Giulietti Giulio, ferrarese. « Dall’arte meccanica di fabbricator di mastelle, volle il Giulietti – scrive il Bartoli – passar sulle scene a recitare, e fecelo prima cogli Accademici della sua Patria ; e poscia unitosi alla Truppa di Pietro Colombini l’anno 1768, incominciò a farsi conoscere anche fra’commedianti.
Passò in Ispagna con quest’ultimo ; ma seco non volle ritornare in Italia.
Ciò fece mentre la prefata Altezza Serenissima trovavasi in Venezia per suo diporto, e affidar volle al suo patrocinio quest’Opera Scenica allora, che se ne riproduceva in uno di quei Teatri la recitazione.
Passò poi in quella migliore di Vincenzo Bugani, col quale stette più anni ; e sotto gl’insegnamenti di Giustina Cavalieri tanto progredì, che Girolamo Medebach lo volle con sè a Venezia nel S.
Da allora non abbandonò più il ruolo delle prime attrici, che sostenne decorosamente nella Compagnia paterna, addestrata nell’arte dalla grande Pezzana, di cui volle imitare fin anco l’audacia, presentandosi al pubblico sotto le spoglie di Amleto.
Passò tutta la sua vita artistica in compagnia di suo marito ; e tanto e così fortemente volle, che salita audacemente al posto di prima attrice assoluta in una compagnia di gran conto da quello di semplice amorosina, seppe in breve tempo acquistarsi fama di brava artista accanto ai nomi della Pellandi, della Perotti, della Bazzi e della Goldoni, i più grandi astri del suo tempo.
Passò poi con la Faustina Tesi l’anno medesimo in qualità di seconda attrice, e poscia acquistando maggio concetto, Fedele Venini la volle nella sua Truppa per assoluta prima donna.
Non volle che la moglie recitasse per non esser distratta nelle faccende di casa, ch'ella dovea fare con matematica precisione : e guai se la colazione, il pranzo o la cena subiva qualche ritardo.
Vezzosissima attrice e dotata di uno spirito singolare, volle abbandonare le parti in cui avea saputo meritamente emergere, per abbracciar quelle di prima donna, in cui non fece buona prova.
Pare non fosse di riserbatezze spartane, chè il primogenito Antonio si volle figlio di un Console spagnuolo, e Luigia, moglie di Bellotti prima (V.), poi di F.
Dalla Compagnia Pellandi-Blanes, passò il 1817 in quella di Raftopulo, qual prima attrice assoluta, in cui si sposò all’attore Luigi Fini ; e tale fu l’entusiasmo destato dovunque, che il gran Luigi Vestri, allora capocomico, stipendiato dal Duca Torlonia di Roma, la volle con sè ; e non tardò molto che il pubblico romano, il quale avea già proclamato Carolina Internari la prima tragica del suo tempo, non proclamasse Teresa Fini attrice insuperabile nella commedia e nel dramma.
Carlo Goldoni fa cenno, nel XIV volume dell’edizione del Pasquali, della moglie di lui, bolognese, punto inclinata al teatro per la estrema sua freddezza, e per la incorreggibile pronunzia dialettale, a cui volle affidar la parte di Graziosa nella Bancarotta, chè a cagione appunto della sua melensaggine, riuscì, egli dice, uno de' più dilettevoli personaggi della commedia.
Mortogli il padre, si restituì nella città natale, ove, ad acquetar l’anima sua, volle compier la volontà dell’estinto, vestendo l’abito sacerdotale, e celebrando la prima messa del 1806.
Ma sciagura volle che nell’estate del ’25 infermasse di petto a Firenze, ove in breve morì, compianto dalla moglie, dal figlio e da’ suoi scritturati che perdevano in lui un onesto amico.
Un bel giorno non volle saper più nè di burrasche, nè di bastimenti, nè di eliche, nè di trinchetti, e a quattordici anni il piccolo ribelle entrò in una delle infime compagnie.
Fu col Monti, col Maggi, col Pietriboni ; e finalmente, nel '92, volle essere prima attrice assoluta, e conduttrice di una compagnia, alla cui direzione fu preposto il Belli-Blanes.
D'indole assoluta e indipendente, non volle più star soggetto, e si fece capocomico.
Venuto frescamente Don Vincenzo Spinelli, Principe di Tarsia a Napoli dal suo stato, cominciò ancor iui a vagheggiar la Lavinia, che volle mascherarsi da Zaccagnino, non bastandolo quello che aveva speso in Calabria a buffoni, comedie, cacciatori, conviti, musica continua, cavalcatori, mastri di scrima, ecc. » In quel carnevale Don Vincenzo Spinelli fece una mascherata, in abito da Zanni, e distribuiva cartelli, fece la scritta : la moglie del Principe Zaccagnino.
Federigo Augusto, l’amante dell’arte, che dopo la riconquista della Polonia aveva condotto a fine il disegno di una Corte splendida a Varsavia con opera e commedia italiana, volle anche a Dresda procurare un tal godimento ; e il 2 settembre del 1714 furono anticipati 4000 fiorini imperiali al Ristori, comico di S.
