Senza dubbio questo poeta mostrò a prova di non conoscer veruna delle regole, le quali é più difficil cosa ignorare che sapere: non separò li tragico dal comico: dove elevò lo stile, si perdé nel lirico, e per lo più stravagante: abbellì i vizi, e diede un aspetto di virtù alle debolezze: se alcun componimento di mal esempio, qual é il Galàn sin Dama: molti ne scrisse estremamente spropositati, come il Purgatorio de San Patricio, e ’l Joseph de las Mugeres, e altri: cadde in mille errori di mitologia, di storia, di geografia: non vide gl’inconvenienti inevitabili nella rappresentazione de’ suoi autos sacramentales, ne’ quali si espongono i misteri della religione non rare volte con interpretazioni e allegorie fantastiche e con giochetti puerili sulle parole, e sempre con buffonate de’ personaggi ridicoli182. […] E tralle commedie dette di Capa y Espada, nelle quali osserva più regolarità, e lo stile é più conveniente alla commedia, ve ne sono alcune bene avviluppate, Casa con dos Puertas, Los Empeños de un a caso, Dicha y desdicha del nombre, Primero soy yò e altre. […] Antonio Solis, di poco peccano contra l’unità, e quanto alla verità de ’caratteri, e alla proprietà dello stile son meritevoli d’ogni lode. El Amor al uso del medesimo autore é una commedia regolare che contiene un’azione di ventiquattr’ore, costumi ben delineati, e stile giudizioso: essa fu tradotta da Tommaso Corneille e intitolata l’Amour à la mode. […] Le sue commedie hanno invenzione, moto, interesse, e stile grazioso e proprio della commedia.
In essa prese ad imitare l’Ecuba di Euripide; e par che avesse voluto renderne lo stile più magnifico della Sofonisba. […] La purezza ed eleganza dello stile non farà tollerare il carattere estremamente scellerato del protagonista. […] Per testimonio degl’intelligenti non cede in eleganza alle tragedie del Trissino e del Rucellai e le vince per gravità di stile. […] Per la nobiltà e l’eleganza dello stile essa gareggìa colle più celebri tragedie di quel tempo. […] Si bramerebbe in oltre che in certi passi lo stile non s’indebolisse.
Come saggio del suo stile, riferisco io pure il sonetto recitato da Tibaldello, che è alla fine della tragicommedia : Compito, amici, ho alfin l’alto disegno, Che formava fedel le vostre glorie.
Tradurremo questo squarcio, nel quale la passione non è molto tradita dallo stile. […] Il primo atto desta la curiosità ed è meno difettoso nello stile; gli altri sono pessimi per istile, per azione e per orditura. […] In quelle che si chiamano istoriche, lo stile è sommamente stravagante, e la condotta difettosissima. […] Anche lo stile è più sobrio e lontano da molte stranezze nazionali di que’ tempi. […] Anche questa favola partecipa assai della farsa; ma i caratteri sono felicemente dipinti, e lo stile è buono, comico, grazioso.
Eccone uno squarcio che ne mostra lo stile e ’l patetico. […] Nella prima l’autore lotta coll’invincibil difficoltà di ben riuscere in siffatto argomento; vi frammischia certi amori subalterni incapaci di chiamar l’attenzione; e lo stile non si eleva abbastanza per giugnere alla sublimità tragica. […] L’argomento é tragico, trattato con giudizio e in buono stile, se non che la versificazione di due endecasillabi rimati perpetuamente per coppia ristucca alquanto. […] L’autore erudito vi ha incastrati vari squarci di poeti antichi; ma i suoi compatrioti vi scorgono un dialogo elegiaco uniforme più che un’azione tragica, e non poca durezza nello stile. […] Egli naturalmente ha lo stile umile e dimesso, e batte lo stramazzone tosto che vuol nobilitarlo, ma ciò non gli nocerebbe gran fatto sempre che sapesse scegliere il genere di commedia conveniente alle sue forze.
Che della semplicicità de’ mezzi, della verità dei caratteri, della eleganza dello stile, della pittura del cuor umano e della forza ed evidenza delle passioni quando ha trovato il segreto di salire in Parnaso con minore fatica, e di essere incoronato d’un più facile benché men durevole alloro? […] Sarà in ultimo luogo lo sterminio dello stile e della musica. […] In primo luogo il suo stile benché assai poetico ed elegante manca di quella mollezza e di quella facilità senza le quali non è possibile adattar acconciamente le parole alla musica. Veggasi quanto su tal proposito s’è detto nel tomo primo di quest’opera, dove si parlò delle qualità che deggiono avere lo stile e la lingua per rendersi musicali, e dalle ragioni ivi allegate si conoscerà essere manifestamente false e insussistenti le teorie d’alcuni moderni italiani che vorrebbero trasferire alla poesia accompagnata dai suoni le leggi medesime di stile che voglionsi per le poesie non inservienti alla musica. […] «Voi altri poeti avete certe regole di stile che vi fanno lambiccar il cervello per tornire acconciamente un periodo.
Al presente sono esse così minute che non hanno luogo a fare una impressione durevole, né servono ad altro che a snervare, a così dire, la forza del suono spezzandolo in parti troppo deboli perché troppo leccate, nella stessa guisa che l’eccedente uso dei diminutivi nello stile rende molle di soperchio e stemperata la poesia132. […] [50] La vanità, di cui è proprio il rinunziar ad una folla di piaceri per meglio assaporare il maggiore di tutti ch’è quello di farci credere superiori agli altri, è il motivo altresì per cui molti si compiacciono d’uno stile ricercato e difficile. […] Singolare per la forza, vigore, e chiarezza del suono, per l’opportuna scelta degli ornamenti, per la nobiltà del suo stile e per diversi altri pregi è l’egregio Pugnani, direttore della Reale Orchestra di Torino. […] [NdA] Oggidì può dirsi dello stile che regna nella musica ciò che Seneca diceva dello stile di Mecenate: «laudem suam corrupit orationis portentosissimae delitiis». […] [NdA] Romanzo spagnuolo dell’Abate Don Giuseppe Isola scritto a fine di correggere gli enormi abusi introdotti nella eloquenza sacra, e celebre per la purgatezza dello stile, per la pittura dei caratteri nazionali e per critica lepidissima.
[11] Sebbene non ogni evidenza di stile, non ogni numero che alla poesia si confà, sarebbe a proposito per la musica, come alcuni affermano innavertentemente. […] A conoscere quanta grazia aggiunga allo stile la sola inversione, quando si fa secondo i movimenti dell’armonia, basta osservare i periodi di Cicerone, l’inesprimibile bellezza de’ quali diverrà un suono rozzo e insignificante, un cadavero senz’anima soltantochè si cangino dall’ordine loro le parole, mettendo sul principio quelle, che sono al fine, ovvero sul fine quelle, ch’erano in principio. né avviene altrimenti nella lingua italiana. […] Non è per questo ch’io approvi l’inversione troppo intrelciata di alcuni cinquecentisti specialmente quando è affettata, e lunga, come adiviene fra gli altri nello Speroni, nel Dolce, e nel Casa, i quali ti fanno sfiatare i polmoni prima che arrivi a terminar un periodo: né che non preferisca sì in verso che in prosa uno stile conciso, e pieno di cose all’abbindolato e pieno di parole massimamente nel genere filosofico, di cui la precisione, la chiarezza, e la disinvoltura sono i principali ornamenti. […] [17] Se fosse mio avviso il diffondermi su questa materia, molto ancora rimarrebbe adirsi intorno agli altri pregi dell’italiana favella, della evidenza delle sue frasi imitative, delle quali si trovano esempi maravigliosi negl’autori, della ricchezza determini cagionata dal gran numero di dialetti, che sono concorsi a formarla, della sua varietà nata appunto dalla ricchezza e moltiplicità delle sue forme, dell’abbondanza d’augmentativi e di diminutivi, che la rendono opportuna quelli per lo stile ditirambico, questi per l’anacreontico, e della pieghevolezza che in lei nasce dal concorso di queste e d’altre cause. […] Le donne inoltre, dalle quali ogni civile socievolezza dipende, avendo per cagioni che non sono di questo luogo acquistata una influenza su i moderni costumi che mai non ebbero appresso gli antichi, giovarono al medesimo fine eziandio ora per l’agio, e morbidezza di vivere, che ispira il loro commercio, onde s’addolcì la guerresca ferocia di que’ secoli barbari: ora per l’innato piacere che le trasporta verso gli oggetti che parlano alla immaginazione ed al cuore: ora per lo studio di molte posto nelle belle lettere, e nelle arti più gentili, dal che nacque il desiderio d’imitarle ne’ letterati avidi di procacciarsi con questo mezzo la loro grazia, o la loro protezione, massimamente nel Cinquecento, secolo illustre quanto fosse altro mai per le donne italiane: ora per le fiamme che svegliano esse nei petti degli uomini, onde questi rivolgonsi poi a cantare la bellezza, e gli amori, piegando alla soavità lo stile, e la poesia.
Non è maraviglia che nella medesima brochure o scartabello che sia, cancelli con una mano quel che coll’ altra dipigne; e nell’atto che dichiara gl’ Italiani fanciulli in poesia, affermi che abbondino di eccellentissimi poeti lirici in ogni genere, non avendo ancora imparato che l’entusiasmo, la mente più che divina, il sommo ingegno, la grandezza dello stile, doti da Orazio richieste nel vero poeta, convengono singolarmente alla poesia lirica. Non è maraviglia ancora che mentre nega il nome di poeta grande ad Ariosto, confessi poi che sia egli gran poeta descrittivo, con altra palpabile contraddizione, perchè le bellezze dello stile, la copia, la vaghezza, la vivacità e la varietà delle immagini, formano le principali prerogative della poesia perchè trionfi del tempo. […] Il far capire le bellezze dello stile e la grandezza de’ pensieri e l’energia dell’espressioni, non è mestiere di chi debba andar mendicando notizie e traduzioni di Shakespear da taluno che forse ne sa quanto lui; ma è riserbato a colui, che oltre di possederne l’idioma originale abbia mostrato di capire tutta l’ arduità ed i misteri della poesia rappresentativa con altro che con favole sceniche senza stile e senza lingua, le quali veggano p. e.
Tradurremo questo squarcio nel quale la passione non è molto tradita dallo stile. […] Il primo atto desta curiosità, ed è meno difettoso nello stile; gli altri sono pessimi per istile, per azione e per orditura. […] In quelle che si chiamano istoriche, lo stile è sommamente stravagante, e la condotta difettosissima. […] Anche lo stile è più sobrio e lontano da molte stranezze nazionali di que’ tempi. […] Io l’ho veduta tradotta in prosa italiana poco felice, ma spogliata in gran parte delle arditezze dello stile e delle solite irregolarità.
