Benchè gli Olandesi nelle antichissime loro Assemblee di verseggiatori anche estemporanei, tra’ quali vuolsi che siesi distinto nel secolo XVII il poeta Poot, recitarono ancora favole sceniche; nondimeno lenti colà saranno sempre i progressi di un’ arte che non si pregia, e che da buoni talenti si sdegna di coltivare. Dopo del loro Vondel, e del Van-del-Does appena si lodano tralle migliori favole del paese due tragedie di Rotgans, ed un’ altra della signora Van-Winter nata Van-Merken autrice (che viveva ancora verso il 1789) del bene applaudito poema in sedici canti intitolato il Germanico. […] Egli non solo invitò ne’ suoi dominii Schlegel e Klopstock, ed altri chiari letterati, ma fondò un’ accademia per fomentar la poesia scenica tedesca, facendovi esaminare i drammi presentati, e coronando i buoni approvati. […] Flintberg, autore di un componimento intitolato il Sole risplende per tutto, tradusse l’Orfano della China del Voltaire; Manderstroom, oltre ad un’ opera francese intitolata Silvia, trasportò in isuedese l’Ifigenia del Racine, e i Due Avari del Falbaire; Ristel la Merope del Voltaire; Folberg la Zaira; Murberg l’Atalia; e finalmente la poetessa Holmstedt il Mercante di Smirne; e la sig.
Tradusse poi nel 1627 la Dafne del Rinuccini, nel 1633 imitò un’ altr’opera italiana intitolata Giuditta 123, e nel 1636 tradusse l’Antigone di Sofocle corredandola di dotte note. […] Andrea Grifio corrotto dallo spirito secentista dal 1650 al 1665 pubblicò l’Arminio, Cardenio e Celinda, Caterina di Georgia, la Morte di Papiniano, e Carlo Stuardo tragedie; di più Santa Felicita tratta da una tragedia latina di Niccolò Causin, i Gabaoniti tradotta dalla mentovata tragedia olandese del Vondel, la Balia tradotta dalla commedia italiana di Girolamo Razzi, il Pastore stravagante tradotto da un’ altra francese di Giovanni De la Lande; e finalmente due sue commedie gli Assurdi Comici, e l’Uffiziale tagliacantone, e due opere Piasto e Majuma. […] Pensarono poi a formarsi un’ opera nazionale; ma sia per debolezza di coloro che ciò tentarono, ovvero sia per l’indole dell’idioma, essi riuscirono così infelicemente, che atterriti dalle critiche tralasciarono di più comporre opere tedesche. […] Secondo che scrivesi da’ signori Juncker e Lieubault nella dissertazione premessa al Teatro Alemanno uscito in Parigi nel 1772, Opitz imitò la sua Giuditta da un’ opera italiana.
Ignoti quasi interamente al resto dell’Europa i Moscoviti privi di libertà ed immersi in una profonda ignoranza sostenuta particolarmente da un’ antica legge che proibiva ad ognuno l’uscir dal proprio paese sotto pena di morte senza la permissione del patriarca, non aveano idea se non di quello ch’era sotto gli occhi loro, e ignoravano tutte le arti, a riserba di quelle che la sola natura e il bisogno suggerisce. […] Gli spettacoli teatrali non cominciarono a desiderarsi e a comparire in Pietroburgo se non che sotto il regno dell’imperatrice Anna, essendovisi allora chiamata la prima compagnia comica italiana e un’ opera buffa. Nel seguente regno dell’imperatrice Elisabetta s’introdusse nella corte una compagnia francese e un’ opera seria italiana. […] Sin dal 1741 quando nella Russia cominciò l’opera italiana, vi si ammirò un’ orchestra magnifica, vi cantarono le più rinomate cantatrici, e vi furono invitati i più celebri maestri di musica dell’Italia e specialmente di Napoli.
Ignoti quasi interamente al resto dell’Europa i Moscoviti privi di libertà, immersi in una profonda ignoranza sostenuta da un’ antica legge che proibiva ad ognuno l’uscir dal proprio perse sotto pena di morte senza la permissione del patriarca, non aveano idea se non di quello che era sotto i loro occhi, e ignoravano tutte le arti, a riserba di quelle che la sola natura ed il bisogno sugerisce. […] Gli spettacoli teatrali non cominciarono a desiderarsi e a comparire in Pietroburgo se non sotto il regno dell’imperatrice Anna, essendovisi allora chiamata la prima compagnia comica italiana ed un’ opera musicale bussa. Nel seguente regno di Elisabetta s’introdusse nella corte una compagnia francese ed un’ opera musicale seria italiana. […] Sin dal 1741 quando nelle Russie cominciò l’opera italiana, vi si ammirò un’ orchestra magnifica, vi cantarono le più rinomate cantatrici, vi si chiamarono i più celebri maestri di musica dell’Italia e spezialmente di Napoli.
La lingua, e lo stile necessario a’ componimenti musicali richiede precisione e succintezza, ed esclude lo sfoggio di un’ armonia diffusa lussureggiante. […] E questo artificio (ne siano poi bene o male preparati gli ordigni) non può convenire a patto veruno a un’ Opera musicale limitata a un’ azione, a un giorno, a un luogo, benchè variato per alcune particolari vedute di esso. […] Le ammantate, le case con diverse uscite e col comodo di un’ altra contigua, gli amanti nascosti, e simili molle de’ Drammi Calderonici, non si ammettono in un’ Opera Eroica.
Tradusse poi nel 1627 la Dafne del Rinuccini, nel 1633 imitò un’ altra opera italiana intitolata Giuditta, e nel 1636 tradusse l’Antigone di Sofocle corredandola di dotte note. I signori Juncker e Lieubault nella dissertazione premessa al Teatro Alemanno uscito in Parigi nel 1772, affermarono parimente che Opitz imitò la sua Giuditta da un’ opera italiana. […] Andrea Grifio corrotto dallo spirito secentista dal 1650 al 1665 pubblicò l’Arminio, Cardenio e Celinda, Caterina di Georgia, la Morte di Papiniano, e Carlo Stuardo, tragedie, di più Santa Felicità tratta da una tragedia latina di Niccolò Causin, i Gabaoniti tradotta dalla tragedia indicata del Vondel, la Balia versione della commedia italiana di Girolamo Razzi, il Pastore stravagante trasportata da un’ altra commedia francese di Giovanni de la Lande; e finalmente due proprie commedie gli Assurdi Comici, e l’Uffiziale tagliacantone, come ancora due opere Piasto e Majuma.
Egli ebbe certo in esso Bartoli un valido difensore dalle accuse del Piazza, che nel romanzo Il Teatro aveva dato di lui il seguente ritratto : Era questi (il Capo) un veneziano grasso e bassotto, rosso di faccia, ma goffo e pesante, e d’un’ aria da spazzacammino piucchè da comico. […] Triviale quanto un facchino, aveva un’ ambizione invincibile per far da Eroe, e recitare nelle tragedie.
Vengono da più periti antiquarj con particolar lode rammentati e tenuti per Etruschi, Admone cui si attribuisce l’Ercole bibace una delle più pregiate gemme Etrusche, ed Apollodoto, di cui si ammira una gemma con una testa di Minerva incisa a punta di diamante, ed un’ altra rappresentante Otriade del Museo Cortonese. […] Amaduzzi conviene aggiugnere che le reliquie di questa fabbrica non sono in realtà nè teatro nè anfiteatro, ma sì bene un’ opera de’ tempi bassi, per quel che indica il lavoro troppo minuto nelle cornici di alcune basi di colonne piane rimasteci.
Per esempio la prima aria dell’atto I non si canta se non dopo 126 versi recitati, e 32 versi poi sono seguiti da due arie: nell’atto II si recitano 150 versi prima di sentire un’ aria, e 70 versi soli fanno nascere cinque pezzi di musica, cioè tre arie, una cavatina ed un recitativo obbligato: altri 98 versi poi precedono un’ altra aria. […] Si conchiude con un’ aria in cui Calcante profetizza che il sole irritato convertirà en temor nuestras alegrias; ma di grazia quali allegrie, se Achille ha descritto la mortalità del campo desolato dalla peste? Si aggiugne un’ altr’aria di paragone di un fresco rio che coll’ umor frio feconda le piante, ma se poi è trattenuto da un pantano vil altivo, questo rio annega ogni cosa. […] Il teatro spagnuolo ha un’ altra specie di rappresentazione musicale, cioè la tonadilla e la seguidilla, narrazioni fatte per la musica, che tal volta si distendono a più scene e si cantano anche a due, a tre e a quattro voci. […] In una di esse si sono personificate e introdotte a parlare le due statue di Apollo e Cibele ed il Passeggio del Prado: in un’ altra si personificò la Cazuela e la Tertulia, che sono due palchettoni del teatro32.
Marco, e con Antonio Molino detto Burchiella, comico, istituì un’ accademia di musica.
So che Euripide per certi versi de’ suoi frammenti ci fa chiari che avesse anch’egli, come Sofocle scritta un’ Antigona. […] Se in un quadro si osservi una figura egregiamente disegnata, espressa, e colorita, non mai essa perderà il suo merito, perchè in un altro lato se ne noti un’ altra non così finita e perfetta. […] Ma il Signor Lampillas non potendo riuscire in una quistione salta in un’ altra; fugge dallo steccato, e poi minaccia in altra parte. […] Non pare convertita in un’ Agnès, in una sempliciona? […] Compiangi, o figlia, un’ infelice Madre.
