Nato a Roma il 4 febbraio 1859 da parenti non comici, e datosi, giovanetto, al recitare in società filodrammatiche, si scritturò l’ '83 con Bellotti-Bon, per la cui morte non ebbe luogo il contratto, esordendo invece quello stesso anno come generico con Alessandro Salvini ed Ettore Paladini, e passando subito l’ '84 al ruolo di secondo e primo caratterista sotto il Salvini : ruolo che non abbandonò mai più, e che sostenne lodevolmente in compagnie egregie, quali dell’Emanuel, del Morelli, Maggi, Rossi, De Sanctis, Teatro d’Arte, Rasi, Della Guardia, Pieri-Severi, nella quale ultima si trova oggi (1904).
Calcante e Sinone sul dinanzi del teatro pregano ad alta voce la dea; e al loro canto concertano a luogo a luogo strida e lamenti di gente ferita e presso a morire.
Sarà in ultimo luogo lo sterminio dello stile e della musica. […] Lo spettacolo altresì ha gran luogo ne’ suoi componimenti, ma si trae per il comune dai fonti della storia, e i costumi e i riti de’ popoli vengono osservati a dovere. […] In altro luogo ci converrà parlare più a lungo degl’inconvenienti e dei vantaggi annessi al metodo proposto dall’inglese. […] In primo luogo il suo stile benché assai poetico ed elegante manca di quella mollezza e di quella facilità senza le quali non è possibile adattar acconciamente le parole alla musica. […] In secondo luogo l’argomento scelto da lui buono per un poema narrativo manca intrinsecamente di quella illusione e interesse che richiede il teatro.
Si è moltiplicato all’eccesso il numero dei violini, si è dato luogo nella orchestra a gli strumenti più romorosi. […] [24] Ma cotesto intervallo non è egli fuori di luogo in quella occasione? […] Si fa, diranno i maestri imperiti, per dar luogo all’armonia. […] Hassi a star gorgheggiando un quarto d’ora su una cadenza per far capire all’udienza che lo smascolinato Arione è capace di eseguir venti battute di gorga in luogo di dieci? […] Alle volte cangian l’ordine delle strofi mettendo in primo luogo quella ch’era seconda, e nel secondo la prima, ovvero levano via del tutto l’altra parte dell’aria senza punto badare alla proposizione che resta smozzata all’esempio di quei quadri che rappresentano le figure soltanto a mezzo busto.
Quale idea si formano essi adunque del luogo dove si trovano, e dei personaggi che rappresentano? […] Per conseguenza dove la natura non ha bisogno di supplemento, dov’ella ha in se stessa i gradi di attività necessari a produrre compiutamente il suo effetto, ivi l’artifizio non dee punto aver luogo. […] [23] Dai principi accennati si ricava che il musico non dee ammetter in ogni luogo gli ornamenti, né in ogni luogo schivarli. […] Dove per il contrario s’impone silenzio alla orchestra, dando luogo al maestro che levi la mano dal cembalo e che pigli tabacco, mentre il cantore va follemente spasseggiando senza disegno per un diluvio di note? […] In primo luogo perché poche debbono essere l’inflessioni apprezzabili capaci d’entrare nel sistema armonico.
[2.3] Tra le disconvenienze della odierna musica dee notarsi in primo luogo ciò che la prima cosa salta, per cosi dire, agli orecchi nell’apertura stessa dell’opera, o vogliam dire nella sinfonia. […] Tanto più che ne sono bene spesso cosi affollate le nostre orchestre, che avviene in esse come in un naviglio, che la gran moltitudine delle mani, in luogo che giovi al governo di quello, gli è al contrario d’impedimento. […] Perché non restituire il loro luogo alle violette instituite già per fare la parte media tra i violini e i bassi, onde risultava l’armonia? […] Così però che ciascuna qualità di strumenti convenisse all’indole delle parole a cui debbono servire, e che eglino entrassero a luogo a luogo, dove più lo richiedesse l’espression della passione.
Il Compilatore del Parnasso Spagnuolo, per far luogo alle ideali Tragedie di Vasco Diaz, volle disbrigarsene dandole il titolo di Dialogo allegorico. […] Circa il luogo dove si rappresentò la Sofonisba, si trova nelle Opere del celebre Filosofo, e Letterato l’Ab. […] Non vi è altro di certo se non che s’ignora, del pari della nascita, il tempo e il luogo, in cui il Perez compose le sue Tragedie, e che restarono sconosciute a tutto il Mondo; nè s’impressero, nè mai si rappresentarono, e giacquero sepolte per più di mezzo secolo. […] Con qual altra proprietà ed energia di passione, parla l’Elettra Greca in questo medesimo luogo! […] In Francia sarebbe certamente fischiata una Tragedia Grande in prosa, fosse anche dettata dall’elegantissimo Racine, o da un Voltaire; nè è di questo luogo addurne le ragioni.
Una, che rappresenti cioè un’unica azione principale senza divagarsi in episodi inutili e fuori di luogo, facendo anzi che tutte le sortite e le entrate, tutte le scene e le mosse corrispondano ad un solo oggetto168. […] Conveniente, che nell’adattare ai personaggi i rispettivi gesti abbia sempre in vista l’indole della passione, i caratteri, il tempo, il luogo, e le circostanze171. […] Lo scopo di quest’opera diretta non meno al progresso dell’arti imitative appartenenti al teatro che a far conoscere il merito della nazione italiana nel coltivamento di esse sembra esiger da me che se ne faccia in questo luogo la descrizione. […] La grotta, il mare, il boschetto e la pianura spariscono per dar luogo alla piazza d’una città dove una folla di raccolto popolo sembra congratularsi a forza di salti colle danzatrici del loro fortunato ritorno. […] Dovrebbe soltanto la pantomima aver luogo terminato che fosse il dramma, e se questo sarà troppo lugubre e tragico, il ballo che vi s’introduce potrebbe convenevolmente essere d’un genere diverso; dal che ne risulterebbero non pochi vantaggi.
Morì d’idrope pettorale a Firenze ; e sulla pietra che sigillava il suo sepolcro nel chiostro di Santa Croce, a destra e in prossimità della cappella Pazzi, toltane alcun tempo pei lavori di restauro, e ricollocata poi, ma sebben sempre a destra di chi entra, non più allo stesso luogo, fu incisa la seguente iscrizione che dettò Giovanni Battista Niccolini, il quale non l’ebbe in vita troppo nel suo libro : qui riposa antonio morrocchesi di san casciano nell’i. e r. fiorentina accademia di belle arti professore di declamazione fra i tragici attori del suo tempo per consentimento d’italia a nessuno secondo e luogo gli tenga di maggior elogio l’essere nell’arte sua piaciuto a vittorio alfieri maddalena morrocchesi al consorte desideratissimo non senza lacrime q. m. p.
Un po’alla volta le stramberie cessarono e dieder luogo a una specie di mania solitaria….
Il suo profondo intendere l’arte con cui si alletta il Popolo in certe situazioni, che devonsi afferrar di volo, e che sfuggite non lasciano luogo di far colpo alla scenica arguzia ; e l’essere grazioso naturalmente senza stento, senza affettazione, o durezza ; il mostrarsi pronto ritrovatore di un vivace motteggio, che altro ne ribatta, ed avvilisca ; il sapere con immensa perizia tutta la Commedia a memoria senza dimenticarsi giammai alcuna ancorchè menoma cosa ; questi sono finalmente tutti quei pregi rari, che in lui abbondevolmente si trovano, e che lo costituiscono un perfetto originale del vero Comico pronto, spiritoso ed arguto.
Le nozze non ebber luogo che in agosto, nel qual tempo pare non fosser più gli stessi comici, poichè gli ordini di pagamento per le rappresentazioni di quell’epoca, furono intestati al capocomico Alberto Ganassa.
A. hauea promesso il luogo coll’assenso de'Rettori alla compagnia di Parma, ma subito riccuuti i commandi di V.
L’armi portate da’ curachi in un luogo di pietà, e di pace e allegrezza, forse col fine d’inculcar a’ popoli di vegliar sempre a difesa della religione e della patria, destarono probabilmente l’idea della rappresentazione eroica e militare; e quelle maschere ridicole, le quali dovettero esser simboli satirici delle stravaganze delle passioni smoderate, poterono facilmente convertirsi in dipinture comiche delle umane ridicolezze. […] Tali rappresentazioni si faceano nelle sacre festività più solenni (una delle quali era la sopraccennata Raymi), e vi assisteva il maggior inca con tutta la corte; e perciò erano decenti e gravi e degne del luogo, del tempo, e degli spettatori, né mai gli amauti avvilirono i loro talenti all’oscenità di Aristofane, e degl’inglesi.
E perché in tale occasione molte e varie cose furono disputate intorno alla materia di che convenga fabbricare il teatro, intorno alla grandezza e figura di che ha da essere, intorno alla disposizione dei palchetti e ornato loro, non sarà fuori del presente argomento toccare anche di simili particolari alcuna cosa; acciocchè se, per quanto era in noi, si è dichiarata la vera forma dell’opera in musica, si venga a dichiarare eziandio la più accomodata forma del luogo ove si ha da vedere et udire. […] Non è questo il luogo per una così fatta decorazione. […] Niente vi ha da impedire la veduta; niun luogo, per picciolo ch’e’ sia, ci ha da rimanere perduto; e gli spettatori debbono far parte anch’essi dello spettacolo ed essere in vista, come i libri negli scaffali di una biblioteca, come le gemme ne’ castoni del gioiello.
Esse al più possono aver luogo nelle opere comiche musicali: la tragica gravità, male a lor converrebbe. […] Non sono tali considerazioni da questo luogo. […] È la decorazione l’arte d’abbellire e rendere verisimile all’occhio il luogo dell’azione. […] Il pantomimo grottesco debbe aver luogo solo nelle opere comiche musicali. […] Entrata questa, usciva la seconda da luogo più lontano, ed eseguito anch’essa il suo pantomimo, dispariva come la prima.
Molto probabilmente l’Aurelia qui lodata, e che destava stupore in Firenze, è quell’Aurelia, ignota sin qui, desiderosa nel 1593 di far parte della Compagnia degli Uniti, come rilevasi da questa lettera di un Giusto Giusti al Duca di Mantova colla data del 27 marzo, e riportata dal D’Ancona (II, 511) : Aurelia comica desidera sommamente di haver luogo et unirsi con la Compagnia di Vittoria (la celebre Piissimi) sperando con la scorta di si gran donna di poter avanzarsi nella professione.
Staccatosi Niccolò – continua il Bartoli – da Fabrizio, a motivo d’una sua indisposizione ; e ritirandosi in casa d’un suo amico in luogo eremo e solitario, si diede a scrivere un Romanzo, che voleva diviso in sei libri ; ma compiuto solamente il terzo, cambiò pensiero e si pose a scrivere un’opera tragica in prosa intitolata : Il carnefice di sè stesso.