Cangiata la maschera di Arlecchino in quella di Brighella, ottenne applausi quanti volle.
Eraclide Pontico, di cui Laerzio ha descritta la vita, coltivò le muse; ed Aristosseno afferma che avea Pontico composto alcune tragedie che volle pubblicare sotto il nome di Tespi. […] Dionisio il maggiore tiranno siracusano compose varie favole tragiche che niuno volle con lui tener per buone.
Luigi Vestri la volle sempre con sè ; le commedie del Goldoni più specialmente, come la Donna di governo, la Locandiera, la Donna vendicativa ed altre, ebbero in lei una interprete ottima.
Nel ’91 volle provare le gioie del capocomicato ; gioie fugaci ; chè, nel ’92 entrò a sostituire il fratello Francesco in Compagnia di Francesco Pasta, con cui stette fino al ’97.
L’attore Luigi Aliprandi che del Gottardi fu allievo, così ci descrive la morte dell’amato maestro : In una calda giornata d’autunno volle intervenire ad una festa popolare, che davasi in un paese vicino.
Nato di padre orologiajo, non volle continuar l’arte paterna, e si diede al teatro, scritturandosi amoroso nella Compagnia Reale Sarda il 1827, al posto di Vincenzo Monti, nella quale stette fin oltre il '40.
Recitò più volte il Pastor fido del Guarini, tentò l’ Aminta del Tasso, e a Venezia volle cimentarsi per la prima volta con una tragedia in versi, l’ Aristodemo del Dottori, per la quale dovè predispor l’animo degli spettatori, che di tragedia avean fin perduta l’idea, per avvertirli che Arlecchino non vi prendeva parte, che il soggetto era pieno d’interesse e che li avrebbe commossi alle lagrime. […] Nessuna delle compagnie volle seguire l’esempio di lui ; chè, tentatolo appena, vista la mala parata e l’assottigliarsi del pubblico, tornò subito all’antico….
Ma egli volgea le chiavi del cor del pubblico a suo talento, e s’ebbe applausi e urli di acclamazione quanti ne volle.
Ma, sciaguratamente, il Fabbrichesi ruppe contratto coi Fiorentini, per recarsi un triennio nell’ Italia centrale ; e il Lombardi, non ostante le supplicazioni dello Scottugno, volle seguir, come di dovere, il suo capocomico, accettando le conseguenze, qualunque esse si fossero.
E aggiunge che fu stimato dal Duca di Modena Rinaldo I, che volle sentirlo.
Dopo due anni di quella vita travagliosa, il fratello Gaetano lo volle con sè, e gli affidò le parti di amoroso, da cui per decisa inettitudine lo tolse subito per passarlo alle comiche mamo e secondo brillante ; e tanto Leopoldo in quelle si distinse, che dopo sei anni fu elevato al grado di primo brillante assoluto nella Compagnia di Zamarini e Carlo Romagnoli, in cui esordì con molto successo il 1860 al Paganini di Genova.
Mentre si rappresentava una commedia di Cletto Arrighi, I tri c e i tri d del buon gener, in cui ella faceva la parte di una mamma di ballerina ghiotta e sensuale, si volse ad una quinta ov’era Cletto, e gli disse piano : « ho i dolori. » Non volle che la rappresentazione cessasse, e appena finito di recitare, ritiratasi nel camerino, diè alla luce una bambina.
Il Podestà di Cremona, fattone regolare processo, lo condannò, ma quando volle applicare la pena dovuta, la scena si cangiò ad un tratto.
Ecco l’epitaffio del Tasso, non scritto dopo la morte del Verato (il Tasso avea già lasciato Ferrara dell’ '86), ma mentr'era in vita, e a istanza sua, come si legge nella didascalia di un codice estense : Fatto ad instanza del Verato eccellente istrione : Giace il Verato qui, che 'n real veste superbo, od in servil abito accolto, nel proprio aspetto, o sotto finto volto, come volle, sembrò Davo o Tieste.
Ma ventura volle che Buffetto, il quale era comico al servizio del Principe Francesco Maria Farnese, dovesse andar con la sua Compagnia a Venezia ove si trovava a recitar Colombina. […] Il quale atto commosse per modo Isabella, che volle per la pace comune, e perchè nel loro contratto di nozze nulla esistesse che potesse dare appiglio a quistion d’interesse, mutar l’istrumento nella seguente maniera : che si leuasse a suo tempo di tutto l’haver di Colombina la prouisione douuta alli suoi tre figliuoli, e per lei le sue gioje, & argenteria al prezzo come fu stimato ; del resto fosse a metà tra marito e moglie, con il guadagno venturo, lasciandosi dopo la lor morte heredi uno dell’altro.
Perchè tanto affrettò l’invido Fato Questo triste momento, perchè volle ?
