Ferrarese, figlio di Zanone Zanoni (nell’ediz. de'Motti brighelleschi, pubblicata a Torino nel 1807 dal figliuolo Alfonso è Zannoni coll’n doppia), dopo di avere con buona riuscita recitato tra' dilettanti della città natale, si diede per le non floride condizioni di famiglia all’arte drammatica, scritturandosi subito con Gerolamo Medebach, e passando poi con Antonio Sacco, del quale sposò nel 1750 la sorella maggiore Adriana, vedova di Rodrigo Lombardi (V.), e col quale andò il '53 in Portogallo.
La lingua è pura, lo stile ricco e proprio degli argomenti e della drammatica. […] Ed eccoci a’ più lieti giorni della virilità dell’opera eroica, ai giorni rischiarati dal corso del più bell’ astro della poesia drammatica musicale. […] L’anno 1782 (ed è questo un altro fatto che smentisce solennemente il gazzettiere Colpo d’occhio) il Sovrano di Parma, continuando nell’intento di promuovere d’ogni maniera i progressi della drammatica, fe rappresentare splendidamente nel suo teatro Alessandro e Timoteo scritto con eleganza e forza poetica dal sig. conte Castone della Torre Rezzonico e posto in musica dal celebre Giuseppe Sarti. […] Ma nel giudicar di poesia drammatica la penna può supplire al cuore?
Comparve in Alemagna nel secolo XVII un ingegno, che imitando il nostro Petrarca, introduce nel settentrione la buona poesia, e traducendo alcuni drammi de’ greci, de’ latini, e degl’italiani mostrò a’ suoi compatriotti la vera drammatica che fino a quel tempo non ben conobbero. […] Egli fé rappresentar le sue tragedie e commedie dal 1677 in poi dagli scolari del suo collegio, donde passarono agli altri più principali di Alemagna, tutto congiurava a tener lontano da que’ paesi il vero gusto della drammatica.
Dovè dunque concepirsi di tal modo, che le macchine per appagare la vista, l’armonia per dilettar l’udito, il ballo per destare quella grata ammirazione che ci tiene piacevolmente sospesi, e gli armonici, graziosi, agili e leggiadri movimenti di un bel corpo, cospirassero concordemente colla poesia anima del tutto, non già qualunque o simile a quella che si adopera in alcune feste, ma bensì drammatica e attiva , ad oggetto di formare un tutto e un’azione bene ordinata e cantata dal principio sino al fine , e (per dirlo colle parole del più erudito filosofo e dell’uomo di gusto più squisito che abbia a’ nostri giorni ragionato dell’opera in musica, dico del conte Algarotti) di rimettere sul teatro moderno Melpomene accompagnata da tutta quella pompa che a’ tempi di Sofocle e di Euripide solea farle corteggio . […] Ma sottilizzino pure a loro posta per confinar la drammatica a questo vero immaginario, che essi dureranno la vana fatica delle Danaidi, e nol conseguiranno, o rinunzieranno al teatro.
Fioriva la prima in molte arti di lusso, non che di necessità; ma non ebbe della drammatica se non que’ semi, i quali sogliono produrla da per tutto, cioé travestimenti, ballo, musica, e versi accompagnati da’ gesti.
Ma il meglio che io possa fare per dir giustamente e degnamente di lui si è di riferir qui le parole che Francesco Righetti, attore della Compagnia drammatica al servizio di S.
E chi era il Capitan Matamoros che vediam nel quadro dei Buffoni francesi e italiani (riprodotto poi dall’Huret nell’incisione che qui riferisco), di cui do nella testata la riproduzione, per gentil concessione del signor Rambaud, che fu anima dell’esposizione drammatica di Parigi (1896), e di cui non esistono che due esemplari : uno che è nel foyer della Comedia Francese, l’altro appartenuto già al signor De la Pilorgerie, che sarebbe, secondo il Baron de Wismes, di quello una copia ; ma anch’esso, a parer mio, originale ?
