Ma conoscenza di dritti, osservazioni sul costume, raziocinj, artifizio di lagnarsi impunemente, sagacità di ottenerlo per via di giuoco, sono idee di popoli già in gran parte dirozzati, e per conseguenza può bene asserirsi che di tutti i generi poetici il teatrale è quello che singolarmente alligna nelle società già stabilite, e dove regna una competente cultura.
Le prime attrici giovani saliron senza processo artistico al grado di prime attrici assolute ; i generici primari a quello di caratteristi, e via di seguito : così le salite già audaci doventaron pazze addirittura, e trascinaron l’arte a vertiginoso e rovinoso andare, di cui non si conosce nè il quando nè il dove della fine.
Qua via istuc facies? […] Eh via. […] O via, Antifon, s’è così, vie più dovete Star bene all’erta. […] Eh via. […] Nel II esce Fedria con Parmenone, e, come a tutti gli uomini avviene e spezialmente agl’ innamorati, in procinto di andar via ripete al servo che eseguisca i suoi ordini intorno al menare l’ancella e l’eunuco a Taide.
…Ma conoscenza di dritti, osservazioni sul costume, raziocinio, artificio di lagnarsi impunemente, sagacità di ottenerlo per via di giuoco, sono idee di popoli gia in gran parte dirozzati, e per conseguenza può bene asserirsi che di tutti i generi poetici il teatrale è quello che singolarmente alligna nelle società già stabilite, e dove regna una competente coltura ecc.
Teatro di Via del Cocomero (oggi Niccolini).
Ma via, se punto hai di pudor, discendi, Mostrati al fin: te seguirà l’armento.
Nel Padre di famiglia del primo, nell’Eugenia del secondo, nel Figliuol prodigo del Voltaire non si vedono moribondi per mancanza di pane, testamenti, sentenze di morte, esecuzioni di disertori, nè un padre che si getta a rubar sulla pubblica via vicino ad essere impiccato.
[http://obvil.github.io/historiographie-theatre/images/rasi_comici-italiani-01-02_1897_img052.jpg] Pochi giorni dopo la rappresentazione di Arlequin Empereur, Angelo Costantini riprese la via di Verona, ove morì alla fine dello stesso anno 1729, lasciando a Parigi assai più creditori che ammiratori.
La Fiorillina, così la chiamarono i comici dalla sua infanzia, cominciò a percorrer la via della gloria a nove anni, in cui diè prova di gran valore artistico sì nelle parti scritte come nelle improvvise.
Egli fuggì alla fine di giugno, e si restituì a Mantova, a godervi la pace sospirata nella sua casetta di via dell’ Aquila ; pace, che non fu, pare, di molta durata ; giacchè vediamo il Martinelli co'Fedeli a Venezia il carnovale del '23 ; e il luglio del '26 accennava ancora al desiderio di comparir novamente in Francia.
D'una magrezza eccessiva, stordita e senza cuore, ispirò il seguente ritratto pubblicato in un libello verso il '79 : « Si può vedere presso la signora Bianchi, detta Argentina, via dell’Amante geloso (titolo d’una delle commedie del d’Hèle), uno scheletro che cammina, mangia, digerisce e dorme come una persona naturale.
Ma ciò nè anche bastando all’augure, alia, dice, tentanda est via. […] quæratur via, Quâ nec sepultis mixtus, & vivis tamen Exemptus erres. […] Nam sera nunquam est ad bonos mores via. […] Quo vis utere Duce me: duobus omnis eligitur via.
Un servo che prima di consegnare il danajo sospirato all’innamorato l’astringe a portarlo sulle spalle in una pubblica strada: un vecchio che cena colla bagascia del figliuolo, e si fa da lei abbracciare e baciare alla presenza del figliuolo stesso, son cose immaginate per muovere il riso per qualunque via. […] Vi giugne anche il Ruffiano, le vede e vuol menarle via a forza; ma sono difese dal servo di Pleusidippo e dal vecchio Demone che abita in quei contorni. […] Intanto per un’altra via arriva alla nave il padre che a prima vista rimane preso di Pasicompsa l’amata di Carino. […] Il muro aperto colla via occulta facilita la doppia apparenza. […] Appena l’innamorato vestito da marinajo l’ha menata via, che il Soldato pieno di speranza e di amore per l’ideata matrona entra nella vicina casa, corre pericolo di esser castrato, e n’è discacciato a colpi di bastone, affettando il vecchio il carattere di marito onorato e geloso.
Notisi il calore che spirano le di lui parole, quando sa che gli è stata menata via Eulalia. […] Ove ti pensi tu, Ch’abbian presa la via? […] Ch’abbian presa la via? […] Egli vuole accorrere a vederlo; Temolo gl’insegna la via, e poi soggiugne, Ma che voglio insegnar? […] Picchia; ma il servo ubbriaco, dopo aver detto che Ermino è morto di peste, e che Livia è fuggita via, serra l’uscio, ed il lascia fuori pieno di sospetti.
Un servo che pria di consegnare il danajo sospirato all’innamorato l’astringe a portarlo sulle spalle in una pubblica strada: un vecchio che cena colla bagascia del figliuolo, e si fa da lei baciare e abbracciare in presenza del figliuolo stesso, son cose immaginate per muovere il riso per qualunque via. […] Palestra con la compagna si ricovera nel tempio di Venere lungo il mare; vi arriva anche il ruffiano, le vede e vuol menarle via a forza; ma sono difese dal servo di Pleusidippo e dal vecchio Demone che abita in que’ contorni. […] Intanto per un’altra via arriva alla nave il padre che a prima vista rimane preso di Pasicompsa l’amata di Carino. […] Il muro aperto colla via occultata facilita la doppia apparenza. […] Appena l’innamorato vestito da marinajo l’ha menata via, che il soldato pieno di speranza e di amore per l’ideata matrona entra nella vicina casa, corre pericola di esser castrato, e n’è discacciato a colpi di bastone, affetando il vecchio il carattere di marito onorato e geloso.