Venuto frescamente Don Vincenzo Spinelli, Principe di Tarsia a Napoli dal suo Stato, cominciò ancor lui a vagheggiar la Lavinia, che volle mascherarsi da Zaccagnino, non bastandolo quello che aveva speso in Calabria a buffoni, comedie, cacciatori, conviti, musica continua, cavalcatori, maestri di scrima, ecc.
Accadde una sera, in un dramma a forti tinte, che il pubblico di applausi non volle saperne.
Esordì colla parte del fratello vendicatore nel dramma : Prestatemi cinque franchi ; e tanto vi dispiacque, a cagione specialmente della pronuncia siciliana, accentatissima, che il Marchese Imperiali, deputato della sopraintendenza a quel teatro, ne volle cancellato il nome dall’elenco degli attori pel nuovo anno comico, rispondendo rigidamente a chi glie ne vantava le doti : « quando il signor Bozzo parlerà italiano potrà tornare al Teatro dei Fiorentini.
Quando, alla fine del quarto atto il pubblico plaudente la volle salutare cinque volte alla ribalta, il pubblico si rammentò che era suonata mezzanotte, altrimenti avrebbe durato ad applaudire un’altra mezz’ora.
Punto da tal fatto, volle far pubbliche le sue ragioni ; e stampò all’uopo un libricciuolo in Cremona colla data di Parma.
A una di quelle rappresentazioni volle assistere la Marchionni : e tanto fu colpita dalle chiare attitudini del Diotti, che lo fece conoscere a Carolina Malfatti, nota maestra, e a Rosa Romagnoli, celebre servetta.
Egli avea frequentate tutte le condizioni sociali e, di quella signorile, ne osservava le forme nel trattare i suoi compagni…… Molto logicamente il Suner, toccando della catastrofe e dei punti che la mossero, ha richiami al maestro Luigi Bellotti-Bon, del quale se il Garzes imitò molti atteggiamenti della vita, come la vanità, la sontuosità, la prodigalità, volle anche imitare la morte con un colpo di rivoltella al cuore.
Bartoli lo dice « Uomo di molto ingegno, che non solo in Teatro, ma al Tavolino ancora mostrar sapeva uno spiritoso talento. » Non ebbe alcuno mai in società, e cumulò denari quanti volle : ma proprio al momento, in cui credè la sua sorte assicurata per sempre cominciò a esser da essa perseguitato, e con siffatta costanza, che in capo a pochi anni fu ridotto in miseria.
Chiuse parimente gli occhi per non vedervi riferita la Filologia Commedia del dolcissimo Petrarca, ch’egli però non volle conservarci; ma, ad onta della delicatezza di questo grande ingegno, che fu uno de’ primi promotori dell’erudizione Greca e Latina, verisimilmente essa dovea essere Commedia ragionevole, se non perfetta. […] Il Signor Lampillas, cui incresceva di ciò vedere, volle dare ad intendere, che io poteva sì bene spacciare queste cose co’ poco instrutti, ma non con gl’illuminati, e bene informati della nostra Letteratura, tra’ quali conta forse sestesso.
XV, n. 8) cogli acquisti fatti della dottrina Italiana; e leggendo per un gran pezzo in Salamanca, non ostante l’ opposizione degli Scolastici che di favorir la novità l’accusarono, inspirò a’ suoi nazionali l’amor delle lettere, onde fu caro al Re Cattolico, che lo volle perciò in Corte per iscrivere la sua storia, e fu dal Cardinal Ximenes impiegato nell’edizione della Bibbia Poliglotta, e di poi alla direzione dell’Università di Alcalà di Henares, ove si morì nel 1522, e lasciò molte opere. […] Contro di questa mia nota volle scagliarsi l’apologista Lampillas nel tom.
Rosmunda, Antigone, Sofonisba, Merope, Ottavia di Alfieri, alcuni drammi del Metastasio e del Federici, e molte commedie del Goldoni, del Nota, del Giraud ebbero in lei un’interprete valorosa : e Vittorio Alfieri, uditala a Firenze nell’Ottavia, volle conoscerla davvicino ; e le scrisse una lettera di lode, congratulandosi con lei del modo stupendo con che declamava i suoi versi, e della sovrana intelligenza ch'ella spiegava nell’interpretare con mirabile verità i diversi caratteri.
Un ragguardevole personaggio le offrì allora di chiudersi iu un ritiro ; ma ella non volle abbandonare le scene.
.), detto Argante, volle presentargli in occasione di dare alle stampe la Tragicommedia col titolo : La clemenza nella vendetta, in altri luoghi da noi mentovata ; e come si disse sotto l’articolo del prenominato Franceschini.
Ignazio Casanova le fu maestro egregio, e « volle – riferisco dal Bartoli – che si presentasse all’uditorio con una sortita, che pareva della commedia, ma che però alludeva a raccomandare sè stessa all’animo de’benignissimi Veneziani. » Il Pantalone Bissoni poi, che faceva scena con lei, aggiunse un’arguta raccomandazione, chiamando la Gavardina una tenera pianticella, che coltivata nel bel terreno dell’ adriache scene, ed innaffiata dall’ acqua di sì benefico cielo, non potea che crescere in poco tempo, e produrre dolci frutti.
