Questa fisedia, che vorrebbe significar canto della natura, è un vero e proprio zibaldone in prosa e in versi con scene a grandi tinte, mutamenti a vista, effetti di sole e di luna, combattimenti, musiche, ecc. ecc.
Ella, consapevole del suo valore, irrigidita nello sforzo costante di una meta prefissa, e di cui, per molti anni, ha forse creduto di avere smarrito la limpida visione, assorta perennemente nella ricerca di una perfettibilità, che è il tormento e la forza dei grandi artisti, Italia Vitaliani non sa trovare quelle parole ambigue che dicono e non dicono, quelle frasi rivolute entro cui il pensiero guizza e si smarrisce con agilità serpentina : no, quando una persona, sia pure un personaggio, la secca, essa lo dimostra ; quando un lavoro, sottoposto al suo giudizio, le spiace, essa lo dice, senza perifrasi nè pietose tergiversazioni ; quando è di cattivo umore non sa trovare una maschera di giocondità da collocarsi sul viso ; che se poi ella, o per la naturale bontà dell’animo o per altre considerazioni, cerca di nascondere il suo pensiero o velare le sue impressioni, esiste allora una tale antitesi fra il suono della parola forzatamente benigna e l’impaziente lampeggiare degl’ immensi occhi grigi, che si comprende subito come la più lieve finzione le riesca fastidiosa. […] Mentre la macchina vola attraverso i campi o in riva al mare, io dimentico il palcoscenico, dimentico le piccole e grandi miserie della notorietà, e vivo di me e per me, o meditando o ritemprandomi lo spirito con sane e forti letture. » Nella sua esistenza affannosa e turbinosa….
Con non meno invidiabil riuscita i grandi uomini che portarono i loro sguardi su tutta la natura, seppero anche discendere alle più minute osservazioni degli esseri che la compongono. […] Se dunque riscuotono giustamente i pubblici applausi le leggi del moto e del corso de’ pianeti, non ne meritano minori quelle che dirigono le azioni morali degli uomini divisi in tante grandi famiglie, le quali debbonsi reciprocamente molti riguardi. […] E se la geometria, più che per le utili verità che insegna, si rende commedabile per l’attitudine che somministra agl’ingegni tutti per bene e coerentemente ragionare, essa e tutte le scienze esatte contribuiranno sempre colla loro giustezza a formare grandi legislatori morali e politici tanto per ciò che l’una società debbe all’altra, quanto per quello che debbonsi mutuamente gl’individui di ciascuna: ma esse non saranno mai nè più pregevoli nè più necessarie a conoscersi delle leggi che immediatamente gli uomini governano. […] Adunque senza tener conto veruno della rigidezza affettata di alcuni sedicenti coltivatori de’ severi studii, i quali sdegnano tutto ciò che non è algebra, nè delle meschine rimostranze di qualche bonzo o fachiro, nè delle insolenze di alcuni immaginarii ministri di non so qual filosofia arcana, e molto meno apprezzando le ciance insidiose smaltite fra i bicchieri delle tavole grandi da certi ridevoli pedantacci che ostentano per unico lor vanto l’essersi procacciati varii diplomi accademici, noi avremo sempre in pregio così amena filosofia in azione, di cui gli additati impostori ignorano il valore e la prestanza. […] Mi contenterò intanto di narrare più pienamente di quel che altra volta non feci, gli sforzi fatti sino a questi tempi ne’ paesi conosciuti per dipignere sui teatri ora grandi sconcerti ora picciole ridevoli avventure.
Come il genere umano diviso in grandi famiglie e società civili ha la sussistenza di esse assicurata coll’unione delle forze particolari, e provveduto al comodo colla fatica, tosto si volge a procacciarsi riposo e passatempi. […] Da tal punto i poeti teatrali tutta rivolgono la curiosità verso gli oggetti non religiosi, notano le grandi rivoluzioni, e gli evenimenti mediocri, ne scuoprono le ingiustizie, le stravaganze, le ridicolezze, ne tentano la correzione, e i teatri fortunatamente si cangiano in tante scuole di sana morale. […] Questo famoso Bardo Celtico di Scozia figliuolo di Fingal, che scrisse in lingua Ersa o Gallica, merita un posto distinto tra’ poeti, benchè al pressochè immenso e nelle sue grandi fabbriche mirabilmente variato Omero, non sembri paragonabile un poeta limitato e non, rare volte ridotto a ripetere le stesse immagini e dipinture come Ossian.
.), che sposò il 1766, fu prima un’ottima dilettante, applauditissima specialmente qual prima attrice della tragedia Giovanni di Giscala, poi, maestro Ignazio Casanova, un’eletta artista per ogni genere di parti, grandi o piccole, ch'ella sosteneva volenterosa pel buon andamento della Compagnia del marito.
Zocchi Tommaso, fiorentino, figlio di un mercante di seterie, fu prima soldato, poi comico di buon nome per le grandi parti, ove non dominasse forza di passioni.
Non si levò a grandi altezze, ma fu sempre attore conscienzioso, ed ebbe omaggi ed applausi dovunque.
Ebbe grandi attitudini alla musica e cantò da baritono, e dettò alquante romanze ricche di melodìa.
Baschet 244 — a proposito dei Due Simili recitati al Louvre dai Fedeli la sera del 14 settembre 1613, dice che il Pellesini aveva allora ottantasette anni : sarebbe nato dunque il 1526), fu uno dei più grandi Zanni del suo tempo, più noto col nome di Pedrolino. […] Io son pur sempre d’avviso che come s’è detto pel Pasquati e per altri, le grandi personalità artistiche potessero essere sballottate da una compagnia all’altra, secondo il volere, o, almeno, il desiderio delle Loro Altezze capocomiche.
La corte moveva diverse molle per allargare i confini della prerogativa reale, ed i parlamentarii pieni di grandi idee di libertà e di uguaglianza presbiteriana, ambivano di annientarla. […] Nella prima però i caratteri più importanti sono alcuni ribelli e traditori, i quali fanno vedere le più belle qualità per affrettare la ruina del loro paese, là dove nell’imprenderne la difesa gli avrebbero fatti ammirare come grandi uomini. […] La nostra virtù, amico, è come la buona fede di un politico, la promessa di un quakero, il giuramento di un giocatore, e la parola e l’onore de’ grandi”.
La figura, se bene elegante nelle sue piccole proporzioni, non le consentì di abbracciare i grandi ruoli, ma alla deficienza della figura supplì sempre una intuizione artistica vivissima, uno slancio senza uguali, una vena inesauribile di comicità.
A quindici si unisce alla zia e percorre con lei le grandi capitali di Europa, e dopo un anno eccola in Italia ed eccola di nuovo con Toselli per alcune rappresentazioni, prima donna ; e questa volta, della Compagnia dialettale da lui formata, recitando la Francesca da Rimini del Pellico, parodiata dal Toselli stesso, col titolo : Cichina d’ Moncalé (1859). […] Fu poi gran tempo con Alamanno Morelli, del quale diventò socia, poi si diede al capocomicato con varia fortuna, percorrendo le grandi città di Europa e di America ; poi…. per una malattia cancerosa al petto, che la rose lentamente, dovette, in mezzo agli spasimi, soccombere a Torino il 24 gennajo del 1892.
