Luigi Perelli capocomico la stabili per la sua compagnia l’anno 1778, ond’ ella potè incominciare ad apprendere le buone regole dell’arte, e collo studio e collo spirito fece degli avanzamenti, e fu lodata specialmente in Bologna nel nuovo Pubblico Teatro l’anno 1779. […] Dopo la morte di questo comico, ella è rimasta tuttavia co' suoi stessi compagni, e per il Piemonte fa presentemente (1781) distinguersi piena d’abilità per la sua professione, inclinata alle cose della musica, e pronta a' più ardui impegni nel faticoso mestier delle Scene.
Morta la moglie di Salvatore Petito, la famosa Donna Peppa, Marianna Checcherini amante sentimentale e fedele di lui da lungo tempo, potè finalmente sposarlo, facendo così tacer, com’ ella diceva, le male lingue. […] Era nata nel 1807 ; di questi ultimi tempi ella avea patito, patito assai, ma le forze non l’avevano abbandonata se non che all’ultim’ora. […] Una sera, quand’ ella era già caduta nell’indigenza, la vidi gironzare nell’ambulatorio del Fondo.
Forse ella piacerebbe assai più come amorosa. […] La vecchia Colombina nata, è morta (probabilmente allude a Rosa Grassi (V.)) ; e cagione della sua morte fu appunto il saper sempre entrare profondamente in ogni parte ella rappresentasse.
Di fisonomia men regolare forse di quella di sua sorella, ma più viva e animata, fornita delle più chiare attitudini all’arte scenica, fu al suo esordire applauditissima, nè solo come attrice, sì ancora come danzatrice ; chè nel balletto d’uso dopo la commedia, ella eseguì egregiamente un passo a due insieme al signor Dehesse. Ma la maggior fama ella s’acquistò nelle parodie a Vaudeville, ove spiegava con una voce passabile tutte le grazie ond’era piena, specie in quella di Fedra, che fu come suggello alla sua celebrità.
O forse, e questo è il più probabile, ella, sciolta da ogni vincolo, si andava scritturando a brevi scadenze or con questo or con quello ? […] Se dell’ '82 ell’era già la celebre Diana, del 1605, epoca in cui la troviamo al servizio del Principe della Mirandola, come dalle seguenti lettere, ella doveva correr verso la cinquantina : e assai probabilmente, avendo perduto il fascino della giovinezza, e il vigore dell’artista, non trovò più chi la volesse nel ruolo assoluto di prima donna, e fu costretta a farsi ella stessa conduttrice di compagnie. […] ma che d’ogni fauore, ch'in gratia mia ella degnarà di far à detta Compagnia, io restarò lei singolarissimamente obligato ; Et ricordandole la continnuata mia deuotione uerso di lei, et il desiderio in ch'io uiuo tuttauia d’hauer in che mostrarlene segni co 'l seruirla, le faccio riuerenza homilissima.
Malauguratamente ella non poteva incarnar tutte le sere Pamela. Per la triste costituzione delle nostre compagnie, se non fosse più tosto per una triste consuetudine, che fa dell’artista un cavallo da tiro e da sella, ella dovette dalle patetiche paure, se così posso dire, della fanciulla goldoniana, balzare aspramente nelle passionalità brutali della donna isterica, nevroastenica, sensuale, ribelle, audace : oggi Pamela, domani Fedora ; una sera Cesarina, un’altra Giulietta ; ora Dionisia, ora Margot. […] In parti di simil genere, ella non ha bisogno di sforzare i suoi mezzi fisici e il suo ingegno ; e tutte le doti della sua persona, di cui la nota precipua è la delicatezza, hanno modo d’esplicarsi compostamente, ottenendo i massimi effetti con giustissima misura e con una non mai smentita signorilità di maniere, ch’è sì rara nelle nostre attrici, anche men volgari. […] Ed è allora, più specialmente allora, ch’ella s’attira il plauso tacito di quanti hanno un gusto squisito dell’arte ; e che le ampie gradinate sono tutte una corona di volti intenti, in cui si manifestano le innumerevoli gradazioni dell’ammirazione umana ; e che le signore la riguardano con quel sorriso negli occhi e su le labbra, che dà solo la vista delle cose gentili, quasi ella fosse in quel momento l’eletta a rappresentar degnamente la loro grazia e la loro venustà. […] Come sempre insuperata e insuperabile nelle parti così dette leggere, con una tinta più accentuata di delicatezza muliebre, certo non meno affascinante delle grazie quasi infantili di una volta, ella è in grado di esprimere oggi un forte sentimento di amore o di dolore con efficacia ed evidenza nuove.