Lasciata Genova per condursi a Pisa, ella, vinta dalla passione, volle accompagnarlo : ma, creduta fuggiasca, fu inseguita dai parenti, e, raggiunta a Sarzana, ricondotta a Genova, mentr'egli fu messo in carcere.
L’autore volle in Marcella rappresentare l’Isabella dell’Ariosto amata da Zerbino. […] Il Lampillas che senza nulla intendere di poesia, volle parlar della drammatica, stimò questa Dido una tragedia perfetta.
Reca diletto il poter vantare un Petrarca tra’ primi coltivatori della drammatica, benchè non ci sia rimasta la sua Filologia commedia da lui scritta in assai tenera età ch’egli volle involare agli occhi de’ posteria. […] Lampillas volle negare apologeticamente che nel XIV secolo si fossero scritti in Italia componimenti drammatici giusta la forma degli antichi (che meraviglia?
Reca diletto il poter vantare un Petrarca tra’ primi coltivatori della drammatica, benchè non ci sia rimasta la sua Filologia, commedia da lui scritta in assai tenera età ch’egli volle involare agli occhi de’ posteri32. […] Lampillas volle negare apologeticamente che nel XIV secolo si fossero scritti in Italia componimenti drammatici giusta la forma degli antichi (che maraviglia, se una tragedia posteriore di due secoli a quelle del Mussato, la Sofonisba del Marchese del Carretto, fu dal Sedano e da altri Spagnuoli eruditi chiamata dialogo allegorico?)
Diderot la volle imitare e correggere, e ne snaturò il genere formandone una favola tetra, poco men che lugubre quanto una commedia larmoyante. […] Questa favola discende dal Vero Amico dell’Italiano, il quale mal grado di varj difetti vale assai più del Figlio naturale, benchè Diderot nel tempo che se ne valeva volle chiamarlo farsa senza averne veruna caratteristica.
Ma se bene si rinnovassero per lei i trionfi di Firenze, dopo il triennio non volle accettare una riconferma, allegando in iscusa la sentenza del Camerino della Scala che le negava il diritto di pretender la parte di Rosmunda nella tragedia omonima di Alfieri, anzichè quella di Romilda. […] A Lei bambina Melpomene e Talia segnava il Fato Educatrici ; ma così non volle, E al tuo cuore, al tuo senno la commise Il Dio di Cirra, ed obbediva al Fato.
Intanto uno scrittore di quelle contrade che volle anni sono filosofar a suo modo sulle nazioni, supponendo il teatro moderno, specialmente quello del suo paese, superiore all’antico, ne attribuisce l’ effetto alla libertà delle donne, e da questa fa discendere la gran varietà de’ caratteri.
D’indole severa, trattava un poco duramente la moglie Vincenza Gallini-Berttoï ; e giunto all’ultim’ora, uno de’suoi colleghi gli richiamò alla mente i suoi torti, che riconobbe tosto ; e volle, a emendazione quasi di essi, nominar lui legatario universale, a patto ch’egli ne usasse convenientemente colla moglie.
Il Sacchi visto il risultato delle Droghe d’amore a Venezia, volle al suo andare a Milano in quello stesso anno, ritentarla in quella città.
Sciagura volle che un giorno la magnifica dentiera, l’ammirazione di tanti adoratori, le cadesse di bocca, scoprendo un inganno che fu per molti lustri celato.
Andava poi così diritto e impettito, che si volle dai più portasse il busto.
Anche lo volle Eleonora Duse compagno nella Francesca da Rimini di G.
, il Duca volle che si recitasse una commedia dalle due compagnie riunite scegliendo da questa e da quella il meglio.
Innamoratosi dell’arte del padre, lo seguì, giovinetto, per alcun tempo : ma fu messo ben presto in un collegio della città natale, ove stette fino agli studi universitari, che non volle compiere ; perchè, recatosi a Bologna a tal uopo, così forte risorse in lui l’amor della scena, che pensò bene di raggiungere il padre a Venezia, e con preghiere di ogni specie indurlo a concedergli di lasciar per essa i codici e le pandette.
Magro quanto il diginno, con una faccia secca, e intagiuta, affettando una voce sottile, e camminando come le anitre che menano sempre la coda, non ci volle di più, perchè il Popolo gli battesse le mani.
L’eroe, il filosofo Trasea Peto, nel quale, al dir di Tacito, Nerone volle estinguere la virtù stessa, in Padova sua patria cantò vestito da tragedo ne’ giuochi Cestici istituiti dal Trojano Antenore139. […] La qual cosa per avventura non ignorando Giulio Cesare volle che negli spettacoli dati per lo suo trionfo Laberio stesso comparisse in teatro (siccome avea già obbligati i due principi reali dell’Asia e della Bitinia a danzare in pubblico la pirrica) promettendogli cinquecentomila sesterzii, cioè intorno a quattordicimila ducati Napoletani. […] Obedì, ma volle vendicarsene in un prologo, di cui ecco una parte: Necessitas, cujus cursus tranversi impetum Voluerunt multi effugere, pauci potuerunt, Quò me detrusit penè extremis sensibus!
