Figlio del precedente, nato a Roma il 17 novembre del 1825, cominciò a recitar particine a soli quattr’anni, scritturandosi a otto in Roma con certo signor Lustrini, direttor delle poste, che aveva formato una compagnia di ragazzi, figli di comici, di cui era prima attrice la dodicenne Carlotta Mander.
Fu con Novelli tre anni, poi con Dominici al Manzoni di Roma, poi con Falconi e Bertini, nella cui compagnia morì a Bologna il 13 agosto 1890 colpito da pleuro-pneumonite doppia acutissima. […] Nè buon artista e buon compagno fu solamente, ma anche buon cittadino ; chè, sergente il ’49 nel 3° reggimento di linea della Repubblica romana, combattè a Velletri e alla difesa di Roma, assieme al capitano Masi, padre del brillante attuale.
Nato a Roma il 1° aprile del 1851 da Tommaso Udina di Cilly nella Stiria e da Marianna Lucidi, si diede, rimasto orfano del padre, all’arte drammatica, entrando nella Compagnia romana di Amilcare Bellotti a fianco della Pedretti, di Calloud, Diligenti, Piccinini ; e il suo esordire fu coronato da tal successo, che al terzo anno, ammalatosi il primo attore a Milano, egli lo sostituì, interpetrando degnamente Goldoni, Parini e altre parti di non minore importanza. […] Ma, sposatasi la figlia, tornò a scritturarsi, ed oggi (1904) si trova con Mauri nella Compagnia permanente del Manzoni di Roma.
Figlio del precedente e di Brigida Bianchi, nacque a Roma (o a Venezia : non è ben accertato) intorno all’anno 1633. Fu educato nel Collegio Clementino di Roma, indi, come sovente s’è visto, trascinato alla scena dall’esempio dei parenti, salì subito in alto grido per le parti d’ Innamorato, sotto nome di Cintio. […] A tal proposito scrisse una lettera a Carlo Pevrault, controllore della Casa Colbert, chiedendo un passaporto per Roma, Venezia, Genova, Ferrara, Bologna, Padova, e una sovvenzione in danaro, per far fronte alle spese, facendo osservare che pel viaggio in due sole città, Bologna e Venezia, Ottavio avea sempre avuto 200 scudi. […] Ippolito studiò pittura sotto la scuola del famosissimo Domenico Maria Canuti, e finì Provinciale dei domenicani a Roma.
Carlino Francesco Vitonomeo fugge a Roma mentre è scritturato da Tomeo. Tomeo scrittura l’amoroso Gaetano Buonamici, che intanto firma un altro impegno con l’impresario del Valle di Roma.
Cecilia di Roma Anna Job Carolina Santecchi Annetta Ristori Annunziata Glech Virginia Santi Regina Laboranti Margherita Santi Fanny Coltellini Teresina Chiari Geltrude Chiari ATTORI Luigi Domeniconi Gaetano Coltellini Amilcare Belotti Gaspare Pieri Achille Job Ignazio Laboranti Carlo Santi Carlo Zannini Tommaso Salvini Lorenzo Piccinini Giacomo Glech Antonio Stacchini Giovanni Chiari Luigi Santecchi Giorgio Zannini Luigi Cavrara I molti debiti lasciati colla malaugurata azienda delle due compagnie, saldò interamente in questo quadriennio ; e sostenuto dalla fama che s’era meritamente acquistata di galantuomo, continuò a condur compagnie, in cui militaron sempre i più forti artisti del momento, sino al triennio ’61-’62-’63 che fu per lui costantemente e fatalmente rovinoso. Còlto da apoplessia nella primavera del ’63 al Valle di Roma, poi nell’estate a Viterbo, e trovatosi inetto per mancanza di mezzi e di salute a continuar l’Impresa, si ritirò a Roma, ove morì nel ’67. […] E interessantissima è la lettera del 29 aprile 1830 che egli scrive da Roma, ragguagliando il Benci e dell’Itinerario dell’anno e della Censura teatrale ecclesiastica…. […] Il Rosa corretto, a Roma piacque ; a Firenze si sostenne.
Come attore fu molto ammirato da’ varj pubblici ; e in un frammento di lettera sul carnevale di Roma dell’anno 1815, pubblicato nella Biblioteca teatrale (Roma, Puccinelli, 1815) e firmato Wencislao, è detto di lui : Bella e graziosa figura, sentimento, nobiltà, e scelta educazione riunisconsi nel Bonfio per formarne un eccellente amoroso.
Nato a Roma verso il 1805 da padre stagnino, seppe colla ferrea volontà formarsi un buon corredo di studi. […] No, che non vide mai Roma nè Atene tanto valore ne’ teatri suoi ; tu risi e pianti ; tu diletti e pene, se in te li fingi, li commovi in noi.
Sposò nel '58 Gioconda Zanoni di Roma, che gli morì nel '65, quand’egli era ai Fiorentini di Napoli in Compagnia di Adamo Alberti, al fianco di Tommaso Salvini e di Clementina Cazzola. Passò a seconde nozze in Venezia il 1881 con Elvira Gorga, pur di Roma, e morì a Napoli, consumato da lentissima tabe intestinale, il 15 aprile del 1903.