Due giovani forze possenti, le più possenti forse del lor tempo, grandi nell’interpretazione di medesimi tipi, come, a esempio, del Raffaello di Marenco, del Signor Alfonso di Dumas, e prostrate a un tratto nel più terribile modo, con la ironia della serbata vita bestiale, col dono maledetto di un’agonia crescente di anni e anni !!!!
Del re Eduardo VI, delle cui cognizioni Cardano fa grandi elogi, si dice, che avesse composta una commedia elegantissima, intitolata la Puttana di Babilonia. […] Brilla soprattutto nel colorir con forza ed evidenza i caratteri de’ grandi uomini inglesi e romani, vedendovi si a meraviglia marcati i loro temperamenti, difetti, e virtù . […] Antonio Scoro d’Hoochstraton compose anche una comedia rappresentata da’ suoi scolari in Heidelberg, nella quale si personificava la religione che andava mendicando alloggio fra’ grandi, ed era esclusa, e che poi ricorreva, a’ plebei, ed era riacettata.
Indi la fama del Perotti, conduttore di una Compagnia, la quale potè sempre competere colle più grandi d’allora, come Pellandi, Fabbrichesi, Dorati, Bazzi, e Goldoni.
Da tal punto i poeti teatrali rivolgono tutta la loro curiosità verso gli oggetti non religiosi, notano le grandi rivoluzioni e gli eventi mediocri, né scoprono l’ingiustizie, le stravaganze, il ridicolo, ne tentano la correzione, ed i teatri fortunatamente si veggono cangiati in tante scuole di sana morale. […] Questo famoso Bardo Celtico, figliuolo del rinomato Principe Fingal, merita un sublime posto tra’ Poeti; benché al pressoché immenso e nelle sue gran fabbriche mirabilmente variato Omero non sembri paragonabile un Poeta limitato e non rare volte ridotto a ripetere l’istesse immagini e dipinture come Ossian. * Si può anche aggiugnere, che le sublimi e vive dipinture, e le grandi e robuste immagini d’Omero faceano dire al celebre Scultore Bouchardon: «Lorsque j’ai lu Homère, j’ai cru avoir vingt pieds de haut».
Flaminione fu illustre nella sua professione e amato da' più grandi d’ Italia, specie da Cosimo III granduca di Toscana. […] Incontratolo per via, sapendo com’egli era amato dai grandi e dal popolo, gli ordinò di seguirlo.
Essi hanno cercato il modo di ben divertire questa amorevolissima Popolazione : onorate pertanto o LUCCHESI col vostro concorso gli umili Attori, e questi due Spettacoli ; perdonate loro ogni mancanza, mentre premiare il merito, proteggere la virtù è dovere ; ma il giovare e l’assistere chi di sì bei pregj è privo, proprio è soltanto di Anime grandi, sensibili, e generose.
Enrico Dominici, attore di intelligenza svegliata e pronta, aitante della persona, di voce flessibile e forte, di slancio tutto meridionale, che fu forse talvolta a scapito della correttezza, s’ebbe a patir le più grandi amarezze dell’arte, e a provarne tutte le gioje.
E veramente quella scena che aveva date tante e così grandi gioje all’artista, non poteva esser guardata da lungi senza rimpianto. […] La stessa tragedia — Francesca da Rimini del Pellico — non offriva, tranne che nella scena del quarto atto, grandi risorse, e taluni tra i devoti della Rachel, negaron tra l’altro all’artista nostra « la forza, il vigore necessario a bene interpretare le passioni violenti più proprie del poema tragico. » Forza e vigore che anco i più restii trovaron a esuberanza in lei dopo la rappresentazione di Mirra di Vittorio Alfieri, che fu tutta un trionfo de'più solenni. […] E finalmente Vittoriano Sardou, venti anni dopo, ricordando l’antico entusiasmo, scriveva a un amico : Sono stato un de' più grandi ammiratori della Ristori. […] Naturalmente i grandi entusiasmi ebbero anche il loro rovescio, e Lemercier De Neuville nelle sue Figures du temps (Paris, Bourdilliat, 1861), non ebbe, specie per la recitazione in francese della Beatrice di Legouvé, parole di soverchia tenerezza per la nostra eroina : ma l’entusiasmo si mantenne alto, nonostante i tentativi di reazione dell’anno dopo, e quel primo battesimo di Parigi fu anche, s’è già detto, il primo passo del lungo e glorioso cammino della Ristori, chè di là il suo nome echeggiò in ogni parte più riposta del mondo.
Di tal guisa egli si mostrò nella vita un po' sempre personaggio di commedia, e nelle sue grandi interpretazioni un po'sempre Ernesto Rossi. […] Talvolta il fumo dell’incenso l’acciecò, e allora egli pensò di essere un po'di tutto : maestro di musica, scrittore drammatico, letterato, scienziato, riformatore di scuole, politico sopr' a tutto : sedere in Parlamento fu un de'sogni più grandi che non potè tradurre in fatto. […] I più grandi pittori e scultori francesi di oggidì hanno schizzi e firme e indirizzi in un album donatogli quand’eran scolari dell’Accademia di Belle Arti…. […] Ernesto Rossi, come altri grandi artisti, fu solleticato dalla vanità di scrittore, e oltre alla traduzione del Giulio Cesare e agli studi shakspeariani (Firenze, Le Monnier, 1885), e a varie commedie, tra cui, non delle peggio, Adele, pubblicò un’operone di ricordi in tre volumi : Quarant’anni di Vita Artistica (Firenze, Niccolai, 1887), che la critica in genere condannò, e il pubblico dimenticò per le troppe inutili cose discorse concernenti più l’autore che l’arte.
Fra molte cose belle e gentili che improvvisò Felice Cavallotti sul feretro di lei, queste bellissime riferisco, le qualisintetizzano, come niuno potrebbe meglio, i grandi pregi dell’artista incantevole, squisita : Pierina Giagnoni era davvero una predestinata dell’arte.
La sera del 12 di gennajo 1889 si doveva rappresentare al Manzoni di Milano La Locandiera di Goldoni, in cui egli era sommo sotto le spoglie del Marchese di Forlimpopoli, continuando la tradizione gloriosa de'suoi grandi predecessori.
Ma questa filosofia, questo spirito giusto, esatto, accurato basta a produrre opere grandi nella poesia, nell’eloquenza, nelle arti del disegno e nella musica? […] Non so se quindi solo derivi quella spezie di decadenza che osservasi nelle belle arti; ma sembra che ora si abbondi meno in grandi artisti che in calcolatori, sofisti, falsi letterati, e gazzettieri.
