No, no, non mi piace ; è una commedia che farebbe male agli occhi, e che farebbe pianger tutto il mondo.
E non con gli occhi sol, ma ancor col fiato il ciel spaventa, ed ogni stella errante, e se contro gli vien nemico stuolo, lo fa col soffio gir per l’aria a volo.
A son masculin, e no famulin, & ti no nie in casa, ne in tal lett es t’auuri i occhi t vedrrà se ti no srà orb, dim vn poc, mat purta qle rob, cha t’ho scritt in qella plizza.
Quel riso della bocca e degli occhi, quella voce squillante, quei ciao e complimenti, e ostregheta tutti suoi, quella pancia, quelle gambette, che ricordano un po'il delizioso buffo barilotto del San Carlino, formano un tale insieme di giocondità, che non è possibile vederlo e udirlo, senza lasciarsi andare alla più matta risata.
Da quali principi incoraggito il Cambert mostrò per la prima volta agli occhi degli Inglesi il dramma musicale qualmente si trovava allora in Francia, ma non si potendo sostenere per la persecuzione mossa contro all’autore, furono chiamati dall’Italia musici e cantori che introdussero il melodramma italiano, sollevato di poi a maggior altezza nelle composizioni del fecondo e sublime Hendel 73. […] Spero che le cose che sono per dire abbiano a interessare la curiosità del lettore, trattandosi di un paese che ha rivolti verso di se gli occhi di tutta l’Europa, e che sì famoso è divenuto oggimai non meno per la sua passata barbarie che per il presente splendore.
La Gloria di colui che tutto muove, che riempie lo spazio immenso di Soli infiniti, intorno a’ quali altrettanti sistemi d’astri erranti con eterne invariabili leggi percorrono le loro orbite; è quella stessa che in sì picciol globo, com’è la nostra Terra, spiegò la sua potenza e si diffuse tanto nell’interna struttura organizzandone gli elementi, le fibre e gli strati, e rinserrando nell’ampio suo seno arcane sorgenti di fonti, di fiumi, di gemme, di metalli, di sali, di solfi, di piriti, quanto nell’aspetto esteriore di un maestoso disordine di rottami, i quali, agli occhi del profano, sembrano ruine, e pur sono armonici risultati di artificio creatore. […] In fatti essa gl’insinua per l’udito, la drammatica gli presenta alla vista: essa ammonisce gravità, questa giocondamente nasconde il precettore e manifesta l’uomo che favella all’uomo in aria affabile e popolare: la morale tende a convincere l’intendimento, la drammatica illustra l’intendimento stesso cominciando dal commuovere il cuore: ha quella per angusto campo una scuola, questa un ampio teatro, dove assiste tutta la nazione, dove s’insegna in pubblico e sotto gli occhi del Governo, s’insegna nell’atto stesso che si offre allo spettatore un piacevole ristoro dopo i diurni domestici lavori.
Il Cornelio, e il Racine del teatro lirico credettero che l’eccellenza dell’opera italiana consistesse principalmente nella bella musica e nella bella poesia; si crede ora che il suo pregio maggiore consista nel favellar agli occhi piuttosto che agli orecchi, e nell’interessare collo spettacolo e con le superbe comparse anziché colla ben pensata modulazione e coi fiori della eloquenza. […] La cagione si è perché le orecchie, che sono le giudici nella epopea, ponno essere più facilmente sedotte dalla narrativa e farci credere le cose mirabili, laddove gli occhi innanzi ai quali si suppone che si rappresenti l’azione drammatica sono più disposti a discernere il falso dal vero, e più diffìcili a lasciarsi sorprendere dai prestigi della fantasia. […] Ma contento di leggiermente accennarle, e persuadendomi che sarebbe una pedanteria mista di malignità il considerare soltanto il cattivo d’una nazione senza voler fissare gli occhi sul buono, passerò con piacere a far menzione di quelli scrittori melodrammatici che o meritano un luogo distinto pe’ i loro talenti, o non meritano andar confusi collo stolido gregge dei dozzinali oscurissimi poetastri. […] Dato un tale argomento altro egli non cerca se non di colpir gli occhi e la fantasia. […] L’autore, imitando troppo esattamente il suo Dryden, ci fa intendere fin dalla prima scena che Taide e Timoteo vogliono rappresentar innanzi agli occhi di Alessandro un fìnto spettacolo «Non solo Colla voce e col suon l’orecchie e l’alma In questo dì, ma le pupille ancora Vuol di vano terror, di piacer vano Affascinarti con portenti.»
Laonde noi incliniamo a prestar tutta la fede a que’ Latini scrittori che ebbero sotto gli occhi le tragedie romane da essi esaltate, a que’ Latini che sapevano bene quel che si dicessero sulla propria lingua e poesia; ed assai peco in concorrenza (non ci s’imputi a colpa) crederemo al lodato Denina che con tutta la posterità non ha veduta nè anche una delle tragedie latine. […] Ucciso un figlio giugne Giasone e porge a Medea lo spietato piacere di trucidar l’altro sotto gli occhi del padre: Deerat hoc unum mihi, Spectator ipse: nihil adhuc factum reor, Quidquid sine isto fecimus sceleris, periit. […] L’evento funesto chiama le lagrime sugli occhi di Teseo: Occidere volui noxium (dice), amissum fleo. […] Ed in fatti gli occhi condannati a seguir le lagrime, impazienti appena si contengono nelle occhiaje, e finalmente suam intenti manum Ultro insequuntur: vulneri occurrunt suo. […] Ad onta però di tutto ciò che salta agli occhi, Giuseppe Scaligero serivendo a Claudio Salmasio chiamava questa tragedia princeps omnium Senecae , Martino del Rio la stimava latinior et melior quam caeterae , e Giusto Lipsio la riferiva all’aureo secolo di Augusto.
Ho parlato de’ Teatri di Madrid, perchè mi erano sotto gli occhi, e, per quanto io so, niuno degli Stranieri finora ne avea fatto motto.
Egli diffatti aprì uno studio fotografico in Padova ; ma lo colpi una grave malattia d’occhi, e tutto andò per aria….
E benchè agli occhi altrui t’ assembri esser celata, sappi, misera, sappi, che non t’ ascondi al gran saver di Dio, il qual con occhio terno e sempre desto, vigila, mira, e vede ; e non pur che pareti e tetti, i monti penetra, passa il mar, giunge a gli abissi, verissima del Ciel perpetua Lince. Chiudi gli occhi a le pompe, l’ orecchio a le Sirene ! […] Cruda, rimanti ; io parto, partomi in un momento, portando agli occhi pianto, a la bocca sospiri, al cor spavento.
Secondo l’espressione di Fontenelle, le prime tenerezze di due amanti passano sotto gli occhi dello spettatore, e se ne occulta il meno che sia possibile.
Secondo l’espressione di Fontenelle, le prime tenerezze di due amanti passano sotto gli occhi dello spettatore, e se ne occulta il meno che sia possibile.
Tra il 1709 e il 1710 escono infatti il Teatro (che comprende cinque tragedie premesse dal trattato Del verso tragico), Comentario e canzoniere, e Versi e prose che raccolgono il poemetto Degli occhi di Gesù (in ottave), il dialogo Del volo e la Poetica in terzine. […] — [1.14ED] — Intanto — io seguiva — mi vuoi tu sì credulo che io mi dia per vinto all’illusione di aver sugli occhi Aristotile, di cui sono secoli e secoli che io credo smarrite ancora le ceneri? […] — [1.33ED] — E come — io soggiunsi — i miei Sermoni sono elevati all’onore d’esser passati ancor sotto gli occhi d’un Aristotile? […] [3.4ED] Mi sembrò lunga un secolo quella notte per trovarmi colà sul nascer del Sole ed il mio gobbo fu non meno ratto di me ad arrampicarsi per lo scosceso della montagna e sul più eminente parapetto della cortina, da cui mi vidi soggetta agli occhi quanta bellezza può mai consolare una vista. […] [3.105ED] Il mezzo termine per uscirne era appunto l’invenzione di un termine che nulla significasse, ma che nell’oscurità mostrasse involvere arcani, ed io fra me stesso rideva dello stralunamento degli occhi loro e de’ folli applausi delle lor lingue a ciò che né essi né io intendevamo.
