Dopo ciò, cosa pensereste di un giovane Gaulese, il quale più di duemila anni dopo la morte di questo gran valent’uomo viene a dirci, ch’egli altro non era, che un satirico sfrontato, un parodista, un superstizioso, un bestemmiatore, un buffon da piazza, un Rabelais sulla scena, e che le di lui commedie sono un’ammasso di assurdità, donde qualche volta scappano fuori alcune bellezze inaspettate? […] Que’ pochi cittadini, tra’ quali tutta si concentrò la pubblica autorità, posero il freno alla licenza di quel dramma, e più non vollero sofferire di essere impunitamente nominati e motteggiati sulla scena. […] Fra gli altri il famoso scultore Fidia sa in questa commedia morso velenosamente sulla sua probità per la voce che correva in Atene, di non aver impiegato nella statua di Pallade tutto l’oro sumministratogli dalla Repubblica. […] Uno de’ sintomi dello scadimento delle lettere in Francia é stata la pertinace e boriosa disputa insortavi nei secolo trapassato, e rinnovellata in sul principio del presente sulla preminenza fra gli antichi e i moderni sintomo alla quale così scriveva l’anno 1715 il signor di Brossette a Giambatista Rousseau: «Monsieur de la Monnoye me mande que toute la jeunesse est déclarée contre le divin poète Homère et que si l’Académie Française prenait quel quelque parti, la pluralité serait certainement pour M. de la Motte contre Madame Dacier».
non era egli sulla Rocca di Giove? […] I comici non lasciavano occasione alcuna di contraffare quanto esponevano sulla scena i tragici. […] Cade infine il sospetto sulla finta donna, per non essere essa da veruno di loro conosciuta. […] L’ incoraggisce mostrandogli la di lui onnipotenza sulla terra, e promette d’investigare la maniera di guarirlo. […] Viene poi questo medesimo giovane, il quale in veder la sua vecchia motteggia sulle di lei rughe e sulla bocca senza denti.
Tal ne è la cagione eziandio per cui rimanendo freddo e indifferente lo spettatore alla veduta d’un bosco o d’un deserto espresso sulla tela da un valente pennello, non rimane altresì ozioso nel sentire una voce che canti in quella solitudine o in quel boschetto. […] Ingrossando le corde del violino troppo fino allora sottili e fievoli, e stangandone alquanto l’archetto, raddolcì l’asprezza di quello stromento che sarebbe stridente di sua natura, e studiando sulla maniera di guidar l’arco di sotto e di sopra, di rallentarlo, d’affrettarlo, e di premerlo, giunse a trar fuori suoni dolcissimi, e maravigliosi. […] Partendo dal principio della unità accennata di sopra, conobbero essi che essendo fatto non il canto per gli strumenti, ma piuttosto gli strumenti pel canto, non doveano quelli primeggiar sulla voce del cantore, ma regolarla soltanto, sostenerla, e rinvigorirla; che essendo ciascuno stromento necessario in parte al fine propostosi, non dovea l’uno impedir l’azione dell’altro cosicché il basso, per esempio, affogasse la voce di tutta l’orchestra, o gli stromenti da fiato signoreggiassero su quelli da corda, o questi all’incontro su quelli; che non convenendo mischiare fra loro suoni di diversa natura, faceva di mestieri collocar insieme gli strumenti della medesima spezie, acciò si accordassero meglio e con maggior esattezza suonassero; che i bassi però si dovessero interpolare or qua or là per tutta l’orchestra, giacché da essi dipende la movenza, e l’andamento d’ogni buon’armonia; che non essendo a proposito qualunque sgomento per produrre qualunque suono, bisognava studiar bene la natura di ciascuno per meglio combinarli fra loro, e farli muovere a luogo e tempo; che i subalterni dovevano esser intieramente subordinati al maestro, e posti in maniera che potessero esser tutti insieme veduti e veder anch’essi scambievolmente chi suona il clavicembalo; che bisognava avvezzar di buon ora i sonatori alla giustezza del tempo, e a regolar il loro movimento colla mossa generale degli altri, affinchè l’aggregato de’ suoni avesse quell’unità, senza cui non havvi senso o significato alcun nella musica. […] Alle volte nembi di rose piovevano sulla sua carrozza, quando egli sortiva dopo aver recitata una cantata. […] Sì, tu vivrai negli annali della filosofia insieme col tuo illustre amico e protetto, e mentre il nome di tanti figli dell’opulenza disprezzati dai saggi e ben degni di esserlo, mentre quello di tanti vegetabili automati che si chiamano grandi per obbrobrio del titolo, si dileguerà dalla memoria degli uomini, come gl’impuri vapori che s’innalzano sulla superficie delle paludi, i nomi della Bulgarini, e di Metastasio brilleranno fra i posteri finché esisterà negli uomini un qualche sentimento del bello morale, e finché il carattere del genio riscuoterà i ben dovuti omaggi del pubblico .
Ma è chiaro che l’Europa culta ride al vedere tali cose sulla scena Comica, ma non se ne maraviglia nelle rappresentazioni Musicali, per la ragione che le stima proprie di questo genere. […] Ma che il Martelli non parlasse del Canto assoluto, è manifesto, oltre dall’essere a lui notissimo che i Greci l’adoperavano propriamente, dall’avere nello stesso Dialogo dall’Apologista citato commendate varie Opere musicali di buoni Ingegni, e alcune composizioni di Musica, come quella della Regina di Polonia sulla Poesia del Capece. […] I difetti della Musica, Signor mio, non si distendono sulla Poesia Melodrammatica. […] ha detto, che debbansi presentare sulla Scena oggetti veri? […] Se confesserete, che sono necessarie, prima dunque che esse si ritrovassero, e s’introducessero sulla Scena, la Drammatica avea bisogno dell’altrui indulgenza per fare effetto.
Ma questi eunuchi sostituiti alle cantatrici nel dramma del Tronsarelli ci richiamano alla memoria un’ osservazione fatta sulla nostra Storia de’ Teatri del 1777 dal già mancato erudito estensore di quel tempo delle Romane Efemeridi Letterarie. […] Potrebbe affermarsi sulla storia che tra’ Greci cominciasse la castrazione ad usarsi per mestier musicale trovandosi fra essi introdotta intorno al secolo XII. […] E così se per ora non possiam dire precisamente l’anno del primo melodramma recitato dagli eunuchi, avremo almeno stabilito che l’epoca della loro introduzione sulla scena si chiuda certamente nello spazio che corre dall’anno 1610 al 1625. […] Non per tanto per la medesima vastità (per cui ha potuto un tempo servire per una specie di naumachia, come dimostrano le antlie e i sifoni, per li quali ascendeva l’acqua per inondare l’orchestra) esso non è più in uso, e solo rimane esposto alla curiosità de’ viaggiatori; ed incresce il vedere che già mostra talmente i danni del tempo e del disuso, che non senza qualche ritegno si monta sulla scena per osservarsi minutamente. […] Pietro Bayle che ciò rapporta, afferma d’averlo tratto da un Discorso sulla Musica Italiana impresso colla Vita di Malherbe a Parigi nel 1672.
Cicerone esalta l’ingegno e l’eloquenza di Afranio81 e Quintiliano ancora lo commenda assai82 benché a ragione il riprenda pe’ disonesti amori recati da lui sulla scena. […] Il piano semplice é lavorato sulla greca, ma in alcune parti alterato con qualche miglioramento. […] Le bellezze poetiche profuse nell’atto IV quando la nutrice numera i veleni raccolti, e gl’incantesimi soverchiamente particolareggiati con descrizioni mitologiche e geografiche, sembrano appartener poco al genere drammatico; ma per l’azione, onde venivano accompagnati, doveano esser molto popolari, e produrre allora sulla scena un vago effetto. […] Accompagna degnamente le precedenti la Troade che abbraccia parte dell’Ecuba, e parte delle Troiane d’Euripide, aggirandosi sulla divisione delle schiave Troiane tra’ vincitori, sul sacrificio di Polissena all’ombra di Achille, e sulla morte di Astianatte. […] Ma le nostre querele e quelle di tanti scrittori contra de’ pantomimi, cadono sulla loro arte, o sulla loro scostumatezza?
In secondo luogo dal risorgimento delle Lettere gl’Italiani hanno sempre recitate Tragedie, Commedie, Pastorali, e Drammi Musicali, di sorte che i forestieri vedendo sulla Scena incessantemente tutti questi generi, non potevano essere cotanto irragionevoli e ingiusti che volessero non vedere quello che pur vedeano, e doveano confessare che tutte le accennate specie di Poesie Drammatiche fossero ben note agl’Italiani.
Veggasi la nobilissima Versione de’ Poemi di Ossian, fatta dal celebre Signor Abate Cesarotti sulla Traduzione Inglese di Macpherson, ed impressa in Padova nel 1763.
Nel reame di Firando appartenente al Giappone si é veduto più d’una fiata in sulla scena il re colla real famiglia e co’ suoi ministri politici e militari, rappresentar qualche favola drammatica8.