Il pubblico aveva avuto per una settimana i grandi della Compagnia, Salvini, la Clementina Cazzola, e non dico altro. […] Essa non perdeva sillaba della Cazzola, che, per eleganza, naturalezza, profonda intuizione d’arte, si collocò fra la Ristori e la Sadowsky, e in certe parti non trovò chi riuscisse a superarla ; e più tardi, a Firenze, quando la Cazzola ammalò, Tommaso Salvini ricorse alla signora Virginia ; e la signora Virginia, improvvisando sera per sera un’interpretazione, cominciò a spiccare il gran salto, sempre sotto gli auspici del gran colosso Salvini, artista completo, dividendo il regno dell’arte con la Tessero e la Pezzana, e tutte tre facendo credere con i grandi successi fatti ottenere alle commedie di Gherardi Del Testa e di Achille Torelli, ai proverbi del Suner, ai drammi del Costetti, ai lavori mastodontici dell’ultima maniera di Paolo Ferrari, al medio evo di Giacosa, alla romanità di Pietro Cossa, alle galanterie di De Renzis, di Martini, di Castelnuovo, e tutto il resto di Cuciniello, di Muratori, di Montecorboli, di Castelvecchio, di Sabbatini e di tanti altri, facendo credere all’esistenza d’un moderno teatro italiano.
Il Coviello, tranne alcuna eccezione, è uno stupido che fa il bravaccio, come il Capitano ; e di Capitano ha il costume con grandi piume al cappello, grandi stivali, e grande spada.
Poesia rappresentativa, favola di giusta grandezze, sviluppo di grandi o mediocri azioni e passioni umane per correzione e diletto, piano ragionato di competente durata, e quanto altro caratterizza l’azione scenica, e la distingue dal ballo, non si trova se non che nelle nazioni già molto innoltrate nella coltura.
Forse non si levò mai a grandi altezze, ma, diligente e intelligente, si conservò sempre attore de’ più coscienziosi e accurati.
Veneziano, attore dialettale di moltissimo pregio fu, insieme alla moglie Marianna, uno de'più grandi se non il più grande illustratore del teatro di Giacinto Gallina.
Fra le grandi feste, la rappresentazione di comici italiani non poteva nè doveva mancare ; ma, morta Giovanna d’Albret, la madre dello sposo, si dovette rimandar la cerimonia.
Pippo Bergonzoni, allettato dai grandi successi che ottenevan dovunque le fiabe musicate dallo Scalvini, determinò di darsi a quel genere, con nuovi intendimenti d’arte, trascegliendo le migliori operette del repertorio forestiero, e formando in società con Achille Lupi una compagnia, della quale fu direttore appassionato e intelligentissimo, e dalla quale s’ebbe ne’ primi tempi lodi e guadagni !
Fu, il ’57, prima attrice della Compagnia Pisenti ; e, non levatasi a grandi altezze, pensò bene di scritturarsi qual prima attrice giovine, il ’60 con Giovanni Boldrini (aveva già sposato nel ’58 Luigi Beseghi comico, figlio della precedente), il ’61 con Francesco Coltellini, il ’62 con la Pieri-Tiozzo, e il ’63 con la Compagnia Romana, in cui stette sino a tutto il ’69, passando alle parti di seconda donna.
Nè a quelle delusioni andaron tuttavia disgiunte le più grandi soddisfazioni d’artista : chè cimentatosi anche nell’ardua prova delle interpretazioni shakspeariane ne uscì trionfante, sì per la intelligenza, come per la recitazione caldissima.
Fece il carnevale '22-'23 al Goldoni di Firenze, e il Colomberti, descrivendo la Polvaro nella Giovanna d’Arco, uno dei tanti spettacoli della Compagnia, dice : « nel vederla vestita in armatura, quale ci vien rappresentata quella martire nelle sue statue, con i suoi lunghi e bellissimi capelli biondi sparsi sulle spalle ; con il più vezzoso volto che immaginar si possa, con quegli occhi grandi e cerulei, io rimasi sorpreso.
Egli è vero che a certi uomini grandi del secolo cadente, di se stessi pieni così che ne riboccano per ogni verso, questa, com’ essi dicono, trita materia teatrale parrà frivola e puerile occupazione da non meritar tante cure, anzi da mirarsi con una specie di compassione da chi si crede nato a recondite elevate imprese nelle scienze e nelle lettere. […] Ben sanno i veri filosofi, i degni letterati del secolo da me con alacrità di animo altrove rammentati tra’ grandi ornamenti de’ nostri dì, la prestanza e l’utilità di un genere di poesia, da cui, se v’ha mezzo efficace per diffondere nel popolo una vantaggiosa pubblica educazione, debbe questa principalmente da buon senno ottenersi; siccome m’ingegnai d’indicar nel breve ragionamento che premisi alla mia storia, dirigendolo a chi ama la poesia rappresentativa.
Parve che la natura si fosse divertita a raccogliere in lui solo tutte le grandi qualità fisiche e intellettuali occorrenti a formare un grande artista. […] (In quell’epoca i grandi artisti si degnavano di recitar nelle farse).
Che la Battaglia fosse superiore nelle grandi parti di tragedia pare fuor di dubbio ; ma pare anche fuor di dubbio che le parole del Sacchi fossero esagerate, tanto più, aggiunge il Gozzi, che il Sacchi era già internamente determinato di scritturare la Ricci, prima di chiedere il consiglio di lui….
Egli venne su con la fioritura del teatro italiano a metà del secolo, e interpretò, primo, i grandi lavori del tempo come Prosa, Goldoni di Ferrari, e tante altre che i giovani d’oggi non sanno neppure immaginare.
Tali sono i rottami delle sue Mura formate di grandi pietre squadrate levigate e connesse all’usanza de’ Toscani imitati poscia da’ Romani. […] Si prese da essic la pretesta che i Romani portavano sino ai quindici anni, e la trabea ornamento reale e la toga e i fasci consolari e le trombe militari e la sedia curule de grandi magistratid.
Nè si potrebbe dir meglio : nel girar de’ grandi occhi neri, nel muover della bocca breve, in una certa aggraziata e naturale infantilità di pronunzia, dell’s e del c specialmente, nella spontaneità incomparabile della dizione era un cotal fascino, al quale non si poteva resistere….
E infatti egli si mostrò sotto le spoglie de' varj grandi personaggi di Shakspeare, salutato, se non forse come un avvenimento, certo come una promessa ; e la fama del trionfo corse ovunque nel vecchio e nuovo mondo, ed egli s’ebbe onori inaspettati in Russia, in America, in Austria, in Polonia, ecc.
III, pag. 144), accenna a Teresina Morelli, che chiama bella e fiorente ; e dice che il Kurz diede una splendida prova del suo magistero, trasformando in soli tre anni una inesperta ballerina in una delle più grandi Colombine tedesche.
La signora Duse ha una recitazione tutta sua propria, piena di originalità e di colore individuale, che pare negletta, ed è studiata, che sembra faticosa ed è spontanea, che non stupisce e non colpisce per l’uso e l’abuso dei grandi mezzi, ma seduce, incanta, trascina per un certo profumo di verità, per un fascino sottile di naturalezza, per un fremito di passione che sgorga, irrompe e si propaga rapidamente nella massa degli spettatori. […] Ma i grandi pregi della Duse non furon mai in un discorso accarezzato, miniato, scivolato, precipitato con finale a effetti, non nel dondolio delle braccia, non nello strascichio della persona. […] Ella possiede al sommo la faccia che noi vediamo il più spesso nelle malattie generali del sistema nervoso, e, particolarmente, nelle grandi nevrosi : la faccia convulsiva ! […] Essi eran la traduzione incosciente, impulsiva del loro amore per la loro arte, era tutto un omaggio di commozione che mandava oltre l’artista di passaggio, era il loro ideale ch’essi salutavano, era la loro arte nobilitata, dinnanzi alla quale si sentivan fatti più grandi essi stessi, e la quale dava loro tanto orgoglio ! […] E noi, grandissimi fin qui, nello slancio, nella spontaneità, nella esuberanza del sentimento, rimarremo almeno grandi poi nella virtuosità dell’espressione ?