Giovanni Sulpizio che sotto il pontificato d’Innocenzo VIII teneva scuola di Belle Lettere in Roma, vi fece rappresentare un’altra tragedia, e fu la prima veduta in quella città dopo molti secoli, secondo ciò che scrive l’istesso sulpizio nella dedicatoria delle sue note sopra Vitruvio fatta al cardinal Rafaello Riario nipote di Sisto IV140. […] Si aggiunga di più, che dicendo Sulpizio d’aver dopo molti secoli fatta rappresentare in Roma una tragedia, ci fa retrocedere col pensiero almeno fino a’ Latini, e non possiamo altrimenti concepire la tragedia di cui fa motto, se non come quella degli antichi, e non già come l’opera eroica moderna. […] Non parleremo qui delle rappresentazioni de’ misteri, le quali, essendosi ne’ secoli precedenti usate in Italia, furono pure in questo continuate a Roma e in altri luoghi con maggior sontuosità ed arte, e per lo più in volgare idioma142. […] I primi che in questo secolo, e probabilmente verso il 1480, cominciarono a fare rappresentare in Roma le commedie di Terenzio e di Plauto, ed anche altre composizioni drammatiche di poeti moderni, e a istruire la gioventù a ben recitarle e declamarle, furono due illustri grammatici e filologi di que’ tempi, Giulio Pomponio Leto dell’Amendolia di Calabria, institutor dell’Accademia Romana, e Giovanni Sulpizio da Veroli dello Stato Pontificio, per opera de’ quali i due cardinali Pietro e Rafaello Riari fecero vedere a Roma moderna per la prima volta spettacoli teatrali fatti con gran magnificenza. […] Veggasi ciò che ne dicono i dotti autori dell’Efemeridi letterarie di Roma num.
Da Rizzo il 7 luglio 1840 scrive da Roma : Vengo assicurato che Ella non rimanga, dopo il corrente anno, nella Reale Compagnia. […] Nello stesso giorno il Da Rizzo le scriveva da Roma : So che finalmente Ella ha potuto ottenere il tanto bramato scioglimento dalla R. […] Alla Direzione della nuova Compagnia verrei io stesso e si agirebbe almeno sei mesi in Roma. […] E Gaetano Gattinelli scrive da Roma il 26 ottobre del 1841 : Carissima Amalia, Parecchi signori di Roma sarebbero intenzionati di formare una Compagnia Drammatica che facesse onore alla nostra bella Italia : codesta Compagnia avrebbe principio coll’anno comico 1843 ; agirebbe nello Autunno e Carnevale in Roma ; nelle provincie dello Stato Pontificio in Primavera ed Estate e negli Stati vicini la Quaresima e l’Avvento. […] Roma, 1886), abbiamo un sonetto italiano e uno in dialetto di Gioacchino Belli, un’ode di Giovanni Prati, e lettere del Belli, del Niccolini, del Pellico, del Rossini.
In quel torno, a Roma, si ammogliò a Raffaello Giovagnoli, e restò fuor del teatro due anni. […] Il’ 92-'93 fu scritturata da Giacinto Gallina, il '95-'96 da Ferrati, poi dall’Impresa del Teatro Manzoni di Roma, ove trovasi tuttavia.
Nel rimanente dell’Europa, dove giunsero le vincitrici armi di Roma, trovansi pur teatri. […] Appena in Roma ripetevansi le antiche produzioni, ed il popolo trovava insipido ogni altro spettacolo scenico, fuorchè i pantomimi e i mimi che occuparono interamente le scene. Potrebbe qui domandarsi, perchè mai in Roma, ove la poesia si elevò sino al punto di partorire Orazii e Virgilii, non potesse, specialmente sotto gl’ imperadori, sorgere un Sofocle e un Menandro? […] IX, ep. 21 scritta da Atalarico al Senato di Roma. […] e quella che correva tra Atene emula di Serse, e tralla Grecia poi avvilita sotto i Macedoni, o Roma donna del Mondo, o la Francia di questi tempi?
Roma, 1886. […] Roma, 1888. […] Roma, 1899. […] Roma, 1893. […] Roma, 1894.
Roma, 1888) a lui scritte su vario argomento, delle quali alcune troverà il lettore al nome di Modena stesso. […] Se sei d’un paese, sei di Roma. E alle lettere del Modena faccio seguire un brano di Giuseppe Costetti che tolgo da’ suoi lepidissimi Bozzetti di teatro (Bologna, Zanichelli, mdccclxxxi) : Del cinquanta, quando la rotta di Novara e i Francesi in Roma empivano di lagrime gli occhi d’Italia, la Compagnia Domeniconi correva i teatri della penisola.
Azzolini pubblico in fine, e da un’altra del Gualengo scritte da Roma il ’51, ella appare colà con propria compagnia. […] E l’ 8 dicembre dello stesso anno, il Granduca di Toscana pregava il Duca di Mantova a non costringere Beatrice Vitelli, comica, a venir in Mantova, dovendo portarsi a Roma. […] ma Roma li 29 luglio 1651.
Roma in certo modo potrebbe chiamarsi una produzione etrusca. […] Visse almeno fino all’anno di Roma 546. […] Roma guerriera, favoriva poco le arti che potevano ammollire il valore, e la drammatica fu negletta. […] Battilo favorito da Mecenate giunse a far bandir da Roma e dall’Italia Paride suo emulo. […] L’Andria fu rappresentata l’anno di Roma 587, essendo consoli M.
Per lui ebbe il Modena amicizia grandissima ; e di qual dimestichezza l’onorasse sappiamo dalle sue lettere (Roma, 1888), tre delle quali, le migliori politiche (18, 129, 179) furono a lui dirette. […] Fu con Pezzana ; entrò il ’61 a far parte della Compagnia di Roma condotta da Cesare Vitaliani, dopo la quale fu scritturato in quella di Angelo Diligenti.
mo patrone, nella lettera da Roma delli 22 febbraio 1647. […] Roma il dì 22 Febraio 1647. […] di Roma il dì 6 marzo 1647. […] S. caramente le mani, Roma il dì 9 marzo 1647. […] Roma il dì 29 marzo 1647.
