Mancanza di filosofia nei compositori. […] In tali occasioni la strumentale è una spezie di nuova lingua inventata dall’arte affine di supplire all’insufficienza di quella che ci fu data dalla natura. […] L’oggetto di questa piccola sinfonia è di ragguagliar gli uditori, agguisa di proemio, o preambolo, del sentimento generale che dee regnare nell’aria. […] Se il lettore mi domanda la ragione di cotal diversità, io confesso di non saperla. […] Si crede aver addottrinato abbastanza un giovine quando egli ha imparata sul cembalo l’arte di concertare le parti, di ritrovare gli accordi, di preparare, di risolvere, di combinare in varie guise le note.
Madama Christiana di Francia, principessa di Piemonte. » (Cristiana, o Cristina di Francia, Madama Reale, seconda figlia di Enrico IV e di Maria de’ Medici, sorella di Luigi XIII, nata al Louvre il 10 febbraio 1606, maritata a 13 anni nel 1619 a Vittorio Amedeo, primo del nome, principe di Piemonte, che diventò duca di Savoia, dopo la morte di suo padre Carlo Emanuele I o il Grande, il 26 luglio 1630). […] La difesa è scudo di giustizia e non spada di vendetta. […] La sua maschera è la stessa di Scappino. […] Veste, borsa, e calzoni di panno grigio, orlati di un gallone nero. […] Cintura di cuojo gialla con fibbia di rame.
Moglie di Agostino Zanerini, comico. […] Zanerini-Bianchi) negli Amori di Arlecchino e di Camilla, commedia in tre atti di Goldoni, e vi fu accettata per le parti di madre. […] La mia bella fiorentina moriva di voglia di far vedere il suo bel visino sotto varie figure. Corressi la sua pazzia, e procurai al tempo istesso di contentarla. […] Gli allettamenti di quell’attrice vezzosa entravano ancor a parte delle mie premure ; e mi faceva un giorno di festa quello di vederla ad eseguir bene quell’ importante parte nella mia Commedia.
ECCELLENTISSIMO SIGNORE Una mammola un moncherino presentato con garbo e semplicità da un fanciulletto si accoglie di buon grado e con lieto viso da un Signore magnanimo e gentile più che dalla mano di un facoltoso un tributo di perle di Comorino, di diamanti di Golconda, di metalli del Potosi. […] Seguendo io l’esempio di quel fanciulletto e di quel villanello, proffersi all’E. […] all’Antiquario di prima fila qual si manifesta in varj argomenti, e singolarmente nel favellar del Teatro Siracusano, in cui toccògli la sorte di ravvisare prima di ogni altro la greca iscrizione marmorea della Regina Filistide? […] Appena può aversi in conto di un villesco cestello di frondi che spargonsi al passaggio di un Principe. […] Napoli 17 di Marzo 1798 Eccellen.
Diversamente il considerano l’uomo di mondo, il politico, l’erudito, l’uomo di gusto, e il filosofo. […] Come la regola loro di pensare e di vivere non è il sentimento ma l’uso, così non vanno al teatro a fine di risentire il piacevole incanto dell’arte drammatica, ma perché vi vanno gli altri soltanto. […] Se fosse quistione di scrivere per lo teatro, e non del teatro, l’uomo di gusto esser dovrebbe l’unico giudice, che se ne scegliesse, siccome quello, che avendo meglio d’ogni altro studiate le regole di piacere ad un pubblico illuminato, meglio d’ogni altro saprebbe additare que’ mezzi, che a così fatto fine conducono. […] Mio primo pensiero era di rilevar passo a passo le inesattezze di molti, di rettificarne gli abbagli, e di ridurre al suo intrinseco valore l’autorità di cert’uni, che opprimono col nome loro i lettori creduli ed infingardi. […] Mille altri libri appagheranno la curiosità di coloro che stimassero cotali ricerche di somma importanza.
O pure crede quello il tempo di rassettarsi il guanto, di tirar giù la cravatta, o peggio, di soffiarsi il naso e di sputare. […] [Sez.VI.2.3.5] Di più, particolarmente nel pantomimo di mezzo carattere e nel grottesco, i quali sogliono abbondare di scene di pianto e di riso, di sdegni e di riconciliazioni, procuri che le scene di pianto, di disperazione, di dolore, sieno lunghe e frequenti, interrotte bensì ad ora ad ora da scene di riso, di riconciliazioni, d’allegrezze. […] A cura di F. […] A cura di F. […] A cura di C.
Molti eletti ingegni dettarono poesie ed epigrafi di alta ammirazione, di cui metto un piccol saggio alla fine. […] Un po' di tara dobbiamo fare alle lodi del Niccolini, il quale, con la debolezza di quasi tutti gli autori di teatro, ha lodi per gli artisti che han fatto piacere l’opera sua. […] E conchiude : Ecco i frutti di ventisette anni di fatiche, di studi, di tribolazioni ! […] Un poco di pane ! […] Qua bisogna far di tutto, da Marta e da Maddalena, e questo nostro pubblico impastato di fango non è contento se non ci vede vomitare i polmoni !
Moglie del precedente, assai nota nei fasti teatrali col nome di Diana. Il Campardon dopo di aver detto ch’ella non fu mai in Francia, aggiunge che alla fine del secolo xvii e al principio del xviii, dirigeva una compagnia di comici che davan rappresentazioni nelle principali città d’Italia ; volendo forse alludere a quella Diana (V.) citata dal Bartoli, l’amante di Silvio che dal di lei nome fu detto Silvio della Diana. […] Il 3 marzo 1683, sembrando che il Duca di Modena non volesse far compagnia, il Duca di Mantova lo pregava di rilasciargli Diana con altri attori, fra cui il suocero Gradelino. […] re Tesoriere intendeua di trattenerli nella parte di detto Cintio, essendo questi ricorso a S. […] E la ribellione di Cintio alla ritenuta di dieci dobble che erano un debito della moglie, starebbe forse a provare che i coniugi vivevano separati non solo di corpo, ma anche di anima ?
Marchetti Angelo, di famiglia lucchese, studiò pittura in patria, andando poi a perfezionarsi a Viareggio sotto due fratelli di sua madre, Emilia Rustici. […] Dopo alcune recite al Teatro Partenope, fu scritturato da Adamo Alberti a' Fiorentini, quale amoroso a vicenda con Luigi Monti, assumendo alla sua partenza il ruolo di primo attor giovine a fianco della Sadowski, della Cazzola, della Monti, di Taddei, di Alberti, di Bozzo, di Majeroni, di Tommaso Salvini, di Angelo Vestri, di Marchionni e di Virginia Marini, con la quale passò poi in Compagnia di Alessandro Monti. Quindi cominciò veramente a farsi popolare il nome di Angelo Marchetti, che fra le tante sue interpretazioni, ammiratissimo per castigatezza e slancio, diventò sorprendente in quella di Armando nella Signora dalle Camelie, colla quale, a fianco di Virginia Marini, il grande astro saliente, allora, formava il più bel duetto artistico che mai si potesse credere. Alla fine del carnovale del 1868 fu aggredito in Milano ; derubato dell’orologio e del portamonete, e minacciato di morte se avesse parlato. […] Giovane colto, si adoperò con qualche suo scritto in pro dell’arte drammatica, alla quale, non ostante il posto che oggi occupa di rappresentante di una compagnia d’assicurazioni, è sempre legato di vivissimo affetto.
V. alla quale bacio di cuore le mani. […] ma con ogni debito di riuerenza la supplicano à far loro grazia di una lettera di fauore al S. […] mo Signor Duca di Modona etc. […] Del 1601 abbiamo la seguente lettera dei Comici Uniti, che ritengo inedita e che traggo dall’Archivio di Stato di Milano : Archivio di Stato in Milano. […] 1601 a' 12 di giugno.
L'inverno del 1601 va a Parigi, poi forse, richiestane la Compagnia (degli Accesi) al Duca di Mantova da Maria di Boussu, dama della Corte di Bruxelles, nelle Fiandre e in Brabante. […] S. che al ritorno di Monferrato del detto Scala, con la lettera di S. […] S. ch' io stimo che sia servitio di S. […] A. conosca tutte queste cose molto meglio di me, ma che l’ importunità di tutti cotesti comici di cotesta compag. […] e di V.
La cieca devozione e un sentimento profondo di gratitudine verso il monarca, che a lui tante prove avea dato di benevolenza e di famigliarità, il desiderio vivissimo di servirlo fedelmente ogni qualvolta se ne porgesse occasione, furono il vero motivo della sua morte. Il maestro di ballo del Re, Pietro di Beauchamps, avea fatto un giorno alla Corte, in una specie di intermezzo che i comici italiani aveano inventato in una commedia che rappresentavan dinanzi al Re, un nuovo passo assai singolare che fu molto applaudito. […] Leandro Carlo Virgilio Romagnesi, al posto di Cintio suo padre che prese il posto di Dottore invece di Lolli. […] Allorchè il Baron ebbe terminato di perorare la causa de’suoi colleghi, il Re accennò a Biancolelli di parlare. […] Teatro di Gherardi, vol.
Belli Paolo (Blanes Pellegrino), figlio di Vincenzo Belli e di Maria Romei, fu trascinato dall’ amore dell’ arte comica, tenuta in non troppo alto conto al suo tempo, a fuggire di casa per iscritturarsi non sappiamo più in quale compagnietta di zingari. […] Il valore degli ori, argenti e gioie fu di L. 6111, delle quali 1866 per una verghetta doppia con 20 brillanti : quello dei libri di L. 1383. […] Dalle parti di generico giovine passò a quelle di generico di spalla, dalle quali dopo un solo anno, mercè la forte interpretazione del Duello di L. Gualtieri, passò a quelle di generico primario : da queste poi, a quelle di caratterista e promiscuo, ultimo grado della sua vita artistica, sul quale egli si trova tuttavia a fianco di Claudio Leigheb e di Flavio Andò, molte volte applaudito, sempre rispettato da ogni pubblico. […] Dal ’96 al ’98 fu in compagnia di Antonio Goldoni e di Pietro Perotti.
Ma nel consolato di C. […] Claudio Centone, figliuol di Appio Cieco, e di M. […] Nevio non solo fu contemporaneo di Livio Andronico, ma di Q. […] Porzio Licinio e di P. […] II cap. 23) leggiamo le commedie de’ nostri poeti prese e tradotte da quelle de’ greci, di Menandro cioé, di Posidio, di Apollodoro, di Alessi, e di altri.
Dai registri di forestieri abitanti in Roma nell’anno 1658, e ripartiti secondo le rispettive parocchie, il Bertolotti cita fra gli altri, nella parocchia di S. Stefano, questo Ancatoni, spagnuolo, comico di S. A., che sosteneva le parti di capitano, sotto nome di Sangue e Fuoco. […] Di portamento elegante, di maniere correttissime, pieno di sentimento e di slancio, studioso e modesto, diventò in brev’ora uno de’ migliori primi attori giovani. […] Il lungo periodo della loro unione aveva afforzata, fissata ormai un’omogeneità di tinte, una armonia di toni, una geniale spontaneità, un tale affratellamento insomma nella concezione ed espressione delle varie scene, che non si acquista, pur troppo, se non coll’esercizio congiunto a un forte spirito di assimilazione. — Sotto questo rispetto, la separazione artistica di Eleonora Duse e di Flavio Andò non può essere stata che di nocumento all’arte.