Nacque a Bergamo nel 1832, e, terminati a pena gli studi ginnasiali, entrò aspirante nel Tribunale di prima istanza ; ma, perseguitato dal governo austriaco pei suoi sentimenti patriottici, fu costretto ad esulare, e consacrarsi alle scene, esordendo nell’autunno 1852 con la drammatica compagnia di Nicola Cola.
I Filomusi, istituiti dal Giacobbi nel 1622, i Floridi, i Filaschi, i Filarmonici, e soprattutto i Gelati e pel favore prestato alle cose musicali, di che ci è rimasta la testimonianza in molte e belle cantate, e per le fatiche di molti dotti accademici che coltivarono questo ramo di drammatica poesia, contribuirono assaissimo a propagarlo in Italia. […] Da una lettera di Don Angelo Grillo scritta a Giulio Caccini si rileva che «la nuova musica drammatica inventata dal Peri era dalle corti de’ principi italiani passata a quelle di Spagna e di Francia», lo che, essendo certo, proverebbe che l’opera in musica fosse stata trapiantata fra gli Spagnuoli quasi subito dopo la sua invenzione.
Finì in Roma ogni gloria della poesia drammatica, allorchè cominciò a regnarvi la moda delle buffonerie e delle oscenità de’ mimi e de’ pantomimi, spettacoli più atti a trattenere un popolo che andava degenerando. […] L’arte al fine altro non è che una vivace rappresentazione che unita acconciamente alla poesia drammatica serve ad animarla.
Finì in Roma ogni gloria della poesia drammatica, allorchè cominciò a regnarvi la moda delle buffonerie e oscenità de’ mimi e de’ pantomimi, spettacoli più atti a trattenere un popolo che andava degenerando. […] L’arte al fine non è altro che una vivace rappresentazione che unita acconciamente alla poesia drammatica serve ad animarla.
Quantunque la musica sembri avere per oggetto diretto tutto ciò ch’è suono, e per indiretto molte cose che non lo sono, tuttavia questa idea generale si circoscrive di molto qualora si parla del canto rappresentativo in un’azione drammatica. […] Ed ecco un’altra non piccola sottrazione da farsi nella materia opportuna per la melodia drammatica, la quale, come più volte si è replicato, non può afferrare nella sua imitazione fuorché i tratti originali e precisi delle passioni. […] La cagione si è perché le orecchie, che sono le giudici nella epopea, ponno essere più facilmente sedotte dalla narrativa e farci credere le cose mirabili, laddove gli occhi innanzi ai quali si suppone che si rappresenti l’azione drammatica sono più disposti a discernere il falso dal vero, e più diffìcili a lasciarsi sorprendere dai prestigi della fantasia. […] Perdoniamogli codesti abortivi parti di una musa invecchiata in attenzione alle altre sue cose bellissime, e contentiamoci della ingenua confessione che fa egli medesimo della sua inesperienza in fatto di poesia drammatica. […] Ha inoltre il pregio incontrastabile della novità, essendo egli stato (per quanto a me pare) il primo che, cambiando il sistema di cotesto spettacolo, abbia renduta drammatica un’ode puramente descrittiva qual è quella dell’inglese Dryden intitolata Gli effetti della musica a le cui sorgenti ha l’autore italiano largamente bevuto.
A chi attribuiremo la prima invenzione del l’arte drammatica?
A chi attribuiremo la prima invenzione dell’arte drammatica?
In fatti nelle picciole nascenti popolazioni del vecchio e del nuovo continente trovansi si bene i semi della drammatica, cioè saltazione, canto, versi, ma non rappresentazione che meriti di chiamarsi teatrale.
E ci avete divertito senza fare solletico alle nascoste prurigini della lascivia, senza averci tetanizzati cogli ordegni della moderna drammatica, senza aver adulato nessuna delle nostre basse passioni.