E perché egli possa conseguire il fin suo, che è di muovere il cuore, dilettare gli occhi e gli orecchi senza contravvenire alla ragione, gli converrà prendere un’azione seguita in tempi o almeno in paesi da’ nostri molto remoti ed alieni, che dia luogo a più maniere di maraviglioso, ma sia ad un tempo semplicissima e notissima. […] Gli argomenti ne sono semplici, cavati dalla più remota antichità, ma non troppo ricercati; in mezzo a scene appassionatissime vi han luogo splendidi conviti, magnifiche ambascerie, imbarchi, cori, combattimenti, incendi: e pare che ivi il regno dell’opera venga ad essere più ampio, per così dire, ed anche più legittimo che d’ordinario esser non suole.
Vuol egli con tali parole in prima insinuare, che io gli abbia con malignità così descritti per tacciar di cattivo gusto gli Spagnuoli (nel che al solito combatte colle ombre impalpabili): in secondo luogo mette in dubbio la veracità di chi gli descrive. […] Anche la facciata vorrebbe essere più propria della luce di questa età, e più vaga, come par che richieda un luogo di una pubblica concorrenza ad oggetto di divertirsi.
Egli stesso vi si avvicina (e ciò dinota di aver egli mutato luogo senza lasciare di esser presente agli spettatori) e vede alzata una gran torre di bronzo opera istantanea di Vulcano, in cui è rinchiusa Danae con la sua Nutrice. […] Sarebbesi ciò tollerato sulle scene Ateniesi, nelle quali ebbero luogo le contese piuttosto comiche che tragiche delle Baccanti, di Jone, di Alceste; ma dalle latine tragedie in poi si sono rigettate come impertinenti. […] Seguì l’originale nell’economia della favola; ma si permise nel dialogo di dar talvolta nuovo ordine alle stesse idee, di sopprimerle in un luogo se in un altro si erano accennate, di rendere con più precisione in latino ciò che in greco si disse con copia.
1548, fu deputato il Barlacchi, il quale, trattandosi di festa fiorentina, e di esecutori fiorentini, mutò il luogo di azione della commedia, di Roma che era, in Firenze, recando così sulla scena i leggiadri e ricchi vestimenti della sua terra : e tanto piacque la rappresentazione di detta Calandra, che fattasene la replica a preghiera de’ lionesi che non la poteron vedere la prima volta, il Re e la Regina e la Corte vi intervennero inattesi, e dichiararon esser loro piaciuta la commedia assai più che la prima volta : e innanzi di partirsi di Lione il Re fe’ dare a’comici 500 scudi d’oro, e 300 la Regina, dimodochè — chiude la descrizione — il Barlacchi et li altri strioni che di Firenze si feciono venire in giù se ne tornarono con una borsa piena di scudi per ciascuno.
Il solenne spettacolo ebbe luogo al R.
La esuberanza dei suoi mezzi fisici, con l’invidiabile suo organo vocale, credo che in luogo di giovargli gli furono dannosi, poichè, se avesse dovuto combattere qualche lieve imperfezione, si sarebbe maggiormente addentrato nello studio dei segreti, che dirò psicologici, dell’arte, e ne avrebbe ottenuto uno splendido effetto.
E pure nel teatro latino vi era insin il luogo per le vestali e nel teatro greco vi era una legge a posta perché le donne sedessero nel teatro a vista de’ forestieri, secondo le greche autorità che porta il Bulingero. […] [2.18ED] Dell’unità del luogo ho io parlato nel mio libro della tragedia, ma nel frammento che voi ne avete non ne ritrovo pur orma. [2.19ED] Pure per farti intendere come io concepisca questa unità, è necessario che io ti parli ancora della perfezione che io stimai conveniente all’unità tragica, sia d’azione sia di tempo o alfin sia di luogo; e ripeto che per comporre una tragedia veramente perfetta un’azione, una di un giorno, non si dee rappresentar che in un luogo; ma questa unità non è così semplice come altri se la figura; perché siccome l’azione è un corpo composto di più membra, così il luogo è composto ancor di più parti; ma siccome le membra non si vogliono penetrate col corpo né disgiunte da lui, così le parti del luogo non si vogliono separate dal tutto né tampoco con esso penetrate. [2.20ED] Il luogo insomma sia tale che i personaggi della favola possano andarsene e ritornarsene dall’una all’altra parte del luogo rappresentato in tempo che l’azione possa terminarsi in poco più o in poco meno di un giorno. […] Il luogo è sacro, siccome congetturo, imperocché è piantato di lauro, di olivo e sparso di viti, e ne’ luoghi interni molti rosignuoli si odon cantare. […] [5.145ED] In queste sole è soffribile alle volte l’interrogazione, che in altre tutte è odiosa, siccome quella che non dà luogo a varietà di note in esprimerla.
[2] Quegli schiavi insensati del pregiudizi, que’ corpi senz’anima, quelle creature indifinibili, che si chiamano gente di mondo, le massime delle quali consistono nel distrugger i sentimenti della natura per inalzar sulle loro rovine l’idolo dell’opinione, nel ridurre ogni affezione del cuore alla sola voluttà, ogni morale al personale interesse, nel far che un’apparente politezza tenga luogo di tutte le virtù, e nel colorir con brillanti sofismi l’orrore del vizio non altrimenti che soglionsi coprire con vistosa vernice i putridi legni dalla vecchiezza o dal tarlo corrosi; fanno del teatro quell’uso appunto, che sogliono fare delle altre cose. […] [3] Il politico, osservando unicamente gli oggetti per la relazione che hanno colla civile economia e coi fini dello stato, lo riguarda come un luogo atto a far circolar il danaro dei privati e a render più brillante il soggiorno d’una capitale; come un nuovo ramo di commercio, ove si dà più voga alle arti di lusso pella gara che accendesi scambievolmente di primeggiare negli abbigliamenti e pel maggior concorso de’ forastieri chiamati dalla bellezza dello spettacolo; come un ricovero all’inquieta effervescenza di tanti oziosi, i quali in altra guisa distratti potrebbono alla società divenire nocivi, impiegando contro di essa non meno i propri divertimenti che le proprie occupazioni; come un mezzo termine infine opportuno a dileguar i bisbigli de’ malcontenti, o a impedire le ragunanze sempre di torbidezza feconde e di pericolo. […] Non dee solamente cercare sterili fatti, ma l’ordine e il congegnamento tra essi: dee usar di stile conveniente al soggetto, ma senza tralasciar le riflessioni opportune, e il colorito talvolta vivace: ora rispettar modestamente l’autorità, ora aver a tempo e luogo il coraggio di misurarla colla bilancia della ragione: quando apprezzar le particolarità, che servono ad illustrar l’argomento, quando troncarle allorché divengono oziose: dove avvicinar i secoli passati e presenti per rilevar col confronto i progressi delle arti, dove risalire fino ai principi a fine di rintracciar meglio l’origine della perfezione loro, o del loro decadimento. […] Nientedimeno senza derogar al merito d’un libro, ch’io credo il migliore di quanti siano usciti fin’ora alla luce massimamente nella parte didascalica, parmi che i pensieri dell’autore intorno alla parte poetica del dramma non abbiano né la giustezza né la profondità che campeggiano in altri luoghi: mi sembra, che abbia poco felicemente indagati i distintivi fra l’opera e la tragedia, e che non venga dato gran luogo alla critica e molto meno alla storia, ond’è che molto ei ci lascia a desiderare si nell’una che nell’altra.
Restò bensì sbandita, siccome era da prima, l’unità della scena; unità la quale allorché divien rigorosa ritarda i progressi dell’arte invece di accelerarli93; ma la licenza che indi ne risultava fu limitata dal buon senso prescrivendo al luogo le stesse leggi che al tempo, e misurando la successione per la permanenza: vale a dire, che siccome alla durata dell’azione si permettono ventiquattr’ ore, così permettonsi al luogo que’ cangiamenti che possono naturalmente avvenire camminando una giornata intiera. […] Riserbandosi poi questo per alcune occasioni, dove la verità della storia o la pompa dello spettacolo o l’ingresso d’un principe trionfante o qualche altro pubblico evento sembravano giustificare la radunanza di molte persone in un luogo; al quale riflesso per non aver posto mente i Greci, e per essersi lasciati strascinare da un invecchiato costume, caricarono (checché ne dica in contrario la prevenzione) le loro tragedie di mille sconvenenze a fatica ricompensate colle originali bellezze, che dopo venti e più secoli siamo pur costretti ad ammirare nei loro scritti drammatici. […] E siccome il suo carattere naturalmente il portava più a quel genere di stile che a qualunque altro, così in un altro luogo s’esprime con egual robustezza.
Altezza di Vittorio Amedeo Duca di Savoja, e per tirar assai bene a gli uccelli in aria, e correr con qualche grazia e velocità a' cervi, et averne ucciso alcuno, è stato honorato oltre alli molti regali d’un singolar appatente di poter levar cavalli dalla Ducale Scuderia a suo beneplacito, e cacciar in ogni luogo riserbato a Sua Altezza Sereniss. con priuilegio, che per qual si uoglia bando, che potesse sospender la permissione a priuilegiati da S.
In sì vasto impero essa avea luogo in tutte le occasioni più solenni. […] Ma in qual modo vi ha luogo?
Voltaire negò questo in un luogo delle sue opere, e lo confessò in un altro con queste parole: Mairet fut le premier qui en imitant la Sophonisbe du Trissino introduisit la règle des trois unités.
Si vuol notare in secondo luogo essere molto strana la comparazione di Opera, e Commedia, generi diversi, che non si debbono misurare colla stessa squadra. […] Si tratta dunque in questo luogo di Canto, che assolutamente rende inverisimili i Drammi. […] Ed infatti che mai dice il Muratori da voi allegato in primo luogo? […] In secondo luogo cavate fuori il Marchese Maffei. […] Prova, che la non curanza de’ Maestri, e de’ Cantori nel bene esprimere, e la loro soave dolcissima melodia, quando meno dovrebbe aver luogo nel Dramma, sieno difetti della Poesia1?
Indi corse il medesimo arringo Vincenzo Galilei pubblicando il Fronimo cogli altri dialoghi sopra la musica, opere piene di erudite notizie, di riflessioni interessanti, e nonostante gli abbagli a cui dava luogo l’imperfetta idea che allora s’avea del vero sistema musicale, delle migliori che ci rimangono di quel secolo fortunato. […] Le dissonanze, che doveano soltanto usarsi con sobrietà a tempo e luogo, furono prodigalizzate fuor di proposito; si moltiplicarono all’infinito le preparazioni, le risoluzioni, e i passaggi; s’inventarono mille sorta di fioretti e d’ornamenti posticci senz’altra legge che il desiderio strabocchevole di novità, e il capriccio dei musici. […] L’Ariosto e il Tasso, ancorché avessero in qualche luogo fatto maestrevolmente parlare la passione, erano, ciò nonostante, nel medesimo caso per l’indole de’ poemi loro nella maggior parte narrativi, per la lunghezza dei canti, e pel ritorno troppo frequente e simmetrico delle rime nelle ottave. […] [27] Più grossolano e meno scusabile è lo sbaglio del Crescimbeni, il quale scrivendo nel principio del nostro secolo si spiega in questi termini: «Intanto dobbiamo avvertire che nei drammi per lo passato non hanno mai avuto luogo i cori, invece de’ quali sono stati inventati intermedi d’ogni maniera»64. […] A me pure è venuto fatto d’averla alle mani fra le carte musicali, ove sempre rimase. né la musica né la poesia meriterebbono che se ne facesse menzione, se la circostanza d’esser la prima nel suo genere non m’obbligasse a darle qualche luogo in questa storia.