[1.7] Da queste arti si passò via via a quelle altre, il cui oggetto imitante non è simile, e talvolta è molto discorde dall’oggetto imitato. […] Per la qual cosa si distinsero da prima le parti più notevoli del discorso e così via via le meno sino alle più semplici e inseparabili. […] Ed il suono generale della cadenza de’ versi viene via via così ad essere modificato da quello del senso, che sempre più nuova, varia e grata armonia ne acquistano i periodi ed i versi. […] [6.7] Egli è facile immaginare come da queste prime espressioni imitative ed analoghe via via sviluppate, alterate e composte, infinite altre se ne sieno in progresso moltiplicate, e se ne possano tuttavolta moltiplicare. […] [7.32] Nella serie di questi momenti la disperazione, progredendo via via, tutti dispiega i suoi effetti, i suoi gradi, i suoi eccessi.
Non è questa la più diritta via per convincermi?
L’imperadore se ne sdegnò, parendogli cosa di mal esempio, e comandò che l’autore ne fosse gastigato, ma egli ebbe tempo di fuggir via; e nel 1552 morì in Lausana170.
Dell’Encina si ha solamente impressa in Roma nel 1521 la Tribagia o Via sagra de Hierusalèm componi mento in versi detti eroici, ma non teatrale.
Dell’Encina si ha solamente impressa in Roma nel 1521 la Tribagia o Via sagra de Hierusalèm componimento in versi detti eroici, ma non teatrale.
Ircana, via, no vegnì rossa, Solo pensè, che l’ultima composta Settecento Ducati la ve costa.
La prima, perché appoggiandosi principalmente sull’autorità e sul positivo, qualora si slontani da quei due punti polari, va a rischio di smarrirsi per via o di sfasciarsi in un laberinto di diverse opinioni contrarie non meno al conseguimento del vero che ai vantaggi della religione. […] La natura dell’argomento è la cagion parimenti dello slegamento delle scene, succedendosi queste in tal guisa fra loro, che tolta via qualunque di esse, poco o nulla ne soffre l’intiera composizione160. […] «Potrei accomodarmi all’uso corrente d’Italia che è quello di strozzar i drammi di quell’autore, levando via a capriccio il più bello per inserire in sua vece arie e duetti fatti da qualche versificator dozzinale; dal che restano essi così sfigurati e mal conci che più non gli riconoscerebbe il padre che li generò, se per nuovo miracolo di Esculapio tornasse a viver fra noi. […] Quello ch’io so è che, fornito il secondo ballo, l’uditorio va via, e che i suonatori e virtuosi non vogliono più faticare.»
Ma ciò nè anche bastando all’augure, alia , dice, tentanda est via Ipse evocandus noctis aeternae plagis Emissus Erebo ut caedis auctorem indicet. […] Non vuol esser tra’ morti, nè dimorar tra’ vivi, ……… quaeratur via, Quâ nec sepultis mixtus, et vivis tamen Exemptus erres. […] E lo stesso nostro celebre Melodrammatico ne trasse un’altra sentenza detta pure da Clitennestra: Remeemus illuc unde non decuit prius Abire: sic nunc casta repetatur fides; Nam sera nunquam est ad bonos mores via. […] Quo vis utere Duce me: duobus omnis eligitur via.
Egli è ben credibile, che i mentovati indovini o sacerdoti non lascierebbero scappar via una così bella occasione di rendersi necessari. […] Di più, essendo a que’ tempi ricevuta dalle leggi l’appellazione per via di duello, le dame, che non potevano venir a personale tenzone, combattevano per mezzo dei lor cavalieri, ai quali veniva troncata la mano in caso di perdita.
Oltre Terracina ancora, seguitando la Via Appia, nel luogo dove fu Longola città descritta da Dionigi Alicarnasseo e da Livio, vedesi un teatro quadrato appresso il monistero di s.
I due segni d’oro mandati da Filli ridotta all’estremo al suo Tirsi infedele, perturbano sommamente l’azione, che viene nobilitata nel V atto col pericolo della vita di Tirsi, il quale avendo gettati via que’ cerchi dov’era l’immagine del Sultano, per una legge è divenuto reo di morte.
Nel Padre di famiglia del primo, nell’Eugenia del secondo, nel Figliuol prodigo del Voltaire non si vedono moribondi per mancanza di pane, testamenti, sentenze di morte, esecuzioni di disertori, non un padre che si getta a rubare sulla pubblica via vicino ad essere impiccato.
I due segni d’oro mandati da Filli ridotta all’estremo al suo Tirsi infedele, perturbano sommamente l’azione, che viene nobilitata nel V atto col pericolo della vita di Tirsi, il quale avendo gettati via que’ cerchi, ov’era l’immagine del Sultano, per una legge è divenuto reo di morte.
Il ’41 la compagnia parte da Palermo per Napoli, ed è sorpresa per via da un legno inglese che la saluta a cannonate ; questa volta se la cava col trinchetto dell’albero maestro spezzato.
E se egli avesse continuato in quella via, il pubblico avrebbe visto, come la cosa più naturale di questo mondo, la parabola ascendente dell’artista generico per eccellenza, assistendo con soddisfazione al tramutarsi di Marecat in Shylock, di Francesco I in Amleto, di Mario Amari in Otello.
.), famosissima attrice, e più nota col nome di Flaminia ; e li vediamo con la lor Compagnia al Vecchio Teatro Comunale di Modena in Via Emilia il dicembre del 1709, il carnovale del 1710, l’aprile del 1712.