[2] «Noi non intendiamo di criticar questo libro, prima perché il nostro istituto è di non criticare, ma cercar solo la verità; poi perché desso è realmente corredato di molta erudizione, di bei voli di fantasia, di paragoni adattati, di filosofia… insomma degno di essere letto.» […] La mia opera è “realmente corredata di molta erudizione, di bei voli di fantasia, di paragoni adattati, e di filosofia”, ma venendo all’applicazione invece di quella filosofia e di quella erudizione altro in essa non ritrova l’estrattista fuorché “imperizia, declamazione, e contraddizioni”. […] Si fa voto di metter sulle scene un opera in musica in occasione di tremuoto, di carestia, di peste, od altra calamità publica? […] Non posso far a meno di non isdegnarmi contro il costume che vieta ai maestri di musica di salir sulle scene a cantar i propri drammi. […] Queste somiglianze estrinseche e generalissime possono stare, e ci stanno benissimo con una intrinseca e reale diversità di fini, di sistema, e di mezzi.
Passò poi tre anni, trascinata di compagnia in compagnia, applaudita e non pagata, dopo i quali risolse di abbandonar le scene. […] Senza essere stata la Beseghi artista di grande slancio e di peregrine concezioni, fu, nel ruolo delle vecchie specialmente, comiche o serie, artista di assai pregio per correttezza di recitazione, giustezza di misura, diligenza esemplare, ed esemplare modestia. […] Fu d’ingegno pronto e versatile, di voce pieghevole, di bella persona, di fisonomia espressiva, e seppe con una recitazione calda e a un tempo naturale procacciarsi gli encomi di ogni specie di pubblico. […] Cominciò ad acquistar nome di attore pregiato in Compagnia Fabbrichesi, il quale, incitatolo allo studio, e sovvenutolo sempre di consiglio e di ammaestramenti, gli fe’raggiungere il più alto grado dell’arte. Dal Fabbrichesi non si staccò più : chè, affetto da tisi in seguito a una caduta di vettura, lentamente si spense in Venezia a soli trentatrè anni, compianto da’parenti ed amici e comici tutti che videro dileguare uno de’più luminosi astri del teatro di prosa.
Fratello della precedente, aveva poco più di un anno, quando fu condotto il 1716 a Parigi, e comparve alla Comedia italiana il 19 gennajo 1719 con l’abito di Arlecchino in una scena aggiunta alla commedia di Gueullette, Arlequin Pluton, pubblicata soltanto il 1879 dallo Jouaust a Parigi. […] Il 4 settembre seguente fu data a suo beneficio una rappresentazione, che ebbe grande successo, con La Servante maîtresse di Baurans, musica di Pergolese, La Fête de l’ amour di M. […] Gian Vincenzo Visentini non fu, pare, di una condotta specchiata. Un documento del 3 luglio 1749 reca l’accusa della sua domestica Elisabetta Deniset di averla con ogni specie di carezze e promesse e tentazioni violata e incinta, e la domanda di un rifacimento di danni e interessi ; con un altro del 22 giugno 1741, il Duca di Gesvres, Governatore di Francia, gli ordina di costituirsi immediatamente prigioniero a For-l’Evêque per aver liticato colla moglie tra le quinte, cagionando un certo scandalo. […] Infatti il 20 maggio del '52, alle nove di sera, ei si slanciò per di dietro su di un soldato della guardia che andava a braccietto di un amico : lo separò con violenza, lo percosse con pugni nello stomaco, e tratta la spada, glie l’appuntò al petto, provocandolo e sfidandolo.
Fu nella Compagnia di Marta Coleoni e in quella di Antonio Goldoni, dalla quale poi passò col noto artista e capocomico Giacomo Dorati, scritturato per le parti di padre nobile e di tiranno, che sostenne, specie nelle tragedie del Pindemonte e dell’Alfieri, col plauso generale. […] Figlio di un impiegato alle poste, nacque in Firenze il 1818. […] Entrato nella stessa qualità coll’Amalia Pieri, si unì a lei in società nel 1844, formando una Compagnia ricca di ottimi elementi, di cui era direttore il noto artista Francesco Paladini. […] D’Ancona, Lettere di Comici italiani, ecc.). […] Non sapendo il Cecchini dove dar di capo, si volgeva alle Compagnie di poco conto per veder di stanare qualche buona promessa, e molto a ragione egli scriveva : « Questi forniranno il n.°, et seràno di gusto, per quello che può essere in questo tempo, et forsi chi sa ?
Fratello minore di Mezzettino, recitò le parti di amoroso col nome di Cintio nella Compagnia del Duca di Modena. […] vediamo il Costantini sporger querela contro di lui il 19 ottobre del ’94 per essere stato offeso e minacciato colla spada alla mano all’ Hôtel di Borgogna in pubblica assemblea d’artisti, al proposito del nome col quale il Romagnesi intendeva di recitar la parte di Dottore in una commedia nuova allora letta. […] La sola evaginazione della spada era punibile con una multa di 25 scudi d’oro, e con tre tratti di corda, che potevano esacerbarsi ad arbitrio di S. […] Esso fu il primo ad avvertir la marcia de’ nemici in Italia, dai quali ebbe poi manomesso ogni suo avere ; e il Cavaliere di Lislière, inviato dal Re in Italia, ne rilasciò ampia testimonianza, in forza della quale egli potè al suo ritorno in Parigi, che fu il 1708, avere in ricompensa l’ufficio d’ Ispettore di tutte le barriere di Parigi, che lo mise in grado d’intraprender nel 1712, con varia fortuna, spettacoli di opera comica alle fiere di S. Germano e di S.
a qual punto di eccellenza essi pervennero? […] Parimente di città in città scorrono nel Giappone alcune compagnie comiche composte quasi interamente di donne schiave di un Archimimo, a conto del quale rappresentano. […] In tre ore di rappresentazione si espongono gli evenimenti di trent’anni. […] Diario di Cook. […] Arnaud al mese di luglio 1761 l’estratto di una traduzione ms di un libro intorno al l’Antica Musica Cinese composta da Ly-Koang-ty dottore e membro del primo tribunale di lettere del l’imperio.
Tommasino suscitò le più schiette ilarità e i più vivi applausi nell’ uditorio ; il quale, sentitolo poi, non ebbe più il coraggio di burlarlo, e gli permise di continuar nel suo tuono naturale di voce. […] Nuova lingua, nuovo genere di spettacoli, nuovi costumi ! […] Agile, di vena comica inesauribile, di verità sorprendente, originale, passava in un attimo ai sentimenti più disparati. […] L'atto di morte lo dice Ufficiale del Re. […] E perchè quei due soit a proposito della sua non apparita sulla scena italiana di Parigi, mentre si sa ch' ella vi recitò le parti di serva sotto il nome di Violetta ?
Col ballo s’intimavano le guerre, si placavano gli dei, si celebrava la nascita di un fanciullo, e la morte di un amico. […] Ognuno dava a conoscere nelle divise la propria origine o prosapia; chi si attaccava al dorso due grandi ale, chi si copriva di un cuojo di drago, chi di una pelle di leonea. […] E chi sa che le armi portate da’ curaci in un luogo di pietà, di pace e di allegrezza, sia per pompa sia per cautela, sia per insegnare a’ popoli col l’esempio di vegliar sempre a difesa della religione e della patria, non destassero l’idea di una rappresentazione eroica e marziale? […] D’ingegno, di forze, di statura e d’idioma più che altrove dolce ed elegante, vince tutti gli altri Messicani. […] In effetto non vi si trascurano le arti di necessità, di comodo e di lusso.
Ognuno dava a conoscere nelle divise la propria origine o prosapia; chi si attaccava al dorso due grandi ale, chi si copriva di un cuojo di drago, chi di una pelle di leone36. […] E chi sa che le armi portate da’ Curaci in un luogo di pietà, di pace e di allegrezza, sia per pompa sia per cautela sia per insegnare a’ popoli coll’ esempio di vegliar sempre a difesa della religione e della patria, non destassero l’idea di una rappresentazione eroica e marziale? […] In effetto non vi si trascurano le arti di necessità, di comodo e di lusso. […] La vita adunque di sì grand’uomo fu piena di amarezze per le macchinazioni cortigianesche. La di lui memoria stessa non ne fu oltraggiata?
Venuta l’amministrazione del teatro nelle mani di Silvio Maria Luzj, si deliberò di rinsanguare il S. […] Se questa penna far potesse l’ufficio di pennello, i nostri lettori vedrebbero la vera immagine d’una pulcella di 45 anni che tutto ha perduto fuorchè la speranza di piacere, e, contro l’aspettativa, si trovi per caso o malizia altrui, al cospetto di un qualche bell’uomo. […] Morì il 6 di ottobre, sostituita da Serafina Zampa, l’unica, a detta del pubblico, veramente degna di accogliere la grande eredità da lei lasciata al celebre teatrino di Piazza Castello. […] Piccato anch’ io, non so se dall’ amor proprio, o se dall’ amor della verità, ho immaginato di trovar la via di umiliarlo e di farlo in pubblico. […] Era di carnagione bianca e di lincamenti finissimi.
I di lui contemporanei notarano nell’Alceste più di un difetto. […] Giove intercede per Io, e giura al fine di più non amarla purchè l’infelice cessi di patire. […] Si osserva in tal favola il solito uniforme ammasso di personaggi allegorici, e la trasformazione di Siringa in canna, di Jerace in uccello di rapina, di Argo in pavone. […] Lulli morì di tal malattia nel 1687 contando 54 anni di età. Quinault gli sopravvisse un solo anno, e cessò di vivere di anni 53 nel 1688.
Nel Bartoli vide una larva di appoggio, e, lontano, lontano, nell’orizzonte, ben chiaro, un futuro di assoluta libertà. […] Entrò di mezzo il Conte Gozzi…. […] di gratitudine profonda, della quale volle subito dar prova, o mostrar di dar prova, chiedendo, e ottenendo. Il vecchio capocomico, anch’esso, con meno onesti intendimenti di quelli del Gozzi, la circuì con promesse di donativi…. […] E il Gozzi doveva di cose di teatro essere intendente non mediocre ; chè la nuova maniera di recitare della Ricci, da lui indicata come guasta e manierata, finì coll’essere notata di punto in bianco, al suo esordire a Parigi.
a qual punto di eccellenza essi pervennero? […] Parimente di città in città scorrono nel Giappone alcune compagnie comiche composte quasi interamente di donne schiave di un Archimimo, a conto del quale rappresentano. […] In tre ore di rappresentazione si espongono gli evenimenti di trent’anni. […] Un solo musico di età avanzata e per lo più il più brutto di tutti gli uomini le segue e le accompagna con uno stromento di rame chiamato nell’India Tam. […] Diario di Cocks.