Non mi fu dato rintracciare il titolo della commedia colla quale egli esordì : si sa solo che il primo Zanni della compagnia era Locatelli (Trivelino), e il secondo Biancolelli ; che, recitando con istraordinaria verità, finì col vincerla sulla recitazione raffinata, ma un po’manierata di Trivelino ; morto il quale, nel 1671, egli ne prese il posto, conservando la maschera di arlecchino, e diventando in breve l’idolo del pubblico.
Il signor D'Origny (non voglio discuter qui l’errore dell’affermazione sua sulla maggiore o minor riuscita di una scena d’amore recitata da due amanti), ha voluto alludere alla special condizione degli Scherli, i quali, non sappiam bene per colpa di chi, ma forse di entrambi, essendo l’uno tutto dedito agli studi e taciturno, e l’altra incline alle esaltazioni…. e ad altro, visser quasi sempre separati.
Ma simili dubbii e timori, giusti nelle distruttrici inondazioni de’ barbari, ben di rado si avverano nelle guerre de’ popoli culti, nelle quali la nazione che soffre, fida nel sovrano che vigila pel tutto, e conta ne’ casi avversi sulla moderazione del vincitore; ond’è che gli artisti e i letterati non intermettono i proprii lavori. […] Un’altra tragedia latina sulla Passione di Cristo compose in questo secolo Berardino Campagna dedicata dall’autore al pontefice Sisto IV, della quale fa menzione il lodato Maffei nella Verona illustrata. […] Volendo io però nel terzo volume della Coltura delle Sicilie pubblicato nel 1784, a cagione delle strofe del Notturno, confessare spontaneamente di essermi ingannato, avvenne che un modernissimo gazzettiere de’ nostri paesi pretese che in sua coscienza io riposassi sulla prima asserzione del Planelli.
Ma simili dubbj e timori giusti nelle distruttrici inondazioni de’ barbari, ben di rado si avverano nelle guerre de’ popoli culti, nelle quali la nazione che soffre, fida nel sovrano che vigila pel tutto, e conta ne’ casi avversi sulla moderazione del vincitore; ond’è che gli artisti e i letterati non intermettono i loro lavori. […] Un’ altra tragedia latina sulla Passione di Cristo compose in questo secolo Bernardino Campagna dedicata dall’autore al pontefice Sisto IV, della quale fa menzione il lodato Maffei nella Verona illustrata. […] Volendo però io, per le strofette anacreontiche del Notturno, confessare spontaneamente (nel III volume della Coltura delle Sicilie pubblicato nel 1784) di essermi ingannato, avvenne che un modernissimo gazzettiere nostrale pretese che in sua coscienza io riposassi sulla prima asserzione del prelodato Signor Planelli.
Le parti femminili, come bene osserva il medesimo Maffei, si rappresentavano dagli uomini solamente; e viene ciò con ispezialità assicurato da Platone, cui rincresceva appunto che gli uomini comparissero sulla scena da donne160. […] Toureil sulla Filippica I di Demostene appresso il Cesarotti tomo I.
Egli si sedeva sulla cattedra fiutando una presa, e a poco a poco si rasserenava, perchè la nostra compagnia gli faceva bene, e noi ce ne accorgevamo, e a modo nostro se ne cavava profitto. […] (V. anche Job Anna, al cui nome è pubblicata per intero un’ epistola di lui sulla Recitazione).
Seppero ancora sull’esempio dell’Ezzelino del Mussato preferire a’ tragici argomenti greci i fatti nazionali, al notare con qual particolare avidità si vedessero sulla scena le patrie gesta. […] Giano Anisio, ossia Giovanni Anisio Napoletano dell’Accademia del Pontano compose la tragedia Protogonos pubblicata nel 1536, sulla quale fe poscia il commento Orazio Anisio suo nipote. […] Acrisio re degli Argivi avendo consultato l’oracolo sulla scelta di un genero intende che di Danae sua figliuola uscirebbe il di lui uccisore, e spaventato congeda i pretensori della di lei mano, risolve di non accoppiarla a veruno, e si raccomanda a Vulcano. […] Fu egli il primo a porre sulla scena l’avventura degli Orazii (che nè anche è argomento greco); ed ebbe la sorte di coloro che tentando un mare sconosciuto hanno il vanto di scoprire e vincere, senza arricchirsi e trionfare. […] Ma in generale lo stile è puro, sobrio, e più d’una fiata grave e vigoroso, e sparso di utili massime or sulla legislazione or sul governo or sulla religione.
Perchè si cerca che lo scelerato rimanga punito sulla scena? […] Ma perchè egli si arroga la gloria di essere stato il primo a recar sulla scena i fatti nazionali? […] È pur questo un bel modo di comporre tragedie nazionali sulla storia, valersi di un nome illustre per denigrarlo, e per vestirne un figlio infame del capo del Belloy! E che direbbero i suoi compatriotti se si mettesse sulla scena un ladrone infame col nome di qualche principe del real sangue di Franciab. […] Vedi un frammento di una di lui lettera sulla considerazione che si dee à Letterati.
Non pertanto per la medesima vastità (per cui ha potuto un tempo servire per una specie di naumachia, come dimostrano le antlie e i sifoni, per li quali ascendeva l’acqua per inondare l’orchestra) esso non è più in uso, e solo rimane esposto alla curiosità de’ viaggiatori ed incresce il vedere che sin dal 1779 quando io lo vidi, mostrava talmente i danni del tempo e dell’abbandono che non senza qualche ritegno si montava sulla scena per osservarsi minutamente.
AD ANNA JOB —Epistola sulla recitazione.
I dissapori, le battaglie, le accuse a Don Giovanni de' Medici, (il capocomico), e le scuse poi, le invidie, gli scandali sulla scena tra i partigiani di Celia e quelli di Lavinia (l’ Antonazzoni), le sonore fischiate a quella in pubblico teatro, e le pubbliche difese dello Scala, e le lettere di Celia, sono pubblicate e chiarite in un articolo di Achille Neri, uscito nella Scena illustrata del 1° agosto 1887.
Quand’ecco arriva sulla scena lei con una scatola in mano, vestita proprio come una sartina che si rechi a domicilio, e, senza uscire dalla naturalezza, fa sentire la musica di quella voce.
Morì d’idrope pettorale a Firenze ; e sulla pietra che sigillava il suo sepolcro nel chiostro di Santa Croce, a destra e in prossimità della cappella Pazzi, toltane alcun tempo pei lavori di restauro, e ricollocata poi, ma sebben sempre a destra di chi entra, non più allo stesso luogo, fu incisa la seguente iscrizione che dettò Giovanni Battista Niccolini, il quale non l’ebbe in vita troppo nel suo libro : qui riposa antonio morrocchesi di san casciano nell’i. e r. fiorentina accademia di belle arti professore di declamazione fra i tragici attori del suo tempo per consentimento d’italia a nessuno secondo e luogo gli tenga di maggior elogio l’essere nell’arte sua piaciuto a vittorio alfieri maddalena morrocchesi al consorte desideratissimo non senza lacrime q. m. p.
Perchè si cerca che lo scellerato rimanga punito sulla scena? […] Voltaire sostenne l’ onore di Melpomene sulla Senna, a dispetto del cicaleccio de’ famelici inpudenti gazettieri pronti a sparger menzogne e tratti maligni sulle opere acclamate di coloro che non sono nel numero de’ loro benefattori. […] Ma perchè egli si arroga la gloria di essere stato il primo a recar sulla scena i fatti nazionali? […] E che direbbero i suoi compatriotti se si mettesse sulla scena un ladrone infame col nome di qualche principe del real sangue di Francia? […] V. un frammento di una di lui lettera sulla considerazione che si dee a’ letterati.
L’abate Domenico Lazzarini di Macerata illustre poeta ha pure composta una giudiziosa tragedia, intitolata Ulisse il giovane, nella quale si richiama sulla scena tutto il terrore e la forza tragica del teatro ateniese. […] Tacciano adunque una volta gli stici saccentuzzi, i meschini gazzettieri, i pretesi poeti petrarchisti, dantisti, e pindarici, e i pettoruti ammiratori delle regole di Aristotile che mai non lessero; tacciano ormai tanti invidiosi, i quali si collegano e si danno la mano per tutta l’Europa per far argine alla piena degli applausi universali che riscuote l’Euripide italiano dagli eruditi e da’ volgari, Metastasio é la gloria del teatro e del nome italiano225, che per lui risuona sulla maggior parte delle scene europee bisognose della nostra musica. […] Degli affetti signor, quegli é il poeta, Di Flacco in sulla lira Apollo il canta, E adombra Metastasio ai dì futuri Verace nume. […] M. de Voltaire nell’Epistola sulla calunnia. […] Grimm, intitolata Le petit Prophéte de Boehmisch Broda, e la famosa lettera di Gian-Giacomo Rousseau sulla musica francese.