Il citato Ottone da Frisinga nel succennato luogo ci attesta parimente che le Città Italiane de’ suoi tempi erano senza dubbio più ricche di tutte quelle d’oltramonti; anzi il soprallodato Muratori nella Conclusione degli Annali d’Italia, che trovasi dopo l’anno 1500, giunge a dire queste precise parole: Non si può negare, che negli ultimi predetti secoli, cioè dopo il mille e cento di gran lunga abbondasse più l’Italia di ricchezze che oggidì. Lo stesso Muratori, negli Annali d’Italia all’anno 1036 parlando delle famose nozze di Bonifazio marchese di Toscana con Beatrice di Lorena, dice coll’ autorità del celebre Donizione citato qual testimonio di vista che “per tre mesi nel luogo di Marego sul Mantovano si tenne corte bandita. […] II della sua pregiatissima Storia d’Inghilterra) barbara, ma non assurda, radunati in un luogo tutti i Bardi del paese, ordinò che fossero uccisi.
La Flaminia poi, oltre l’havere apparato benissimo quel luogo de corami dorati, et haver trovati abiti bellissimi da nimpha, et fatto venire a Mantova quelle selve, monti, prati, fiumi et fonti d’Arcadia, per intermedi della Favola introdusse Satiri, et poi certi maghi, et fece alcune moresche, a tal che hora altro non si fa nè d’altro si parla, che di costoro. […] « Si vestiva, finita la favola, in abito lugubre e nero, rappresentando la istessa tragedia, e cantava alcune stanze che succintamente del Poema tutto contenevano il soggetto, ed era come di quello un argomento ; e cosi, data la licenza al popolo, e finito il canto, si sentiva un alto grido, un manifesto applauso che andava sin alle stelle, e le genti stupite ed immobili non sapeano da qual luogo partirsi. […] Ecco : pur giunta è l’ora prefissa a piacer tanto ; ond’io, senza dimora, prendo il notturno manto, ed al luogo m’invio, dove alberga il cor mio.
Ma v’è chi per riuscirvi si vale di troppe ipotesi, mostrando in un sol luogo differenti paesi, e in due ore di rappresentazione il corso di molti lustri e talvolta di secoli interi, come avviene in Madrid e in Londra; e chi all’opposito se ne permette pochissime, come si usava anticamente in Atene e in Roma, ed oggi usasi in Italia e in Francia.
In alcune commedie ridicole, e dove la mensa avea luogo, voleva che fossero apparecchiati i maccheroni, che venivano da lui divorati, non che mangiati.
In seguito preser voga gl’intermedi nelle commedie o feste, massimamente ne’ conviti e ne’ tempi di pubblica allegrezza, tra le quali assai bella e ingegnosa comparsa ne fece quella rappresentata nel palazzo di San James l’anno 1613 nelle nozze di Federigo V Palatino del Reno colla principessa Isabella d’Inghilterra e di cui ne daremo in altro luogo la descrizione. […] Oltre a questi debbono anche aver luogo le rappresentazioni sacre chiamate Villancicos, che celebransi con gran pompa nelle chiese, la notte del santissimo Natale, come reliquie de’ Misteri della Passione, come anche le feste profane di tornei, quadriglie, caroselli, parejas e altri simili divertimenti, che erano allora in gran voga, e principalmente a’ tempi d’Isabella e di Ferdinando, e poi di Filippo Secondo. […] [9] Quantunque la introduzione del melodramma in Moscovia non s’appartenga ai tempi di cui parliamo, ho tuttavia giudicato opportuno il trattarne in questo luogo per non vedermi poi obbligato a interromper di nuovo la narrazione.
In sì vasto impero essa avea luogo iu tutte le occasioni più sollenni. […] Ma in qual modo vi ha luogo?
Oltre Terracina ancora, seguitando la Via Appia, nel luogo dove fu Longola città descritta da Dionigi Alicarnasseo e da Livio, vedesi un teatro quadrato appresso il monistero di s. […] Presso il luogo che oggi occupa Senetil de las Botegas, dove fu l’antico Acinippo della Celtica mentovato da Plinio, trovansi tuttavia esistenti le tre porte della scenaa.
In fatti per eccitare il riso vi si sacrifica in più di un luogo il verisimile ed il decoro. […] Rimane qualche dubbio sul luogo della scena. […] Figurandosi però cambiata il luogo in una stanza propria per una tavola, come può seguire la venuta del ruffiano da’ commensali schernito? […] Or nell’uno e nell’altro supposto si conserverebbe l’unità del luogo senza mutazione di scena. […] Il luogo presso Taranto designato per Rudia si vuole che fosse la terra delle Grottaglie.
L’azione é comica, dà luogo al maneggio degli affetti, non é romanzesca, non istravagante, non ripiena di trasformazioni e magie.
A. supplicandola che per far grazia a me in ordine alla buona giustizia e per fare anche benefizio ai medesimi Ghislieri, si compiaccia comandare che sia subito ricuperata la donna e posta in luogo sicuro per reconsegnarla a suo marito.
La rappresentazione ebbe luogo il 6 di novembre, e i personaggi e gli attori ne furono i seguenti : Bottenigo, Pietro Mira – Malghera, Giovanna Casanova – Mestre, Rosa Grassi – Stricherhoc, Gerolamo Focher (Focari o Foccheri) – Carpenco, Francesco Seydelmann, e Ballotta Antonio Bertoldi.
Dal giardino di Corte si sale su al Castello di Trausnitz, che il Principe, assieme a Federigo Sustris, un olandese di nascita, venuto a posta dall’Italia, ha con fine sentimento di arte ornato di quadri magnifici, vestendolo de’ più eleganti e civettuoli abiti della Renaissance italiana, e rendendolo così un luogo di delizie e di ricreazione : un incantevole rifugio, dove la natura e l’arte e il ricordo de’ tempi antichi avvincono fortemente il cuore del visitatore.
Grande attenzione nell’ uditorio ; e io guardavo attorno, per vedere se alcun altro artista compariva, quando egli incominciò, gridando : atto primo, scena prima ; e dopo di aver detto che il fatto aveva luogo in una grotta, prosegui notando il nome dei personaggi dei due sessi, che egli avrebbe rappresentato, e così di tutti gli altri sol nominati.
In luogo di continuare la zuffa, misesi a gridar : ajuto, misericordia, son morta.
Or perchè quest’opportuno episodio parve tanto fuor di luogo e ozioso al Signor di Calepio? Edipo avendo implorata la protezione di Teseo, secondo l’oracolo va a morire in un luogo a tutti ignoto. […] Osserviamo in oltre che ne’ Greci i cantici per l’ordinario non hanno luogo se non conosciuta perfettamente la sventura. […] Tra gli esempj delle irregolarità delle favole antiche interno al luogo reca Metastasio l’Ajace; perchè avendo questi risoluto di uccidersi in un luogo solitario per non essere impedito da veruno, si vede poi in effetto sul medesimo palco solo nel luogo cercato e vi si uccide. Ma quì non ardirei affermare di essersi il luogo cambiato, potendo nel vasto teatro Greco ben concepirsi un luogo stabilmente composto di diversi membri, tra’ quali uno ve ne fosse fuor di mano nè da altri prima frequentato, ma pur visibile in tutta l’azione agli spettatori.
Essa in fatti per eccitare il riso sacrifica in più di un luogo il verisimile e il decoro. […] Rimane qualche dubbio sul luogo della scena. […] Ma figurandosi cambiato il luogo in una stanza propria per una tavola, come può seguire la venuta del ruffiano da’ commensali schernito? […] Or nell’uno e nell’altro supposto si conserverebbe l’unità del luogo senza mutazione di scena. […] In tanto si vuole osservare che Euclione nel fine dell’atto terzo dice volere andare a nascondere il suo tesoro nel tempio della Fede, e nella seconda scena dell’atto quarto egli comparisce nel luogo dove ha detto volere andare.
Allora gli spettacoli scenici si riguardarono più favorevolmente e si cercò l’agio degli spettatori col difenderli dal sole colle tende, si assegnò al Senato un luogo distinto dalla plebe, e si rimunerarono e protessero i poeti teatrali. […] Licinio Imbrice collocato dal Sedigito dopo di Nevio, cioè nel quarto luogo, e Luscio che presso lo stesso critico occupa il nono ed è preferito a Quinto Ennio. […] Ma i critici vi desidereranno le famose unità di tempo e di luogo. […] Ma questa opposizione non avrebbe luogo, se si concepisse un teatro alla maniera di Liveri. […] Rimane Geta e Fedria; e il servo dice, io mi occulto in questo luogo per soccorrere a tempo, e spinge Fedria ad incontrare il vecchio.
Agostino studiava con maggior cura e attenzione le materie della Grazia che l’antica letteratura; giacchè in un luogo della Città di Dio egli avanza, che la licenza del Teatro Greco non fu mai così sfrontata che giugnesse ad offender Pericle, il quale non che da Aristofane, venne pur da Ermippo posto in iscena. […] Platone per mostrare più particolarmente la stima, ch’egli faceva di questo poeta, gli diede il miglior luogo nel suo Convito, ch’è uno de’ suoi più belli dialoghi, e mette sotto il di lui nome il bel discorso, ch’egli fa dell’amore, dando con ciò ad intendere che Aristofane era il solo che potesse con vaghezza e diletto parlare di questa passione.
Egli è certo, che i Romani molto tardi ebbero teatri stabili, e che le favole drammatiche in tempo de’ Ludi si rappresentavano nel Foro dove con statue e pitture che dagli amici, ed anche dalla Grecia soleano gli Edili Curuli, cui apparteneva la cura degli spettacoli, farsi prestare, ornavano il luogo in modo di scena. […] Ritrovandomi io un giorno in un luogo, in cui erano parecchi giovani alterosi di quella solita superficiale tintura di lettere, che basta in Francia a farsi ammirare dall’immensa turba degl’ infarinati, gl’ intesi discorrer sul merito degli antichi e moderni comici.
I miei lettori amerebbero forse che se ne facesse in questo luogo il confronto di alcun componimento d’un altro autore preso ad imitare da Metastasio. […] Non v’è un solo fra suoi drammi, (s’eccettuati non vengano gli oratori e qualche altro breve componimento) dove questa passione non abbia luogo. […] O l’amore trionfa solo fra i tumulti e le peripezie, o tenendo il secondo luogo diventa una occupazione frivola e insipida103. […] [55] In questo luogo sento all’improvviso interrompermi da un qualche lettore sdegnoso che vuol perorare a favore del poeta cesareo. […] Due persone, ambedue amanti, ambedue che vanno disperate a morire nello stesso luogo, allo stesso tempo, per la medesima via, ambedue trattenute dal rispettivo amico.
Ulisse viene fuori coll’intento di fornirsi d’acqua e di viveri, e si maraviglia al vedere i Satiri in tal luogo. […] Nè L’uno nè L’altro prende a parlare per mezza ora almeno senza dar luogo al compagno come suol farsi da non pochi drammatici moderni. […] Il Ciclope si volge a seconda delle parole del Coro brancolando; ed essendo in tal guisa aggirato Ulisse ha luogo di uscire, e con tutti i compagni, col Coro e con Sileno si salva sulla nave, deridendo il Ciclope che inutilmente freme e minaccia.