Papà mio, Giovanni Zanon, era di famiglia benestante, e pei moti politici (mi pare del '21) fuggi da Venezia, e si rifugiò in una compagnia drammatica – Refugium peccatorum – (che latesin !).
In fatti nelle picciole nascenti popolazioni del vecchio e del nuovo continente trovansi sì bene i semi della drammatica, cioè saltazione, canto, versi ma non rappresentazione che meriti di chiamarsi teatrale.
Ma quei cori non erano tuttavia ciò che poscia si disse poesia drammatica, e quando questa cominciò a pullulare da que’ semi, l’attore fece uso della feccia, delle capigliature ed indi delle scorze, delle foglie e di simili cose, per imitare il personaggio rappresentato, e non già quell’antica buffoneria villesca.
Ma quei cori non erano tuttavia ciò che poscia si disse poesia drammatica; e quando questa cominciò a pullulare da que’ semi, l’attore fece uso della feccia, delle capigliature e indi delle scorze, delle foglie e di simili cose, per imitare il personaggio rappresentato, e non già quell’antica buffoneria villesca.
), nella Compagnia drammatica di suo figlio Giovanni. « Nel 1788 — scrive Benedetto Croce ne’ suoi Teatri di Napoli (Ivi, Pierro, 1891) — venne una nuova compagnia di comici lombardi, capo Giuseppe Grassi veneto, che già era stato a Napoli.
Perché dunque con un gusto contraddittorio ammettono tutte quelle cose nella poesia drammatica, dove parlano gli uomini e non il poeta, e dove si rendono incredibili perché smentite da’ sensi? […] Dunque lo spirito che influisce al miglioramento della poesia drammatica, é da codesto sedicente filosofo senza verun fondamento attribuito alla libertà delle donne nella società. […] Veggansi i di lui due discorsi sull’arte drammatica: «À quoi bon (dice specialmente nell’ultimo) mettre en Poésie ce qui ne valait pas la peine d’être conçu?
Vuole altresì con fondamento che il nominarsi versi recitati su’ teatri non sempre additi un’ azione drammatica. […] Il Ludus Paschalis de adventu & interitu Antichristi recato dal Muratori24 e poi dal Tiraboschi25 e da me nel tomo precedente, fu senza contrasto azione drammatica atta a recitarsi. […] Con tutto ciò debbono entrare nella storia drammatica come primi saggi che ricondussero a poco a poco in Europa la poesia scenica.
Come la regola loro di pensare e di vivere non è il sentimento ma l’uso, così non vanno al teatro a fine di risentire il piacevole incanto dell’arte drammatica, ma perché vi vanno gli altri soltanto. […] [4] Quei pesanti raccoglitori chiamati eruditi, che hanno tutta l’anima riposta nella sola reminiscenza, che valutano le ragioni secondo il numero delle citazioni, e il merito degli autori secondo i secoli della loro nascita, giudicano a un dippresso dell’arte drammatica come il famoso cieco di Cheselden giudicava delle rose, delle quali per quanto s’ingegnassero i circostanti a fargli capire la soavità e freschezza di colorito, altro egli non potè sentire giammai che le spine.
Chiare tracce dell’antica origine della poesia drammatica osservansi in quel dramma che da’ Satiri trasse il nome. […] Dal verbo μιμὲομαι imitor, ricavasi la voce Mimo; e quello che appartiene a tutte le arti d’immaginazione, non che alla poesia drammatica, siccome bene avvertì Giulio Cesare Scaligeroa, divenne poi nome particolare di un picciol dramma, e quindi di una specie di attori.
Chiare tracce dell’antica origine della poesia drammatica osservansi in quel dramma che da’ Satiri trasse il nome. […] Dal verbo μιμέομαι imitor, ricavasi la voce Mimo; e quello che appartiene a tutte le arti d’ immaginazione, non che alla poesia drammatica, siccome bene avvertì Giulio Cesare Scaligero131, divenne poi nome particolare di un picciol dramma, e quindi di una specie di attori.