Ove ti pensi tu, Ch’abbian presa la via? […] Egli vuole accorrere a vederlo, Temolo gl’insegna la via, e poi soggiugne, Ma che voglio insegnar? […] Non si vede, per darne qualche esempio, nell’atto I la ragione, per cui Fulvia che altre volte ha avuto in casa Lidio vestito da femmina, pretenda poi che Ruffo per via d’incanti lo trasformi in femmina per l’istesso intento; e perchè non usa del modo più agevole già praticato? […] Picchia: ma il servo ubbriaco, dopo aver detto che Ermino è morto di peste e che Livia è fuggita via, serra l’uscio, ed il lascia fuori pieno di sospetti. […] Buona ed imitata da un frammento di Plauto è pure la disperazione di Fausto che nella scena quarta dell’atto V vuole andar via per vincere la propria passione; e bella è poi la quinta in cui riceve la notizia del suo conchiuso matrimonio con Livia.
I suoi meriti principali sono d’aver migliorata l’arte del cantare, ampliata la stromentale, gittati i fondamenti del contrappunto, e agevolata la via a imparar presto la musica troppo per l’addietro spinosa e difficile. […] [18] Conseguentemente a tante accuse il Padre Eterno comanda ai diavoli, che sel portino in gehennam ignis, ond’essi partono via pieni di giubbilo. […] L’eremita allora cava fuori una gran croce, veggendo la quale il diavolo piglia la figura di porco, e va via grugnendo.
L’immagine delle nostre passioni e degli oggetti che le mettono in esercizio, lo specchio delle nostre idee e de nostri sentimenti rinovellato alla memoria per mezzo del canto, o della sinfonia: ecco l’unica via d’intenerirci, di smuoverci, e di render viva, ardente, ed energica la favella musicale. […] E il Sassone, l’Hendel, il Bach, e il Gluck e tanti altri posero sotto le note i drammi italiani che si videro signoreggiare imperiosamente in tutte le corti europee da Petersburgo perfino a Lisbona, e da Pultava fino ad Amsterdam eseguiti da uomini e donne italiane non senza vantaggio considerabile d’infinite famiglie e di moltissimo oro colato in Italia per questa via. né minore si fu la riputazione che del buon gusto e del prospero stato delle arti italiane presero gli oltramontani, in veggendo le tante colonie composte di maestri, di sonatori, di cantanti, di ballerini, e di macchinisti bravissimi, che sortivano dal loro paese per procacciar ad essi un sì vario, sì gentile, e sì perfezionato diletto, né minori i contrassegni, onde vennero distinti non pochi Italiani celebri solo per questo merito; Ferri, Matteucci, e Guadagni furono creati cavalieri, Farinelli ebbe la croce di Calatrava in Ispagna, dove sotto la sua direzione, e regolamento si rinovellò negli spettacoli teatrali tutta la magnificenza e il buon gusto dell’antica Atene; la Tesi fu premiata coll’acquisto dell’ordine della Fedeltà e Costanza in Danimarca, e così via discorrendo.
Ed ecco che si contravviene dirittamente all’intendimento della rappresentazione e se ne toglie via l’effetto, distaccando gli attori dal rimanente della decorazione e trasportandogli di tra le scene nel bel mezzo della platea.
La giovane Rufina carattere freddo ma di buona morale nella scena II del II vorrebbe che Cortines suo padre (sarto di mestiere che si adira se altri se ne sovvenga, e vuol passar per nobile) venisse richiamato alla ragione col mostrarglisi per qualche via gl’inconvenienti della sua vanità; ma come buona figliuola teme che tal disinganno accader possa con danno o dispiacere del padre.
Io ho inteso ; ma quel dar commodità ad un giovine che meni via una sua morosa, che ufficio si chiama ?
Seder vicino a qualche anima cara, E serrarle la mano, e in quei veloci Moti del tempo ripigliar la fede Della vergin natura, e via dal volto Questa larva strapparsi e dire al mondo Sei vil, sei vile, sette volte vile…. — Oh questa gioia procellosa immensa Non puoi darla nè torla, avara terra !
Cadean turbe infelici Sotto il flagello di rabbiosa fame ; Via più, che a i colpi de le spade ultrici.
S. se questa mia non è stata lettera, ma un processo, tutta via mi scusi, essendo che quello che ho fatto, ho fatto per bene e per avisare S.
Considerè no ghe manca chi crede ch'el non haver robba sia una gran felicità, vordè quel balordo de Crate che buttò via i so bezi, e Antippo che venduo tutta la so facultae la butete in mar per che sti balordi diseva che i ghe impediva i studij e nu altri per hauer occasion de studiar con tanta industria cerchemo de cavar soldi da vu altri ; e molti de vu cognosando che i soldi son de comodo e non descomodo, cosi mal volontiera i ne i da e cosi facilmente i ne stronza la paga.
Quando trasformato in Toro haueuo impregnato la bella Europa, tornando di Creta passai per doue oggi è Bologna, & alloggiato da vn mio pouero amico, che staua in una piccola casetta su la riva del Reno, a cena gli raccontai il caso seguito ; e nel partirmi feci miracolosamente nascere in quel luogo vna Città, per ricompensa, facendone Signore quel mio ospite ; & in memoria, che sotto forma di Toro, o Boue haueuo goduto la donna amata, nominai la nuova Città Bononia, dalle parole Bos, che vuol dir Bue, Non, che significa non, & Jam, che s’espone già ; cioè Bos non jam ; per mostrare, che non era già vn Bue, ma Gioue quello che portò via Europa.