Ulisse viene fuori coll’ intento di fornirfi d’acqua e di viveri, e si mar aviglia al vedere i Satiri in tal luogo. […] Nè l’uno nè l’altro prende a parlare per mezz’ora almeno senza dar luogo al compagno, come suol farsi da non pochi drammatici moderni. […] Il Ciclope si volge a seconda delle parole del coro brancolando; ed essendo in tal guisa aggirato Ulisse ha luogo di uscire, e con tutti i compagni, col coro e con Sileno si salva sulla nave, deridendo il Ciclope che inutilmente minaccia.
Qual cosa in somma si può egli aspettare che riesca di buono da una banda di persone dove niuno vuole stare nel luogo che gli si appartiene, dove tante soperchierie vengon fatte al maestro di musica, e molto più al poeta, che dovrebbe a tutti presiedere e timoneggiare ogni cosa, dove tra’ cantanti insorgono tutto dì mille pretensioni e dispute sul numero delle ariette, sull’altezza del cimiero, sulla lunghezza del manto, assai più mal agevoli ad esser diffinite, che non è in un congresso il cerimoniale, o la mano tra ambasciadori di varie corone?
La prima rappresentazione del Sansone francese ebbe luogo il 18 febbrajo 1730, e Romagnesi vi ottenne un successo enorme, secondo che attesta Matteo Marais nel suo diario, alla data del 5 marzo 1730, che dice : « Agl’italiani hanno un lavoro che fa gran chiasso.
Eduardo I d’Inghilterra era talmente persuaso della potente influenza de’ ministrieri sull’animo de’ combattenti, che avendo fatta la conquista del paese di Galles, per assicurarsela per dirlo colle parole del celebre storico filosofoDavide Hume) per una politica barbara ma non assurda , radunati in un luogo tutti i Bardi del paese, ordinò che si uccidesseroa. […] I codici stessi delle leggi pubblicate dalle nazioni (dice il celebre Guglielmo Robertson nell’Introduzione alla Storia di Carlo V) lasciarono di avere qualche autorità, cedendo il luogo a certe costumanze vaghe e bizzarre. […] Al dir del medesimo istorico, le divisioni sanguinose che sì rinnovavano incessantemente tra il sovrano e la nobiltà, ed il furor cieco con cui i baroni guerreggiavano fra loro, empivano di tumulto e confusione tutte le provincie spagnuole; i saccheggi, le prepotenze, gli omicidii divennero sì comuni, ché in questo stato di disordine non solo fu interrotto ogni sorte di commercio, ma rimaneva appena qualche communicazione aperta e sicura da un luogo all’altro . […] Vuole egli forse darci ad intendere che nella Spagna non aveano luogo i giudi ii di Dio ed i duelli? […] Nel convento de’ France scani in Antibo il dì degl’Innocenti astenevansi i monaci sacerdoti di andare in coro, dando luogo a’ loro frati laici cucinieri, questuanti, giardinieri, di officiare con profanazioni stravaganti, i quali prendevano vesti sacerdotali tutte lacere, e mettevansele a rovescio, mostravano di leggere su i libri che tenevano volti all’ingiù con occhiali fatti di corteccia di aranci, e gridavano follemente con varie contorsioni per muovere a riso.
L’abate Conti ha voluto in un solo atrio far succedere ogni scena del suo Cesare, ma non è verisimile che ivi si facciano tutti li discorsi come in luogo proprio. […] Nell’età nostra altresì Pier Jacopo Martelli ha fatto prima del Baruffaldi tal professione, cangiando bene spesso luogo da scena a scena. […] Pecca pure il Gravina in certe similitudini troppo colte che inserisce in qualche luogo per ristorare con tali vaghezze la noia dello stile. […] Gli altri all’incontro non pur fanno sempre cesura nel luogo medesimo, ma la metà posteriore non è che una repetizione della metà precedente. […] Sagge sono le considerazioni che fa intorno l’unità del luogo, del tempo e dell’azione; massimamente quella che riguarda l’unità d’interesse, che si distingue dall’unità dell’azione.
Plinio il giovane, che, come egli stesso ci attesta122, nell’età di quattordici anni scrisse in Greca favella una tragedia, rammenta con grandi encomii le commedie togate di Virgilio Romano degne di aver luogo, secondo lui, fra quelle di Plauto e di Terenzio123. […] Cerca poi Andromaca un luogo per sottrarlo alle inchieste, e si determina al sepolcro del padre: . . . . . . . . […] Quel trivio con tanto senno riserbato da Sofocle per la bellissima scena di Giocasta con Edipo, viene da Seneca fatto accennare scioperatamente da Creonte nella prima scena dell’atto secondo, senza che Edipo mostri di ricordarsi che egli in simil luogo ammazzò ancora un uomo. […] Magnifica nell’atto secondo è la dipintura della tempesta che scompiglia e dissipa l’armata greca; e ciò che la rende più lodevole si è che cade in un luogo, in cui senza nuocere all’azione prepara la venuta di Agamennone. […] A taluno parrà soverchio lunga; ma se in qualche occorrenza è permesso al poeta drammatico di adornare ed essere pomposo, egli è in simil congiuntura, in cui l’orrore del luogo ben dipinto contribuisce a destare l’orrore del misfatto.
E chi sa che le armi portate da’ curaci in un luogo di pietà, di pace e di allegrezza, sia per pompa sia per cautela, sia per insegnare a’ popoli col l’esempio di vegliar sempre a difesa della religione e della patria, non destassero l’idea di una rappresentazione eroica e marziale? […] Il luogo, il tempo e gli spettatori esigevano decenza e gravità, e gli Amauti vi conservarono questo lodevole carattere senza contaminare con oscenità il divertimento.
E chi sa che le armi portate da’ Curaci in un luogo di pietà, di pace e di allegrezza, sia per pompa sia per cautela sia per insegnare a’ popoli coll’ esempio di vegliar sempre a difesa della religione e della patria, non destassero l’idea di una rappresentazione eroica e marziale? […] Il luogo, il tempo e gli spettatori esigevano decenza e gravità, e gli Amauti vi conservarono questo lodevole carattere senza contaminare con oscenità il divertimento.
Adunque le danze, le quadriglie, le musiche, e giuochi di canne, i tornei, e simili feste potevano empiere talmente il gusto de’ Mori di Spagna, che non dessero loro luogo a desiderare altri spettacoli, tuttochè Averroe avesse scritta una parafrasi della Poetica di Aristotile.
Ma v’é chi per riuscirvi si vale di troppe ipotesi, mostrando in un sol luogo differenti parti del mondo e in due ore di rappresentazione il corso di molti lustri, come si suol fare in Madrid e in Londra; e chi all’opposito se ne permette pochissime, come si usava anticamente in Atene e Roma, e oggi usasi in Italia e Francia.
Il sig. di Voltaire ciò negò in un luogo delle sue opere e lo confessò in un altro con queste parole: Mairet fut le prèmier, qui en imitant la Sophonisbe du Trissino introduisit la règle des trois unites.
Nel luogo selvoso, ov’era Populonia una delle dodici principali città dell’Etruria, appajono molte vestigia di sì famosa città, e specialmente una porzione di un grande anfiteatro, che si congettura essere stato tutto di marmi: tralla Torre di San Vincenzo ed il promontorio dove era la nomata Populonia, veggonsi le reliquie di un altro anfiteatro, presso al quale giaceva un gran pezzo di marmo con lettere Etrusche: di un altro osservansi i rottami fralle antichità della città di Volterra5, Del magistero degli Etruschi nel dipingere, oltre ai vasi coloriti, de’ quali favella il Maffei6 e ad altri posteriormente scoperti, ci accerta il lodato Plinio7, affermando che quando in Grecia cominciava la pittura a dirozzarsi, cioè a’ tempi di Romolo, non avendo il Greco pittore Butarco dipinto prima dell’ olimpiade XVIII, in Italia già quest’arte incantatrice era perfetta, e le pitture di Ardea, di Lanuvio e di Cere erano più antiche di Roma fondata, secondo la cronologia del Petavio, nella VI olimpiade8.
Licinio Imbrice collocato dal Sedigito dopo di Nevio, cioè nel quarto luogo, e Luscio che presso lo stesso critico occupa il nono essendo preferito a Quinto Ennio. […] I personaggi sono tutti buoni; non di quella bontà immaginaria delle scuole morali, nè dell’eroica che ha luogo nelle tragedie, ma di quella civile bontà, che ci allontana dalle colpe senza preservarci dalle debolezze. […] Ma i Critici vi desidereranno le famose unità di tempo e di luogo. […] Ma questa opposizione non avrebbe luogo in chi sapesse concepire un teatro alla maniera di Domenico Barone marchese di Liveri. […] Rimane Geta e Fedria, ed il servo dice, io mi occulto in questo luogo per soccorrere a tempo , e spinge Fedria ad incontrare il vecchio.
Egli stesso vi si avvicina (e ciò dinota di aver egli mutato luogo senza lasciare di esser presente agli spettatori), e vede alzata una gran torre di bronzo opera istantanea di Vulcano, in cui è rinchiusa Danae con la sua Nutrice. […] Seguì l’ originale nell’economia della favola; ma si permise nel dialogo di dar talvolta nuovo ordine alle stesse idee, di sopprimerle in un luogo se in un altro si erano già accennate, di rendere con più precisione in latino ciò che in greco si disse con copia. […] Increscerà in essa in primo luogo il titolo di Orazia che dimostra esser essa il principal personaggio, e che morendo prima di terminar l’ atto III, abbandona ad un altro l’interesse, che era tutto per lei. […] L’orrore e la disperazione lo perturbano a segno che novello Oreste diventa matricida, indi trafigge se stesso nel medesimo luogo ove giacciono immersi nel proprio sangue Dirce e i figliuoli. […] Cerca la regina di Assiria, non chiamandola madre, corre a lei, l’affronta, la trafigge, la mira e piange; indi s’invia al luogo della strage della sposa e de’ figliuoli, e s’uccide.
Fornita questa istoria, Gradello fa una squaquarata di voce e di canto molto sonora ; ovvero finge l’orbo col cagnuolo in mano in luogo di tiorba, e poi si comincia l’invenzione delle bolle di Macalesso che dura due ore, onde gli uditori stomacati, si partono beffando lo sciocco cerretano, che sta pur saldo su le tre gazzette delle grosse, e delle piccole due soldi, protestando al cielo ed alla terra di non volere calare se non quando l’udienza parte senza dir buona sera, nè tor commiato d’alcuna sorte. […] Sono in tutto 8 paginette di stampa in carattere corsivo, 12, senza luogo nè data, ma probabilmente sul ’600). […] Pieno del nobile ardore di meritarsi un posto distinto nel numero de’suoi confratelli d’arte, l’ottenne ; una lunga pratica gli tiene luogo di teoria, ed è ben raro il caso che non riesca nel divisamento che si è proposto.