Per mettere con chiarezza sotto gli occhi quanto stimava necessario per intelligenza della favolà, egli fece uso del prologo, là dove Sofocle con miglior consiglio senza prologo esponeva a meraviglia lo stato del l’azione. […] Di me stessa ho rossor; coprimi, dico, Nascondi agli occhi altrui questo che il volto M’inonda e bagna involontario pianto. […] Essa addita alla gioventù l’arte vera di tessere un dramma, che consiste in porre sotto gli occhi un’ azione che vada sempre crescendo per gradi, finchè per necessità scoppi con vigore; e non già in ordinare una catena di elegie e declamazioni; perchè queste in vece di avvivare le passioni per renderle atte a commuovere, seguendone il trasporto progressivo, le fanno divenir pesanti e fuor di proposito loquaci; e quindi stancando la mente senza mai parlare al cuore, diminuiscono l’interesse, ed in conseguenza l’attenzione di chi ascolta. […] Nel patetico racconto della morte di Polissena nel l’atto secondo si ammirano varii tratti pittoreschi e tragici, come il nobile contegno di Polissena, che non vuole esser toccata nel l’attendere il colpo; il coraggio che mostra nel lacerar la veste ed esporre il petto nudo alle ferite, Ella poichè si vide in libertate Volgendo gli occhi in certo atto pietoso, Che alcun non fu che i suoi tenesse asciutti, La sottil vesta con le bianche mani Squarciò dal petto insino al l’ombilico, E il suo candido seno mostrò fuori; e finalmente il nobile atto di cadere con decenza dopo il colpo così espresso dal Dolce, cui appartengono anche i versi precedenti: Cadd’ ella e nel cader mirabilmente Serbò degna onestà di real donna. […] Non crederei che il signor Saverio peritissimo nella greca lingua, e nel modo d’interpretarla, si fosse fatto ingannare dalla voce απιστα, quasi che Ecuba non credesse vero quel che avea sotto gli occhi.
Riprende altresì di sconvenevolezza ciò che dice la Reina nella scena quarta dell’atto primo, cioè che all’arrivo di Don Pietro in corte i di lui occhi distratti altro non vi cercavano che Inès; sembrandogli ciò poco verisimile in un marito possessore da più anni dell’oggetto amato. […] Usurpatore scaltrito che col matrimonio di Merope procura di mettere un velo agli occhi de’ popoli, non si smentisce apertamente e si dimostra inetto e stupido nel voler ch’ella passi nel tempio insieme col figlio per costringerla alle abborrite nozze col farla temere per la di lui vita, Voila mon fils, Madame, où voila ma victime? […] Un carattere così eroico, franco, temerario agli occhi suoi, non dovea far tutto temere al sospettoso Polifonte? […] del pianto che in sì larga vena Sgorga dagli occhi miei, ti bagno il volto! […] Accreditato com’ egli è dalla stessa storia e migliorato dall’impegno del pittore non può che inspirare tutto l’orrore per lui agli occhi dello spettatore e servire all’oggetto tragico.
Vari esseri allegorici si animano nelle commedie d’Aristofane, e in questa, oltre a Mercurio e alla pace, si dà corpo alla guerra, la quale pesta varie città, in un mortaio, immagine appartenente al basso comico, ma che subito mette sotto gli occhi popolarmente le perniciose conseguenze di tal flagello dell’umanità. […] Pieno di coraggio e d’elevazione, ardente dichiarato nemico della servitù e di quanti tentavano di opprimere il suo paese, esponeva agli occhi di tutti nelle sue composizioni la segreta ambizione de’ magistrati che governavano la repubblica, e de generali che comandavano gli eserciti. […] Ecco quello che agli occhi de dotti era Aristofane.
Tragico é lo stato di Torrismondo, e disperato il suo amore: ………………………………… Ove ch’io volga Gli occhi, o giri la mente e ’l mio pensiero, L’atto che ricoprì l’oscura notte, Mi s’appresenta, e parmi in chiara luce A tutti gli occhi de’ mortali esposto. […] Al contrario sparisce ogni idea tragica in Corneille, allorché Cesare dice, ch’egli ha combattuto con Pompeo ne’ campi di Farfuglia per gli belli occhi di madama Cleopatra.
Più profondo insieme e più maligno nelle sue mire egli lo prenderà come un diversivo offerto talvolta al popolo spensierato per nasconder agli occhi suoi l’aspetto di quelle catene che la politica va lavorando in silenzio, per infiorare gli orli del precipizio, dove lentamente lo guida il despotismo, e per mantenerlo più agevolmente in quella picciolezza e dissipazione di spirito, che tanto comoda riesce a chi vuol soggiogare. […] [6] Il filosofo avvezzo a ridur le cose a’ suoi primi principi e a considerarle secondo la relazione che hanno colle affezioni primitive dell’uomo, riguarda la scena ora come un divertimento inventato affine di sparger qualche fiore sull’affannoso sentiero dell’umana vita, e di consolarci in parte de’ crudeli pensieri che amareggiano sovente in ogni condizione la nostra breve e fuggitiva esistenza: ora come un ritratto delle passioni umane esposto agli occhi del pubblico, affinchè ciascheduno rinvenga dentro del proprio cuore l’originale: ora come un sistema di morale messa in azione, che abbellisce la virtù per renderla più amabile, e che addimanda in prestito al cuore il suo linguaggio per far meglio valere i precetti della ragione: ora come uno specchio, che rappresenta le inclinazioni, e il carattere d’una nazione, lo stato attuale de’ suoi costumi, la maggior o minore attività del governo, il grado di libertà politica in cui si trova, le opinioni, e i pregiudizi che la signoreggiano.
Ella dice: Lassa che appena i languidi occhi al sonno Chiudere io vò, che immagini funeste Mi rappresenta il sonno, e larve orrende Mi rompono il riposo e la quiete.
Reca diletto il poter vantare un Petrarca tra’ primi coltivatori della drammatica, benchè non ci sia rimasta la sua Filologia commedia da lui scritta in assai tenera età ch’egli volle involare agli occhi de’ posteria.
Reca diletto il poter vantare un Petrarca tra’ primi coltivatori della drammatica, benchè non ci sia rimasta la sua Filologia, commedia da lui scritta in assai tenera età ch’egli volle involare agli occhi de’ posteri32.
Evaristo Gherardi, il famoso Arlecchino, successor di Mezzettino, a cui dobbiamo esser grati della preziosa raccolta di tutte le scene rappresentate sul teatro italiano, biasima fieramente l’opera, siccome quella che tende a calunniare un incomparabile artista, mettendo sotto gli occhi del pubblico fatti non mai accaduti.
Nè sa come tu dolce il cor saetti coi due begli occhi, dove in propria sede regnan le grazie, e i cari genj eletti a cento belle e gloriose prede.
Ciò potrebbe con verisimiglianza accadere proferendo due o tre parole; ma la natura presenta ragionevolmente l’equivoco del Montiano in una narrazione che non si faccia con gli occhi chiusi? […] Soprattutto chiama l’attenzione l’atto III, quando il re Moro mostra voler ferire il prigioniero incatenato sugli occhi del padre, e sopraggiugne la madre. […] Salta agli occhi l’inetta origine di un insipido innamoramento, e la balordaggine di vantarsi di un fatto che poteva averla offesa. […] Così termina la tragedia di Numanzia distrutta, il cui piano tessuto per quattro atti e mezzo di episodii mal connessi, e di freddi amori, sconvenevoli, intempestivi, e di equivoci inverisimili, abbiamo voluto esporre agli occhi imparziali del pubblico. […] Euripide disse di Agamennone che volse il capo indietro, pianse dirottamente, e si coperse gli occhi con la veste , … καμπάλιν στρεψας καρα Δακρυα προηγεν ὀμματών πεπλον προθεις.
Ucciso un figlio giugne Giasone e porge a Medea lo spietato piacere di trucidar l’altro sotto gli occhi del padre: . . . . . . […] L’evento funesto chiama le lagrime sugli occhi di Teseo, Occidere volui noxium (egli dice), amissum fleo. […] E in fatti gli occhi condannati a seguir le lagrime, impazienti appena si contengono nelle occhiaje; e finalmente . . . . . . . […] Ad onta pure di tutto ciò che salta agli occhi, Giuseppe Scaligero scrivendo a Claudio Salmasio chiamava questa tragedia princeps omnium Senecæ, Martino Del Rio la stimava latinior & melior quam cæteræ, e Giusto Lipsio la riferiva all’aureo secolo di Augusto.