Il Lampillas che senza nulla intendere di poesia, volle parlar della drammatica, stimò questa Dido una tragedia perfetta.
e molti eruditi si fecero gloria di coltivar la drammatica.
Stabilito il Vicerè di formare una gran compagnia drammatica, impose al capocomico Fabbrichesi la prima donna Pellandi, la quale fu scritturata per un triennio collo stipendio, allor favoloso, di lire 11,500.
Tuttavia siccome né cotesti strumenti, né quelli da fiato, che s’usano comunemente, bastano a soddisfare alla immensa varietà di suoni che può somministrare l’arte drammatica, così mi sembra che la nostra musica abbia con grave scapito rinunziato all’uso di non pochi strumenti, che a tempo e luogo adoperati farebbero un grandissimo effetto. […] s’affretti per me la morte», se da cotai usanza non fossero venuti altri danni egualmente grandi alla musica drammatica quello cioè di repetere mille volte le stesse parole invece di replicar l’intiero motivo, e quello altresì di ridurre la musica ad una sgradevole uniformità, altro per lo più non sentendosi in oggi che arie intrecciate e ridotte a rondò. […] E questa si chiama musica drammatica! […] Ora siccome questo sentimento non viene somministrato alla musica se non dalla poesia, così la vera espressione musicale nella drammatica non è né può essere che l’esatta imitazione della imagine, passione o sentimento compreso nelle parole. […] [NdA] I pensieri di questo rinnomato maestro intorno alla riforma della musica drammatica italiana si possono vedere nella prefazione alla sua musica sull’Alceste del dotto Calsabigi, e nel Trattato dell’opera del più volte commendato Planelli.
Ogni genere poetico nel principio di questo Secolo prese un migliore aspetto, e la drammatica risorse anch’essa. […] Questo letterato avrebbe potuto far gran progressi nella drammatica; ma si é contentato di provar col fatto a’ suoi competitori, che ’l concorso del popolo non é argomento della bontà de’ componimenti scenici, e per conseguirlo é ricorso scaltramente al solito rifugio del maraviglioso delle macchine, trasformazioni, e incantesimi, o ha composto nuovi mostri teatrali, il Corvo, il Re cervo, l’Oselin bel verde, ne’ quali le perturbazioni tragiche, le piacevolezze comiche, le favole anili, le metamorfosi, un ricco fondo d’eloquenza poetica e di riflessioni filosofiche, concorrono tutte ad un tempo a incantare e sorprendere gli spettatori veneziani. […] Egli é ben vero che i tedeschi studiando la musica italiana, che conobbero per la nostra opera drammatica, come attesta il re di Prussia, son pervenuti ad aver Hafs, Gluck, ed altri eccellenti musici che hanno studiato in Italia, e si son fatti emuli degl’italiani. […] Egli é nella drammatica maraviglioso, unico, incomparabile; lo dice tutta Europa, E lo direbbe ancor Affrica e ’l Mondo, s’egli fosse autore per tutte le nazioni.
Grandi furono nel precedente secolo gli sforzi degl’ Italiani in prò della poesia drammatica. […] L’evento giustificò il bel disegno; perchè da allora rifiorì in Europa la drammatica vaga e vigorosa emula de’ Greci e de’ Latini. […] E ciò fu poco quando l’Europa tutta più non conosceva la drammatica? […] Il Manfredi è stato il meno avido di sollevarsi a forza di ornamenti stranieri alla drammatica, cioè a dire epici e lirici. […] Non pensò, ciò scrivendo, a quello che erano nel XVI secolo nella drammatica i suoi nazionali (Nota XIII)?