I codici stessi delle leggi pubblicate dalle nazioni (dice il celebre Guglielmo Robertson nell’Introd. alla Stor. di Carlo V) lasciarono di avere qualche autorità, cedendo il luogo a certe costumanze vaghe e bizzarre. […] Al dir del medesimo istorico, le divisioni sanguinose che si rinnovavano incessantemente tra il sovrano e la nobiltà, ed il furor cieco con cui i baroni guerreggiavano tra loro, empivano di tumulto e confusione tutte le provincie Spagnuole; i saccheggi, le prepotenze, gli omicidj divennero sì comuni, che in questo stato di disordine non solo fu interrotta ogni sorte di commercio, ma rimaneva appena qualche comunicazione aperta e sicura da un luogo all’altro. […] Vuole egli forse darci ad intendere che nella Spagna non aveano luogo i giudizj di Dio ed i duelli? […] Nel convento de’ Francescani in Antibo il dì degl’ Innocenti astenevansi i monaci sacerdoti d’andare in coro, dando luogo a’ loro frati laici cucinieri, questuanti, giardinieri, di officiare con istrane profanazioni, i quali prendevano vesti sacerdotali tutte lacere, e mettevansele al rovescio, mostravano di leggere su’ libri che tenevano volti all’ingiù, con occhiali fatti di corteccia d’ aranci, e gridavano follemente con varie contorsioni per muovere a riso.
Per ciò che riguarda il secondo argomento vi sarà luogo a più ampiamente e più di proposito dilucidarlo in un altro libro di cui nella nota qui apposta troverà per ora il lettore una brevissima idea186. […] Il giambo è vivo e pieno di fuoco, ed ha quindi il primo luogo ne’ soggetti ardenti ed appassionati. […] Non sì tosto la scopersero che si fecero un religioso divieto non dico di corromperla ma persin di metterla fuori di luogo; cosicché ne’ templi ch’essi ergevano agli dei, non solo faceano mostra delle più belle proporzioni, ma applicavano ad ogni divinità l’ordine che più s’acconciava al suo carattere. […] In primo luogo perché qui non si tratta di creare un componimento misto, che partecipi dell’oda e del poema epico, ma di conservare qual’è un’azione musicale tutta drammatica. […] In secondo luogo, perché gli inconvenienti, a’ quali il Brown vorrebbe ovviare, rimangono gli stessi nel piano proposto.
Ebbe Aristofane tra gli altri figliuoli Ararote, Nicostrato e Filetero, i quali e si valsero delle di lui fatiche per farsi luogo sulla scena, e composero essi pure alcune favole coltivando la commedia nuova; ed uno di essi spiccò singolarmente più nel rappresentare che nel comporreb. […] In secondo luogo quel patto apposto di scegliersi argomenti finti dà ad intendere che nelle commedie di Aristofane gli argomenti fossero veri, la qual cosa, a non allucinarsi, nè anche è vera, perchè in esse veri e vivi e noti erano i personaggi introdotti per satireggiarli, ma le azioni, ma gli argomenti erano finti tutti, fantastici, capricciosi e bizzarri oltre misura.
Della nobile Torino, riserbata ad avere tanta e così gloriosa parte nella storia d’Italia, scriveva il Bruni, quasi presago dell’avvenire : « in questo luogo dove i monti tengono il piede, l’Italia il cuore, il Re dei Fiumi la cuna, Venere l’albergo, la Vittoria le palme, la Gloria i trionfi e l’Onore il seggio, ecc. » Non ho veduto questo libretto di Prologhi, ed ho però trascritte le parole di A. […] Questo giorno la fortuna mi ha condotto in questo luogo, perchè io adempisca il decreto del Destino che mi fece nascere per servirvi.
Cerca poi Andromaca un luogo per sottrarlo alle inchieste, e si determina al sepolcro del padre: ……… Optime credam patri. […] Quel trivio con tanto senno riserbato da Sofocle per la bellissima scena di Giocasta con Edipo, viene da Seneca fatto accennare scioperatamente da Creonte nella prima scena dell’atto II, senza che Edipo mostri di ricordarsi che egli in simil luogo ammazzò ancora un uomo. […] Torna innocente Chi detesta l’error, Magnifica nell’atto II è la dipintura della tempesta che scompiglia e dissipa l’armata greca; e ciò che la rende più lodevole si è che cade in un luogo, in cui senza nuocere all’azione prepara la venuta di Agamennone. […] A taluno parrà soverchio lunga: ma se in qualche occorrenza è permesso al poeta drammatico di adornare ed esser pomposo, egli è in simile congiuntura, in cui l’orrore del luogo ben dipinto contribuisce a destare l’orrore del misfatto. […] Ed egli risponde, che farà de’ voti di Giove e di se più degni, cioè che il cielo, l’etere e la terra serbino concordi il luogo che ottennero nell’uscir dal caos: che gli astri non sieno turbati nel loro corso: che il mondo goda una perenne pace: che tutto il ferro s’impieghi negl’innocenti lavori villeschi e mai non si converta in armi; voti nobili e proprii di un cuor magnanimo.
Allora gli spettacoli scenici furono riguardati più favorevolmente, e si cercò l’agio degli spettatori difendendoli dal sole colle tende, si assegnò in teatro pel senato un luogo distinto dalla plebe, si rimunerarono e protessero i poeti. […] Cerca poi un luogo per involarlo alle richieste, e si determina al sepolcro del padre, …………… Optime credam patri. […] A taluno parrà soverchio lunga; ma se in qualche parte é permesso al poeta drammatico di adornare ed esser pomposo, egli é in simil congiuntura, in cui l’orror del luogo ben dipinto contribuisce a preparare all’orror del fatto. […] La tabernaria frammischiava l’eccellenza alla bassezza, e prendeva il nome da taberna, luogo frequentato da persone d’ogni ceto. […] Ritrovandomi un giorno in un luogo, in cui erano parecchi giovani alterosi di quella solita superficiale tintura di lettere, che basti in Francia per farli ammirare, gl’intesi discorrer sul merito degli antichi e moderni comici.
Non bene apparisce in qual maniera avesse l’autore ideato il luogo dell’azione per rendere in tanta distanza quanta esser dovea tra un campo che assedia ed una piazza assediata, verisimili tali conferenze, e specialmente tutto l’atto III. […] Non dubiti punto lo spettatore che Olvia non paleserà ad Aluro l’arcano fino a che il poeta non riconduca l’uno e l’altra nel medesimo luogo e nel medesimo punto del loro discorso; ma bisogna attendere che passi tutto intero l’atto II. […] In secondo luogo Olvia ha considerato che diecimila persone vogliono mangiare, e che Numanzia manca pur di cadaveri da ripartire co’ nuovi alleati? […] Nel poema si concepisce, ma non si pronuncia la voce traidores, e con ciò si lascia luogo alla preghiera; nella tragedia l’ingiuria è scoccata, e la correzione giugne fuor di tempo. […] Aveva io accumulati in questo luogo moltissimi altri esempi tratti dalle altre poesie di Huerta, ne’ quali si dimostra pretto Marinista o Gongorista; ma le notizie della di lui morte mi determinarono a supprimerli nell’edizione di quest’opera in soi volumi.
In secondo luogo dal risorgimento delle Lettere gl’Italiani hanno sempre recitate Tragedie, Commedie, Pastorali, e Drammi Musicali, di sorte che i forestieri vedendo sulla Scena incessantemente tutti questi generi, non potevano essere cotanto irragionevoli e ingiusti che volessero non vedere quello che pur vedeano, e doveano confessare che tutte le accennate specie di Poesie Drammatiche fossero ben note agl’Italiani.
Fiorirono tra gli antichi scozzesi ed irlandesi di origine celtica moltissimi cantori appellati parimente bardi, nel cui ordine sembra che avessero luogo ancor le donne per quello che apparisce dal poema d’Ossian, intitolato I Canti di Selma: ……………… Vedi con esso I gran figli del canto, Ullin canuto, E Rino il maestoso, e ’l dolce Alpino Dall’armonica voce, e di Minona Il soave lamento3 Lino, Orfeo, Museo, Omero, ec. finirono in Grecia prima che scrivessero in prosa Cadmo ed Ecateo Milesi, e Ferecide Siro, maestro di Pitagora.
Sanno altresì che l’adunarsi in un luogo pubblico, qual è un Teatro, giova potentemente ad obbligar gli spettatori che vi concorrono ad osservarsi reciprocamente, ed a comporsi a certa esteriore politezza di maniere, che i solitarii difficilmente sogliono acquistare.
L’azione è comica, interessante, capace di viluppo e di scioglimento popolare, dà luogo al maneggio della tenerezza, e nulla ha di romanzesco e stravagante, nè abbisogna del volgare soccorso di machine, magie e trasformazioni.
Flaminione accettò ; ma l’ambasciata non ebbe luogo, perchè in capo a quindici giorni Masaniello fu destituito dalla sua pretesa regalità, e Flaminione di cui fu riconosciuta la probità, potè restituirsi a sè stesso.
Non è proprio di questo luogo, e nemmeno del mio debole ingegno il diffondermi circa un argomento, che richiederebbe più tempo, e penna più maestrevole. […] [4] L’ignoranza delle leggi fisiche della natura dovette in primo luogo condur l’uomo a dilettarsi del maraviglioso. […] L’uno e l’altro fu fatto, ed ecco divenir familiari tra loro gli incantesimi, le malìe, i sortilegi, le stregonerie e le altre magiche operazioni, colle quali assicuravano di poter eccitare e serenar a grado loro le tempeste, sedar il mare, sparger il terrore fra gli inimici, sollevarsi nell’aria, trasportarsi improvvisamente da un luogo all’altro, scongiurare e far comparire gli spiriti, convertirsi in lupo, in cane o in altro animale, trattener il sangue delle ferite, farsi amar dalle donne all’eccesso, guarir ogni sosta di malattie e render gli uomini invulnerabili, del che non pochi fra loro vantavansi d’aver fatto in se medesimi lo sperimento.
Amlet dopo varie domande risolve di recarsi nel luogo dove apparve. […] Sul supposto che verisimilmente egli ricuserebbe d’imprendere un nuovo viaggio, per farlo morire in guisa che la sua morte sembri casuale alla madre stessa, propone che godendo Laerte gran fama di destrezza nel maneggiar la spada, ed essendo Amlet pieno di opinione di se stesso per la perizia della scherma, il re pensa di fargli susurrare all’udito di tal sorte il valore di Laerte, che si darà luogo ad una scommessa, altri tenendo la parte di Laerte, altri del principe. […] Fatto ciò, chiuso di nuovo il plico, lo ripose nel luogo stesso, senza che siasene osservato il cambio.
La Casa disabitata recitata in Siena con molto applauso merita tra le farse ben congegnate luogo distinto. […] Soggiugne specialmente che le quattro commedie prime sono adattabili ad ogni tempo, luogo e costume. […] e poi si allontanano e si perdono nel boschetto, per dar luogo ai confidenti di seguitare a porgere alla stessa notte divote preghiere. […] Odorico fralle ruine di un antico Circo, luogo arbitrario poco dipendente dall’azione. […] Or come di sera, in quel luogo co’ suoi domestici ?