Alte son quì l’erbette, un’ aura grata Agita, lievemente susurrando, I fronzuti arbuscei: d’alto discende Spicciando l’acqua, e un roco mormorio Lascia al passar da un sassolino a l’altro. […] La trascriveremo per non rimandare il leggitore ad un’ altra nostra opera: Urna diletta e cara, ahi! […] Ah vindice io sperai Che venir tu dovessi: un nume avverso Di te mi rende un’ ombra, un sogno, un nulla. […] Non vedemmo una parte delle copie impresse di un primo tomo di giurisprudenza feudale dedicata ad un personaggio che dimorava in Palermo, ed un’ altra parte di esse copie indirizzata ad un altro in Napoli?
Venier Caterina, moglie del precedente, figlia di comici, fu dapprima un’ egregia servetta, poi una egregia prima attrice giovine, doventando poi di sbalzo non meno egregia prima attrice, in sostituzione della rinomata Cesari-Asprucci, venuta a morte quand’era col marito nella stessa Compagnia.
Faceva intanto il Marchese di Surdeac rappresentare a sue spese nel Castello di Neoburgo in Normandia il Toson d’oro; e l’abate Perrin tentava di fare un’ opera francese componendo in cattivi versi una pastorale posta in musica da Cambert cantata la prima volta in Issy nel 1659. […] Allora il Perrin vide ravvivarsi le sue speranze di fondare un’ opera musicale francese, e nel 1661 compose l’Arianna ancor più infelicemente verseggiata; ma la morte del Mazzarini deluse ancor questa volta i suoi disegni. […] Egli è vero che un viluppo condotto con tanta libertà riesce assai più facile a tessersi, e a snodarsi che un’ opera istorica incatenata al comodo della musica, e alle leggi del verisimile; ma il sapere scerre e interessare, come fe molte volte Quinault, nell’opera mitologica che non ha freno, merita distinta lode. […] L’azione si rappresenta ora in Damasco, ora in una campagna con un fiume che forma un’ isola, ora in un deserto, oltre l’oceano, o nel palazzo incantato di Armida. […] Ecco in fatti ciò che narrasi del modo che tenevano Lulli e Quinault nel formare un’ operaa.
Faceva intanto il marchese di Surdeac rappresentare a sue spese nel castello di Neoburgo in Normandia il Toson d’oro; e l’abate Perrin tentava di fare un’ opera francese componendo in cattivi versi una pastorale posta in musica da Cambert cantata la prima volta in Issy nel 1659. […] Allora il Perrin vide ravvivarsi le sue speranze di fondare un’ opera francese, e nel 1661 compose l’Arianna ancor più infelicemente verseggiata; ma la morte del Mazzarini deluse tali speranze. […] Egli è vero che un viluppo condotto con tanta libertà riesce assai più facile a tessersi e a snodarsi che un’ opera istorica incatenata al comodo della musica e alle leggi del verisimile; ma il sapere scerre e interessare, come fe molte volte Quinault, nell’opera mitologica che non ha freno, merita distinta lode. […] L’azione si rappresenta ora in Damasco, ora in una campagna con un fiume che forma un’ isola, ora in un deserto oltre l’oceano, o nel palazzo incantato d’Armida. […] Ecco in fatti ciò che narrasi del modo che tenevano Lulli e Quinault nel formare un’ opera23.
Riflettiamo poi che non è l’istesso p. e. chiamare, com’Ella fa, Dramma un’ Ecloga per capriccio tutto nuovo*, che combattere pro aris, & focis (che io non credo punto il Sig. […] Sono però sicuro di mostrare ad un bisogno l’enorme differenza di un’ Ecloga da uno spettacolo scenico per disegno, per azione, e per dialogo, e singolarmente quella della II. di Garcilasso da qualunque Dramma rappresentativo. Se taluno chiamasse Dramma un’ Ecloga nel lato senso in cui potrebbero dirsi Drammatici i Poemi di Omero, perchè spesso vi confabulano i personaggi, e non il Poeta, ed anche i Dialoghi di Platone, di Cicerone &c. non sarebbe strano. […] Lampillas, il quale non solo dalla classe di Dramma escluse un’ Ecloga del Caro, ma l’ Orfeo del Poliziano, il Cefalo del Correggio, e i Due Pellegrini del Tanzillo, tre compiuti Drammi teatrali rappresentati in Mantova, in Ferrara, e in Messina, i due primi sin dal XV. secolo, e il terzo ne’ primi lustri del XVI., e prima dell’impressione delle Poesie di Garcilasso.
Ebbe figliuoli che « allevò – dice il Bartoli – con amore, ed ai quali diede un’ onesta educazione, essendo ella molto religiosa e buonissima cristiana. » Fu, come artista, egregia nel ruolo della serva, e specialmente nelle comedie all’improvviso, in cui recitava con molto spirito e molta prontezza.
Secondo il Mongitore un’ edizione dell’Aminta fu pubblicata in Sicilia colle note musicali del gesuita Erasmo Marotta da Randazza, che morì nel 1641 in Palermo. […] Il Groto scrisse indi un’ altra pastorale intitolata Calisto pubblicata per le stampe nel 1586. […] L’intreccio è più complicato dell’Aminta, e si sviluppa con un’ agnizione. […] Ma chi riconoscerebbe un’ opera musicale in un componimento senza cori, in cui oltre ad una canzonetta, si cantarono cinque madrigaletti per trattenimento negl’ intervalli degli atti? […] In Milano nel 1597 ancora se ne fece un’ edizione corretta dall’autore, il quale giunto all’ ultima vecchiezza morì nella sua patria pieno di onorata fama per le molte sue opere ingegnose che produsse.
Mirate dal punto che discopre i loro progressi nelle scienze e nelle arti, sembra che un’ aurea pace abbia fornito tutto l’agio a’ filosofi ed agli artefici tranquilli per gir tant’ oltre. […] Giovanni Sulpizio da Veroli, il quale sotto il pontificato d’Innocenzo VIII teneva scuola di belle lettere in Roma, vi fece rappresentare un’ altra tragedia. […] Nella medesima opera dell’Eyb si mentova un’ altra commedia latina di quel tempo di Marcello Ronzio Vercellese intitolata De falso hypocrita & tristi, adducendosene molti passi. […] Contiene il primo un’ ecloga amorosa di Aristeo, che poi va in traccia della ninfa Euridice. […] Pietro Domizio scrisse un’ altra tragedia pel medesimo teatro, che dovette rappresentarsi nel 149466.
In Pekin e Costantinopoli, in Parigi e Firenze si pretende cogli spettacoli scenici correggere e divertire la società mediante un’ imitazione della natura rappresentata con verisimiglianza, adoperandovi le molle della compassione e del ridicolo. […] Senza dubbio i drammi Cinesi, Spagnuoli e Inglesi contengono un’ arte men delicata, ma pel gusto di que’ popoli hanno un merito locale; i drammi poi de’ Greci e de’ Latini e de’ moderni Italiani e Francesi, come hanno acquistato dritto di cittadinanza nella maggior parte delle nazioni culte, non temono gl’ insulti degli anni, e posseggone una bellezza che si avvicina all’assoluta.
Puntella l’Apologista la riferita congettura sul Rueda con un’ altra ugualmente invincibile. […] Ed ecco il fondamento del giudizio del Signor Lampillas per istallare a Dramma un’ Ecloga, le uscite de’ personaggi e il numero de’ versi. […] Noti ancora la Spagna e l’Italia, che l’istesso Apologista, il quale toglie a’ due Pellegrini del Tansillo il titolo di Dramma, che pure ha un’ azione che l’allontana dalle Ecloghe, l’istesso Apologista, dico, chiama coraggiosamente Dramma l’Albanio, in cui non v’ha operazione alcuna compiuta, nel che è posta l’essenza del Dramma, come è chiaro dalla stessa voce1. […] Or chi avrebbe pensato che il Lampillas, il quale volle escludere dal numero delle pastorali il Cefalo, e l’ Orfeo, non che i due Pellegrini degl’Italiani, ad onta poi di Garcilasso, e tutta la Nazione Spagnuola, avesse motu proprio a stimare, e nominar Dramma (nel rigore di tal voce) un’ Ecloga?
Una facondia copiosa, un’ arguzia sottile, ed alcuini motteggi aspri insieme ed accorti, resero questa comica sulle scene gradita. […] L’opera, una farsa senza spirito, secondo il gusto moderno, e senza l’eterno feminino, contiene anche un’ apprendice in polacco, nella quale è detto non trattarsi che di una parodia delle più salienti scene della Didone e Semiramide e altre opere del Metastasio.
Che se con Suida voglia attribuirsi l’invenzione della vera maschera, non ad Eschilo tragico, ma al Cherilo Ateniese ch’ei chiama comico, non perciò potrà negarsi, che la maschera allora si ammettesse ugualmente nella tragedia che nella commedia; e i tragici con somma sciocchezza avrebbero ne’ loro drammi adottata un’ invenzione destinata a far ridere. […] Allora s’inventarono i Manduci ridicoli che davano timore ai fanciulli, accennati da Festo e da Plauto nella Corda, i quali aprivano un’ ampia bocca e facevano coi denti un grande strepito. […] Per la qual cosa al tempo stesso che colla maschera copiavansi gli altrui sembianti, si cercò di farla servire come una specie di tromba da spingere oltre la voce, e perciò la facevano capace di coprire il capo tutto, non già il solo volto, affinchè raccolto ne uscisse il fiato, e producesse un’ articolazione piena, chiara e sonora149.