Leggiadro almo Pianeta Tu sorgi à rasciugar le molli brine, Che da gli humidi vanni de la notte Son cadute, nè mai de gli occhi miei Perciò rasciughi il pianto. […] Di questa prontezza trattando il diuino platone, nel suo dialogo del furore poetico, fà dire ad Ione, « ogni uolta ch’io recito qualche cosa miserabile, gl’ occhi mi lachrimano ; quando qualche cosa terribile o pericolosa, i capelli me si rizzano, » et lo che segue. […] Per compiacerui uoglio recitarui due sonetti soli che mi ricordo in lode sua l’ uno è Mentre gli occhi fatali hor lieti, hor mesti &c. […] Ma a questa corporale eloquenza [quantunque sia parte importantissima , talmente che è chiamata da molti l’ anima de l’ oratione, la qual consiste nella degnita de i mouimenti del capo, del uolto, degli occhi, e delle mani, e di tutto il corpo] non si potendo assegnare regola particolare, dirò solo, generalmente parlando, che il recitante dee sempre portar la persona suelta, Et le membra sciolte, et non annodate et intere. […] Alle nimphe poi, dopo l’ essersi osseruate le proprietà loro descritte da poeti, conuengono le camisce da donna, lauorate, et uarie, ma con le maniche. et io soglio usare, di farci dar la salda, accio che legandole co munili, o con cinti di seta colorate, et oro, facciano poi alcuni gomfi, che empiano gl’ occhi, et comparano leggiadrissimamente. gli addice poi una ueste dalla cintura in giù, di qualche bel drappo colorato, et uago, succinta tanto che ne apaia il collo del piede ; il quale sia calzato, d’ un socco dorato, all’ antica, et con atilatura, ouero di qualche somacco colorato. gli richiede poi un manto sontuoso, che da sotto ad un fianco, si uadi ad agroppare sopra la oposita spalla. le chiome folte, Et bionde, che paiono naturali, et ad alcuna si potranno lasciar ir sciolte per le spalle, con una ghirlandetta in capo. ad altra per uariare aggiungere un frontale d’ oro, ad altre poi non fia sdiccuole annodarle con nastri di seta, coperte con di quei veli sutilissimi et cadenti giù per le spalle, che nel ciuil uestire, cotanta uaghezza accrescono ; et questo [come dico] si potrà concedere anco in questi spettacoli pastorali, poi che generalmente il uelo suentoleggiante, è quello che auanza tutti gl’ altri ornamenti del capo d’una donna, et hà pero assai del puro Et del semplice come par che ricerca l’habito d’una habitatrice de boschi In mano poi habbiano queste nimphe, alcune di esse un’arco, et al fianco la pharetra, altre habbiano un solo Dardo, da lanciare, alcune habbiano poi et l’ uno, et l’ altro. et sopra tutti gl’ auuertimenti, bisogna che chi essercita questi poemi, sia bene essercitato per che è molto piu difficile condur una sifatta rappresentatione, che stia bene : che non è a condurre una comedia ; et per la uerità fa anco molto piu grato, Et bello spettacolo.
Riprende altresì di sconvenevolezza ciò che dice la reina nella scena quarta dell’atto I, cioè che all’arrivo di don Pietro in corte gli occhi di lui distratti altro non vi cercavano che Inès; sembrandogli ciò poco verisimile in un marito da più anni possessore dell’oggetto amato. […] del pianto che in sì larga vena, Sgorga dagli occhi miei, ti bagno il volto. […] Usurpatore scaltrito che col matrimonio di Merope procura di mettere un velo agli occhi de’ popoli, non si smentisce apertamente e si dimostra inetto e stupido nel voler ch’ella passi nel tempio insieme col figlio, per costringerla alle abborrite nozze, facendola temere per la di lui vita? […] Un carattere così eroico, franco, temerario agli occhi suoi, non dovea far tutto temere al sospettoso Polifonte? […] E quanto all’Arabo impostore essendo accreditato dalla storia stessa che tale l’ha a noi tramandato, e migliorato dall’arte del pittore, non può che inspirare per lui tutto l’orrore agli occhi dello spettatore per farlo detestare, e servire all’oggetto tragico.
Perchè pensa con ragione che costretta a rispondere quel che il caso esige, la verità senza il belletto dell’ arte più vivace si presenterà agli occhi di Cremete. […] Geta dunque rimane in iscena, ma nascosto, e Fedria sotto gli occhi dello spettatore attende l’arrivo di Demifone suo zio. […] Tutto questo apparecchio di disdegno In fede mia ammorzerà repente Solo una insidiosa lagrimuccia Che, dopo lungo strofinarsi d’occhi, In essi a stento imbambolar vedrai. […] Or sì conosco bene La sua nequizia, e la miseria mia, E me ne incresce, e di amor muojo, e il veggo, E il so, nè mi trattengo, e da occhi aperti, Corro a morir, nè so che far mi debba. […] Insin comando lor che fissin gli occhi Nelle stoviglie, come in uno specchio, E mostro lor come hansi a contenere.
D’ altronde il giudizioso Sofocle avrebbe esposto agli occhi de’ Greci una inverisimilitudine sì manifesta, se il fatto non fosse sembrato comportabile per qualche circostanza allora nota ed oggi involta nel l’oscurità di tanti secoli, o se avesse creduto far cosa contraria al pensare de’ suoi compatriotti? […] Non fuggite, o care, Queste man che dagli occhi a vostro padre Trasser la luce, e quando le abbraccia, e non sa separarsene; tutte situazioni appassionate ottimamente dipinte.
I comici d’oggi dicono ancora : fare uno sbianchimento ; e vuol dire più specialmente : metter sotto gli occhi del pubblico l’errore di un compagno di scena, non rilevato avanti. […] Da un’altra parte della Piazza il Milanese, con la beretta di velluto in testa e con la penna bianca alla guelfa, vestito nobilmente da Signore, finge l’innamorato con Gradello, il qual si ride del padrone, li fa le fiche in sul viso, le mocche di dietro, si proferisce al suo comando, prontissimo a pigliare una somma di bastonate, si tira il cappello sul mostaccio, caccia mano al temperino, e con gli occhi storti, con un viso rabbuffato, con un grugno di porco, con un guardo in sberleffo verso i rivali del suo padrone, fa mostra di sè stesso come d’un can mastino corrucciato ; ma pian piano vedendo l’incontro degl’inimici diventa paralitico, e tremando di paura e lordandosi in sul banco, si dà in preda ai calcagni e lascia il Milanese fra le scatole e l’ampolle in mezzo della piazza impettolato.
Prima che facci questo strabalzo il trottolante mio cuore, vi supplico cum totam coradellam meam, di farmi avere il vostro ritratto, acciò possa a quello fissare gli occhi con attenzione sviscerata, senza batter palpebra, che ciò facendo (come ne son certo) precipiterà dalle pupille qualche lagrimetta, la quale rinfrescherà alquanto il mio ardore. […] Al momento di accennare al costume di Buffetto, mi balzò agli occhi della mente la maschera, anzi il ritratto di un antico Brighella, di cui non solamente il costume, ma e il tipo mi par concordino a segno con quelli di Buffetto da essere scambiati.
D’altronde il giudizioso Sofocle avrebbe esposto agli occhi de’ Greci una inverisimilitudine sì manifesta, se il fatto non fosse sembrato comportabile per qualche circostanza allora nota ed oggi involta nell’oscurità di tanti secoli? […] Non fuggite, o care, Queste man che dagli occhi a vostro padre Trasser la luce. […] Per mettere con chiarezza sotto gli occhi quanto stimava necessario per intelligenza della favola, egli sempre fece uso del prologo, là dove Sofocle senza prologo esponeva a maraviglia lo stato dell’azione. […] Questa non soffre avanti i suoi occhi il rifiuto, e l’ascolta senza essere veduta. […] Mattei peritissimo nella Greca lingua e nel modo d’interpretarla, si fosse fatto ingannare dalla voce απιστα, quasi che Ecuba non credesse vero quel che avea sotto gli occhi.