[8] L’istruire direttamente non le appartiene in verun conto, imperocché, essendo destinata a parlar ai sensi, e per mezzo loro al cuore, né potendo agire per altra via che per quella del movimento, non ha conseguentemente i mezzi d’arrivare fino all’astratta ragione. […] [10] La breve analisi fatta finora ci ha, se mal non m’appongo, appianata la via alla soluzione del problema proposto. […] E siccome dalla unione colla musica ne soffre alquanto la verosimiglianza poetica per la difficoltà, che v’ha nel concepire un aggregato di persone, che agiscono sempre cantando, e che siffatta difficoltà non si toglie via se non tenendo occupato lo spettatore in una perpetua illusione, la quale gli impedisca dal pensare al suo errore; così debbesi cercare per ogni verso di trattenerlovi, chiamando un senso in aiuto dell’altro, massimamente in que’ momenti d’ozio, dove non potendo la musica tutta la sua energia mostrare, lo spettatore in nulla occupato ha l’agio di riflettere a ciò ch’ei vede.
Direi ancora che il viluppo più acconcio ad appagar chi ascolta, altro non sia che una giudiziosa progressione di un’ azione sola per la via del maraviglioso condotta al suo fine74. […] Ed in fatti su questa lagrimosa parte della storia di Napoli è fondata la schiavitù di Alvida menata via da’ banditi Abbruzzesi, come ella stessa racconta ad Odoardo nell’atto IV. […] Qui fortem vetat interire sexum, Via Domit.
Ma ciò neppur ballando all’augure «alia , dice, tentanda est via. […] Non vuol esser tra’ morti, né star tra’ vivi, ………………… Quaeratur via Qua nec sepultis mixtus, et vivis tamen. […] Nam sera nunquam est ad bonos mores via Quem poenitet peccasse, pene est innocens. […] Quo vis utere Duce me: duobus omnis eligitur via.
Raffaello, Correggio, Buonarroti, per una via totalmente aliena dal calcolo infinitesimale, divennero immortali.
Col pretesto poi di avere anticipato molto danaro Surdeac s’impossessò della cassa, cacciò via il Perrin, e si valse del parigino Gabriello Gilbert che compose le Pene e i Piaceri d’Amore rappresentata nel 1672 colla musica del Cambert.
Col pretesto poi di avere anticipato molto danaro Surdeac s’impossessò della cassa, cacciò via il Perrin e si valse del Parigino Gabriello Gilbert che compose le Pene e i Piaceri di Amore rappresentata nel 1672 colla musica di Cambert.
Dal registro 326 del Municipio di Perugia (ufficio dello stato civile), sappiamo che Luigi, Giuseppe, Pietro Bonazzi, professore e cavaliere, nato e domiciliato a Perugia, figlio del fu Giuseppe, cuoco, domiciliato in vita ivi, e della fu Celeste Carattoli, donna di casa, domiciliata in vita ivi, marito di Maria Rocchi, morì d’idropisia all’una pomerid. del 2 aprile 1879 nella casa posta in via Sapienza vecchia al numero 2.
Mercurio ne dà la prima colpa a Fidia; indi a Pericle, il quale (egli aggiunge) accese il fuoco fralle città gittando nel mezzo di esse la picciola scintilla del risentimento di Megara, e destò un incendio generale onde tutti i Greci per lo fummo ne lagrimavano, tutte le vigne ardendo strepitavano, tutto era or ore, travaglio, movimento, e la Pace si fuggì via . […] Un vecchio chiamato Blepiro viene fuori con una veste di donna addosso, essendo li stata dalla moglie portata via la propria. […] Bacco poi vuole che Ercole gl’insegni la via da calare speditamente all’inferno, ma vuole che gliene additi una che non sia nè troppo calda nè troppo fredda. […] Oibò, questa via suffogatoria non mi piace. […] Pistetero la schernisce, minaccia il suo Giove, e la manda via.
Al fine rapita da pio entusiasmo, interrompendo i versi della favola, dice a vista degli spettatori e de’ compagni, Afuera galas del mundo, afuera ambiciones locas que solo me haveis servido en esta farsa engañosa por testigos del delito; e gettati via gli abiti teatrali parte precipitosamente. […] Parte Isabella, la segue Diego; ma ella temendo che sia veduto dal marito, per far che vada via gli dice che l’abborrisce. […] Ottaviano si arresta; ella fugge e getta via il pugnale; egli le corre dietro. […] Stà egli colà pensando di menar via un’altra donzella di quella casa stessa, e per errore porta seco Dorotea. […] Nella prima un principe ama l’innamorata del suo favorito, e sapendone i secreti toglie agli amanti l’opportunità di parlarsi, di sposarsi, e di fuggirsi via.
Al fine rapita da un santo entusiasmo dice a vista di tutti, Afuera galas del mundo, afuera ambiciones locas, que solo me haveis servido en esta farsa engañosa por testigos del delito, e gettati via gli abiti teatrali parte precipitosamente. […] Parte Isabella, la segue Diego: ma ella temendo che sia veduto dal marito, per far che vada via, gli dice che l’abborrisce. […] Ottaviano si arresta, ella fugge e getta via il pugnale; egli le corre dietro. […] Questi pensa di menar via un’ altra donzella di quella casa, e per errore porta seco la stessa Dorotea. […] Nella prima un principe ama l’innamorata del suo favorito, e sapendone i secreti toglie agli amanti l’opportunità di parlarsi, di sposarsi e di fuggirsi via.