Or perchè non dobbiamo impropriamente stendere il nome di opera fino a que’ drammi ne’ quali soltanto i cori e qualche altro squarcio si cantavano, e molto meno a quelle poesie cantate che non erano drammatiche, ma unicamente attribuire il titolo di opera a que’ componimenti scenici, ne’ quali sarebbe un delitto contro al genere, che la musica si fermasse talvolta dando luogo al nudo recitare: egli è manifesto che l’opera s’inventò nella fine del secolo XVI, e che si dee riconoscere come inventore dell’opera buffa l’autore dell’Anfiparnaso, come primo poeta dell’opera seria o eroica il Rinuccini, e Giacomo Peri come primo maestro di musica, che, secondochè ben disse sin dal 1762 l’Algarotti, con giusta ragione è da dirsi l’inventore del Recitativo. […] Sulzer; perchè se la mia allegrezza mi riempie e mi trasporta, se l’ affetto è vero, non mi darà luogo a metterlo in musica, o cantandolo lo tradirò io stesso.
., è imitata quella del luogo ove segue la strage di Oronte e de’ figliuoli. […] Increscerà in essa in primo luogo il titolo di Orazia che dimostra esser essa il principal personaggio, e che morendo prima di terminar l’atto III, abbandona ad un altro l’interesse che era tutto per lei. […] Si distingue (egli dice) talmente col l’eloquenza, colla franchezza del dire e col giro e spezzatura del verso, che quel luogo che tiene l’Epido per l’orditura, la Sofonisba per l’affetto, e l’Oreste per la bellezza de’ passi, può questa giustamente pretendere per lo stile. […] L’orrore e la disperazione lo perturbano a segno che novello Oreste diventa matricida, indi trafigge se stesso nel medesimo luogo ove giacciono immersi nel proprio sangue Dirce e i figliuoli. […] Cerca la regina di Assiria, non chiamandola madre, corre a lei, l’affronta, la trafigge, la mira, e piange; indi s’invia al luogo della strage della sposa e de’ figliuoli, e s’uccide.
Non bene apparisce in qual maniera avesse l’autore ideato il luogo dell’azione per rendere in tanta distanza verisimili tali conferenze, e specialmente tutto l’atto III. […] Ma non dubiti lo spettatore che Olvia dica altrove l’ arcano ad Aluro: il poeta ricondurrà l’una e l’altro nel medesimo luogo nel medesimo punto del loro discorso; ma bisogna attendere che passi tutto l’atto II. […] Nel poema si concepisce ma non si pronunzia la voce traidores, e con ciò si lascia luogo alla preghiera: nella tragedia l’ingiuria è scoccata e la correzione giunge tardi. […] Non è tanto la sterilità che lo renda scabroso a maneggiarsi, quanto l’impossibilità di combinare verisimilmente in un giorno e in un luogo la strettezza di Roma assediata da’ Volsci, e l’ angustia di Marzio combattuto dalla vendetta e dalla madre. […] Non ragionata perchè nulla addita nè degli errori nè delle bellezze de i drammi: non completa perchè non poche altre doveano inchiudervisi: non iscelta, perchè alcune hanno in essa avuto luogo senza merito particolare.
L’azione è comica, interessante, capace di viluppo e di scioglimento popolare, dà luogo al maneggio della tenerezza, e nulla ha di romanzesco e stravagante, nè abbisogna del volgar soccorso di macchine e di magie e trasformazioni.
La beneficiata ebbe luogo la sera di giovedì 6 dicembre 1832 al Teatro Nota di Lucca.
L’opera sua sulle pitture nostre componeva, di città in città, su luogo, allorquando vi si recava a recitar colla compagnia.
E il contratto fu stipulato per mezzo di notajo, e le nozze ebber luogo nel duomo di Parma il giorno 15 di aprile del 1645.
Nella Comedia è necessaria la proportione del luogo, e la proportionalità del Caso ; la egualità delle persone, maggiore, o minore ; e l’inegualità delle cose ; ella è formata di regole, di quella del trè nel Comico che deue hauere, bella presenza, voce soaue, e buona memoria.
Un buon poeta obbligato a componi pel Teatro musicale ha bisogno di maggior attività e rapidezza nella Favola, per servire al tuo oggetto, dovendo soggettare il dialogo a una precisione rigorosa per dar luogo alla Musica odierna. […] Per conoscere la manifesta diversità de’ due caratteri, mettasi Sesto in luogo di Cinna nella scena sull’abdicazione di Augusto, e si vedrà che la tragedia non passerà oltre, non potendo convenire a Sesto la parte che vi fa Cinna d’ipocrita e di traditor determinato. […] Carlo Pecchia, giureconsulto napolitano, si é nella Repubblica Letteraria segnalato per varie produzioni poetiche latine ed italiane, tra le quali occupa il primo luogo un ditirambo intitolato Il Carnovale, ch’é stato riputato il solo da potersi degnamente collocare quasi allato a quello del Redi; e più ancora per aver dati ultimamente alla luce i due primi tomi d’una Storia politica e civile del regno di Napoli sotto il titolo semplicissimo di Storia dell’Origine e dello stato antico e moderno della Gran Corte della Vicaria, nell’un de’ quali tomi in due dissertazioni ha sviluppata l’origine del governo feudale, e la diversità de’ feudi del regno da quelli introdotti in Lombardia, in Francia, in Germania ed in Inghilterra; e con ciò ha esaminato più precisamente il sistema del governo stabilito dal re Ruggieri, primo fondatore della monarchia siciliana, e perfezionato dall’imperador Federigo II, e nell’altro tomo ha dato un sunto delle leggi longobarde, esaminandone le maniere, i costumi, la magistratura, e la forma del giudicare; donde poi é passato alle leggi normanne e sveve contenute nel volume delle constituzioni del regno, esaminandole non già isolate, ma come componenti un sol corpo di legislazione. […] Molti che ci han preceduto in parlar dell’opera, volendo additare in che essa differisca dalla tragedia, posero tal differenza nell’unità di luogo, nell’esito tristo o lieto della favola, nel carattere del protagonista, nel numero degli atti, e nel verso. Ardisco dire, che muta di tali cose mette una differenza essenziale tra l’opera eroica e la tragedia; ma non é quello il luogo di trattarne di proposito.
L’amor tenero dilicato che degrada quasi tutte le tragedie francesi, trova il proprio luogo nella commedia tenera, che non conobbe Moliere, ma che conobbero in Grecia ed in Italia Menandro, Apollodoro, Terenzio, Annibal Caro, Sforza Oddi, e Giambatista della Porta nel Moro e nella Sorella. […] Dami se n’era scusato sulla difficoltà che incontra un poeta a farsi luogo nella corte dove al suo dire, Nous sommes eclipsès par le moindre minois, Et la, comme autre part, les sens entrainent l’homme, Minerve est èconduite, et Venus a la pomme. […] , le quali sagge idee di Aristofane ebbero luogo in una delle sue commedie, e furono quindi nobilitate dalla natural grazia e leggiadria del gran Metastasio nell’Astrea placata. […] Gli domandò se si sovveniva del luogo dove la prima volta si trovò in Parigi. […] Argomentò dal luogo l’Abate che egli era venuto pel cammino di mezzogiorno, e domandando quanto tempo avea posto nel viaggio, disse Teodoro, che vi aveano spese molte notti, cambiando d’ora in ora i ’cavalli.
Amlet dopo varie domande risolve di recarsi nel luogo dove apparve. […] Palesa poi a Laerte un espediente che gli è sovvenuto per disfarsi di Amlet: Sul supposto che verisimilmente egli ricuserebbe d’imprendere un nuovo viaggio, per far che pera in guisa che la morte sua sembri alla madre stessa casuale, propone che celebrando la fama la destrezza di Laerte nel maneggiar la spada, ed Amlet essendo pieno di opinione di se stesso per la perizia nell’arte di schermire, pensa il re di fargli susurrare all’udito di tal sorte il valore di Laerte, che si dia luogo ad una scommessa, tenendo alcuni la parte di Laerte, ed altri quella del principe. […] Aprono l’atto due becchini parlando di Ofelia che si ha da sotterrare in luogo sacro. […] In secondo luogo il poeta giudizioso non lavora mai contro se stesso.
con impazienza una risposta possa sempre con proprietà di rappresentazione darsi luogo alle battute musicali che debbono precedere. […] Per comprendere appieno la diversità de’ due caratteri, pongasi, nella scena full’ abdicazione di Augusto, Sesto in luogo di Cinna, e la tragedia non potrà andare avanti, non potendo convenire a Sesto la parte che vi sostiene Cinna d’ipocrita e di traditore determinato. […] Serio nel 1780 riprodusse sulle scene napoletane tale argomento; ma gli convenne tutto fondare nella poesia, e servire alle circostanze spogliando lo spettacolo di quasi tutte le indicate decorazioni, per dar luogo a’ balli di Zemira e Azor ed al Convitato di pietra. […] Molti che ci hanno preceduto (e l’accennai sin dal 1777) in parlar dell’opera, volendo additarci in che essa differisca dalla tragedia, posero tal differenza nell’unità di luogo, nell’esito tristo o lieto della favola, nel carattere del protagonista, nel numero degli atti, e nel verso.
Ebbe pur luogo nella bella edizione di Filippo Pareo uscita nel 1619. […] E sebbene l’istesso lodato Casiri aggiunga che parlerebbe a suo luogo di una o due commedie Arabe, tuttavolta scartabellando la mentovata Biblioteca io non trovai un solo componimento drammatico, non dico de’ secoli de’ quali ora si favella, ma nè anche de’ seguenti sino all’intera espulsione de’ Mori dalle Spagne.
Or perchè non dobbiamo impropriamente stendere il nome di opera sino a que’ drammi, ne’ quali soltanto i cori e qualche altro squarcio si cantavano, e molto meno a quelle poesie cantate che non erano drammatiche, ma unicamente attribuire il titolo di Opera que’ componimenti scenici, ne’ quali sarebbe un delitto contro il genere se la musica si fermasse talvolta dando luogo al nudo recitare: egli è manifesto che l’opera s’inventò nella fine del secolo XVI, e che si dee riconoscere come inventore dell’opera buffa l’autore dell’Anfiparnaso, e come primo poeta dell’opera seria o eroica il Rinuccini, e Giacomo Peri come primo maestro di musica che, secondochè ben disse sin dal 1762 l’Algarotti, con giusta ragione è da dirsi l’inventore del Recitativo . […] Neppure, secondo le di lui regole critiche; perchè se la mia allegrezza mi riempie e mi trasporta, se l’affetto è vero, non mi darà luogo a metterlo in musica, o cantandolo lo tradirò io stesso.
Sanno altresì che l’adunarsi in un luogo pubblico, qual è un teatro, giova potentemente perchè gli spettatori si osservino reciprocamente e si compongano a certa esteriore pulitezza che i solitarj non mai son per acquistare.
Sforziamoci di dar luogo alla verità, e di contenere ne’ confini dell’urbanità l’espressioni.
– L’opuscoletto ha fra il titolo e il luogo di stampa il presente ritratto in legno, e consta di otto pagine in 12° compreso il frontespizio e un sonetto di dedica (?).
La tabernaria frammischiava l’eccellenza alla bassezza, e prendeva il nome da taberna, luogo frequentato da persone di ogni ceto. […] Andò questo mimo cavaliere dopo la rappresentazione a prender luogo tra gli altri della sua classe, e si abbattè in Cicerone, il quale mostrandosi imbarazzato diceva non potergliene dar molto a cagione della gran folla che vi era, alludendo al gran numero di senatori e cavalieri creati da Cesare.