Moglie di un comico Adami, prima, poi del famoso Lolli, nacque a Roma nel 1635, e si recò a Parigi nella Compagnia italiana col giovane Biancolelli, con Eularia e Ottavio nel 1660 come servetta sotto il nome di Diamantina, che l’aveva già fatta celebre a Roma.
Siccome narra il Sansovino nella descrizione di Venezia pag. 168, fu favorito da Papa Leone Decimo in Roma, dove tenne il primo luogo fra’ Recitanti in iscena : onde per ciò fece acquisto del cognome del Terenziano Cherea. […] Prima di essere a Roma il Cherea fu già a Venezia, ove lo vediamo la sera del 10 gennaio 1508 recitar nei Menechmi di Plauto a S.
Negli ultimi anni di sua vita, diresse per alcun tempo e per suo diletto alcune recite del Circolo Filodrammatico di Roma. […] E la povera artista, giovane, appassionata tuttavia per quell’arte che le aveva così fuggevolmente sorriso, estenuata dalla tisi, morì in Roma il 16 aprile dell’ ’81.
È l’attore che partì da Roma per Venezia il 1738 con Girolamo Medebach, e recitò per alcun tempo applauditissimo nella maschera di Pulcinella.
Ademollo, T. di Roma, pag. 35).
Di Parma : recitava sotto la maschera di Pantalone ; ed è citato dal Bertolotti fra i comici che nel 1658 abitavano in Roma nel distretto della Parrocchia di San Pietro.
Il’48 troncò d’un colpo quei primi passi della sua carriera artistica ; ma tornato di Roma, e recitata in Montedomini la parte di Egherton nell’Orfanella della Svizzera con successo di applausi, determinò di darsi intero all’arte, scritturandosi con Lorenzo Cannelli, stenterello, e da questo passando con Raffaello Landini, stenterello anch’esso, col quale stette a recitare, prima a intervalli, poi (quaresima del’61 al ’63) stabilmente con sua moglie Cesira. […] Ma neanche il successo di Roma (all’Anfiteatro Corea) fissò la sua carriera, sempre interrotta ; tanto che tornato a Firenze, dovette restituirsi all’antico asilo, alternando i lavori dell’oreficeria con rappresentazioni or al fianco di Papadopoli, or di Adalgisa Stacchini Santucci, or di Laura Bon.
Morì alla fine di giugno del 1694 a Roma.
Dondini Argenide, sorella dei precedenti, nacque a Roma il 1825, e cominciò a recitar le parti d’ingenua con Lorenzo Tassani, poi quelle di amorosa con Mascherpa.
Il Repertorio teatrale di Roma ha per lei parole di molta lode.
Nell’anno di Roma 558 il Senato tuttavia assisteva allo spettacolo misto tra ’l popolo. […] Essa fu rappresentata più volte in Roma. […] Sempronio si recitò la terza volta nell’anno di Roma 591. […] Valerio Messala l’anno di Roma 593. […] Fannio Strabone l’anno di Roma 593.
Morto il Petito nel '76, e l’impresario Luzi nel '77, Edoardo Scarpetta, dopo alcun tempo trascorso al Teatrino delle Varietà pur di Napoli, e al Metastasio e Quirino di Roma con Raffaele Vitale, riuscì finalmente a prendere in affitto il Teatro San Carlino, ripulendolo, ammodernandolo, rinnovandolo così materialmente come intellettualmente : alle bizzarrie a trasformazioni, ai lazzi improvvisi, alle maschere, alle vecchie e grottesche tradizioni del celebre teatro napoletano, fe' seguire la commedia scritta, moderna, elegante, brillantissima, vera. […] Il povero Edoà…, entrato nel campo dell’arte per un usciolino sgangherato, con un vestito che gli cascava di dosso a brindelli, colla faccia macilenta per fame ; che ad ogni passo verso l’agiatezza e la gloria, uno vedea farne contro di lui dalla maldicenza e dall’invidia, trionfando finalmente di tutto e di tutti, autore ammirato, attore idolatrato, il triste suono del piccone distruttore del San Carlino coprì con quello del martello costruttore di un vasto palazzo al rione Amedeo : al battesimo di gloria del San Carlino è succeduta la conferma non mai alterata sin qui de' Fiorentini di Napoli e del Valle di Roma, ove si reca ogni anno a deliziare della sua inesauribile giocondità il gran pubblico della capitale.
Fu il 1875 con Emanuel-Pasquali ; poi con Giuseppe Pietriboni, dal quale, dopo una cattiva prova al Teatro Valle di Roma, si tolse a principio d’anno, per finir colla moglie, una giovane dilettante torinese, in America, ov’egli si fece direttore di filodrammatici, e ove, dopo pochi anni, morirono entrambi ancor giovanissimi ;
Scritturato dalla Pasqua di Resurrezione del 1788, scappò a Roma coi denari anticipatigli per la scrittura.
Non é già, che sotto gl’imperadori de’ tre primi secoli fosse cessato il gusto degli spettacoli scenici in Roma e altrove. […] Roma contava quattro gran teatri nella regione del circo Flaminio, cioé, il pompeano perfezionato da Caligola e riedificato da Claudio, il Teatro Lapideo, quello di Cornelio Balbo, e quello eretto da Augusto sotto il nome di Marcello, capaci di più di trentamila persone100. […] Ma non per quello ne diminuì il numero, anzi andarono talmente crescendo, che di sole ballerine forestiere, secondo Ammiano105, si contarono in Roma più di tremila, le quali co’ loro cori, e con altrettanti loro maestri, furono privilegiate ed eccettuate da un bando di sfratto dalla città intimato per timore di carestia a tutti gli stranieri filosofi, retori ed altri professori. […] Eliogabalo distribuì le maggiori dignità dell’imperio fra’ pubblici istrioni-ballerini; molti ne destinò procuratori delle provincie; ne pose uno nell’ordine de’ cavalieri, un altro nel senatorio, un altro che da giovane avea rappresentato nell’istessa Roma, fu da lui creato prefetto dell’esercito108.