Cornelio che dopo aver cessato di scrivere pel teatro pur vi era stato indotto un’ altra volta, al fine da buon senno nel 1675 dopo la rappresentazione del Surena, che non fa scorno alla vigorosa vecchiezza di sì gran tragico, rinunziò alla poesia drammatica. […] Si è già detto ch’ egli è un’ aquila, che si solleva sopra le nubi mirando il sole senza prender cura de’ baleni che si accendono e de’ fulmini che strisciano per l’ atmosfera. […] Ma Racine al tenero, al seducente accoppiò il merito di una versificazione mirabilmente fluida e armoniosa, correzione, leggiadria, e nobiltà di stile, ed un’ eloquenza sempre uguale, ch’è la divisa dell’ immortalità onde si distinguono i poeti grandi da’ volgari. […] Nel Mitridate la compassione è più per Monima che pel protagonista, il quale poco più del nome ritiene di quell’ irreconciliabil nemico de’ Romani, e si vale di un’ astuzia poco tragica per iscoprir gli affetti di Monima. […] perchè vi si contano tredici interlocutori, e vi si trova un’ affettata regolarità ed ellenismo con che procurò di supplire alla mancanza dell’ingegno.
Tornato a Firenze, formò la quaresima del 1821 un’ ottima Compagnia, che condusse gran tempo, rimanendo poi capocomico in sino a che, fatto vecchio, s’unì prima al figlio Guglielmo, col quale era il '46, poi si ritirò a Firenze del '50, ove morì settuagenario.
Il Merinval è pure un’ azione tragica del medesimo scrittore avvenuta tra persone private, in cui si scorge la medesima energia nella passione e la medesima tinta lugubre e cupa. […] Mercier ha confuse le tinte de’ caratteri comici colle tragiche, dando al suo dramma un’ aria di somma tristezza senza bisogno. […] Confesso che egli dovea meglio contenersi nel recinto prescritto alla commedia nel toccare le passioni tenere: che vi si scorge qualche difetto di verisimiglianza nel piano: che i colpi teatrali di tutto l’atto IV prodotti dalla vendetta meditata da madama Murer, sembrano più proprj di un’ opera musicale eroica che di una commedia.
Entrò col marito in un’ infima compagnia che recitava l’ estate a Mira in una specie di rimessa.
Recatasi a Tunisi, vi dimorò parecchio tempo, maestra di filodrammatici ; indi, fatta compagnia la figlia Zaira (un’ artista mediocre per le parti di prima attrice, che pervenne a un certo grado di rinomanza per la rappresentazione della Frine di Castelvecchio, in cui mostrava all’ultima scena tutta la opulenza delle sue forme ; e che oggi trovasi a San Paulo di Brasile), essa andò a farne parte qual madre nobile, e tale passò l’anno dopo con Novelli, con cui stette sette anni ammiratissima.
Di questa dice il Bartoli : « il gentil personale adattato al carattere che sostiene, una prontezza vivace, ed i modi suoi graziosissimi fanno distinguerla per un’ attrice pregevole, e degna di quelle lodi, che liberalmente le vengono dagli spettatori concesse. » Ricci Emilia, pisana, nata dalla civile famiglia Gambacciani, venuta a povertà, ancor fanciulla, dopo la morte del padre, sposò Antonio Ricci, padovano, ballerino da corda, assai maggiore di lei.
Sotto Mustafà III si è stabilita in Costantinopoli un’ accademia di marina chiamata Muhendis Khanè, cioè camera di geometria aperta verso il 1773. […] Per un uditorio di uomini vi sono compagnie di uomini senza veruna donna nelle quali scelgono giovanetti di vago aspetto che rappresentino le parti di donne; e per un’ adunanza femminile vi sono compagnie composte di sole donne, alcune delle quali rappresentano da uomini.
Basti che intanto se ne citino alcuni, i quali, nella lor varietà dànno un’ idea ben chiara della morbidezza e vigorìa del suo talento : Stuarda di Schiller – Medea di Legouvé – Norma di D' Ormeville – Messalina di Cossa – Amleto di Shakspeare – Maria Antonietta di Giacometti – Suor Teresa di Camoletti – Teresa Raquin di Zola – La Signora dalle Camelie di Dumas figlio – Fernanda di Sardou – Adriana Lecouvreur di Scribe – Il Signor Alfonso di Dumas figlio – Le Gelosie di Lindoro di Goldoni – La Casa Nuova di Sardou – La Donna e lo Scettico di Ferrari – La Giorgina di Sardou – Il Casino di Campagna di Kotzebue – Antony di Dumas – La Vecchia e la Nuova Società di Feuillet – Il Codicillo dello Zio Venanzio di Ferrari – Giuditta di Giacometti…. ecc., ecc., ecc. […] In arte, niente mi sembra più meraviglioso e più bello di ciò che pare scaturisca dalla natura stessa d’ un artista come un’ acqua limpida e fresca da una roccia vergine.
Una donna, un’ attice, la famosa Neuber ebbe il coraggio di pensarvi e d’intraprenderne l’esecuzione, coll’animare Gottsched, e con lavorarvi ella stessa inoltrandosi nell’ardua impresa, ad onta delle persecuzioni, e scrorrendo per la Sassonia, e facendo la guerra a mal gusto. […] L’abate Bertòla, che per altro raccolse varie notizie recenti del teatro tedesco, disse di quest’ultima, che oltre all’essere stata imi tata in Francia, passò anche in Napoli, e comparve in un’ opera buffa. […] Esiste poi in Napoli un’ altra opera buffa intitolata lo Cecato fauzo, ed è appunto uno sposo che si finge cieco per gelosia, come quello del Krüger. […] Noi ne commendiamo la bella scena di Filli e Mirtillo, in cui la ninfa gli propone di amare un’ altra ch’ella dipinge assai vezzosa, ed egli risponde naturalmente con quel motto pieno di fuoco replicato a tempo, ma non è Dori . […] Tali idee ci risvegliano le sue poesie liriche, le Canzoni di un’ Amazone, e le sue favole tragiche e comiche.
Ne scrisse poi un’ altra col titolo El ridiculo DonSancho che rimase inedita. […] L’autore avea in mente un embrione accozzato di molti tratti ridicoli di un uomo che vuol mostrarsi affaccendato, ma gli mancò la necessaria sagacità nella scelta de’ più teatrali, nel dar loro la dovuta graduazione, nell’ incatenarli ad un’ azione vivace, e nel prestare alla sua commedia interesse e calore24. […] S’io t’amai, se un tempo Ci amammo, un’ ombra or ne rimane, un sogno. […] Eugenio innamorato meno nojoso, che ostenta sempre una morale avvelenata da un’ aria d’importanza e precettiva: che egli non dovrebbe continuare nè a moralizzare nè a corteggiar Pepita promessa ad un altro, a cui il padre ha già contati diecimila scudi per le gioje: che Pepita in tali circostanze non dovrebbe nell’atto II innoltrarsi in una lunga e seria conferenza deliberativa col medesimo e con la Zia: che il carattere di Bartolo portato a tutto sapere e tutto dire non dovrebbe permettergli di tacer come fa in tutta la commedia l’ importante secreto della finta lettera posta di soppiatto in tasca di D. […] Ma coloro che in tutta la mia dimora in Madrid dal settembre del 1765 alla fine del 1783 fornirono di tramezzi le patrie scene, non seppero mai dar sì bel passo, 1 perchè non si avvisarono d’imparar l’ arte di scegliere i tratti nella società più generali, allontanandosi dalle personalità, per formarne pitture istruttive, 2 perchè non hanno dato pruova di saper formare un quadro che rappresenti un’ azione compiuta; 3 perchè hanno mostrato d’ignorar la guisa di fissar l’altrui attenzione su di un solo carattere principale che trionfi fra molti, ed hanno esposto p.e. una sala di conversazione composta di varj originali con ugual quantità di lume, e dopo avergli fatto successivamente cicalare quanto basti per la durata del tramezzo, conchiudono perchè vogliono, non perchè debbono, con una tonadilla.
Havvi nel mare del Sud alle vicinanze dell’isola degli Otahiti tralle altre un’ isoletta chiamata Ulietea, nella quale si è trovato qualche vestigio di rappresentazione drammatica.
A dare un’ idea di quel che fosse l’attore, basti dire che l’attore Colomberti, dopo la recitazione del Prima el Sindaco e po el Pievan, lasciò scritto che rivedeva nel Moro-Lin il bravissimo Augusto Bon, di cui ricordava la stessa prontezza e naturalezza, la stessa grazia e spontaneità.
Carlino, dove ha sorte migliore (la Zampa non fu per lei dimenticata) recandovi – dice il Di Giacomo – una figurina asciutta, piccola e un’ osservazione satirica che talvolta pungeva forte.
Secondo il Mongitore un’ edizione dell’Aminta fu pubblicata in Sicilia colle note musicali del gesuita Erasmo Marotta da Randazza, che morì nel 1641 in Palermo. […] Il Groto scrisse indi un’ altra pastorale intitolata Calisto pubblicata per le stampe nel 1586. […] Ma chi riconoscerà un’ opera musicale in un componimento senza cori, in cui oltre ad una canzonetta, si cantarono cinque madrigaletti per trattenimento negl’intervalli degli atti? […] La Cintia che s’impresse in Napoli nel 1594 dal Carlino e dal Pace, e si ristampò dal Maccarano nel 1631, che è l’edizione conosciuta dal Fontanini, consiste in una ninfa creduta morta che dopo varii evenimenti vestita da uomo si presenta a Silvano suo amante che trova innamorato di un’ altra, e s’introduce nella di lui amicizia col nome di Tirsi. […] Di un’ altra pastorale inedita fa anche menzione il Manfredi composta dal conte Alfonso Fontanelli, la quale , dice nella lettera 364, intendo essere un miracolo di quest’arte .
