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2. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 706

Corsini Alceste, figlio di Ludovico Corsini, Stenterello di pregio, nacque a Firenze, e si diede giovanissimo all’arte di suo padre, esordendo con una Compagnia da lui accozzata alla meglio a Piombino nella maschera di Stenterello, e peregrinando poi con incerta fortuna da Piombino a Cecina, da Cecina a Montecatini, da Montecatini a Pontedera, poi a Pistoia, poi…. poi…. fino a Nizza, lottando colla fame, affrontando privazioni di ogni specie, senza che mai lo prendesse lo sconforto. Egli aveva come un ideale da raggiungere, una grande missione da compiere : la trasformazione della maschera. […] C’era un po’ di vanità, un po’ d’ignoranza anche ; ma c’era tanto culto per l’arte sua da fargli perdonare ogni esagerazione ridicola. […] Ormai i suoi due teatri eran l’ Alfieri di Firenze l’inverno, e l’ Arena di Montecatini l’estate, ove si recava già da tempo, anche per la sua salute assai malferma, e ove si gloriava dell’assiduità di Giuseppe Verdi alle sue rappresentazioni. […] Affetto da una malattia di cuore che lenta lenta lo struggeva, si spense in Firenze l’ 11 febbraio 1895, ov’ebbe in uno splendido funerale la più bella testimonianza di affetto e di stima da una moltitudine grande di ammiratori e di amici.

3. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 94-95

Il suo pregio maggiore è un gran tuono di voce da spaventare un’armata, tuono che mai non si cangia, e che stordisce l’udienza. […] Nel fare da vecchio in una scena, e in un’altra da giovine, senza mutar personaggio ; anzi, spesse volte, queste mutazioni succedono in una scena medesima ; perocchè la comincia tremante, e piegato col capo a terra, e la finisce ritto, ritto sulla persona. […] Uno, che nel Foro Romana parla da Dottore, l’altro che urla, senza poter mai piegare quella voce da bufalo, formano una coppia galante da far ridere anche quando si ammazzano. […] che testa da foro ! […] E poi la sera, sul palco a fare da Imperatori, da Re ! 

4. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Venezia il 31 10bre 1837.E il 14 novembre : » pp. 389-402

Compagnia di Torino, diretta da Gaetano Bazzi, il quale subito pensò di sostituirle la Bettini alle stesse condizioni. […] il mestiere per lei serve da secondo ; si teme…. si vedrà ! […] Margotti da una litogr. del tempo dello Stab. […] tutte fatte da incantà. […] Di natura estremamente sensibile e nervosa, s’immedesimava tanto perfettamente nel personaggio da lei rappresentato, fosse esso comico, drammatico o tragico, da far provare allo spettatore le stesse impressioni da lei esuberantemente sentite.

5. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 454-467

Lombardo), Gonella (citato da Ludovico Domenichi nella sua raccolta di facezie), Fregnocola (V. […] No, che vergogna in simil rissa rosso renderìa il viso, e più la detta indotta da mero amor fariami in fretta, e in frotta ferir, forar da drudi d’essa il dosso. […] Nè in questi soltanto, ma in altri ancora avremo da notare questa mescolanza di ciarlataneria e d’arte comica. Quanto a’rimedj, segreti, ricette (buffonerie da non dirsi), V. […] Nel linguaggio famigliare veneto vive la frase : far da Zane e da Burattin, ossia far tutte le parti in commedia.

6. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO III. Teatri Orientali. » pp. 23-39

Sembra che non interrottamente abbia in essi dominato lo spirito religioso primitivo, da che fino a questi tempi la commedia si considera da alcuni Cinesi come antico rito del patrio culto. […] Il re rappresenta da re, i suoi nipoti o figliuoli da principi, da capitani o consiglieri i veri consiglieri o capitani, da servi i servi. […] S’intitola Sacontala, tradotto da Iones in inglese dalla lingua Sanskrit. Sacontala è una principessa allevata da un Eremita in un boschetto sacro, la quale dovendo andare a nozze nella corte di un re, prende congedo dall’Eremita chiamato Cano, dalle pastorelle sue compagne, ed anche da un arbuscello, da una gazella e da un caprio. […] Alquante etimologie ricavate da qualche parola cinese e infilzate in certi libercoli mi diedero speranza per un momento.

7. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 175-178

Il Purgatorio di San Patrizio, opera, da D. […] Lopez de Luna, opera, da Ivan de Vigliega. La verità bugiarda, opera, da tre autori. […] L' Anticristo, opera, da D. […] Formò il 1830 società con Luigi Ghirlanda, che fu poi sostituito da Giovanni Boccomini fino al '35.

8. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 340-342

Due occhietti luccicanti e vivaci da topo, un naso pronunziatissimo e delle gambe arcuate, coadiuvavano a renderlo simpaticamente risibile nelle parti giocose. […] Qui ne trascrivo due brani (3 settembre ’56 da Tor Luserna, e 8 giugno ’58 da Torino), che riguardan la persona del Belotti, e ne mostran l’indole a evidenza. […] Furberia da bergamasco, ma vecchia : tu non inventi nulla, non eclissi il tuo concittadino Brighella-caviccio-gambon. […] Con questa lettera obbligatoria in via commerciale da valere come un rogito del notaro dottor Bellini, rinunzio per me ed eredi, in favore dell’egregio artista Amilcare Belotti, ad ogni e qualunque direzione di dilettanti drammatici, nata e nascitura nell’ Orbe terraqueo illuminato dal sole e dalla luna ; assoggettandomi in caso di mancanza alla mia obbligazione, a rifondere il valsente delle penali pagate e da pagarsi dal capocomico Domeniconi, più i danari spesi e da spendersi dal sullodato capocomico in viaggi d’andare e venire colla sua nomade Compagnia. […] Forse farà ombra a Milano il tuo essere da Bergamo : ma Domeniconi ti ha tanto navigato che della natura prima non ti deve esser rimasto neppur l’odore.

9. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Di Pistoia, questo dì 21 di ottobre 1589. » pp. 405-415

È quel famoso Lodovico da Bologna (V. […] Univ.) dirette a Ferdinando I de’Medici, già pubblicate da A. […] come opera di Giulio Cesare Croce ; ma è un errore evidente ; poichè la lettera dedicatoria in data del 1587 è sottoscritta da Lodouico Bianchi da Bologna. […] Pasquati) e uno da Graziano, che è un rincorrersi di citazioni latine, di nomi e di aggettivi da far venir la pelle d’oca all’attore e all’ascoltatore. […] Venezia, Bona, 1633) che poteva essere il Dottor Gratiano da Bologna, o da Ferrara ; e lo vediamo nelle Favole dello Scala, talvolta di Pesaro, tal altra di Napoli, o di Venezia, o di Milano, o di Firenze.

10. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo III. La Poesia Drammatica nel Secolo XV fa maggiori progressi in Italia. In Francia cominciano i Misteri. » pp. 194-209

II parla eziandio di una tragedia latina di Bernardino Campagna sulla passione di Cristo, da lui dedicata al pontefice Sisto IV. […] Parlando ora delle commedie, veggiamo che parecchie trovansene fino alla metà di questo secolo scritte in latino da i nostri più accreditati Letterati. […] Un’altra commedia, intitolata Philogenia, fu eziandio data alla luce in buona prosa latina circa il tempo medesimo d’Ugolino da Parma, della famiglia Pisani. […] Gli attori che ne traevan profitto, ricorsero al favor della corte, prendendo il titolo di Fratelli della Passione, e nel 1402 ne ottennero da Carlo VI l’approvazione. […] I più antichi giuochi di carnovale che siensi conservati, sono della metà del secolo, e furono composti in Norimberga da Giovanni Rosenblut.