Ho voluto pormi sotto gli occhi il prologo di Miguèl Cervantes, la dissertazione del bibliotecario don Blàs de’ Nasarre, i discorsi del Montiano, e del mio amico Don Nicolàs de Moratin, il tomo VI del Parnaso Espanol del Sedano: non ho voluto trascurar di rivedere nè gl’infedeli sofistici Saggi apologetici di Saverio Lampillas, nè le maligne rodomontate e cannonate senza palla di Vincenzo Garcia de la Huerta, nè i rapidi quadri di ogni letteratura del gesuita sig.
Per dar giusta ed istorica idea dello stato della drammatica del XV secolo in Ispagna, ho voluto rileggere con somma pazienza quanto ne scrissero di passaggio o di proposito i critici e gli storici della nazione: ho voluto pormi di bel nuovo sotto gli occhi il prologo di Miguèl Cervantes, la dissertazione del bibliotecario Nasarre, i discorsi del Montiano, e del mio amico Moratin, il tomo VI del Parnaso Español del Sedano: non ho voluto trascurar di rivedere nè gl’ infedeli sofistici saggi apologetici del Lampillas, nè le maligne rodomontate e cannonate senza palla di Garcia de la Huerta, nè i rapidi quadri d’ ogni letteratura del Signor Andres.
Alcuni squarci di esso posti sotto gli occhi dei lettere giustificheranno la mia asserzione. […] Indi s’udio il tuo nome Fra le labbra suonar fredde e tremanti: E volti gli occhi al Cielo Scolorito il bel viso, e i bei sembianti Restò tanta bellezza immobil gelo.» […] Che sull’Aurora Giunse all’occaso il Sol degli occhi miei, Misero!
Che che sia di ciò il Socrate è poi ritornato sulle scene, e ritornerà, e muove il riso, e se ne cerca ognor con gli occhi l’originale. […] Se ti si empiono gli occhi di lagrime, se ti palpita il cuore, se tutto ti commuovi, ti agiti, e ti senti ne’ tuoi trasporti opprimere, suffocare; prendi allora il Metastasio, e componi; il suo genio riscalderà il tuo; col suo esempio tu saprai creare; e gli occhi altrui ti renderanno ben tosto il pianto, che ti avranno fatto versare i tuoi maestri.
Ma è naturale bensì, che Artabano compreso da smoderato desiderio di regnare, al quale ha le sue mire indirizzate, si spieghi col figlio in tali termini: «È l’innocenza, Arbace, Un pregio che consiste Nel credulo consenso Di chi l’ammira, e se le togli questo In nulla si risolve: Il giusto è solo Chi sa fingerlo meglio, e chi nasconde Con più destro artificio i sensi sui Nel teatro del mondo agli occhi altrui.» […] Tutte le quali cose producono l’illusione, non solo come supplemento della musica, e della poesia, ma come un rinforzo eziandio dell’una e dell’altra, poiché assai chiaro egli è, che né l’azione più ben descritta dal poeta, né la composizione più bella del musico sortiranno perfettamente il loro effetto, se il luogo della scena non è preparato qual si conviene a’ personaggi che agiscono, e se il decoratore non mette tal corrispondenza fra gli occhi, e gli orecchi, che gli spettatori credano di essersi successivamente portati, e di veder in fatti que’ luogi ove sentono la melodia. […] Guai se cade il velo dagli occhi! […] Se non vi si vedrà sbuccar all’improvviso una furia, né si vedrà volar per l’aria una sfinge, un castello, che comparisce e poi si dilegua: se un sole non si prenderà il divertimento di ballar tra le nugole, con altre somiglianti strambezze solite ad usarsi nelle opere francesi, non è per questo, che non abbia in essi un gran luogo la prospettiva, rappresentando ameni giardini, mari tempestosi, combattimenti terrestri e navali, boscaglie, dirupi, tutto insomma il maestoso teatro della natura considerata nel mondo fisico: spettacolo assai più vario, più dilettevole e più fecondo di quello, che sia l’universo ideale fabbricato nel cervello de’ mitologi e de’ poeti. né ci è pericolo altresì che illanguidisca la musicale espressione, purché l’autore secondo le regole stabilite di sopra scelga nelle storie argomenti pieni d’affetto d’interesse sfuggendo le particolarità, che nulla significano: anzi il dover rappresentare gli umani eventi, che il musico ha tante volte veduti, o de’ quali almeno può formarsi una giusta idea, gli sarà di un aiuto grandissimo a vieppiù internarsi nella passione, e a penetrare più addentro nell’animo dell’uditore, come il dover dipingere eziandio gli oggetti naturali, che sono sotto gli occhi di tutti, gli darà più mossa e coraggio a destramente imitarli.
Soprattutto chiama l’attenzione l’atto III, quando il re Moro mostra voler ferire il prigioniero incatenato sugli occhi del padre e sopraggiugne la madre. […] Balza agli occhi l’inezia dell’origine del suo innamoramento e la balordaggine di vantarsi di un fatto che poteva averla offesa. […] Così termina la tragedia di Numanzia distrutta, il cui piano tessuto per quattro atti e mezzo di episodj mal connessi e di freddi amori sconvenevoli e intempestivi abbiamo voluto esporre agli occhi imparziali del pubblico. […] Si allontana poi il Lassala dall’uno e dall’altro tragico nell’oziosa scena 2 dell’atto II, in cui Achille con gli occhi bassi dice alle principesse che gode del loro arrivo e che non può trattenersi e parte. […] Egli disse di Agamennone che volse il capo indietro, pianse dirottamente, e si coperse gli occhi colla veste.
O giudici, o Vespe acutissime, volategli sopra, pungetegli di su di giù il viso, gli occhi, le mani. […] Ricusa il cieco di palesarsi; ma pressato dalle minacce di Carione manifesta di esser Pluto Dio delle ricchezze, e di trovarsi mal condotto sporco e privo degli occhi per l’invidia di Giove. […] Quanta filosofia ci nascondeva Sotto il velame degli versi strani di codesto Comico così dispregevole agli occhi cisposi di molti scioli oltramontani e nostrali! […] Finalmente si ricovera in casa di Cremilo un Sacerdote di Giove, il quale non ha più modo di sostentarsi ora che Pluto cogli occhi sani vede e distingue i buoni e li arricchisce. […] Pieno di coraggio e di elevazione, ardente dichiarato nemico della servitù e di quanti tentavano di opprimere il suo paese, esponeva agli occhi di tutti nelle sue favole la segreta ambizione de’ magistrati, che governavano la Repubblica, e de’ generali che comandavano gli eserciti.
[commento_1.4] danno… pascolo agli occhi: coltivano la vista. […] Nota alla nota d’autore n. 20: «Bisogna andare in questo palazzo magico dove i bei versi, la danza, la musica l’arte di ammaliare gli occhi con i colori l’arte più felice di sedurre i cuori di cento piaceri ne fanno uno solo.»
Lascio poi stare il poco artificio di tener sotto gli occhi dello spettatore per tutta la rappresentazione la più vistosa decorazione della reggia di Pluto, mentre altrove espongonsi cose assai meno vivaci. […] Tanto stentò a crederlo il gesuita Lampillas, che chiuse gli occhi, e negollo rotondamente, altro non potendo fare.
Lascio poi stare il poco artificio di tener sotto gli occhi dello spettatore per tutta la rappresentazione la più vistosa decorazione della reggia di Pluto, mentre altrove espongonsi cose assai men vivaci. […] Tanto stentò a crederlo il Lampillas che chiuse gli occhi e negollo rotondamente.
Laonde siamo noi inclinati a prestar tutta la fede a que’ Latini che ebbero sotto gli occhi le tragedie romane da essi esaltate, e che sapevano quel che si dicessero, ed assai poco crederemo al sig.
Non siamo stati avari delle nostre lodi al componimento di questo illustre Poeta: perchè non le picciole macchie, ma la massa intera del loro luminoso merito poetico dee tenersi avanti gli occhi nel ricordare i trapassati valentuomini.
Sul mio primo apparire alle tue case Tu mi accogliesti appena Con un cotal sorriso, A cui non rispondea per gli occhi il core.
Sul mio primo apparire alle tue case Tu mi accogliesti appena Con un cotal sorriso, A cui non rispondea per gli occhi il core.
Il cuore mi batteva forte, forte : aveva posto l’anima ne’miei occhi.
Una commozione viva lo agitava tutto…. le braccia, li occhi, le labbra si movevano…. e ogni tanto afforzava l’espressione del gesto colle parole su !