A riserba di Prisciano, Erasmo e Melantone, gli altri parlano un latino barbaro, ed in margine si citano i passi ricavati dalle opere di coloro che vi si motteggiano per lo stile e per la lingua. […] Circa lo stile egli vorrebbe imitare quello di Virgilio, le cui frasi stesse egli ritiene per quanto permette il metro diverso.
Ma il vero stile della declamazion musicale si riconobbe più distintamente nelle opere di Giambattista Lulli, fiorentino, il quale, passando in Francia nella piccola età di sei o sette anni, e apparando ivi l’arte di suonar il violino e di comporre per musica divenne portato dal grandissimo ingegno onde avealo fornita la natura, il corifeo della Francia. […] Pergolesi, il gran Pergolesi, divenne inimitabile per la semplicità accopiata alla grandezza del suo stile, per la verità dell’affetto, per la naturalezza e vigore della espressione, per l’aggiustatezza ed unità del disegno onde vien meritamente chiamato il Raffaello e il Virgilio della musica. […] Il Geminiani serberà chiara lungo tempo la sua memoria presso agl’intelligenti a motivo della sua perizia nell’imitar lo stile del suo maestro, e nella esecuzione, come il Somis per la flessibile leggerezza, uguaglianza, soavità e limpidezza del suo stile. […] V’ha di quegli che l’accusano di soverchia parsimonia negli accompagnamenti, e certamente se si paragonano in codesto articolo i suoi componimenti a quelli degli altri, la differenza è troppo visibile, ma il difetto si dilegua ben tosto qualora si voglia riflettere, che lo stile tartiniano colorito di tinta finissima perderebbe forse ogni sua grazia, se gli si aggiugnessero in troppa copia, oppur caricati di soverchio gli accordi, come se alla linda venustà de’ puttini dell’Albano volesse un pittore accoppiare l’atteggiamento animoso di Giulio o la schietta nitidezza dell’Aminta del Tasso s’esprimesse collo stile lumeggiato e forte d’un Alessandro Guidi o d’un Frugoni. […] Il suo stile composto di volatine, di gruppetti, di passaggi ricercati, di trilli, e di mille altri abbellimenti, se bene piacesse in lui perché proprio e tutto suo, era nullameno esposto a degenerare in abuso, qualora venisse imitato da cantori inesperti.
A riserba di Prisciano, Erasmo e Melantone, gli altri parlano un latino barbaro, ed in margine si citano i passi ricavati dalle opere di coloro che vi si motteggiano per lo stile e per la lingua. […] Circa lo stile egli vorrebbe imitare quello di Virgilio, le cui frasi stesse ritiene per quanto permette il metro diverso.
Ma la lettura riposata è la pietra di paragone de’ drammi, ed essi non passano alla posterità quando mancano di stile, di lingua, di buona versificazione, d’interesse; ed in quelli di Campistron si desidera forza, calore, ed eleganza. […] Longepierre non lavorava con diligenza i suoi versi, non si elevava per lo stile, non conosceva il teatro francese, e la sua tragedia cadde ed annojò. […] Osservasi ne’ Macabei una locuzione corrispondente al soggetto, sublime talora e ricca di nobili sentimenti, e lontana dalla generale affettazione di stile da’ Francesi adottata nelle tragedie. […] Lo stile della Inès generalmente è migliore di quello del Romolo; ma essa non ha nè la versificazione, nè l’eleganza, nè la poesia, nè l’abbondanza, nè la grandezza, nè la delicatezza de’ sentimenti di Racine. […] Scrisse anche Irza superiore alle tragedie di Colardeau; ma se ne riprende la versificazione poco armonica, e l’ineguaglianza e la turgidezza dello stile.
La qual lettera concorderebbe col sonetto, che per la calligrafia e per lo stile pare preluda al ’600.
[3] E incominciando dallo stile, il primo pregio che apparisce è quello d’una maniera d’esprimersi, dove con felicità, di cui non è facile rinvenir l’esempio in altri autori, si vede accoppiata la concisione colla chiarezza, la rapidità colla pieghevolezza, coll’uguaglianza la varietà, e il musicale col pittoresco. […] [8] Niuno meglio di lui ha conosciuta l’indole dell’opera in musica accomodando lo stile lirico alla drammatica in maniera che né gli ornamenti dell’uno nuocono punto all’illusione dell’altra, né la naturalezza di questa s’oppone al pittoresco di quello. […] La morbidezza non per tanto dello stile, una certa mollezza nelle espressioni non meno che nelle immagini, un ritmo facile senza che divenga soverchiamente numeroso, tutte queste cose unite ad una mischianza felice de’ suoni nell’ordine e combinazion delle sillabe sono le qualità che richieggonsi nelle poesie musicali, e sono appunto le doti che caratterizzano lo stile di Metastasio. […] Quindi dee render lo stile più lirico, frammetter gran illusione teatrale, sfuggire i nodi troppo complicati, troncar molte circostanze, passar insomma rapidamente da una situazione in un’altra, acciochè si renda più brillante e più viva l’azione. […] Questo è il sostituire ch’egli fa, tante volte, lo stile della immaginazione a quello dell’affetto, e il preferir al linguaggio della natura gli sfoggiati ornamenti dello spirito.
Chechesia però di tutto ciò la favola merita lode per la regolarità, per lo stile conveniente al genere de’ caratteri di Pepita, di Ambrosia, di Gonzalo e del marchese, nel qual personaggio con molta grazia si mette in ridicolo il raguettismo di coloro che sconciano il proprio linguaggio castigliano con vocaboli e maniere francesi, del cui carattere in Italia diede l’esempio Scipione Maffei nel suo Raguet, ed in Ispagna il riputato Isla, autore del Fray Gerundio. […] Leandro Fernandez de Moratin, è nato in Madrid dal prelodato don Nicolàs, di cui ha ereditato l’indole poetica, l’eleganza e la grazia dello stile, la dolcezza del verseggiare e la purezza del linguaggio. […] Discostandosi questa favola dalla precedente nella sola specie, ne conserva i pregi generali della buona versificazione, del buon dialogo, della regolarità, della grazia, dello stile e del giudizio. […] La favola semplice e verisimile, i caratteri tratti a dirittura dalla natura, i costumi nazionali vivacemente dipinti, un dialogo naturale, schietta urbanità nello stile, vezzi comici senza esagerazione istrionica, ottima morale e facile a praticarsi, sono i pregi che gl’imparzialì non possono negare di riconoscere in questa favola. […] Per natura egli ha lo stile dimesso ed umile assai accomodato a ritrarre, come fece, la plebe di Lavapies e de las Maravillias (contrade di Madrid abitate solo da un popolo minuto insolente) i mulattieri, i furfanti usciti da’ presidii, i cocchieri ubbriachi e simile gentame che alcuna volta fa ridere e spesso stomacare, e che La Bruyere voleva che si escludesse da ogni buon teatro.
I versi sciolti hanno una certa scorrevolezza, e lo stile vi è più tosto semplice e piano.
[14] La dipendenza altresì della poesia rispetto alla musica induce una mutazione non piccola nello stile. […] Quindi lo stile figurato, e traspositivo de’ poeti lirici, quantunque paia strano a prima vista, è nondimeno assai conforme alla natura; imperocché, supponendo che e’ cantino ciò che dicono, si suppone parimenti, che siano invasi, o sorpresi. […] [16] La natura stessa del canto ci porta dunque ad ammettere lo stile lirico. […] Quindi l’origine dello stile lirico drammatico proprio dell’opera in musica, la esatta proporzione del quale è quella che caratterizza Metastasio sopra tutti gli altri. […] Glissi permette l’uso delle comparazioni e della stile lirico drammatica, ma gli si raccomanda d’usarlo con sobrietà, e di consultar prima la verosimiglianza.
Parve però lo stile di Pollione così duro e secco, come quello di Pacuvio e di Accio, all’autore del dialogo De Causis corruptae Eloquentiae a. […] In fatti nel consenso del popolo (non della plebe) consiste il vero giudizio quanto a’ caratteri, a’ costumi, alla condotta delle favole; e solo per mio avviso prevaler debbe il giudizio de’ conoscitori e scrittori trattandosi di stile e di lingua. […] Stile e grandi affetti comprendono il gran secreto della scena tragica; e se l’argomento di Medea non esclude le passioni grandi, o Seneca le ha rilevate con uno stile vigoroso ed energico, onde viene l’umore che prende Voltaire per una favola tanto dagli antichi, e da’ moderni maneggiata e ripetuta? La stessa mano della Medea sembraci che abbia colorito l’Ippolito, benché lo stile ne sia più ornato, e talvolta più del bisogno verboso, specialmente nell’atto I. […] Meno riprensibile, declamatorio e ampolloso dello stile dell’Edipo riferito e dell’Ercole Eteo che or ora ossorveremo, sembrami lo stile del l’Agamennone.
Lo stile è facile; gli eventi dipingonsi con evidenza, benchè vi si desideri maggiore eleganza e purezza, ed oggi più, leggendosi molto scorretto. […] Lasciando da parte il non rinvenirsi di esse indizio veruno nelle di lui opere, i critici più accurati sospettano fortemente che esse sieno opere supposte al Petrarca, come fece prima di ogni altro l’abate Mehus, il quale recò un saggio dello stile di esse molto lontano da quello del Petrarcaa.
Egli a differenza del di lui protettore aveva una profonda conoscenza degli antichi, e gli copiava con molta franchezza, il che si osserva nel Sejano e nel Catilina; ma secondò il carattere degli spettatori, e trascurò l’esattezza degli antichi, contento (come disse nella prefazione del Sejano) di rispettar la verità della storia, la dignità de’ personaggi, la gravità dello stile e la forza de’ sentimenti. […] Le sue commedie hanno invenzione, interesse, e stile proprio per la commedia.
Lo stile è facile; gli eventi dipingonsi con evidenza, benchè vi si desideri eleganza e purezza, ed oggi più, leggendosi molto scorretto. […] Mehus, il quale recò un saggio dello stile di esse molto lontano da quello del Petrarca33.
Egli a differenza del di lui protettore, avea una profonda conoscenza degli antichi, e gli copiava con molta franchezza, il che si osserva nel Sejano e nel Catilina; ma secondò il carattere degli spettatori, e trascurò l’esattezza degli antichi, contento (come diceva nella prefazione del Sejano) di rispettar la verità della storia, la dignità de’ personaggi, la gravità dello stile e la forza de’ sentimenti. […] Le sue commedie hanno invenzione, interesse e stile proprio per la commedia.