E prima aveva detto che era eloquentissimo quel suo sguardo dei grandi e grossi occhi di color grigio, di che, consapevole, abusava talora negli effetti detti di controscena.
, 104) : Essendo giunto in questa città per passare a Venezia un famoso comico, detto Gandini, quale fa la figura di diversi personaggi con una prestezza e sveltezza non ordinaria, con mutare li linguaggi in tutte le forme, et in due che ha fatto prova del suo spirito nel teatro Formagliari ; vi è stato un concorso cosi grande d’ogni genere di persone, che quel teatro non fu capace per tutti, e quegl’ impresarj hanno fatto grandi impegni e profferto una gran parte perchè resti per tutto il carnevale, ma si crede che non restarà per avere l’impegno con Venezia.
In breve sostituì la Faluggi nel posto di prima donna assoluta ; e, prima a Pisa, poi a Lucca, a Bologna, a Genova, potè sviluppare le sue grandi attitudini alla scena, diventando una delle più valenti attrici del suo tempo.
La corte movea diverse molle per allargare i confini della prerogativa reale, ed i parlamentarj pieni di grandi idee di libertà e di uguaglianza Presbiteriana, ambivano di annientarla. […] La nostra virtù, amico, è come la buona fede di un politico, la promessa di un quakero, il giuramento di un giocatore, e la parola e l’onore de’ grandi”.
In effetto non ne hanno avute altre sino al presente secolo, e si rappresentavano ne’ monisteri in occasione di qualche festa concorrendovi talvolta il sovrano coi grandi della corte.
ma di V.ª Ecc.ª e gli ho trovati circa la loro volontà dispostissimi d’incontrare li suoi commandi ; ma ritrovo delle difficoltà grandi sul Padrone del teatro, che pretende di trattenere la Compagnia per suo servigio, e si adopra quanto puole per via di Gentilhuomini ; ma spero p. quanto sarà possibile di condurre la Compagnia à Ferrara ; metto però in consideratione a V.
Ella diventò poi prima attrice ; e se la numerosa famiglia non veniva a distoglierla interamente dall’arte, avrebbe potuto colla intuizione fortissima, colla bella figura e la bella voce, mantener le grandi promesse ch’ella dava di sè.
Il giorno dopo, tutto venduto ; era il teatro delle grandi occasioni…. il quale continuò, inalterato, per quattordici sere di fila.
Talvolta il Cannelli, attore-specialità si aggregava solo, a simiglianza de’ grandi, a compagnie comiche, per rappresentazioni straordinarie : lo vediamo infatti al Pantera l’autunno 1825 colla Compagnia Zocchi, e al Giglio la primavera del 1829 con quella di Bergamaschi.
I poveri soccorse in ogni maniera, e organizzò grandi recite gratuite pei militari di bassa forza, reduci dalle patrie battaglie.
Alle severità della critica odierna, Antonio Cervi, dal cui opuscolo (Bologna '96) ho tratto in parte questi cenni, contrapponeva queste parole di Alamanno Morelli : « Io che ho saputo contraffare le varie interpretazioni di tutti i più grandi artisti, non sono riuscito mai a contraffare quelle del Papadopoli, tanto esse erano naturali e semplici, e di una meravigliosa efficacia. » Come uomo, egli si formò una travagliosa vecchiaja, confortata a pena da qualche sussidio strappato ai colleghi doviziosi, o che gli eran stati compagni, o che sentivan pietà della miseria sua.
I Giullari, che in abito proprio e buffonesco anzi che no andavano girando colle arpe, e le viuole, e con altri strumenti per le case e per le mense de’ Grandi (come fecero da principio nella Grecia i primi antichissimi Cantori e Poeti, e poi i Rapsodi dopo Omero, ed anche nel Settentrione i Bardi e gli Scaldi), soleano per interesse cantar gli altrui componimenti, sfidandosi scambievolmente a poetiche e musicali tenzoni, e vantandosi ciascuno di superar il suo rivale non meno nella gentilezza e lealtà dell’amore, che nella prontezza dell’ingegno; e quando alcun Principe e gran Signore celebrar volea solenne festa di nozze, di corte bandita, di torneamenti ecc., non mancavano di venirvi in folla per dar saggio del loro valore, e farsi gran nome. […] E il nostro celebre filosofo Antonio Genovesi (degnissimo di quanto ne ha maestrevolmente e veracemente ragionato nel V tomo delle Vicende della Coltura delle Sicilie lo Storico filosofo Don Pietro Napoli-Signorelli autore di quest’eccellente Storia de’ Teatri) anche così: Il favor de’ Monarchi sa germogliar nello Stato gli uomini illustri, ed accende l’anime grandi ad operar cose grandi: queste sono le molle che fanno muovere gli umani talenti.
Accio produsse Atreo che gli acquistò, per detto di Orazio e di Quintiliano, nome di sublime; e da Acrone non si esitò di anteporre Accio ad Euripide, e da Columella si collocò accanto a Virgilio riconoscendo nell’uno e nell’altro i due più grandi poeti del Lazio. […] Nè debbe egli fondarsi nè poco nè punto nella mancanza di originalità desiderata nelle tragedie latine; perchè se tal mancanza derogasse al merito de’ Tragici Latini, nè Eschilo nè Sofocle nè Euripide potrebbero ammirarsi come grandi, giacchè originali neppur dirsi debbono, secondo la regola del Denina, niuno ignorando che gli argomenti di que’ grandi tragici Greci tutti si trassero da Omero, da Esiodo e da’ Tragici che gli precedettero. […] Tratti grandi e gravemente espressi, che manifestano la serie de’ pensieri che la conducono al gran misfatto. […] L’una situazione e l’altra deriva con naturalezza dalle loro ben dipinte grandi passioni che perturbano ed interessano alternativamente per l’uno e per l’altro personaggio, ed attaccano chi ascolta all’azione intera. […] Stile e grandi affetti comprendono il gran secreto della scena tragica; e se l’argomento di Medea non esclude le passioni grandi, o Seneca le ha rilevate con uno stile vigoroso ed energico, onde viene l’umore che prende Voltaire per una favola tanto dagli antichi, e da’ moderni maneggiata e ripetuta?
. ; quelle in somma che ritraggono i tanto diversi sconcerti e difetti naturali od abituali di testa, coi quali possono considerarsi o no congiunte le buone e fin le grandi qualità di cuore.
Antonio Stacchini non ebbe, in arte, fama di buon direttore ; piuttosto di buon artista per le grandi parti di primo attore padre, e tiranno, fra le quali primeggiava sempre quella di Aristodemo di V.