Perchè pensa con ragione che costretta a rispondere quel che il caso esige, la verità senza il belletto dell’arte più vivace si presenterà agli occhi di Cremete. […] Geta dunque rimane in iscena ma nascoto, e Fedria sotto gli occhi dello spettatore attende l’arrivo di Demifone suo zio. […] Tutto questo apparecchio di disdegno In fede mia ammorzerà repente Solo una insidiosa lagrimuccia Che dopo lungo strofinarsi d’occhi, In essi a stento imbambolar vedrai. […] Or sì conosco bene La sua nequizia e la miseria mia, E me ne incresce, e di amor muojo, e il veggo, E il sò, ne mi trattengo, e ad occhi aperti Corro a morir, nè so che farmi debba. […] Infin comando lor che fissin gli occhi Nelle stoviglie, come in uno specchio, E mostro lor come hansi a contenere.
Accostatevi a me, voglio appoggiarmi, Ch’io mi sento mancare, e già la notte Tenebrosa ne vien negli occhi miei. […] Con che occhi guardar mai potrò Elettra Sorella a te, a me dolce consorte, Senza te, senza me, senza il cuor mio? […] Ma a che mentovare i romanzi, quando la storia di quella bassa età ci è quasi sotto gli occhi? […] Disse, e nel volto diventò di neve, E volendo seguir, di voce in vece Singhiozzò, chiuse gli occhi e spirò l’ alma. […] Tasso canto XII, stanza 96: Pallido, freddo, muto, e quasi privo Di movimento al marmo gli occhi affisse.
Abate, quest’arte di eludere gli argomenti contrarj variando i termini calzava bene ne’ Circoli Scolastici, dove gli urti, la furia, il trasporto, e talora le pugna, e i ceffoni, non permettevano di attendere alle parole più essenziali della controversia; ma nella scrittura le proposizioni, i termini sussistono, vengono sempre sotto gli occhi, per quanto un Apologista si sforzi di sopprimerli, e per quanto s’ingegni di mostrar la propria agilità, e destrezza in far degli scambietti. […] O forse chiudete gli occhi per non vederla1? […] Dunque la partorisce un altro principio, che se non istà nello spettacolo, forza è che trovisi nello Spettatore, il quale voglia con benignità chiudere gli occhi per ricavarne il suo piacere.
L’autore così perito nelle greche lettere prese Sofocle per esemplare, secondo ciò ch’egli stesso disse nella dedicatoria a Carlo V della sua Italia Liberata, poema ricco di tante bellezze poetiche impercettibili ad occhi non assuefatti a contemplare Omero. […] Ma poco giova che l’etade neghino, Quando il viso gli accusa, e mostra il numero Degli anni a quelle pieghe che s’aggirano Intorno agli occhi, agli occhi che le fodere Riversan di scarlatto, e sempre piangono, O a li denti che crollano, o che mancano Loro in gran parte, e forse mancherebbono Tutti, se con legami e con molt’opera Per forza in bocca non si ritenesseno.
Sauvigny, e vari altri verseggiatori di simil fatta, hanno veduto spirare sotto gli occhi loro stessi le proprie tragedie. […] Ma (si dirà) se io desto la vostra curiosità, se vi esprimo dagli occhi un torrente di lagrime con questa picciola tragedia, ciò non basta per imporre silenzio agl’intelligenti? […] Egli ancora é ben degno di mettersi sotto gli occhi della gioventù il seguente squarcio della medesima commedia, nel quale con una felicissima ironia si numerano le perniciose conseguenze della filosofia de’ moderni deisti e materialisti francesi.
Al contrario sparisce ogni idea tragica allorchè Cesare presso Cornelio dice d’aver combattuto con Pompeo ne’ campi di Farsaglia per gli begli occhi di madama Cleopatra, espressione degna di un marchesino Francese. Freddo è pure il complimento di Eraclio agli occhi tutti divini di Eudossa, e la protesta ch’egli fa di aspirare al trono unicamente per la sete che ha di farne parte alla sua bella.
Un’ adunanza grande di cavalieri, come nella Contessa: un abboccamento di due gran signori col seguito rispettivo, come nel Solitario: una scena detta del padiglione nell’Errico, che metteva sotto gli occhi una corte reale in attenzione di un gran fatto: i personaggi aggruppati con verità e bizzarria pittoresca, che tacendo e parlando facevano ugualmente comprendere i loro propositi particolari senza confusione: fin anco l’indistinto mormorio che nulla ha di volgare, prodotto da una polita moltitudine raccolta insieme: tutte queste cose quando più si vedranno sulle scene comiche? […] Scrisse, per quanto io so, tre sole commedie interamente, cioè: il Notajo o le Sorelle rimasta inedita; la Marchesa Castracani eccellente pittura della vanità plebea che aspira a sollevarsi dal fango e vi ricade con accrescimento di ridicolezza, impressa senza saputa dell’autore e imbrattata con aggiunzioni d’altra mano; ed il Politico rimasta inedita, che io vidi solo accennata a soggetto, come sono tante altre sue favole, il Saturno, il Metafisico, i Mal’ occhi, il Dottorato, il Salasso, l’Amicizia &c.
Le donne, presso alle quali l’elogio fatto alla bellezza fu sempre l’omaggio più caro, e la più spedita via di guadagnarsi il lor cuore; le donne che riguardano la costanza dell’uomo come il mezzo più sicuro di mantenere ed accrescere la loro influenza sul nostro sesso; le donne finalmente in cui la vanità è la passione per eccellenza fomentata dagli usi politici per nasconder agli occhi loro il sentimento della propria dipendenza, non poteano far a meno di non compiacersi del volontario tributo che pagavano ad esse i poeti . […] Volgi pietosi gli occhi All’infelice Delo, Che a te sospira, a te piega i ginocchi, A te dimanda aita, e piagne, e plora: Muovi lampi, e saetta A far di te vendetta Contro il mostro crudel che la divora.» […] Gli spettacoli fatti per parlare agli occhi nelle pubbliche feste portavano sul principio il carattere dei loro tempi. […] Il risorgimento benché lento della pittura, il commercio che vivifica le arti, onde viene alimentato a vicenda il lusso che rende squisite le sensazioni nell’atto che le moltiplica, e la connessione che hanno fra loro tutti gli oggetti del gusto fecero avvertiti gli uomini di genio che l’immaginazione dei popoli civilizzati avea bisogno d’un pascolo men grossolano, che la novità e la dilicatezza ne doveano essere i principali ingredienti, che la favola da una banda e l’allegoria dall’altra potevano somministrare agli occhi una folla di piaceri sconosciuti, e che toccava a lui solo prevalersi del vero e del finto, della natura e dell’arte, degli esseri animati e degli inerti per dar una nuova mossa alla fantasia e un vigore novello alla prospettiva. […] E poiché il Signor Abbate mi rimprovera di non aver lette attentamente le sue ragioni, cercherò di correggermi ora rileggendole di nuovo, e mettendole sotto gli occhi del pubblico con gli opportuni riflessi.
Accostatevi a me, voglio appoggiarmi, Ch’io mi sento mancare, e già la notte Tenebrosa ne vien negli occhi miei. […] Con che occhi guardar mai potrò Elettra Sorella a te, a me dolce consorte, Senza te, senza me, senza il cuor mio? […] Ma a che mentovare i romanzi, quando la storia di quella bassa età ci è quasi sotto gli occhi? […] Nel racconto della morte di Nino il poeta imitando in parte l’attitudine di Tancredi al sepolcro di Clorinda principia colla pittura più espressiva del di lui dolore alla vista de’ figli e di Dirce: Giunto al fiero spettacolo si stette Pallido, freddo, muto, e privo quasi Di movimento; e poco poi dagli occhi Li cadde un fiume lagrimoso, e insieme Un oimè languidissimo dal petto Fuori mandò, così dicendo… Torquato Tasso nella Gerusalemme canto II, stanza 96 avea detto: Pallido, freddo, muto, e quasi privo Di movimento al marmo gli occhi affisse.