Le donne, presso alle quali l’elogio fatto alla bellezza fu sempre l’omaggio più caro, e la più spedita via di guadagnarsi il lor cuore; le donne che riguardano la costanza dell’uomo come il mezzo più sicuro di mantenere ed accrescere la loro influenza sul nostro sesso; le donne finalmente in cui la vanità è la passione per eccellenza fomentata dagli usi politici per nasconder agli occhi loro il sentimento della propria dipendenza, non poteano far a meno di non compiacersi del volontario tributo che pagavano ad esse i poeti . […] Vin è car, il mio cusin, Si mi fa ballar per via. […] 51 [31] Nelle pastorali poi la musica fece gran via, e noto è l’apparato musicale con cui Don Garcia di Toledo vicere delle Sicilie fece rappresentare quella del Transillo, e nota è altresì la magnificenza con cui fu posta in teatro l’Aminta del Tasso cogl’intermedi lavorati dal poeta, e posti in musica dal gesuita Marotta, come ancora il Pastor fido con tante altre, delle quali parlano a lungo gli eruditi. […] Il Brown nel suo bel libro sull’unione, forza e separazione della musica e della poesia racconta nella sezione ottava, che verso la fine dell’ultimo secolo Giovanni Glass e Giovanni Maeldonald, bardi di professione che risiedevano in diverse tribù delle montagne di Scozia, fecero un viaggio di cinquanta miglia, e per via di appuntamento s’incontrarono in Lochabar per vendicare il loro onore, e quello dei rispettivi Capi in una pubblica assamblea con un contrasto poetico e musicale.
Un sudor via più freddo assai che giaccio Spargea il bel volto, e le dorate chiome. […] Osservarono infine que’ modi e quegli accenti particolari che gli uomini nel rallegrarsi, nel dolersi, nell’adirarsi, e nelle altre passioni adoprano comunemente, a misura de’ quali conobbero che dovea farsi movere il basso or più or meno secondo che richiedeva la lor lentezza o velocità, e tenersi fermo fra le false e buone proporzioni, finché passando per varie note la voce di chi ragiona, arrivasse a quel punto dove il parlar ordinario intuonandosi apre la via a nuovo concento.
A questi tempi (dice) le decisioni di liti tra’ privati, e di gurisdizione tra’ potenti, facevansi per via di prove di acqua, di fuoco, di braccia a croce, e di duelli. […] La gnavasi il Naudè nel 1645 col Gassendi di esser tutta via in osservanza in qualche monistero della Provenza.
Egli manda via tutti, e parte. […] Mio padre, mio padre co’ suoi medesimi arnesi… vedete… ora va via.
d’Arpajoux gli aveva detto che bisognava che lei mandasse via il detto vecchio ostinato, che S. […] Madama suddetta le rispose : Sua Altezza ne parli al Re ; che lei rispose : Io non ne voglio parlare a Sua Maestà se non ce lo vuole lo mandi via lui.
Raffaello, Correggio, Buonarroti, per una via totalmente aliena dal calcolo infinitesimale divennero immortali.
Il che ci fa conoscere già introdotto il costume, che durò poi per più secoli, che a simili feste concorrevano in folla tutti i buffoni, giocolieri, cantambanchi, e simili che portavano via de’ grossi regali”.
Che se il tuo nome derivi dall’esser di belle cose adorno, io non veggo come più per tale possi esser nomato, essendosi da te ogni ornamento partito ; dunque non più Mondo, ma oscuro, e tenebroso abisso devi chiamarti. » E di questo passo va innanzi, paragonando, ora che la divina Vincenza se n’è ita, i bei Palagi ad abbandonate spelonche, gli uomini a fiere selvaggie, il giorno alla notte, la primavera all’inverno, e via discorrendo.
Costretto dalla sorte a riprender la via dell’arte, entrò nella Compagnia Internari (1823), ove stette più anni, festeggiato e acclamato.
via, diciamolo.
Perchè esporre una tenera fanciulla al pericolo di un precipizio per via scoscesa e per una scala in tempo di notte, quando poteva uscir di giorno, com’ era venuta, dalla porta ? […] Entrò poi nel camin dritto sulle orme di Moliere ; deviò in seguito alquanto alterando ma con felice errore il genere ; e terminò di scrivere pel teatro, additando a’Francesi stessi la smarrita via della bella commedia di Moliere. […] All’arrivo di Ciuffini Lucrezina manda via Tramezzino dicendo che vada ad ordinare il cioccolatte pel conte. […] In fine Elfrida approfittandosi del letargo universale conduce via fieramente il marito ad onta del re e del padre. […] Adelvolto condotto via dice fra se (quasi andasse a chiudersi alla Trappa) addio mondo, addio consorte, non respiro che morte.
Le loro antiche fiere, ovvero siano feste carnascialesche chiamate Wirschaft, che con grandissimo apparato di comparse e di suoni vi si celebravano; la musica strumentale da loro coltivata con impegno; la magnificenza degli elettori di Baviera, di Sassonia, dell’Imperador Leopoldo, e d’altri principi che non risparmiavano spesa né diligenza affinchè riuscissero sontuosissimi gli spettacoli che si davano alle loro corti, aveano di già appianata la via al melodramma.
E poichè conoscevano le forze dell’ingegno di Lope, a lui si rivolsero, sperando, che, incamminato questo Poeta per la diritta via, trarrebbesi dietro tutti gli altri.
Don Nicolas Antonio altro di lui non dice, se non che dimorò in Roma in tempo di Leone X, e vi scrisse alcune satire contra de’ cardinali (e nella Propaladia ancor se ne legge una) e dovette scapparne via e rifuggirli in Napoli in casa di Don Fabrizio Colonna.
Via, itinera, o scalaria dicevansi alcune scalinate più anguste fatte non per sedere ma per montare ai rispettivi ounei.
E fatto di mano in mano ognora di se maggiore veggiamo ch’egli osa non solo di elevarsi fisicamente entro esile e leggier globo areostatico per le vie de’ venti co’ Mongolfieri e co’ Lunardi, ma che travalica calcolando oltre la terrestre atmosfera, spazia per l’immensità dell’universo, spia e rinviene co’ Galilei, con gli Ugenj, co’ Ticoni, con gli Erschel nuovi pianeti, ravvisa e distingue altre stelle un tempo confuse e impercettibili nel chiarore della detta Via Lattea, rivela de’ corpi celesti i volumi, le densità, le velocità, le distanze, le leggi, misura e previene il ritorno se l’immense ellissi delle comete; in una parola osserva e legge ne’ cieli co’ Cassini, co’ Manfredi, coi La-Lande, coi Toaldi e con gli Oriani, e si solleva quasi al di sopra della sua natura coi.