Ci volea dunque a quegli magnifici avanzi pruova sufficiente per distinguerli col nome di teatrali: e il Signorelli lesse bene, e non alla sfuggita il passo del Velazquez, e la sua pretensione fu giusta; ed è il Signor Lampillas che alla bella prima prende quì per Giunone una nuvola, per dimostrazione geometrica un’ asserzione. […] Per non fare un altro articolo di un’ altra rigida censura del Signor Lampillas contro la storia de’ Teatri, non meritandone la pena, la soggiugnerò in questo luogo.
) che lo dice inventore di questa stragofissima parte ; mentre del Fiorillo Matamoros il Cecchini medesimo ci dà un’ ampia testimonianza, dicendo ch’ egli fu huomo in altri comici rispetti di una isquisita bontà, posciacchè per far il capitano spagnuolo non ha havuto chi lo auanzi, & forse pochi che lo agguaglino. […] Ed ora metto qui la terza e quarta ottava, che traggo da un suo poemetto, non citato da alcuno, ch’io mi sappia, il quale ci dà un’ idea dell’ ingegno poetico di lui, e del tipo ch’ egli rappresentava in teatro.
Racine singolarmente che avea scoperto il miglior cammino e prodotto l’Atalia, il capo d’opera della tragedia francese, senza avvilirla colla galanteria, avea cominciata un’ Ifigenia in Tauride, nel cui piano non entravano amori. […] Qualche durezza nella condotta dell’azione ci fa vedere in lui un’ arte non ancora perfezionata. […] Si dirà che si vuole impedire un incesto; ma Semiramide non conosce Arsace per suo figlio, ed Arsace è virtuoso ed innamorato di un’ altra; or non bastava di far loro sapere l’arcano? […] Rochefort ha fatta un’ Elettra diversa da quella del Crebillon e dall’Oreste del Voltaire, seguendo Sofocle. […] Fu ciò un’ ombra che si mischiò al lustro del trionfo; ma i Francesi non videro che il trionfo”.
La serata si divise in tre parti, prima delle quali fu un’accademia poetica in lode di Venezia, la seconda una commedia in un atto, e la terza un’ operetta la Fondazion di Venezia (V.
Di buona famiglia, aveva avuto un’ educazione eccellente, ed era stato prima gesuita, poi medico di Reggimento, poi professore di medicina all’ Università di Palermo, poi ciarlatano.
Similmente tradussero ed imitarono le commedie spagnuole Ignazio Capaccio napoletano, Pietro Capaccio catanese, Tommaso Sassi amalfitano, Andrea Perrucci traduttore ed imitatore nel 1678 del Convitato di pietra, ed Onofrio di Castro autore della commedia la Necessità aguzza l’ingegno,in cui si vede qualche regolarità unita ad un’ immagine di comico di carattere alla maniera spagnuola, con uno stile che spira tutta l’affettazione di quel tempo di corruttela. […] Le Accademie letterarie de’ Rozzi e degli Intronati che tornarono a fiorire nel XVII secolo, quella brigata di nobili attori che rappresentava in Napoli le commedie a soggetto del Porta, gli Squinternati di Palermo, di cui parla il Perrucci ed il Mongitore, i nobili napoletani Muscettola, Dentice, Mariconda che pure recitarono eccellentemente, facevano cadere in dispregio la maniera per lo più plebea caricata declamatoria de’ pubblici commedianti, Il celebre cavalier Bernini nato in Napoli, e che fiorì in Roma dove morì nel 1680, rappresentava egregiamente diversi comici caratteria Il famoso pittore e poeta Satirico napoletano Salvador Rosa morto in Roma nel 1673 empì quella città non meno che Firenze di meraviglia per la copiosa eloquenza estemporanea, per la grazia, per la copia e novità de’ sali, e per la naturalezza onde si fece ammirare nel carattere di Formica personaggio raggiratore come il Coviello ed il Brighella, ed in quello di Pascariello, La di lui casa in Firenze divenne un’ accademia letteraria sotto il titolo de’ Pencossi, ove intervenivano l’insigne Vangelista Torricelli, il celebre Carlo Dati, l’erudito Giambatista Ricciardi, i dotti Berni e Chimentelli ecc.
Giuseppe Clavijo Autore di un’ Opera Periodica intitolata El Pensador. […] E aggiugne nel passo da Voi citato “finchè questa maniera di Musica si riterrà, non sarà mai possibile far in modo, che non sia un’arte storpiata in grazia di un’ altra”. […] Non è ugualmente Canto quello de’ nostri Recitativi e quello delle Arie, quello di un’ Aria cantabile, e quella di un Minuetto? […] A queste opere inarrivabili del Pittore di Urbino ne aggiungo un’ altra di uno non meno divino Artefice, cioè del fonte della Grazia pittoresca, Antonio Allegri detto il Correggio. […] Ma sentite ora un’ altra corda. = Dove la rappresentazione (parole vostre) sarà perfetta, produrrà l’illusione =.
Io non ho veduto che uno scherzo del Grazioso Gabriele Cinita in Madrid, il quale solo, in tre picciole scene buffonesche che chiamava atti, rappresentava un’ azione mimica. […] La Clemenza di Tito nulla perderebbe quando anche ne fusse un’ esatta imitazione. […] Per riuscire nel primo lavoro, si vale il buon poeta di un’ azione importante ma semplice per dar campo al dialogo in cui spicca l’ entusiasmo tragico. […] Non basta a Metastasio che Sesto ami Vitellia che lo seduce e lo precipita nella congiura; ma ha bisogno che questa aspiri a una vendetta, non di un padre come fa Emilia, ma di un’ attiva ambizione delusa nella speranza di regnare. […] La danza teatrale ora non è più un’ arbitraria filza di più pantomimi eterogenei serii o grotteschi con pieni senza oggetto concatenato: ma rappresenta anch’essa co’ soli gesti favole compiute comiche o tragiche.
Una donna, un’ attrice, la famosa Neuber ebbe il coraggio di pensarla e d’imprenderne l’esecuzione, e coll’ animare Gottsched a travagliarvi, e coll’ innoltrarsi ella stessa nell’sardua impresa, ad onta delle persecuzioni, correndo per la Sassonia e facendo la guerra al mal gusto. […] Bertola, cui per altro si debbono alcune notizie recenti del teatro tedesco, ha detto che quest’ ultima, oltre all’essere stata imitata in Francia, sia pasjata anche fra noi in un’ opera buffa. […] Noi ne commendiamo la bella scena di Filli e Mirtillo, in cui la ninfa gli propone di amare un’ altra ch’ella dipinge assai vezzosa, ed egli risponde naturalmente con quel motto pieno di fuoco replicato a tempo, ma non è Dori. […] Tali idee ci risvegliano le sue Poesie Liriche, le Canzoni dî un’ Amazzone, e le sue favole tragiche e comiche.
Fu con Goldoni gran tempo al San Luca, ma dopo la recita della Sposa persiana (del 1755), in cui il pubblico s’interessò maggiormente al personaggio della giovane schiava che a quello della prima donna, la moglie di lui, sommamente irritato contro il pubblico e contro Goldoni, disse che gli era stata fatta un’ azione da forca, protestò col Vendramini, andò in iscandescenze, mandò in pezzi il suo orologio contro la vetrata di un paravento di cui frantumò i vetri, e piantò tutti in asso scritturandosi con la moglie per la Compagnia del Re di Polonia a Dresda.
I suoi capelli corvini adornavano un’ alta fronte illuminata da due occhi nerissimi, esprimenti tutti i moti del cuore umano.
Quella di Adriano Politi intitolata gl’ Ingannati si accolse con applauso in Italia, si tradusse in francese e si pubblicò in Lione col titolo les Abusez, secondo il Fontanini; secondo però Apostolo Zeno la commedia francese quì mentovata non fu tratta da quella del Politi, ma da un’ altra degl’ Intronati che ebbe il medesimo titolo. […] Direi ancora che il viluppo più acconcio ad appagar chi ascolta, altro non sia che una giudiziosa progressione di un’ azione sola per la via del maraviglioso condotta al suo fine74. […] Ma questi eunuchi sostituiti alle cantatrici nel dramma del Tronsarelli ci richiamano alla memoria un’ osservazione fatta sulla nostra Storia de’ Teatri del 1777 dal già mancato erudito estensore di quel tempo delle Romane Efemeridi Letterarie. […] Oltre alle prelodate Checca della Laguna e Margherita Costa l’Eritreo ne nomina un’ altra come una delle più eccellenti de’ suoi giorni, cioè Leonora Baroni figlia della nominata bella Adriana di Mantova90. […] Di essa si è fatta un’ edizione in foglio nel 1726 colle annotazioni del dotto Anton Maria Salvini.
Crebbe il male in guisa che si vide con orrore un buon re sentenziato da’ rei vassalli passar dal trono al palco, e lo stato che soffrir non volle nel re legittimo un’ autorità soverchia, si trovò effettivamente schiavo sotto gli speciosi nomi di repubblica e di protezione. […] Tutti in effetto riconoscono in Otwai un’ arte sopraffina di esprimere le passioni nella tragedia e di pignerle con tutta naturalezza, e sovente di eccitare la commozione più viva.
La sua Antigone vien censurata dagl’ intelligenti per non aver saputo l’autore condurre sino al fine il suo assunto senza indurre verso la metà dell’azione principale una peripezia di un’ altra azione differente.