Esorterei i grandi della terra, che accumulando insensatamente su tali persone onori e ricchezze favoreggiano un abuso cotanto infame, a rivolgere i loro tesori e la protezione loro ad altri usi meno disonoranti per la ragione, e meno perniciosi alla umana spezie. […] Nemmeno allora quando il canto esprime il calore delle grandi passioni. […] L’altro argomento mi vien somministrato dall’illustre Metastasio e da Monsignor Pav in varie lettere scritte al Signor Saverio Mattei napolitano, Ognuno sa quanto fossero grandi i teatri degli Antichi. […] In Atene, avvegnaché non fossero così grandi come in Roma, pure erano vastissimi paragonati coi nostri. […] Gli è vero che si trovavano dei teatri coperti, ma in questi non si recitavano tragedie o commedie almeno nelle pubbliche feste e nelle grandi solennità; erano soltanto destinate ai divertimenti della musica lirica, e qualche volta vi concorrevano anche gli autori a provare i loro componimenti prima d’esporli al pubblico giudizio nei teatri grandi, come fecero tante volte Eschilo ed Euripide, Filemone e Menandro.
Esso appartiene ad una immensa famiglia sparsa per la terra conosciuta e dilatata in tanti rami, la quale l’ha posseduto successivamente e guasto ed acconcio a suo modo secondo il genio di ciascun possessore, che vi ha lasciato il marco del proprio gusto or semplice or pomposo or bizzarro or saggio: specioso dove per bei pezzi Corintj e per sodi fondamenti Toscani, dove maestoso ancora per certa ruvida splendidezza di colonnati ed archi Gotici: diviso in grandi appartamenti altri nobilitati da greche pitture o da latine pompe, altri ricchi di bizzarri ornati di tritoni, egipani, sfingi e sirene a dispetto della natura: delizioso in mille guise ne’ boschetti, nè romitaggi, nè compartimenti diversi de’ giardini, là vaghi per naturali ricchezze di olenti rose, garofani, gelsomini e mamolette, là ricchi di fiori olandesi, di cocco, ananas ed altri frutti oltramarini, là pomposi per verdi viali coperti, giuochi d’acque, fonti idraulici, laberinti e meandri.
Arse l’Italia d’un grand’incendio di guerra in diversi suoi paesi nel secolo XV, ma le contese de’ pisani co’ fiorentini, de’ veneziani co’ duchi di Milano, degli angioini cogli aragonesi, non impedirono l’alto favore, la generosa protezione, e la magnanima liberalità e munificenza de’ nostri principi, ministri, generali, e grandi verso le lettere, scienze ed arti tutte, e verso i coltivatori di esse133, non la fervida e quasi generale applicazione di ogni uomo di lettera ad apprender profondatamente le due più famose lingue de’ dotti, non l’universale entusiasmo di quanti a quel tempo eruditi viveano, di andare da per tutto, anche in lontane regioni ricercando e disotterrando i codici greci e latini134, non l’ardente premura di moltiplicarli colle copie, confrontarli, correggerli, interpretarli, tradurli, comentarli, non il raccorre da ogni banda diplomi, medaglie, cammei, iscrizioni, statue ed altri antichi monumenti, non lo stabilimento di varie accademie, non la fondazione dì altre università, non l’istituzione di nuove cattedre, non l’aprimento di pubbliche biblioteche e di teatri, non la rapida e maravigliosa moltiplicazione delle stamperie per le città e sin anco per le più ignote contrade d’Italia, non il promovimento dello studio della platonica filosofia per mezzo di Giorgio Gemisto Pletone, e singolarmente di Marsiglio Ficino e di Giovanni Pico della Mirandola in Firenze, e del cardinal Bessarione in Roma, non il risorgimento dell’epopea italiana e i progressi dell’arte drammatica, non il felice coltivamento dell’eloquenza e della poesia latina, e di ogni altro genere di erudizione, precipuamente per le cure, l’ingegno e ’l buon gusto del degretario e vonsigliere de’ nostri re aragonesi Giovanni Pontano135, e del precettore di Leone X Agnolo Poliziano, e del nostro Regnicolo Giulio Pomponio Leto, non impedirono in somma l’acquisto e ’l dilatamento delle piacevoli ed utili cognizioni letterarie e scientifiche, né l’attività e ’l progresso dello spirito umano136. […] E un nostro scrittore anche così: «Il favor de’ monarchi fa germogliare nello stato gli uomini illustri, ed accende l’anime grandi ad operar cose grandi: quelle sono le molle che fanno muovere gli umani talenti.»
Passato lo spettacolo tragico in Atene a’ tempi di Frinico e de’ suoi coetanei, si eresse estemporaneamente nelle grandi piazze un tavolato con scene formate degli alberi; nè si pensò a migliorarle se non dopo che in tempo del tragico Pratina quelle male accozzate tavole cedendo al peso, forse con danno degli attori e spettatori, convenne inalzare un edifizio più solido. […] La musica era uno de’ pregi di Epaminonda e di altri uomini grandi della Grecia, e la declamazione teatrale vi si esercitava come nobile e degna di ogni distinto personaggio. […] Formavano ancora una parte del teatro alcuni grandi portici edificati dopo la scena, i quali servivano al popolo per ricoverarsi quando le piogge dirotte interrompevano la rappresentazione.
Tali sono i rottami delle sue Mura formate di grandi pietre squadrate, levigate e connesse all’usanza de’ Toscani imitati poi da’ Romani. […] Ennio, la cui Medea esule fe dire a Cicerone (de Finibus) non potervi essere alcuno così nemico del nome Romano che ardisca sprezzar questa tragedia: Pacuvio che colle sue tragedie procacciossi rinomanza di dotto conservata anche a’ tempi di Augusto1: Accio tanto encomiato pel suo Atreo che meritò il nome di sublime per detto di Orazio, e di Quintiliano; che Acrone non esitò di anteporre ad Euripide; che fu in fine da Columella collocato accanto a Virgilio, riconoscendo in entrambi i poeti più grandi del Lazio: tali tragici, dico, esaltati da’ migliori scrittori di Roma, debbono convincerci che la maestà dell’idioma latino, l’eroismo proprio de’ Romani, lo spirito di sublimità che gli elevava sin da’ principii dell’arte, gli facesse assai più riescir nella tragedia che nella commedia.
L'artista più generico del nostro tempo, che fa pensare nella spontaneità maravigliosa, e nella prodigiosa multiformità, a' più grandi attori della Commedia dell’arte, i quali, recitando e le buffonate e la tragedia, eran capaci di rendere le idee più alte de' poeti drammatici, e d’imitar le più straordinariamente ridicole della natura (V. […] E però, imitando alcuni de' suoi grandi predecessori, fra cui primo il Coltellini famoso, egli ha aperto nella sua casa di Venezia un ricchissimo negozio di oggetti antichi, ai quali è già tanto affezionato, che tra' più gustosi aneddoti della sua vita è questo, che, venduto un orologio antico a un forestiero, tanto se ne accorò, che non potè riacquistar l’antica pace, se non quando con perdita non lieve ebbe recuperato l’oggetto.