Sposatasi la vedova, dopo tre anni, a un Brunorini di Verona, fornitore di viveri militari, il bimbo Antonio, per desiderio del padrigno, ne assunse il nome. […] Volenteroso, appassionato, riuscì a occupar, dopo non lungo noviziato, il posto di brillante assoluto, che tenne con costante favore del pubblico, passando dalla Compagnia di Michele Ferrante a quelle di Alessandro Monti, di Angelo Diligenti, di Luigi Monti, e di altri, e diventando poi capocomico, or solo, ora in società. Una singolarità del Brunorini che assai gli giovò nell’arte, è l’essere stato un suonator di flauto di non comune perizia ; tale che fu dal celebre Briccialdi esortato, in vano, a lasciar le scene per darsi alla professione di concertista. […] Da Bettola richiamato a casa si rimise agli studi, i quali abbandonò di bel nuovo, appena uscito di tutela. Entrò in Compagnia Brunorini, poi, sposatosi alla Rossi, in quelle di Lazzeri, Tessero e Bertini, Luigi Monti, Andrea Maggi, sostenendovi le parti di primo attore giovine.
Molto probabilmente l’Aurelia qui lodata, e che destava stupore in Firenze, è quell’Aurelia, ignota sin qui, desiderosa nel 1593 di far parte della Compagnia degli Uniti, come rilevasi da questa lettera di un Giusto Giusti al Duca di Mantova colla data del 27 marzo, e riportata dal D’Ancona (II, 511) : Aurelia comica desidera sommamente di haver luogo et unirsi con la Compagnia di Vittoria (la celebre Piissimi) sperando con la scorta di si gran donna di poter avanzarsi nella professione. Et perchè sà che un minimo cenno di V. […] S. del suo favore, nella cui benignità havendo ella prima fondata ogni sua speranza, stima che la intercessione mia, come di servitore tanto obbligato et divoto di V. […] – Giovami di credere che se bene la Compagnia è stabilita, di conseguire questa gratia, et come di cosa già ricevuta le resto con quel magior obligo che possi venire dal mio conoscimento. […] È strano bensì che di una attrice, la quale, prima, è da ciascuno generalmente ben vista, poi, riempie di stupor la nobil Flora, non si abbsian notizie di sorta.
Chi meglio di lei in Italia recitò la Semiramide del signor di Voltaire ? […] Grisostomo con molta fortuna di Girolamo Medebach. […] Che la Battaglia fosse superiore nelle grandi parti di tragedia pare fuor di dubbio ; ma pare anche fuor di dubbio che le parole del Sacchi fossero esagerate, tanto più, aggiunge il Gozzi, che il Sacchi era già internamente determinato di scritturare la Ricci, prima di chiedere il consiglio di lui…. […] (Ven., 1796) che la Battaglia creò nella stagione di autunno e carnevale ’95-’96 la parte di Agata nell’Elena e Gerardo di Luigi Millo, uno dei poeti della Compagnia, che fu l’unica parte da lei recitata nel corso di quell’anno, lasciando in ogni spettatore un sommo desiderio di udirla altre volte. […] Le varie compagnie che si recaron di poi a Venezia l’andaron soccorrendo quanto poterono, e la nobile famiglia Vendramin le assegnò gratuitamente due stanze in quello stesso teatro, in cui ella aveva raccolto sì copiosa messe di applausi, di onori e di quattrini.
Ottimo artista per le parti di Pantalone. […] Dopo di aver parlato dell’urgente necessità di mutare il Pantalone, attore insoffribile, scrive : « Tiberio Fortunati, che rapresenta cosi bene la parte di Pantalone, quello dico che da S. […] Cassiano di Venezia nelle stagioni di carnevale 1796-97 in Compagnia di Francesco Menichelli. […] Recitò sempre le parti di seconda donna. Dotata di non poca bellezza, fu attrice di pregio, specialmente in dialetto veneziano.
Denina di Gneo Nevio. […] Il parasito Ergasilo giura per le città di Preneste, di Sora, di Segni e di Frusinone, ed Egione ripiglia, Quid tu per barbaricas urbes juras? […] L’uomo d’ingegno e di gusto purgato condona di buon grado i difetti, ove le bellezze di ogni tempo e di ogni clima sovrabbondino. […] Ebbe pur luogo nella bella edizione di Plauto di Filippo Pareo uscita nel 1619. […] Non era adunque colà ancora introdotta la Romana Giurisprudenza, della quale non pertanto trovansi monumenti ne’ testamenti di san Remigio, di Chadoin di Bertramo, e di Ermentruda.
Cause generali di essa. […] Intendi forse di dire le Muse? […] Ora, siccome gli oggetti dell’universo agiscono sopra di noi con varie spezie di movimenti, così faceva di mestiere che i ritmi poetici e musicali comprendessero nella imitazion loro tutta la varietà di movimenti degli oggetti imitati. […] S’aveva intenzione di eccitare l’allegrezza e il giubbilo? […] Tentiamo di rispondervi insistendo sui principi che ci hanno fin qui servito di scorta.
Gli accenti scomposti e fuori di regola non formano modulazione nella stessa guisa che i gesti fuori di misura non formano cadenza. […] Questa seconda maniera di ballare si chiama pantomimica, la quale costituisce un linguaggio muto di azione inventato dalla umana sagacità affine di accrescer la somma dei nostri piaceri, e di stabilire fra uomo e uomo un novello strumento di comunicazione indipendente dalla parola. […] Formavano essi una spezie di dramma composto di parole e di danza. […] Essi fecero ancora di più. […] Obbligandoci ad un numero senza fine di riguardi ci hanno costretti a stare in perpetua veglia sopra di noi.
Bon a’ filodrammatici di Padova. […] Dall’ ’88 all’ 89 entrò in Compagnia Maggi nella nuova qualità di generico primario, poi in quella di Favi, e finalmente in quella di Pasta, col quale è rimasto tutto l’anno comico 1895-96. […] Attore intelligente quant’altri mai seppe imporsi a ogni pubblico, nonostante una certa leziosaggine di gesto e di dizione. […] Fu come un successo di stima, e si replicò, come s’usa dire, per onor di firma. […] Ma questi pochini fecer chiasso per mille : fu un vero crescendo di ammirazione, di applausi, di frenesia.
Chi volesse decidere del di lui Regimento dalle follie o da’ vizj di tal Soldato, mal si apporrebbe. […] Nel Giraldi della Biblioteca di S. […] Bel bello, Signor mio, che Voi fate certi salti più prodigiosi di quello di Alvarado nel Messico. […] a che affastellar cose di niun momento? […] Questo è scherzare, o parlar di Letteratura?
Nello schizzo critico sui comici italiani apparso a Stuttgart nel 1750, è detto, al proposito di Antonio Bertoldi, che fu piccolo di statura, asciutto e agilissimo. […] Parlava molte lingue, possedeva gran finezza di spirito ; e tanta comicità avrebbe potuto mostrare in una parte insignificante di servo, quanta ne mostrava in quelle di Arlecchino. […] Dell’ultima Compagnia di comici italiani, sfasciatasi a Dresda collo scoppiar della guerra di sette anni ? […] Che il nome del Bertoldi fosse legato a tutto quanto era manifestazione di arte sulle scene del Teatro di Corte abbiam veduto. […] E di un figlio di questo, Andrea, sappiamo che fu più tardi impresario dell’opera italiana a Dresda, ove morì il 14 maggio 1822.
Lorenzo di Toscana….. avverte giustamente il Quadrio nella Storia e Ragione d’ogni Poesia, tomo IV, pag. 728, che come il Bocchini nel dir villanìe superò di gran lunga il Tassoni, così nel fatto di Poesia gli restò di gran lunga addietro fino a perderlo di veduta. […] Zan Muzzina era dunque nella genealogia zannesca figliuolo di Zia Mona e di Zan Pitocco Batocchio. […] » Dar di bianco è frase del gergo comico. […] Un saggio di quello stile in Bisticcio, che troviam poi nella Villana di Lamporecchio (V. […] Anche abbiamo un canto carnascialesco di Zanni e di Magnifichi e un capitolo, pubblicato per la prima volta da Carlo Verzone, di Anton Francesco Grazzini detto il Lasca, che vedremo riprodotto al nome di Cantinella.
Chi all’astronomia contrastare il bel vanto delle maravigliose scoperte di Ticone, di Keplero, del Galilei, del Cassini? […] Io ragiono senza la folle pretensione di certuni di proporre il proprio avviso per norma dell’altrui pensare. […] Accademia di Marina di Napoli Don Carlo Vespasiano. […] Bettinelli di chi quì favelli l’Amico di Venezia. […] Bettinelli di globo o vortice di fumo.
Nel luogo selvoso, ove era Populonia una delle dodeci principali città dell’Etruria, appajono molte vestigia di sì famosa città, e specialmente una porzione di un grande ansiteatro, che si congettura essere stato tutto di marmi: tralla Torre di san Vincenzo ed il promontorio dove era la nomata Populonia, veggonsi le reliquie di un altro anfiteatro, presso al quale giaceva un gran pezzo di marmo con lettere Etrusche: di un altro osservansi i rottami èfralle antichità della città di Volterraa Tralle antiche fabbriche Etrusche tuttavia esistenti vogliono ricordarsi quelle che ammiransi nelle rovine dell’antica Posidonia o Pesto nel Regno di Napoli. […] Mostrasi in Volterra una statua marmorea di Marte e molte urne di alabastro con grande artificio istoriate, nelle quali veggonsi incisi caratteri Etruschi, come ancora una statua di donna vestita con un fanciullino fasciato nelle braccia. […] Ma tutto ne imitò di mano in mano a misura che andava prendendo forma. […] IV, c. 37 delle di lui Storie. […] Nel libro XXXVI cap. 13 ne favella sul l’autorità di Varrone.
Samuele di Venezia in Compagnia di Giacomo Dorati, e parve da quel tempo un prodigio. […] Maria di Capua presso la famiglia della moglie, Virginia Trenca, che avea sposata nel’24, e in breve tempo mancò ai vivi, il 10 di maggio, non ancor compiuto il suo cinquantasettesimo anno di età. […] Chiunque scrisse di lui non ebbe che inni di lode. […] Ma il meglio che io possa fare per dir giustamente e degnamente di lui si è di riferir qui le parole che Francesco Righetti, attore della Compagnia drammatica al servizio di S. […] Egli è in forza di questa maravigliosa unione di sublimi qualità di natura e di arte, che quest’insigne attore ha saputo cattivarsi l’ammirazione di tutta l’Italia, ad onta di due importantissimi difetti, cioè dell’uso troppo più del bisognevole della mimica.