O giudici, o Vespe acutissime, volategli sopra, pungetegli di su di giu il viso, gli occhi, le mani. […] Ricusa il cieco di palesarsi; ma pressato con minacce da Carione manifesta di esser Pluto il dio delle ricchezze e di trovarsi sì mal condotto, sporco e privo degli occhi per l’invidia di Giove. […] Finalmente si ricovera in casa di Cremilo un Sacerdote di Giove, il quale non ha più modo di sostentarsi ora che Pluto cogli occhi sani vede e distingue i buoni e gli arricchisce. […] Pieno di coraggio e di elevazione, ardente dichiarato nemico della servitù, e di quanti tentavano di opprimere il suo paese, esponeva agli occhi di tutti nelle sue favole la segreta ambizione de’ magistrati che governavano la repubblica e de’ generali che comandavano gli eserciti. […] Ecco quello che agli occhi de i dotti era Aristofane.
Onde la fabbrica potè riuscir bella agli occhi di alcuni, ma né buona né bella per chi dritto estima.
Aggiugnetevi la necessità di dover dare il suo libro alle stampe di Napoli sua patria, lungi, vale a dire, da’ suoi occhi e dalla felice opportunità di poter ritoccarlo coll’ultime pennellate, che soglion darli talvolta a’ misura che si diviluppano nuove idee, anche sotto lo stridere de’ torchi.
Agamennone nella scena quinta domanda a Taltibio, se abbia eseguiti i suoi ordini, quando pur co’ suoi occhi vede in quel luogo Briseida ed Achille; ed il servo, contro l’indole de’ Taltibii, disubbidiente dice che gli ha enunciati, ma non è passato oltre per compassione, e canta un’ aria al suo re di un tronco che cede alla forza, ma mostra colla resistenza il proprio dolore , sentenza che quando non fosse falsa, impertinente, ed inutile per la musica, sarebbe sempre insipidamente lirica e metafisica.
E se ben amore semina nel mio cuore abbondantissime granella de’suoi meriti, e che i raggi de’ suoi begli occhi, quasi vivi soli, faccino il loro officio di generare, non havend’io già mai con l’acqua del mio consenso inaffiato questo cuore, il seme non ha potuto concepire vegetativo germoglio…..
Ed è allora, più specialmente allora, ch’ella s’attira il plauso tacito di quanti hanno un gusto squisito dell’arte ; e che le ampie gradinate sono tutte una corona di volti intenti, in cui si manifestano le innumerevoli gradazioni dell’ammirazione umana ; e che le signore la riguardano con quel sorriso negli occhi e su le labbra, che dà solo la vista delle cose gentili, quasi ella fosse in quel momento l’eletta a rappresentar degnamente la loro grazia e la loro venustà.
La legislazione degli Spartani non si vede più, quella de’ Viniziani è sotto gli occhi, dunque non potrà paragonarsi la politica di Licurgo con quella del governo veneto? […] Ma pazienza se l’estrattista manca di logica, poiché si sa che questa non si può avere che dalla madre natura; il peggio si è che manca nella storia, per la quale basta aver degli occhi, e volontà di leggere. […] Quindi questa sorta d’accuse deve essere ed è molto frequente presso certa classe di censori; i quali veggono ne’ libri i pensamenti degli autori come gli itterici veggono negli oggetti la giallezza onde sono tinti gli umori de’ propri occhi. […] Ma l’andare più oltre né piace, né giova, non essendo il mio scopo il tessere una nomenclatura od un catalogo, ma presentare soltanto agli occhi de’ lettori una rapida prospettiva. […] Uno di essi ebbe la temerità di rivedere ben bene i conti al Signor Manfredini mostrandolo agli occhi del pubblico ignorante ne’ principi della scienza del canto210, quindi l’astio del Manfredini contro gli eunuchi.
O fiumi Non occhi, qui destate alma pietosa A lutto (foste almen mie gioie inferme) Tranquilla mia tu del Picen nel seggio Sovran dov’esser cheggio Teco, giaci sepolta infrà que’ sacri Marmi, ch’ebber di pianto ampi lavacri ; Marmi al Vate maggior d’Ippona eretti Cui patrii fur cartaginesi tetti.
A. tiene verso di me, d’allegrezza mi venero quasi le lachrime agli occhi.
Ma se poi l’arte orrendi casi e fieri dinanzi alla pietà di gentil core rechi, e gl’inciti sì, che pajan veri : a gli occhi manda l’anima dolente lagrime dolci nel suo dolce errore, e chi t’ode e ti mira, o Prode, il sente.
Ma se questo filosofo valicasse presentemente le Alpi per chiarirsene co’ propri occhi di ciò ch’egli immaginava soltanto in sistema, avrebbe veduto che l’Italia non merita in questo punto maggior indulgenza della Francia. […] «Il piloto vigilante con gli occhi fissi sulla bussola e premendo colla mano il timone del naviglio canta tutta la notte per levarsi la noia, mentrecbè il marinaro rampiccandosi sulle corde e spiegando la vela non pensa ai rischi della navigazione e intuona la sua canzonetta. […] Le sue magiche intuonazioni hanno la virtù di riunire l’ossa spolpate e rianimare le fredde ceneri dei morti, di sedare le onde agitate del golfo delle perle, di tarpar le ali all’arenoso vento dominatore dei deserti della Petrea, e d’abbagliare i nostri occhi colle vane appariscente di mille fantastici oggetti. […] Benché tal proposizione paia ridicola agli occhi di coloro i quali tengono per favolosi tutto ciò che non è conforme alle loro picciole idee, nondimeno la testimonianza degli antichi filosofi su questo punto è così decisiva che non si può a meno di non assentire qualora non si voglia cadere in un biasimevole pirronismo.
Perchè non leggete cogli occhi vostri? […] Or perchè, Signor Abate, con produrre le Arlecchinate costringete quei che combattete a mettervi sotto gli occhi i Graziosi?
Al contrario sparisce ogni idea tragica allorchè Cesare presso Corneille dice di aver combattuto con Pompeo ne’ campi di Farsaglia pe’ begli occhi di madama Cleopatra , espressione tolta a’ marchesini francesi. Freddo è pure il complimento di Eraclio agli occhi tutti divini di Eudossa , e la protesta che egli fa di aspirare al trono unicamente per la sorte che ha di farne parte alla sua bella .
Ma del ricco gli errori e le follie Il folto stuoi de’ bassi adulatori A gli occhi altrui, per suo guadagno, invola: Fin quì Gellio.
Si vuole che, stando al fianco di Francesco Bon, artista insuperato nelle parti brillanti, s’invogliasse d’imitarlo ; e con tanto esemplare sotto gli occhi e con la costanza nello studio non mai attenuata, vi riuscisse così mirabilmente, che parve a tutti, se non uguagliare il maestro, a lui molto accostarsi.
Piacevole fisonomia ; negli occhi, nelle labbra e nella fronte, potenza di esprimere le più interne commozioni dell’animo, senza stento nella severità o nella tenerezza, senza sconcezze nel ridicolo ; sì che più volte non proferendo parola, non movendo mano, seppe con un solo sguardo scuoter la moltitudine attonita, atterrirla o rallegrarla secondo che dimandassero le trattate passioni.
O fortuna inconstante, o corso variabile, o speranze di vetro, o sorte nemica a’ miei desiderj : qual cuore di durissima selce, saldo alle più dure lagrime non verserà per gli occhi duo vivi fonti d’amarissimo pianto ? […] Quegli occhi, che vibrano saette hanno pertuggiato, succhiato, bucato, perforato il cuore al cuore di tutti i cuori miei ; la bocca è un Fialone, ove fanno nido le Grazie ; e Amore fatto ape vola al Ozimo, o Basilico di frondi grandi per suggere il miele dall’alma del fiore di Zumpano (Casale di Cosenza), le tue narici son pezzi d’artiglieria, che sbarando, e colpendo in questo petto fanno un dirupo della Casa matta della Bravura del Mondo. […] Colui che con un salto va all’Empireo a cena con Giove, o colui che …. non con gli occhi sol, ma ancor co ’l fiato il ciel spaventa, & ogni stella errante, e se contro gli vien nemico stuolo, lo fa col soffio gir per l’aria a volo ?
I leggitori ben comprenderanno, avendo sotto gli occhi l’Ermenegildo ed il Maurizio specialmente, che esse potrebbero meglio arricchire una nuova raccolta di un buon Teatro tragico Italiano. […] Miratela ; la chioma Son irte spine, e voti ha gli occhi in fronte. […] Lo spettatore vede nascere sotto i suoi occhi la potestà consolare in Roma, e prendere il Romano eroismo un meraviglioso incremento scosso il giogo de’ Tarquinii. […] Non saprei verificare ora se queste ultime sieno trascritte dal m s. spagnuelo che io lessi, non avendole più sotto gli occhi. […] Ciò appunto ha fatto ultimamente non so qual cianciatore privo di occhi.