La tabernaria frammischiava l’eccellenza alla bassezza, e prendeva il nome da taberna, luogo frequentato da persone di ogni ceto. […] Andò questo mimo cavaliere dopo la rappresentazione a prender luogo tra gli altri della sua classe, e si abbattè in Cicerone, il quale mostrandosi imbarazzato diceva non potergliene dar molto, a cagione della gran folla che vi era, alludendo al gran numero di senatori e cavalieri creati da Cesare.
Ha da esser erudito per dir a tempo e luogo qualche sentenza latina, qualche testo, o qualche autorità di Dottore. […] Bene : con questi nomi noi ci troviam di fronte a quel Tommaso Bambagi, per l’appunto Ferrarese, del quale scrive il Petrarca nella lettera a Pietro da Bologna Retore, descrivendogli le feste e gli spettacoli, ch’ ebber luogo in Venezia per la vittoria di Creta.
Il suo talento risiede inoltre nel dipingere con verosimiglianza caratteri provenienti da ogni tempo e luogo. […] Hanno poi luogo la speranza, la fiducia e la gioia, qualora il desiderio di ricongiungimento è stato esaudito. […] Non è questo il luogo di pronunciare chi di loro meriti in questa parte la preferenza. […] La bocca alquanto aperta dà luogo ad una respirazione lenta, e sollevata da quando in quando da un profondo sospiro. […] Essendo transitorie nella declamazione non danno luogo né tempo sufficiente a produrre lo stesso effetto.
Nel luogo selvoso, ove era Populonia una delle dodeci principali città dell’Etruria, appajono molte vestigia di sì famosa città, e specialmente una porzione di un grande ansiteatro, che si congettura essere stato tutto di marmi: tralla Torre di san Vincenzo ed il promontorio dove era la nomata Populonia, veggonsi le reliquie di un altro anfiteatro, presso al quale giaceva un gran pezzo di marmo con lettere Etrusche: di un altro osservansi i rottami èfralle antichità della città di Volterraa Tralle antiche fabbriche Etrusche tuttavia esistenti vogliono ricordarsi quelle che ammiransi nelle rovine dell’antica Posidonia o Pesto nel Regno di Napoli.
Tra gli antichi Scozzesi ed Irlandesi di origine Celtica fiorirono moltissimi cantori appellati parimente Bardi, nel cui ordine sembra che avessero luogo ancor le donne, per quello che apparisce dal poema di Ossian intitolato Canti di Selma: . . . . . . . . . . .
Oltre Terracina, seguitando la Via Appia, nel luogo dove fu Longola città descritta da Dionigi Alicarnasseo e da Livio, vedesi un teatro quadrato appresso il monistero di S. […] Presso il luogo che oggi occupa Senetil de las Bodegas, dove fu l’antico Acinippo della Celtica mentovato da Plinio, trovansi tuttavia esistenti le tre porte della scena166. […] E sebbene il lodato Casiri aggiunga che parlerebbe a suo luogo di una o due commedie Arabe, tuttavolta scartabellando la di lui Biblioteca io non trovai un solo componimento drammatico; non dico de’ secoli de’ quali ora favelliamo, ma nè anche de’ seguenti sino all’intera espulsione de’ Mori dalle Spagne.
Orazio Benevoli, Anton-Maria Abbattini, Francesco Foggia, Pietro Picerli e il rinomatissimo Cesti cominciarono in Roma i primi a ripolire alquanto e simplificar l’armonia dagl’ispidi intrecci del contrappunto, a concertar con più esattezza le parti, a connetter fra loro i passaggi secondo il luogo, che debbono occupare nella modulazione, a scegliere e regolare gli accordi secondo la relazione che hanno essi col tutto. […] Partendo dal principio della unità accennata di sopra, conobbero essi che essendo fatto non il canto per gli strumenti, ma piuttosto gli strumenti pel canto, non doveano quelli primeggiar sulla voce del cantore, ma regolarla soltanto, sostenerla, e rinvigorirla; che essendo ciascuno stromento necessario in parte al fine propostosi, non dovea l’uno impedir l’azione dell’altro cosicché il basso, per esempio, affogasse la voce di tutta l’orchestra, o gli stromenti da fiato signoreggiassero su quelli da corda, o questi all’incontro su quelli; che non convenendo mischiare fra loro suoni di diversa natura, faceva di mestieri collocar insieme gli strumenti della medesima spezie, acciò si accordassero meglio e con maggior esattezza suonassero; che i bassi però si dovessero interpolare or qua or là per tutta l’orchestra, giacché da essi dipende la movenza, e l’andamento d’ogni buon’armonia; che non essendo a proposito qualunque sgomento per produrre qualunque suono, bisognava studiar bene la natura di ciascuno per meglio combinarli fra loro, e farli muovere a luogo e tempo; che i subalterni dovevano esser intieramente subordinati al maestro, e posti in maniera che potessero esser tutti insieme veduti e veder anch’essi scambievolmente chi suona il clavicembalo; che bisognava avvezzar di buon ora i sonatori alla giustezza del tempo, e a regolar il loro movimento colla mossa generale degli altri, affinchè l’aggregato de’ suoni avesse quell’unità, senza cui non havvi senso o significato alcun nella musica. […] Però nella mossa generale del buon gusto musicale in Italia l’arte del canto se ne dovette spogliare, e se ne spogliò infatti del cattivo metodo antico, e contribuì a rinforzar vieppiù l’espressione, non già facendo strazio della poesia, come nel secolo passato, né aggirandosi intorno a’ vani arzigogoli, come a’ tempi nostri, ma ponendo ogni suo studio nell’immitar l’accento naturale delle passioni, nell’acquistar una perfetta intonazione, che è il cardine d’ogni melodia, nell’imparar la maniera di cavare, modulare, e fermare la voce a dovere, nell’eseguir maestrevolmente i passaggi da nota in nota colla debita gradazione acciochè tutte quante spicchino le diverse inflessioni del sentimento, nell’appoggiar a tempo e luogo sui tuoni trattenuti, ove il richieda la espression del dolore o della tristezza, scorrendo poi leggiermente sugli altri, che generati vengono da affetti contrari, nel preferir il naturale al difficile, e lo stile del cuore a quello di bravura, nel far uso di quelli abbellimenti soltanto, che necessari sono alla vaghezza e brio della voce senz’adoperarli tuttavia con prodigalità nuocevole alla espressione, nell’attemperar l’agilità naturale di essa voce non già all’arbitrio di chi la possiede fecondo per lo più di capricci, ma all’indole della natura e della passione, nell’accomodar la prosodia della lingua coll’accento musicale in maniera che vi si distingua nettamente ogni parola, se ne comprenda il sentimento e la forza, e si ravvisi il quantitativo valor delle sillabe, nell’accompagnar col gesto appropriato e convenevole i movimenti del canto, e il carattere de’ personaggi, in una parola nel portar il più lontano che sia possibile l’interesse, l’illusione, e il diletto, que’ gran fonti della teatrale magia. […] Quest’uomo eccellentissimo, che alla gravità dell’antica musica ha saputo unir così bene le grazie della moderna, compose ancora una saporitissima critica intitolata il teatro alla moda, senza nome, senza data e senza luogo di stampa, ma che fu per altro mandata in luce poco dopo il mille e settecento, ove colla licenza che permette la maschera, schiera ad uno ad uno con festiva ironia tutti i difetti che dominavano al suo tempo in sulle scene.
Tra gli antichi Scozzesi ed Irlandesi di origine Celtica siorirono moltissimi cantori appellati parimente Bardi, nel cui ordine sembra che avessero luogo ancor le donne perquello che apparisce dal poema di Ossian intitolati Canti di selma: Vedi con esso I gran figli del canto Ullin canuto, E Rino il maestoso, e il dolce Alpino Dal l’armonica voce, e di Minona Il soave lamentoa.
[15] Però non si può immaginare al mondo cosa più bislacca di codesto ramo della poesia teatrale, onde esattamente la diffinì il Marchese Maffei «un’arte storpiata in grazia d’un altra, e dove il superiore miseramente serve all’inferiore, talché il poeta quel luogo ci tenga che tiene il violinista ove suoni per ballo» 78. […] [16] Minore fu il contagio nelle opere buffe sì perché avendo in esse meno luogo il maraviglioso più ne rimaneva pei caratteri, e sì perchè il loro stile più vicino al familiare non ammetteva le frascherie e gli stravizzi dell’eroico. […] Ma dall’altra parte i disordini forse maggiori che nascevano dal sostituir invece loro giovinastri venali e sfacciati, ai quali, dopo aver avvilito il proprio sesso coi femminili abbigliamenti, non era troppo difficile il passaggio ad avvilir la natura eziandio; la influenza grande nella società, e maggiore in teatro, che i nostri sistemi di governo permettono alle donne, dal che nasce, che essendo elleno la parte più numerosa e la più pregiata degli spettacoli, cui vuolsi ad ogni modo compiacere, amano di vedere chi rappresenti al vivo in sul teatro i donneschi diritti; l’amore, il quale per cagioni che non sono di questo luogo, è divenuto il carattere dominante del moderno teatro e che non può debitamente esprimersi, né convien che si esprima da altri oggetti, che da quelli fatti dal ciclo per ispirarlo; la ristrettezza de’ nostri teatri picciolissimi a paragon degli antichi, dove la distanza che passa tra gli attori e gli spettatori è tale, che i personaggi non possono agevolmente prendersi in iscambio, e dove troppo è difficile il mantener l’illusione; altre cause insomma facili a scoprirsi dal lettore filosofo costrinsero alla perfine i saggi regolatori delle cose pubbliche ad ammetter le donne sulle scene.
Ecco perchè si soffrono le balordaggini de’ Graziosi e dell’Arlecchino, che trovò luogo anche in Francia, e poi ne’ Drammi d’importanza si cerca ogni esattezza e regolarità. […] Così in più di un luogo combattendo p. […] Forza è che dica lo spettatore ciò vedendo, se ciò accade in luogo praticato dagli altri della Casa, che avverrà in parte più secreta!
Non si rappresentano ogni dì senza apparenza di dar luogo a nuove Opere? […] Così, ad onta della sua vasta fantasia, e della fluidità della versificazione, si rimase nel luogo meritato; e la maggior parte delle sue favole sceniche restò inedita, negletta, e sepolta, e non so quanti nazionali, e stranieri oggi leggono le impresse1. […] Di poi, quando anche que’ versi recitati nel Circo fossero stati scenici (che ben poteva ciò avvenire, perchè ne’ Giuochi Romani, Plebei, e Megalesi3 aveano luogo gli spettacoli scenici), questo proverebbe, che il Popolo Romano talora s’infastidiva degli spettacoli teatrali, e desiderava i Circensi, che formavano la di lui passione principale, ma non già, che per avere il gusto corrotto, come fantastica il Sig.
Il titolo del Domine Lucas è tolto da una commedia di Lope de Vega che ebbe luogo nel Teatro Spagnuolo del Linguet. […] Moratin compose la nominata in terzo luogo Commedia nueba, ove espone una fedel dipintura (a quel che si dice nel prologo) dello stato attuale del teatro spagnuolo. […] In secondo luogo perchè quei che se ne sono occupati non hanno mostrato di saper formare un quadro che rappresenti un’ azione compiuta.