E in vario tempo, con varia fortuna, fecer parte della famiglia attori pregievoli come il Gandini, il Mingoni, il Vedova : a poco a poco dai villaggi della Svizzera si passò alle grandi città d’Italia, dal Sior Serafin Bonigolo si passò al più bel repertorio goldoniano, e quel mezzo drappello di zingari, perseverante e animoso, si conquistò il diritto di essere annoverato fra le Compagnie drammatiche propriamente dette.
E questo prova, mi pare, quanti e quanto grandi fossero i pregi suoi di artista.
Tra le grandi greche invenzioni si é quella de’ teatri, perché ponendosi in iscena il vizio, si preferita più orroroso. […] L’opere degli antichi in questo genere (toltone alcune cose, che non sono, so non relative ai costumi de’ loro tempi) sono state e saranno mai sempre i nostri modelli: tutto l’oro, che più lampeggia fra noi, é stato tratto dalle loro miniere; e i moderni tanto più lusingar si possono di non mettere il piede in fallo, quanto più dappresso a questi grandi originali si accostano.
Le pitture nobili, le forti passioni, i caratteri grandi tratti dalla storia greca e romana, (quasi le due sole nazioni che somministrino argomenti al teatro, perché esse quasi le sole furono ove si conoscessero quelle virtù che possono riceversi dalla legislazione, e dalla filosofia) si sostituirono sulle scene all’abbominio del buon gusto, che dominava per tutto. […] Ovunque fatto gli venne di rinvenire caratteri grandi e forti gli dipinse felicemente senza confonderne le copie. […] L’arte di far comparire spaziosi e grandi i luoghi ristrettissimi, l’agevolezza e rapidità di volger in un batter d’occhio le scene, la maniera di variar artificiosamente il chiarore dei lumi, e soprattutto l’invenzione dei punti accidentali, ovvero sia la maniera di veder le scene per angolo, condussero la scienza della illusione al sommo cui possa arrivare.
Poesia rappresentativa, favola di giusta grandezza, sviluppo di grandi o mediocri azioni e passioni umane per correzione e diletto, piano ragionato di competente durata, e quanto altro caratterizza l’azione scenica, e la distingue dal semplice ballo, non si trova se non che nelle nazioni già molto inoltrate nella coltura.
Tutti poi, senza che gli uni sapessero degli altri, i popoli sotto la linea o nelle opposte zone nell’incaminarsi alla coltura s’imbattono nella drammatica, la coltivano colle medesime idee generali, favoleggiano da prima in versi, ed hanno sacre rappresentazioni, e passano indi a ritrarre la vita civile, ad eccitar ne’ grandi delitti l’orrore e la compassione, a schernire e mordere i vizii de’ privati, e ad esser dalla legge richiamati a temperar l’amarezza della satira; dal che proviene la bella varietà e delicatezza delle nuove favole nate a dilettare ed istruire.
In effetto non ne hanno avute altre sino a questo secolo, e si rappresentavano ne’ monisteri in occasione di qualche festa, concorrendovi tal volta il sovrano con i grandi della corte.
Tito, Temistocle, Catone, Regolo 71 quando comparvero più grandi sulle scene? […] Ma Vitellia è un ben dipinto carattere somministrato dalla natura, e da’ costumi de’ grandi, superiore forse alla stessa Ermione di Racine da cui deriva77. […] Seguansi i grandi esempj: ogni altro affetto D’amicizia e pietà taccia per ora. […] I grandi drammatici della Grecia scrissero molte volte su di un medesimo argomento componimenti che non si rassomigliano. […] Tratti più nobili e grandi, più rilevati ed energici, sentenze più sublimi e giuste, più chiare e precise, pezzi più teneri e toccanti, espressioni più piene di sentimento e d’ affetto, non si troveranno facilmente nel Cornelio, nel Racine, nel Voltaire, nè in alcun altro; e il solo Metastasio potrà in queste parti drammatiche far fronte a tutto il più bello e grande del teatro francese &c.
Tito, Temistocle, Catone, Regolo, quando comparvero più grandi sulla scena ? […] Seguansi i grandi esempi : ogni altro affetto D’amicizia e pietà taccia per ora. […] Ma già si appressano i grandi i tragici evenimenti dell’Elvira. […] Ma questa filosofia, questo spirito giusto esatto accurato, basta a dar l’esistenza ad opere grandi nella poesia, nell’eloquenza, nelle arti del disegno e nella musica ? […] Tutti, dico, questi grandi uomini trovansi le troppo iperbolicamente ammirati quà senza conoscimento di causa o livorosamente biasimati.
Ed io punto non dubito che l’istesso Serlio, dal cui trattato sopra le scene si può ricavare per altro qualche buon lume, non si compiacesse pur assai considerando come senza l’aiuto dei rilievi di legname sia da noi vinta qualunque difficoltà di prospettiva, come in siti ristrettissimi si facciano da noi apparire di grandi luoghi e spaziosi, considerando sin dove sia giunta al dì d’oggi in tal parte la scienza degli pittoreschi inganni. […] E generalmente parlando, nel mescolare il vero col falso sono necessarie le più grandi cautele, perché l’uno non ismentisca l’altro, e il tutto paia di un pezzo.
Ognuno dava a conoscere nelle divise la propria origine o prosapia; chi si attaccava al dorso due grandi ale, chi si copriva di un cuojo di drago, chi di una pelle di leonea. […] Ora se possono questi grandi uomini esser chiamati divini da tanti illustri oltramontani, non potrà il Napoli-Signorelli con più moderazione nominarli almeno tra’ primi argonauti italiani nella scoperta delle Indie Occidentali?
Sappia Vostra Ecc.ª che quando i grandi, riconciliano i Comici insieme, per rimaner seruiti ; odesi tallora dà i peggiori, per le piazze, per i ridotti dire, il tal principe mi li fà star per forza, la cui auttorità mi lega, la lingua, e le mani : le quai cose fanno stare in continua discordia le compagnie. […] r Duca ; respondole, che ual più la quiete, per gustar i grandi, che l’unione di cento personagi insieme.
In effetto altre non ebbero sino al XVIII secolo, e si rappresentavano ne’ monisteri in occasione di qualche festa, concorrendovi tal volta il sovrano con i grandi della corte.
Sempre col Lipparini, a Verona, andata la compagnia in iscena per soddisfar le esigenze del caratterista Calloud col Ricco e Povero di Souvestre, la Letizia aspettata con ansia febbrile, distrusse letteralmente le grandi prevenzioni, e per poco non fu sonoramente fischiata.
Naturalmente egli ebbe comuni coi grandi stenterelli le scurrilità, le bottate al governo, e le prigionìe.
In quella bellissima faccia ebraica (sua madre era figlia del custode della Sinagoga di Modena, fatta cristiana quando si sposò) sfolgoran due occhi a mandorla, ricchi di fascino ineffabile ; tra le labbra tumide e procaci affaccian due file di perle grandi ed uguali che attraggono : se la parte inferiore della sua persona rispondesse armonicamente a quella di sopra, Ella sarebbe in ogni rispetto magnifica.