Dall’altra parte convengono gli eruditi più accurati in riconoscere nel fiorentino Giacomo Peri l’inventore dello stile musicale de’ recitativi ne’ drammi del Rinuccini verso la fine del secolo, celebrandone l’industria come novità maravigliosa. […] Le bellezze dello stile nelle particolarità narrate, che i Francesi chiamano beautez de detail, sono tante nella seconda scena dell’atto II, che pur dovrebbe questa tutta ripetersì. […] A riserba poi di alcuni tratti troppo lirici, e di qualche intemperanza Ovidiana nell’accumulare immagini, lo stile è puro, la versificazione corrente, ben sostenuti e ben coloriti i caratteri, e la favola è semplice, e serva le regole. […] Lo stile è nobile ma lirico come quello di tutte le altre; e l’azione, benchè non mi sembri abbastanza interessante, è pure regolare. […] Nè lo stile nè la condotta fa desiderarne l’impressione.
Dall’altra parte convengono gli eruditi più accurati in riconoscere nel Fiorentino Giacomo Peri l’inventore dello stile musicale de’ recitativi ne’ drammi del Rinuccini verso la fine del secolo, celebrandone l’industria come novità maravigliosa. […] Le bellezze dello stile nelle particolarità narrate, che i Francesi chiamano beautez de detail, sono tante nella seconda scena dell’atto II, che pur dovrebbe copiarsi tutta. […] A riserba poi di alcuni tratti troppo lirici e di certa intemperanza Ovidiana nell’accumulare immagini, lo stile è puro, la versificazione corrente, ben sostenuti e ben coloriti i caratteri, e la favola semplice e regolare. […] Lo stile è nobile, ma lirico come quello di tutte le altre; e l’azione, benchè non mi sembri molto interessante, è pure regolare. […] Nè lo stile nè la condotta fa desiderarne l’impressione.
Lo stile dell’Ariosto in questa e nelle altre si presta mirabilmente, alla maniera di Menandro, a tutti gli affetti e a tutti i caratteri. […] Questa commedia (che ci suggerirà alcune curiose osservazioni critiche) e per la vaghezza dello stile e per l’ artifizio del groppo e pel calore e ’l movimento dell’azione e per la vivace dipintura de’ caratteri e per la grazia de’ motteggi, merita che si legga con attenzione che sarà ben compensata dal diletto. […] Lo stile puro ed elegante della Calandra non può essere nè più grazioso nè più proprio per gli personaggi che vi s’imitano. […] Non si vede nelle commedie di Luigi Groto nè la verità e naturalezza dello stile, nè la patetica delicatezza degli Straccioni del Caro: ma son pur bene ravviluppate e ingegnose, e solo quanto al costume si vorrebbero più castigate. […] L’altra commedia dell’Oddi non meno bella per lo stile, per l’onestà, per la vaghezza de’ caratteri e per l’intreccio, intitolata i Morti vivi, s’impresse nel 1597.
Nel Giornale Enciclopedico di Buglione si reca un estratto dell’Avaro magnifico commedia di un magnate, lodandosene la verità de’ caratteri, il dialogo e lo stile.
O che vezzoso stile di Comica Sirena col nome gioia dar, cogli occhi pena.
Lo stile è comico buono per lo più, benchè talvolta soverchio affinato alla maniera Plautina per far ridere. […] Assai giocondamente il messinese Scipione Errico schernì le affettazioni e le arditezze dello stile detto secentista e criticò con sale e giudizio diversi poeti di quel secolo colla sua commedia le Rivolte di Parnaso per le nozze di Calliope, che s’impresse in Messina nel 1620, ed altrove diverse volte. […] Dalle descritte erudite tragedie e pastorali e commedie del XVII chiara quanto il meriggio ne risulta questa istorica verità, che allora il Teatro Italiano conservò l’usata regolarità, quando anche volesse notarsi in esso qualche alterazione nello stile.
Quest’enciclopedista nell’articolo Opera raccolse i migliori passi del Quinault per dare idea della bellezza del di lui stile e della versificazione in diverse passioni. […] Nel discorso di Medusa nel Perseo cantata nel 1682 diede l’esempio ancora d’un maschio stile, Je porte l’èpouvante et la mort en tous lieux. […] L’eleganza, le grazie dello stile, la facilità dell’espressione, l’armonia della versificazione del Quinault, davano ampio campo agli slanci mirabili dell’ingegno e del gusto del musico: la sagacità, la proprietà, la delicatezza, la forza delle note del Lulli, l’arte ch’egli possedeva di concertar le parti di una grande orchestra, svegliavano l’estro, le immagini, l’eloquenza del poeta.
L’eleganza, le grazie dello stile, la facilità dell’ espressione, l’armonia del verso di Quinault, davano ampio campo agli slanci mirabili dell’ingegno e del gusto del musico: la sagacità, la proprietà, la delicatezza, la forza delle note di Lulli, l’arte ch’egli possedea di concertar le parti di una grande orchestra, svegliavano l’ estro, le immagini, l’eloquenza del poeta. […] Quest’enciclopedista nell’articolo Opera ha raccolti i migliori passi di Quinault per dare idea della bellezza del di lui stile e della versificazione in diverse passioni. […] ; e diede l’esempio di uno stile maschio nel discorso di Medusa del Perseo cantata nel 1682; Je porte l’épouvante, & la mort en tous lieux &c.
Nel Giornale Enciclopedico di Buglione si è recato un estratto dell’Avaro magnifico commedia di un magnate, lodandosene la verità de’ caratteri, e il dialogo e lo stile.
Vi si vede lo stile migliorato, e con più giudizio l’azione incatenata e sciolta. […] Vi si nota un dialogo elegiaco uniforme più che un’ azione tragica, e non poca durezza nello stile. […] La Raquel moderna per altro supera la Judia del Diamante per la versificazione che non è senza dolcezza, e per lo stile, eccetto ne’ passi indicati dove degenera in gongoresco. […] Per lo stile lascia rare volte di esser grave, ed il patetico n’è ben sostenuto, e con passi armoniosi e robusti compensa certe espressioni che parranno intralciate, più prosaiche, e meno precise e vibrate. […] Lo stile manca di precisione, di proprietà, di forza, e di sublimità, lussureggia, ed enerva i sentimenti col distenderli con verbosità.
Lo stile dell’Ariosto poi si presta mirabilmente, alla maniera di Menandro, a tutti gli affetti, ed a tutti i caratteri. […] Lo stile puro ed elegante della Calandra non può essere nè più grazioso nè più proprio per gli personaggi che vi s’imitano. […] Non perchè tutte non ci presentino qualche pregio da osservarsi, chè ingegnose esse sono e in grazioso e puro stile da’ Toscani e non Toscani composte; ma solo perchè non permette tante minute ricerche e continue pause il nostro racconto che abbraccia tante età e nazioni e tanti generi di drammi. […] Non si vede nelle commedie di Luigi Groto, nè la verità e naturalezza dello stile, nè la patetica delicatezza degli Straccioni del Caro: ma son pur bene ravviluppate e ingegnose, e solo quanto al costume si vorrebbero più castigate. […] Io trovo nella favola descritta ben maneggiate le passioni ed espresse con sobrietà di stile; ma non son pago dei discorsi accademici e pedanteschi che vi si tengono, delle storie, degli esempi, de’ versi, onde la riempiono il servo Lucilio, il medico Erosistrato ed il parassito Edace.
Il Clero cui importava che i popoli non venissero distratti dalla divozione, alla prima proscrisse siffatti spettacoli, indi cangiando condotta e seguendo lo stile delle precedenti età, quando ad onta de’ divieti si videro introdotti nelle Chiese, ne ripigliò egli stesso l’usanza, esercitando L’arte istrionica, e mascherandosi e cantando favole profane nel Santuarioa Teodoro Balsamone autore del XII secolo sul Canone 62 del Concilio Trullano che proibisce agli uomini il prender vesti femminili, e coprirsi con maschere, osserva che a suo tempo ancora nel Natale di Cristo, e nell’Epifania i chierici si mascheravano in chiesa. […] Pretese il Bumaldi che Fabrizio da Bologna nel 1250 componesse volgari tragedie, ma ciò affermò, perchè nel libro di Dante della Volgare Eloquenza Fabrizio è chiamato poeta di stile tragico , la qual cosa, come ognun sa, in Dante significa stile sublime, nè indica che fosse autore di tragediea. […] Nelle parole di tal prelato, ed in ciò che dice di Adriano il Tiraboschi, si attenda allo zelo, alla sacra dottrina, alla forza delle ragioni, e non già alla purità della lingua, e alla vaghezza dello stile. […] Questo volume che fu compilato nel regno di Sisenando, il quale avendo cacciato Svintila dal trono nel 631, dominò sei anni, conteneva la pratica, lo stile tenuto nel giudicare ne’ secoli appunto, ne’ quali l’apologista suppone in osservanza il già dimenticato Breviario di Alarico; e di tali fatti può assicurarsi negli storici Spagnuoli, ed anche nel Compendio della Storia di Spagna del p. […] Le leggi (egli dice nel libro XVIII, c. 2) di Gondebaldo per li Borgognoni sembrano assai giudiziose, quelle di Rotari e degli altri principi Longobardi le sorpassano di molto; ma le leggi de’ Visigoti, di Recesvindo, di Chindesvindo, di Egica, sono puerili, goffe, idiote: esse non conseguiscono il fine delle leggi, sono piene di tinte rettoriche, vote di senso, frivole nel fondo, e gigantesche nello stile.
Vi si vede lo stile migliorato, e più incatenato lo sceneggiamento. […] Cadahalso volle rettificarlo trattandolo con arte, con decoro e in buono stile; ma la versificazione di due endecasillabi rimati perpetuamente per coppia produce qualche rincrescimento. […] L’erudito autore v’incastrò varj squarci di poeti antichi; ma vi si nota un dialogo elegiaco uniforme più che un’ azione tragica, e non poca durezza nello stile. […] Il dottor Guarinos punto non risentissi di ciò che accennai del dialogo uniforme ed elegiaco, e della durezza dello stile. […] Lo stile manca di precisione, di forza e di sublimità, lussureggia, ed enerva i sentimenti distendendoli.