Dami se n’era scusato sulla difficoltà che incontra un poeta a farsi luogo nella corte dove al suo dire, Nous sommes eclipsès par le moindre minois, Et la, comme autre part, les sens entrainent l’homme, Minerve est èconduite, et Venus a la pomme. […] Valerio temendo di comparir singolare per troppa bontà asserisce che tutti sono malvagi sulla terra ; e Aristo distrugge questa opinione ingiuriosa al generè umano con una risposta notabile, la quale soffriranno di veder quì tradotta certi meschini ingegni non meno di Valerio ridicoli, i quali volendo passar per uomini di mondo escludono ogni probità dalla terra: Sono tutti malvagi? […] Forse non inutilmente, perchè divenga più comico e più spregevole, poteva sulla malvagità caricarsi la tinta dando a Cleone un poco più di ridicolo e meno di politezza e d’ingegno. […] Favart si compose dopo la guerra della Francia coll’ Inghilterra, che fu la penultima del XVIII prima delle novità della prima, e riuscì sulla scena. […] Tra gl’Italiani della stessa compagnia ne compose anche il lodato Riccoboni che si stimò il Roscio Italiano di que’ tempi pregiato sommamente da Pier Jacopo Martelli, dal marchese Scipione Maffei, e dall’abate Conti, non meno che da varii leterati Francesi che frequentavano la di lui casa, e scrisse della tragedia e della commedia con molta erudizione e giudizio; come pure la di lui moglie che componeva assai bene in italiano, intendeva il latino, ed alcun poco il greco, e sapeva a fondo la poesia drammatica, e tralle altre sue opere scrisse alcune commedie, ed una dissertazione sulla declamazione teatrale che ella stessa egregiamente eseguiva, e singolarmente allorchè rappresentò ne’ nostri teatri la parte di Merope nella tragedia del Maffei.
Hullin di tradurla interamente in versi francesi, dopo di averne fatto un saggio sulla prima scena, il sig. […] Non v’ha scena dell’atto I che non si aggiri su gli amori di Porzio, di Marco, di Giuba, di Marzia, di Lucia, di Sempronio, o sulla congiura tramata da questo scellerato con Siface che gli rassomiglia. […] Tre prime scene non brevi dell’atto III si occupano intorno agli amori gelati, e fuor di tempo di Marco, Porzio e Lucia; viene Sempronio con i condottieri dell’ammutinamento dissipato dalla presenza di Catone; in seguito Siface e Sempronio si trattengono su’ loro disegni e sulla diserzione della cavalleria Numida. […] Dall’opera sulla Tragedia Italiana dell’amico Cooper Walker rilevo tre altri tragici della Gran Brettagna, Oxford, Ravenscraft, e Preston. […] Era sua massima che i componimenti teatrali debbano giudicarsi sulla scena e non impressi.
Era sua massima che i componimenti teatrali, doveano giudicarsi sulla scena, e non impressi. […] «Il nostro gusto e i nostri costumi (osserva l’autore delle Lettere sulla Letteratura moderna pubblicate dal 1759 fino al 1763) si rassomigliano più al gusto e ai costumi degl’inglesi che de’ francesi: nelle nostre tragedie amiamo di vedere e pensare più che non si pensa e non si vede nella timida tragedia francese: il grande, il terribile, il malinconico fanno sopra di noi maggiore impressione che non il tenero e l’appassionato; e in generale noi diamo la preferenza alle cose difficili e complicate sopra quelle che si veggono con un solo colpo d’occhio». […] Nell’istante ch’io mi volgo verso dove veniva sulla voce, il pié mi manca, vacillo, son presso a precipitar nel fondo del abisso, ma mi sento trattenere da uno che pareva, mi rassomigliasse. […] L’orchestra si restringeva a un sonator di chitarra, il quale alle occorrenze compariva sulla scena stessa e accompagnava le donne che cantavano.
Egli ne migliorò la figura rendendola semicircolare, ed acquistò luogo per ogni cosa coll’ industrioso partito di cangiare il sito della scena, collocandola sulla retta che faceva la larghezza della prima platea, là dove allora era posta sulla lunghezza quadrupla almeno dell’antica larghezza. […] L’indiscretezze dell’oscuro e non mai verace autore del Colpo d’ occhio sulla letteratura italiana ch’egli vede a suo modo, ci obbliga a narrare ciò che abbiam taciuto tanti anni.
Nè per cicalar che facciansi quelle imbellettate invide maschere del merito, io mi ritrarrò dall’impiegar sulla mia storia teatrale le terze cure.
La seconda tragedia più interessante si aggira sulla partenza di Enea e la morte di Didone.
L’autore delle Vicende della Coltura Siciliana nel sesto volume che si accinge a pubblicarne, tributerà all’amicizia, alla letteratúra, alla probità, all’amor patriotico poche fervide pennellate istoriche sulla vita del suo amato Vespasiano.
In sino a che la servetta ha seguito l’antica traccia, essa ha avuto sulla scena una parte spiccatissima e un ruolo per sè.
Egli teneva nella sua tavoletta di teatro scatolette con varj colori per dipingersi in modo che quando si presentava sulla scena molte volte il pubblico non lo riconosceva che al suono della voce.
La riconoscenza del fratello e della sorella si sa nell’atto II per mezzo de’ capelli gettati da Oreste sulla tomba, e delle vestigia impresse nel suolo simili a quelle di Elettra, e per un velo da lei lavorato, essendo Oreste fanciullo. […] Finalmente i Persi, tragedia data da Eschilo otto anni dopo la giornata famosa di Salamina sotto l’arconte Menon, é fondata sulla spedizione infelice di Serse nella Grecia, argomento trattato ancor da Frinico prima di Eschilo. […] L’Ecuba s’aggira sulla morte di Polissena, e sulla vendetta dell’assassinamento di Polidoro. […] Egli l’onorò col suo pianto, e impose a’ suoi attori di presentarsi sulla scena senza corone, senza ornamenti, e con abiti i più lugubri. […] Quando il fatto deponesse ancora così vantaggiosamente in favor delle Tragedie moderne; quando potessimo esser sicuri della riuscita di queste sul teatro ateniese, pur dovremmo esser cauti nel pronunziar sulla preferenza.
Plutarco nel suo dialogo sulla musica ci assicura che la prima «applicazione che nella Grecia si fece della musica fu alle cerimonie religiose in onore degli dei». […] Ma non sono né favolosi, né alterati, se per prodigi s’intendano i meravigliosi effetti morali prodotti dalla musica sugli animi dei Greci sulla loro educazione, sulla loro politica, sui loro costumi, e il dubitare di questi se non paratamente, almeno in grosso, e quanto basta per attribuire alla loro musica una sorprendente energia, è lo stesso che spingere il pirronismo storico al grado cui lo spinse lo stravagante e pazzo Arduino. […] Rousseau (Essai sur l’origine des langues), conviene con essi che noi siamo realmente all’oscuro sulla vera natura dell’armonia de’ Greci, sui loro generi, modi, strumenti ecc. quindi gli sembra strano che si voglia pospor la loro musica alla nostra; ma per le stesse ragioni non è ancor più strano il volerla antiporre?» […] Invece d’avanzare ciò ch’ho avanzato, dovea sostenere con zelo apostolico che la maggior parte dei moderni maestri sono dottissimi, che intendono a meraviglia la lingua latina, e gustano le più intime squisitezze della toscana, che sono versatissimi nella poesia, e nella letteratura, che hanno come suol dirsi sulla punta delle dita tutti gli autori, che hanno trattato e trattan di musica. […] Se il Manfredini avesse (siccome il pregai espressamente per lettera) compilato l’estratto della mia opera sull’edizion veneta anziché sulla bolognese, il secondo tomo della quale fui costretto per motivi che non sono di questo luogo a non riconoscere per mio, avrebbe ora risparmiato questa frivola riprensione.
La guardia posta sulla cima di una torre a veder se risplenda la fiamma che dee di montagna in montagna da Troja ad Argo prevenire la venuta di Agamennone, scorge appena il fuoco e ne porta la notizia a Clitennestra, che il marito giugne quasi nel medesimo punto. […] La riconoscenza di Elettra e del fratello si fa nel secondo atto per mezzo de’ capelli gettati da Oreste sulla tomba, e delle vestigie impresse nel suolo simili a quelle di Elettra, e di un velo da lei lavorato nella fanciullezza di Oreste.
Le parti femminili, come bene osserva il medesimo Maffei, si rappresentavano solamente dagli uomini; e viene ciò con ispezialità assicurato da Platone, cui rincresceva appunto che gli uomini comparissero sulla scena da donnea Plutarco nella Vita di Focione racconta ancora di un tragedo che nell’uscire sul pulpito richiese una maschera degna di una regina e un corteggio proporzionato. […] Toureil sulla Filippica di Demostene appresso il Cesarotti Tomo I.
