Se colle loro personalità eminenti, Modena, Salvini e Rossi dànno il marchio ad un’epoca nella storia del teatro italiano, Ciotti appartiene alla plejade eletta di quei ferventi, studiosi cultori dell’arte, che sono i più efficaci strumenti del gusto del pubblico. Attore distinto, come diremo più innanzi, non portò sulla scena i convenzionalismi della scuola, piacendo anzi per quella sua naturalezza spontanea del gesto, del portamento, e sopratutto del dire. […] E ai successi della Satira e Parini, del Falconiere, del Trionfo d’amore, possiamo aggiunger quelli della Prosa, del Ridicolo, della Messalina, della Catena, del Pietro o La gente nuova, del Rienzi, del Lorenzino de’Medici, scritto per lui dal vecchio Dumas, del Duello, dei Mariti, ecc. […] Moglie del precedente, figlia del Custode del Teatro della Canobbiana, nacque a Milano il 1836. […] Recitò fino al ’70 ; poi dovette abbandonar la scena per mal ferma salute, e si ritirò a Firenze nella casa del marito.
Sappiamo da un ordine di pagamento del 1689 che lo stipendio degli artisti era di lire quarantacinque mensili per ciascuno. […] S., confidati nell’innata bontà del loro benignissimo Padrone, alle di lui Seren. […] Egli entrò alla Commedia italiana per recitare al fianco del Bertinazzi che non poteva per vecchiezza disimpegnar da solo il ruolo di Arlecchino ; e se non poteva accostarsi troppo all’arte sovrana di lui, benchè anch’ esso attore di pregi singolari, pure collo studio indefesso, colla più schietta modestia, seppe conquistarsi la benevolenza del pubblico e del comitato del teatro, il quale, quando nel 1780 licenziò gli attori del genere italiano, pensò bene di conservare il Coralli. […] Al principio del 1789 egli era tuttavia unito alla Commedia italiana. Il Bartoli, contemporaneo del Coralli, dice : « Nella maschera dell’ arlecchino non piacque pel troppo disuguale paragone del tanto ben veduto ed accreditato Bertinazzi.
Io che mi risento più d’ogni altro degli abusi del nostro teatro di musica, più d’ogni altro vi son tenuto del coraggio col quale ne intraprendete la cura. […] La ricchezza di pubblicazioni sull’opera in musica in questi anni e l’urgenza di dare risposte alla crisi del genere e al superamento del modello metastasiano può spiegare il fatto che Algarotti, dopo le prime tre edizioni del suo saggio, senta la necessità di intervenire ulteriormente e di apportare integrazioni e ampliamenti alle prime redazioni del testo. […] Il testo delle edizioni del 1763 e del 1764 è profondamente ampliato rispetto a entrambe le prime due edizioni veneziane del 1755, che presentano già tra di loro delle profonde differenze, nonostante le date ravvicinate di pubblicazione. […] Le edizioni del 1755 e del 1763, cit., p. 5. […] Algarotti, Saggio sopra l’opera in musica, in Opere del Conte Algarotti Cavaliere dell’Ordine del Merito e Ciamberlano di S.
Parlo solo delle non moltissime versioni eccellenti, cioè del Cesare e del Maometto del chiar. ab. […] Zacchiroli di Ferrara, di alquante del sig. marchese Albergati, del cavalier Richeri, del conte Agostino Paradisi e del dottor Domenico Fabri, della Berenice del sig. […] Io non preferirei questa tragedia nè all’Appio Claudio del Gravina, nè alle Virginie del Pansuti o del Bianchi o del Bicchierai. […] del P. […] Rechiamo per saggio del valor tragico del sig.
Bettinelli “Ben è curioso (egli dice) il legger le lodi date da molti a queste commedie, come se fosser l’ottime del teatro italiano, essendo in vero lor primo merito lo stil fiorentino colle più licenziose e triviali profanazioni del costume onesto”. […] Non hanno dunque le commedie del Machiavelli altro merito che lo stil fiorentino? […] L’arte, la condotta e la forza comica dell’azione, l’energia e la vivacità del colorito de’ caratteri tratti bellamente dal vero, una grata sospensione, una piacevolezza non fredda, non insipida, non istentata, ma spiritosa, naturale, salsa, obbligano gl’imparziali a distinguere le commedie del Machiavelli dalle intere biblioteche teatrali, ed a collocarle tralle ottime del teatro italiano di quel secolo. […] quale che possa porsi in confronto de’ due Corneille, del Racine, del Piron, del Crebillon, del Voltaire? […] Qual commediante nelle Spagne (senza eccettuarne Lope de Rueda che fu il Livio Andronico di quelle contrade) si è talmente accreditato che contar si possa tra’ migliori autori al pari del Vega, del Calderon, del Moreto, del Solis, del Roxas &c.