Si scritturò con l’ Emanuel, poi, andate a male le cose, formò Compagnia coi figliuoli già grandi, poi tornò ancora scritturato a' Fiorentini di Napoli dalla Santobono, insieme a Michele Bozzo, la Piamonti, ecc., poi di nuovo capocomico in società, or con Pareti, marito della prima donna Elvira Glech, or con Drago, la Lugo e Sichel, ed ora con Cartoni e Udina.
Tra le perdite grandi di mill’anni, c’han fatto Roma, Napoli e Fiorenza, si può metter ancor questa di Zanni : perchè la dolce e leggiadra presenza del Cantinella e de’ compagni suoi era nel vero una magnificenza. […] ra Donna olimpia non uene alla Comedia di più sono ancora hauisato che ha fato parlare l’Angela da cavaglieri Grandi al S. […] A. si pò informare non solo da Comici ma da tutta Roma, come ho detto, perche il negocio fu troppo publico ; e ben che li broi fatti da l’Angela et il dottore siano stati grandi non dubito pero che la uerità non si sapia quando S.
Dietro alle pedate di costoro camminarono felicemente que’ grandi armonisti Gaetano Greco, l’Albinoni, il Caldara, il famoso Giovanni Buononcini, e Pietro Sandoni, bolognese, i quali sostennero con tanto decoro la gloria del nome italiano in Inghilterra in mezzo al grido che aveano meritamente levato in quell’isola le composizioni dell’Hendel. […] Codesto pregio, che non sembra a prima vista né straordinario, né difficile ad ottenersi, è nullameno uno degli sforzi più grandi che abbiano fatto i moderni italiani. […] Sì, tu vivrai negli annali della filosofia insieme col tuo illustre amico e protetto, e mentre il nome di tanti figli dell’opulenza disprezzati dai saggi e ben degni di esserlo, mentre quello di tanti vegetabili automati che si chiamano grandi per obbrobrio del titolo, si dileguerà dalla memoria degli uomini, come gl’impuri vapori che s’innalzano sulla superficie delle paludi, i nomi della Bulgarini, e di Metastasio brilleranno fra i posteri finché esisterà negli uomini un qualche sentimento del bello morale, e finché il carattere del genio riscuoterà i ben dovuti omaggi del pubblico . […] L’altro è il famoso Benedetto Marcello patrizio veneto, genio fra i più grandi che abbia nel nostro secolo posseduti l’Italia, e che nella sua immortale composizione de’ salmi gareggia col Palestina se non lo supera. […] [NdA] «Ragion vuole che si ricordi al lettore un pregio, che suole accompagnare il regno di quei monarchi, a’ quali si dà il titolo di grandi, cioè, che a suoi tempi mirabilmente fiorirono le lettere e i letterati non men fra i cristiani che fra i pagani».
Il di lui figliuolo Maometto II sempre dipinto con nerissimi colori mostrò senza dubbio molta moderazione in permettere che il padre ripigliasse l’impero, e dee contarsi tra’ più grandi conquistatori, e tra’ principi magnanimi e prudenti.
Riferisco dall’album, tuttavia inedite, le parole dei nostri grandi artisti : Carolina Internari fu una delle più splendide gemme dell’arte drammatica, e lasciò tale un vuoto di sè che mai sarà riempiuto perchè troppo racchiudeva di affetti quell’anima bollente ed eminentemente italiana.
Recitando all’improvviso diceva sempre le stesse cose, colle stesse parole ; eppure da'Commedianti che stavano tra le ventitrè e le ventiquattro, era riputato uno degli ultimi grandi uomini dell’arte.
Oltre a ciò si oppone al solito effetto della simmetria l’architettura dei due grandi ingressi laterali posti fra la scalinata ed il proscenio, essendo ornati di due ordini diversi dal rimanente.
Il di lui figliuolo Maometto II sempre dipinto con nerissimi colori mostrò senza dubbio molta moderazione in permettere che il padre ripigliasse l’impero, e dee contarsi tra’ grandi conquistatori e tra’ principi magnanimi e prudenti.
In Heidelberg compose ancora Antonio Scoro di Hocchstraten una commedia rappresentata da’ suoi scolari, nella quale si personificava la religione che andava mendicando alloggio tra’ grandi, ed era esclusa, e veniva indi raccolta da’ plebei.
Da lui le grandi protagoniste venivano oscurate : nella Semiramide, a Milano, mandò in visibilio il pubblico, recitandovi l’Assur, e facendo fremer di gelosia la prima attrice Checcati, artista valentissima ; a Firenze, nell’ Ottavia, destava non minore entusiasmo recitandovi il Nerone, e facendo fremer di gelosia la prima attrice Perotti, artista famosissima.
L'arte sua somma nel rappresentare il suo personaggio, la facondia del suo dire, la lepidezza dei sali, congiunte a una probità perfetta e a una perfetta bontà fecero di lui un dei grandi sostegni della Compagnia Sacco pel corso di più che trentadue anni.
Adunque quest’ultima specie di commedia presenta tutti i vantaggi della sensibilità posta in tumulto nelle favole lagrimanti, ma ne sfugge gli eccessi lugubri, l’espressioni da coturno, il tuono di disperazione, i pericoli grandi. […] Non sono le lagrime che rendono difettose le favole di Sedaine, Mercier e tanti altri; ma il tuono tragico, i delitti grandi, i patiboli. […] Ricavò quindi l’Abate che il suo allievo esser dovea orfanello erede di grandi beni probabilmente usurpati da qualche ingordo parente. […] Ecco come egli ne ragiona con conoscimento nel dialogo sopra la tragedia antica e moderna nella sessione VI: Osservo ne’ Francesi piuttosto un poeta il quale recita le sue poesie, che un attore che esagera le sue passioni, mentre non solamente essi alzano in armonioso tuono le voci ne’ grandi affari, ma ne’ bei passi, e nell’enfasi de’ gran sentimenti; di modo che par che non solo essi vogliano rilevare la verità dell’affetto naturalmente imitato, ma anche l’artificio e l’ingegno dello scrittore tragico. […] Accanto a lei rappresentava la parte di Azema la Fleury che diede speranza di grandi progressi.
De’ grandi ingegni giovano ancor le debolezze. […] Ciò può sempre più rassodare quel che osservammo sin dal principio di questa istoria, che presto o tardi gli uomini raccolti in grandi o picciole famiglie sono tratti ad imitar per diletto più o meno imperfettamente le azioni umane a seconda del grado di coltura in cui si trovano. […] Dicesi che Lillo si prefigeva la correzione de’ costumi, e supponeva che le sue favole potessero prevenire i delitti grandi. […] Dopo la Nelly, cioè Elena Guyn attrice comica sì cara al re Carlo II, fiorì la celebre Ofields ammirata in vita, e sepolta poi accanto ai grandi poeti del suo paese in Westminster. […] Il Mendico che nell’ultima scena torna in teatro col commediante, gli dice: Nel corso dell’opera avrete notata la grande rassomiglianza che hanno i grandi co’ plebei; è difficile decidere, se ne’ vizii di moda la gente colta imiti i ladroni di vie pubbliche, ovvero se questi ladroni imitino la gente colta.