Ma non tollerando il Governo di veder delusa la sua speranza di correggere la mordacità de’ poeti, vietò il far uso in qualunque modo di soggetti veri, ed impose silenzio al Coro incapace di cambiar naturaa. […] Assai di lui più chiaro in tal commedia fu Alesside di Turio zio o patrocinatore di Menandro, potendosi interpretare dell’una e dell’altra guisa la voce πατρος presso Suida. […] Nelle Cene di Ateneo leggesi un bel passo di Alesside, in cui si esprime il lusso de’ Sibariti, de’ Siciliani e de’ Tarentini. […] Questo poeta di vantaggiosa statura amico di vestire pomposamente e di cavalcare, fu così altiero, che soffriva con impazienza che le sue favole rimanessero superate nel certame, e tal dispetto ne concepiva che incontinente le lacerava. […] Tali cose discordano dalle narrazioni di Suida e di Ateneo
Tutto ciò che non ci rassomiglia, sembraci indegno della nostra stima e incapace di buon senso, di spirito, e di gusto. […] Non si va così in alto senza una scala di cognizioni e di coltura. […] La drammatica di questi moderni signori della grecia non é certamente qual era a’ tempi di Socrate. Differiscono tanto gli odierni spettacoli scenici di Costantinopoli dagli antichi e da’ nostri, quanto da Atene il borgo di Setines. […] Temono gli amanti del ritorno del padre; pensano di fuggirsi in Andrinopoli, ma son prevenuti dal di lui arrivo.
Recatasi al Falcone di Genova colla Compagnia di S. […] E il maggio del 1743, morta la Baccherini a Genova, ella s’impossessò della parte della Donna di garbo, ed ebbe la soddisfazione di recitarla e di riscuoterne infiniti applausi (Gold., Id. […] La sua fama giunse oltre i confini d’Italia, e fu chiamata dall’Elettor di Sassonia, sotto a’ cui reali auspicj, onorata di favori e di generosa pensione, venne meno il viver suo in Dresda l’anno 1762, il cinquantesimo dell’età sua non interamente matura. […] Per la 2ª rappresentazione furon dati gratis i biglietti dall’ufficio del maresciallo di Corte, dietro domanda firmata e sigillata di chi desiderava assistervi. Si recitarono ventotto commedie dal 3 agosto 1748 al 24 gennaio 1749, fra le quali una in tre atti di Giovanna Casanova, con musica di Apollini : Le Contese di Mestre e Malghera per il trono, che si conserva tuttavia manoscritta (testo e partitura) e rilegata in velluto rosso nella biblioteca musicale del Re di Sassonia.
Comico del Duca di Modena, noto col nome di Flaminio, fiorì nella seconda metà del secolo xvii. […] Il Principe di Toscana con lettera 19 agosto 1698 da Pratolino, prega il Duca di Modena di rilasciarli il commediante Sondra ; il che starebbe ad attestare del valore artistico di lui. Il 5 maggio del’99 il Principe cugino annunzia al Duca da Firenze l’arrivo di Flaminio, e lo ringrazia di una lettera piena di cortesie ch'ei gli mandò per suo mezzo. […] Fu lungo tempo coi comici Lombardi, sciolti i quali, passò in Compagnia di Giuseppe Lapy, di dove uscì per diventar conduttore di una piccola compagnia. Morì di apoplessia a Venezia la quaresima del 1778.
Nacque ai primi del secolo xix a Trieste, dove, fatto un corso regolare di studj, si impiegò presso una Casa di Commercio. […] Sposatosi ad una egregia attrice pur triestina, Giovanna, che fu buona madre e caratteristica, determinò di lasciar l’ufficio di attore per quello di amministratore, nel quale riuscì egregio. Amoroso il '43 con Angelo Lipparini, diventò socio e cassiere il '46 della Compagnia di Ernesto Rossi, poi conduttore e amministratore della famosa Lombarda che fu prima diretta da Alamanno Morelli, e ch'egli tenne più anni or sotto la direzione di Luigi Aliprandi, ora di Carlo Lollio, ed ora di Carlo Romagnoli. Il '64 lo vediam direttore di una Compagnia, di cui faceva parte il Meneghino Luigi Preda, e di cui erano prima attrice sua figlia Antonietta, distinta artista, e primo attore suo genero Achille Cottin : poi, finalmente, amministratore di quella di Luigi Bellotti-Bon, di cui fu più che scritturato, amico, e da cui si tolse sol quando per la vecchiezza e gli acciacchi fu costretto a ritirarsi a Firenze. Ma dopo varj anni, colpito da paralisi, fu per consiglio di medici trasportato a Barbania di Piemonte, in una villa dei Cottin, dove morì l’ 8 novembre 1886.
La Gloria di colui che tutto muove, che riempie lo spazio immenso di Soli infiniti, intorno a’ quali altrettanti sistemi d’astri erranti con eterne invariabili leggi percorrono le loro orbite; è quella stessa che in sì picciol globo, com’è la nostra Terra, spiegò la sua potenza e si diffuse tanto nell’interna struttura organizzandone gli elementi, le fibre e gli strati, e rinserrando nell’ampio suo seno arcane sorgenti di fonti, di fiumi, di gemme, di metalli, di sali, di solfi, di piriti, quanto nell’aspetto esteriore di un maestoso disordine di rottami, i quali, agli occhi del profano, sembrano ruine, e pur sono armonici risultati di artificio creatore. […] In tanta varietà del regno animale scorgesi l’Uomo, essere spoglio d’ogni natural difesa, sprovveduto di scaglie, di squame, di cuojo, d’irsuta pelle e di crostaceo tegumento, non armato di branche, di artigli, di zanne, di becco, di corna, di proboscide, nudo di più me da librarsi in alto e scansar gli urti e le offese. Fermando gli squardi su quest’essere debole e meschino, gettato nello stato primitivo anteriore alle società famigliari, non che alle civili, ravviseremo in esso le pietre di Deucalione e d’Anfione, le piante animate e le fiere ammansite dalla lira d’Orfeo, gli armati surti da’ solchi di Cadmo, e le dure roveri di Virgilio: e lo vedremo in seguito progenitore di spietati ladroni, di Procrusti, di Licaoni, di Litiersi, di Cacchi, di Gerioni, di Antifati cannibali, d’immani Polifemi e di Patagoni cresciuti innanzi senno nelle proprie immondezze. […] Ora sfolgorando la specie umana di tanta e sì luminosa coltura, sembrava che l’Uomo, dopo di avere per gl’indicati mezzi trovate tante arti di necessità, di comodo e di lusso, dovesse riposar tranquillamente sulle raccolte palme. […] Il Teatro così coltivato mancherà sempre di spontaneità e di energia originale.
Di quest’ultima specie erano la tragedia di Ennio intitolata Scipione, il Bruto di Azzio, l’ Ottavia di Mecenate, e l’Ottavia attribuita a Seneca ecc. […] Più di questa offerta valse forse, a persuader Laberio ad avvilirsi in simil guisa, la potenza di Cesare che invitando comandava. […] Tornato indi a Roma ne’ giuochi di Cesare riportò vittoria di tutti gli attori e poeti e di Laberio stesso. […] Altre delicatezze di Pilade e del di lui discepolo nel rappresentare vengono accennate dal citato Macrobio. […] Suetonio nella V. di Ner.
Lo stesso Muratori, negli Annali d’Italia all’anno 1036 parlando delle famose nozze di Bonifazio marchese di Toscana con Beatrice di Lorena, dice coll’ autorità del celebre Donizione citato qual testimonio di vista che “per tre mesi nel luogo di Marego sul Mantovano si tenne corte bandita. Pel popolo vi erano pozzi di vino; alle tavole piatti e vasi tutti d’oro e di argento; prodigiosa quantità di strumenti musicali, e di mimi, a’ quali dedit ingens Dux prœmiæ maxima. […] I lor giuochi, siccome ricavasi dalla Cronica Bolognese, erano d’ogni fatta, e ridicoli e serj, e d’industria e di mano, e di scena e di medicina eziandio. […] Egli d’anni sessantadue finì di vivere al 1568. […] Di tutte le traduzioni ed imitazioni di essa fatte da’ Francesi riferite dal nostro autore, quella di M.
. – Carissimo Rasi – Tu mi chiedi di parlarti di me. […] All’età di 3 anni mi portarono a Torino. […] Nel Mercadet di Balzac e nel Matrimonio di Figaro di Beaumarchais, non ebbe rivali mai ; pochissimi nella tragedia di Shakspeare, di cui fu ed è tuttavia interprete de’ più forti. […] È dunque da desiderare che rimanga a capo di una compagnia, e che di questa compagnia faccia una scuola, come ora sta facendo. […] A Roma del ’70, poco innanzi l’entrata delle truppe italiane, egli, caduto di leva, desiderò di abbandonar la compagnia per tema di esser dichiarato disertore.
Invece non per tanto di questo fu introdotto il costume di finire gli atti con un’aria o con un duetto, onde si colse il doppio vantaggio e di togliere una inverosimiglianza che saltava agli occhi e di approfittarsi vieppiù delle squisitezze della musica, le quali spiccano molto più nella monodia e nel duetto che nelle partizioni d’un coro. […] Per altro il suo stile è secco e privo di calore. Ignora l’arte di render armonioso il recitativo, e più ancora quello di render le arie musicali. […] Egli prese a correggere i licenziosi, o piuttosto sguaiati costumi ond’esso veniva macchiato, e ovunque trovò nel vasto campo della storia, nella quale era versatissimo, esempi luminosi o d’amor della patria, o di brama virtuosa di gloria, o di costanza generosa nell’amicizia, o di gentilezza con fedeltà nell’amore, o di compassione verso i suoi simili, o di grandezza d’animo ne’ casi avversi, o di prudenza, di fortezza e tali altre virtù tutte ei le ritolse par fregiarne il teatro. […] Altri l’accuserà forse di scarseggiare d’affetto e di non saper molto avanti nella dilicata filosofia delle passioni.
A queste, altre se n’aggiungon di minore importanza, una delle quali ricordo, rappresentata al Corea di Roma nel ’73 dalla Compagnia di Fanny Sadowski, diretta da Cesare Rossi, di cui faceva anch’io parte, e che non figura nell’ elenco di tutte le opere di lui, pubblicate in due volumi. […] Accademia de’ Fidenti in Firenze, e quivi io l’udii recitare al Teatrino di S. Giuliano in mirabile modo la parte di protagonista nella sua Plutomania. […] Gli effetti di comicità che otteneva col solo aiuto dell’arte, non erano in nulla da meno di quelli spontaneamente conseguiti dagli attori privilegiati dalla natura ; e non è picciol vanto. […] L’opposto di Vestri e di Taddei, i quali accoppiavano l’arte alla natura.
Adeleita madre di Ezzelino e di Alberico palesa a’ figli di esser essi nati dal demonìo, e nell’accingersi a scoprire questo gran secreto perde i sensi, indi rivenuta racconta l’avventura. […] Ziramonte enuncia la morte di Monaldo, piacevole novella pel tiranno. […] E come ha egli saputo ciò che è passato fuor di Verona? […] Narransi brevemente da un Messo gli eventi della guerra fatta in Lombardia a tempo di Ezzelino, ed al fine la morte di lui. […] Si racconta la strage della famiglia di Ezzelino, e la morte di Alberico.