Il piacere che deriva dalla presenza delle persone care, rendè sensibile ad una fanciulla l’imminente dipartita del suo vago: e per voglia di conservarne i tratti andò contornando sulla parete il profilo del di lui volto che vi si distingueva in forza dell’opposta luce; e l’uomo approfittandosi del caso giunse ad inventare l’altra bell’arte di dare alla superficie piana l’apparente rilievo di corpo, per la quale corse all’immortalità Apelle, Timante, Parrasio e Zeusi, e Raffaele d’Urbino, Correggio, Tiziano, ed Annibale Caracci. […] Comprese quella nazione pensatrice e di gusto sì fine, che la Scenica Poesia portata all’eccellenza è la scuola de’ costumi; che niun genere meglio e più rapidamente si comunica agli stranieri e meglio contribuisca alla gloria nazionale; che i poeti epici e lirici trattengono i pochi e i dotti, ma che i drammatici son fatti per tutti; che il legislatore può adoperarli per le proprie vedute; che la sapienza morale non disviluppa con successo felice i suoi precetti, se non quando è messa in azione sulla scena.
Quest’uomo che si fa annunziare : Capitano Spavento da Valle inferna, sopranominato il diabolico, Principedell’ordine equestre, Termigisto, cioè grandissimo bravatore, grandissimo feritore e grandissimo uccisore, domatore e dominator del l’Universo, figlio del terremoto e della saetta, parente della morte e amico strettissimo del gran diavolo dell’inferno ; quest’uomo che udito, quando era ancora nel ventre della madre, il desiderio del padre di avere un maschio, nasce femmina per pietà del mondo ch’egli avrebbe distrutto, se nato maschio ; che per intimar guerra all’esercito nemico, carica di sè stesso un cannone, e novo projettile, armato di scudo e di stocco, arriva con orribil fragore nel campo, e uccide duecento o trecento soldati ; che mangia la minestra di perle orientali dentro una scodella di finissimo corallo col cucchiajo di carbonchio ardente ; che divora in due bocconi una balena arrostita sulla graticola, che beve in un sorso, brindando agli ospiti, tutta l’acqua del fiume Giordano ; que st’uomo, che non contento di un sol nome spaventoso, si fa anche chiamare Ariararche, o principe della milizia, Diacatolicon, o capitano universale, Capitano Melampigo, o capitano cul nero, Capitan Leucopigo, o capitano cul bianco, è fratello carnale dei Spezzaferri, Matamoros, Fracassa, Terremoti, Rinoceronti, Coccodrilli, Scaramuccia, Spacca, Cardoni, parlando dei più noti ; e dei Spezzamonti, Bonbardoni, Grilli, Mala Gamba, Bellavita, Babei, Taglia Cantoni, a noi tramandati in effigie, che oserei chiamare di esattezza storica molto problematica, dal bulino incomparabile di Giacomo Callot ne’suoi Balli di Sfessania, divenuti omai pressochè introvabili, e ch’io riproduco dall’originale. […] Per quanto concerne le prime apparizioni del Capitano in sulla scena, non è male dare uno sguardo alla Farsa satyra morale di Venturino Venturini di Pesaro (prima del 1521), della quale Lorenzo Stoppato pubblica un sunto nel Capitolo V de’suoi saggi — La Commedia popolare in Italia (Padova, 1887). […] Altro tipo di Capitano è il Giangurgolo calabrese, il quale fonda il suo carattere più specialmente sulla voracità. […] Col mutar degli attori, se ne mutò anche l’indole sulla scena. […] A complemento dello studio sulla maschera del Capitano, V. anche Adolfo Bartoli (op.
Prima di vomitare un dubbio offensivo non urbano, non già sul sapere, ma sulla onestà, e veracità altrui, dovevate cercare di assicurarvi del vero; che per fare delle apologie non manca mai tempo.
Nell’Archivio di Modena giacciono, tra l’altre, inedite alcune lettere di lui, o lui concernenti, dalle quali possiamo avere qualche notizia sicura sull’arte sua e sulla sua vita di comico.
Ella rimarrà sulla breccia, a edificazione nostra, rinnovellando i trionfi di Virginia Déjazet, la più birichina e più francese di tutte le artiste francesi che a più che sessant’anni creò la parte di Figaro nelle Prime armi di Figaro, e a settantasette rappresentò ancora al Vaudeville di Parigi, La Vedova di Brienne e M.
Non v’ha scena dell’atto I che non si aggiri su gli amori di Porzio, di Marco, di Giuba, di Marzia, di Lucia, di Sempronio, o sulla congiura tramata da questo scellerato con Siface che gli rassomiglia. […] Tre prime scene non brevi dell’atto III si occupano intorno agli amori gelati e fuor di tempo di Marco, Porzio e Lucia; viene poi Sempronio co’ condottieri dell’ammutinamento dissipato dalla presenza di Catone; appresso Siface e Sempronio si trattengono su’ loro disegni e sulla diserzione della cavalleria Numida. […] Era sua massima che i componimenti teatrali debbano giudicarsi sulla scena e non impressi. Ma quante composizioni posizioni scritte pessimamente, a cagione di qualche situazione interessante, o di un’ attrice accetta al pubblico, o di un partito che mai non manca agl’impostori, riuscite sulla scena sono state schernite alla lettura?
La vivacità delle annotazioni e il dettaglio della descriptio, infatti, non lasciano dubbi sulla natura visiva e per nulla libresca dell’esperienza diretta. […] Il lungo oblio editoriale non deve tuttavia trarre in inganno sulla vitalità della riflessione martelliana nel corso di tutto il Settecento. […] Si è ritenuto di intervenire sulla paragrafatura per agevolare la lettura del testo, continuo in TrAM 1715. Si è intervenuti sulla punteggiatura, spianando la virgola davanti al che dichiarativo e nel caso di relativa restrittiva. […] San… Bosco: modesto rilievo appena a sud di Bologna noto per la vista panoramica sulla citta.
Ma se Dione fosse almeno ugualmente entrato in dubbio di Alcimene e di Callicrate, se si fosse assicurato di entrambi per attendere sulla congiura maggior luce dall’amico Eumene, non avrebbe egli mostrato costanza nel carattere e minorato il suo pericolo? […] Quel vedere tre volte tornare alla vista dell’uditorio l’apparato del Decemviro per sentenziare sulla condizione di Virginia; il ripetersi tre fiate la citazione de’ testimonj, e il darsi ogni volta nuova dilazione per sospendere la sentenza, sembra povertà d’arte. […] Forse un’ atrocità impetuosa mette in maggior movimento le passioni sulla scena, e una spietatezza, per dir così, riposata alla maniera de’ Caligoli, qual’è questa di Nino che dà luogo all’artifizio, rivolta gli animi in vece di atterrirli. […] Aggiungasi che il dimostrare la forza del destino che strascina ad atrocità, non è l’oggetto più istruttivo sulla scena61. […] Bianchi, di cui ha favellato il Mazzucchelli sulla scorta del P.
Dopo avere ciò letto, gli parranno ancora incompatibili le idee del Volgo, e quelle della Gente onesta e rischiarata, sulla Poesia Scenica? […] In ciò, Signor mio, che i Volgari pensano come i Dotti, ad una buona Favola ben rappresentata, e i Dotti non pensano come i Volgari sul Paolino, sul Koulicán, sulla Conquista del Perù; cioè a dire, che i Dotti accoppiano il gusto al discernimento, e i Volgari attendono al solo momentaneo passatempo. […] Da queste cose voi per voi stesso potete ora vedere quanto male la condotta del Vega di servire al gusto del volgo Spagnuolo, venga giustificata dalla sognata corruzione del gusto teatrale della Plebe, e de’ Cavalieri di Roma, fondata sulla vostra erronea credenza, che gli spettacoli dell’Anfiteatro, e del Circo, i Pugili; le Fiere, i Trionfi, i Gladiatori fossero rappresentazioni sceniche spropositate.
Dotato d’ingegno straordinario e soccorso dalla lettura degli antichi mostrò sulla scena la ragione accompagnata da tutta la pompa e da tutti gli ornamenti de’ quali è capace la lingua francese. […] I moderni sulla scorta del Petrarca attinsero nella filosofia Platonica una più nobile idea dell’amore, e ne arricchirono la poesia, e quindi cosi purificato passò alle scene. […] Avete voi, gli fu domandato, letto Natalis Comes sulla mitologia?
«Il nostro gusto e i nostri costumo (osservavasi nelle Lettere sulla moderna Letteratura pubblicate dal 1759 sino al 1763) rassomigliano più agl’Inglesi che a’ Francesi; nelle nostre tragedie amiamo di vedere e pensare più che non si pensa, e non si vede nella timida tragedia francese; il grande, il terribile, il malinconico fanno sopra di noi più impressione del tenero e dell’appassionato, e in generale noi preferiampo le cose difficili e complicate a quelle che si veggono con una occhiata.» […] L’autore si prefisse la più bella azione che possa onorare un buon padre di famiglia per farlo trionfare utilmente sulla scena; cioè l’obbligare, ad onta della propria nobiltà, il figliuolo a mantener la fede ad una fanciulla di condizione inferiore ch’egli avea renduta feconda.