Morì a Roma nel 1746, sostituito al Teatro Valle da Francesco Barese.
Morì in Roma il 22 gennaio del ’97.
Passò poi in varie Compagnie, ora socia, ora scritturata, e morì a Roma.
Ringrazia della nuove avute della recuperata salute del Duca, e crede sia sfumata l’andata a Roma, perchè Donna Olimpia Panfili « non vuole domandar la compagnia senza sicura certezza di hauerla, onde questi napolitani facilmente hauranno disfatta la conguira ».
Fu cinque anni con Bellotti-Bon, poi, in società, nell’America del Sud, poi con Francesco Pasta, col quale non potè compiere il triennio di contratto, perchè scritturata, mediante forte penale, nella Compagnia Nazionale di Roma per cinque anni. Ancora : del ’76 recitò a Roma, con grande successo, la parte di Elisabetta al fianco di Adelaide Ristori, Stuarda ; e, ritiratasi dalle scene, vi ricomparve al Teatro Nuovo di Napoli, il 1º febbraio del ’97 : questo lo stato di servizio dell’incomparabile artista.
Nato il 4 gennaio del 1864 a Bologna, abbandonò a vent’anni l’ufficio delle ipoteche, per entrare in Compagnia di Cesare Rossi, nella quale esordì a Roma come generico.
Lasciò poco dopo il teatro, per recarsi a Roma ove fu, all’Accademia di S.
Lasciò l’arte ancor giovane, e si recò a Roma, custode del Palazzo di Firenze, ove albergava l’ambasciatore del Granduca di Toscana, e morì verso il '40.
Molti teatri si eressero in Italia nel secolo XVII da’ valorosi architetti ma i più considerabili furono quello di Parma, di San Giovanni Crisostomo in Venezia, di Fano, e di Tordinona in Roma. […] Roma non ha un teatro moderno corrispondente a sì famosa capitale. […] Nel Rosa, nel Bernini, nel Viviani, nell’Agli, nel Ridolfi, nel Dati si ebbero egregii attori accademici si mandò a Parigi il Fracanzano ed il Fiorillo o Scaramuccia da cui apprese Moliere, si costruì il gran teatro di Parma, e si sostituirono alle antiche scalinate i palchetti negli altri teatri di Fano, di Bologna, di Modena, di Roma, di Venezia.
Lode che ci viene confermata dal capocomico Romualdo Mascherpa, il quale privato a un tratto di lui, si presentava l’autunno del ’45 al Metastasio di Roma col seguente manifesto : Dolente oltremodo il capocomico Romualdo Mascherpa che i Drammatici al servizio di S. […] Gli era troppo a cuore presentarsi con un completo drappello di attori alla diletta sua Roma, città delle sue più nobili e tenere memorie, città che saluta quasi per seconda sua patria ; ma nel meglio di utili trattative, quasi concluse, accaddero inattese vicende che fallir fecero le sue ben concepite speranze. […] Da questa tolgo il seguente brano : Credo che la vostra traduzione della Figlia di Figaro sarà eccellente, e che io avrò tradito invece di tradotto ; ma ero a Roma, e non potevo nominare nè Bonaparte, nè Giuseppina.
Cantò al Fondo di Napoli e al Valle di Roma con pieno successo del pubblico ; ma anche nell’ arte del canto fe’ pochissime prove ; chè un conveniente matrimonio la tolse improvvisamente al teatro e per sempre.
– È notato nel Diario di Cesare Gallo che sta nella miscellanea politica dell’Archivio di Roma, che essa dette la sua beneficiata in Osimo il 14 gennaio 1815, e che lo stesso Gallo compose per lei un sonetto. – Teodora Dondini morì in Livorno nell’anno 1866.
Figlio di Benedetto, di cui s’è fatto cenno all’articolo precedente, fu attore pregiatissimo in Roma per le parti di donna.
Morirono entrambi a Roma, egli nel 1830, ed ella nel 1842.
Se l’azione è in Roma, il ballo è in Cusco o in Pecchino; seria è l’opera? […] [4.2] Chiunque, in ciò che si spetta alla danza, se ne sta alle valentìe di cotesta nostra e non va col pensiero più là, ha da tenere senz’altro per fole di romanzi molte cose che pur sono fondate in sul vero: quei racconti, per esempio, che si leggono appresso gli scrittori, degli tragicissimi effetti che operò in Atene il ballo delle Eumenidi, di ciò che operava l’arte di Pilade e di Batillo, l’uno de’ quali moveva col ballo a misericordia e a terrore, l’altro a giocondità e a riso, e che a’ tempi di Augusto divisero in parti una Roma.
1872 Le due strade Firenze 1873 Triste passato Siena 1873 Una Società anonima Roma 1874 Misteri d’amore Ancona 1874 Le donne virtuose Trieste 1875 La Beneficenza (fiasco) Parma 1875 Follie d’estate Roma 1876 La Fidanzata Trieste 1877 L’Orfano calabrese Id.
Nata a Spoleto il 1835 da Giuseppe Vanni, impiegato governativo, e Giuditta Nalli, rinomata pittrice, fu, ancora in fasce, portata a Roma, patria dei genitori. […] Passò da Livorno a Firenze, nel Teatro Niccolini, acclamatissima sempre, specie nella Medca, e dopo un anno tornò a Roma al Mausoleo d’Augusto sollevando in una lunga stagione il pubblico all’entusiasmo.