Robusto, appassionato, sublime n’è lo stile. […] Vi si parla in prosa e in versi in ogni stile da’ medesimi personaggi. […] Lo stile è fiorito e talvolta lussureggia, ma la varietà delle idee, e l’eloquenza poetica lo rende pregevole. […] Pure se valessero le censure esagerate fatte dal Bettinelli allo stile metastasiano ripreso talvolta come inelegante e spesso come prosaico, potrebbe dirsi altrettanto dello stile del Calsabigi, e si potrebbero addurre molti squarci che scrivendosi senza dividerne i versi, parrebbero prosa e non iscelta. […] Elfrida con uno stile minaccia di svenarsi.
Chè tal è il porgere di Adamo Alberti, quale gl’Italiani (non parlo di quelli che si tagliano i pensieri alla francese) han sempre voluto che sia : quale la benigna natura glie lo ha largito, dotandolo di una voce scorrevolissima e sonora, d’un volto grazioso ed espressivo, d’un gesto pronto e vivace, d’un movimento libero e securo ; quale glie lo han raccomandato a prova nel suo tirocinio teatrale i due suoi maestri, cioè il proprio genitore, comico distinto a que’tempi, ed il celebre Francesco Augusto Bon, autore ed attore reputatissimo ; e quale finalmente più conveniva allo stile di Goldoni, su le cui commedie si è per dir così modellato sin dalla età sua prima.
In tal componimento in mezzo alla purezza dello stile trovansi frequentissime allusioni pedantesche che annojano. […] Lo stile è nobile e grave e rare volte ammollito da qualche ornamento lirico, i costumi vi sono ben coloriti, e i discorsi vivacemente appassionati. […] In esse, oltre a’ soliti difetti circa le unità e lo stile, vedesi la stessa mescolanza di compassione e di scurrilità che regna nelle altre sue favole. […] Loda poi Cervantes la gravità dello stile di Antonio Mira de Mescua Andaluzzo di Guadix, che compose varj volumi di commedie sotto Filippo III, fralle quali los Carboneros de Francia favola bene accolta in teatro. Non si dimenticò Cervantes di Guillèn de Castro Valenziano o di origine o di nascita, encomiandolo per la dolcezza dello stile.
Il clero cui importava che i popoli non venissero distratti dalla divozione, alla prima proscrisse siffatti spettacoli, indi cangiando condotta e seguendo lo stile delle precedenti età, quando ad onta dei divieti si videro introdotti nelle chiese, ne ripigliò egli stesso l’usanza, esercitando l’ arte istrionica e mascherandosi e cantando favole profane nel Santuario9. […] Pretese il Bumaldi che Fabrizio da Bologna nel 1250 componesse volgari tragedie; ma ciò afferma perchè nel libro di Dante della Volgare Eloquenza Fabrizio è chiamato poeta di stile tragico, la qual cosa ognun sa che in Dante vuol dir sublime, e non già autore di tragedie19. […] Nelle parole di questo prelato ed in ciò che dice di Adriano il Tiraboschi, si attende allo zelo, alla sacra dottrina, alla forza delle ragioni, e non già alla purità della lingua e alla vaghezza dello stile. […] Questo che fu compilato nel regno di Sisenando, il quale avendo cacciato Svintila dal trono nel 631, dominò sei anni, conteneva la pratica, lo stile tenuto nel giudicare ne’ secoli appunto ne’ quali l’ apologista suppone in osservanza il già dimenticato Breviario di Alarico; e di tali fatti può assicurarsi negli storici Spagnuoli, ed anche nel Compendio della Storia di Spagna del P. […] Le leggi (egli dice nel libro XXVIII, c. 2) di Gondebaldo per li Borgognoni sembrano assai giudiziose, quelle di Rotari e degli altri principi Longobardi le sorpassano di molto; ma le leggi de’ Visigoti, di Recesvindo, di Chindesvindo, di Egica, sono puerili, goffe, idiote: esse non conseguiscono il fine delle leggi, sono piene di tinte rettoriche, vuote di senso, frivole nel fondo e gigantesche nello stile.
I versi del Du Fresny (dice l’istesso Palissot) cedono in facilità a quelli di Regnard, ma il di lui stile è più puro. […] Filippo Nericault Des Touches nato in Tours nel 1680 e morto nel 1754, le cui commedie cominciarono a rappresentarsi nel 1710, possiede arte e giudizio, ed anche spirito comico, benchè non possa sostenere il confronto della piacevolezza di Regnard, non che dello stile e delle grazie di Moliere. […] Il piano è ideato con pratica e scorgimento: l’azione semplice diletta e interessa: i caratteri vi sono bene espressi e vivaci: i sali spirano urbanità e piacevolezza: lo stile conveniente e spiritoso senza sforzo e senza pregiudizio della naturalezza: la versificazione ha tutta l’armonia che può comportare la natural monotonia del verso Alessandrino. […] Convenendo col Voltaire per la mancanza di piacevolezza e in certo modo anche di azione, parmi di non poter negarsi alla commedia del Méchant il merito d’un vivace colorito ne’ caratteri, della buona versificazione e di uno stile salso ed elegante. […] Dotato di spirito e d’ingegno mancava di naturalezza nello stile, e gli noceva singolarmente certo parlar gergone a lui proprio.
Il dramma è scritto in prosa, ma l’autore vi adopra uno stile immaginoso e poetico che spesso riesce soverchio studiato. […] Vi si parla in prosa ed in versi in ogni stile da’medesimi personaggi. […] La lingua è pura, lo stile ricco e proprio degli argomenti e della drammatica. […] Ma se dovessero valere le censure del Bettinelli fatte contro lo stile Metastasiano, potrebbe dirsi altrettanto contro lo stile del Calsabigi. […] L’userebbe chi rimprovera Metastasio di stile inelegante e prosaico ?
Imperocchè io pensava che i Poemi Comici si dovessero esaminare dall’arte, dal colorito, dal piacevole, e dallo stile, e circa l’oscenità di alcuno di essi bastasse accennarla, come ho fatto io, ad esempio del dottissimo Brumoy che così trattò nelle Commedie di Aristofane, e come fece D. […] 177.) insinua alla gioventù lo studio delle Commedie di Ariosto, cosa disapprovata dall’Apologista, perchè potrebbe temersi, che in vece del purgato stile imparasse il corrotto costume. […] Che lo stile delle otto Commedie senta il sapore usato di Cervantes?
Lo stile delle commedie turche é sommamente osceno; ma abbiam veduto, che non son più decenti alcune commedie di Aristofane, le inglesi, e ’l teatro francese prima di Corneille.
In tal componimento in mezzo alla purezza dello stile trovansi frequentissime allusioni pedantesche che annojano. […] Lo stile è nobile, è grave, e rare volte ammollito da qualche ornamento lirico, i costumi vi sono ben coloriti, e i discorsi vivacemente appassionati. […] In esse, oltre a i soliti difetti circa le unità e lo stile, vedesi la stessa mescolanza di compassione e di scurrilità che regna nelle altre sue favole. […] Non si dimenticò Cervantes di Guillèn de Castro valenziano o di origine o di nascita, encomiandolo per la dolcezza dello stile. […] In somma ha questa favola tali e tanti difetti, che mi parve di un altro autore, ancor quando ignorava che la prima fosse una semplice copia o traduzione, malgrado dell’uniformità che si scorge nello stile e nella versificazione di entrambe.
Lo stile sobrio per la verità de’ sentimenti e dell’espressioni, ricco e copioso d’immagini e di maniere poetiche ammesse nel drammatico pastorale, appassionato ne’ punti principali della favola; la versificazione armoniosa di endecasillabi e settenarj alternati e rimati ad arbitrio; i caratteri di Basilio, Chiteria, Petronilla, Don-Chisciotte &c. ben sostenuti; la passione espressa con vivacità e naturalezza; lo scioglimento felicemente condotto sulle tracce dell’autor della Novella, l’azione che in ciascun atto dà sempre un passo verso la fine: tutto ciò raccomanda a’ contemporanei imparziali questo componimento, e l’avvicina alle buone pastorali italiane. […] Tre di esse appartengono a don Leandro de Moratin di Madrid figliuolo del prelodato don Nicolàs da cui ha ereditato l’indole poetica, la grazia dello stile, la purezza del linguaggio, e la dolcezza della versificazione.
Siccome i Greci non si stomacarono della Medea di Euripide, contuttochè l’ autore per l’oro de’ Corintj ne avesse affatto cambiato la storia che allora non era troppo antica, così Cicerone, così Quintiliano, e così altri Romani non rimasero nauseati nè della Medea di Ennio, nè di quella di Ovidio, nè delle due altre Medee di Pacuvio e di Azzio, nè probabilmente di questa di Seneca; perchè il gran segreto della scena tragica, come saviamente pensa un nostro chiarissimo scrittore, in due parole è compreso: grandi affetti e stile. […] Lo stile in cui si scrivevano questi Mimi, si accostava al nostro Bernesco, secondochè pretende il dotto Ab.
L’intrigo ha una tinta di farsa, ma vi si motteggia graziosamente il mal gusto dello stile romanzesco e affettato, che le donne stesse seguendo la moda prendevano nella conversazione più famigliare. […] La dimora ch’ei fece in corte contribuì all’aumento de’ lumi di Moliere intorno al cuore umano e a’ costumi nazionali, e disviluppò sempre più il suo discernimento e buon gusto, e ne migliorò lo stile. […] Ad onta della grazia de’ caratteri, della felice arditezza dell’idea, dell’ eleganza e purezza dello stile, questo bel componimento non piacque la prima volta che si rappresentò, e Moliere scaltramente si avvisò di accompagnarlo colla farsa piacevole del Medico a forza, e con tal mezzo il Misantropo si riprodusse e piacque.
Appartengono le inedite a Don Leandro Fernandez de Moratin di Madrid degno figliuolo del prelodato Don Nicolas da cui ha ereditato l’indole poetica, l’eleganza e la grazia dello stile, la dolcezza del verseggiare e la purezza del linguaggio. […] Checchessia però di tutto ciò la favola merita molta lode per la regolarità, per lo stile conveniente al genere, per l’ottima veduta morale, per le naturali dipinture de’ caratteri di Pepita, D. […] Per natura egli ha lo stile dimesso ed umile assai accomodato a ritrarre, come ha fatto, il popolaccio di Lavapies o de las Maravillas, i mulattieri, i furfanti usciti da’ presidj, i cocchieri ubbriachi e simile gentame che talvolta fa ridere e spesse volte stomacare, e che La Bruyere voleva che si escludesse da un buon teatro.
Ma come saggio del suo stile ve n’ ha ben altre che mi pajon di gran lunga migliori.