Gli Zeffiri in gloria, i sogni piacevoli e i funesti che danzano intorno ad Ati addormentato, le divinità de’ fiumi e delle fontane che ballano e cantano, i voli, le trasformazioni di Ati in pino, erano cose buone, quando non si conosceva il melodramma Metastasiano; esse potevano occupare tutti gli occhi, ma non tutti i cuori.
Non per tanto dove i costumi mancano di una pubblica scuola teatrale che ammaestri il popolo sotto gli occhi di un provvido governo: dove il teatro, in cambio di essere scuola, fomenta le laidezze, le goffaggini, le assurdità, le bassezze, i pregiudizj, e resta abbandonato dalla gente colta e di buon gusto: dove la poesia drammatica si trascura, si pospone alle farse informi, e si avvilisce per le declamazioni degl’ imperiti, de’ pedanti orgogliosi e raggiratori, o de’ filosofi e matematici immaginarj: dove in somma si cade nell’eccesso contrario delle repubbliche Greche, ognuno vede che in un popolo così guasto si chiudono le cattedre di educazione e di morale che sono le ausiliatrici della legislazione.
Gli zeffiri in gloria, i sogni piacevoli ed i funesti danzanti intorno ad Ati addormentato, le divinità de’ fiumi e delle fontane che ballano e cantano, i voli, la trasformazione di Ati in pino, erano cose buone quando non si conosceva il melodramma Metastasiano; esse potevano occupare tutti gli occhi, ma non tutti i cuori.
Mi par di vederlo, Ernesto Rossi, come inchiodato davanti al Re, indietreggiare, man mano ch'egli avanza, fissandolo negli occhi, scrutando quel suo turbamento….
Si può gestire col capo, cogli occhi, col piede e con qualunque altro delle nostre membra. […] Questa sorta di gesto induce lo spettatore a volgersi verso là, dove sono diretti gli occhi e le mani del gesteggiante. […] Gli occhi scintillano, i denti digrignano e la soverchia rigidezza rende le membra tremanti e come paralitiche. […] Gli occhi si stralunano, la persona si dibatte, il volto, si smarrisce, la voce è incerta e vacillante. […] Qui l’allegrezza che anima quelle guance, là lo squallore che ottenebra quella fronte, e d un’altra parte la tenerezza che illanguidisce due begli occhi?
Noi adunque retrocediamo nell’opera ancor sotto gli occhi di Metastasio.
Modena scattò in piedi, rosso in viso contro il suo solito, tremante, schizzando fuoco dagli occhi : Comprendo l’allusione insolente e la raccolgo.
Affinchè il leggitore che non Pha mai avuto sotto gli occhi, possa giudicarne, ne ripeterò qui succiutamente l’analisi che ne produssi nel 1798. […] Che che sia di ciò il Socrate tornò poi sulle scene e ritornerà ancora e muove graziosamente il riso, e se ne cercò sempre con gli occhi l’originale sino a che il figurato non cessò di vivere. […] È vero che le parole che lo compongono appartengono a tutti ; ma così infilzate son del poeta picciolo tanto e spregevole agli occhi del Calsabigi. […] Se ti riempiono gli occhi di lagrime, se ti palpita il cuore, se tutto ti commovi, e ti senti ne’ tuoi trasporti opprimere, soffocare ; prendi allora Metastasio e componi ; il suo genio riscalderà il tuo, col suo esempio tu saprai creare ; e gli occhi altrui ti renderanno ben tosto il pianto che ti avranno fatto versare i tuoi maestri. […] Non so se quindi solo derivi quella rincrescevole decadenza che non può negarsi che si osservi nelle belle arti ; certo agli occhi oggi salta meno l’abbondanza de’ grandi artisti che de’ calcolatori, degl’invidi sofisti, de’ falsi-letterati e gazzettieri senza biscotto.
Prometeo vede balenare e strisciare il fulmine senza abbassar neppur gli occhi.
Non pertanto dove i costumi mancano di una pubblica scuola teatrale che ammaestri il popolo sotto gli occhi di un provvido governo: dove il teatro in cambio di essere scuola fomenta le laidezze le goffaggini le assurdità le bassezze i pregiudizii, e resta abbandonato dalla gente colta e di gusto: dove la poesia drammatica si trascura, si pospone alle farse informi, e si avvilisce per le declamazioni degl’imperiti, de’ pedanti orgogliosi e raggiratori, o de’ filosofi e matematici immaginarii: dove in somma si cade nell’eccesso contrario delle repubbliche Greche; ognuno vede che in un popolo così guasto si chiudono le cattedre di educazione e di morale che sono le ausiliatrici della legislazione.
Talvolta i comici accettavano a occhi chiusi, talvolta il capocomico si raccomandava affinchè non fosse privato del tale attore o della tale attrice, talvolta anche i comici si rifiutavan di andare, o dando garbatamente le ragioni del rifiuto, come abbiam visto per Francesco Andreini, o mettendo condizione come vediamo pel Bianchi ; il quale, fatto invitare dall’ambasciator del duca in Milano il 20 luglio del 1585 di recarsi a recitare a Mantova nella Compagnia della Diana, rispondeva che avrebbe servito S.
Le commedie da noi chiamate antiche, avute dal signor Marmontel in pensiero e non mai sotto gli occhi, sono, per quello che si stà narrando, frutti per la maggior parte del secolo XVI. […] Col viso tutto alzato al cielo si sputa in su, poi con tutta la persona si dà una scossa, poi si apre gli occhi, si parla, e si muove i membri: allor la morte si va con Dio, e l’uomo ritorna vivo. […] Io ho veduta, io ho veduta la Giulietta, e l’ho veduta con questi occhi. […] Chi non senta a questa lettera correr su gli occhi suoi copiosamente le dolci lagrime della più delicata tenerezza, dica di sicuro di avere il cuore formato di assai diversa tempera da quella che costituisce un’ anima nobile.
Marmontel in pensiero, e non mai sotto gli occhi, sono, per quel che si stà narrando, frutti per la maggior parte del secolo XVI. […] Col viso tutto alzato al cielo si sputa in su, poi con tutta la persona si dà una scossa, poi si apre gli occhi, si parla, e si muove i membri: allor la morte si va con Dio, e l’ uomo ritorna vivo. […] Io ho veduta, io ho veduta la Giulietta, e l’ho veduta con questi occhi. […] Chi non senta a questa lettura correr sugli occhi suoi copiosamente le dolci lagrime della più delicata tenerezza, dica di sicuro di avere il cuore formato di assai diversa tempera da quella che costituisce un’ anima nobile.
Egli per l’opera buffa vedutasi sulle scene napoletane ebbe la mira al Finto cieco di Pietro Trinchera; ma quest’opera è ben diversa dallo Sposo cieco del Krüger, perchè il Finto cieco napoletano è un padre trincato che coll’apparente difetto de’ suoi occhi dà opportunità alle sue figluole di scroccare; là dove il Krüger dipinge uno Sposo che si finge cieci per gelosia.
Un marito che temendo di coprirsi di ridicolo agli occhi de’ pregiudicati suoi amici col mostrarsi innamorato della propria moglie, incorre nell’altro di voler palesare a lei il suo affetto colla segretezza che esige un amor colpevole, e con ciò cagiona le tenere lagrime della consorte che l’ama; simile argomento, dico, è un vago innesto di costumi correnti, di tenerezza e di piacevolezza comica, che manifesta il pregio della commedia tenera. […] Al ogni passo si anima, si scuote, gli occhi si riempiono di lagrime.
Se l’istesso nostro Monarca non avesse secondata questa prima felice operazione colle altre, p. e. permettendo a’ suoi Vassalli un libero Commercio alle Provincie Americane, alleggerendo varj gravosi dazj posti su i generi portati in quelle Contrade, e stendendo la corrispondenza, e il traffico parimente di una Colonia coll’altra, e della Nuova-Spagna colle Filippine, si sarebbe ad occhi veggenti scorto il miglioramento del Commercio Spagnuolo1?
Volge mestamente gli occhi verso la capanna, rimpiangendo la pace che vi godeva ; la vede, preda delle fiamme, inabissarsi d’un tratto.