Ebbe ottimo successo al Valle di Roma, recitando replicatamente la parte di Virginio nella Virginia di Alfieri ; e al Cocomero di Firenze quella di Mitrane nel Nabucco di Niccolini.
, Roma, 1784, T.
V. a favorirmi d’una lettera per Flaminio, ma scritta di bon inchiostro, il tenore sij questo, che venga quanto prima alla compagnia e non la facci patire con le sue tardanze, e se à lasciato la moglie una volta a Roma per Franccia, tanto meglio può lassarla, non andando molto lontano ; che guardi bene a non trasgredire a suoi comandi che altrimente sarà per risentirsi, poi chè il suo gusto è che la compagnia cominci presto e guadagni bene. […] Questo che le scrivo è solo perchè Flaminio si è lasciato intendere qui in Bologna che per tutto estate non vuol partirsi di Roma, e questo sarebbe di troppo nostro danno. […] A. à fatto scrivere a Roma a Flaminio, facino profitto e che venga alla compag. […] Bernardino Coris, è anche citato dal Bertolotti fra i comici che abitavano il 1658 in Roma, nel distretto della Parrocchia di S.
Apostolo Zeno narrò col seguente ordine le recite della Calandra in Italia: la prima in Roma a’ tempi di Leone X; la seconda in Mantova l’anno 1521; la terza di nuovo in Roma quando vi venne Isabella d’Este Gonzaga marchesa di Mantova; e l’ultima volta in Urbinoa. […] Le parole con le quali si conchiuse l’argomento che vi e apposto dopo il prologo, indicano che la rappresentazione non si faceva in Roma, ma in un’altra città. Nel parlarsi de’ gemelli si dice che essi sono in Roma, e che gli spettatori vedranno comparirli nella propria loro città. […] Questa è Roma ecc. […] Il quarto tramezzo rappresenta Roma in un carro trionfale innanzi al quale vengono legate le provincie soggiogate, e Roma canta una strofe, cui le provincie rispondono.
Carini Luigi, nato a Cremona il 21 dicembre 1869, lasciò a mezzo gli studi tecnici per entrare in arte, nella quale, dopo ottime prove nella Filodrammatica cremonese sotto la direzione dell’intelligente ex-comico Guido Guidi, esordì qual secondo amoroso e generico giovine in Compagnia di Giuseppe Pietriboni, al Valle di Roma, la quaresima dell’’88.
Tormenti assai fuggevoli, chè dopo di averla il Brandi seguita a Roma, in Ancona, a Venezia, vedutosi posposto al compagno d’arte, se ne tornò a Napoli.
Lo vediamo nel’ 58 a Roma, abitante nel distretto della parrocchia di S.
Figlia di un ostetrico, nata a Roma il 1845, e cresciuta a Milano, dove il padre, mazziniano, dovè rifugiarsi, entrò seconda amorosa nella Compagnia Monti e Preda, in cui ebbe compagna Virginia Marini.
Nativo di Roma, fu uno de'più egregi artisti italiani pel ruolo di generico primario.
Appena in Roma ripetevansi le antiche produzioni, ed il popolo trovava insipido ogni altro spettacolo scenico, fuorchè i pantomimi e i mimi che occuparono interamente le scene. Potrebbe quì domandarsi, perchè mai in Roma, dove la poesia si elevò sino al punto di partorire Orazii e Virgilii, non potesse, specialmente sotto gl’imperadori, sorgere un Sofocle e un Menandro? […] In Italia il Goto re Teodorico fe rialzare le terme di Verona, e riparare in Roma il teatro che minacciava ruinaa, ed in Pavia fe costruire un anfiteatro e nuove terme. […] La Sicilia fin dal IV secolo ebbe in costume d’inviare a Roma gli artefici di scena che produceva, essendovi spesso chiamatic. […] Lo stesso Cassiodoro nell’epistola 21 del IX scritta da Atalarico al Senato di Roma.
Schiavoni Antonio, nato a Roma il 1846 e suicidatosi a Rosario di Santa Fè il novembre del 1889, fu attore di grande impulso, se non di grande finezza, illustratore non ispregevole delle opere più conosciute di Shakspeare ne' teatri di secondo ordine.
Nè mi stendo a rilevare che nel Teatro di Morviedro non apparisca indizio del luogo, ove situavansi i Vasi di rame ne’ Teatri Greci; ed è probabile che essendo costrutto alla Romana, non ne avesse punto, come non ne aveano quei di Roma, in ciò differenti da quei di Grecia. […] Vegga dunque il Signor Lampillas dalle cose riferite qual solidezza abbiano le congetture dell’Ercolano da lui adottate, per provare che nelle Spagne vi fossero Teatri prima che in Roma. Ed avverta ancora, che quando anche ciò fosse dimostrato, non che dimostrabile, Roma ch’è una sola Città, benchè sempre chiara, non derogherebbe a tante Città Italo-Greche, che vantarono magnifici Teatri, di cui esistono le reliquie, che si addurranno colle dovute prove a suo luogo; e ciò nel tempo che fioriva l’antica Grecia transmarina.
Roma dedita alle armi favoriva poco le arti che potevano ammollire il valore, e trascurò la drammatica. […] Essa fu rappresentata più volte in Roma. […] Sempronio si recitò la terza volta nell’anno di Roma 591. […] Valerio Messala l’anno di Roma 593. […] Fannio Strabone l’anno di Roma 593.
Apostolo Zeno narrò col seguente ordine le recite della Calandra in Italia: la prima in Roma a’ tempi di Leone X; la seconda in Mantova l’anno 1521; la terza di nuovo in Roma quando vi venne Isabella d’Este Gonzaga marchesa di Mantova; e l’ultima volta in Urbino115. […] Nel parlarsi de’ gemelli si dice che essi sono in Roma, e che gli spettatori vedranno comparirli nella propria loro città. […] Questa è Roma. […] Il quarto tramezzo rappresenta Roma in un carro trionfale, innanzi al quale vengono legate le provincie soggiogate, e Roma canta una strofe, cui le provincie rispondono. […] Del Teatro proscritta in Roma nel 1771 e ristampata in Venezia nel 1773.