La drammatica in generale è poco amica di queste dommatiche merci, come quella che intende a mettere la morale in azione, non in precetti. […] Quante volte que’ capolavori della drammatica hanno svegliata la compassione nel più intimo degli animi nostri! […] Tutto ciò contribuisce assai a trattenere la drammatica illusione, senza la quale né anche la passione drammatica può sussistere. […] Come si accorgerà egli, se il poeta o il pittore abbia o no osservate le leggi della drammatica, della prospettiva ecc.; se il maestro di cappella abbia adoperata una musica teatrale? Se l’inventore de’ balli abbia ideata una danza confacente alla favola drammatica?
Abbiamo osservato nel teatro italiano l’esattezza, e lo studio che posero tanti letterati per far risorgere la greca poesia drammatica, per gli cui sforzi furono imitati, ed esposti all’ammirazione universale i più gran tratti maestrevoli dell’antichità.
Nel 1882 sposò l’attore brillante Vittorio Pieri, e nell’ 83, abbandonati per la prima volta i Suoi, andò col marito nella Compagnia drammatica di Alamanno Morelli, nella quale esordì come prima attrice.
Vuole altresì con fondamento che il nominarsi versi recitati pe’ teatri non sempre additi un’azione drammatica. […] Il Ludus Pascalis de adventu et interitu Antichristi recato dal Muratorib, e poi dal Tiraboschic, e da me nel tomo precedente, fu senza contrasto azione drammatica atta a recitarsi. […] Con tutto ciò debbono entrare nella storia drammatica come primi saggi che ricondussero a poco a poco in Europa la poesia scenica.
L’istesso Garcilasso mai non pensò a convertire la sua Ecloga in una produzione drammatica, che subito ne diverrebbe insulsa, mostruosa, e fanciullesca.
Dotata di un annuo assegno ed arricchita di privilegi e d’onorificenze, contribuì potentemente a sollevare quasi alla perfezione l’arte drammatica, e a diffondere per tutta Italia il gusto vero per la medesima.
Ma i greci e gli etruschi seppero da essa senza soccorso straniero farli strada alla drammatica, e i romani per riuscirvi ebbero bisogno dell’Etruria, della Campania, e della Grecia. […] Roma guerriera, favoriva poco le arti che potevano ammollire il valore, e la drammatica fu negletta. […] Orazio ne dice, che Afranio veniva considerato come il comico che più si avvicinava a Menandro: Dicitur Afrani toga convenisse Menandro, Senza dubbio lo studio, che posero tali scrittori in imitare i greci, portò in Roma l’arte drammatica a un lustro notabile. […] Finì in Roma la gloria della poesia drammatica, quando v’incominciò a regnar la moda delle buffonerie e oscenità de’ mimi e pantomimi, spettacoli più propri a divertire un popolo che andava degenerando99. […] L’arte al fine non é altro che una vivace rappresentazione parte così importante per animar la poesia drammatica.
Cornelio che dopo aver cessato di scrivere pel teatro pur vi era stato indotto un’ altra volta, al fine da buon senno nel 1675 dopo la rappresentazione del Surena, che non fa scorno alla vigorosa vecchiezza di sì gran tragico, rinunziò alla poesia drammatica. […] Cornelio e di Racine e di altri del corrente secolo, vengono in generale tacciati i tragici francesi, e singolarmente il Cornelio, dal marchese Maffei, dal Muratori, dal Gravina, dal Calepio, di certo lambiccamento di pensieri, di concetti ricercati e tal volta falsi, di tropi profusi e ripetuti sino alla noja, di espressioni affettate, di figure sconvenevoli alla drammatica.