Dovè dunque concepirsi di tal modo, che le macchine per appagare la vista, l’armonia per dilettare l’ udito, il ballo per destare quella grata ammirazione che ci tiene piacevolmente sospesi agli armonici, graziosi, agili e leggiadri movimenti di un bel corpo, cospirassero concordemente colla poesia anima del tutto, non già qualunque o simile a quella che si adopera in alcune feste, ma bensì drammatica e attiva, ad oggetto di formare un tutto e un’ azione bene ordinata, e cantata dal principio sino al fine, e (per dirlo colle parole del più erudito filosofo e dell’ uomo del più squisito gusto che abbia a’ nostri dì ragionato dell’opera in musica, cioè del conte Algarotti) di rimettere sul teatro moderno Melpomene accompagnata da tutta quella pompa che a’ tempi di Sofocle e di Euripide solea farle corteggio. […] Quale ancor volgare leggitore, scorrendo un’ opera del Poeta Cesareo, invece di seguir la traccia dell’azione e degli affetti, si ferma a considerare in qual vocale, in quale a, in qual e formarono i loro gorgheggi e le volate la Gabrieli e il Pacchiarotti? […] Ma allora non meriteremo il rimprovero di Platone, il quale chiamò la musica stromentale un’ assurdità e un abuso della melodia?
Tutto il resto però può dirsi una filza di scene debolmente accozzate più che un’ azione ben combinata. […] I Costumi del mondo grande è un’ altra commedia di Garrick, in cui non si dipinge fuori della natura, ma si vede l’indole licenziosa del teatro Inglese. […] Il Cieco di Bethnal-Green (titolo che portava un’ altra favola antica del poeta Iohnday del tempo di Giacomo I) è un argomento interessante pel contrapposto de’ caratteri ben espressi. […] Gl’ Inglesi hanno avuta ancora un’ opera buffa nazionale. […] Oh chi potesse congiugnerla con gli ornati, le dorature, i cristalli e le superbe illuminazioni in tutti i popoli che hanno mare e vagabondi, e che dovrebbero approfittarsi dell’uno e degli altri per avere un’ armata e un commercio!
Tentò a Firenze la maschera di Stenterello, ma fu accolto a fischi ; nella Suor Teresa del Camoletti, per mancanza d’un’ attrice, sostenne la parte di Suor Giuseppa.
El complimento Che ’l vostro Direttor v’ ha messo in boca, Nol fa parer un’ omo de talento, Ma no diremo gnanca, che ’l sia un’oca ; E ne dispiase solo del lamento, Che fe, d’esser offesa, cara gnoca, E sfidemo el Poeta, che menazza, A dir, dove i Attori se strapazza. […] Diseghe, cara fia, con libertà, Che nol se creda un’ omo sovruman, Che l’ è un Poeta a scriver condannà, Come Santo Bagozzi, in venezian ; E che, se un pochettin l’aspetterà, L’ancuo no xe compagno del doman ; Che quel, che xe stampà, sta tra la zente, Ma cinquanta sbattue no dise gnente.
L’erudito autore v’incastrò varj squarci di poeti antichi; ma vi si nota un dialogo elegiaco uniforme più che un’ azione tragica, e non poca durezza nello stile. […] Ma per togliere al di lui cangiamento un’ aria di volubilità, non conveniva manifestar l’interna pugna della sua ragione con una passione eccessiva di sette anni di durata? […] Anderebbe bene questo suo dubbio di non poter resistere, se Rachele non avesse pianto un’ altra volta nell’atto I senza aver nulla ottenuto. […] Rachele viene un’ altra volta piangendo perchè il re vuole andare alla caccia ad onta de i di lei pericoli. […] Apostolo Zeno trasferendola ad un’ altra nazione ne compose il melodramma Mitridate.
Questa è un’ altra favola di Filemone intitolata in greco Θησαυρὸς, e da Plauto detta Trinummus forse meno felicemente da tre nummi pagati per incidenza a un Sicofanta. […] A ciò Annone prende un’ aria di tristezza, e dice che furono in fatti a lui rubate due figlie insieme colla loro balia. […] Torna fuori Tossilo, ed ha pensato con un’ astuzia di fare che lo stesso padrone della sua bella sborsi il danaro per pagarne il riscatto. […] Finalmente lo stesso servo alletta il soldato colla speranza di possedere un’ altra donna che si finge una matrona onorata moglie di un vecchio e spasimata amante del soldato. […] Oltre a ciò per procurargli quaranta mine che dee a un usurajo per aver comprata un’ altra donna, fa sì che lo stesso Perifane compri un’ altra cantatrice, che per altro è libera, dandogli speranza che non mancherebbe di esser ricomprata da un soldato che l’ ama.
Non convengo con que’ suoi lodatori, diceva Quintiliano, ma discordo ancora da Orazio, perchè scorgo in Lucilio un’ erudizione maravigliosa, una libertà intrepida, acerbità e copia di sale (Nota V). […] Lo scioglimento avviene col conoscersi Gliceria per un’ altra figlia del medesimo Cremete chiamata Pasibola. […] Strana critica: perchè da un’ azione seguono due matrimonj, si dirà che sia doppia? […] Apollodoro cui appartiene questa favola, scrisse una commedia intitolata Epidicazomenos, e un’ altra detta Epidicazomene dal nome della fanciulla di cui in essa si tratta. […] Egli ve n’ha un’ altra più giusta che consiste in ben dividerne gli atti senza mutilar la favola.
Al contrario esse porteranno sempre incisa nel frontispizio un’ aria d’incertezza, di argomentazione precaria, di sospensione, che le cangia infine in pure declamazioni suggerite dalla paura di soggiacere, ed infonde brio e vigore negli emuli che se ne accorgono. […] Juande Espina, nel Negro mas prodigioso, e nell’Aurora en Copacavana di Calderòn, da cui è nata un’ altra favola mostruosa (ancora più di quella del Colombo scritta da non so chi in Italia motteggiata dall’Apologista), che si recitò due anni sono. […] Ma veniamo a un’ altra accusa data contro del Signorelli (p. 212.). […] Essi per vizio radicale si allontanano, non che dalla semplicità, da un viluppo ragionevole; sono carichi a dismisura di accidenti romanzeschi, fondati sù bizzarrie, duelli, nascondigli &c., ma non pertanto più non vi si trovano i personaggi fanciulli e caduchi, da un atto all’altro, nè si corre in un’ ora tutto l’Oceano, passando dalla Penisola all’America, e dall’America alla Penisola. […] e. contro il Tiraboschi, da un’ asserzione particolare del Signor Bettinelli, o di qualche altro, Voi conchiudete contro tutti gl’Italiani.
Era notabile nella cattedrale di Roano il dì di natale la sesta asinaria, nella quale compariva Balaam su di un’ asina e varii profeti che aveano predetta la venuta del Messia, e Virgilio e la Sibilla Eritrea e Nabucdonosor e i tre fanciulli nella fornace10. […] Vuole altresì con fondamento che il nominarsi versi recitati su’ teatri non sempre additi un’ azione drammatica. […] Oltre a ciò, per sapere quanto in Ispagna erano frequenti i duelli, dia egli un’ occhiata all’altra famosa compilazione del medesimo Alfonso intitolata Las siete Partidas. […] Per chi si contenta di averne qualche leggiera notizia, accenniamo soltanto, che tal festa stimossi un’ imitazione de’ Saturnali de’ gentili. […] Giovanni un’ altra prosa detta del bue.
E nel Capitolo III : Madamigella Camilla era un’ eccellente cameriera, ben accompagnata all’arlecchino del quale ho parlato (Bertinazzi), piena di spirito e di sentimento, che sosteneva il comico con una vezzosa vivacità, e che rappresentava le situazioni commoventi con anima e con intelligenza.
E per corollario di questo pregiudizio già distrutto, mi spoglierò di un’ altra falsa opinione, che io covava in mente. […] Trovo un’ altra imputazione a cui vo’ ancora soddisfare. […] Ma il Signor Lampillas che stima pregiudizj la Storia e l’Evidenza, che sa convertire un Commediante Spagnuolo in un buon Poeta, e i di lui Dialoghi sul mestiere de’ Commedianti Spagnuoli in una Storia Teatrale delle antiche Nazioni, ha cangiato quì un’ Accademia di bella Letteratura in una Compagnia Comica.
La fa chiudere in un’ arca di pino, ed inesorabile alle di lei lagrime la spinge egli stesso in mare. […] Chiama egli dialogo allegorico un’ azione eroica tragica tra’ personaggi storici, reali, palpabili, Sofonisba, Siface, Masinissa? […] Il coro continuo poi che vi si adopra alla greca, disdicevole manifestamente ad un’ azione Romana, obbliga il poeta ad incoerenze, com’ è quella che L. […] Nel 1566 se ne fece un’ edizione che conteneva Tieste, Giocasta, Didone, Medea, Ifigenia, Ecuba. […] Serassi cita in tal proposito una lettera del Tasso a Licino ed un’ altra al Signor Cristofano Tasso che trovansi nel vol.
Quando il re Filippo detto il Bello morto nel 1314 armò cavalieri i suoi figliuoli, trovasi in un’ antica cronaca37 che si diede una festa, in cui si vide la persona di N.
Scioltasi il ’24 dal Fabbrichesi formò un’ ottima Compagnia in società con Francesco Visetti e Giovanni Prepiani, e si recò al Valle di Roma, rinnovando il successo di Milano e di Napoli.
La licenza agli uditori, detta da Mercurio, è un’ esaltazione di Parigi, dove soggiorna santa Religione, candida Astrea, intatta e bianca fede, d’un governo divin, d’un Rege santo, circondato da Principi famosi, che, per servizio fargli, al quinto Cielo.