Egli è vero bensì che la via d’intenderli bene e di gustarli non è tanto quella della discussione, e dell’analisi, quanto quella del gusto, e d’un certo tatto squisito somministratoci dal sentimento. […] Io osservo che nella musica più che in ogni altra arte v’ha de’ luoghi che si dovrebbero trascurare, o levar via del tutto, imperocché quanto più un’arte è dilettevole, altrettanto è vicina a generare la sazietà.
.] | IN ROMA | PER FRANCESCO GONZAGA in Via lata || MDCCXV. | CON LICENZA DE’ SUPERIORI. […] [1.27ED] — Or via, in grazia del tuo ragionare — io replicai — mi vo’ far questo sforzo di non crederti per ora impostore. […] [2.87ED] E lo significa l’istesso Aiace, dicendo: Non vai tu via di qua! […] [commento_3.81ED]-[3.85ED]: Procolo… Rachele: si tratta delle cinque tragedie scritte da M. ed edite nel 1709 nel Teatro, Roma, per Francesco Gonzaga in via Lata, 1709. […] [commento_4.33ED] Teatro: la cui princeps uscì a Roma, per Francesco Gonzaga in via Lata, nel 1709.
Vien poi quella simmetria che si trova fra due grandezze, l’una delle quali superi l’altra d’una determinata parte, o si voglia dire d’una parte aliquota, come qualora sia una volta e mezzo, una e un terzo, una e un quarto da più dell’altra; e per la medesima seconda regola la simmetria riuscirà più dolce tra 1 ½, e 1 che tra 1 ⅓ e 1, e più tra queste, che tra 1 ¼ e 1, e così via via. […] Ella nacque sulle scene98e merita un perpetuo dominio del paese natio, siccome il dimostrarono gl’Italiani, che in ogni tempo l’ebbero in pregio, e che non solo la renderon nota a tutte le più colte nazioni, ma via via di nuove bellezze l’ornarono, come ultimamente fece Ferdinando Galli Bibbiena colle scene vedute in angolo, di cui egli fu inventore99. […] La prima classe comprendea le persone della più vantaggiosa statura; la seconda era più bassi di quella; la terza più bassa della seconda, e via via; sì che l’ultima era formata da ragazzi e ragazze. […] Ma si tolga poi via la maschera. […] Si torni dunque in via.
Ma presto m’avvidi, che siffatto metodo cangierebbe la storia in una discussione polemica rincrescevole al pubblico , il quale pago per lo più di trovarne il vero poco si cura di risapere, se gli altri abbiano smarrita la via.
Qui fortem vetat interire sexum , Via Domit.
E’ condotta via a forza da Ciniro. […] Perchè esporre una tenera fanciulla al pericolo di un precipizio per via scoscesa e per una scala in tempo di notte, quando poteva uscir di giorno, com’ era venuta, dalla porta? […] In fine Elfrida approfittandosi del letargo universale conduce via fieramente il marito ad onta del padre e del re. […] Adelvolto condotto via dice fra se (quasi andasse a chiudersi alla Trappa) addio mondo, addio consorte, non respiro che morte. […] Questa si tolse via nella penultima scena, e l’autore ve l’ha rimessa.
Mercurio ne dà la prima colpa a Fidia indi a Pericle, il quale (ei soggiugne) accese il fuoco fralle città gettandovi dentro la picciola scintilla del visentimento di Megara, e in questa guisa destò un incendio così grande, che tutti i Greci per lo fummo ne lagrimavano, tutte le vigne ardendo strepitavano, tutto era orrore, travaglio, movimento, e la Pace si fuggì via. […] Un vecchio chiamato Blepiro viene fuori con una veste di donna indosso, essendogli stata dalla moglie portata via la propria. […] Bacco poi vuole che Ercole gl’ insegni la via da calare speditamente all’inferno; ma vuole che gliene additi una che non sia nè troppo calda nè troppo fredda: Erc. […] Oibò, questa via suffocatoria non mi piace. […] Pistetero la schernisce, minaccia il suo Giove, e la manda via.
[1] In una nazione che riguarda l’unione della musica e della poesia come un semplice passatempo destinato a cacciar via l’oziosità, dove il piacere del canto è nulladimeno così universale e così radicato, dove la lingua è per se stessa armoniosa e cantabile, e dove tal diletto si compra a costo del più gran sagrifizio, il cantore dev’essere la persona più interessante del publico divertimento. […] La mancanza della seconda mette il motivo musicale in contraddizione con se medesimo, poiché ad un andamento patetico s’uniscono i fregi dell’allegro, gli arzigogoli del presto s’inseriscono nell’adagio, e così via discorrendo. […] Imperocché egli è certo che altra via non hanno le arti rappresentative per commuoverci agli affetti se non quella di colpir la nostra immaginazione nel modo stesso che la colpirebbero le cose reali e per gli stessi mezzi; onde se con altri stromenti viene assalita, o le si parano avanti idee in tutto contrarie a quelle delle cose, non è possibile a verun patto eccitare la commozione.
I’ non posso far altro, e sono in via. […] giammai non chiudo Queste luci già stanche in breve sonno, Che a me forme di orrore e di spavento, Il sogno non presenti, ed or mi sembra Che dal fianco mi sia rapito a forza Il caro sposo, e senza lui solinga Gir per via lunga e tenebrosa errando, Or le mura stillar, sudare ì marmi Miro, o credo mirar di nero sangue, Or da le tombe antiche, ove sepolte L’alte regine fur di questo regno, Uscir gran simulacro e gran rimbombo Quasi di un gran gigante… E mi scacci dal letto e mi dimostri, Perchè io vi fugga da sanguigna sferza, Un’ orrida spelonca, e dietro il varco Poscia mi chiuda. […] A me non è permesso della lunga via di fermarmi su ciascuna di esse.