11. (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « LETTERA DELL’AUTORE ALL’EDITOR VENETO » pp. 1-9

Egli è vero che a certi uomini grandi del secolo cadente, di se stessi pieni così che ne riboccano per ogni verso, questa, com’ essi dicono, trita materia teatrale parrà frivola e puerile occupazione da non meritar tante cure, anzi da mirarsi con una specie di compassione da chi si crede nato a recondite elevate imprese nelle scienze e nelle lettere. […] Non tutti esser ponno sì alti da toccar col capo le sublimi volte del tempio dell’immortalità; ed havvi chi si contenta appena di contemplarne le vicinanze, non che di appressarsi alla soglia. […] Ben sanno i veri filosofi, i degni letterati del secolo da me con alacrità di animo altrove rammentati tra’ grandi ornamenti de’ nostri dì, la prestanza e l’utilità di un genere di poesia, da cui, se v’ha mezzo efficace per diffondere nel popolo una vantaggiosa pubblica educazione, debbe questa principalmente da buon senno ottenersi; siccome m’ingegnai d’indicar nel breve ragionamento che premisi alla mia storia, dirigendolo a chi ama la poesia rappresentativa. […] Adunque o bisogna essere stato nutrito nella feccia delle surriferite maschere, o aver sortito dalla natura matrigna la comprensione di un vero Tinitiva dell’Orenoco, per non ravvisare l’istruzione, i politici vantaggi e l’innocente piacere che ci appresta la poesia teatrale, e per tenere in conto di studio triviale quello che spendesi in descrivere l’origine, i progressi, le vicende, il buon gusto di un genere poetico così utile, così difficile, e con ardor sommo e con felice successo trattato da’ filosofi di grido, da nobili di primo ordine, da vescovi, da cardinali, da santi padri, da re, da imperadori. Non è però da maravigliarsene punto.

12. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 590

Forse figlia dei precedenti e sorella di Antonio Torri detto Lelio, fu attrice al servizio del Duca di Modena per la parte musicale, come si rileva da una sua curiosissima lettera al Duca stesso da Bologna, in data 2 giugno 1683 in cui si lagnava che certo signor Francesco Desiderij suo famigliare facesse da padrone assoluto con lei e la madre (il padre era già morto) senza aver riguardo alcuno alla lor povertà, vantandone autorità da Sua Altezza. Senza un permesso di lui, che talvolta si faceva molto aspettare, talvolta non veniva affatto, la Torri nè poteva ricever in casa Cavalieri o altre persone da cui farsi sentir cantare, nè recarsi ad accademie, o altre funzioni musicali, proprie, e solite di sua professione, alle quali era invitata dalle Dame protettrici, nè accettare scritture, come accadde per la recita di Reggio, della quale era restata priva. La protezione del fratello del Marchese Palmieri, che più d’ogni altro cavaliere frequentava la sua casa, ajutando lei e la madre senza interesse alcuno, nelle necessità in cui le trovò involte, per la mancanza delli alimenti, inasprì a segno il Desiderij, da farlo sparlar della Torri con moltissimo danno alla sua riputazione. […] Il settembre dello stesso anno, entrata in trattative di scrittura, chiede da Roma a Sua Altezza la licenza di accettare il contratto per il prossimo carnevale al S.

13. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO II. Prima epoca del teatro Latino. » pp. 9-90

Pure da quale classico scrittore ciò si ricava? Non da Livio, non da Strabone, non da Valerio Massimo che ne favellano. […] Vuoi tu che io sia conosciuto da altri che da chi mi dà da mangiare? […] Contiene una beffe fatta a quel vanaglorioso da un fervo per torgli di mano una fanciulla amata da un giovane Ateniese. […] Oltre a ciò che rilevasi da Polibio, da Livio, da Virgilio, da Strabone, vedi il lib. 

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