Vitalba Antonio, detto Ottavio, padovano, primo amoroso della Compagnia dell’ Imer, per la quale cominciò a scrivere il Goldoni, fu comico eccellente, e bastano, credo, queste parole dello stesso Goldoni a dare un’ idea chiara dell’ artista e dell’ uomo : ……Antonio Vitalba Padovano, comico il più brillante, il più vivo che siasi veduto sopra le scene.
Chiama egli dialogo allegorico un’ azione eroica tragica tra’ personaggi istorici, palpabili, reali, Sofonisba, Siface, Masinissa? […] Sulle tracce poi del l’Ifigenia in Tauri del medesimo tragico Greco compose il Rucellai un’ altra tragedia intitolata Oreste, dalla quale (se allora si fosse pubblicata) sarebbe rimasta oscurata la Rosmunda. […] Il coro continuo poi che vi si adopra alla greca, disdicevole manifestamente ad un’ azione Romana, obbliga il poeta ad incoerenze, come è quella che L. […] È dunque (dicasi un’ altra volta con pace del Linguet) il Torrismondo una delle produzioni italiane che diedero a’ Francesi le prime idee delle bellezze teatrali. […] L’accurato moderno scrittore della di lui vita l’erudito abate Serassi cita in tal proposito una lettera del Tasso a Licino, ed un’ altra a Cristofano Tasso, le quali trovansi nel volume IX delle di lui Opere, l’una alla p. 270, l’altra alla 145.
Qualche durezza nella condotta dell’azione mostra nell’autore un’ arte ancora non perfezionata. […] Si dirà che si vuole impedire un incesto; ma Semiramide non conosce Arsace per suo figlio, ed Arsace è virtuoso ed innamorato di un’ altra, or non bastava di far loro sapere l’arcano? […] Fu ciò un’ ombra che si mischiò al lustro del trionfo; ma i Francesi non videro che il trionfo.» […] Bianca nettamente dice, che questa obedienza la fa tremare, e rivela di aver fatta un’ altra scelta. […] Questo fatto venne dal cavaliere Ipolito Pindemonte di Verona descritto in una novella in ottavarima da me pubblicata in Napoli insieme con un’ altra in prosa del cavalier Tommaso Gargallo di Siracusa.
Pisandro uomo di bella statura, e che andava adorno e armato galantemente per darsi un’ aria di Eroe, avendo in un combattimento gittato le armi, venne nella Lisistrata da Aristofane così ben deriso, ch’egli passò in proverbio presso i Greci, più codardo di Pisandro. […] Winckelmann nella sua Storia delle Arti del disegno) il primo, a cui la grazia comica mostrossi in tutta la sua beltà, comparve sulla scena, menando seco in treno le grazie e venustà di un polito linguaggio, un’ armonica misura, un dolce concento, purgati costumi, il piacevole mescolato coll’ utile, e la fina critica condita di sale attico.
Ora, è una vera gioia constatare che vi è nella giovane attrice un’ artista vera – e forte – originale – nuova – e rispondente a nuove sensazioni esordienti e a nuove tendenze del pubblico. […] Ora, il fascino della donna, conservatosi uguale, è vinto dal valore dell’artista aumentato : di un’ artista perfetta per tutto ciò che è gentilezza, grazia, sentimento mite.
Le parole colle quali si conchiude l’argomento che vi è apposto dopo il prologo, indicano che la rappresentazione non si faceva in Roma, ma in un’ altra città. […] Meglio condusse il Boccaccio la novella di Tofano, in cui si vede un’ avventura simile, e che suggerì al Moliere la piacevole farsa di George Dandin. […] Il Groto scrisse indi un’ altra pastorale intitolata Calisto pubblicata per le stampe nel 1586. […] L’intreccio è più complicato dell’Aminta, e si sviluppa con un’ agnizione. […] Andres) un’ aria fresca, delicata, moderna e tutta lontana dalla lentezza e dal languore.
Havvi nel mare del Sud alle vicinanze del l’isola degli Otaiti tralle altre un’ isoletta chiamata Ulietea, nella quale si è trovato qualche vestigio di rappresentazione drammatica.
A’ tempi di Tolomeo Filadelfo spiccarono nella poesia tragica sette scrittori celebrati sotto lo specioso titolo di Plejade diversa in parte da un’ altra Plejade mentovata da Isacco Tzeze composta di poeti di varii generi.
La poesia di Aristofane da non paragonarsi punto con chi maneggiò un’ altra specie di commediaa, e degna degli applausi di una libera fiorente democrazia appunto perchè osò intrepidamente d’innoltrarsi nel politico gabinetto, e convertir la scena comica in consiglio di stato, nulla ha di rassomigliante nè alla Nuova de’ Latini nè alla moderna commedia.
Essendo egli poi stato l’unico movente, per cui l’Italia possa pregiarsi d’aver sortito anch' essa un Eccellente Poeta comico nel celebratissimo Goldoni, non avendo perciò da invidiare alla Francia il suo Molière, si viene per lui a stabilire un’ epoca considerabile nella storia del nostro Teatro.
Vi si nota un dialogo elegiaco uniforme più che un’ azione tragica, e non poca durezza nello stile. […] Perchè mai affermò il Napoli-Signorelli che tale argomento nella guisa che l’ha trattato l’Ayala, mal conviene ad un’ azione drammatica? […] Ma per togliere al di lui cangiamento un’ aria di volubilità, non conveniva manifestar l’interna pugna della propria ragione con una passione eccessiva di sette anni di durata? […] Anderebbe bene questo suo dubbio di non poter resistere, se Rachele non avesse pianto un’ altra volta nell’atto I senza aver nulla ottenuto. […] Apostolo Zeno trasferendola ad un’ altra nazione ne compose il melodramma Mitridate.
; e anche un’ altra del medesimo atto, nè molto da questa lontana, spiegata in altrettanti versi: Sylva jubatus qualis Armeniâ leo &c. […] di declamar sette versi per desiderare un turbine che la trasporti per aria, l’ali d’una sfinge, o di un uccellaccio Stinsalide capaci di ecclissare il sole, o di un’ arpia. […] Il Plautino Pirgopolinice che con un pugno spezza una coscia a un elefante, è un’ ombra a fronte di Alcide, il quale dice a Giove che si rincori, secure regna, mentre il suo braccio ha già fracassato quanto Giove avrebbe dovuto fulminare. […] La Nutrice ne ascolta la voce, e facendo un’ apostrofe alla propria vecchiaja (cessas thalamis inferre gradus, tarda senectus) le va incontro, e cominciano le nenie a due. […] Nell’atto quarto un’ altra Nutrice accompagna Poppea, intende i di lei timori cagionati da un sogno funesto, e sembra che vadano a cominciare una nuova tragedia.
Che il Milton abbia conosciuto l’Adamo dell’Andreini pare fuor di dubbio ; ma dal leggere un’ opera e magari seguirne poi le traccie, più qua allargandone il disegno, più là attenuandone le tinte, al riceverne la prima ispirazione ci corre : forse l’ha avuta da una rappresentazione della Scena tragica d’Adamo e d’Eva estratta dalli primi tre capi della Sacra Genesi, et ridotta a significato morale da Troilo Lancetta Benacense ? […] Di questa ci serviremo come breve esame alla fine di questo studio ; poichè se in alcune parti essa può parere il più bel pasticcio comico-drammatico-tragico-melodrammatico-mimo-danzante che sia mai stato visto sulla scena a chi piuttosto la guardi un po’ superficialmente, in altre, senza dubbio, dopo un’ accurata analisi si manifesta opera fortissima, ricca di originali bellezze. […] La più parte delle fauole, et molte historie si possono rappresentare ageuolmente : come in Bologna vid’ io già molt’ anni introdur per intermedio uno Amphione, al suono et al canto del quale, uenivano i sassi a porsi l’ uno sopra l’ altro, tanto che ne fabricauano le mura a Thebe ; ne l’altro intermedio comparue un’ aquila a rapire un Ganimede ; vennero poi per interuallo del terzo atto deucalione Et pirra, li quali gettandosi sassi dietro alle spalle d’indi surgeuano a poco a poco fanciullini ignude. […] E questa è un’ andata via a effetto assolutamente moderna, e di riuscita sicura.
Gioisce Acrisio per l’opera stupenda in un momento costruita dal suo nume Vulcano, e si accinge a sacrificargli un’ ecatombe, e fa apprestare un lauto banchetto e dell’oro, per rimunerare i Ciclopi che ne sono stati i fabbri. […] La fa chiudere in un’ arca di pino, ed inesorabile alle di lei lagrime la spinge egli stesso in mare.
Dallo spoglio delle memorie goldoniane abbiamo che Madama Medebach era un’ attrice eccellente ed attaccatissima alla sua professione, ma una donna soggetta a vapori.
Tutto concorre a rendere questa tragedia eccellente; un’ azione grande, terribile, patetica, ben condotta, unita, che tende con verisimiglianza al suo fine: caratteri veri e degnamente sostenuti, e senza distrazione di altre circostanze meno interessanti: passioni forti proprie del grande oggetto: locuzione sublime in tutte le sue parti. […] Dopo un contrasto di Edipo e Creonte, Giocasta nel l’atto terzo cercando di consolare il consorte con iscreditare le predizioni racconta come andò a voto un’ oracolo di Apollo, il quale presagiva che un di lei figlio dovea essere l’uccisore del padre; imperciocchè essendo stato il bambino esposto sul monte Citero, il padre cadde per altra mano, avendolo ucciso alcuni ladroni in un trivio. […] Anche Euripide compose un’ Antigone, della quale si sono conservati alcuni pochi versi.