Diderot la volle imitare e correggere, e ne snaturò il genere formandone una favola tetra, poco men che lugubre quanto una commedia larmoyante. […] Questa favola discende dal Vero Amico dell’italiano, il quale mal grado di varii difetti, vale assai più del Figlio naturale, benchè Diderot nel tempo che si valeva della favola italiana, volle chiamarla farsa senza che ne avesse veruna caratteristica.
Mio padre le fece conoscere l’impossibilità di eseguire la sua commissione, e non volle accettare la lettera. […] Comincio a spogliarmi ; il barcajuolo voleva opporsi, ma vedendomi risoluto, volle a forza legarmi una fune alla vita.
Tra esse volle Augusto che si collocasse la sedia di Augusta allorchè veniva in teatrob.
Tra esse volle Augusto che si ponesse la sedia di Augusta allorchè veniva in teatro154.
Recitava con somma abilità una commedia intitolata : La Pazzia ; talchè Andrea Baruzzi volle onorare i suoi meriti col seguente sonetto tolto alle rime di lui, stampate in Verona per il Rossi l’anno 1675 : Beato esser credea col suo bel volto, e poi mi diede un infernal dolore, poichè con finti vezzi a me rivolto, da dovero il crudel m’impiagò il core.
Ebbe, dice il Bartoli, tutte le doti necessarie per riuscire un ottimo Pantalone ; alle quali però non seppe nè volle accoppiar mai la fatica dello studio.
Il padrone del fondaco, grato a codesti piccoli eroi, volle regalarli di 50 scudi, ma il padre inibi loro d’accettare ed essi non opposero verbo, ossequenti alla patria potestà.
Carlo Goldoni stimò di aver compreso dalla fama che ne correva, la maniera di sceneggiare Liveriana, e volle provarsi nel suo Filosofo Inglese a porre in vista più azioni ad un tratto; ma nell’imprimerlo ci avvertì che niuno gli avea detto bravo per questo. Narrandoci quest’indifferenza dell’uditorio Veneto, volle tacitamente insinuare l’inutilità dell’artificio Liveriano, in vece di dedurne, come dovea, di aver formata una copia infelice di un buono originale. […] Il chiaro Agatopisto Cromaziano volle nel 1754 pubblicare in Faenza in varj sdruccioli i Filosofi Fanciulli che chiamò commedia filosofica. […] Ma egli volle incoraggire i comici a non deporle fornendoli di commedie fatte a tale oggetto, e di rappresentazioni romanzesche piene di colpi teatrali per cattar maraviglia.
Il delicato Salomone Gessner nato a Zurigo nel 1730, e morto prima del 1789, il quale in tante guise ritrasse felicemente la bella e semplice natura, volle pure mettere sulle scene le bellezze pastorali che egli leggiadramente seppe colorire. […] Egli stesso questo coronato capitano, filosofo e poeta volle calzare una volta il comico borzacchino colla sua Ecole du monde commedia scritta in prosa francese in tre atti pubblicata tralle di lui opere postume sotto il nome di m. […] Il re quasi appena asceso al trono tra i travagli e le spese della guerra volle dedicare questo monumento al gusto della musica e delle arti, e vi chiamò con molta spesa gli attori musici dall’Italia, e la compagnia de’ balli da Parigi.
Il delicato Salomone Gessner nato a Zurigo nel 1730 e morto non ha guari, il quale in tante guise ritrasse la bella e semplice natura, volle pur mettere sulla scena le bellezze pastorali ch’egli seppe leggiadramente colorire. […] Egli stesso questo coronato capitano, filosofo e poeta volle calzare una volta il comico borz cchino colla sua École du monde commedia scritta in prosa francese in tre atti pubblicata tralle di lui opere postume sotto il nome di M. […] Il re quasi appena asceso al trono tra i travagli e le spese della guerra volle dedicare questo monumento al gusto della musica e delle arti, e vi chiamò con molta spesa gli attori musici dall’Italia e la compagnia de’ balli da Parigi.
Il re O-Too padrone di tutta l’isola di O-Taiti essendosi recato in Oparre il mentovato capitano Cook nel 1777 nel terzo suo viaggio, volle fargli godere nella propria casa un heevaraa spettacolo pubblico, nel quale le tre sue sorelle rappresentavano bellamente i principali personaggi, seguito da alcune farse che riescirono assai grate al numeroso concorso.
Ed in fatti dopo la Dafne di Opitz, e l’Elena e Paride rappresentata in Dresda nel 1650, s’itrodusse fra’ Tedeschi il gusto dell’opera, ed ogni principe dell’Imperio Germanico volle avere una sala d’opera musicale.
Ed in fatti dopo la Dafne di Opitz, e l’Elena e Paride rappresentata in Dresda nel 1650 s’introdusse tra’ Tedeschi il gusto dell’opera, ed ogni principe dell’Imperio volle avere una sala d’opera musicale.