E fu probabilmente il desiderio di piacere a questo che sedusse gl’inventori della drammatica, determinandoli fra gli altri errori a troncar i componimenti per mettervi fra atto ed atto intermezzi d’ogni maniera, i quali facevano, a così dire, da ciascun atto una nuova azione. […] [29] Ma la danza non era per anco pervenuta nell’Europa moderna a quel grado di perfezione a cui, secondo i suoi partigiani, era giunta presso ai Romani, a quel grado di perfezione cioè che nasce dall’eseguire col solo aiuto de’ gesti e senza intervento alcuno delle parole una intiera tragedia o commedia condotta secondo le più esatte regole della drammatica. […] Quindi è che gli eroi della favola o della storia imitati dai ballerini fanno presso a poco la stessa figura che i personaggi d’una tragedia rappresentata dai burattini, non comparendo meno sconcio né meno ridicolo agli occhi di chi stima dirittamente un Vespasiano, per esempio, che vestito all’eroica e in maestoso paludamento decide della vita di Sabino con una cavriola od un mulinetto che un Augusto, il quale perdona a Cinna col gesto e la voce di Pulcinella: né contrario è meno all’idea della vera imitazione drammatica l’introdurre, per esempio, Achille librandosi con artifiziosa proporzion d’equilibrio in un “a solo” sulla punta d’un piede, poi girando lentamente coll’altro, e dandosi leggieri gentilissimi calci all’intorno nell’atto che si tratta di liberar Ifigenia dal sagrifizio di quello che lo sia il far vedere Pilade ed Oreste, che con un palmo e mezzo di statura vanno qua e là saltellando pella scena guidati da segreti invisibili ordigni. […] Si faccia riflessione ai progressi sorprendenti della mimica presso ai Romani, e si vedrà non solo il guasto che diede ai costumi, ma il danno che indi si derivò alla drammatica più giudiziosa, cosicché a misura che venne crescendo il regno de’ pantomimi disparve affatto dalle scene latine quello dei buoni poeti. […] Ciò è tanto vero, che la battaglia di Fingal collo spirito, benché rappresenti il più fiero e magnifico quadro che abbia mai prodotto l’epica poesia, diventerebbe nonostante sconcio e ridicolo trasferito che fosse alla drammatica.
E ciò fu poco quando l’Europa tutta più non conosceva la drammatica? […] Il Manfredi è stato il meno avido di sollevarsi a forza di ornamenti stranieri alla drammatica, cioè a dire epici e lirici. […] Lo stesso Folengo, ad istanza del vicerè di Sicilia don Ferrante Gonzaga, compose in Palermo, ove erasi rifugiato, un’ azione drammatica intitolata la Pinta o la Palermita, intorno alla creazione del mondo e alla caduta di Adamo. […] S’ingannò dunque, dirò un’ altra volta l’abate Andres, allorchè con troppa precipitazione ed arditezza sentenziò così: La parte drammatica (degl’Italiani) cede senza contrasto al greco teatro; e benchè gl’Italiani siano stati i primi a coltivare con arte e con vero studio la poesia teatrale, non hanno però prodotto, prima di questo secolo, tolte le pastorali del Tasso e del Guarino, un poema drammatico che meritasse lo studio delle altre nazioni. […] Non pensò, ciò scrivendo, a quello che erano nel XVI secolo nella drammatica i snoi nazionali?
Ma particolar riconoscenza gli debbono intanto gli amatori della drammatica, per aver aperto loro un largo campo da poter comparir dotti in queste materie, senza imprendere la penoso fatica di divenirlo a loro spese.
Amore annodato con una catena di fiori dalle Muse secondo l’istesso Greco, o dalle Grazie secondo la vaga cantata del Metastasio recitata in Vienna nel 1735: gli Uomini vivace azione drammatica allegorica rappresentata nel 1753, in cui intervengono Mercurio, Prometeo, la Follia e le Statue animate dal fuoco celeste, le quali formano alcuni pantomimi allusivi ai caratteri, e alle passioni degli uomini. […] Dorat noto poeta morto nel 1780 di anni quarantasei coltivò anche la poesia drammatica per avventura poco propria de’ suoi talenti. […] Tra gl’Italiani della stessa compagnia ne compose anche il lodato Riccoboni che si stimò il Roscio Italiano di que’ tempi pregiato sommamente da Pier Jacopo Martelli, dal marchese Scipione Maffei, e dall’abate Conti, non meno che da varii leterati Francesi che frequentavano la di lui casa, e scrisse della tragedia e della commedia con molta erudizione e giudizio; come pure la di lui moglie che componeva assai bene in italiano, intendeva il latino, ed alcun poco il greco, e sapeva a fondo la poesia drammatica, e tralle altre sue opere scrisse alcune commedie, ed una dissertazione sulla declamazione teatrale che ella stessa egregiamente eseguiva, e singolarmente allorchè rappresentò ne’ nostri teatri la parte di Merope nella tragedia del Maffei.