L’amor tenero e delicato, che degrada quasi tutte le tragedie francesi, ha il suo proprio luogo nella commedia tenera, che non conobbe Moliere, ma che conobbero in Grecia ed in Italia Menandro, Apollodoro, Terenzio, il Caro, l’Oddi, il cavalier Porta nel Moro e nella Sorella. […] Dami se n’era scusato sulla difficoltà che incontra un poeta a farsi luogo nella corte, dove, al suo dire, Nous sommes éclipsés par le moindre minois, Et la, comme autre part, les sens entrainent l’homme, Minerve est éconduite, & Venus a la pomme. […] , le quali sagge idee ebbero luogo in una delle commedie di Aristofane, e furono poi nobilitate colla naturale sua grazia e leggiadria dal Metastasio nell’Astrea placata.
La bella poesia che sola può somministrare alla musica il vero linguaggio delle passioni, cominciò ben presto ad occupare l’ultimo luogo. […] Léone Augusto in niun luogo permise a’ Romani quest’atrocità, ed ai barbari solo in qualche parte a.
Nè anche l’unità del luogo vi è osservata; perchè Trigeo si vede prima in Atmone, indi in aria, poscia in certe balze. […] Curiosa in questo luogo è la descrizione dell’Empusa, ossia della Fantasima, che per ventura possiamo far conoscere colla versione del riputato Cesarottia. […] Di simili comiche sferzate si ha bisogno oggidì ancora in più d’un luogo, ove l’impostura coglie le palme riserbate alla scienza; ma dove sono gli Aristofani? […] De pubblici affani non vi si favella punto nè poco: vi si ritraggono e satireggiano ben pochi particolari, pochissimi vi si nominano, la maldicenza antica cede il luogo alla finzione, la quale sola ne forma tutta la piacevolezza. […] L’istesso gran filosofo gli diede miglior luogo nel suo Convito, che è uno de’ suoi più belli dialoghi, e mise sotto il di lui nome il hel discorso che egli fa dell’amore.
Il Montiano affermava che in questa favola si rispettano le regole, ma per regole intende solo le unità di tempo e di luogo.
E sebbene il Casiri aggiugne, che a suo luogo avrebbe parlato di una o due commedie arabe, scartabellando la di lui biblioteca non trovai pure un solo componimento drammatico, non dico de’ secoli di cui ora parliamo, ma né anco de’ seguenti fino all’intera espulsione de’ mori dalle Spagne.
La bella poesia che somministra alla buona musica il vero linguaggio delle passioni, col quale parlasi nel medesimo tempo al cuore e allo spirito, occupava l’ultimo luogo fra tante cose destinate unicamente a solleticare i sensi; e la fina rappresentazione che da essa ancor dipende, fin d’allora fu un oggetto o non veduto o disprezzato dagl’istrioni musici; Qual differenza, non dee immaginarti che si troverebbe da chi potesse paragonarle, tra la musica e la rappresentazione dell’opera moderna, in cui la verità é sì negletta dagli eutropi teatrali, e della tragedia ateniese, nella quale, secondo che ben si esprime ateneo, trasportato da un divino entusiasmo rappresentava e cantava l’istesso Euripide!
Leggonsi però prima cinque versi narrativi, cioè detti dal poeta, e non da qualche attore, per li quali l’azione si vede trasportata ad un luogo diverso: Sic fatus imâ parte recessit domus Petens latebras, luce et exclusa caput Tellure pronum sternit in faciem cadens: Tunditque solidam dentibus frendens humum, Patremque saevâ voce Luciferum ciet.
Prima però verso il 1634 avea egli composta la famosa Maschera, intitolata Comus, produzione bizzarra che a guisa dell’opera dava luogo in un tempo al ballo ed al canto, di cui parla Paolo Rolli nella Vita di Milton, esponendone l’argomento, e commendandone la sublimità, di che non ci fa dubitare la vastità del suo ingegno.
Leggonsi però prima cinque versi narrativi, cioè detti dal poeta, e non da qualche attore; per li quali l’ azione si vede trasportata ad un luogo diverso: Sic fatus imâ parte recessit domus Petens latebras, luce & exclusa caput Tellure pronum sternit in faciem cadens: Tunditque solidam dentibus frendens humum, Patremque sæva voce Luciferum ciet.
Prima però verso il 1634 avea egli composta la famosa Maschera intitolata Comus, produzione bizzarra, che a guisa dell’opera dava luogo in un tempo al ballo ed al canto, di cui parla Paolo Rolli nella Vita del Milton, esponendone l’argomento, e comendandone la sublimità, di che non ci fa dubitare il di lui ingegno.
La copia e varietà di particolari raccolti ad illustrare la vita e la carriera artistica di queste vere stelle di massima grandezza nel cielo drammatico – la frase secentistica non è fuori di luogo parlando degli Andreini – ci dà certezza di eguale diligenza per le vite che restano da compilare.
La quale infatti si recò a Milano, di dove il 3 di maggio Zanotti scrive al Graziani che non sa ancora se e quando dopo Pasqua si recherà a Brescia o a Verona, poichè non sono mai frequentate dalle Compagnie de' comici per qualche poco di tempo doppo Pasqua quelle Città, che dano il luogo scoperto per rappresentar comedie, come Brescia e Verona, perchè sarebbe un volontariamente perdersi col esporsi alle stravaganze de tempi, che per lo più riescono in simile stagione piovosi.
E acciocché tutto concorresse all’illusione, che tanto importa per disporre gli animi alle commozioni che si pretende eccitare, volle che si dipingesse il palco24, probabilmente per mettere alla vista il luogo dell’azione. […] É naturale ch’egli avesse passato in tempo sì corto uno stretto considerabile interposto da un luogo all’altro? […] Questo trivio ricordato e descritto con esattezza presta all’azione un calore e un movimento inaspettato, facendo sovvenire al re della morte da lui data a un anziano in un luogo simile, e a misura che si rischiarano le cose, la scena diviene interessante. […] Egli si ritira colle figlie nel tempio delle venerabili Dive, cioé delle Furie, implorando la protezione di Teseo, e secondo l’oracolo va a morire in un luogo a tutti ignoto. […] Notabile é in questo luogo un modo di esprimersi d’Ifigenia.
Gli odierni abitatori di quelle contrade hanno tuttora lo stesso pendio verso l’ilarità, lo che ha dato luogo in Francia ad un proverbio che corre comunemente: «Che il Provenzale sdegnato minaccia un suo nimico con una canzonetta, come l’Italiano con una stilettata». […] Serva di pruova la seguente ballata di Dante Alighieri, la quale a preferenza delle altre ho voluto trascegliere e per la celebrità dell’autore, e perché ottiene un luogo distinto fra le composizioni di questo genere: «Morte villana, e di pietà nemica Di dolor madre antica, Giudizio incontrastabile gravoso: Poiché hai dato materia al cor doglioso, Onde io vado pensoso, Di te biasmar la lingua s’affatica. […] Appena fu partita Diana, ecco messa in silenzio l’orchestra per dar luogo ai suoni dolcissimi d’una lira che percossa dalle dita d’Orfeo svegliava ne’ petti degli ascoltanti l’ammirazione e l’allegrezza. […] Ma in primo luogo, se gli arabi, per confessione del Signor Abbate, adottarono ne’ loro versi la misura e quantità delle sillabe, come fecero i Greci e i Latini, e se cotal misura e quantità fu ignorata dai provenzali, dunque non si può dire, che i versi di questi avessero maggior somiglianza con gli arabici che con Latini e Greci. […] [NdA] Un moderno scrittore, cui non nomino, mi fa a questo luogo parecchie accuse, tutte concludenti ad un modo.
In secondo luogo manca di certa nota di terribile che simili apparizioni ricevono dalla solitudine e dalle tenebre che l’accreditano presso il volgo, e contribuiscono a far nascere o ad aumentare i rimorsi de’ colpevoli di grandi delitti. […] Questi fatti istorichi non ebbero luogo nella tragedia. […] Bianca glie l’accorda nel luogo indicato, stimandolo opportuno (in caso che il padre soparavvenisse) per l’evasione al palazzo vicino del ministro di Spagna. […] Il teatro rappresenta il luogo dell’assemblea de’ tre Inquisitori. […] In secondo luogo osservo che l’azione nella tragedia ragionevolmente scema il pericolo dell’amante che in quella storia è inevitabile.
E questo artificio (ne siano poi bene o male preparati gli ordigni) non può convenire a patto veruno a un’ Opera musicale limitata a un’ azione, a un giorno, a un luogo, benchè variato per alcune particolari vedute di esso.
Lo spirito di apologia nemico della verità e del merito straniero imbratta in più di un luogo varie belle opere.
Lo spirito d’apologia nemico della verità e del merito straniero imbratta molte belle opere in più d’un luogo.
[2] Bisogna richiamar in mente ciò che abbiam detto in altro luogo, cioè che nel risorgimento delle lettere in Italia, come in tutta Europa, le belle arti non furono che un prodotto della imitazion degli antichi. […] Si è parlato in altro luogo della convenienza di siffatti spettacoli colle opinioni religiose del gentilesimo, la quale fu, siccome abbiamo veduto, una delle principali cagioni della lor perfezione: diamone presentemente una occhiata all’interno loro meccanismo, onde rintracciar meglio la differenza che passa tra quelli e i nostri. […] Attenendoci soltanto alla divisione che fa in altro luogo lo stesso Platone 116, la melodia costava appo loro di poesia di ritmo, e d’armonia. […] [25] In secondo luogo, nella parte che veramente ci resta siamo ben lontani dal poter venire in paragone con esso loro. […] Non è questo il luogo d’esaminare le ragioni colle quali sostiene egli siffatta opinione; basterà soltanto avvertire che l’erudito autore non ha posto mente all’autorità di due antichi scrittori, i quali manifestamente distruggono il sentimento di lui.
All’apparir del dì nell’atto III la riconosce, e si trovano nel medesimo luogo dove l’abbandonò la prima volta, cioè a vista di Benamexì città de’ Mori. […] In tutte le favole Calderoniche non è da cercarsi regolarità ed unità nel tempo, nel luogo, nell’azione e nell’interesse. […] Quanto alle unità di tempo e di luogo si vale de’ privilegii nazionali ma con discretezza. […] Pecca ancora nell’unità del tempo, durando l’azione intorno ad un mese; come altresi in quella del luogo, benchè non esca da’ contorni di Madrid; ma l’uno e l’altro difetto rimarrebbe dissimulato sopprimendosene alcuni versi. […] Il signor Montiano affermava che in questa favola si rispettano le regole; ma per regole egli intende soltanto le unità di tempo o di luogo.
Scapino vorrebbe portarlo in qualche luogo ove fosse sicuro ; ma s’imbatte nuovamente in Pantalone, il quale va a consegnarlo colle sue mani ad Arlecchino. […] Essi sono entrambi stupefatti dell’incontro : entrambi pretendono di aver tra le braccia il figlio legittimo, e pretende ciascuno che quello dell’altro sia un figlio supposto ; il che dà luogo ad una scena fra i due attori (lazzi).