Nell’atto III scorso questo tempo un’ ora dopo è costretta a dargli la mano. […] Puerilmente ancora Ottaviano s’invoglia un’ altra volta del ritratto che spontaneamente le avea consegnato; e la regina glielo nega e vuol bruciarlo. […] Questi pensa di menar via un’ altra donzella di quella casa, e per errore porta seco la stessa Dorotea. […] Ma egli compose la Confusion de un Jardin, in cui seppe tessere un’ azione regolare passata in un giardino nel giro d’una notte. […] Nella commedia el Amor al uso (che Tommaso Cornelio tradusse ed intitolò l’ Amour à la mode) Solis ha pure rappresentato un’ azione che si compie in 24 ore.
Ne scrisse un’ altra intitolata El ridiculo don Sancho che rimase inedita. […] La critica potrebbe sugerire che meglio forse risalterebbero gli effetti della pessima educazion di Pepita, se la di lei zia si mostrasse meno pungente in ogni incontro, e don Eugenio innamorato meno nojoso, che ostenta sempre una morale avvelenata da un’ aria d’importanza e precettiva. […] S’io t’amai, se un tempo Ci amammo, un’ ombra or ne rimane, un sogno. […] In secondo luogo perchè quei che se ne sono occupati non hanno mostrato di saper formare un quadro che rappresenti un’ azione compiuta.
Vi si dice alla bella prima, che la tragedia è un’ azione pubblica, grande, interessante, e nazionale. […] Mollo son quindici anni in circa che ne scrisse un’ altra tragedia, e che l’anonimo surriferito ne ha pubblicata una terza. […] Ma Geldippe per dar motivo ad un racconto che arresta l’azione in vece di farla progredire, vuol sapere (notisi la curiosità di un’ amante in procinto di vedere a Corradino troncato il capo!) […] Il re contristato rimprovera Elfrida, e dopo un’ aria di 18 versi di concetti a lui convenienti, ma un pò verbosa nè senza ripetizioni di pensieri, parte. […] Sfida Ricimero, e canta un’ aria imitata da un’ altra del Metastasio.
Se ne fece un’ altra edizione in Lisbona l’anno 1595 unita ad un’ altra commedia del medesimo autore da me non veduta intitolata Os Estrangericos, della quale edizione parla solo l’Antonio. […] Floristano drudo un tempo di Serafina cortigiana Valenziana si marita ad Orfea onesta giovanetta: rivede l’amica: gli si risveglia l’antico fuoco: Serafina vie più l’accende co’ rimproveri insidiosi: gli chiede la morte della moglie: Floristano promette di ammazzarla dentro di un’ ora: la cortigiana si dispone ad attenderne l’esito, dicendo Vejam aço que fareu. […] Di un’ altra tragedia intitolata los Amantes composta da Andrès Rey de Artieda e impressa in Valenza nel 1581, favellano l’Antonio, e Ximeno; ma i più diligenti letterati nazionali la conoscono soltanto per tradizione, nè sono io stato più felice nel ricercarla. […] V’ha de’ zerbinotti (diceva il celebre Diodoro Delfico nella XVI lettera sugli Epigrammi) poco doviziosi, che provvedonsi, o prendono a nolo un abito, cioè un’ opera, cui danno il loro nome, e credonsi gran signori in Parnasso. […] V’è tutta l’apparenza che Cervantes per introdurre con qualche verisimilitudine una brigata di commedianti trasformati in figure buffonesche immaginarie da apprestare un’ avventura al suo matto cavaliere errante, avesse pensato ad accreditarla con fingere un titolo di un auto, senza esservi necessità che tal auto fosse stato una sua composizione antecedentemente scritta.
Trattiamo ora quella del numero; serbiamo per un’ altra volta quella del merito.
Chi adunque arzigogolando sdegna di riconoscere da tali principii la tragedia e la commedia Greca, non vuol far altro che dare un’ aria di novità e di apparente importanza ai proprii scritti, e formar la storia della propria fantasia più che del l’arte.
Musa, sposa, madre, proteggi dal tuo soggiorno ove non si muore più, un’ artista, una sposa, una madre !
Le decorazioni accennate proprie di ciascun genere comparivano al bisogno per mezzo di macchine, le quali secondo Servio164 cangiavano l’aspetto della scena o col volgere velocemente i tavolati o col ritirarli, per togliere dalla vista una dipintura e farne comparire un’ altra165. […] Quale ardore destar non dovea ne’ generosi scrittori un’ adunanza composta di quanto avea di più cospicuo la dotta Grecia destinata ad assistere al certame e pronta a coronare il vincitore!
(V. anche Job Anna, al cui nome è pubblicata per intero un’ epistola di lui sulla Recitazione). […] Che la Pezzana e la Tessero, anime artistiche, recitassero egualmente bene in italiano e in piemontese, lo si comprende facilmente ; ma che quegli che per anni ed anni fu sempre un attore da museruola recitando in italiano, diventi ad un tratto artista, cavaliere e milionario recitando in piemontese, ciò non si comprende, se non supponendo che chi recita in dialetto non faccia un’ arte.
E più giù : Sarò docile, mansueto, e piuttosto che venir teco un’ altra volta in parole mi assoggetterò anche quando tu il credessi a fare il Trovarobe ; non posso più continuare, sono talmente arrabbiato, che mi trema la mano, la bile si converte in pianto, in pianto perchè non posso ora sfogarmi quanto desidera lo sdegno. […] Ma se il sopravvenir degli anni gli andava scemando, naturalmente, il vigore fisico (un’ affezione cardiaca lo tormentava da tempo), gli accresceva direi quasi quello morale…. sicchè a quasi settant’anni, capocomico e direttore, si mise in viaggio per la Russia, ove trovò le stesse accoglienze del tempo addietro ; e donde, nel ritorno, a Pescara, lasciò miseramente la vita, quasi d’improvviso.
Sotto Mustafà III si è stabilita in Costantinopoli un’ accademia di marina chiamata Muhendis Khanè, cioè camera di geometria aperta verso il 1773.
Ma appena incomincia l’ottobre torna a rappresentarsi di giorno, spariscono le buone commedie, le commedie stesse nazionali dello scorso secolo, ed allora si scatenano i demonj, le trasformazioni, gl’ incantesimi, le machine, i Sette dormienti azione di più centinaja d’anni, e l’Origine dell’Ordine Carmelitano di Antonio Bazo che contiene un titolo che non finisce mai, e un’ azione di 1300 anni, cioè dagli anni del mondo 3138 sino a’ tempi di papa Onorio III.
Ho tolto cosi un’ inverosimiglianza imperdonabile di due sposi che avevano insieme diviso il letto e il tetto, e dopo dieci anni parlavano insieme, avevano lunghi dialoghi, e per un cambio di nome, non dovevano riconoscersi.
Ma quanti di essi scritti pessimamente sono stati meritamente scherniti alla lettura, e non pertanto riuscirono di profitto a’ commedianti nel rappresentarsi a cagione di qualche situazione interessante, o di un’ attrice accetta al pubblico, o di un partito che mai non manca agl’impostori? […] Tutto il resto però può dirsi una filza di scene debolmente accozzate più che un’ azione ben combinata. […] I Costumi del Mondo grande è un’ altra commedia del Garrick, in cui non si dipinge fuori della natura, ma si vede l’indole licenziosa del teatro inglese. […] Il Cieco di Betnal-Green (litolo che portava un’ altra favola antica del poeta Johnday del tempo di Giacomo I) è un argomento interessante pel contrapposto de’ caratteri bene espressi. […] Per mostrar poi al pubblico il nobil frutto delle di lei cure e del patriotismo che univa gl’Inglesi a mantenere un’ opera così utile, si schierarono sul teatro 75 giovanetti, de’ quali niuno oltrepassava gli anni diciotto, e quaranta uomini provetti vestiti tutti dalla società.
Che, come, se rapisce un buon boccone Correndo in giro cerca la gallina Dove sicura il becchi, e intanto celere La segue un’ altra, ed essa più si affretta, Non altramente chi si avvenne il primo Nella delizia del prezioso pesce Ghiotto saltella col bel tondo stretto, E fugge intorno e ’l van seguendo gli altri. […] comprese in cinque volumi oltre di un’ appendice comprese in sei volumi Pag.
E giacchè con non isperata benignità accolse il pubblico il saggio che ne diedi l’anno 1777 nella Storia critica de’ teatri in un sol volume in ottavo, ho voluto, invece di riprodurla quale allora la pubblicai (come diverse volte ne venni gentilmente invitato dalla Società tipografica di Nizza, e da qualche librajo Veneziano e Napoletano), rifonderla ed ampliarla non di parole ma di nuove cose comprese in cinque volumi oltre di un’ appendice. […] Soria; ciò che è un’ altra pruova o che non sempre si legga bene, o che si giudichi con ingiustizia e mala fede.
II) era pur esso un’ arte solo Italiana, e chiamavansi i nostri maestri in Francia e in Germania.
Chi adunque arzigogolando sdegna di riconoscere da tali principj la tragedia e la commedia Greca, non vuol far altro che dare un’ aria di novità e di apparente importanza a’ proprj scritti, e formar la storia della propria fantasia più che dell’arte. […] Eschilo in questa favola trasgredì le regole del verisimile, facendo passare una parte dell’ azione nel tempio di Apollo in Delfo e un’ altra in Atene. […] E perchè gli parve necessaria all’esecuzione del suo disegno un’ altra specie di attori, volle separar dal coro una terza classe di cantori e ballerini per aggregarla ai semplici declamatori61. […] Ma egli rappresenta un’ armata divisa in due partiti pronti ad assaltarsi, uno de’ quali è retto dall’iracondo Achille. […] Eschilo trovò il secondo, cioè un’ altra maniera di contrafacitori . . . .