Della qualità dello stile praticato da’ poeti d’ambedue le nazioni. […] Il Cebà siccome nelle azioni così pure nello stile ha più del comico che del tragico. […] Ma io non saprei assolvere da molti sconci né lo stile di Racine, né quello degli altri più moderni. […] Finalmente sopra tutto è lodevole la dottrina con cui tratta dello stile convenevole alla tragedia. […] Lo stile di questo dramma per frasi poetiche ed espressioni strane non si distingue punto da quello ch’è consueto a’ tragici francesi.
I versi del Du Fresny (dice l’istesso Palissot) cedono in facilità a quelli di Regnard; ma il di lui stile è più puro. […] Piron di cui si è parlato fra gli scrittori tragici, forse dovrà alla Metromania commedia ingegnosa, piacevole, spiritosa e scritta con regolarità in ottimo stile, la sua riputazione maggiore. […] Il piano è ideato con pratica e scorgimento; l’azione semplice diletta ed interessa; i caratteri sono bene e vivacemente dipinti; i sali spirano urbanità e piacevolezza; lo stile spiritoso e proprio senza sforzo e senza pregiudizio della naturalezza è animato da una versificazione armonica per quanto può comportare la natural monotonia del verso alessandrino. […] Convenendo col sommo critico per la mancanza di piacevolezza ed in certo modo anche di azione, parmi di non potersi negare alla commedia del Mechant il merito di un vivace colorito ne’ caratteri, della buona versificazione e di uno stile elegante e salso. […] Dotato di spirito e d’ingegno mancava di naturalezza nello stile, e gli noceva singolarmente certo parlar gergone a se particolare.
Parve però il di lui stile così duro e secco, come quello di Pacuvio e di Accio, all’autore del dialogo De causis corruptæ eloquentiæ 118. […] La stessa mano della Medea sembraci che abbia colorito l’Ippolito, benchè lo stile ne sia più ornato e talvolta più del bisogno verboso specialmente nell’atto primo. […] Si è finora detto e ripetuto sino all’estrema noja: Seneca è gonfio, monotono, affettato; abusa delle sentenze e delle antitesi; declama; il suo stile sente di scuola. […] Sublime n’è lo stile, molto vaghi ne sono i versi, nè vi si scorgono molte antitesi e sentenze affettate che la deturpino (Nota XII). […] Meno riprensibile, declamatorio e ampolloso di quello dell’Edipo riferito e dell’Ercole Eteo che or ora osserveremo, sembrami lo stile dell’Agamennone.
Se gli uditori si annoiano d’uno stile recitativo, cotal noia non procede dalla natura di questo stile, ma dal poco studio, che fanno sopra di esso i moderni maestri di cappella» (III.III.7). […] Poi qualche riflessione aggiugneremo sul loro stile. […] Quando però di mezzo a tali deliberazioni comincia a pullulare la drammatica passione, lo stile non sarà più così alto; ed a misura che quello crescerà, questo vuole andar decrescendo, finché giunta la passione al suo colmo nell’aria, lo stile ancora sia giunto alla sua maggiore semplicità. […] [Sez.III.2.1.2] Or primieramente lo stile della musica teatrale vuol poche note. […] Se gli uditori si annoiano d’uno stile recitativo, cotal noia non procede dalla natura di questo stile, ma dal poco studio, che fanno sopra di esso i moderni maestri di cappella.
pag. 239) il quale ci ha dato ancor qualche saggio dello stile di esse, che non é certamente conforme a quel del Petrarca.
In uno stile gonfio e reboante, con mescolanza di prosa e versi rimati, son le solite scene vuote, retoriche, in cui si passa dal furore all’amore colla maggior tranquillità del mondo, senza ombra di gradi.
E per conseguirla attese a formarsi uno stile grave e sublime e maestoso e spoglio della durezza e gonfiezza del predecessore, e a tirare l’attenzione dell’uditorio più col movimento e colla vivacità e coll’economia naturale della favola che con la magnificenza delle decorazioni. […] Lo stile di Sofocle è talmente sublime, magnifico e degno della tragedia, che per caratterizzare la maestosa gravità di tal componimento, dopo Virgilio suol darsi al coturno l’aggiunto di Sofocleo. […] Tutti i Cori del l’Edipo esprimono al vivo la sublimità dello stile di Sofocle, e si veggono mirabilmente accomodati alle particolarità del l’azione, nella qual cosa Sofocle riescì più di ogni altro tragico, Qualche altro frammento di quello del l’atto primo della versione elegante del lodato Giustiniani mostrerà alla gioventù studiosa l’arte di Sofocle ne’ canti de’ cori.
Questa favola ha una tinta di farsa, ma vi si motteggia lo stile affettato romanzesco che le donne stesse prendevano nelle conversazioni. […] La dimora che Moliere fece in corte contribuì all’aumento de’ lumi di lui intorno al cuore umano e a’ costumi nazionali, e disviluppò sempre più il suo discernimento e buon gusto, e ne migliorò lo stile. […] Ad onta della grazia de’ caratteri, della felice arditezza dell’idea, dell’eleganza e purezza dello stile, questo bel componimento non piacque la prima volta che si rappresentò; e Moliere scaltramente si avvisò di accompagnarlo colla farsa piacevole del Medico a forza; e con tal mezzo il Misantropo si riprodusse e piacque.
[12] Circa lo stile a tutti è nota la viziosa maniera ch’erasi in Italia per ogni dove introdotta. […] [13] Se tal era il linguaggio riserbato ad un semi-deo, ognun prevede in quale stile si doveva far parlare gli uomini. […] [16] Minore fu il contagio nelle opere buffe sì perché avendo in esse meno luogo il maraviglioso più ne rimaneva pei caratteri, e sì perchè il loro stile più vicino al familiare non ammetteva le frascherie e gli stravizzi dell’eroico. […] Tale a un dippresso era lo stile del Giovanelli, del Teofili, del Ferrari, del Tarditi, del Frescosialdi, del Cornetto, ed altri, eccettuato Claudio Monteverde che seguitò più da vicino le pedate del Caccini e del Peri, e che avrebbe fatto epoca nella storia della musica scenica come la fece nella madrigalesca se i principi di quella fossero stati meglio conosciuti a’ suoi tempi.
LXXXI, quando cominciò a fiorir Cratino, poeta di stile austero, mordace, e assai forte ne’ motteggi, da cui si riconosce quel genere di Commedia caustica e insolente, chiamata satirica e antica. […] Non meno licenziosa e sfacciata é l’altra intitolata le Oratrici o l’Assemblea donnesca, il cui stile é più sollevato che in ogni altra, e si avvicina al tragico. […] Il dotto Brumoy non dissimula i difetti non pochi d’Aristofane; ma ne va con profitto degli studiosi additando nel suo teatro greco l’arte e le bellezze dello stile. […] L’istesso Platone proccurava di formar la propria maniera di scrivere sullo stile elegante, polito, dolce e armonioso di questo poeta, e se n’era talmente invaghito che, onorò un sì eccellente comico con un distico del tenor seguente: Avendo le Grazie cercato da per tutto un luogo per farvisi un tempio eterno, elessero il cuore di Aristofane, e mai più non l’abbandonarono 46.
Guerriero, capitano, vittorioso nella pugna di Maratona per Atene sì gloriosa, mostra nello stile la grandezza, il brio militare, e la fierezza de’ propri sentimenti. […] Lo stile di Sofocle é talmente sublime e grande che, per ben caratterizzare la gravità della tragedia, dopo Virgilio suol darsi al Coturno l’aggiunto di Sofocleo. […] Tutti i Cori di essa ritraggono al vivo la gravità e sublimità dello stile di Sofocle; e ’l Giustiniano che gli ha tradotti con una elegantissima fedeltà, ci appresti il modo di farne concepire una giusta idea alla gioventù studiosa. […] Infatti il suo stile si distingue molto dallo stile de’ suoi predecessori per l’arte mirabile di animar col più vivace colorito tutti gli affetti e spezialmente quelli che si appartengono alla compassione. […] La gravità delle sentenze, e una gran ricchezza filosofica caratterizzano altresì il di lui stile.
Lo stile delle commedie turchesche è sommamente osceno; ma abbiamo osservato che non sono più decenti le commedie di Aristofane, le inglesi, alcune francesi di Hardi ecc., la Celestina, il dottor Carlino ecc. della Spagna, e la Calandra dell’Italia.
Riferisco anch'io volentieri i sonetti pubblicati dal Bartoli, come saggio dello stile poetico del Paganini, e come prova della stima in cui lo tennero uomini egregi.
È un componimento languido e difettoso, nè la condotta, nè lo stile invita a desiderarsene l’impressione; ma pure è tragedia, ed ha il pregio di essere una delle prime di argomento tratto della storia moderna nazionale. […] Leon Batista Alberti nato, secondo il Manni e il Lami nel 1398, e secondo il Bocchi nel 1400, e secondo che con maggior probabilità congettura il Tiraboschi nel 1414, scrisse in prosa latina nell’età di venti anni una commedia intitolata Philodoxeos, creduta per due lustri opera di un antico scrittore, perchè ha non poco dello stile degli antichi comici, e mostra lo studio fatto dall’Alberti della latina favella. […] Ugolino Pisani parmigianoa compose alcune commedie latine, per le quali da Angelo Decembrio vien chiamato valoroso imitatore dello stile plautino b Una ne presentò al nominato Leonello succeduto al padre nel 1441, nella quale confabulavano le massarizie di cucina, secondo il medesimo Decembrio.
E’ un componimento languido e difettoso; nè la condotta, nè lo stile invita a desiderarsene l’impressione; ma pure è tragedia, ed ha il pregio di essere una delle prime di argomento tratto dalla storia moderna nazionale. […] Leon Batista Alberti nato secondo il Manni e il Lami nel 1398, e secondo il Bocchi nel 1400, e secondo che con maggior probabilità congettura il Tiraboschi, nel 1414, scrisse in prosa latina nell’età di venti anni una commedia intitolata Philodoxeos, creduta per due lustri opera di un antico scrittore, perchè ha non poco dello stile degli antichi comici, e mostra lo studio fatto dall’Alberti della latina favella. […] Ugolino Pisani Parmigiano52 compose alcune commedie latine, per le quali da Angelo Decembrio vien chiamato valoroso imitatore dello stile Plautino 53.