Scappino O là Paggi, via presto, no fe’ al corso sparagno, ma disè al Vardarobba, ch’el sia lesto, e ch’el me manda da fornire un Zagno e ch’el se pia sto assunto, perchè de tutto punto vogio vestirlo, a zo col stil Zagnesco, el possa star co i altri Zagni al desco.
teatro Formagliari: il teatro Formagliari fu inaugurato nel 1636 nel palazzo di proprietà della famiglia Guastavillani, presso la via Farini e fu adibito alla rappresentazione di spettacoli melodrammatici.
Voltaire diceva di lui che conosceva tutte le vie del cuore, fuorchè la via reale, o maestra.
Per altra via intento a dissipare l’antico letargo, concorse co’ suoi scritti a migliorare, e rischiarare i paesani il celebre Don Jorge Juan, ed oggi veggiamo con piacere aperte per la Spagna Scuole non rare di Matematiche pure e miste, di Nautica, di Astronomia, di Architettura Militare per le Accademie de’ Cadetti situate in Barcellona, nel Ferol, in Cartagena, e in Segovia.
Alla fine dello stesso anno l’apoplessia lo colse nel suo domicilio di Parigi, Via dei Petits-Champs, ove morì il 6 settembre 1783.
— Compendio dell’opera della Christiana Moderazione del Theatro per via d’interrogatorio colle sue risposte.
Questo buon pittore della natura, come a ragion veduta l’ appellò Voltaire, prima di fare assaporar agl’ istrioni la commedia di carattere da Macchiavelli sì di buon ora mostrata sulle scene di Firenze, servì al bisogno ed al mal gusto corrente: entrò poi nel camin dritto sulle orme di Moliere: deviò in seguito alquanto alterando ma con felice errore il genere: e terminò di scrivere pel teatro additando a Francesi stessi la smarrita via della bella commedia di Moliere.
., con tutto ciò il detto Lelio ridendo voltò via, nè volse ascoltarmi.
Un Romano chiamato Pomponio ha un figlio ammaliato dalle arti di una cortigiana, e dal di lei servaggio cercano ritrarlo il padre colle ragioni e colla propria autorità, e la madre per via di devozioni; mezzi che riescono ugualmente infruttuosi, perchè la cortigiana chiamata Aurelia seguita a governare a suo modo il giovane Cesarino. […] Don Nicolàs Antonio che parla distesamente del Naarro di Torres, afferma solo che dimorò in Roma in tempo di Leone X, e vi scrisse alcune satire contro i cardinali (e nella Propaladia ancora se ne legge una), e dovè scapparne via e rifuggirsi a Napoli in casa di Don Fabrizio Colonna.
Oltre Terracina, seguitando la Via Appia, nel luogo dove fu Longola città descritta da Dionigi Alicarnasseo e da Livio, vedesi un teatro quadrato appresso il monistero di S.
E questa è un’ andata via a effetto assolutamente moderna, e di riuscita sicura.
Paga enorme a quel tempo, con la quale, ben nota lo scrivente, se ne sarebber tornati via con le borse piene.
Un Romano chiamato Pomponio ha un figlio ammaliato dalle arti di una cortigiana e dal di lei servaggio cercano ritrarlo il Padre colle ragioni e colla propria autorità, e la Madre per via di devozioni, mezzi che riescono ugualmente infruttuosi, perchè la cortigiana chiamata Aurelia seguita a governare a suo modo il giovine Cesarino. […] Don Nicolas Antonio che parla distesamente del Naarro de Torres, afferma solo che dimorò in Roma in tempo di Leone X, e vi scrisse alcune satire contro i cardinali (e nella Propaladia ancora se ne legge una) e dovè scapparne via e rifuggirsi a Napoli in casa di don Fabrizio Colonna.
Dall’altra parte il Cueva asserisce (secondo alcuni versi di lui rapportati dal Lampillas in Italiano), che il Malara, guardando obediente l’uso antico nelle Commedie entrò “. . . . per la stretta via “Illustrando la Comica Poesia.”
Nel maneggiare l’argomento degli Orazii prese Corneille scorta migliore, o che ne dovesse a dirittura la via all’Orazia di Pietro Aretino, o che vi s’incaminasse sull’imitazione che di questa tragedia italiana fatta ne avea venticinque anni dopo Pietro de Laudun Degaliers.
La giovane Rufina carattere freddo ma di buona morale nella scena seconda del II atto vorrebbe che Cortines suo padre (sarto di mestiere che si adira se altri se ne sovvenga, e vuol passar per nobile) venisse richiamato alla ragione col mostrarglisi per qualche via gl’inconvenienti della sua vanità; ma come buona figliuola teme che tal disinganno accader possa con danno o dispiacere del padre.
A questi tempi in Italia (egli dice) le decisioni di liti tra’ privati, o di giurisdizione tra’ potenti, facevansi per via di pruove d’ acqua, di fuoco, di braccia a croce, e di duelli.
In ogni modo l’autore che fra’ suoi correva una via sì poco battuta, non meritava la persecuzione che sofferse degl’inetti efimeri libelli e de’ motteggi del volgare scarabbocchiatore di sainetti insipidi e maligni, Ramon La Cruz chiamato irrisoriamente da’ suoi el poetilla. […] Il resto dell’atto s’impiega a proporsi qualche mezzo da cacciar via la fame.
In progresso di tempo anche questa usanza fu levata via, e la danza non accompagnò più la tragedia fuorché nei cori, o in qualche scena particolare. […] Questi personaggi fecero per ordine le loro sortite, dopo le quali comparve il tempo, che mandò via l’Apparenza.