Con tutto ciò, potendo le vere e proprie compagnie a modo contarsi sulla punta delle dita, s’è visto e si vedrà più volte, come il Duca di Mantova sudasse per mettere assieme un complesso d’artisti di non discutibili meriti, e come le Corti se li disputassero, o li chiedessero e cedessero a vicenda. […] E se si fosse trattato di semplice convenzionalismo, di una dizione, direm così, meccanica, come poteva il pubblico dividersi così accanitamente in due partiti, di fronte a due prime attrici sulla stessa Piazza, come s’è visto a Bologna per la Beatrice e la Eularia, a Torino per l’Andreini e la Cecchini, come si vedrà a Mantova per la Vincenza e la Flaminia ?
Non era egli sulla rocca di Giove? […] I comici non lasciavano occasione alcuna di contraffare quanto esponevano sulla scena i tragici. […] Cade in fine il sospetto sulla finta donna, per non essere essa da veruna conosciuta. […] Apollo risponde che all’uscir del tempio si ponga a segnitare il primo che incontri sulla strada non mai abbandonandolo, finchè non l’induca ad entrare nella sua casa. […] L’incoraggisce mostrandogli l’onnipotenza che ha sulla terra, e promette d’investigar la maniera di guarirlo.
avessero sulla scena latina prodotte commedie e tragedie eccellenti, superando nelle prime Cecilio, Lucilio, Nevio, Plauto, Afranio, Terenzio, e nelle seconde Cesare, Ennio, Pacuvio, Accio, Varo, Mecenate, Tito Vespasiano, Germanico, Ovidio, Stazio, Seneca?
Vi muojono otto interlocutori, e nello scioglimento veggonsi sulla scena cinque cadaveri; tal che lepidamente un erudito Spagnuolo soleva dire, che in vece di una tragica azione sembrava rappresentazione di una peste.
Vedi Sesto Rufo e Publio Vittore ne’ comentari sulla città di Roma d’Onofrio Panvinio.
Secondo il prelodato Scoliaste di Aristofane ed il gramatico Diomede, il primo ad uscire sulla comica scena fu Susarione o Sannirione d’Icaria seguito da Rullo o Nullo e da Magnete.
Nel 1528 diede la sua prima commedia in cui ciascun personaggio parlava un differente linguaggio : la qual cosa dovette recar molto piacere agli ascoltatori delle varie regioni che voller d’allora in poi – scrive il Sand – rappresentato sulla scena il proprio tipo….
È veramente un lavoro industre e onesto che agisce beneficamente infondendo zelo in chiunque cammina sulla stessa strada.
Andato il Colomberti a visitarla nella sua villa di Avesa, riferisce ne’ suoi scritti inediti, come, alludendo alle memorie artistiche che adornavano il suo salotto, ella dicesse : « Sono memorie di oltre tomba, e mi ricorderanno a mia figlia e a’ miei nipoti. » E domandatole perchè non avesse in sua figlia lasciata di lei una ricordanza sulla scena, rispose : « E perchè ?
L'autore insistè su l’opinione che la parte del protagonista non conveniva al comico Zanarini, mostrando ogni timore sulla buona riuscita dell’opera, anche per la mancanza d’intreccio, e la lunghezza soverchia ; ma, per questo, i comici a cui premeva di fare un bel teatro, rispondevano col dargli del modesto e dell’umile affettato.
Forse, si domanda lo Jal, è il villaggio di Samosia a tre miglia da Bologna sulla strada di Modena ?
., Modena, Soliani, 1665, in-12), nei quali sono particolarità curiose sulla schiera infinita degli Zanni e una conoscenza profonda dell’arte e della vita loro, starebbero a provare che non solo egli montò in banco, ma che nè men fu de’peggiori recitanti, di cui alcuni eran gente di moltissimi pregi nell’arte comica, che esercitavan non solo recitando, ma, come i grandi colleghi, suonando, cantando e ballando. […] A ogni modo Vittorio Rossi, in una sua recensione alli studi dello Stoppato sulla Commedia popolare, avvertiva : Non fu, ch’io sappia, mai rilevato come in appoggio di questa opinione possa essere citata La Primavera, Comedia di Messer Vincenzo Fenice, detto il Rinovato, nuovamente recitata nella magnifica città di Venezia.
Prima di poter dare una qualsiasi risposta, bisognava far le ricerche opportune sul Trivellino, sperando che le notizie che lo concernono, potesser dare alcun lume sulla quistione. […] Il solo fatto adunque che può lasciar dubbio sulla identificazione del Brighella trivelliniano con Buffetto nostro, è : il non esser egli colà citato col nome della sua maschera.
Nullo però a me sembra il dubbio promosso dal Calsabigi sulla generosità dell’appassionata Adelinda nell’implorar il perdono in prò della sua rivale. […] Bordoni s’intitola i Templarj, e si aggira sulla distruzione di essi seguita in Ispagna. […] Si lagna indi che vedrà Erbele nelle braccia del rivale; ma come ciò teme, se la vide uccidere sulla nave? […] Ad implorare che i due prigionieri si tengano senza catene sulla loro parola; e perchè ciò? […] Sente poi che la città sollevata è in armi, e spinge Amelia a recarsi sulla piazza del Mercato per saper ciò che accade; e forse a que’ tempi era questo l’uffizio delle dame di corte.
Nel Dialogo sulla Tragedia l’Impostore loda i caratteri sforzati della Commedia Spagnuola, i quali hanno elevati (aggiugne) i sentimenti de’ vostri Attori, ed avviliti col paragone quelli de’ nostri.
Con simili produzioni teatrali si faceano colà la guerra i luterani e i cattolici, benché quelli più tardi si avvisarono di metter sulla scena le dispute teologiche, avendo incominciato a farlo nel secolo seguente colla Graziosa Commedia della vera, antica chiesa cattolica e apostolica ec.
Nelle chiese recitavansi farse sulle vite de’ santi così piene di scurrilità che sulla fine del secolo ne furono escluse per un canone del Concilio Toledano tenuto nel 1473.
Nelle chiese recitavansi le farse sulle vite de’ santi così piene di scurrilità che sulla fine del secolo ne furono escluse per un canone del Concilio Toledano tenuto nel 1473.
Savemo, che le Fiabe sulla scena A un Poeta no basta a far onor ; Ma per sie zorni avemo fatto piena, E nu femo l’onor, e el desonor.
Nelle sere di riposo della Fenice, la più alta nobiltà accorreva in folla a rifarsi il sangue dal buon Giacometto ; e tanta fu la simpatia del pubblico di Venezia ch’egli vi fece quattordici stagioni di seguito, alcuna delle quali comprendeva autunno, carnevale e quaresima, con grave danno delle maggiori compagnie sulla Piazza, quali di Mascherpa con l’Adelaide Ristori, di Robotti, e la Reale Sarda.
Dal di lei seno uscirono i primi musici legislatori e i più famosi maestri, e quei che insegnarono a ricongiungere con proprietà e verità sulla scena la poesia e la musica. […] Ma eccetto che il solo Gluck, potranno gli oltramontani sulla musica gareggiar di preminenza con gl’ Italiani? […] Perchè dunque questo attivissimo carattere che la natura presenta, e l’arte ha introdotto con felice successo sulla scena, perchè mai quest’ambiziosa Vitellia che ondeggia tralla vendetta e l’amore, increbbe all’ab.
Andata la compagnia a Mantova, egli riuscì coll’arte sua e co’suoi inimitabili scherzi a conquistar l’animo del Duca, che lo colmò di donativi di ogni specie : e ciò gli accadde ancora quando si recò a Firenze, ove il Gran Duca, dopo che Tiberio gli ebbe cantate sulla chitarra due canzonette, abbracciatolo a più riprese, e protestatoglisi soddisfattissimo, gli fe’dare cento zecchini. […] Tanti furono i denari dal Fiorilli a quel tempo accumulati, che giunto a Firenze, comperò un magnifico possesso fuor della porta al Poggio Imperiale, e fe’ metter sulla casa la iscrizione : Fiorì Fiorilli – E gli fu Flora il fato, per alludere a un’abbondante fioritura nella sua famiglia. […] Dopo un figliuolo battezzato col nome di Tiberio Francesco Fiorilli 1’ 8 novembre del ’73, avuto da una certa Anna Doffan che non lasciò alcuna traccia sulla vita di lui, ebbe ( ?)
Zarlino: Gioseffo Zarlino (Chioggia, 1517 – Venezia, 1590) fu un teorico della musica e compositore, maestro di cappella della basilica di San Marco dal 1565 e compose nel 1574, in occasione del viaggio a Venezia del re di Francia Enrico III, le musiche destinate ad accompagnare i testi recitati in onore del re che arrivava in Laguna sulla barca Bucintoro; il componimento drammatico rappresentato per l’occasione a Palazzo Ducale fu scritto da Cornelio Frangipane e intonato da Claudio Merulo e non da Zarlino. […] Le Nôtre: André Le Nôtre (Parigi, 1613-1700) è il maggiore architetto barocco francese, creatore del giardino cosiddetto «alla francese», basato su un ordine geometrico e sulla simmetria e ordine delle composizioni; su invito della famiglia reale dei Savoia operò anche in Italia e disegnò il giardino del castello di Racconigi, presso Torino.