Figlia di Gaetano Martini di Pisa, capocomico e brillante (il de era usurpato) e di Anna Loddi di Siena prima attrice, cominciò a recitar bambina come tutti i figli d’arte nella compagnia del padre, scritturandosi poi quand’egli smesse il capocomicato con Cesare Astolfi in qualità di amorosetta sotto la Fanny Sadowsky, con la quale la troviamo ancora nel 1853 prima amorosa al fianco di Giuseppe Peracchi, primo attore, che diventò poi suo marito. […] Passò dalla Compagnia di Bellotti a quella di Pietriboni per quattr’anni, e di Lavaggi per due ; dopo i quali (nell’ ’81) ritiratasi dalle scene, andò a stabilirsi a Firenze ove vive tuttora agiatamente, e direi quasi giovanilmente a dispetto dell’età incalzante. […] Attrice di mezzi limitati, d’intelligenza mediocre, di voce aspra e chioccia, di dizione lagnosa, riuscì a occupare lodevolmente il suo posto di prima attrice, un po’per volontà sua, molto per volontà del marito, istruttore de’più intelligenti, e moltissimo poi per la meravigliosa armonia di tutta la persona, che fece di lei per lungo tempo il tipo esemplare della bellezza, intorno al cui fascino corrono aneddoti de’più strani e de’più salaci. […] Della Peracchi si ricorda un fratello, Luigi De Martini, che tenne alcun tempo il posto di secondo brillante in Compagnia di Bellotti-Bon. […] l’elenco della compagnia al nome di Bernardini Ottavio).
Padovano e non figlio d’arte (il nome di Parpagiola gli venne da una prossima parente, Dama di Corte di Maria Luisa di Parma, che gli aveva lasciato parte delle sue fortune) era il 1824 primo amoroso in Compagnia Duse ; e il n.° 4 di quell’anno delle Varietà teatrali di Venezia gli tributa parole di moltissima lode. Con lettera del 12 agosto '37 domandava a Ferdinando Pelzet, scadendogli una cambiale, il prestito di otto scudi. « Gli affari – scriveva – poco favorevoli del mio Capocomico, mi pongono nel caso di non poter soddisfare al contratto impegno. » Ma non ho potuto sapere il nome di quel capocomico. […] Mercè la sua cultura e la sua intelligenzanoncomuni fu chiamato dall’ Italia artistica di Torino, iniziatrice, a dirigere alcune rappresentazioni di commedie classiche italiane, tra cui era La Mandragola di Macchiavelli. All’ arte sua di attore e direttore egli accoppiò quella di scrittore a cui legò favorevolmente e per alcun tempo il suo nome.
Di quest’ultima specie erano: la tragedia di Ennio intitolata Scipione, il Bruto di Azzio, l’Ottavia di Mecenate, e l’Ottavia che si è voluta attribuire a Seneca ec. […] Tornato indi a Roma ne’ giuochi di Cesare riportò vittoria di tutti gli attori e poeti e di Laberio stesso. […] V. la Satira III di Giovenale v. 174. […] Suetonio nella Vita di Augusto, c. 43. […] Suetonio nella Vita di Nerone, c.
Cenzo (De) Gaspare, nato a Napoli il 1800 da gente di piccola borghesia, recitò sotto la maschera di Pulcinella, esordendo a diciott’anni nel Teatrino di Donna Marianna. […] Vi rimase un anno, poi emigrò a Roma ; e di là tornato in patria prese scrittura al teatro Partenope. […] Milanese, uno de’più forti artisti moderni per le parti di primo attore, cominciò nel 1867 a gittar la solida base del monumento ch’ei si sarebbe alzato più tardi, in Compagnia di Luigi Pezzana al fianco di Adelina Marchi, dopo di essere stato con Evaristo De Ogna, Michele Sivori e Michele Paone, impresario del Fondo di Napoli. […] Lasciò la Compagnia Sadowski per entrar in quella di Luigi Bellotti-Bon, dalla quale fu strappato per rammollimento cerebrale che dopo vario tempo di vita ebete lo spense a Milano sua patria, in una casa di salute, il 18 febbraio 1884, a ore 3 di mattina. […] Nè ormai si fermò all’interpretazione del teatro moderno : chè tutti i varj tipi della gamma artistica, dal Fulgenzio di Goldoni all’Amleto di Shakspeare, recitò con egual giustezza di concezione, con egual finitezza di rappresentazione.
Se non seppe levarsi ad alto grado di arte come attore (non uscì mai dal ruolo di generico) egli ha diritto qui a un cenno speciale di lode pel posto al quale, mercè l’amore dello studio e la svegliatezza dell’ingegno e una particolare attitudine, seppe salire come autor comico. […] Aliprandi-Alfonsina) nella filodrammatica di Perugia, così accettò anche di sostener qualche parte di non grande importanza. […] Dire degli applausi del pubblico e delle malignità della critica, che davano al giovane autore momenti fuggevoli di gioia suprema e lunghe ore di supremo sconforto, è arduo. […] I tre atti della Legge del cuore di Dominici che richiamavan di fatto al pensiero il Vero blasone di Gherardi del Testa, non solo confermaron la opinione della critica, ma furon come il punto di partenza per la demolizione dell’autore : il semplice ricordo di un’idea distruggeva in un attimo nel cuore e nella mente, ma più nel cuore, dei demolitori, le qualità essenziali e originali, che nessuno avrebbe mai dovuto disconoscere : la spontaneità e vivezza del dialogo, la chiarezza dell’esposizione. […] E oggi, lo sconosciuto Dominici, del quale i giovani autori d’Italia non sanno pur l’esistenza, in un paese di tristi ricordi e di dolci illusioni, oggi, dico, da un tedesco, il Duca di Meiningen, è invitato ad ornare di una copia delle opere sue la grande biblioteca del nobile artista, e ne riceve in premio la Croce di cavaliere dell’ordine Ernestino.
Non troppo di notevole abbiam nella vita artistica del Papadopoli. Anche vi ebbe chi non riconobbe la grandezza dell’arte in lui, come quegli che non lasciò alcuna di quelle creazioni che eternan la rinomanza di un artista. […] La Locandiera, Il Ludro, La gerla di Papà Martin, L'inquisizione di Spagna, L'Ajo nell’ imbarazzo, Il Barbiere di Gheldria e altro ; e il Tommaseo disse di Papadopoli che con un cenno rendeva un carattere, con una modulaziane di voce avviava una scena. […] Altra volta mise in tavola, come antipasto, ottanta lire di affettato ; altra ancora, de'petti di tordo per sessanta persone. Di lui si ha un libretto, e qui anche torna a mente il Camerani, intitolato Gastronomia Sperimentale (Zara, 1886), in cui sono le norme particolareggiate per allestire una buona serie di piatti dolci e di piatti di famiglia.
Luigi XIV richiese al Duca di Modena il Riccoboni, il quale, colpito dalle parole cortesi di rammarico che il Duca gli volse nel licenziarlo per la Francia, rifiutò di recarvisi, qualunque fossero i patti offertigli. […] Delle cinque creature non abbiam notizia che di due : Luigi, Lelio, del quale s’ avrà da discorrer lungamente, e Bartolomeo, soldato di fortezza di Modena, che il giugno dell’ '83, provocato da altro soldato di fortezza, figlio di Carlo Curti della guardia del Duca, e seco lui costretto a battersi con la spada, lo distese morto, passandogli il fianco. […] Si proseguirono però le Comedie nella Sala detta della Biada, ove d’ordine di Sua Altezza si fecero la scena, e qualche palchi per modo di provisione. […] r don Alfonzo deste dopie di italia dieci per restutirle a piacimento di Sua Sele. […] L'agosto del 1687 Riccoboni lasciava ricevuta al tesoriere Zerbini del prestito di dieci doppie, ossia lire 330, obbligandosi di rilasciarle a due al mese.
Le cagioni di cotal singolarità sono assai chiare. […] Ora in niuno di cotai luoghi potea impararsi dai primi cristiani la musica, perché l’uno, e l’altro erano a loro religiosamente vietati, siccome domicili di gentilesca superstizione, e di disonestà. […] La storia di tutti i tempi non è che una riprova continuati di questa verità incontrastabile. […] L’impiego di poeta fra i primi Greci era di somma importanza, e consideravasi come una delle cariche più rispettabili dello Stato. […] Non contenti di cantare nel coro delle poesie disoneste invece dei salmi, si pigliavano ancora il trattenimento di giuocar ai dadi sopra l’altare, di mangiare e bere presso al sacerdote che celebrava la messa, di mettere degli escrementi negli incensari, e di profumare il popolo con siffatta odorosa gentilezza.
Dopo di avere scritto, da ragazzo, una tragicommedia, dopo di avere recitato in una compagnietta di dilettanti, della quale era anche direttore, partì di Bologna con certo Francesco Peli, ancor comico al tempo in cui Bartoli scriveva le sue Notizie. […] Eccone l’atto di matrimonio, già pubblicato da G. […] Egli non ebbe davvero a rimproverarsi quell’ozio che ha fatto e fa di certi comici una specie di vagabondi ignoranti. […] Ne trascrivo alcune ottave, per debito di coscienza. […] Si tratta di un amico, il quale interrogato dal Bartoli, gli dà notizie di teatri e attori del tempo.
Passò il '31, dalla Compagnia Pieri, in quella di Domenico Verzura, poi, nel '33, primo attore in quella di Lorenzo Cannelli, nel '34 di Corrado Vergnano, e nel '35 di Carlo Gol- doni diretta da Augusto Bon, in cui stette due anni. […] Andò il '51 a' Fiorentini di Napoli a sostituirvi il primo attore Pietro Monti, e vi rimase fino al '54, nel qual anno prese in Compagnia Lombarda il posto di Alamanno Morelli. […] Giacomo Landozzi si trovò al fianco di Clementina Cazzola, di Adelaide Ristori, di Luigi Vestri e di altri sommi, e s’acquistò fama di artista valoroso, ne'tre generi diversi, rappresentando con ugual perizia il Fulgenzio degl’ Innamorati, il Guglielmo de' Due Sergenti, e il Rinaldo della Pia. […] Fra le mie note d’arte ne trovo una di Enrico Montazio, il valoroso aristarco, che concerne la beneficiata del nostro attore al Cocomero di Firenze il 28 gennaio del 1847. E 'sta volta il fiero articolista ha ragioni da vendere, dacchè rimprovera al Landozzi di avere nella Clemenza di Tito distesa una sentenza su candida carta di Bath, con penna d’oca intinta in calamajo di carta pesta dorata ; e di avere assicurato nell’ annunzio della rappresentazione che « non vi sarebber mancate le proprie e devolute decorazioni, nè avrebber mancato di zelo li attori nel rappresentarle….