A Brera era stata istituita una Cattedra di Poesia drammatica, al cui insegnamento fu posto Pietro Napoli Signorelli. […] Il trattato è diviso in tre sezioni: Basi fondamentali della poesia drammatica, Poetica d’ogni genere drammatico e Organi della poesia drammatica. […] Tali divieti variano a seconda dell’arte in questione: quanto può dispiacere in un quadro, può non farlo all’interno di una rappresentazione drammatica, fondata su espressioni passeggere. […] Rinascono finalmente le lettere e le arti verso il secolo XI e XII, e l’arte drammatica e la declamazione particolarmente sono le più tarde a rialzarsi e rimettersi a livello delle altre. […] [1.11] Tale imitazione drammatica si divise anch’essa in più specie.
Leone X che illustrò i primi anni di sì bel secolo, amando l’erudizione, la poesia e gli spettacoli scenici, gli promosse in Roma come gli avea favoriti nella sua patria; e ciò bastò per eccitare i più grand’ ingegni a coltivar la drammatica.
Fabbri Adelaide, nata a Cesena il 1796, si diede giovanissima all’arte drammatica.
Icilio Polese nell’Arte drammatica del 18 gennajo '73 narrava di lui il seguente aneddoto : « Sandro rappresentava non so dove, nè quando, nè con chi Filippo di Alfieri.
Vi si dice però che la prima epoca gloriosa della poesia regolare drammatica è al 1520, che secondo me dee risalire qualche altro lustro. […] Ma queste tragedie e commedie hanno certamente la data più indietro del 1520, e per conseguenza la prima epoca in Italia gloriosa della drammatica vuol collocarsi al principio del secolo. […] Quanto alle commedie poi dalla narrazione a cui ci accingiamo di quelle dell’Ariosto, del Bibbiena e del Machiavelli, si vedrà che si scrissero assai prima del 1520, cioè intorno al 1498 o poco più; e per conseguenza che l’epoca della poesia regolare drammatica dovrà fissarsi sull’aprir del secolo XVI. Una felice combinazione per la drammatica trasse i più chiari epici Italiani a coltivarla. […] Si vede bene che il favellar di gusto e poesia drammatica antica e moderna non è fatto per ogni sorta di antiquarii.
Quel motteggiarsi a vicenda e quegl’ inni sacri cantati ballando formarono a poco a poco un tutto piacevole, che da τρυγη, vendemmia, si chiamò trigodia 40, e fu come il germe che in se conteneva la gran pianta della poesia drammatica, la quale vedremo di quì a poco ingombrar tant’aria e spandere per tutto verdi e robusti i suoi rami. […] Se abbiasi riguardo allo stato della drammatica di quel tempo, Frinico merita l’ammirazione de’ posteri. […] Questo confronto degli autori antichi e moderni in un medesimo argomento è il vero modo di pesarne il merito rispettivo, e di studiare nel tempo stesso l’arte drammatica con fondamento. In simil guisa si rileva l’ artificio usato da diversi scrittori nel maneggiare le passioni, materia essenziale della poesia drammatica che non varia per tempo nè per luogo. […] Si corruppe finalmente la Greca lingua, e se in appresso si compose alcuna favola drammatica, fu dettata nel Greco moderno.