È oggi soltanto che Eleonora Duse ha potuto, o voluto dar vita alla sua prima e suprema visione d’artista : e di mezzo alle discussioni più o meno composte, ai giudizi più o meno sereni, ai pettegolezzi, alle stupidaggini, ha finito col levarsi gigante, convertendo i più reluttanti, i quali speraron financo dalla recitazione spontanea della nuova arrivata una provvida influenza sulla recitazione accademica delle loro stelle ; come, a un dipresso, quarantaquattro anni a dietro, la recitazione gagliarda e viva della Ristori aveva influito, scrissero, su quella della Rachel. […] [http://obvil.github.io/historiographie-theatre/images/rasi_comici-italiani-01-02_1897_img102.jpg] I giudizi sulla grande artista di Rochefort, di Lemêtre, di Duquesnel, di Panzacchi, della Serao, di Boutet, di Piccini, di tutta la stampa italiana e forastiera, sono altrettanti cantici che non morranno forse : ma il monumento di gloria le venne certo da A.
Tito, Temistocle, Catone, Regolo, quando comparvero più grandi sulla scena ? […] Questo vero figlio della natura (disse il dotto scrittore sulla Musica il sig. […] L’uditorio resta sospeso sulla deliberazione che prenderà Elfrida. […] Si vedrà dal parlarne che faremo sulla stessa edizione dell’autore, e recando in note le variazioni che vi si fecero nel rappresentarsi. […] Visono poi certe farsacce buffonesche che costano poco e giungono talvolta a far romor grande sulla scena.
Nerino malvagio povero e ad un bisogno bacchettone, sveglia in Filebo lo stesso sospetto sulla fede di Gelopea, e l’invita a scorgerne l’infedeltà nel medesimo fenile.
Le giuro, che que' versi miei sulla Madonna mi parvero altra cosa, cioè meno infelice, quando procurai di recitarli secondo le sue norme.
Osserviamo solo che questo principio è fabbricato sulla rena. […] Si appose dunque Madama Dacier quando nelle note sulla vita di Terenzio disse. […] Così mentre di lui meco sol penso, E che mi chino a spegner la lucerna Col destro braccio, ch’era sulla panca, E col suo lume mi toglieva il sonno, Sento un subito strepito, il maggiore Che mai sentissi alla mia vita, e veggo L’uscio che s’apre da sua posta, ch’io Pur dianzi chiuso avea col chiavistello. […] La Virginia che il secondo Bernardo Accolti fece sulla sua serva, dal Fontanini è collocata tralle commedie in prosa, ma si scrisse in versi e per la maggior parte in ottava rima, la qual cosa osservò prima il Zeno. […] L’autore anonimo (che si crede che fosse Francesco Milizia, di cui in un Giornale Siciliano si è parlato con poco vantaggio) affermò sulla stessa intonazione che nell’immensa collezione delle nostre commedie non ve n’è una sola di cui un uomo dì spirito possa sostenere la lettura .
Ecco ciò che con filosofica franchezza disse quel Francese degl’ Italiani: Un popolo che per gran tempo ha posto il proprio onore nella fedeltà delle donne (io son pronto a mostrare ad un bisogno a quest’ enciclopedista, che tutta l’Europa, e singolarmente i Francesi, hanno in certo tempo posto il proprio onore nella fedeltà delle donne), e nella vendetta crudele de’ tradimenti amorosi (e pure dovrebbe sapere l’autore del Belisario che non sono stati Italiani quelli che hanno portato più d’una fiata sulla scena a’ giorni nostri i Fajeli che per gelosia strappano il cuore agli amanti delle Gabrieli di Vergy) per necessità dovè inventa e nelle commedie intrighi pericolosi per gli amanti, e capaci di esercitare la furberia de’ servi. […] Osserviamo solo che questo principio è fabbricato sulla rena. […] Se questo celebre segretario Fiorentino ignorò il latino linguaggio, come si è preteso, certamente ciò non apparisce nè dalle sue riflessioni politiche sulla storia di Tito Livio, nè da questa traduzione dell’Andria. […] La Virginia che il secondo Bernardo Accolti fece sulla sua serva, dal Fontanini è posta tralle commedie in prosa, ma è scritta per la maggior parte in ottava rima, il che osservò il Zeno. […] Si appose dunque Madama Dacier, quando nelle note sulla vita di Terenzio disse: J’ai cru que par ce vis comica Cesar ne vouloit pas tant parler des passions (che era l’avviso del di lei padre), que de la vivacitè de l’action & du noeud des intrigues.
Dami se n’era scusato sulla difficoltà che ha un poeta di farli luogo nella corte, dove, al suo dire, Nous sommes éclipsés par le moindre minois, Et là, comme autre part, les sens entrainent l’homme, Minerve est éconduite, et Venus a la pomme. […] Si é dunque a quelli tempi tentato due volte di mostrar sulla scena un padre di famiglia, e non pertanto questo carattere attende ancora un pennello felice che lo colorisca a dovere in un quadro comico. […] Si vede, p. e., che Giocasta spaccia massime contra i preti, Zaira sulla legge naturale, e Alzira intorno al suicidio.
L’Ongaro volle trasportarli sulla scena, e prendendo l’Aminta per esemplare ne seguì con tale esattezza le orme, che il suo Alceo, come ognun sa, ne acquistò il nome di Aminta bagnato. […] E di tal letterato avea il Manfredi gran concetto, e lo desiderava vicino per udirne il parere sul suo Contrasto amoroso, come l’udì sulla tragedia.
L’Ongaro volle trasportarli sulla scena, e prendendo l’Aminta per esemplare ne seguì con tale esattezza le orme che il suo Alceo, come ognun sa, ne acquistò il nome di Aminta bagnato. […] E di questo letterato avea il Manfredi molta stima, e lo desiderava vicino per udirne il parere sopra il suo Contrasto amoroso, come l’udì sulla tragedia.
Non solo dunque i greci, i latini, gl’italiani, i francesi, gli spagnuoli, gl’inglesi, i tedeschi, i russi, e i turchi sono stati prodotti sulla scena ad esporvi quanto serban di prezioso e di raro, o di ordinario e di vile nel drammatico genere; ma i cinesi e i giapponesi vengono anch’essi dal sono dell’aurora, e da mezzo degli antipodi i peruviani e i messicani a far la barbara pompa de’ loro strani spettacoli.
Ne servano di esempio soltanto le seguenti poche formole; sospender el animo con dones , per ispiegare di vincere con regali; chiamare argonautas marinari che non navigano sulla nave Argo, nè si distinguono almeno per eccellenza; concretar las gracias per esprimere l’accumular le grazie; il borrar triunfos y escribir tragedias, metafora di controbando, ed antitesi puerile attribuito all’ira del guerriero Achille; l’idiotismo di advitrio per arbitrio o alvedrio ec.
Gli altri anch’essi, per non parer meno eruditi, davansi lo stesso vanto; e tutti ce tamente non avrebbono scrupoleggiato di accertare sulla lor fede d’aver letto eziandio le commedie di Eupolide, Cratino, Filemone, Difilo, Apollodoro, Turpilio, Trabea, Cecilio, e tutte quelle altre de’ Greci e Latini, di cui o pochissimi frammenti o appena i nomi, rimasti ci sono.
Il Mazzucchelli ne favello sulla scorta di Giovanni degli Agostini autore delle Vite degli Scrittori Veneziani. […] L’altra tragedia inedita del Bordoni s’intitola i Templarii, e si aggira sulla distruzione di essi seguita in Ispagna. […] Nullo però a me sembra il dubbio premesso dal Calsabigi sulla generosità dell’ appassionata Adelinda nelimplorare il perdono in prò della sua rivale. […] Non ripeterò quanto dissi in quella lettera sulla tragedia del Pepoli(a). […] L’Alfieri ideò il suo Filippo sulla relazione francese del San-Reale.
Simone Machado anche portoghese poeta rinomato scrisse quattro commedie impresse in Lisbona, ciòè due sull’Assedio di Diu, e due sulla Pastorella Alfea. […] Nel meglio del recitare si distrae, e fa riflessioni morali sulla vanità de’ piaceri, che non entrano nella parte che rappresenta. […] Quanto agli auti sembra che egli non avesse compresi gl’inevitabili inconvenienti attaccati al maneggiar sulla scena la delicata materia de’ misteri della nostra religione. […] La prima sulla regina Semiramide non può a buona ragione reputarsi una tragedia divisa in tre giornate, o dicansi atti, ma sì bene una rappresentazione de’ fatti di essa in tre favole separate. […] Muojonvi otto personaggi, e nello scioglimento veggonsi sulla scena cinque cadaveri in una volta; talche soleva dire un erudito spagnuolo, che in vece di una tragica azione gli sembrava una rappresentazione di una peste.