Ottenne laurea d’ingegnere all’Università di Roma, e servì per alcun tempo il governo : ma stimolato dall’amor della scena, lasciò la città natale per aggregarsi alla Compagnia Rosa, in cui di punto in bianco esordì e con successo qual primo attore.
) e a Roma, serbandosi anche in età avanzata comico eccellente.
Quanto alle farse non cessarono in Roma le rappresentazioni de’ Misteri, ma si fecero con maggior sontuosità. […] Paolo si rappresentò in Roma verso il 1380 d’ordine del cardinal Riario. […] Giovanni Sulpizio da Veroli, il quale sotto il pontificato d’Innocenzo VIII teneva scuola dì belle lettere in Roma, vi fece rappresentare un’altra tragedia. Secondo ciò che ne scrive lo stesso Sulpizio nella dedicatoria delle sue Note sopra Vitruvio al cardinal Raffaello Riario nipote di Sisto IV, essa fu la prima veduta in Roma dopo molti secoli. […] Ma tempo è di accennare alcuni altri passi teatrali dati in altre città italiane, e singolarmente in Roma ed in Ferrara.
Quanto alle farse non cessarono in Roma le rappresentazioni de’ misteri, ma si fecero con maggior sontuosità. […] Paolo si rappresentò in Roma verso il 1380 d’ordine del cardinal Riario. […] Giovanni Sulpizio da Veroli, il quale sotto il pontificato d’Innocenzo VIII teneva scuola di belle lettere in Roma, vi fece rappresentare un’ altra tragedia. Secondo ciò che ne scrive lo stesso Sulpizio nella dedicatoria delle sue Note sopra Vitruvio al cardinal Raffaello Riario nipote di Sisto IV, essa fu la prima veduta in Roma dopo molti secoli. […] Ma tempo è di accennare alcuni altri passi teatrali dati in altre città Italiane, e singolarmente in Roma ed in Ferrara.
Comunque fosse, egli ebbe fama di uno de’ migliori comici del suo tempo, nè solamente a Napoli ma anche a Roma, ove fu chiamato a recitare, e ove ottenne un clamoroso successo.
Ella recitava le parti di prima donna con molto successo, e al Teatro Valle di Roma le fu dedicato il seguente sonetto con in fronte il ritratto qui riprodotto.
Il ’30-’31 egli era per la stagione di autunno e carnevale in uno de’teatri di Roma, in società con Giacomo Job ; poi, preso parte ai moti di quell’anno, fu guardia nazionale a Bologna, volontario dragone ad Ancona sotto il generale Zucchi, compagno d’ armi del conte Giuseppe Mastai a Sinigaglia, poi…. […] A queste, altre se n’aggiungon di minore importanza, una delle quali ricordo, rappresentata al Corea di Roma nel ’73 dalla Compagnia di Fanny Sadowski, diretta da Cesare Rossi, di cui faceva anch’io parte, e che non figura nell’ elenco di tutte le opere di lui, pubblicate in due volumi.
Nacque a Roma da quel Dottor Fisico Urbano, e da Maria Sensini, il 1780.
Romagnesi di Belmont Carlo Virgilio, fratello del precedente, Ufficiale del Re, nato a Parigi il 7 maggio del 1670, fu inviato in educazione a Roma, d’onde si restituì in patria dopo tre anni di dissipazioni, col fermo proposito di calcar le scene.
Severi Elisa, di Ravenna, fu trasportata dalla famiglia a Roma, ancor bambina, e là cresciuta ed educata.
Il canonico Carlo Celano nato in Napoli nel 1617 e morto nel 1693, col nome di Don Ettore Calcolona tradusse con libertà e rettificò varie commedie spagnuole, come può osservarsi nelle sue date alla luce più Volte in Napoli ed in Roma, l’Ardito vergognoso, Chi tutto vuol tutto perde, la Forza del sangue, l’Infanta villana, la Zingaretta di Madrid, Proteggere l’Inimico, il Consigliere del suo male ecc. […] Le Accademie letterarie de’ Rozzi e degli Intronati che tornarono a fiorire nel XVII secolo, quella brigata di nobili attori che rappresentava in Napoli le commedie a soggetto del Porta, gli Squinternati di Palermo, di cui parla il Perrucci ed il Mongitore, i nobili napoletani Muscettola, Dentice, Mariconda che pure recitarono eccellentemente, facevano cadere in dispregio la maniera per lo più plebea caricata declamatoria de’ pubblici commedianti, Il celebre cavalier Bernini nato in Napoli, e che fiorì in Roma dove morì nel 1680, rappresentava egregiamente diversi comici caratteria Il famoso pittore e poeta Satirico napoletano Salvador Rosa morto in Roma nel 1673 empì quella città non meno che Firenze di meraviglia per la copiosa eloquenza estemporanea, per la grazia, per la copia e novità de’ sali, e per la naturalezza onde si fece ammirare nel carattere di Formica personaggio raggiratore come il Coviello ed il Brighella, ed in quello di Pascariello, La di lui casa in Firenze divenne un’ accademia letteraria sotto il titolo de’ Pencossi, ove intervenivano l’insigne Vangelista Torricelli, il celebre Carlo Dati, l’erudito Giambatista Ricciardi, i dotti Berni e Chimentelli ecc.