Moglie del precedente, artista di gran valore per ogni specie di parte, o tragica o drammatica o comica, divise con la Bazzi e la Goldoni l’eredità artistica della Pellandi, ritiratasi dalle scene. […] Con grandissimo successo recitò a Roma l’autunno del 1807 la parte di Gilda nell’ Aio nell’imbarazzo di Giraud, e il 3 febbraio 1808 quella della protagonista nella Frenetica compassionevole pur di Giraud. […] Sorge aspra gara : il biondo Nume incerto or di questa in favor pende, or di quella. […] Mortole il marito, rimase fuor del teatro un anno in segno di lutto, poi formò con Luigi Fossi e per un triennio, una società, in cui ella passò al ruolo di madre nobile, lasciando quello di prima attrice a Maddalena Pelzet. […] Nell’album della Internari, che è nella Biblioteca Nazionale di Firenze, si trova una sua lettera a questa, in cui la ring razia di certe medaglie e reliquie mandatele….
Lasciando le incondite favole di Trediakouski e le deboli di Lomonosow, possiamo considerare Sumarocow di una famiglia distinta come il primo tragico della Moscovia. […] Altri nazionali sul di lui esempio hanno parimente contribuito a fornire di tragedie russe le native contrade. […] Entrambi ne ritrassero 3500 rubli di paga. Andovvi in seguito il nostro Giovanni Paisiello di Taranto cui si segnalarono 4000 rubli di soldo. […] Il palco scenario è lungo circa 72 piedi parigini; il resto del teatro che è una specie di ellissi, ha la lunghezza di 103 piedi.
Vedi Spartiano nella vita di Adriano. […] II, c. 23.) leggiamo le commedie de’ nostri poeti prese e tradotte da quelle de’ Greci, di Menandro cioè, di Posidio, di Apollodoro, di Alessi, e di altri. […] Cornelio Silla amasse così eccessivamente i buffoni, o sia attori di farse, che quando essi riuscivano di suo gusto, regalava loro in ricompensa molte moggia di terra. […] Uno di loro antiponendo Moliere ad ogni altro, francamente vantavasi di aver letto tutte le commedie di Menandro. […] Un cert’altro letterato Francese di tal fatta, in un circulo d’uomini e di donne, gravemente affermò ancora, aver letto con sommo piacere l’Euripide di Sofocle.
Borisi Amalia, attrice oggi di molti pregi per le parti di madre e caratterista in dialetto veneto, nacque il 1844 da Francesco Ninfa Priuli di famiglia patrizia veneziana, caratterista, e da Annetta Maliani, figlia di un medico, pur di Venezia. […] … Ella nacque e crebbe in un guittume di nuova specie : non in quel guittume generato dall’inerzia, dalla sudicieria, dalla mancanza di ogni senso d’arte (e questo può trovarsi in artisti di prim’ ordine) ; ma in quello generato dalle avversità e dall’ambiente. […] Sposatasi nel ’67 al conte Carlo Borisi istriano, attore di assai pregio così per le parti italiane, come per quelle dialettali, fu con lui due anni in Compagnia di Gustavo Cappella, il noto Meneghino, poi in quella di Colomberti e Casilini, in sostituzione della coppia Caracciolo, superando la Borisi ogni aspettazione dei capocomici, specialmente colla parte di Teresa nel dramma omonimo di Dumas e con quella della Marchesa nel Filippo di Scribe. Fece poi compagnia col marito, non avendo egli potuto accettar la scrittura di Alamanno Morelli pel formale divieto che aveva, renitente alla leva, di metter piede nel suolo austriaco. […] Formaron compagnia italiana, col ruolo essa di prima attrice, egli di primo attore, e si abbandonaron d’improvviso al grande repertorio…. non so con quale fortuna.
Moglie del precedente, attrice di molto pregio per le parti di prima donna che sostenne col nome di Beatrice. […] E l’ 8 dicembre dello stesso anno, il Granduca di Toscana pregava il Duca di Mantova a non costringere Beatrice Vitelli, comica, a venir in Mantova, dovendo portarsi a Roma. […] ma p che so che è gusto di V. […] ra Beatrice vitelli Comica, nel corso delle fattiche, c’ha portato in Piemonte, et qua s’è stabilito merito tale appresso di me, che desideroso di fargliene rissentir gl’effetti non le ho potuto negare di procurar la protetione dell’ Em. […] Sono tali i motivi, ch’impegnano la uolontà di V.
Comica del Serenissimo di Modena, sotto il nome di Cintia. […] V. non lo soccorre di quanto accena nella sua. […] r Antonio appresso di V. […] Nel 1780-81 trovavasi in quella di Antonio Sacco, e nel '95-'96 in quella di Pellandi al Sant’ Angelo di Venezia, assieme a un Agostino Minelli, probabilmente suo figliuolo. […] Ma, benchè di maggio, il sole scottava bastantemente, e pensai bene di andarmene, riserbandomi di domandare informazioni sul passato di quel disgraziato.
Figlia del precedente e di Elisa Duse, nacque a Torino (tolgo la seguente cronologia artistica da un album in onore di lei – Roma, Voghera, 1900) il 20 agosto del 1866. […] Passò quindi nella Compagnia Bellotti-Bon e Marini, diretta da suo zio Cesare, in qualità di seconda amorosa ; fu successivamente nella stessa compagnia prima attrice giovine, in sostituzione di Linda Belli-Blanes ammalatasi. […] Nel 1884 passò, con il ruolo assoluto di prima attrice giovine, nella Compagnia di Cesare Rossi, della quale era prima attrice sua cugina Eleonora Duse. […] E in tutte queste opere, quando il temperamento gliel consenta, sa mostrar l’arte sua poderosa « fatta – scrive Angiolo Mori — di intendimenti di una accuratezza sottile, umanamente intima, di cui è profondo il concetto ; con una recitazione tutta moderna, di una rispondenza assoluta dell’anima con lo stato della coscienza femminile nella triste e tormentosa ora che passa. » Fin qui della artista. Come donna, Italia Vitaliani è avuta in conto di una solitaria, superba, intollerante, rude : la sua taciturnità le acquistò il nome di Principessa d’Orange.
Salimbeni Girolamo, di Firenze. Rinomatissimo per le parti di vecchio fiorentino sotto il nome di Zanobio e di Piombino, appartenne alla famosa Compagnia de' Comici Gelosi citata dall’Andreini (Rag. […] D. del 4 aprile 1886, nella quale discorre di certa porta del teatro che dava sulla strada, e che non ostante la promessa di esso Pignatta di farla murare per evitar danni alla Compagnia, gli fu ordinato dal signor Alessandro Barberino di tenerla aperta. Sì dalla istanza del 1593, scritta di pugno del Fabbri (V.), ma oltre che dagli altri sottoscritta dal Salimbeni per sè e per gli assenti, sì dal tenore di questa lettera dettata a nome della Compagnia, il Neri ne lo ritiene (e io con lui) in conto di Capo. […] Bartoli, che aveva letto male, commentò : « Zanobio nativo di Piombino luogo della Toscana. » E molti lo seguirono ; ma io credo sia evidente trattarsi dell’appellativo di un tipo speciale di vecchio servo, derivato forse dal modo pesante di muoversi e discorrere, come il Succianespole negl’ Innamorati di Goldoni, il Pizzuga nella Villana di Lamporecchio di Del Buono, e altri moltissimi di simil genere.
., si dilettasse solo di Arlecchinate. […] E di quali tempi credete di parlare? […] Ma i savj stessi della Nazione non rifinano di declamare contro di essa Commedia, conoscendone gli errori, e di consigliare una riforma. […] Perciò di quanto si scrisse dal tempo di Lope, e di Virues pel Teatro disse l’erudito Montiano nel I. […] Or questo Teatro, che mai ha di comune con quello di Lope?
Figlia di Paolo Canali, (?) […] Archivio di Stato di Firenze, trovo, per gentile comunicazione di G. […] Nessuna spontaneità di forma e di concetti, mai : solo una esuberanza di bisticci, oserei dire, di freddure, di baggianate, di piccinerie, e di comparazioni talora ingegnose, talor bislacche, piene di fiorettature uggiose, snervanti, come ad esempio : 1. […] Non vi par egli di sentir le tirate di un Dottor Graziano ? […] Biblioteca di Parma, trascritto con ogni nitidezza di caratteri dall’originale, quello forse che è fra le opere di lui in sedici volumi nella Biblioteca Nazionale di Torino.
Bolognese, comico del Serenissimo di Parma Antonio Farnese, fu attore di assai pregio per la maschera dell’Arlecchino, sotto nome di Tracagnino (nel linguaggio romagnolo risponderebbe al Tombolotto de’Toscani). […] Il 21 ottobre del 1720 inviava da Piacenza al Duca di Modena la seguente supplica, tuttavia inedita, che tolgo dall’Archivio di Stato di Modena, per gentile comunicazione del Direttore conte Malaguzzi. […] V., Là mia Compagnia è Composta tutta di Giouentù, Bone maschere, è Ben Vestita ; Atendero Stimatissimi Cenni di V. […] T. di B.) morì il mese di dicembre. La sera del 27 dicembre, con pompa funebre fu portato alla sepoltura alla sua chiesa parrocchiale di S.
Fu al suo apparir sulla scena uno de' più promettenti giovani, preconizzato il successore degno di Tommaso Salvini e di Ernesto Rossi. […] Fu della scuola di Carolina Malfatti (V.), e del '72, poco più che ventenne, era a' Fiorentini di Napoli, amoroso, in Compagnia Alberti, di cui eran parti principali la Pezzana e l’ Aliprandi, Bozzo e Serafini. Di fisionomia dolce ed aperta, di figura maestosa ed elegante, di voce forte e soavissima, non tardò molto ad abbandonar la stabile Compagnia napoletana per entrare in una delle nomadi di primissimo ordine. […] Giacosa, di cui fu, si può dire, interprete unico. […] Quali tesori di doni naturali egli possiede !
Ho cercato anche di conservare la purezza del linguaggio evitando ugualmente la studiata fiorentineria che la dispotica libertà di alterarne l’indole. […] Dessa è mai altro che un aumentativo di gergo che in Toscana favella significa un parlare oscuro di convenzione? […] Io ragiono senza la folle pretensione di certuni di proporre il proprio avviso per norma del l’altrui pensare. […] A me basterebbe che le mie vigilie o almeno i principii additati in questi primi fogli intorno al l’utilità e al l’eccellenza della drammatica ottenessero il frutto d’insinuare la necessità che hanno le società colte di preparare agli stranieri un Buon Teatro, che, in vece di essere un seminario di schifezze e di basse buffonerie, presenti una dilettevole polita scuola di educazione. […] Il signor Bettinelli sa pur troppo a suo costo di chi quì favelli l’Amico di Venezia.
M’ hanno di maniera avviluppato il cervello che non mi ricordo più nè di Prologo, nè di altro. […] (Fac-simile di un disegno a penna di Iac. […] Nel Trionfo di Scappino di Zan Muzzina (V. […] La Spada di lama della Lupa di Marte ? La falce di Saturno, lo Scudo di Pallade ?