Sia poi che il nobile Fiorentino Ottavio Rinuccini (il quale fu gentiluomo di Camera di Errico IV re di Francia, e non commediante, come disse ne’ suoi Giudizj il Baillet ripresone a ragione da Pietro Baile) s’inducesse per l’ esempio del Vecchi a formar del dramma e della musica un tutto inseparabile in un componimento eroico e meglio ragionato, ovvero sia che le medesime idee del Vecchi a lui ed a’ suoi dotti amici sopravvenissero, senza che essi nulla sapessero del Modanese: egli è certo che il Rinuccini, col consiglio del signor Giacomo Corsi intelligente di musica, mostrò all’Italia i primi veri melodrammi eroici nella Dafne, nell’Euridice e nell’Arianna, i quali per l’ eleganza dello stile, per la felice novità musicale e per la magnificenza dello scenico apparato, riscossero un plauso universale. […] Così terminò il secolo XVI glorioso in tante guise per l’Italia: cioè per aver fatta risorgere felicemente in aureo stile la greca tragedia, il teatro materiale degli antichi e la commedia de’ Latini; per l’invenzione di tanti nuovi tragici argomenti nazionali e tante nuove favole comiche ignote a’ Latini; per aver somministrati a’ Francesi tanti buoni componimenti scenici prima che conoscessero Lope de Vega e Guillèn de Castro; pel dramma pastorale ad un tempo stesso inventato e ridotto ad una superiorità inimitabile; finalmente per l’origine data al moderno melodramma comico ed eroico.
Lo stile delle commedie turchesche è sommamente osceno; ma abbiamo osservato che non sono più decenti le commedie di Aristofane, le inglesi, alcune francesi di Hardi, la Celestina dialogo drammatico spagnuolo, ed il dottor Carlino della medesima nazione, e la Calandra dell’Italia.
E ora, come saggio del suo stile, do anch'io il sonetto ch'ella dettò in risposta a uno di Paolo Fabbri, pubblicati entrambi da Fr.
mo di Cell, « ch'è un Principe così grande – dice il Sacco nella prefazione – così giusto, e così pio, e ci grazia non solo dell’alta sua protettione, ma ci comparte una mercede così copiosa, che può far la fortuna, anche a chi pretende distintione assai superiore a quella di Comico », è forse la più importante opera del Sacco, sì per la varietà imaginosa delle scene, sì per la comicità ond’è piena, e anche per lo stile men reboante del solito.
E va avanti di questo stile per una buona pagina ancora, in cui, dopo avere accennato alla sua probità, alla sua amorevolezza, alla sua carità e alla sua religione, parla della sua erudizione nella storia antica e moderna, e delle sue attitudini allo scrivere in verso.
Migliavacca autore della Tetide e dell’Armida, Coltellini dell’Almeria e dell’Antigona (che io non ho ancor veduta), e Vittorio Amedeo Cigna di più d’un dramma tollerabile, non hanno la delicatezza, il sublime, il patetico, la maestà, l’eleganza, il calore dello stile di Metastasio; i loro disegni non sono sì ricchi e giudiziosi, le loro invenzioni non sono originali, o da passar come tali, i loro colpi di teatro, i loro quadri spariscono a fronte del colorito vigoroso di Apostolo Zeno, e di Pietro Metastasio270. […] Qualche poetastro povero di principi, d’ingegno, e di fantasia, il quale nella mollezza corrente non ha passate le notti d’inverno e i giorni d’està a formarsi uno stile, col solo torre qualche canavaccio lirico francese e porlo in cattivi versi italiani, favorito da una musica eccellente, come quella del celebre signor Gluck nell’Alceste, ha creduto di pareggiar di gloria Pietro Metastasio, ed ha aperto questo cammino tortuoso, che invece di menarci avanti, ci fa rinculare almeno d’un secolo.
Sia poi che il nobile fiorentino Ottavio Rinuccini (il quale fu gentiluomo di camera di Errico IV re di Francia, e non commediante, come disse ne’ suoi Giudizii il Baillet ripresone a ragione da Pietro Baile) s’inducesse per l’esempio del Vecchi a formar del dramma e della musica un tutto inseparabile in un componimento eroico e meglio ragionato, ovvero sia che le medesime idee del Vecchi a lui ed a’ suoi dotti amici sopravvenissero, senza che essi nulla sapessero del Modanese: egli è certo che il Rinuccini, col consiglio del signor Giacomo Corsi intelligente di musica, mostrò all’Italia i primi veri melodrammi eroici nella Dafne, nell’Euridice e nell’Arianna, i quali per l’eleganza dello stile, per la felice novità musicale e per la magnificenza dello scenico apparato, riscossero un plauso universale. […] Così terminò il secolo XVI glorioso in tante guise per l’Italia; cioè per aver fatta risorgere felicemente in aureo stile la greca tragedia, il teatro materiale degli antichi, e la commedia de’ Latini; per l’invenzione di tanti nuovi tragici argomenti nazionali, e tante nuove favole comiche ignote a’ Latini; per aver somministrati a’ Francesi tanti buoni componimenti scenici prima che conoscessero Lope de Vega, e Guillèn de Castro; pel dramma pastorale ad un tempo stesso inventato, e ridotto ad una superiorità inimitabile; finalmente per L’origine data al moderno melodramma comico ed eroico.
« Si trasformava come un novo Proteo a i diversi accidenti della favola, e se nella comedia facea vedere quanto ornamento abbia un dir famigliare, dimostrava poi differentemente nella tragedia la gravità dell’eroico stile, usando parole scelte, gravi concetti, sentenze morali, degne d’esser pronunziate da un Oracolo : e se occorreva sopra di qualche suo Amante o parente di vita spento, lamentevolmente ragionare, trovava parole e modi si dolorosi, che ognuno era sforzato a sentirne doglia vera, e ben spesso anche lagrimare, benchè sapesse certo le lagrime di lei esser finte….. […] Per dare un saggio dello stile poetico dell’Armani, trascriverò anch’io intera (cf.
Al contrario chi fosse dell’umore di codesto Francese, ben potrebbe con maggior fondamento dubitare che simile disgrazia avvenisse in Francia per lo stile serio e grave che può accreditare appo gli incauti le loro rappresentazioni liriche ripiene delle stesse mostruosità che, a suo giudizio, alimentano l’ignoranza e gli errori popolari. […] Quanto poi al merito letterario di tal componimento, ne’ giornali stessi di Parigi se ne rilevarono molti difetti particolari, lentezze, inverisimiglianze, monotonia di scene, e non pochi vizii nello stile. […] Il suggetto è semplice, l’azione naturale; convenevole lo stile.
Esse sono (il sappia l’Apologista a suo dispetto) Favole Tragiche divise in cinque Atti, scritte in versi Giambici con uno stile facile, e per quei tempi non inelegante, e coll’intento d’imitar Seneca, a cui per altro rimane inferiore.
La prima tragedia che nel risorgimento delle lettere venisse a luce in bello ed elegante stile italiano, e con qualche idea di ben regolata azione, fu certamente l’Orfeo del soprallodato Angiolo Ambrogini da Montepulciano, detto comunemente Angiolo Poliziano. […] Leon Battista Alberti, uno de’ più gran valentuomini de’ suoi tempi, nato secondo il Manni e ’l dottor Lami nel 1398, secondo il Bocchi nel 1400, e, secondo che con maggior probabilità congettura il Tiraboschi, nel 1444, scrisse anche in latino nell’età di 20 anni una comedia, intitolata Philodoxeos, che per due lustri fu creduta opera di antico scrittore «perché (al dir del prelodato Tiraboschi) comunque scritta in prosa, ha nondimeno alquanto dello stile de’ comici antichi, e pruova lo studio che l’Alberti avea fatto della lingua latina».
Guerriero, capitano, vittorioso nella pugna di Maratona per Atene sì gloriosa, mostra nello stile la grandezza, il brio militare e la fierezza de’ proprii sentimenti. […] l’esclamazioni di Cassandra tutte piene di enigmi enfatici e d’immagini inimitabili manifestano la robustezza dello stile e la forza dell’ingegno di Eschilo.
Similmente tradussero ed imitarono le commedie spagnuole Ignazio Capaccio napoletano, Pietro Capaccio catanese, Tommaso Sassi amalfitano, Andrea Perrucci traduttore ed imitatore nel 1678 del Convitato di pietra, ed Onofrio di Castro autore della commedia la Necessità aguzza l’ingegno,in cui si vede qualche regolarità unita ad un’ immagine di comico di carattere alla maniera spagnuola, con uno stile che spira tutta l’affettazione di quel tempo di corruttela.
Sofocle si forma su di lui; rende il proprio stile più grave, più maestoso, più sublime; aumenta di vivacità, di decenza, di verità, di splendidezza la scena tragica; e diviene nostro modello con Edipo, Elettra, Antigona e Filottete. […] L’eloquenza e la gravità e la copia delle sentenze filosofiche caratterizzano il di lui stile. […] La grandezza eroica campeggia nel loro stile con carattere particolare, meno attaccato alla naturalezza Greca, e più confacente alla maestà Romana.
Dalla imperizia de’ cantori in questo genere è venuta l’accusa che vari scrittori fanno al canto moderno di non convenire cioè in alcune occasioni a quello stile sublime, a quelle situazioni inaspettate ed energiche onde tanto s’ammiran da noi i poemi degli antichi, e le tragedie recitabili. […] Vengono proscritte dal buon senso tutte le cadenze eseguite nello stile di bravura, cioè quelle cadenze arbitrarie inventate all’unico fine di far brillare una voce accumulando senza disegno una serie prodigiosa di tuoni e raggirandosi con mille girigiri insignificanti. […] Le composizioni stesse dei primi maestri del nostro secolo sono oggi mai divenute anticaglie, non piacendo altro che lo stile dei moderni cantori, il quale nel giro di pochissimi anni dovrà cedere anch’esso ad un nuovo gusto che dee succedere sicuramente. […] Così che niente v’ha di più inutile che il voler risapere lo stile di Egiziello, di Bernacchi, di Farinello, o di Buzzoleni da qualche composizion musicale publicata da essi. […] Non è di mia competenza il decidere, ma se le descrizioni fattemi della loro maniera di cantare non sono state alterate, se le idee universali del bello non mi tradiscono, se l’amore del semplice, dell’appassionato, del vero non m’hanno incallito l’orecchio contro le seduzioni di uno stile pieno di artifizio e di sorpresa, Pacchierotti, oh patetico Pacchierotti!