Passò, non più giovane, a sostener le parti di madre, e morì poi, fuor dell’arte, in Roma, nel 1832, assistita dal vecchio marito e dalla famiglia Ferretti (V.
., sposatasi a Corrado Di Lorenzo, n’ ebbe tre figliuoli, di cui seconda la Tina (V.) che ha saputo coll’ arte, accoppiata alla leggiadria, salire in gran rinomanza ; Adolfo, egregio artista per le parti di primo attor giovine e di primo attore, appartenne sempre a compagnie di buon nome, e sposò l’attrice Pia Pezzini ; Pia, si ritirò per malattia dall’ arte, e si recò in Roma col marito Icilio Brunetti (V.).
Passò, acclamatissimo sempre, a Roma e a Napoli : ma quivi infermato, morì da tutti rimpianto il 1786, nell’ancor fresca età di trentasei anni.
Costetti) nel Bersagliere di Roma : Carlo Romagnoli tenne meritamente uno dei primi posti fra i nostri attori.
A richiesta del Duca di Modena, rispose accettando di far parte della di lui Compagnia, di cui eran principale ornamento i Calderoni Silvio e Flaminia, con lettera da Roma del 19 aprile 1679, nella quale si lagna acerbamente del malo trattamento de' capocomici verso di lui, che non sa nè dove spedire la condotta, nè chi la riceverà, nè in che piazze andrà, nè come sia composta la Compagnia, e che soprattutto s’è visto, con suo danno e rossore, metter fuori una seconda donna già scritturata d’accordo con lui, certa Angiola Paffi : « danno, hauendo seco un antico, e non poco concerto (cosa mendicata, e ricercata da ogni Moroso), e rossore per esser tenuto un parabolano, et un falso ; e dopo essermi consumato in Venetia ad aspettare la certezza et unione di questa donna, si ritratta al presente ciò che si deve per debito, essendo stata accettata e corrisposta da tutti. » E si raccomanda al Duca di ordinare che i comici gli scrivano, perchè egli possa con loro più apertamente discorrere. « Alla Paffi – conclude – in cuscienza et appresso Dio et al mondo non si deve mancare. »
Alessandro Ademollo pubblica ne’suoi Teatri di Roma nel secolo decimosettimo (Roma, Pasqualucci, 1888, pag. 137) un documento curioso concernente l’Adami, dal quale apprendiamo lei essere stata non mademoiselle, ma la moglie di Trappolino, che l’Ademollo non è alieno dal ritenere per G.
Scioltasi il ’24 dal Fabbrichesi formò un’ ottima Compagnia in società con Francesco Visetti e Giovanni Prepiani, e si recò al Valle di Roma, rinnovando il successo di Milano e di Napoli. […] Al qual sonetto faccio seguire una ode, pubblicata in foglio volante, e gentilmente comunicatami dal signor Pietro Pieri di Roma.
Non figlio di comici, nacque a Macerata il 7 maggio del 1857, ma dovette, per rovesci di fortuna, recarsi ancor giovinetto colla famiglia a Roma, dove, dominato dall’amore dell’arte, entrò nella filodrammatica Pietro Cossa, della quale era direttore Eugenio Gerbino, piemontese, un de’ migliori e più vecchi dilettanti.
Passò il ’64 in Compagnia Arcelli, con Alessandro Salvini primo attore ed Emilia Arcelli prima donna ; e fu in quell’anno che al Corea di Roma nella Preghiera de’Naufraghi, una comparsa, investendosi troppo della sua parte, gli sparò a bruciapelo una fucilata nel petto, fratturandogli due costole.
Fu nella Compagnia Reale di Napoli con Adamo Alberti, e tornò il ’49 a Perugia ove si diede a recitar co’dilettanti, e d’onde si restituì all’arte generico, tiranno e caratterista della Compagnia Coltellini, terminando l’anno a Roma con la Internari e Capodaglio, e tornando poi, caratterista assoluto, in Compagnia Lombarda. […] A questa indole indiavolata accenna anche il Modena in una sua lettera a lui del 22 giugno ’57 (Epistolario, Roma, 1888) : …. vi vedo imbrogliato male andando a Faenza. […] È proprio il caso d’un pittore distinto per qualche particolarità, che invece di andare a Roma andasse a Grenoble o a Mancester. […] Cessata quella guerra, non potevano certo favorire al teatro le fucilazioni dell’Austria, le torture del Borbone, l’ascetismo di Carlo Alberto, e il Sant’Uffizio di Roma, anche senza calcolare che i grandi artisti furono allora parecchi, la memoria degli artisti anteriori non era ancora perita, e alla poca voglia poteva unirsi la sazietà. […] A. il Duca di Mantova, che nel 1658 si trovavano a Roma, e precisamente nella parrocchia di S.
Fece l’ ’86 società con Adelaide Tessero ; passò l’ ’87 al Teatro Manzoni di Roma con Dominici, Rosa e Della Guardia ; fu l’ ’88 con Marazzi e Morelli, l’ ’89 con Francesco Pasta, col quale andò per la prima volta in America, e il ’90 formò con Ettore Paladini una Compagnia Sociale, di cui egli era l’amministratore, e di cui fece parte, scritturata, la Tina Di Lorenzo.
Il ritratto che qui riproduco gli fu offerto nell’estate dell’anno 1843 a Roma, ov’era caratterista acclamatissimo.
Carloni-Talli Ida, nata a Roma da Gioachimo Carloni, romano, e da Emilia Marovich, slava, maestra di ballo, si diede all’arte nel 1887, dopo di aver fatto ottima prova sotto la direzione dell’ex-comico Alessandro Meschini nella Filodrammatica romana, esordendo a Verona, qual prima attrice giovane, nella Compagnia di Giuseppe Pietriboni col quale restò tre anni. « Al Teatro Manzoni di Milano – scrive il Traversi (Natura e Arte, gennaio del ’93) – si ebbe, in quell’anno stesso, il più splendido battesimo…..