Se Tebaldo e Luigi Checchi non riuscirono a lasciar traccia di sè nella storia del teatro, unitisi in matrimonio, ebbero molti figli che furon, le femmine specialmente, ornamento e decoro dell’arte per chiare attitudini, per molta intelligenza, per venustà di forme e piacevolezza di volto singolarissime. […] Quello, generico primario assai pregiato per correttezza di dizione, per aristocrazia di modi, per intelligenza e coltura non comuni, fu poi marito di Eleonora Duse, dalla quale separato, si allontanò dall’arte, per darsi alla vita politica e alla diplomazia, in cui fece ottima prova. […] Aveva dato tante speranze di sè ! […] Nessuno si sarebbe aspettato da lei giovane, da lei nuova, da lei inesperta, tanta perfezione di giuoco, tanto acume d’intelligenza, tanta padronanza di scena, tanta forza di passione, tanta verità e tanta furberia, tanta dignità e tanta grazia, tanta sobrietà e tanta forza, quanta ne sfoggiò per ritrarre con arte stupenda il personaggio di Dora. […] E tanta esuberanza di gioventù, di forza, di intelligenza, dovè sfasciarsi sotto il colpo improvviso e terribile di una malattia che la condusse in pochi dì al sepolcro, proprio nel momento in cui al fianco di Tommaso Salvini si faceva ammirare e applaudire in su le scene del Teatro Italiano di Parigi.
Fiorentino, fu artista di assai pregio per le parti comiche, fiorito al tempo in cui Goldoni era al soldo di Medebach. […] Sostenne le parti di Curcuma, di Donna Rosimena, di Donna Rosega e altre ancora, scritte a posta per lui dal Goldoni. […] Rimasto vedovo, il Landi passò a seconde nozze con un’attrice di merito per le commedie improvvise, di nome Assunta, senese, con la quale fu a Napoli, d’onde tornò poi in Lombardia nel '68, scritturato nella Compagnia di Pietro Rossi. […] Tavola di Stato – 13 dicembre 1769. […] Il feritore trovasi in Carcere, e contro di Lui abbiamo ordinato allo stesso Giudice di sollecitamente proseguire il Processo con ogni rigore di giustizia, ed a norma delle Istruzioni dell’aula Criminale, per riferirne in seguito le risultanze.
Poco dopo Cammilla fu accettata nella Compagnia con uno stipendio fisso, e con la promessa di mezza parte, pei ruoli di amorosa e ballerina, a cui aggiunse nel 1759, dopo l’allontanamento di Corallina, quello di servetta. […] Superiore a tutte le piccole querele e alle basse gelosie di mestiere, fu ne' suoi successi di una modestia rara che ne la rendea più degna. […] Fra le testimonianze del valore artistico di Cammilla mi piace di riferir quello di Carlo Goldoni. […] Non è possibile di trovar persona più allegra e più amabile di Madamigella Camilla. […] Anche qui è evidente una confusione di nomi.
Per la posta di Venetia ò inviato una lettera a V. […] te feste di Pasqua. […] A. la vedrà sarà giudice lui di questa causa. […] E di dove sarebbe sbucata questa Orsola ? […] Anche sta il fatto che mentre il nome di Eularia sarebbe, nei comici conosciuti del xvi, xvii e xviii secolo, una rarità qual nome di battesimo, diverrebbe assai comune qual nome di teatro.
Secondo il Bartoli, nacque il 1567, e morì il 1627 ; ma nè della data di nascita, nè di quella di morte, ho potuto trovar notizie precise. […] Basterebbero a testimoniar del suo merito i nomi di Domenico Bruni e di Isabella Andreini. […] Qui narra di certi suoi pegni di libri e di medaglie a Bologna, e invoca al solito ajuto di danaro al suo protettore. […] Era essa chiamata nella sua patria la bella Cappellarina, perchè figlia di un fabbricante di cappelli. […] La gelosia invase il cuore del di lei marito, benchè ella fosse di condotta onestissima, e tanto lo predominò, che tentò di ucciderla ; e lo avrebbe fatto, se una combinazione non lo avesse impedito.
Il primo ci lasciò due tragedie latine, fatte a imitazione di quelle di Seneca, una intitolata Eccerinis dal famoso Ezzelino da Romano, tiranno di Padova, che ne é l’argomento, l’altra Achilleis da Achille. […] Batista Parasols Limosino, morto nel 1383, scrisse cinque tragedie contro Giovanna I contessa di Provenza e regina di Napoli ancor vivente. […] Nulla di tali cose troviamo ancora nelle Spagne. […] Finalmente Giovanni Manzini dalla Motta, natio di Lunigiana, di cui l’abate Lazzeri (Miscell. […] I pag. 173 ec.) ha pubblicate tredici lettere latine scritte verso la fine di questo secolo, in una di esse parla di una sua tragedia, che avea scritta sopra la caduta di Antonio dalla scala, quando gli fu tolto il dominio di Verona, e ne reca egli medesimo alcuni versi che non ci fanno desiderar molto di vederne il rimanente.
Richiamato dal padre a Milano, ove gli fu permesso di alternar l’arte della scena con la professione paterna, istituì filodrammatiche società, di cui egli era esperto direttore, recitandovi con successo parti di tragedie alfieriane, quali di Filippo, di Agamennone, di Egisto, ecc. […] Nè fu colpa del destino, ma fu tua scelta, se tu ti aggiri nei trivii di Milano, anzi che aggirarti nella Reggia di Tebe, o sotto le mura di Troia. […] E poichè quell’ uomo del popolo era di solito sollazzevole e burlone, ed era al fatto di tutti gl’intrighi e degli avvenimenti del quartiere, intorno ai quali emetteva giudizî pieni di acume e di sale ; così si affibbiò il nomignolo di Meneghino alla maschera del popolo milanese, nella stessa guisa che si battezzò col nome di Pulcinella, la maschera del popolo napoletano. […] Giuseppe Moncalvo ebbe due mogli : Maria Bonetti, la prima, figlia di Francesco e di Teresa Proverbio, nata a Milano nel 1785, e quivi morta nel 1843, con cui condusse vita tormentosa ; e Giovanna Roveda di Carlo e Maddalena Rossetti, nata a Torino nel 1805, con cui visse amorosamente, e che a lui sopravvisse. […] Scrisser di lui distesamente il Ghislanzoni, il Regli, il Brofferio….. abbiam lettere di Adelaide Ristori, di Ernesto Rossi, di Alamanno Morelli….. e poesie di ogni specie, fra di cui una Cantata di addio del '33 a Torino, dalla quale apprendiamo com’egli recitasse in italiano il D.
V’é di peggio. […] Osserviamo ancora, che la maggior gloria di Tespi, Eschilo, e Sofocle si fu di minorare il coro Greco, e a misura che ne scemavano i personaggi, la tragedia cresceva di bellezza, interese, e attività. […] Noi adunque retrocediamo nell’opera ancor sotto gli occhi di Metastasio. […] Il nome di sofista fu prima dato da’ greci per titolo d’onore a’ veri filosofi, e significava sapiente, o professor di sapienza; ma dopo i tempi di Péricle essendosi i sofisti a dismisura moltiplicati in Atene, e mostrandosi (come coloro che poscia coll’istesso titolo sotto il regno degli antonini comparvero anche a nuvoli in Roma) prosontuosi, pieni di alterigia ed albagia, bizzarri, cavillosi e vani raziocinatori, frappatori, ciurmadori, avidi di guadagno, amanti di novità, di paradossi, di singularità, e quasi tutti sforniti d’ingegno, di buon gusto, e di soda dottrina, mossero contra di te la gentile ironia di Socrate, l’acra bile di Timone il sillografo, e in appresso il mordace riso di Luciano, e la denominazione di sofista cadde allora nel disprezzo e divenne ingiuriosa e odiosa. […] Quando si giunge a fare un grande abuso di una nobil professione, il nome di essa cambia significato, e rendesi odievole presso gli uomini virtuosi e assennati.
Entrò a diciotto anni in Compagnia di Giacomo Modena, di cui faceva parte anche il figliuolo Gustavo, facendosi notar subito per la recitazione spontanea di alcune particine in commedie di Goldoni, Zelinda e Lindoro, Il Medico olandese, I quattro Rusteghi, della quale specialmente il personaggio di Sior Filipetto s’ebbe in lui uno de' più ingegnosi e brillanti interpreti, e per la quale la prima attrice Carlotta Polvaro gli preconizzò splendido avvenire. […] Tropez, La Catena e il Giovan Maria Visconti di Porta e Grossi. […] Chiamato il '54 a diriger l’Accademia de'filodrammatici di Milano, vi recitò fino al '58, tornando in arte il '59, direttore della Compagnia Cazzola-Dominici, e rifondando il '60 la Lombarda che visse quindici anni di vita gloriosa, e in cui militaron gli artisti di maggior fama, quali Pia Marchi, Luigi Monti, Guglielmo Privato, Virginia Marini, Francesco Ciotti, Giulio Rasi, Sante Pietrotti, Anna Job. […] Dopo lo accolse il paesello di Scandicci, ove s’era fatto dono in tanti anni di lavoro, di una romita e modesta casetta, e quivi morì fra le braccia della moglie e dei figli il 10 gennaio 1893. […] Noverar qui l’opere drammatiche che gli furon argomento di trionfo, troppo sarebbe ; citiamone le principali : Il Duello, Il Figlio di Giboyer, La Straniera, L'Importuno e il Distratto, Amleto, Fausto, Guglielmo Tell, Il Giuocatore, Fieschi, Giovanni Baudry, La Signora Caverlet, La calunnia, Il Vetturale del Moncenisio, Macbeth, La Riabilitazione, Kean, La Signora di San Tropez, Chatterton, Stifellius.
E il patto fu mantenuto…. per cinque anni ; dopo i quali (1894) risolse di bel nuovo di cedere all’invito della grande sirena, e lasciati moglie e figliuoli in Italia, si recò nell’America del Sud, ove, prima a Buenos-Ayres, poi a Rosario di Santa Fè e a Montevideo, s’ebbe il più vivo dei successi. Tornato in patria si unì ad Angelo Saltarelli (già conduttore per quattordici anni della Compagnia di Ernesto Rossi), uomo di molta esperienza e di molta onestà, che gli fu sin ad oggi, e gli sarà lungo tempo ancora, amico, fratello, padre ; e con esso vide la Russia, l’Austria, la Serbia, la Croazia acclamatissimo, a fianco d’Ida Bertini, una filodrammatica pisana, che, divenuta sua moglie, sostenne prima i ruoli di amorosa, poi di prima donna assoluta. […] Tra le maggiori e migliori sue interpretazioni van notate in campo sì disparato quella di Petruzzo nella Bisbetica domata di Shakspeare, di Edipo Re di Sofocle, e di Jago in Otello di Shakspeare : quest’ultimo recitato maestrevolmente a fianco del padre nel suo giro di addio. […] Ma alla forma antica e pura dell’opera, e alla recitazione musicalmente languida di Eleonora Duse, il modo esuberante di Gustavo Salvini venutogli col repertorio forte, mal si attagliò taluna volta e formò dissonanza. Egli è ricco di attitudini chiare e rare, congiunte a una più rara volontà.
