Quintiliano, e così altri Romani non rimasero nauseati della Medea di Ennio, di quella di Ovidio, delle due altre Medee di Pacuvio e di Azzio, probabilmente di questa di Seneca; perchè il gran segreto della scena tragica, come saviamente pensa un nostro chiarissimo scrittore, in due parole è compreso: grandi affetti e stile. […] Non è cosa rara, strana, il sentire oggigiorno più che mai così rid colose scempiaggini in Parigi, ove fra tante arti e scienze siede e trionfa coll’ ignoranza, presunzione e vanità, la ciarlataneria letteraria.

109. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO I. Stato del Teatro Francese prima della Medea di Pietro Cornelio. » pp. 4-7

Lo stesso Pietro Cornelio nel 1634 nella prefazione alla Vedova diceva di non volere totalmente seguirle, tutta usare la libertà del teatro francese.

110. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 254-257

Un amico di suo figlio, il Casanova, che la conobbe nel 1751, ne fece un ritratto evidente con pochi tratti di penna : dopo di avere parlato del fisico (non era bella, brutta, ma aveva un non so che, che saltava subito agli occhi, e affascinava), dopo di avere parlato delle sue maniere gentili, dello spirito fine e abbondante, concludeva : …. non s’è potuto trovare sin qui un’attrice che ne prenda il posto, poichè è poco men che impossibile trovare un’attrice la quale riunisca in sè tutte le doti ond’era ornata la Silvia nell’arte difficile del teatro : azione, voce, spìrito, fisonomia, portamento, e una grande conoscenza del cuore umano.

111. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 195-196

Se di perir non brami in fiero ardore fuggi, fuggi mio core, ti fidar del finto nome, o stolto ; ma credi agli occhi, alle parole, al volto. […] Bagolino No sastu donca, cruda, se cotto son per ti, e za mai nol se muda pensier notte, dì, anzi a quei che nol crede, ghe ne fa fede i miei sospir, che tanti per dessotto va scappand, che i me rompe i calzon de quando in quand.

112. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 684-685

Al presentarsi di quel personaggio, la parte di cui era stata appoggiata al comico Vitalba col baratto sopraddetto, m’avvidi tosto della serpe che mi s’era tenuta occulta con una malizia impenetrabile, e ch' io non averei mai potuto sospettare, immaginare.

113. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 811-

Naturalmente, non avendo l’ingegno di lei, , come lei, la volontà di darsi anima e corpo allo studio, fecer consistere l’imitazione in tutto l’esteriore dell’attrice : la rapidità della dizione e del gesto, l’abbandono della persona, il correr delle mani ai capelli, l’abuso degli ah, degli oh, dei ma…. strascicati, nasali, le alzate in punta di piedi, e altrettali cose, che se, per essere spontanee, non segnaron nella Duse un gran difetto, non furon quelle meno da doversi prendere a modello per uno sperato progredir nell’arte. […] Il 16 giugno dell’ ’83 scriveva da Bologna all’incomparabile amico Antonio Fiacchi, il Piccolet allora del Piccolo Faust : È sempre cosa gradita alla nostra vanità – o meglio alla nostra fibra – il non vedersi sconosciuti nel mondo ove viviamo – e per quanto io cerchi isolarmi – non lusingandomi troppo –  degli elogi –  delle affascinanti profezie sul mio conto – pure – una parola – una approvazione intelligente – mi rimettono in cammino con più lena – e con un coraggio che non è senza fiducia. […] È questa la sola cosa, nella mia vita, che non mi è costata studio, fatica, sforzo sopra la mia volontà. […] … Forse non l’ama più pur essa !

114. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome III « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO SECONDO — CAPO IV. Ultima epoca della Drammatica nel finir della Repubblica, e sotto i primi Imperadori.  » pp. 245-317

Nè debbe egli fondarsi poco punto nella mancanza di originalità desiderata nelle tragedie latine; perchè se tal mancanza derogasse al merito de’ Tragici Latini, Eschilo Sofocle Euripide potrebbero ammirarsi come grandi, giacchè originali neppur dirsi debbono, secondo la regola del Denina, niuno ignorando che gli argomenti di que’ grandi tragici Greci tutti si trassero da Omero, da Esiodo e da’ Tragici che gli precedettero. […] Cicerone e Quintiliano ed altri Romani intelligenti non rimasero nauseati dalla Medea di Ennio, da quella di Ovidio, dalle due di Pacuvio e di Azzio, probabilmente da questa di Seneca. […] ; ed anche un’altra del medesimo atto, molto da questa lontana spiegata in altrettanti versi: Sylva jubatus qualis Armeniâ leo etc.. […] La snervata Ottavia sembra produzione di un rettorico novizio che mai non conobbe teatro, si curò di osservare l’artificio de’ Greci poeti. […] Al contrario; fin quì essa anche può dirsi incominciata.

115. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 163-168

Ben fatto della persona, braccia, coscie, gambe corrispondenti ad un corpo magro pingue. […] La sua voce era rauca, e mal atta a colorire tenere espressioni, imponente, terribile nell’espansione di violenti affetti ; il suo portamento, il suo gesto erano nobili, e dignitosi, perdevano della loro dignità, e della loro nobiltà, che quando voleva dipingere gli oggetti fisici con gesti di contraffazione.

116. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 760-762

Egli nacque nel ’45 e scrisse le notizie nell’ ’82 ; l’una dunque, l’altra Diana conobbe ;…. e i venti anni di differenza che mette nella morte delle due Diane, posson essere facilmente erronei.

117. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article »

., in tutti i suoi Stati, decretando che nessuno di essi potesse recitare comedie o cantare in banco, ecc. ecc., senza sua licenza in iscritto.

118. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »

Ercole di Ferrara, rispondendo con lettera del 5 febbrajo 1496 al Marchese di Mantova Francesco Gonzaga, che gli aveva domandato le commedie volgari già rappresentate a quella Corte, dice che non può favorirlo, per essersi fatte soltanto le parti de'singoli attori, le quali, recitate le commedie, non furono serbate messe insieme, e per essere alcuni degli attori in Francia, a Napoli, a Modena, a Reggio.

119. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO VI. La Drammatica oltre le Alpi nel XV secolo non oltrepassa le Farse e i Misteri. » pp. 186-200

Ho voluto pormi sotto gli occhi il prologo di Miguèl Cervantes, la dissertazione del bibliotecario don Blàs de’ Nasarre, i discorsi del Montiano, e del mio amico Don Nicolàs de Moratin, il tomo VI del Parnaso Espanol del Sedano: non ho voluto trascurar di rivedere gl’infedeli sofistici Saggi apologetici di Saverio Lampillas, le maligne rodomontate e cannonate senza palla di Vincenzo Garcia de la Huerta, i rapidi quadri di ogni letteratura del gesuita sig. […] In attendendo non attribuisca a’ pregiudizii italiani ciò che qui si è narrato, se ne offenda qualche appassionato straniero.

120. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO VIII. Teatro Lirico: Opera Comica: Teatri materiali. » pp. 177-187

Egli non seppe osservare che le arlecchinate delle nostre scene si hanno in conto di prette buffonerie ancor dalle nostre femminucce, vi è pericolo che possano dentro le Alpi produrre sì temuto effetto. […] Romilly56) non si ha idea di un colorito più fresco, di un tono più acconcio di semplicità campestre. […] Ma è ben vero però che in Ispagna in Italia gli spettatori si frammischiano con gli attori sulla scena stessa, come avviene in Francia, lasciando appena dieci passi liberi alle rappresentanze.

121. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 506-512

E l’eccellente attrice seppe serbarsi intatta la fama acquistata, alla quale non nocque punto meno il suo difetto capitale comune a molte donne : la gelosia di mestiere…. […] Del Poeta no parlo ; el soffre, el tase, Perchè a lu no i ghe fa ben, mal ; El Pubblico el respetta, el se compiase, Che dei discreti el numero preval. […] El ne lo mostrerà, che el ghe xe drio ; Nol lo fa per invidia, interesse.

122. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAP. IV. Progressi della poesia comica nel medesimo secolo XVI quando fiorirono gli scrittori producendo le Commedie dette Erudite. » pp. 136-255

Si vede far tutto il dì, miracolo È cotesto. […] Lo stile puro ed elegante della Calandra non può essere più grazioso più proprio per gli personaggi che vi s’imitano. […] Se questo celebre Segretario Fiorentino ignorò il latino linguaggio, come si è preteso, certamente ciò non apparisce dalle sue riflessioni politiche sulle storie di Tito Livio, dall’imitazione della Casina di Plauto, da questa traduzione dell’Andria di Terenzio. […] Non sono io quella, che per esser vostra moglie non mi sono curato di abbandonar la mia madre di andar dispersa dalla mia patria, divenir favola del mondo? […] Non si vede nelle commedie di Luigi Groto, la verità e naturalezza dello stile, la patetica delicatezza degli Straccioni del Caro: ma son pur bene ravviluppate e ingegnose, e solo quanto al costume si vorrebbero più castigate.

123. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO VII. Su i principali Requisiti per giudicar dritto de’ Componimenti Scenici, Mente rischiarata, e Cuore sensibile. » pp. 69-85

Ma io non amo le ripetizioni intempestive fatte unicamente ad ostentazione e pompa; questo poi con vostra licenza, manifesterebbe un cuore fatto per sentire. […] Un giudice che avesse sensibilità e gusto pari alla dottrina, nel leggere il Poema del Tasso, deciderebbe così: “Riguardo all’Iliade domandi a se stesso ogni lettore che penserebbe nel leggere la prima volta l’Iliade e la Gerusalemme, senza sapere i nomi de’ loro Autori i tempi, e senza pigliare altro giudice, che il proprio piacere. […] Nè sesibilità maestria io trovo in chi pensa come Rapin (Rifles.  […] Nè migliore, più sensibili giudice si manifesta il P. […] Noi non riconosciamo ne’ Bruti una Ragione compiuta, che loro assegna Plutarco, un’ Anima simile alla Umana, quale in essi ravvisavano gli antichi Egizj, e i Greci Pitagorici e Platonici, che ammettevano la trasmigrazione delle anime.

124. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XV. Satiri: Ilarodie: Magodie: Parodie: Mimi: Pantomimi. » pp. 171-200

Senza ciò egli non avrebbe corso il mare e patita la fiera tempesta che lo gitto fra’ sassi dell’Etna in cui signoreggiano ì Ciclopi che pasconsi di carne umana; non servirebbe in quelle caverne attendendo a preparar la cena a Polifemo; i suoi figliuoli menerebbero i di lui armenti a pascolare su quelle terre. […] Nè L’uno L’altro prende a parlare per mezza ora almeno senza dar luogo al compagno come suol farsi da non pochi drammatici moderni. Quì ogni proposizione non eccede un giambico, e le domande, e le risposte sono così acconce che il lettore tratto tratto è obbligato a confessare a se stesso che non si poteva chiedere, rispondere più a proposito. […] Secondo Ateneoa essa non esigeva molta fatica molta spesa, e gli Spartani se ne compiacevano come di uno spettacolo assai proprio per la loro frugalità. […] Simili questioni in altri tempi accendevano vive guerre tra’ Critici; ed oggi si ascoltano, senza ragione, come ciance pedantesche e pascolo di una curiosità passeggiera.

125. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article »

La sua figura gentile e una grazia singolare la rendono anch’essa degna delle pubbliche lodi, lasciano che gli oltraggi del tempo cagionino in lei quelle perdite, che pur troppo inseparabili sono dalla caducità di quei pregi, che tanto soglionsi stimare dagli uomini nel gentil sesso. » Così Francesco Bartoli.

126. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »

Di fisonomia men regolare forse di quella di sua sorella, ma più viva e animata, fornita delle più chiare attitudini all’arte scenica, fu al suo esordire applauditissima, solo come attrice, sì ancora come danzatrice ; chè nel balletto d’uso dopo la commedia, ella eseguì egregiamente un passo a due insieme al signor Dehesse.

127. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — Di Milano, il dì 28 agosto 1620. » pp. 140-157

L’ Antonazzoni (V.) non poteva, voleva più stare in Compagnia con una Valeria (l’ Austoni) con una Nespola (la Di Secchi)…. […] La Cecchini non guardava in faccia, salutava alcuno degli Andreini e andreiniani ; sparlava di loro in casa, e anche in scena : all’ Andreini stesso faceva mossacce recitando. […] Intercalata tra le poesie in lode di Florinda, è a carte 18 la minuta di una lettera senza indirizzo firma. […] V., che con baldina non faremo mai cose buone in Francia in Italia. […] S., con tutto ciò il detto Lelio ridendo voltò via, volse ascoltarmi.

128. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Di Vicenza, 24 novembre 1587. » pp. 308-309

Noi camminiamo, come ognun può vedere, nella via delle ipotesi, ed è peccato davvero che dall’opera dello Scala, il capo de’Gelosi, dall’epistolario del Martinelli, il Drusiano, conduttore di comici italiani a Londra nel ’78, e citato da A.

129. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 639-643

— Non pinse Zeusi mai, pinse Apelle, quanti unqua fiorir Pittori industri, pingerà giammai co ’l gir de i lustri dotta man forme si leggiadre et belle.

130. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »

Così ce lo descrive l’anonimo critico di Stuttgart nel suo Contributo alla storia e alla prosperità del Teatro : Gioacchino Limperger è giovane ; ni arte, natura lo innalzano.

131. (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — TOMO V. LIBRO VII » pp. 107-140

Il sig. di Voltaire la rammenta con disprezzo, senza ragione, se si riguardi allo stile generalmente basso e sparso d’inezie, di pensieri falsi e di ornamenti stranieri alla poesia scenica. […] Si crede che appartenga a questo secolo la Morte di Solone, tragedia di cui s’ignora l’autore non mentovata dagli scrittori drammatici di quel tempo, e non rappresentata mai in francese in italiano. […] A un tratto poi nel quarto si enuncia la morte di Pisistrato, di cui non cercano di accertarsi gli amici i nemici; così che poco dopo Solone avvisa che Pisistrato combatte ancora, e la libertà soccombe; anzi Pisistrato stesso viene fuori, altro male non avendo che un braccio fasciato. […] In Francia nel XVII secolo ed in questo che cade hanno continuato a comparire i drammi di Quinault, e l’ultima recita dell’Armida colla musica di Lulli seguì nel dicembre del 1764 col solito applauso e concorso; per essersi poi posta in musica dal cav. […] Nè questo il buon senno di uno scrittore francese ha punto giovato a richiamar su quelle scene l’opera eroica all’imitazione degli uomini da quella de’ demoni e delle furie ballerine.

132. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Dato al castello di Versailles l’ 8 aprile. » pp. 364-378

All’età di tre anni gli morì il padre : e la madre volse alla educazione di lui ogni cura, non obliando la danza, la scherma. […] D’Alembert morì il 29 ottobre dello stesso anno, men due mesi dopo la morte dell’amico suo ; e il Giornale di Parigi il 17 ottobre pubblicò il suo Elogio funebre di Carlino, del quale il Campardon riporta la fine, che io credo utile metter qui tradotta. […] Del Bertinazzi si racconta che recitò una sera davanti a due sole persone, conservando il suo buon umore, e non saltando una scena, un lazzo. […] Al terzo atto, egli studia il modo di vendicarsi di sua moglie ; risolve di abbandonarla ; ma per lasciarle un segno dell’ira sua, e punirla dell’oltraggio fattogli, appicca l’incendio alla capanna ; pur pensa a salvare suo figlio, volendo sterminar tutto quanto possa attestare del suo disonore. […] Ne ho dato sempre il giudizio a mente fredda, mi son mai lasciato sedurre dagli applausi.

133. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article »

Comunque fosse, egli ebbe fama di uno de’ migliori comici del suo tempo, solamente a Napoli ma anche a Roma, ove fu chiamato a recitare, e ove ottenne un clamoroso successo.

134. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [I-H-K]. I COMICI ITALIANI — article » p. 1068

Egregio padre nella Prosa di Ferrari, fu grande nella Quaderna di Nanni di Carrera, in cui, al terzo atto, a detta dello stesso autore, non ebbe chi lo superasse, chi gli si accostasse.

135. (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO ULTIMO. Conchiusione. » pp. 300-303

Esso appartiene ad una immensa famiglia sparsa per la terra conosciuta e dilatata in tanti rami, la quale l’ha posseduto successivamente e guasto ed acconcio a suo modo secondo il genio di ciascun possessore, che vi ha lasciato il marco del proprio gusto or semplice or pomposo or bizzarro or saggio: specioso dove per bei pezzi Corintj e per sodi fondamenti Toscani, dove maestoso ancora per certa ruvida splendidezza di colonnati ed archi Gotici: diviso in grandi appartamenti altri nobilitati da greche pitture o da latine pompe, altri ricchi di bizzarri ornati di tritoni, egipani, sfingi e sirene a dispetto della natura: delizioso in mille guise ne’ boschetti, romitaggi, compartimenti diversi de’ giardini, là vaghi per naturali ricchezze di olenti rose, garofani, gelsomini e mamolette, là ricchi di fiori olandesi, di cocco, ananas ed altri frutti oltramarini, là pomposi per verdi viali coperti, giuochi d’acque, fonti idraulici, laberinti e meandri.

136. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 105-106

E anche Tristano era siffattamente intricato nelle faccende del fratello, che da lui stesso sappiamo in una lettera del 2 maggio '98 al Duca, come entrambi fosser perseguitati e minacciati di morte ; onde chiedeva protezione al Duca, non volendo ricercar vendetta, giustizia, ma desiderando solo di viver da cristiani e giustamente.

137. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 598-599

Io credo che niuno abbia capito e rivelato ai posteri l’arte somma di Giovanni Toselli, meglio di quanto facesse il compianto Luigi Pietracqua, del quale mi piace riferir qui tradotte le belle parole : I posteri riconoscenti, artisti e ammiratori, gli dedicaron monumenti marmorei così a Cuneo sua terra natale, come al Teatro Rossini di Torino, dove si ammira un suo busto assai rassomigliante ; ma il più bel monumento se lo eresse da sè, creando un teatro popolare, che prima non esisteva ; inventando, per dir così, un nuovo genere d’arte così viva e possente, che per bestemmiar che facciano certi ipercritici della moderna tubercolosi artistica (leggi : teorica nova) non morrà più mai nella memoria nel cuore del nostro popolo che pensa colla sua testa e giudica col suo buon senso, infinitamente superiore a tutte le fisime più o meno isteriche di certi scrittorelli, più o men camuffati da Aristarchi Scannabue.

138. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XVII ultimo. Teatro Materiale, ove de’ più rinomati Teatri, e della condizione degli Attori Greci. » pp. 213-238

Passato lo spettacolo tragico in Atene a’ tempi di Frinico e de’ suoi coetanei, si eresse estemporaneamente nelle grandi piazze un tavolato con scene formate degli alberi; si pensò a migliorarle se non dopo che in tempo del tragico Pratina quelle male accozzate tavole cedendo al peso, forse con danno degli attori e spettatori, convenne inalzare un edifizio più solido. […] Nè della scena delle colonne e de’ fregi che l’adornavano, rimane alcun vestigio. […] Guillet aper confutare l’errore del Cragio, il quale ha creduto che gli Spartani mancassero di spettacoli scenici, ed ha indotti nel medesimo errore altri scrittori volgari. […] Ma poteva bene esser vera dopo che si rallentò quel rigore degli statuti di Licurgo, il quale non permise agli Spartani di essere anche spettatori delle rappresentazioni sceniche. […] Il luogo spazioso e libero posto innanzi alle porte della scena, secondo Isidoro e Diomede, chiamavasi Proscenio, nel cui mezzo benchè alquanto più basso alzavasi il Pulpito che dicevasi Λογειον, dove recitavano gli attori tragici e comici e i planipedi, ovvero mimi che non usavano coturni socchi.

139. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « STORIA DE’ TEATRI. CONTINUAZIONE del Teatro Latino e del Libro II — CAPO V » pp. 4-31

Terenzio neppure di tal gregge fece uso; ond’è che anche da ciò derivare il farfallone di certo Francese, il quale, come narra Madama Dacier, lodava i cori delle commedie di Terenzio . […] I mimi prodotti da tali scrittori erano ingegnosi, morali e piacevoli, si scostavano moltissimo dalla commedia. […] I Pantomimi coltivati in Roma poterono derivare dalla tacita gesticolazione di Livio Andronico o dalle antiche danze Orientali e Greche surriferite, se ne può ragionevolmente attribuire la prima invenzione a Batillo e Pilade famosi istrioni ballerini del tempo di Augusto. […] Ma gli errori di quell’oltramontano su i pantomimi ed altre particolarità teatrali e non teatrali non sono piccioli pochi. […] A poco a poco la libertà e la lascivia di tali giuochi arrivò agli eccessi narrati, in essi si sofferse veruna rappresentazione seria e tragica: Scena levis decent hanc; non est, mihi crede, non est Ista cothurnatas inter habenda deas.

140. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « STORIA DE’ TEATRI. CONTINUAZIONE del Teatro Latino e del Libro II — CAPO VII. Copia di Teatri per l’Impero: magnificenza e profusione eccessiva negli spettacoli sceneci. » pp. 38-55

Ma per avviso venutomene dal riputato professore della Sapienza in Roma Giovanni Cristofano Amaduzzi mio dotto amico, m’indussi a credere che l’uno fosse l’altro. […] Essa si rimase sempre una festa sacra, mai divenne spettacolo teatrale, come altrove ad altre feste accadde. […] Il perno però su cui volgesi la tragedia Romana, è lo stesso della Greca, cioè il fatalismo, se tralle conosciute se ne eccettui la Medea, che regge per la sola combinazione delle passioni, mette capo nella catena di un destino inesorabile.

141. (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO II. Progressi della poesia comica nel medesimo secolo. » pp. 175-262

Lo stile puro ed elegante della Calandra non può essere più grazioso più proprio per gli personaggi che vi s’imitano. […] Se questo celebre segretario Fiorentino ignorò il latino linguaggio, come si è preteso, certamente ciò non apparisce dalle sue riflessioni politiche sulla storia di Tito Livio, da questa traduzione dell’Andria. […] Nè in regolarità in grazia comica cedono gran fatto a quelle de’ contemporanei. […] Non sono io quella, che per esser vostra moglie non mi sono curata di abbandonar la mia madre, di andar dispersa dalla mia patria, divenir favola del mondo? […] Non si vede nelle commedie di Luigi Groto la verità e naturalezza dello stile, la patetica delicatezza degli Straccioni del Caro: ma son pur bene ravviluppate e ingegnose, e solo quanto al costume si vorrebbero più castigate.

142. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » p. 752

Sè bene dal’altro canto non uorei uedere un mio nemico in questa Compagnia à causa delle continue dissensioni chè sono continuamente in essa ; Dio liberi i Turchi ; Io uò sopportando perchè il Sig.

143. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 944

Del dramma in versi e in un solo atto : Cefalo, pubblicato a Cremona, il Bartoli riferisce la terza e quarta scena non migliori, peggiori di tante altre del genere.

144. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » p. 1044

La Gritti partì poi, si disse, per Parigi, se n’ebber più nuove.

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