Rappresentò la prima al Valle di Roma e al Manzoni di Milano la Fedora, e n’ebbe assai lodi dai critici maggiori quali D'Arcais e Ferrigni (Yorick).
Fatta discreta prova, entrò in Compagnia con quattro lire al giorno, e vi stette, generico, due anni, un de' quali passò al Quirino di Roma, recitando, cantando, ballando.
Dopo il triennio, passò il Venturoli nella Compagnia Domeniconi ; e anche qui, al Valle di Roma, le prime prove furon di fischi e corbellature ; ma poi, fatto il pubblico l’orecchio a certe sue stridule intonazioni, ne divenne in breve il beniamino, soprattutto per la sua grande versatilità, mostrandosi ugualmente egregio nella prosa e nel verso, nella tragedia e nella farsa.
Il carnovale del 1690 si trovava a Roma, d’onde scrisse una lunga lettera al Duca, perchè richiesto di andare a Bologna con la compagnia, gli fosse mandato il danaro bisognevole pel viaggio dispendioso (V.
Fu per due anni in compagnia Faleni, poi, l’ 86, in quella di Dominici al Manzoni di Roma.
L’avolo suo, di Lipsia, si chiamava Calemberg ; ma quando Antonio, dopo di avere studiato quattro anni a Roma, fu chiamato dall’arcivescovo di Ferrara per alcuni lavori in chiese ed in conventi, finì collo stabilirvisi, mutando il nome tedesco in quello italiano di Colomberghi.
Il più celebre capocomico del secolo xviii, che dovè gran parte della sua celebrità, se non tutta, a' vincoli artistici ch'egli ebbe con Carlo Goldoni, nacque a Roma nel 1706 circa da Giovanni Francesco, e gli furon messi i nomi di Agostino, Raimondo, Girolamo. A tredici anni abbandonò Roma con una compagnia di attori, e l’autunno del 1739 fece la sua prima comparsa a Venezia, ove agiva la Compagnia di ballerini da corda e comici insieme, diretta da Gasparo Raffi, dal quale fu scritturato, e del quale, divenuto poi direttore della Compagnia, domandò in moglie ufficialmente, il 15 gennaio 1740, la figlia Angela, Teodora, Giovanna, lucchese, di circa diciassette anni, che trovavasi da pochi mesi a Venezia.
Era l’ '87 al Valle di Roma con Petronio Zanerini, e creò il 16 gennajo la parte di Eumeo nell’Aristodemo, e il carnovale dell’ '88 quella di Zambrino nel Galeotto Manfredi di Vincenzo Monti (V. […] Augusto di Kotzebue nelle sue Osservazioni intorno a un viaggio da Liefland a Roma e Napoli (Colonia, Peter Hammer, 1805), dice del Pinotti, a pagina 63 della seconda parte (Teatro a Napoli) : La drammatica compagnia dei Fiorentini non è, a dir vero, eccellente, ma buona.
Avvegnaché la prima Accademia scientifica dei segreti della natura fosse stata formata in Napoli nel secolo XVI (come afferma il dotto abate Gimma nella sua Italia letterata pag. 479) dal chiarissimo Giambatista la Porta, fertile ed elevato Ingegno, pregio della scienze, e dell’arti liberali, onore d’Italia, non che del regno, pure fassene qui menzione, perché parecchi membri di essa col lor capo vissero nel XVII, e furono aggregati nell’Accademia de’ Lincei istituita in Roma l’anno 1603 dallo scienziato principe Federigo Cesi Duca d’Acquasparta, il quale «con raro immortale esempio», secondo che ci dice il signor abate Amaduzzi nel Discorso filosofico sul fine ed utilità dell’Accademie, «la sua casa e le sue sostanze per essa consecrò, e di museo, di biblioteca, e d’orto botanico generosamente la arricchì». […] Quindi nell’anno 1699 fu incorporata una colonia dell’Arcadia di Roma in questa medesima accademia. […] In Grecia dopo il chiarissimo secolo di Pericle e di Filippo e d’Alessandro il Macedone, in Roma dopo il famoso secolo di Cesare Augusto, in Italia dopo il beato secolo di Giulio II e di Leone X, in Inghilterra dopo il florido secolo della regina Anna e di Giorgio I, in Francia dopo il cospicuo secolo di Luigi XIV, che altro si é veduto nella repubblica letteraria, se non che (tranne alcuni pochissimi Ingegni privilegiati) un’immensa schiera di sofisti, declamatori, raziocinatori, novatori, compilatori, compendiatori, frappatori, ciarlatori, di spiriti in somma piccioli, assettati e superficiali?
» Roma, 1894).
Furono al Valle di Roma nel 1812 e in altre città principali, e nel 1813 Luigia, a soli quarant’anni, diede il suo addio al teatro.
Il carnevale del 1817, egli era, (dopo di essere stato alcun tempo capocomico con la moglie prima attrice) al Tordinona di Roma in Compagnia Benferreri, di cui era parte principale la maschera del Pulcinella, con la moglie e il figliuolo Cesare allora decenne.
Il settembre dello stesso anno, entrata in trattative di scrittura, chiede da Roma a Sua Altezza la licenza di accettare il contratto per il prossimo carnevale al S.
Si diede alle scene dopo aver fatto ottime prove tra’dilettanti nella celebre accademia degl’Imperiti di Roma, che aveva teatro in Trastevere e della quale fecero parte il Cirri e il Pertica.
Bartoli – ne’ Teatri di Roma sua patria, dove molto esercitossi nel carattere d’Innamorato, e dove fu molto gradito.