Non mai accolse l’idea di circondarsi d’astri minori per emerger di tra essi come sole, ma volle sempre che le altre figure del gran quadro fosser tra le migliori.
Marc’Antonio Romagnesi fu poeta e non de'peggiori, e pubblicò pei torchi di Langlois a Parigi il 1673 le sue rime, ch' ei volle consecrate all’immortal nome di Luigi XIV Re di Francia e di Navarra.
Il secondo quasi fanciullo125, compose una commedia intitolata la Filologia, la quale volle involare agli occhi de’ posteri126.
Francesco Andreini pistojese marito della celebre attrice Isabella Andreini, ed attore anch’egli che rappresentava da innamorato, e dopo la morte della moglie da tagliacamtone col nome di Capitano Spavento da Vallinferna, volle ancora distinguersi come autore scrivendo più dialoghi, farse e commedie ove acciabattò quanto aveva in iscena recitato come attore, cioè le rodomontate.
Intanto uno scrittore di quelle contrade che volle anni sono filosofare a suo modo sulle nazioni, supponendo il teatro moderno, specialmente quello del suo paese, superiore all’antico, ne attribuisce l’effetto alla libertà delle donne, e da questa fa discendere la gran varietà de’ caratteri.
Giusta l’usanza religiosa da questa tenuta Roma nascente volle descrivere il circuito delle proprie mura per mezzo di un solco fatto coll’ aratro tirato da un toro e da una vacca13.
L’incisione del rame fu opera di don Isidro Carnicero; e l’autore per lodarlo volle fare una puerile allusione al di lui cognome Carnicero, scherzando sulla parola carnifex con darle erroneamente un doppio significato. […] Il suo compatriotto Andres disse di tal fatica di Huerta sull’Agamennone, che egli volle far gustare a’ suoi le bellezze del greco teatro . […] Dovea però dire che volle rendere in castigliano tale argomento; perchè quale greca bellezza vi ha egli trasportata in vantaggio del teatro moderno? […] Andres ben poco curato di leggere gli scrittori nazionali, de’ quali volle prendere la difesa. […] Io non poteva ignorare il nome di chi per più anni mi onorò della sua amicizia, e volle prima di pubblicarla udir sulla sua tragedia il mio qualunque avviso.
E per rammemorarne alcuni pochi, nelle Spagne vi si dedicarono il cattolico re Filippo IV, e teologi e sacerdoti e magistrati ed uomini di stato, Solis, Calderon, Moreto, Montiano, Cadalso, Gusman duca di Medina Sidonia; nella Germania Klopstock, Federigo II il Grande re di Prussia, e tanti e tanti reputati letterati; in Inghilterra il duca di Bukingam, Adisson segretario di stato, il cavaliere Van-Broug, il capitano Stèele, Sheridan; in Francia Margherita di Navarra compose per la scena, Francesco I ne ispirò il gusto sulle tracce segnate dagl’Italiani; il cardinal Richelieu avrebbe voluto passare per autore del Cid, e promosse la coltura scenica a segno che ne germogliarono i Cornelii e i Racini; il gran cartesiano Fontenelle ne scrisse la storia, e compose alcuni melodrammi; Boileau Desprèaux ne insegnò i precetti seguendo Orazio; il Ginevrino filosofo Gian-Giacomo Rousseau volle pur dare il nome tra’ melodrammatici.
Orazio Vecchi Modanese verseggiatore e maestro di cappella, animato dalla felice unione della musica e della poesia che osservò in tante feste e cantate e ne’ cori delle tragedie e delle pastorali, volle il primo sperimentare l’effetto di tale unione in tutto un dramma149, e nel 1597 fece rappresentare in musica alle nominate maschere il suo Anfiparnaso, stampato l’anno stesso in Venezia appresso Angelo Gardano in quarto, e di note musicali corredato dal medesimo autore. […] Ma egli forse non volle vedere che Aquilio si vale di questa immagine come di un paragone conveniente ad un cortigiano guerriere, il quale risveglia anzi idee marziali, e manifesta un contrasto di calore e di brio che Aquilio comprende che dee contenere; e un Piccini, un Sacchini, un Gluck, saprebbero coll’ armonia animar questo pensiero vivace, imitar l’impeto guerriero raffrenato dalla prudenza, e conchiudere col poeta con fare scoppiare il colpo ben regolato e mostrarne la conseguenza ch’è il trionfo che tutto riempie il cuor d’Aquilio.
Ben si vede che l’autore volle tesserla con tale angustia, non per osservar le regole che prescrive la verisimiglianza, ma per desiderio di riuscire in una impresa allora forse riputata difficilissima. […] Si vede che Moreto volle comporre una favola dentro le regole senza dipendere dall’uso spagnuolo. […] L’autore volle in Marcella rappresentare le sventure d’Isabella amata da Zerbino dipinte dall’Ariosto. […] Il signor Lampillas poco intelligente di poesia che volle parlar di drammatica, stimò questa Dido una tragedia perfetta. […] Lampillas dunque raccoglieva qualche notizia per lo più falsa da alcun Huerta di Madrid sulla letteratura teatrale spagnuola e su l’opera del nominato Roxas; e quindi convien dire o che fu imposturato egli stesso, o che volle imposturare.