Il periodo che precede, e quello che segue le grandi rivoluzioni di uno stato, fan tacere ugualmente e rimpiattar le arti. […] La nostra virtù, amico, é come la buona fede d’un politico, la promessa d’un quakero, il giuramento d’un giocatore, e la parola e l’onore de’ grandi.»
Ma questa filososia, questo spirito giusto, accurato, esatto, basta a produrre grandi opere d’ingegno nella poesia, nell’eloquenza, nella pittura, nella musica? […] Non so se quindi derivi quella spezie di decadenza che si osserva nelle belle arti; ma egli é manifesto, che oggi abbondano più i pretesi calcolatori, i pseudoletterati, i sofisti, i gazzettieri, che i grandi artisti263.
Nel cucire, nel ricamare, anzi nel dipinger con l’ago avanzò non solo tutte l’altre compagne, ma quella favolosa Aracne, e Minerva che di si fatti lavori fu inventrice…….. nè avendo i tre lustri dell’età sua toccati appena, possedeva benissimo la lingua latina, e felicissimamente vi spiegava ogni concetto, leggeva tanto appuntatamente, e scriveva cosi corretto nel latino e nel materno idioma, che più non vi scriverebbe chi dell’ortografia diede i precetti e l’arte…. » E di questa guisa il fervido innamorato va enumerando tutte le grandi qualità della sua morta, additandola ai posteri come « Retore insigne, musica sublime, la quale da sè componeva i madrigali, e li musicava, e li cantava ; suonatrice soavissima di vari strumenti, scultrice in cera valentissima, faconda e profonda parlatrice, e comica eccellentissima. […] etc. » E qui fa una lista de’ grandi comici, attori e autori, greci e romani ; i quali tutti, s’intende, sono zero appetto a lei : nè ai comici si ferma, chè, nemmeno Teocrito, Esiodo e Virgilio seppero esprimere tanto artificiosamente la vita e i costumi dei pastori…….
… Quattro anni dopo Cesare Rossi era il Direttore, Primo attore da parrucca, Caratterista, Promiscuo, della Compagnia di Fanny Sadowski, nella quale anch'io stetti un anno, lieto oggi di poter discorrere di tutte le grandi qualità del mio primo maestro. […] Se la Duse, con la sua recitazione singolare arrecò più tosto danno all’attore, grandi vantaggi arrecò al capocomico, che finì poi col diventar socio della nuova stella.
Lo spirito di rappresentazione che anima i Francesi, i grandi modelli nazionali che riempiono le loro scene, il gusto di cui credonsi con privilegio esclusivo in possesso, non basta ad obbligarli a volgere un solo sguardo alla meschinità de’ loro pubblici teatri. […] Due cariatidi grandi rappresentano Talia e Melpomene, e quando l’edificio si costruì, eranvi al di sopra le armi del re con una iscrizione. […] Ciò appunto avvenne in Italia sin dal passato secolo, e non molto dopo delle opere del Rinuccini vi si coltivò l’opera eroica istorica, riserbandosi la mitologica soltanto per alcune feste teatrali che alluder dovevano alla nascita o ad altre occorrenze di personaggi grandi e di principi.
Ognuno dava a conoscere nelle divise la propria origine o prosapia; chi si attaccava al dorso due grandi ale, chi si copriva d’un cuoio di drago, chi d’una pelle di leone13.
In Heidelberg compose ancora Antonio Scoro di Hocchstraten una commedia rappresentata da’ suoi scolari, nella quale si personificava la Religione che andava mendicando alloggio tra’ grandi, ed era esclusa, e veniva raccolta da’ plebei.
Manduco era un personaggio ridicolo coperto di una maschera di grandi guance con certi dentacci che si movevano e facevano molto strepito, ond’è che i ragazzi se ne spaventavanoa. […] Volle allora il popolo che sottentrasse il maestro a rappresentar la stessa cosa, ed egli obedì, e giunto a quelle parole si compose in atto grave colla mano alla fronte in guisa di uomo che medita cose grandi, e caratterizzò più acconciamente la persona di Agamenonea.
I Teatri di Barcellona e di Saragoza da me veduti nella fine del 1777 erano più regolari e più grandi di quelli che oggi esistono in Madrid; ma sventuratamente in diverso tempo entrambi soggiacquero ad un incendio che gli distrusse. […] Non è spazioso l’uditorio, perchè si destinò ad occuparsi esclusivamente da’ grandi, da ambasciadori, da’ ministri, e da’ dipendenti della corte, e da un numero moderato di galant’uomini invitati.
E infatti : che ci sarebbe stato a fare quell’Innamorato accanto a due sì grandi nello stesso ruolo : Orazio Padovano e Adriano Valerini ? […] re farli di quei benefizij che i Principi grandi sanno et possono fare a loro cari servi.
… Venga il canchero a questi autori cosi grandi e fantastici ! […] Tu musa, ai grandi amica alma Calliope, prestami il tuo favore, acciò che i ritimi, habbiano qual che forza in questo genere. […] Contengono prima – dice il Guerrini – le bravate di questo Smidolla ossa in 14 ottave, nelle quali, con qualche parola napoletana, sono narrate prodezze e vittorie inverosimili sopra draghi, chimere, ecc. ecc. « Dal che appare come fra queste dello Smidolla ossa e le ottave pubblicate (pag. 76) del Capitano Spezza capo e Sputa saette sien grandi punti di contatto. » (Quanto agli attori che rappresentarono i varj Capitani, vedi De Fornaris, Fiorillo, Gavarini, Bianchi, Mangani, Boniti, Fiorilli, Benozzi, ecc. ecc.). […] Quegli occhi, che vibrano saette hanno pertuggiato, succhiato, bucato, perforato il cuore al cuore di tutti i cuori miei ; la bocca è un Fialone, ove fanno nido le Grazie ; e Amore fatto ape vola al Ozimo, o Basilico di frondi grandi per suggere il miele dall’alma del fiore di Zumpano (Casale di Cosenza), le tue narici son pezzi d’artiglieria, che sbarando, e colpendo in questo petto fanno un dirupo della Casa matta della Bravura del Mondo. […] Eran proprio queste grandi differenze fra le iperboli da lui condannate, e quelle da lui difese ?
Da tal punto i poeti teatrali tutta rivolgono la curiosità verso gli oggetti non religiosi, notano le grandi rivoluzioni e gli evenimenti mediocri, ne scuoprono le ingiustizie, le stravaganze, le ridicolezze, ne tentano la correzione, e i teatri fortunatamente si cangiano in tante scuole di sana morale.
Anche il 9 aprile del '76, il Duca di Mantova ringraziava quello di Modena dell’avergli ceduto Florindo pel futuro carnevale ; e promette di proteggerlo in riguardo dell’efficaci raccomandationi che Sua Altezza à di lui prò gl’ingiungeva : e il 29 marzo '77 lo rimanda a Modena, con grandi elogi all’ artista per le recite di Venezia e per quelle di Mantova.
Nè questa figura colossale noceva all’illusione; perchè se da vicino appariva mostruosa, veduta in lontananza riducevasi alla giusta proporzione di uomo regolare, appunto come avviene alle grandi figure del Correggio nella cupola del Duomo di Parma.