Ecco quello che ha d’eccellente: una fina dipintura delle passioni, un piano giudizioso, un movimento nell’azione progressivamente accelerato, un’armonia di verificazione, una nobile gravità di stile che empie, interessa, rapisce, commuove e produce il bel piacere delle lagrime. […] Ammirisi l’eleganza dello stile e la patetica delicatezza che si scorge in tutte l’espressoni d’Alvida: …………… A lui sovente Prendo la destra, e m’avvicino al fianco; Ei trema, e tinge di pallore il volto, Che sembra (onde mi turba e mi sgomenta) Pallidezza di morte e non d’amore; O in altra parte il volge, o ’l china a terra Turbato e fosco; e se talor mi parla, Parla in voci tremanti, e co’ sospiri Le parole interrompe. […] Quanto allo stile, l’Ariosto abbonda di sali é motteggi graziosi senza buffoneria da piazza: é naturale senza lasciar di esser elegante: é poetico quanto basta per allontanarsi dalla prosa naturale, senza degenerare in lirico o in altro genere di poesia elevata e sonora, Vedasene un saggio nel seguente squarcio del prologo della Cassaria, dove dipinge i vecchi che vogliono parer giovani: ………………………… Per nascondere L’età, dal mento e dal capo si svellono Li peli bianchi: alcuni se li tingono, Chi li fa neri e chi biondi, ma vari e divisati in due o tre di ritornano. […] Lo stile adunque dell’Ariosto é ad un tratto famigliare, grazioso, e poetico, e perciò il più conveniente alla commedia, e dovrebbe da’ giovani che vogliono esercitarsi in tal genere, studiarsi bene insieme con Menandro e Terenzio.
Rilevasi dalle cose esposte che non ebbe torto il giudizioso conte di Calepio in censurar nel Catone le figure troppo poetiche che ne guastano qualche volta la gravità e verità dello stile, la peripezia malamente sospesa con intempestive scene di persone subalterne, i freddi intrighi d’amore, e più altri difetti dell’arte rappresentativa. […] Edoardo Young amico e socio ne’ lavori letterarj di Swift, Pope e Richardson; ed autore delle Notti lugubre poesia sepolcrale, scrisse ancora tre tragedie, il Busiri tradotta in Francia da M. la Place e rappresentata con applauso sul teatro di Drury-Lane nel 1719; la Vendetta uscita nel 1721; e i Fratelli che comparve nel 1753 stimata inferiore alla seconda per lo stile, ma meritevole d’indulgenza come frutto di un uomo giunto all’età di anni sessantanove. […] Dennis nemico di Pope scrisse in buono stile una tragedia regolare intitolata Appio e Virginia argomento che non ha che un solo punto interessante e poco atto a tener sospeso l’ascoltatore per cinque atti. […] Il suo principal merito consiste nella connessione delle scene, in una piacevolezza decente e nell’eleganza dello stile.
Il Cesti e il Carissimi si videro ridotti a dover comporre sopra parole dello stile dell’Achillino; essi ch’erano degni di rivestir di note i casti sospiri del Petrarca; ed ora le naturali e graziose poesie del Metastasio sono assai volte messe in musica da compositori secentisti. […] Quando ecco fu udito in Francia lo stile naturale ed elegante insieme della Serva padrona con quelle sue arie tanto espressive, con que’ suoi graziosi duetti; e la miglior parte de’ Francesi prese partito a favore della musica italiana.
Non dee solamente cercare sterili fatti, ma l’ordine e il congegnamento tra essi: dee usar di stile conveniente al soggetto, ma senza tralasciar le riflessioni opportune, e il colorito talvolta vivace: ora rispettar modestamente l’autorità, ora aver a tempo e luogo il coraggio di misurarla colla bilancia della ragione: quando apprezzar le particolarità, che servono ad illustrar l’argomento, quando troncarle allorché divengono oziose: dove avvicinar i secoli passati e presenti per rilevar col confronto i progressi delle arti, dove risalire fino ai principi a fine di rintracciar meglio l’origine della perfezione loro, o del loro decadimento. […] Il celebre Conte Algarotti ne schizzò un breve Saggio, nel quale col solito suo spirito e leggiadria di stile olezzante de’ più bei fiori della propria e della peregrina favella si trovano scritte riflessioni assai belle, che lo fanno vedere quell’uomo di gusto ch’egli era in così fatte materie.
Lo Storico adunque della nostra Letteratura riconosce nella Sofonisba de’ difetti1, come la poca gravità dello stile: ma vi scorge ancora molti pregi. […] Ma lo stile talora si abbassa, e più di una fiata vi si desidera la tragica gravità degli originali.
Singolarmente la prima si ha meritati gli applausi degli stranieri intelligenti per la saviezza del piano, per la felice distribuzione delle parti; per la graduazione dell’interesse, per la forza del nodo, per lo sviluppamento e per l’elevatezza delle idee, per la verità de’ caratteri, per la rapidità dello stile, pel calore del dialogoa. […] Ne recheremo uno squarcio che darà qualche idea del patetico che vi si maneggia e dello stile.
Ma la prima singolarmente ha meritati gli applausi degli stranieri intelligenti per la saviezza del piano, per la felice distribuzione delle scene, per la gradazione dell’interesse, per la forza del nodo, per lo sviluppamento e per l’elevatezza delle idee, per l’unità de’ caratteri, per la rapidità dello stile, pel calore del dialogo69. […] Eccone uno squarcio che può dar qualche idea del patetico che vi si maneggia e dello stile.
Esse non cedono alle passate in arte nobiltà, e versificazione; e solo in taluna lo stile va prendendo un portamento lirico é un poco d’affettazione di quello di Seneca.
Trovavasi il teatro Ateniese nel colmo della gloria nell’olimpiade LXXXI, quando cominciò a fiorir Cratino poeta di stile austero, mordace e forte ne’ motteggi, dal quale si dee riconoscere il lustro di quel genere di commedia caustica e insolente chiamata Satirica e Antica.
Da un omaggio agli attori della Compagnia Pelzet e Domeniconi, per le recite dell’estate 1833 a Pistoja, tolgo la seguente epigrafe : a più splendida onoranza di maddalena pelzet tragica maravigliosa comica inarrivabile singolare commovitrice d’affetti per portamento e nobile gesto commendevole ; in matilde bentivoglio gelosa amante ; nella gismonda di contrarie passioni pittrice : nell’ester d’engaddi fedele e magnanima con bello esempio insegnò alle spose anteporre l’onore alla vita un ammiratore di tanto merito pubbliche gratulazioni e festivi applausi affettuosissimo porge DI GIUSEPPE MATTEI Quand’io pendo dal tuo labbro gentile, e il suon de'detti tuoi mi scende al core, sia che del vizio alla licenza vile ti faccian scudo la virtù, l’onore, sia che di fida sposa e figlia umile, o di tenera madre immenso amore t’infiammi il petto, o che cangiando stile arda tu d’ira e di crudel furore ; in estasi dolcissima rapito oltre l’usato il mio pensier veloce al Ciel s’estolle, e dopo averti udito muto io resto, nè so dir se potria bearmi il cor, più della tua, la voce di Melpomene stessa e di Talia.
Come saggio dello stile poetico dello Zanarini, metto qui un sonetto riferito dal Bartoli, diretto alla madre di un novello celebrante : Donna, deh !
Rilevasi dall’esposte cose che non ebbe torto il giudizioso Conte di Calepio in censurar nel Catone le figure troppo poetiche che ne guastano talvolta la gravità, e verità dello stile, la peripezia malamente sospesa con intempestive scene di persone subalterne, i freddi intrighi d’amore, e più altri difetti che offendono l’arte rappresentativa. […] la Place, e rappresentata con applauso sul teatro di Drury-Lane nel 1719, la Vendetta uscita al pubblico nel 1721, ed i Fratelli che comparve nel 1753, riputata inferiore alla seconda per lo stile, ma meritevole d’indulgenza come frutto di un uomo pervenuto agli anni sessantanove dell’età sua. […] Denny nemico di Pope scrisse in buono stile una tragedia regolare intitolata Appio e Virginia, argomento che ha un solo punto interessante, e per ciò poco atto a tener sospeso l’ascoltatore per cinque atti senza un’arte sopraffina. […] Il suo merito principale consiste nella connessione delle scene, in una piacevolezza decente, e nell’eleganza dello stile.
Si riconobbe in lui qualche rozzezza nello stile; ma ai suoi di non si fecero vorsi più colti. […] Grande e sublime ne parve lo stile al vecchio tragico, benché alquanto duro ed acerbo. […] L’elevazione, la grandezza, la forza formano il carattere dello stile di questo Tragico. […] Egli scrisse alcune tragedie del medesimo gusto: grazia somma di stile privo di forza. […] Ma poteva mancar d’incantare un dotto e consumato conoscitore quella venustà di stile che indi rapi dalla scena gli animi tutti de’ più volgari spettatori?
Si riconobbe in lui qualche rozzezza nello stile; ma a’ suoi di non si fecero versi più colti. […] Grande e sublime ne parve lo stile al vecchio tragico, benchè alquanto duro ed acerbo. […] L’elevazione, la grandezza, la forza formano il carattere dello stile di questo tragico. […] Egli scrisse alcune tragedie del medesimo gusto: somma grazia di stile ma senza nerbo. […] Ma poteva mancar d’incantare un dotto e consumato conoscitore quella venustà di stile che indi rapì dalla scena gli animi tutti de’ più volgari spettatori?
La lingua, e lo stile necessario a’ componimenti musicali richiede precisione e succintezza, ed esclude lo sfoggio di un’ armonia diffusa lussureggiante.
Al contrario chi avesse l’umore di codesto Francese, ben potrebbe con maggior fondamento dubitare che simile disgrazia avvenisse in Francia per lo stile serio e grave che può accreditare appo gl’ incauti le loro rappresentazioni liriche ripiene delle stesse mostruosità che alimentano l’ ignoranza e gli errori popolari.
Il Dante, genio rozzo e sublime, atteggiator robusto ma irregolare, nelle bellezze e nei diffetti egualmente intrattabile, offriva ai musici uno stile somigliante alle miniere del Brasile, ove fra la terra e la scoria veggonsi a tratto a tratto strisciare alcune vette d’oro finissimo. […] Pietro Bembo, che prendendo a imitar il cantore di Laura altro non ritrasse da lui che la spoglia; Angelo di Costanzo celebre per robustezza de’ concetti, e per unità di pensiero benché sovente privo di colorito, e qualche volta prosaico; Giovanni della Casa ricco nella frase, lavorato nello stile, abbindolato ne’ periodi, autore più di parole che di cose; Sanazzaro più vicino ai Latini nel suo poema che scrittor felice nella propria lingua; Rinieri, Varchi, Guidiccione, Molza e mille altri versificatori stitici e insipidi benché puri e regolari non poteano somministrar gran materia alla musica. […] La voga in cui erano allora le pastorali per la celebrità, che aveano acquistata il Pastor fido, e l’Aminta indusse il Binuccini a sceglier per suggetto della sua invenzione una favola boscherecchia, onde ne trasse talvolta lo stile lezioso e soverchiamente fiorito col quale i poeti di quel tempo erano soliti di far parlare i pastori.