I’ non posso far altro, e sono in via. […] giammai non chiudo Queste luci già stanche in breve sonno, Che a me forme d’orrore e di spavento Il sogno non presenti: ed or mi sembra Che dal fianco mi sia rapito a forza Il caro sposo, e senza lui solinga Gir per via lunga e tenebrosa errando, Or le mura stillar, sudar i marmi Miro, o credo mirar di nero sangue, Or da le tombe antiche, ove sepolte L’alte regine far di questo regno, Uscir gran simulacro e gran rimbonbo Quasi di un gran gigante . . . . . .
Sofocle non avrebbe ritratte con più grandezza le agitazioni notturne della medesima Alvida: …………… Giammai non chiudo Queste luci già stanche in breve sonno Che a me forme d’orrore e di spavento Il sogno non presenti: ed or mi sembra Che dal fianco mi sia rapito a forza Il caro sposo, e senza lui solinga Gir per via lunga e tenebrosa errando, Or le mura stillar, sudar i marmi Miro, o credo mirar, di nero sangue; Or da le tombe antiche, ove sepolte L’alte regine fur di quello regno, Uscir gran simulacro e gran rimbombo Quasi d’un gran gigante, il qual rivolge Incontra il cielo olimpo e Pelia ed Offa, E mi scacci dal letto, e mi dimostri, Perché io vi fugga da sanguigna sferza, Un’orrida spelonca, e dietro il varco Poscia mi chiuda.
L’atto poi termina all’inglese, cioè con una poetica comparazione, compresa nell’ originale in sei versi, di una corrente imbrattata dal fango per le piogge, che poi si affina e per via diviene limpida come specchio, Riflettendo ogni fior che a riva cresce, E nuovo ciel nel suo bel sen ne mostra.
Voltaire diceva di lui che conosceva tutte le vie del cuore, fuorchè la via reale, o maestra .
L’atto poi termina all’inglese, cioè con una poetica comparazione compresa nell’originale in sei versi di una corrente imbrattata dal fango per le piogge, che poi si affina e per via diviene limpida come specchio, Riflettendo ogni fior che a riva cresce, E nuovo ciel nel suo bel sen ne mostra.
M’ha fatto gettar via una stoccata, che percotendo di rimbalzo nel turbante del Gran Soffi, gli avrebbe buttata la testa nelle tempia del Gran Mogol, e le tempia del Gran Mogol nel mostaccio al Re del Giapone, con lasciare quel Monarca fino alla quarta generazione uomo di poca memoria, ecc.
I Macedoni gloriavansi per tal modo di possederne le ossa, che unanimi negarono determinatamente di concederle agli ambasciadori di Atene che le chiedevano per seppellirle nella patria terraa; per la qual cosa gli Ateniesi, altro non potendo, gli eressero secondo Pausania un cenotafio lungo la via che conduceva da Atene al Pireo.
Confesseremo non pertanto che la scena dell’ atto IV di Cleopatra ed Ottavio nel tempio, in cui ella coll’ idea di adescarlo al suo amore mentre il marito dorme, domanda alla confidente, se le sue vesti si accordino col suo volto, ed entrambi poi tentano ogni via per ingannarsi scambievolmente, ne sembra anzi comica che tragica. […] IV la scena seconda del IV, in cui Consalvo malgrado del divieto di Alfonso si presenta ad Albumasar, il quale si meraviglia di Alfonso che vuol lasciare in Affrica Ormesinda per un arcano che non rivela ; e di Consalvo che si determina a rimaner prigione, finchè l’altro non abbia condotti via gli schiavi. […] Or via, lasciami, vanne.
Anche quel continuo frammischiare alle prose sentenze poetiche era dell’uso, specialmente per la chiusa delle scene nella commedia improvvisa, e più specialmente poi per le andate via.
In ogni modo l’autore che fra’ suoi correva una via sì poco battuta, non meritava la persecuzione che sofferse d’inetti efimeri libelli e de’ motteggi del solito volgare scarabocchiatore di sainetti insipidi e maligni chiamato per soprannome el poetilla.
Costanza, per la casa è impossibile, vi sono troppi testimoni; ma non vi è altra via che il palazzo di Spagna.
[1.1.1] Benché la poesia nella prima sua origine non avesse altro fine che il dilettoso sentimento del popolo, con tutto ciò la perfezione che nel progresso del tempo acquistò, massimamente nelle sue spezie principali, drammatica ed epica, non derivò che dall’arte di ricreare utilmente le città, cioè di guidarle per via del diletto agevolmente alla virtù. […] Ella però commette errore costretta dalla necessità che non lasciavale altro scampo: quindi giunge in conseguenza del medesimo all’estremo di darsi morte per quella via onde sperava la salvezza. […] Il raccogliere insieme le buone prerogative degli uni e degli altri sarebbe la via d’arrivare a’ primi gradi della perfezione. […] Onde conoscendo eglino che la soavità del canto rapiva dolcemente i cuori umani, e che ’l discorso da certe leggi misurato portava più agevolmente per via degli orecchi dentro l’animo la medicina delle passioni, racchiusero gl’insegnamenti in verso, cioè in discorso armonioso, e l’armonia del verso accoppiarono con l’armonia ed ordinazione della voce, che musica appellarono», Gian Vincenzo Gravina, «Della tragedia», in Id., Scritti critici e teorici, a cura di Amedeo Quondam, Bari, Laterza, 1973, p. 507).
I Macedoni talmente si gloriavano di possederne le ossa, che le negarono concordemente agli ambasciadori Ateniesi che le domandavano per seppellirle nella patria terra81; per la qual cosa gli Ateniesi altro non potendo gli eressero secondo Pausania un cenotafio, ossia voto sepolcro lungo la via che da Atene conduceva al Pireo.