Pier Maggiore la mattina del 23 aprile 1781 da Gaetano di Luigi Maria Vestri, primo cancelliere del tribunale esecutivo, e da Apollonia di Andrea Soldelli ; e fu battezzato il 24 detto coi nomi di Luigi, Andrea, Giorgio, Giuseppe, Maria. […] Immagini ognuno la sorpresa e la bile del grande artista ! […] Volgeva le chiavi del riso e del pianto ; della vita sentiva il duplice aspetto, e lo ritraeva con libera agevolezza, per quasi innata facoltà. […] Il Byron nel suo diario, alla data del 6 gennaio 1821, a Ravenna, scrive : Parlato col conte Pietro Guiccioli del comico italiano Vestri, che è ora a Roma. […] Io ho quella di Luigi Forti colla data del 22 gennajo 1822, tutta riempita di mano del Vestri e da lui firmata.
Passato in vario periodo di tempo in Lombardia, nel Veneto, a Genova, vi ebbe onori grandissimi, e fu al servizio del Principe Alessandro Farnese di Parma, del Duca di Modena e del Duca di Brunswick a Varsavia. […] Decio Fontanella, al quale l’haveva rimesso il Comando del Ser. […] Fontanella sospetto per esser l’arbitro del Theatro, e poco favorevole al Comico. […] In Varsavia, alla Stampa del Collegio delle Scuole Pie, 1699, in-4°. […] Nella Comedia è necessaria la proportione del luogo, e la proportionalità del Caso ; la egualità delle persone, maggiore, o minore ; e l’inegualità delle cose ; ella è formata di regole, di quella del trè nel Comico che deue hauere, bella presenza, voce soaue, e buona memoria.
Continuazione del teatro Italiano. […] Compose anche l’Altani quattro commedie che possono mentovarsi con onore l’Amerigo del 1621, la Prigioniera del 1622, il Mecàm Bassa del 1625 e le Mascherate del 1633. […] Si ripetè in Bologna sin da’ primi anni del secolo l’Euridice del Rinuccini. […] E quando anche qualunque uomo di lettere più illustre intendesse collocare in un mucchio tutto ciò che si scrisse in quel secolo pel teatro, noi gli diremmo con rispetto e franchezza che s’inganna, e che non ha presenti le tragedie dell’Ingegnieri, del Chiabrera, del Bracciolini, del Bonarelli, del Dottori, del Pallavicino, del Delfino, del Caraccio, nè le pastorali dell’altro Bonarelli, del medesimo Chiabrera, del Buonarroti il giovine, dell’Errico, nè le commedie del Guarini, del Brignole Sale, del Malavolti, dell’Altani, del Maggi, del Porta, dello Stellati, dell’Isa, del duca Gaetano, del Buonarroti ec., le quali, se altri pregi non avessero, non cedono per regolarità a quelle del secolo precedente. […] I del secolo V.
Vi si trova la solita varietà delle decorazioni mitologiche, ma accompagnata da alquanti colori patetici e vigorosi degni del tempo del gran Metastasio. […] Oh del re rara sorte! […] L’eleganza, le grazie dello stile, la facilità dell’espressione, l’armonia della versificazione del Quinault, davano ampio campo agli slanci mirabili dell’ingegno e del gusto del musico: la sagacità, la proprietà, la delicatezza, la forza delle note del Lulli, l’arte ch’egli possedeva di concertar le parti di una grande orchestra, svegliavano l’estro, le immagini, l’eloquenza del poeta. […] Egli subito divenne segretario del re. […] Vedasi la seconda edizione del libro intitolato Menagiana.
Carlino, per ordine del Re, fino al 1779. […] Gaspero del sig. […] ra Maria, Caterina del sig. […] Giuseppe del sig. Gaetano Bonamici del popolo suddetto.
II. del Saggio §. […] Pregiudizio del Signorelli! […] Che semplicità del Signorelli! […] le Mille Tragedie del Malara? […] E da questa del Varchi pretendete ricavare la Storia della Commedia Italiana del 500.?
Dopo del loro Vondel, e del Van-del-Does appena si lodano tralle migliori favole del paese due tragedie di Rotgans, ed un’ altra della signora Van-Winter nata Van-Merken autrice (che viveva ancora verso il 1789) del bene applaudito poema in sedici canti intitolato il Germanico. Tardi, ma più felicemente la Danimarca cominciò a coltivar la drammatica per le cure del re Federigo V benemerito della letteratura e del teatro. […] Era ella stata celebre attrice del teatro nazionale, e poi nel 1753 divenne moglie di un tenente del re che nel 1731 era stato capitano della compagnia dell’Indie. […] Arnaud del 1761. […] Se ne vegga la Gazzetta Letteraria dell’Europa nell’aprile del 1764.