Angelo Ingegnieri autore di un Discorso sulla Poesia Rappresentativa pieno di ottimi avvisi, compose verso la fine del XVI la sua Tomiri che s’impresse nel 1607, regolare nella condotta e non ignobile nello stile, sebbene non esente dagli ornamenti lirici. […] Lo stile in generale è nobile, naturale e vivace, benchè non manchi di varj tratti lirici lontani dal vero e dal naturale sulla morte del valoroso innocente Mustafà condannato da Solimano re de’ Turchi suo padre per gli artificj di Rusteno e della regina, la quale con tale ammazzamento si lusinga di salvare il proprio figlio Selino e serbarlo all’impero; ma sventuratamente questo caro suo Selino si nasconde appunto nel da lei abborrito Mustafà; per la qual cosa ella disperata si avvelena.
I quali vestiti, come anche quelli de’ musici, hanno da accostarsi, il più che sia possibile, alle usanze dei tempi e delle nazioni che sono rappresentate sulla scena.
(Vi è aggiunto un discorso al lettore sulla cognizion di sè stesso).
Solo ne sappiamo che viveva in tempi di Carlo Quinto: che nel 1527 scrisse un opuscolo sulla nascita di Filippo II: che nel 1547 pubblicò una traduzione della storia di Paolo Giovio de Turcarum rebus intitolandola capricciosamente Palinodia: e che nel 1552 fe imprimere il riferito suo Giardino. […] Girolamo Bermudez di Galizia domenicano e catedratico di teologia in Salamanca, il quale ancor vivea nel 1589, pubblicò in Madrid nel 1577 sotto il nome di Antonio de Siloa due tragedie sulla morte d’Inès de Castro intitolandole Nise lastimosa e Nise laureada. […] L’azione della prima Nise si rappresenta parte in Lisbona e parte in Coimbra come la Castro del Portoghese, sulla quale servilmente in ogni scena è condotta la Nise castigliana. […] L’autore delle Vicende della Coltura delle Sicilie avea preparato negli ultimi volumi quanto conveniva per tributare all’amicizia, alla letteratura, alla probità, all’amor patriotico in poche fervide pennellate istoriche sulla vita del suo amato Carlo Vespasiano.
L’Ingegnieri, il Persio, il Dolce, il Morone, il Campeggi, il Porta diedero alla luce ne’ primi anni del secolo dieci buone tragedie se non esimie - Angelo Ingegnieri autore di un Discorso sulla Poesia Rappresentativa pieno di ottimi avvisi, compose verso la fine del XVI la sua Tomiri che s’impresse nel 1607, regolare nella condotta e non ignobile nello stile, sebbene non esente da qualche ornamento troppo lirico. […] Lo stile in generale è nobile naturale e vivace, benchè non manchi di varii tratti lirici lontani dal vero e dal naturale sulla morte del valoroso Mustafà condannato da Solimano re de’ Turchi suo padre per gli artificii di Rusteno e della Regina, la quale con tale ammazzamento si lusinga di salvare il proprio figlio Selino e serbarlo alt Impero.
Questo abbiamo visto accadere per l’Innavertito del Beltrame ; e questo forse accadde per la Rodiana, commedia improvvisa del Calmo, trascritta poi sulla scorta di quei primi recitatori dal Ruzzante ?
Da quel punto ch'egli entrava sulla scena fino a che non ne fosse uscito, era tutto immedesimato nel personaggio che prendeva a rappresentare : nè v' era imprevista circostanza che mai potesse farlo uscire dalla qualità ch' ei vestiva : non lo vedevi dardeggiare gli sguardi nei palchi o nella platea, mentre l’altro attore ch'era in scena con lui favellava ; non ammiccare al suggeritore ; non mendicar le parole ; non distrarsi insomma in quelle cose, da cui anche gl’ infimi tra' nostri comici sarebbe ormai tempo cessassero, perchè non addimandano sublimità d’ingegno, ma solo diligenza nei proprj doveri, amore dell’ arte che professano, rispetto verso quel tremendissimo giudice innanzi a cui stanno.
[6] Si è parlato a lungo nell’antecedente capitolo del dominio che s’usurparono sulla scena i cantori, si è mostrato per quai mezzi pervennero ad ottenerlo, e si è trovata la radice dell’abuso nel trascurar i recitativi, nel porre ogni loro studio nel canto delle arie, e pello sfoggiare su queste con mille artificiosi sminuzzamenti di voce. […] 158 [16] Nè il poeta cesareo si sarebbe immaginato che per render interessante e teatrale la sua tragedia fosse di bisogno che le figlie, dopo aver commesso l’atroce misfatto, si vestissero tutte da baccanti e venissero sulla scena a cantare e a ballare senza che anteriormente venga indicata la cagione di così improvvisa e furibonda allegrezza, e senza che la loro venuta abbia verun altro oggetto fuorché quello di formar un coro e una comparsa. […] Un’altro inglese chiamato Brown gli ha somministrata l’idea nella sua dissertazione sulla unione della musica e della poesia.
Rancida parrebbe ancora l’invenzione degli argomenti delle sue favole fondati sulla schiavitù di qualche persona in Turchia o in Affrica ma si vuole avvertire che in quel secolo essi doveano interessare più che ora non fanno, perchè tralle calamità specialmente delle Sicilie sotto il governo viceregnale non fu la minore nè la meno frequente quella delle continue depredazioni de’ barbari sulle nostre terre littorali non più coperte dalle potenti armate di mare di Napoli e di Sicilia.
Simone Machado anche Portoghese poeta rinomato scrisse quattro commedie impresse in Lisbona, cioè due sull’Assedio di Diu, e due sulla Pastorella Alfea. […] Nel meglio del recitare si distrae, e fa riflessioni morali sulla vanità de’ piaceri, che non entrano nella parte che rappresenta. […] Quanto agli auti sembra ch’egli non avesse compresi gl’ inevitabili inconvenienti attaccati al maneggiar sulla scena la delicata materia de’ misteri della nostra religione. […] Erano già tre mesi nel settembre del 1765 quando giunsi in Madrid, che per real rescritto del gran monarca CARLO III se ne proibì la rappresentazione per lo scandolo che producevano le interpretazioni arbitrarie e gli arzigogoli poetici su di così gran Mistero, e per l’indecenza di vedersi sulla scena una Laide rappresentar da Maria Vergine, una mima elevar la sfera sacramentale e cantare il Tantum ergo. […] Lampillas dunque ricevè da qualche Huerta di Madrid falsissime notizie sulla letteratura teatrale spagnuola e sull’opera di questo Roxas; e quindi o fu imposturato egli stesso, o volle imposturare.
Ma in generale lo stile è puro, sobrio, e più di una fiata grave e vigoroso, e sparso di utili massime or sulla legislazione or sul governo or sulla religione. […] Egli vi recitò ciuque sue tragedie, la Merope, la Vittoria, il Polidoro, spiegandone eziandio l’artificio in due grossi volumi di Lezioni sulla Poetica di Aristotile, che trovansi manoscritti nella ducal Biblioteca di Parma. […] Pongo tra questi l’oscuro provinciale Juvenel de Carlencas compilatore di un infelice Saggio sulla storia delle belle lettere, da cui fu il Torrismondo chiamato parto debole di un ingegno stravolto.
Essi ottennero il nome di veri attori personati, non perchè soli usaffero della maschera, ma perchè soli ebbero il privilegio di non mai deporla sulla scena; là dove gli altri istrioni commettendo qualche fallo di rappresentazione, a un cenno del Popolo doveano smascherarsi e soffrirne a volto nudo le fischiate27. […] In genere di trappole servili è questa una delle più ingegnose e piacevoli di quante se ne sono esposte sulla scena; e Cicerone nel suo Catone ci fa sapere che Plauto stesso oltre modo se ne compiaceva. […] Compariscono le sorelle sulla porta, e alla prima gli dileggiano; pensano poscia di accarezzarli per dissiparne lo sdegno, e riescono nell’intento. […] Così nel V libro della Geografia: Estinta la nazione degli Osci, n’è rimasta appo i Romani la lingua e certi versi, ed un certame mimico speciale, che si celebra per instituto de’ maggiori, continua a rappresentarsi sulla scena Romana.
L’Ultima opera del celebre Guglielmo Robertson perduto da non molto, sulla conoscenza che gli antichi ebbero dell’India, ci presenta nell’Appendice la notizia di un altro dramma orientale scritto intorno a cento anni prima dell’era Cristiana.
Avvegnaché poi alcuni scrittori comici non abbiano composto in quel genere di commedia che Molière portò a sì alto punto, e che Goldoni avea cominciato a risuscitar sulla Senna col mentovato Stravagante Benefico, pure i signori Palissot, Collé, e Beaumarchais han mostrato sufficienti talenti comici, e l’ultimo di essi é riuscito in un genere che ha degenerato in vizioso nelle mani di Falbaire, Mercier, Sedaine, e di altri, i quali erano nati per maneggiar maravigliosamente le passioni, se non si fossero fatti trasportar dalla corrente delle commedie piagnevoli e delle tragedie urbane difettose, cioé di quelle che accoppiano a’ fatti tragici qualche carattere comico266.