Ma il nostro autore dotato di uno spirito più intraprendente e generale, e di assai più vaste mire, ha raccolti insieme sotto un medesimo punto di vista non che il teatro italiano, ma i teatri tutti di tutti i secoli e di tutte le nazioni del mondo. […] Un’opera così ripiena, e di disegno sì grande, suppone senza fallo un uomo di spirito, di studio, e di genio proprio a tal mestiere; e l’autore fin dalle prime pagine di quest’eccellenti qualità dubitar non ci lascia. […] Adempie egli molto bene le parti di storico-critico, e non lascia di essere giudiziosamente instruttivo. […] Ognuno che va a teatro, o volge tralle mani qualche dramma, vuol piccarsi di spirito e di sapere, e favella di sentimenti, di espressioni, di passioni, e nel suol decidere ex cathedra; ma pochi son quelli, che intendono ciò che si dicono, perché pochi si son dati la pena di consultar le sorgenti. […] CL di Decembre 1750.
Furon testimoni, fra gli altri, della domanda, il padre della sposa Gasparo Raffi del fu Lazzaro, romano, di quarantadue anni, l’attore Giuseppe Marliani, piacentino, zio della sposa (V.), esperto ballerino da corda, ed egregio Brighella, e i comici Gasparo Zorni di Gorizia, e Francesco Monti di Milano. […] Il nome di Metembach, messo fra parentesi, trovo in una istanza a Sua Eccellenza il signor conte Cristiani, amministratore generale di Stato di Modena a dì 3 luglio 1748 : Geronimo Metembach, e Gaspare Raffi, condutori di una Compagnia di comici e servidori umilissimi di Vostra Eccellenza. Ossequiosamente la suplicano, a degnarsi di concederle licenza per rappresentare nel corr. […] Pare che la Compagnia tornasse al Rangoni di Modena anche l’estate del '49. […] Nel '61 gli venne a morte la moglie, e visse di tal perdita addoloratissimo per molti anni, passando poi a seconde nozze con la figlia del noto dottore Scalabrini di Bologna, che sopravvisse al marito, e che vediamo più tardi in Compagnia di Pietro Rosa.
Figlio di Gaetano e di Anna Richard, nacque a Namur il 1690. […] Venuto alla disperazione, risolse di disertare ; ed essendo il suo reggimento non lungi dalla Savoja, si rifugiò sulle terre del Re di Sardegna. […] Ma il corriere di Strasburgo non sarebbe giunto che il dì dopo. […] Alla fine dello stesso anno, Costantini abbandonò la impresa, e Romagnesi passò in una Compagnia di Marsiglia fino al 1718, anno in cui fu di ritorno a Parigi, esordendo il 4 di luglio al Teatro francese con la parte di Radamisto nel Radamisto e Zenobia. […] Fuori di ciò egli era attore egregio in ogni genere di parti, eccellente in quelle di ubbriaco e di svizzero.
Passò fra’Comici di due vaganti Compagnie, e dappoi fu chiamato in quella di Girolamo Medebach nel Teatro a S. […] Ebbe l’incontro di dover recitare colla Maddalena Battaglia poco dopo comparsa in Venezia, e con essa fece maggiormente spiccare il di lui valore, sostenendo la parte d’Arsace nella Semiramide di Monsieur di Voltaire, e l’Amleto nella Tragedia di questo nome di Monsieur Ducis ; ambe tradotte da peritissimi Scrittori. […] Il discorso a’lettori sui Pazzi corretti, commedia scritta per fanciulli, ci racconta come in essa avesse parte il maggior suo figlio di anni dieci, il quale, recitata la Commedia nella villeggiatura di Sala a Parma, vi diede anche un concerto di violino, tal chè fu ammesso alla prova nel concerto di musica del Reale Infante, dal quale si ebbe poi patente di suo Virtuoso di camera. Il Fiorio si mostra in questi lavori uomo d’ingegno non comune, se non di vasta coltura. […] Grisostomo di Venezia ove creò la parte di Pasquale nell’Olivo e Pasquale di Sografi.
Comico egregio, che recitava nella prima metà del secolo xvii le parti di secondo Zanni sotto il nome di Bertolino, e di cui Niccolò Barbieri, detto Beltrame, nel Capitolo VII della sua Supplica, dice : Il Signor Nicolò Zeccha detto in Comedia Bertolino giouane di gran coraggio, e di qualche eccellenza nel giuocar d’armi, e nel danzare, ha riceuuto honore di seruir molte volte nella Caccia la Sereniss. […] Mi sono servito della prima edizione di Venezia 1634 : nella seconda di Bologna del 1636, le parole trascritte in corsivo sono state soppresse. […] e Farnese sino all’arrivo di Buffetto (V. […] AA. avrebber goduto di tutta la miglior libertà. […] ma Corte penne di code di Pavoni bianchi, ardirei suplicando chiederle in prestito, mancandomene di molte per il bisogno che io ne ho per tanti cimieri che faccio fabricare et mi raccomanderei a V.
Vedova Nicola, di Venezia, figlio di Pietro (V. Botteghini), fu prima ufficial di marina al servizio di quella repubblica, caduta la quale si diede all’arte della scena, in cui, mercè di una figura maestosa, di una voce possente, di una memoria di ferro, riuscì in breve il più rinomato de' tiranni da teatro diurno. […] Fu con le migliori Compagnie d’Italia scritturato, poi socio del Dorati e del vecchio Pieri, poi di nuovo scritturato con Francesco Taddei, e di nuovo socio (1829) con Gaetano e Antonio Colomberti, artista anche allora di gran pregio, sebben già in età avanzata. […] E vuolsi anche fosse lui, che solea dire di sè : mi son el primo tirano dopo Cristo. […] Vedova-Ristori Giulia, sorella del precedente e moglie di Enrico Ristori, fratello della celebre Adelaide, nacque in Alessandria di Piemonte il 24 giugno 1826, e fu artista di qualità egregie.
de Fontenelle, di esservi stati al mondo Greci e Latini. […] Batista Parasols Limosino morto nel 1383 compose cinque dialoghi chiamate tragedie contro Giovanna I contessa di Provenza e regina di Napoli ancor vivente. […] Lampillas 36 che sin dal nono secolo i conti di Barcellona introdussero in quelle provincie di Francia, in cui dominarono col titolo di duchi di Septimania, il loro nativo idioma; e credè ciò provato a maraviglia coll’ epitafio del conte Bernardo avvelenato nell’anno 844. […] S. mangiar de’ pomi ridendo con sua Madre, dire de’ paternostri cogli Apostoli, e risuscitare e giudicare i morti: vi si udirono i beati cantare in paradiso in compagnia di circa novanta angeli, e i dannati piangere in un inferno nero e puzzolente in mezzo a più di cento diavoli che ridevano del loro supplizio: vi si vide ancora una volpe prima semplice clerico, indi di mano in mano vescovo, arcivescovo e papa, sempre cibandosi di polli e pulcini. […] V. il tomo II del Ristretto della Storia di Francia dell’Ab.
Tesi Faustina, di Crema, moglie di Domenico Tesi comico bresciano, « il quale – dice Fr. […] Grisostomo di Venezia con Girolamo Medebach. […] Magnifica di figura e di voce, ricca d’intelligenza, parlatrice elegante, piena di cuore verso i suoi compagni, era una specie di Ristori d’allora. Ma la pienezza di sè attenuava di molto e talvolta distruggeva agli occhi di chi l’accostava i pregi suddetti. […] Il Bartoli si prova, naturalmente, di dare un colpo al cerchio e uno alla botte, dedicandole un de'soliti sonetti, e condanando il Piazza di aver avuto per lei « parole puntate che dalla penna di pulito scrittore non devono uscire giammai ; » ma per la Tesi, almeno, non osa, come per altre, accusarlo di calunniatore.
Sforziamoci di dar luogo alla verità, e di contenere ne’ confini dell’urbanità l’espressioni. […] E in ciò avrà più di un compagno. […] Ma mi dica il Signor Quadrio, o il Signor Lampillas per lui, le composizioni di Livio Andronico, di Ennio, di Nevio, di Pacuvio, di Accio, erano meno Drammi scritti ad imitazione de’ Greci, per non essere esenti da difetti? […] Chi di Voi due è un Proteo? […] Furono rozze rappresentazioni quelle di Carlo Verardi?
Bernardino Sessa, che sta in fine delle rime di Scipione de’Signori della Cella, da lui pubblicate in Milano, e due di Girolamo Graziani, il noto autore del poema Il conquisto di Granata. […] Le notizie che abbiamo di lei sono così intimamente legate a quelle del marito e degli Andreini, e di tutti i componenti le compagnie in cui ella militò, che al nome di questi rimando il lettore. […] r Prencipe di Modona tratta da quell’Archivio di Stato, e concernente la prigionia del fratello Nicola, di cui s’è già parlato al nome di Pier Maria, e pel quale il Martinelli, anche nel 1620, invocava dal Duca di Mantova aiuto e protezione, pregandolo di mandar subito Nicola a Mantova et farlo retenire sin all’arrivo de’comici in Torino, perchè egli aveva minacciato di ammazzare Aurelio e queli, come s’è già detto, che aveva fatto dispiacere a Frittellino. […] Battista Alzato, per le stampe di Bernardino Santoni, dal titolo : Raccolta | di varie rime | in lode | della Sig. […] & di quai lampi il riso ?
Chi si nascondesse sotto questo nome non sappiamo di certo. […] E il Cinelli nella Scansia XI della sua Biblioteca volante (Modena, 1695) : Fu il Fidenzi di bello e gioviale aspetto, di faccia che tondeggiava, di capello castagno, di bianca carnagione, e maestoso nel portar la vita. […] E qui alla nuova insistenza di Melpomene si aggiungon poche parole di Mercurio (Brunacci) che racchiudon le lodi del nostro artista. […] E di che temi alfine ? […] Non s’oltraggia (Ei rispose) di te chi è degno erede.
.; di maniera che al Malara più giustamente converrebbe lo stupore de’ Posteri tributato alla fecondità di Lope. […] furono degne di tal nome? […] I Moderni sono avvezzi a vedere Drammi di uno, di due, di tre, di quattro, e di cinque Atti; e sono ben rari coloro che riprendono la Sofonisba del Carretto per la divisione degli Atti. […] Si continua l’intreccio: siegue la morte di Audalla: si prepara la rovina di Alboacen: si effettua l’uccisione di questo Re per mano di Aja di lui sorella. […] Non di meno egli alla meglio cercò discolparsene dicendo di aver pensato a fare di ognuna delle tre Giornate una Tragedia.