E un’ altra vanità forse non meno generale conduce i dotti ad attribuire alla propria nazione, o a quella da essi più studiata tutte le arti e invenzioni quà e là disseminate.
Da più periti antiquarii vengono con particolarità rammentati e tenuti per Etruschi Admone, cui si attribuisce l’Ercole bibace, una delle più prezìose gemme Etrusche, ed Apollodoto, di cui si ammira una gemma colla testa di Minerva incisa a punta di diamante, ed un’ altra rappresentante Otriade del Museo dell’ab.
E un’ altra vanità forse non meno generale conduce i dotti ad attribuire alla propria nazione o a quella da loro più studiata tutte le arti e invenzioni quà e là disseminate.
Ne segue parimente un’ altra filosofica, e sicura conseguenza, cioè che la poesia teatrale prende l’aspetto della cultura di ciascun popolo: se esso non eccede i costumi primitivi e semplici, l’imitazione scenica ne seconderà la materia: se ha costumi barbari, feroci, romanzeschi, il teatro gl’ imiterà: e se si giunga all’ultimo raffinamento e alla doppiezza propria de’ popoli culti, nasceranno i Tartuffi de’ Molieri e i Cleoni de’ Gresset21.
Aveva una figlia di otto o nove anni, e occorrendogli un’ amorosetta, la bimba, che m’aveva preso in gran simpatia, tanto pianse e si disperò, che il Miniati, benchè in trattative con altra famiglia, scritturò me con la paga di tre franchi al giorno e viaggi pagati.
Alcuni versi inseriti in un’ altra, e dalla malignità naturale de’ cortigiani interpretati contro del Principe, cagionarono la morte del poeta. […] Osservammo nel tomo precedente, che la legge or dirige or aguzza gl’ingegni, e l’ arte ne acquista perfezione; ma ciò s’intende quando la legge, cioè la ragione, gastiga i delitti, non già quando un’ arbitraria indomita passione infierisce contro l’innocenza, e punisce in essa i proprii sogni e vaneggiamenti. […] La poesia d’Aristofane da non paragonarsi punto con chi trattò un’ altra specie di commedia199, e degna degli applausi d’ una libera fiorente democrazia, appunto perchè osò intrepidamente inoltrarsi nel politico gabinetto e convertir la scena comica in un consiglio di stato, nulla ha di rassomigliante nè alla nuova de’ Latini nè alla moderna commedia.
Ne segue parimente un’ altra filosofica e sicura conseguenza, cioè che la poesia teatrale prende l’aspetto della coltura di ciascun popolo: se esso non eccede i costumi primitivi e semplici, l’imitazione scenica ne seconderà la materia: se ha costumi barbari, feroci, romanzeschi, il teatro gl’imiterà: e se si giunga all’ultimo raffinamento e alla doppiezza propria de’ popoli culti, nasceranno i Tartuffi de’ Molieri e i Cleoni de’ Gresset a a.
I Confratelli vi si sottomisero; ma non istimando di poter continuare a montar sul palco con loro decoro, cessato l’oggetto della loro confraternita, si diedero ad ammaestrare alcuni nuovi attori che rappresentarono sino al 1588, quando il teatro fu ceduto ad un’ altra compagnia di attori formata in Parigi con real permissione.
Si è già detto ch’egli è un’ aquila che s’innalza sopra le nubi mirando il sole senza prender cura de’ baleni che si accendono e de’ fulmini che strisciano per l’atmosfera. […] Muovasi un Polifonte per ambizione all’esterminio di una famiglia legittimamente sovrana, o apporti un Paride per una cieca passione per un’ Elena le fiamme nella sua patria, un ingegno grande saprà usar con arte di entrambe tali furiose passioni per destar le vere commozioni tragiche. […] perchè vi si contano tredici interlocutori , e vi si trova un’ affettata regolarità ed ellenismo, con che procurò di supplire alla mancanza dell’ingegno .
Questi vi diranno, che sebbene l’Uomo sia nel genere degli animali, è nondimeno composto di un’ Anima immortale, e di un Corpo a lei strettamente congiunto; e che per la prima vanta una Ragione che lo costituisce superiore agli esseri, che ne son privi1, e pel secondo, benchè soggetto a tutte le leggi e forze dell’Universo e di ogni sua parte, si trova dotato di una elasticità e attività di fibbre, e di nervi, che lo rende atto a signoreggiare sul rimanente del mondo animale, minerale, e vegetabile. […] Noi non riconosciamo ne’ Bruti nè una Ragione compiuta, che loro assegna Plutarco, nè un’ Anima simile alla Umana, quale in essi ravvisavano gli antichi Egizj, e i Greci Pitagorici e Platonici, che ammettevano la trasmigrazione delle anime.
Erano da prima i Greci mimi un’ azione morale dialogizzata e nulla aveano di osceno e buffonesco. […] Allora questa classe ad altro non attese che ad animare con vivace energica rappresentazione la poesia, usando di una musica semplice moderata, la quale contenendo la voce nell’armonico sistema de’ tuoni produceva un’ armonia regolata nel salir dal grave all’acuto o nel calar dall’acuto al grave, che imitava artificiosamente il parlar naturale.
Una pastorale eroica, un’ altra comica cantata nel medesimo anno 1666, ed il Siciliano commedia-ballo 16 rappresentato nel 1667, precederono un altro capo d’opera, il famoso Tartuffo. […] Quanto alla Commedia Italiana fu sostenuta, dopo i Comici Gelosi, prima da una comitiva che rimase in Parigi fino al 1662 senza stabilimento fisso, poi da un’ altra più fortunata che alternava colla Compagnia Francese or nel teatro di Borgogna, or nel Picciolo-Borbone or nel Palazzo Reale.
un’ antitesi puerile?
Con un’ ode saffica il coro chiude l’atto, dando grazie al cielo per la morte del tiranno e per la ricuperata pace.
Mancano adunque i Cinesi d’arte e di gusto nel dramma che pur seppero inventare sì di buon’ ora; e con tanto agio non mai appresero a scerre dalla serie degli eventi un’ azione verisimile e grande atta a produrre l’illusione che sola può trasportare gli ascoltatori in un mondo apparente per insegnar loro a ben condursi nel vero30.
Con un’ ode saffica il coro chiude l’atto, dando grazie al cielo per la morte del tiranno e per la ricuperata pace.
Esordì a Torino e subito fu riconosciuto attore di rari pregi ; talchè, addentratosi ognor più nello studio, riuscì in breve il più valoroso artista del suo tempo a giudizio d’uomini competenti, quali Francesco Gritti, che afferma « nelle parti dignitose e gravi, e ne' caratteri spiranti grandezza e pieni di fuoco, lui rendersi certamente impareggiabile » e Carlo Gozzi che lo chiama « il miglior comico che abbia oggi l’Italia, » e Francesco Bartoli che gli dedica nelle sue Notizie più pagine dell’usata iperbolica magniloquenza. « Una magistrale intelligenza – dice – una bella voce sonora, un personale nobile e grandioso, un’ anima sensibile ed una espressiva naturale ma sostenuta, formano in lui que'tratti armonici e varj, co'quali sa egli così ben piacere e dilettare a segno di strappare dalle mani e dalle labbra degli uditori i più sonori applausi. » Nel Padre di famiglia di Diderot, nel Gustavo Wasa di Piron, nella Principessa filosofa e nel Moro dal corpo bianco di Carlo Gozzi, nel Radamisto di Crebillon, nel Filottete (di De la Harpe ?)
Zanotti detto Ottavio, celebre commediante nella sua parte di Primo Innamorato ch' haveva essercitato ne' primi teatri di Europa, e particolarmente in Francia ove quel Re lo haveva graziato d’ un’ annua provisione di ducento doppie sua vita durante, che li furono sempre puntualmente sborsate.
Girolamo Pompei che diede alle stampe un’ Ipermestra, e la Calliroe pubblicata nel 1769; il conte Paradisi che compose gli Epitidi; ed il cavaliere Durante Duranti che pubblicò in Brescia nel 1768 la Virginia. […] Prima del Pindemonte avea in Lucca pubblicato nel 1773 un altro Ulisse il dottore Francesco Franceschi Lucchese autore di varie lodevoli produzioni, di un’ apologia del Metastasio, e della tragedia intitolata il Coreso. […] Forse un’ atrocità impetuosa mette in maggior movimento le passioni sulla scena, e una spietatezza, per dir così, riposata alla maniera de’ Caligoli, qual’è questa di Nino che dà luogo all’artifizio, rivolta gli animi in vece di atterrirli. […] Biamonti seguendo le tracce di Euripide ha prodotta in Roma nel 1789 un’ Ifigenia in Tauri, uno de’ due argomenti tragici della Grecia, che Aristotile antiponeva ad ogni altro. […] Quindi ben si dipinge tale nella tragedia, e singolarmente nella scena 5 del III fra’ suoi adulatori iniqui consiglieri, che ci rimembra un’ immagine di quel cupo imperadore in mezzo al servo Senato Romano, qual ci viene delineato da Tacito.
Nel tragittar che fa, per consiglio di un’ eremita, i viandanti da una sponda all’altra di un fiume, porta sopra le spalle un bambino, il cui peso crescendo a dismisura in mezzo all’acqua, si avvede della propria debolezza, e ne stupisce.
Che se l’esser primo nelle arti reca qualche gloria, e questa non può negarsi all’Italia per la serie de’ fatti narrati e finora non contraddetti da pruove istoriche, sarà il ridirlo un delitto dello Storico, un’ oltraggio al rimanente dell’Europa?