Anche Tommaso Naogeorgus nato in Straubinge nella Baviera l’anno 1511 e morto verso il 1578, il quale intendeva il greco ed avea tradotto varie opere di Plutarco, di Dione Crisostomo e del Sinesio, volle adoperare la scenica poesia per contese di religione.
Ho 4 camere, dove abitiamo io, la mamma, e la povera Angiolina, che non volle abbandonarmi.
Thompson, nato nel 1700 e morto nel 1748, autore del poema delle Quattro Stagioni, avea già arricchito il teatro con Sofonisba, Agamennone, e Alfredo, tragedie ricevute con sommo gradimento; ma la nazione malcontenta di lui per altro motivo, non volle ascoltare Edoardo ed Eleonora pubblicata nel 1739. […] La regina Elisabetta che l’amava, e che volle fin anche spirare con un concerto di musica, fece fare a quell’arte qualche progresso maggiore, prendendone in parte il gusto dall’Italia, dove fioriva. […] Altre tragedie inedite si trovano in Madrid applaudite da que’ pochi che l’hanno lette, come un’altra Numanzia del Cadhalso, una Rachele di Huertas, e una Zulima dell’italiano Gajone scritta in una spezie di alessandrino castigliano che parve non solo cattivo, ma nuovo a uno spagnuolo, che volle censurarla. […] Il signor Weiss che avea già fatte alcune canzoni assai pregiate in Germania, volle anche scrivere molti componimenti teatrali, e dare al dramma tedesco un carattere particolare contenendoli tra quello degl’inglesi e quello de’ francesi, e prendendo da amendue il meglio.
Orazio Vecchi modanese verseggiatore e maestro di cappella, animato dalla felice unione della musica e della poesia che osservò in tante feste e cantate e ne’ cori delle tragedie e delle pastorali, volle il primo sperimentare l’effetto di tale unione in tutto un dramma a; e nel 1597 fece rappresentare alle nominate maschere il suo Anfiparnaso, stampato nell’anno stesso in Venezia appresso Angelo Gardano in quarto, e di note musicali corredato dal medesimo autore. […] Ma egli forse non volle vedere che Aquilio si vale di questa immagine come di un paragone conveniente ad un cortigiano guerriere, il quale risveglia anzi idee marziali, e manifesta un contrasto di calore e di brio che Aquilio ben comprende che gli fa uopo contenere, ed il maestro di musica che ragiona dritto, saprebbe coll’armonia animar questo pensiero marziale, imitar l’impeto raffrenato della prudenza, e conchiudere col poeta con fare scoppiare il colpo ben regolato e mostrarne la conseguenza che è il trionfo che tutto riempie il cuor d’Aquilio.
(*) Non volle accordarmi questa lode il Sig. […] Bettinelli o confuse o volle che si consondesse la mia storia colla lettera premessavi dall’ erudito Ab.
Gastone, che chiamandolo alla sua presenza, e ravvisatolo di pronto spirito, volle obbligarlo a recitare la sera appresso in quel ridicolo Personaggio nell’altro Teatro del Cocomero, in cui vi travagliava Gaetano suo padre. […] Appartiene alla splendida raccolta di Hugo Thimig, l’eccellente comico, direttore del Teatro Imperiale di Vienna, che volle gentilmente concederne la riproduzione per l’opera mia.
E per mentovarne alcuni pochi, nelle Spagne vi si dedicarono sacerdoti, teologi, magistrati, uomini di stato, Solis, Calderon, Montiano, Cadalso, Gusmano duca di Medina Sidonia: in Danimarca Klopstock: in Inghilterra il duca di Buckingam, il nobile Dryden, Milton l’epico della Gran-Brettagna, Adisson ministro di stato, il cavalier Van-Broug, il capitano Stèele: nella Francia Margherita di Navarra compose per la scena; Francesco I cercò d’inspirarne a’ suoi popoli il gusto sulle tracce dell’Italia; il cardinal Richelieu avrebbe voluto passare per potea teatrale, e ne promosse la coltura, onde germogliarono i Cornelii e i Racini; il celebre cartesiano Fontenelle ne scrisse la storia; Boileau Despréaux ne insegnò i precetti seguendo Orazio; il Ginevrino filosofo Gian Giacomo Rousseau volle dare il nome tra’ pregevoli drammatici.
Anche Tommaso Naogeorgus nato in Straubinge nella Baviera l’anno 1511 e morto verso il 1578, il quale intendeva il greco, ed avea tradotte varie opere di Plutarco, di Dione Crisostomo e del Sinesio, volle adoperare in contese di religione la scenica poesia.