Il progetto va a monte – ed il Da Rizzo ne comunica il fiasco, colle lagrime agli occhi.
Il celebre quanto infelice gran poeta Portoghese Luigi Camoens autore del poema epico Las Luisiadas composto nell’Indie, perfezionato in Europa quando vi fece ritorno nel 1569, e pubblicato sette anni prima della di lui morte dopo aver menato una vita da mendico sotto gli occhi del Sovrano cui avea servito colla penna e colla spada, Camoens, dico, dee contarsi tra’ benemeriti del patrio teatro pel suo Anfitrione tratto da Plauto di cui ritiene molte grazie, e per un’ altra picciola farsa che leggesi nelle di lui opere. […] Invan con gli occhi Mi cercherà: queste pareti intrise Scorgerà del mio sangue.
Avvalora egli il suo sentimento colla similitudine d’una pittura che rappresenti Adone ferito dal cignale e dice che se in nulla per dipinto egli si conoscesse, le fanciulle lo fuggirebbono, laddove riconoscendolo per finto vi perdono sopra gli occhi, vi s’interessano e ne sentono compassione. […] [6.3.8] Racine, ch’ebbe avanti gli occhi l’esempio di Pietro Cornelio, non seppe ben guardarsi da simili sconci. […] L’intenzion d’un poeta non dee tanto essere di metter sotto gli occhi un eroe perfetto; quanto di muovere utilmente la compassione ed il terrore: or che pietà potrebbe egli seguire senza il parricidio che lo riduce in condizione compassionevole? […] Altra sconvenevolezza notabile, e che ferisce la condotta, è nella medesima scena ove dice la reina che in qualunque occasione compariva alla corte Don Pietro, i di lui occhi sempre distratti non vi cercavano, né vi incontravano se non Inès. […] Tuttoché sia il medesimo cosa assai imperfetta, ho almeno questa lusinga: che, imprimendosi sotto i vostri occhi, non sarà maggiormente guasto come suole occorrere ne’ libri che si stampano lungi dall’autore» (ivi, p. 148).
Il celebre quanto infelice gran poeta portoghese Luigi Camoens autore del poema epico Las Luisiadas composto nelle Indie, perfezionato in Europa quando vi fece ritorno nel 1569, e pubblicato sette anni prima della di lui morte dopo aver menato una vita da mendico sotto gli occhi del sovrano cui avea servito colla penna e colla spada; Camoens, dico, dee contarsi tra’ benemeriti del patrio teatro pel suo Anfitrione tratto da Plauto, di cui ritiene molte grazie, e per un’altra picciola farsa che leggesi nelle di lui opere. […] Invan con gli occhi Mi cercherà: queste pareti intrise Scorgerà del mio sangue.
Chi si sovverrà dell’Alceste del medesimo Greco, avendo sotto gli occhi quella del Martelli, vedrà nella moderna conservato l’ interesse dell’antica senza inverisimilitudini, senza il trionfo di Ercole nell’inferno e senza le indecenti altercazioni di Admeto col padre. […] Ecco la dipintura dello spettro che fa il re a Gonippo: Allor che tutte Dormon le cose, ed io sol veglio, e siedo Al chiaror fioco di notturno lume, Ecco il lume repente impallidirsi, E nell’alzar degli occhi ecco lo spettro Starmi d’incontro, ed occupar la porta Minaccioso e gigante. […] Io stesso Le parlerò .., miratela; le chiome Son irte spine, e vuoti ha gli occhi in fronte Chi glieli svelse?
Torno a replicarvi che dovevate leggere nel mio Libro, che io non avea avuto sotto gli occhi le favole del Cueva.
Ma del Signor Eximeno accennammo alcuna cosa nella Storia de’ Teatri, che non ci fa camminar sicuri ed a chiusi occhi su quanto egli asserisce.
Ciò che in Italia nuocono alle belle arti le combriccole de’ semidotti che si collegano contro del merito e degl’ingegni ben coltivati, e le mignatte periodiche e gli scarabbocchiatori di mestiere di ciechi colpi d’occhi e di articoli per giornali venduti, noceva a que’ di nelle Spagne ai progressi teatrali la turba inetta degli apologisti ed i colleghi di quel poetilla La Cruz che tiranneggiava i commedianti nazionali.
Ma con sua pace legga con gli occhi aperti, e vedrà che il Tiraboschi punto non reca in testimonio di buona latinità le opere di Adriano.
Un marito che temendo di coprirsi di ridicolo agli occhi de’ pregiudicati suoi amici col mostrarsi innamorato della propria moglie, incorre nell’altro di voler palesare a lei il suo affetto colla segretezza che esige un amor colpevole, e con ciò cagiona le tenere lagrime della consorte, quest’ argomento, dico, è un vago innesto di costumi correnti, di tenerezza e di piacevolezza comica, che manifesta il pregio della commedia tenera.
Ucciso un figlio, sopravviene Giasone, ed offre a Medea l’occasione di trucidar l’altro sotto gli occhi del padre, ………………… Deerat hoc unum mihi, Specator ipse: nihil adhuc factum reor, Quidquid sine isto fecimus sceleris, periit. […] e infatti gli occhi condannati a seguir le lagrime, impazienti appena si contengono nelle occhiaie, e finalmente ………………… Suam intenti manum Ultro insequuntur; vulneri occurrunt suo.
Queste parti dell’opera, che non abbisognano che d’occhi e d’orecchi negli spettatori per farne proseliti, raccorran sempre maggior numero di voti che le altre, delle quali non può misurare il merito che l’intelligenza e il raziocinio.
Allora il sembiante dell’italiano prende anima e vita: gli occhi, le mani, il portamento, tutto diviene eloquente: il suo linguaggio sentesi pieno d’interiezioni, d’esclamazioni, di suoni spiccati e sensibili: l’idioma degli accenti rinvigorisce quello delle parole, ed ecco il gran fonte onde scaturisce il modello, che il musico dee per ogni verso cercar d’imitare, e al quale la melodia è debitrice della sua possanza.
Ma con sua pace legga con gli occhi aperti, e vedrà che il Tiraboschi punto non reca in testimonio di buona latinità le opere di Adriano.
La Granduchessa li protestò che non ne voleva più sentir parlare, e lo fece uscire dal Parlatorio, il che esegui con le lacrime agli occhi, ma giudichi V.
Io non riguardo adunque la musica, se non come un’arte imitativa ricercando e mettendo dinanzi agli occhi i mezzi, ch’ella pone in opera per riuscire acconciamente in tale imitazione.
Questa sorte di racconti divenuti essenziali nelle commedie spagnuole diconsi relaciones; ed in esse l’autore arzigogola senza freno sfoggiando in descrizioni ampollose ed in concetti falsi e puerili, e l’attore seguendo i delirii della poesia con gesti di scimie delle mani, de’ piedi, degli occhi, del corpo tuttoa, va dipingendo, non già lo spirito del sentimento e delle passioni, ma le parole delle metafore insolenti accompagnandole tutte con un gesto che le indichi. […] Traluce agli occhi curiosi e sagaci qualche pensiero vigoroso e naturale, benchè sommerso, per così dire, da una tempesta di metafore spropositate.
Questa sorte di racconti divenuti essenziali delle commedie Spagnuole, diconsi relaciones; ed in esse l’autore arzigogola senza freno sfoggiando in descrizioni ampollose ed in concetti falsi e puerili, e l’attore seguendo i delirj della poesia con gesti di scimie delle mani, de’ piedi, degli occhi, del corpo tutto103, va dipingendo, non già lo spirito del sentimento e della passione, ma le parole delle metafore insolenti accompagnandone ciascuna con un gesto che le indichi. […] Traluce agli occhi curiosi e sagaci qualche pensiero vigoroso e naturale, benchè sommerso, per così dire, fralle metafore spropositate.
Salta agli occhi degli eruditi la di lui profonda erudizione, tanto sacra negli oratori, quanto latina e greca da per tutto.
Ma che gli Osci non poterono così nominarsi dalla parola osceno, chiaro apparisce ancora agli occhi degli eruditi che ragionano, dal sapersi che tali popoli da prima chiamaronsi Opici (parola che si allontana di molto da osceno) o da οϕις secondo alcuni, o da un accorciamento di Etiopici secondo altri; e che in appresso i Romani pronunziando male il vocabolo Opici lo corruppero in Opsci, indi in Obsci e finalmente in Osci 33.