Bartoli, contemporaneo, ha per lei parole di alto encomio e come attrice e come donna. « È la Martorini molto commendabile — egli dice — nelle parti tenere ed amorose, mostrando coll’ espressione della voce gl’ interni affetti dell’anima ; distinguendosi in singolar modo con attenzione indefessa anche nelle più minute cose, senza ommetterne alcuna, e tutto volendo che giovi, e contribuisca alla perfezione di ciò che ella rappresenta. » E più giù : « nel nubile suo stato, al fianco d’una vecchia tutrice, esposta agli occhi del mondo, fornita di bellezza e di grazia, ella ha saputo schermirsi dall’insidie del secolo. »
Questa era una brava attrice, una brava Amorosa, del carattere di Vitalba ; e vecchia, com’ ella era, si conservava brillante, e vivace sopra la scena, un poco troppo anch’ ella nella parti serie ed interessanti, cercando, come il suddetto Comico, di porre tutto in ridicolo. […] E più oltre, al proposito della Rosmonda : L’ho composta per contentar la Bastona, la quale sostenuto avendo il carattere odioso di Teodora, pretendeva di farsi onore con una parte virtuosa, ed eroica ; ma tutti e due c’ ingannammo : ella non era fatta per queste parti, ed io non era ancora assai pratico per iscegliere gli argomenti.
Alla definitiva chiusura del Teatro italiano a Parigi, ella tornò in Italia, vivendo ora in Venezia, ora in Treviso, e godendosi in pace il denaro che aveva accumulato a Parigi. […] Come al vivo ella è ognor pronta e sagace, il labbro e gli occhi di più affetti piena. […] E mentre intento tu l’osservi e l’odi, vedi che de’ Teatri a rara sorte, ella è maggior delle maggiori lodi.
Morto il Campioni, ella entrò col marito nella Compagnia di Pietro Rossi, dove, al fianco dell’amoroso Leopoldo Maria Scherli, potè mostrare tutta la sua valentìa. Fu in Padova nel 1767, applauditissima : e terminato il Rossi l’impegno col Teatro del Marchese Obizzi, vi subentrò ella capocomica in società col Bugani sino al ’75 ; nel quale anno si condussero a Venezia nel Teatro Grimani a S.
A mezz'anno ella si ritirò dall’arte, per andare sposa al marchese Giulio Ricci-Riccardi, morto or son tre mesi (1904) a soli venticinque anni ; e v' è da credere, che spirato il termine del lutto, ella si riaccinga a calcar le seduttrici tavole del palcoscenico.
Fra le parti che ella recitò con singolar valore, Fr. […] Toltosi il Rossi dall’arte, ella recitò alcun tempo col genero di lui, Luigi Perelli ; si fermò a Bologna assieme al marito e alla figlia con l’intenzione di lasciar per sempre le scene ; alle quali poi pare tornasse dopo un solo anno, scritturata nella Compagnia di Francesco Paganini.
Si diede per due anni agli studi musicali in Mantova colla famosa Lotti, sotto la direzione del maestro Antoldi ; studi, i quali ella dovette abbandonare quando più le arrideva l’avvenire, per la decisa avversione che i parenti avevano al teatro ; ma i quali furono a lei di non poca utilità nell’arte comica, giacchè trovo ne’giornali del tempo, come essendo l’autunno del ’54 serva nella Compagnia diretta da Luigi Robotti, in società con Gaetano Vestri, a vicenda con Carlotta Diligenti, ella cantando al Gerbino di Torino in una commediola di Federigo Robotti figlio della celebre Antonietta, riportasse un compiuto trionfo.