Si volle da alcuno che tra il Maffei e la Flaminia fosse una corrente di simpatia, rafforzando l’opinione nel fatto che il Maffei seguitasse la Compagnia, intervenendo in molte città alle recite della sua Merope.
di gratitudine profonda, della quale volle subito dar prova, o mostrar di dar prova, chiedendo, e ottenendo.
Niccolini scrisse per lui il Giovanni da Procida e Ludovico il Moro ; e che Silvio Pellico, quando per la prima volta affidò alla Marchionni la sua Francesca, volle a ogni patto che il Domeniconi sostenesse la parte di Paolo.
L’eroe, il filosofo Trasea Peto, nel quale, al dir di Tacito, volle Nerone estinguere la virtù stessa, in Padova sua patria cantò vestito da tragedo ne’ Giuochi Cestici istituiti dal Trojano Antenored. […] La qual cosa per avventura non ignorando Giulio Cesare volle che negli spettacoli dati per lo suo trionfo Laberio stesso comparisse in teatro (siccome avea già obbligati i due principi reali dell’Asia e della Bitinia a danzare in pubblico la pirrica) promettendogli cinquecentomila sezterzii, cioè intorno a quattordicimila ducati napolitani.
Il sig. abate Saverio Lampillas esgesuita catalano che ha dimorato in Genova sin dal tempo dell’espulsione, e che non mai avea veduto Madrid, volle dubitare della verità di questa descrizione, per natural costume di non credere che a se stesso ed a’ suoi corrispondenti che tante volte l’ingannarono con false notizie. […] Sicchè l’essere stato il cappello della Guardia slacciato non dava una nuova origine al cappello usato in Ispagna prima di Carlo III che volle abolirlo.
Giusta l’usanza religiosa che questa teneva, Roma nascente volle descrivere il circuito delle proprie mura per mezzo di un solco fatto coll’aratro tirato da un toro ed una vaccaa.
Nè questa le impedì d’essere figlia amorosissima, perchè non volle mai separarsi dalla sua genitrice ; e quando la morte glie la tolse, le fece innalzare nel Campo Santo di Torino un monumento che racchiuse, dopo varj anni, anche le di lei spoglie mortali.
Il cavaliere, avute le casse, richiese il Lolli della lettera per vedere, diceva, se il numero e la specie di esse corrispondevano alla descrizione fattane da Florindo ; e datagliela il Lolli in buona fede, quegli se la ritenne, e non volle a niun patto restituirla.
Questa frequenza delle rappresentazioni tragiche, questi applausi reiterati, quest’avidità di ascoltarle, indicano per avventura la mancanza di gusto per la tragedia che qualche trascrittor di giornali stranieri volle imputare agl’Italiani? […] E quando pure ciò fosse, per qual capriccio volle negarle a’ tempi del governo feodale, e della cavalleria notabili appunto pel vigoroso fermento delle perturbazioni più robuste? […] Non seppe questi fatti il signor Andres, ovvero (che sarebbe peggio) gli volle dissimulare? […] Ma il campo era troppo vasto, e lo spirito di apologia volle averci la sua parte. […] E pure anche questo volle avanzare nel secolo XVIII l’avvocato Mattei ornamento del paese ammaestrato da Pitagora.
Cadahalso volle rettificarlo trattandolo con arte, con decoro e in buono stile; ma la versificazione di due endecasillabi rimati perpetuamente per coppia produce qualche rincrescimento. […] Ignazio Ayala4 Andaluzzo regio professore di poetica in Madrid morto nella sua patria nel 1789, volle pure contribuire agli avanzamenti del teatro nazionale, di cui da più anni era censore. […] E come io poteva ignorare il nome di chi per più anni mi onorò della sua amicizia e volle prima di pubblicarla udir sulla sua tragedia il mio qualunque avviso? […] L’incisione del rame fu opera di Don Isidro Carnicero, e l’autore volle fare una puerile allusione al di lui cognome Carnicero scherzando sulla parola carnifex con darle un doppio erroneo significato. […] Andres disse di tal fatica di Huerta sull’Agamennone ch’egli volle far gustare a’ suoi le bellezze del Greco teatro.
Non possiamo sapere se il primo che volle introdurla, avesse avuto tal disegno, perchè l’inventore della maschera s’ignorava anche ai tempi di Aristotilea.
Allora regnava in Roma Giulio II, la cui ambizione volle pungersi.
Non possiamo sapere se il primo che volle introdurla, avesse avuto tal disegno, perchè l’inventore della maschera s’ignorava anche a’ tempi di Aristotile142.
Allora regnava in Roma Giulio II, la cui ambizione volle pungersi.
Andolfati Pietro, milanese, e figlio de’ precedenti, studiò da avvocato per desiderio dello zio prete, citato più su, ma poi volle seguire la professione de’ suoi genitori.
Il Compilatore del Parnasso Spagnuolo, per far luogo alle ideali Tragedie di Vasco Diaz, volle disbrigarsene dandole il titolo di Dialogo allegorico. […] Non abbiamo se non l’eloquente Ceruti, che volle provarsi ad animare una Tragedia con una prosa armonica, seguendo le idee di M.