Se ne sa solo che viveva in tempo di Carlo Quinto: che nel 1527 fece un opuscolo sulla nascita di Filippo II: che nel 1547 pubblicò una traduzione della storia di Paolo Giovio De Turcarum rebus intitolandola capricciosamente Palinodia: e che nel 1552 fe imprimere il riferito suo Giardino. […] Girolamo Bermudez di Galizia domenicano e cattedratico di teologia in Salamanca, il quale ancor vivea nel 1589, pubblicò in Madrid nel 1577 sotto il nome di Antonio di Silva due tragedie sulla morte d’Inès de Castro intitolate Nise lastimosa e Nise laureada. […] L’azione della Nise lastimosa si rappresenta parte in Lisbona e parte in Coimbra come la Castro del Portoghese, sulla quale servilmente è condotta in ogni scena la tragedia Castigliana.
Mi son servito, per la stampa del promesso dialogo del De Somi, sulla recitazione di quel tempo, del codice esistente nella R. […] Gli avvertimenti sulle Commedie nuove, sul parlare adagio, sul sillabare, sulla truccatura, sulla pronuncia delle ultime sillabe, sul gestire, sul non scordare oggetti necessari alla azione, sul buttafuori, o sveglione, o, come si dice oggi, soggetto, sulle scene vuote potrebber bene attagliarsi alle scene di oggi.
La musica e la poesia italiana non possono adunque se non assai debolmente influire sulla civilizzazione dei russi, i quali, ignorando le ascose cagioni della loro bellezza, altro non saranno giammai che languidi e freddi copisti.
I traduttori volgari sogliono esser la sorgente principale degli errori e pregiudizi nazionali sulla letteratura forestiera.
Compiè l’opera l’Aranda con isbandire da entrambi i teatri las cortinas, sostituendovi bellissime vedute di scene; con far succedere alla comparsa ridevole della chitarra sulla scena una buona orchestra; con decretare che all’alzarsi del sipario tutti dovessero togliersi il cappello; che per la platea e per la scalinata più non vagassero i venditori di aranci, di nocciuole, acqua; che più non si fumasse, non si fischiasse, non si schiamazzasse gridando fuera fuera contro gli attori mal graditi.
Adriano Banchieri, sotto il nome di Camillo Scaligeri della Fratta, nel suo Discorso sulla lingua bolognese, vorrebbe sostenere che il Dottor Graziano non è bolognese.
E finalmente essi ottennero il nome di veri attori personati, non perchè soli usassero la maschera, ma perchè soli ebbero il privilegio di non mai deporla sulla scena, la dove gl’altri istrioni, commettendo qualche fallo di rappresentazione, ad un cenno del popolo dovevano smascherarsi e soffrirne a volto nudo le fischiatea Ma per qual pregio particolare vennero in simil guisa privilegiate e conservate ancora dopo che la scena latina ammise drammi migliori? […] Compariscono le sorelle sulla porta, ed alla prima gli dileggiano; pensano poscia di accarezzarli per dissiparne lo sdegno, e riescono nell’intento. […] Estinta la nazione degli Osci, n’è rimasta appo i Romani la lingua, e certi versi, ed un certame mimico speciale che si celebra per istituto de’ maggiori, continua a rappresentarsi sulla scena Romana. […] Strano sembrami che il noto Carlo Denina nella parte I del Discorso sulla Letteratura abbia senza appoggio asserito che Gneo Nevio venne dalla Magna Grecia come Andronico .
Che se pure taluni la pongono come esordio, convien dire che sia di una medesima stampa cogli esordi di quegli scrittori che con di bei paroloni si rigiran sempre sull’altezza dell’argomento e sulla bassezza del proprio ingegno, che calzano a ogni materia e potriano stare egualmente bene in fronte di qualsivoglia orazione.
[7] S’avverta innoltre al discorso che fa Ercole a Plutone; si rifletta al coro che nella Proserpina ringrazia gli dei per la sconfitta de’ giganti; si leggano i versi dove si fa per ordine di dio la creazione del mondo; si paragonino poi codesti squarci e molti di più che potrebbero in mezzo recarsi coll’ode sulla presa di Namur, dove Boeleau ha voluto far pompa di lirica grandiosità, indi si giudichi, se sia o no più facile il criticar un grand’uomo che l’uguagliarlo.
Il Ciclope si volge a seconda delle parole del Coro brancolando; ed essendo in tal guisa aggirato Ulisse ha luogo di uscire, e con tutti i compagni, col Coro e con Sileno si salva sulla nave, deridendo il Ciclope che inutilmente freme e minaccia.
Il Ciclope si volge a seconda delle parole del coro brancolando; ed essendo in tal guisa aggirato Ulisse ha luogo di uscire, e con tutti i compagni, col coro e con Sileno si salva sulla nave, deridendo il Ciclope che inutilmente minaccia.
Bella e ingegnosa è parimente la scena quinta dell’atto quarto, nella quale Miside dopo avere esposto il bambino sulla porta di Simone per consiglio di Davo, è sorpresa da Cremete, e non sa come contenersi nelle risposte non vedendo più Davo. […] Si sgomenta ogni scrittor di buon gusto nel voler prestare i concetti a un innamorato, rammentandosi di Fedria sulla soglia di Taide. […] Senza l’approvazione di alcuno di essi non compariva sulla scena componimento veruno.
Capitolo primo Saggio Analitico sulla natura del dramma musicale. […] Cotale spiegazione, che tutta dipende dalla maniera con cui agiscono i suoni sulla nostra macchina, e dalla intima relazione che passa tra la vista e l’udito, relazione sospettata prima dalla esperienza, poi messa nel suo maggior lume dal Neutono, oltrachè diventerebbe troppo prolissa, non è essenzialmente legata col mio argomento3.
Servano di esempio le seguenti formole: suspender el animo con dones, per dire di vincerlo con regali; chiamar argonautas marinari che non navigano sulla nave Argo nè si distinguono per eccellenza almeno; concretar las græcias per esprimere l’ accumular le grazie o simil cosa; la metafora insieme e l’ antitesi puerile di borrar triunsos y escribir tragedias attribuito all’ira del guerriero Achille; l’ idiotismo di advitrio per arbitrio o alvedrio &c.
Bella e ingegnosa è parimente la scena quinta dell’atto IV, nella quale Miside dopo avere esposto il bambino sulla porta di Simone per consiglio di Davo, è sorpresa da Cremete, e non sa come contenersi nelle risposte non vedendo più Davo. […] Si sgomenta ogni scrittor di buon gusto nel voler prestare i concetti a un innamorato rammentandosi di Fedria sulla soglia di Taide. […] Senza l’approvazione di alcuno di essi non compariva sulla scena componimento veruno.
E come avrebbero mirato senza indignazione gli adulterii mimici, che, secondo Lampridio, non bastò ad Eliogabalo di vedere fintamente rappresentati, ma ordinò che s’imitassero sulla scena al naturale198?
Di questa ci serviremo come breve esame alla fine di questo studio ; poichè se in alcune parti essa può parere il più bel pasticcio comico-drammatico-tragico-melodrammatico-mimo-danzante che sia mai stato visto sulla scena a chi piuttosto la guardi un po’ superficialmente, in altre, senza dubbio, dopo un’ accurata analisi si manifesta opera fortissima, ricca di originali bellezze.
Dominando ancora le maschere sulla scena, abbandonò il Cavicchi gli amorosi per darsi tutto allo studio della maschera di Brighella nella quale riuscì mirabilmente, tanto che fu dal Fiorilli riconfermato per cinque anni come ruolo primario assoluto.
Se dunque avverrà che il maraviglioso, che si vuol introdurre, invece di appoggiarsi sulla popolare opinione, le sia anzi direttamente contrario, allora le poeti che e romanzesche invenzioni, prive d’ogni autorità e d’ogni esempio, non avranno altra regola che il capriccio di chi le inventa.
Lodevole fu il disegno dell’autore di esporre sulla scena alla pubblica derisione la ridicola vanità degli artigiani, i quali abbandonando il proprio mestiere sorgente della loro opulenza, sacrificano tutto per parer nobili, ed o si coprono di ridicolo, o cadono nelle ultime bassezze, e giungono anche ai delitti.
Lusingossi qualche apologista straniero di partecipar delle glorie Italiane di quel tempo col seminar dubbj pedanteschi sulla nascita di qualche scrittore e col procurare di appropriarlo alla sua nazione presupponendo scambi di sillabe ne’ codici adulterati.
Lusingossi l’apologista Lampillas di partecipar delle glorie Italiane di quel tempo col seminar dubbii pedanteschi sulla nascita di qualche scrittore e col procurare di appropriarlo alla sua nazione presupponendo scambi di sillabe ne’ codici adulterati.