Prosegue sul medesimo stile colla figlia in proposito del principe Amlet che l’ama, versando copiosamente regole e sentenze morali in tuono famigliare, e le impone di più non parlargli. […] Non è meraviglia che nella medesima brochure o scartabello che sia, cancelli con una mano quel che con l’altra dipigne; e nell’atto che dichiara gl’Italiani fanciulli in poesia , affermi che abbondino di eccellentissimi poeti lirici in ogni genere; non avendo ancora imparato che l’ entusiasmo, la mente più che divina, il sommo ingegno, la grandezza dello stile, doti da Orazio richieste nel vero poeta, convengono singolarmente alla poesia lirica. Non è meraviglia ancora che mentre nega il nome di poeta grande ad Ariosto, confessi poi che sia egli gran poeta descrittivo , con altra palpabile contraddizione, perchè le bellezze dello stile, la copia, la vaghezza, la vivacità e la varietà delle immagini, formano le principali prerogative della poesia onde trionfi del tempo.
Lo stile è comico, buono per lo più, benchè talvolta soverchio affinato per far ridere alla maniera Plautina. […] Assai giocondamente il Messinese Scipione Errico schernì le affettazioni e le arditezze dello stile Marinesco e Lopense, e criticò con sale e giudizio diversi poeti di quel secolo colla sua commedia le Rivolte di Parnaso per le nozze di Calliope, che s’impresse in Messina nel 1620 ed altrove diverse volte. […] Similmente tradussero ed imitarono le commedie Spagnuole Ignazio Capaccio Napoletano, Pietro Capaccio Catanese, Tommaso Sassi Amalfitano, Giuseppe di Vito Napoletano, Andrea Perrucci traduttore ed imitatore nel 1678 del Convitato di pietra, ed Onofrio di Castro autore della commedia la Necessità aguzza l’ingegno, in cui si vede qualche regolarità unita a un’ immagine di comico di carattere e alla maniera, Spagnuola, con uno stile che spira tutta l’ affettazione di quel tempo di corruttela. […] Dall’erudite descritte tragedie, pastorali e commedie del XVII secolo chiara quanto il meriggio ne risulta questa verità istorica che allora il teatro Italiano conservò l’usata regolarità, quando anche volesse notarvisi qualche alterazione nello stile.
Non ci addosseremo mai la fatiga per noi singolarmente ardua troppo di presentar partitamente analisi compiute de i drammi di questo maraviglioso Inglese, ben persuasi della difficoltà che incontrano, non che altri, non pochi Inglesi medesimi in bene afferrarne lo spirito e l’energia dello stile e la grandezza de’ pensieri. […] Polonio sul medesimo stile prosegue colla figlia in proposito del principe Amlet che l’ama, versando copiosamente regole e sentenze morali in tuono famigliare, e le impone di più non parlargli.
Taluno la credette della fine del secolo VI, benchè lo stile sia di un gusto differente.
La grandezza eroica campeggia nel loro stile con carattere particolare, meno attaccato alla naturalezza greca, e più confacente alla maestà Romana.
Despazes autore delle quattro Satire, gli dice drammi senza piani, senza caratteri, senza correzione di stile.
Milano, Classici, M DCCCXXX), in cui dà ragguaglio della Fulvia, pastorale dell’abate Giovanni Bravi, della quale tutti i letterati dicevan mirabilia, giudicandola superiore all’Aminta nello stile, al Pastor Fido nello spirito, e impeditane la stampa dai Revisori « per certi baci ed amplessi forse un po' troppo teneri. » Fra le tante curiosità bibliografiche del teatro italiano, è da notare un rarissimo libretto di M.
Guerriero, capitano, vittorioso nella pugna di Maratona per Atene sì gloriosa, mostra nello stile la grandezza, il brio militare e la fierezza de’ proprj sentimenti (Nota IV). […] L’esclamazioni di Cassandra tutte piene di enimmi enfatici e d’immagini inimitabili manifestano la robustezza dello stile e dell’ingegno di Eschilo. […] Lo stile di Sofocle è talmente sublime, magnifico e degno della tragedia, che per caratterizzare la maestosa gravità di tal componimento, dopo Virgilio suol darsi al coturno l’aggiunto di Sofocleo (Nota VIII). […] Tutti i cori dell’Edipo esprimono al vivo la sublimità dello stile di Sofocle, e si veggono mirabilmente accomodati alle particolarità dell’azione, nella qual cosa Sofocle riuscì più di ogni altro tragico. […] Certo il suo stile si distingue da quello de’ predecessori per l’arte mirabile di animare col più vivace colorito tutti gli affetti e quelli spezialmente che appartengono alla compassione.
Regnar fa da per tutto metodo, precisione, aggiustatezza di pensare, finezza di criterio, cose che unite ad un piano e convenevole stile, fan somm’onore al suo gusto, al suo discernimento, a’ suoi talenti.
Alcuni altri dotti hanno rimproverato ad Eschilo uno stile gonfio, e troppo ardito; ma questo rimprovero dovea farsi, al dire del dotto e giudizioso Ab.
Del resto, se prima di censurare i detti altrui si prendesse egli la briga d’esaminare il fondamento delle proprie censure, avrebbe potuto vedere nella Musurgia del Kirkero una serie di composizioni musicali de’ più bravi maestri del passato secolo, e comparando queste collo stile recitativo del Carissimi, di cui esistono pure gli esempi, avrebbe rilevata la differenza tra gli uni e gli altri. […] Infatti per tacer di tanti altri la scelta erudizione è vastissima, la prodigiosa lettura, la critica finissima, le viste sublimi e filosofiche, l’aureo stile e la logica esatta che risplendono nell’estratto del Signor Manfredini mi doveano far accorto del mio errore. […] Il desiderio di essa altro non significa allora se non se il prurito che hanno molti di coloro che le coltivano, di rendersi singolari scostandosi dal buono stile e dagli ottimi esemplari, o l’inquieta smania degli ascoltanti, che infastiditi delle cose passate e noiati delle presenti bramano ricevere delle scosse, e delle agitazioni mai più sentite. […] Ne’ tre seguenti capitoli del secondo tomo dell’edizione bolognese non vi sono secondo l’estrattiva tante opinioni che gli facciano dubitare della loro certezza: pure i principi ond’io parto per esaminare lo stile del moderno canto italiano sono gli stessi stessissimi, che mi serviron di scorta per disaminare lo stile delle moderne composizioni. […] [96] Nella seconda dissertazione dice molte belle cose, parte delle quali mi sembra vere, e parte no intorno allo stile drammatico-lirico in generale, e intorno a quello de’ salmi in particolare, ma io non ho saputo rinvenire il luogo dov’egli, secondo il giornalista asserisca, «che la divisione della nostra opera in recitativo semplice, recitativo obbligato, ed aria fosse la stessa stessissima presso ai Greci».
Comunque sia, tornando all’Andreini, senza tener troppo dal Maroncelli che alza iperbolicamente al cielo la forte creazione dell’ Adamo, senza tener troppo dal D’Ancona che lo stile dell’ Adamo chiama noioso documento di secentismo, a me pare che cose veramente belle e buone in questo vasto dramma non manchino. […] « Se avesse seguito lo stile d’ Isabella sua madre — esclama Francesco Bartoli — oh quanto migliori sarebbero gli scritti dell’ Andreini !
E sin ne’crocchi ove il maligno stile in argute viltà scoppia sovente, il tuo bel nome pronunciar si sente con reverenza e simpatia gentile.
Essa comprende nelle buone Favole l’artificio, la difficoltà del lavoro superata felicemente dal Poeta, e le vaghezze dello stile, che è il sale che mantiene incorruttibili i componimenti. […] Il più bello si è, che la riprensione del Gravina cade sulle due celebri Pastorali appunto per lo stile soverchio studiato, per i concetti ricercati, per l’armonia della versificazione, in somma per cose che mirano più a cattar la maraviglia de’ conoscitori, che a divertire il volgo, e le Donne.
Ma Racine vi accoppiò una versificazione mirabilmente dolce, fluida, e armoniosa, leggiadria e nobiltà di stile, e un eleganza sempre uguale, ch’é la divisa che sa distinguere i poeti grandi da tutto il resto191. […] Gresset, il quale dice con rammarico a’ suoi nazionali, Il ne nous reste plus que des superficies, Des pointes, du jargon de tristes facéties, e Gian-Giacomo Rousseau che afferma: «La nazion francese si diletta di frizzi puerili, d’idee attratte, di figure caricate, di stile confuso enigmatico».
Il capitolo è preceduto da una lettera dedicatoria al detto Serenissimo Prencipe, che non è davvero il migliore esempio di stile epistolare, e consta di 265 versi sdruccioli mediocrissimi per concetto, per forma, per…. tutto. […] Girolamo Salimbeni da Fiorenza Zanobio da Piombino DONNE Isabella Andreini, Padovana Prima donna Prudentia, Veronese Seconda donna Silvia Roncagli, Bergamasca Franceschina Per dare un vero saggio dello stile poetico dell’Andreini, non essendomi stato possibile di vedere alcuna delle sue pastorali, pubblicherò anch’io il sonetto in lode di Flaminio Scala, (V.) stampato col discorso ai cortesi lettori, in fronte al Teatro delle Favole rappresentative (Venezia, Pulciani, 1611, in 4°) di quel celebre comico, e che è qualcosa meglio di quel malaugurato Capitolo al Principe di Savoja. Giacean sepolte in un profondo oblio le Muse, quando tu, Flavio gentile, le richiamasti, e con leggiadro stile principio desti al nobil tuo desìo.
Si fa come il novello autore mal in arnese arrivò in tempo che Cecilio giaceva per cenare, e da principio fu fatto sedere in una panca presso al letto; ma dopo alquanti: versi Cecilio stupefatto e rapito dall’eleganza e proprietà dello stile, l’invitò a cenar con lui, e appresso si scorse tutta la Commedia con somma continuata ammirazione del vecchio poeta. Ma poteva mancar d’incantar un consumato e dotto conoscitore quella venustà di stile che di poi sorprese in teatro ogni più volgare spettatore? […] L’istessa mano della Medea senza dubbio colorì l’Ippolito, benché lo stile ne sia più ornato, e talvolta più del bisogno verboso, specialmente nell’atto I. […] » Non molto riprensibile, declamatorio e ampolloso é lo stile dell’Agamennone, come quello dell’Edipo, e dell’Ercole Oeteo ch’é peggiore.