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2. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1027-1028

Da quello di San Simone passò a un altro teatrino di via Castelfidardo, ove conobbe Edoardo Giraud che le insegnò a leggere ed a scrivere, poi finalmente al Teatro Milanese del quale fu una vera colonna fino al giorno della sua morte, avvenuta per sincope, a Firenze, sulle scale di casa mentre tornava a mezzanotte dall’Arena Nazionale. […] Con lei entrava nel dialogo una nuova, una speciale vivacità, una ilarità prepotente e sonora, lo spirito, il disegno, il colore della caricatura popolare. […] La Giovanelli fu dei primi attori che costituirono la prima Compagnia Milanese, una ventina d’anni fa, sotto la direzione di Cletto Arrighi, e si rivelò nel famoso Barchett de Boffalora. […] In una nota manoscritta, fra le carte del conte Paglicci Brozzi, si legge : La Giovanelli era stata maritata, ora era vedova. […] Mentre si rappresentava una commedia di Cletto Arrighi, I tri c e i tri d del buon gener, in cui ella faceva la parte di una mamma di ballerina ghiotta e sensuale, si volse ad una quinta ov’era Cletto, e gli disse piano : « ho i dolori. » Non volle che la rappresentazione cessasse, e appena finito di recitare, ritiratasi nel camerino, diè alla luce una bambina.

3. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » p. 772

Fu una rivelazione. […] Fu allora che si affacciò alla mente della Malfatti l’idea di una filodrammatica torinese ; alla filodrammatica successe una vera scúola pratica di drammatica al D’Angennes per preparare gli alunni alla scena…. si recitaron : il Duello, il Ferréol, il Ridicolo, la Donna e lo Scettico, le Due Dame…. A una di quelle recite assistè Cesare Rossi, e sentito il Diotti, lo scritturò come primo amoroso per la quareresima del 1878. […] Egli era soldato ; di una fibra forte, robusta ; a volte aspro e rude nella voce ; ma di una fisionomia dolcissima, così dolce che tutta rispecchiava la mitezza angelica dell’indole sua. […] E che gioja infantile allorchè un battimano, una mia parola d’elogio, o un cenno favorevole sul giornale venivano a rialzare il tuo morale !

4. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAP. V. Tracce di rappresentazioni sceniche in Ulieteia e in altre isole del l’Emisfero australe nel Mar Pacifico. » pp. 59-65

Il giorno seguente alcuno del nostro equipaggio credette di veder rappresentar da essi una specie di dramma diviso in quattro parti. […] In una di esse vedevansi due classi di attori distinti dal colore degli abiti, l’una di color bruno figurava un padrone co’ suoi servi, l’altra di bianco una comitiva di ladroni. […] Scorgesi certamente in questo giuoco una semplicità regolare di un fatto drammatico; ma esso non passa più innanzi delle danze messicane e de’ balli delle tribù selvagge. […] Chi non vi ravvisa una copia esatta di ciò che per introduzione ai loro pas-de-deux i ballerini Europei hanno a sazietà rappresentato sulle nostre scene? […] Fecero due giri sopra se stesse saltando e battendo le mani l’una contro l’altra.

5. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 749-750

) come si presentasse a San Beneto in ca da Pesaro tra un atto e l’altro del Miles gloriosus di Plauto (16 febbrajo 1515), recitato dagli Accademici Immortali, con una « comedia nova, fenzando esser negromante, et stato all’Inferno, e fe' venir un Inferno con fogi e diavoli : fense pur farsi Dio d’Amor : e fo porta a l’inferno : trovò Domenico tajacalze cazava castroni, el qual con li castroni vene fora ; fe' un ballo essi castroni ; poi venne una musica di Nimphe, in un carro trionfai, quali cantavano una canzon, batendo marteli, cadauna sopra una incudine a tempo, et fenzando bater un cuor ». […] Alla chiusura del teatro nell’ '80, Zanuzzi, che ad ogni modo aveva compiuto i suoi anni di servizio, fu congedato con una pensione di 1000 lire annue, e un indennizzo di 5000 lire, pagabili in due volte e in due anni. […] Non si conosce la data della sua morte ; ma egli viveva ancora il 1790, del qual anno il Museo della cità di Bassano, terra natale dello Zanuzzi, io credo, serba di lui una lettera del 18 xbre a Giacomo Vittorelli (il poeta anacreontico ?) […] Altro incarico ebbe lo Zanuzzi nel '74 : di venire in Italia a provvedersi di una nuova prima attrice. […] Oltre ai documenti che riguardano l’accettazione di Zanuzzi in Compagnia a tre quarti di parte e a parte intiera, Campardon pubblica in data 2 febbrajo 1767 la querela di una portinaja contro di lui, certa Anna Angelica Guerrier, perchè, avendo risposto allo Zanuzzi che certa Joinville avea dormito in casa la sera precedente, mentre non era vero, s’ebbe da lui una sequèla d’ingiurie le più atroci e volgari, e l’iterata minaccia di uno schiaffo, al cospetto della gente che s’era andata adunando.

6. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 738-742

… Qui io apro una parentesi : tra gli otto figli di Paolo Bava, trovo, oltre a Giovanna, una Teresa, di cui non ho notizie, e una Giuseppina, andata sposa a Giuseppe Ruggeri, veronese (V. nel Suppl.), primi amorosi entrambi il’ 21 della Compagnia Modena-Bellotti. […] Era su me sola che lei poteva fare assegnamento : si trovava presso una sua sorella, aspettando che mio fratello avesse trovato per me una scrittura. […] C'era la parte d’una vecchia, una specie di « batti…. […] Metteva su una compagnia veneta. […] … Basta : adesso go una consolazioni in vista – la Casa de riposo !

7. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 832-837

Mia Madre era una Rosa Pugno, mio Padre si chiamava Guglielmo. […] Pochi anni fa questa scimmia viveva nei boschi, mangiava radici e carne cruda, era una bestia : in poco tempo un uomo ha fatto di lei una gentile ed educata signorina. […] La ricetta per interpretare magnificamente una parte è semplicissima. […] È dunque da desiderare che rimanga a capo di una compagnia, e che di questa compagnia faccia una scuola, come ora sta facendo. […] Gli amici, più che i medici, gli affibbiarono, sin dal ’67, una tisi, per la quale egli fu spacciato una ventina di volte al meno.

8. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo II. Teatro Spagnuolo, Inglese, e Alemano nel medesimo Secolo XVII. » pp. 276-290

Il Desdén con el Desdén dell’istesso é una commedia sregolata, ma vi si trovano pennelleggiate con tal maestria le passioni di una donna bizzarra, che si farà sempre veder con piacere anche da’ rigidi censori dell’irregolarità. […] Compose una tragicommedia lo storico Guiglielmo Abington. […] Gaspar Mayne compose ancora una tragedia e una tragicommedia. […] Quindi é che Opitz non poté cagionare in Alemagna una rivoluzione felice e permanente. […] L’appetito, il peccato, peggio, una rosa, un cedro, il mondo son personificati negli auti.

9. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 574-575

Recitò nella prima giovinezza le parti di serva, e vi fu ammiratissima ; in una particolarmente, nella quale eseguiva un volo pericoloso : tal che una sera al S. […] Trovai una persona di vantaggiosa statura, ma un po' avanzata negli anni. […] Glielo restituii su una guancia, con tutti i riguardi di sanità. […] Cominciò a parlarmi de'suoi compagni e loro fece una raccomandazione, che non mancava di alcun requisito. […] Una lavandaja, accusata da lei d’averle rubata una camicia, e certe altre pezze, e venendo chiamata una ladra, una brutta B…. le diede due guanciate pesanti, al cui suono echeggiò la camera.

10. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 691-696

« Non mi chiedete – ella disse una volta – se io preferisca l’arte antica o l’arte moderna. […] E in tutte queste opere, quando il temperamento gliel consenta, sa mostrar l’arte sua poderosa « fatta – scrive Angiolo Mori — di intendimenti di una accuratezza sottile, umanamente intima, di cui è profondo il concetto ; con una recitazione tutta moderna, di una rispondenza assoluta dell’anima con lo stato della coscienza femminile nella triste e tormentosa ora che passa. » Fin qui della artista. Come donna, Italia Vitaliani è avuta in conto di una solitaria, superba, intollerante, rude : la sua taciturnità le acquistò il nome di Principessa d’Orange. […] Ella, consapevole del suo valore, irrigidita nello sforzo costante di una meta prefissa, e di cui, per molti anni, ha forse creduto di avere smarrito la limpida visione, assorta perennemente nella ricerca di una perfettibilità, che è il tormento e la forza dei grandi artisti, Italia Vitaliani non sa trovare quelle parole ambigue che dicono e non dicono, quelle frasi rivolute entro cui il pensiero guizza e si smarrisce con agilità serpentina : no, quando una persona, sia pure un personaggio, la secca, essa lo dimostra ; quando un lavoro, sottoposto al suo giudizio, le spiace, essa lo dice, senza perifrasi nè pietose tergiversazioni ; quando è di cattivo umore non sa trovare una maschera di giocondità da collocarsi sul viso ; che se poi ella, o per la naturale bontà dell’animo o per altre considerazioni, cerca di nascondere il suo pensiero o velare le sue impressioni, esiste allora una tale antitesi fra il suono della parola forzatamente benigna e l’impaziente lampeggiare degl’ immensi occhi grigi, che si comprende subito come la più lieve finzione le riesca fastidiosa. […] sta bene : non dimenticherò l’indirizzo della sua ditta, quando avrò bisogno de'suoi prodotti. » E di un altro giovine autore, pallido, mingherlino, dal volto triste e spaurito, seminascosto dietro una quinta, a cui la Vitaliani spontaneamente si volse, incoraggiandolo con dolci parole ; e promettendogli di leggere la commedia, che prese con gentile violenza, pose con grazia squisitamente signorile la sua piccola mano nella mano tremante dell’incognito drammaturgo ; e, accomiatatolo, si volse alla Tartufari dicendo : « Umile con gli umili, superba coi superbi : tale è il mio motto. » E di questa sua bontà anche fa fede sua madre, in una lettera a me diretta del '900, in cui dice : « L'Italia è una buona figlia, amorosa ; essa viene spesso a trovarci, e si trova beata e felice quando rimane qualche giorno fra le braccia di sua madre che adora, e dei suoi fratelli e sorelle. » E parlando poi la Tartufari della vasta e solida coltura, di cui la egregia attrice non fa alcuna pompa, intesala un mattino discorrere nel Duomo di Siena dei tempi torbidi e poetici dei comuni con parola sobria, ma colorita e precisa, « Dove trova il tempo lei d’imparare tante cose ? 

11. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 754-756

L’altro difetto è d’una pronunzia che sente dello straniero, e che mal suona all’orecchio d’un delicato spettatore italiano. […] Ad una giusta e proporzionata figura univa un portamento nobile, mentre il suo volto imitava con una sorprendente facilità tutte le umane passioni. […] E ciò accadeva in una farsa chiamata La finestra murata, ov’egli rappresentava un muratore di mezza età. […] Egli diceva come il celebre Zanerini : – L’artista vestito in carattere ha già fatto la metà della parte. – Era cosa poi assai sorprendente per gli stessi artisti che con lui recitavano, il vedere come si prevaleva delle più piccole cose, come una scatola da tabacco, una penna da scrivere, una sedia, un tavolino, per ricavarne un effetto certo in una scena o in altra della produzione. […] E in una nota, dopo di aver invocata da Milano al meno una pietra che ricordi il nome del grande artista, nato e cresciuto tra le sue mura, si domanda il perchè egli mettesse quel De al Marini che era il suo vero casato.

12. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 333-339

Serbo una vaga, pallida idea di quegli artisti, tranne più quà, più là, di Cesare Rossi, grandissimo nella parte di Cesare ; ma una assai chiara ne serbo di Luigi Bellotti-Bon, del quale una intera scena mi si confisse nel cervello, e colla scena l’impressione profonda che n’ebbe il pubblico : ….. la scena VIII dell’ atto I, in cui il Conte Carlo insegna al figlio Paolo il modo di salutar da cavallo una signora. […] E questa del vero blasone era una delle innumerevoli parti, in cui fu sommo davvero. Una vena inesauribile di comicità sapeva congiungere, come niun altro mai, a una singolare elettezza di modi : a una inflessione di voce, a un movimento del capo, a una occhiata, scoppiavan risa convulse ; ma il pubblico era sempre in faccia a uno specchio di vera eleganza…. […] A poco a poco, essi passarono in seconda linea ; e le opere teatrali ch’eran venute occupando il primo posto, non avendo più l’allettamento di una forte esecuzione, una volta affrontato il lume della ribalta, perdevan della loro importanza. […] E tal volta una improvvisazione felice potè mostrar l’ingegno pronto e pieghevole dell’artista.

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