Se i compositori che vennero dopo il Rinuccini avesser tenuto dietro alle pedate di quel grande ingegno, e con pari filosofia disaminato la relazione che ha il maraviglioso col melodramma, avrebbono facilmente potuto, dando la convenevol regolarità ed aggiustatezza alle lor favolose invenzioni, crear un nuovo sistema di poesia drammatica che aggradasse alla immaginazione senza dispiacer al buon senso, come fece dappoi in Francia il Quinaut, il solo tra tutti i poeti drammatici che abbia saputo maneggiar bene il maraviglioso. […] Un dramma, o per dir meglio uno spettacolo frammezzato di poesia drammatica lavorata dal Chiabrera si rappresentò a Mantova l’anno 1608 per le nozze di D.
Il Cornelio che dopo aver cessato di scrivere pel teatro, pure vi era stato di nuovo indotto, al fine da buon senno nel 1675 dopo la rappresentazione del Surena, che non fe scorno alla vigorosa vecchiezza di sì gran tragico, rinunziò alla poesia drammatica. […] Circa lo stile di esse, senza derogare ai pregi inimitabili di Pietro Corneille e di Giovanni Racine e di altri che gli seguirono, vengono in generale tacciati i tragici francesi, e singolarmente il Cornelio, dal marchese Scipione Maffei, dal Muratori, dal Gravina e dal Calepio, di certo lambiccamento di pensieri, di concetti ricercati e tal volta falsi, di tropi profusi e ripetuti sino alla noja, di espressioni affettate, di figure sconvenevoli alla drammatica.
Di questo genere sono le seguenti: l’Oracolo impressa nel 1740, in cui intervengono tre personaggi, cioè una Fata, Alcindoro di lei figlio e Lucinda il cui carattere è un leggiadro tessuto di vezzi: le Grazie rappresentata nel 1744 ed impressa l’anno che seguì, il cui soggetto si trasse dall’ode III di Anacreonte di amore immollato dalla pioggia, e dalla XXX dell’istesso amore annodato con una catena di fiori dalle Muse secondo Anacreonte, o dalle Grazie secondo la vaga cantata del Metastasio recitata in Vienna nel 1735: gli Uomini vivace azione drammatica allegorica rappresentata nel 1753, in cui intervengono Mercurio, Prometeo, la Follia e le Statue animate dal fuoco celeste, le quali formano alcuni pantomimi allusivi a i caratteri e alle passioni degli uomini. […] Dorat noto poeta morto nel 1780 d’anni quarantasei coltivò anche la poesia drammatica per avventura poco propria de’ di lui talenti.
Se questi il costringe talvolta a rimettere in alcuni punti della severità teatrale, non perciò vien egli dispensato dal badare alla verosimiglianza, al decoro, al costume, ai caratteri, all’unità d’azione, e di tempo, ed alle leggi universali a qualunque si voglia composizione drammatica, e la mancanza di queste non è men viziosa in lui di quello, che sia nel tragico, e nel comico. […] Glissi permette l’uso delle comparazioni e della stile lirico drammatica, ma gli si raccomanda d’usarlo con sobrietà, e di consultar prima la verosimiglianza. […] L’Imperatore Carlo VI cui l’Italia è debitrice in gran parte della sua gloria drammatica, era uno di que’ Signori a’ quali non aggradavano gli spettacoli sanguinari, non volendo che il popolo tornasse a casa scontento dal teatro10.
Quel motteggiarsi vicendevolmente, e quegl’inni sacri cantati e ballati, formarono insensibilmente un tutto piacevole che da Τρυγη vendemmia si chiamò trigodia 16, e fu come il germe che in se contenea la gran pianta della drammatica, che vedremo bentosto ingombrar tant’aria, e spander per tutto verdi e robusti i suoi rami. […] Avendo riguardo allo stato della drammatica di quel tempo, Frinico fu un poeta degno d’ammirazione. […] Le Prosopopeje, come il signor Mattei chiama le Ninfe, il Padre Oceano, l’Eumenidi, la Forza ecc., non dimostrano, secondo il suo credere, che la tragedia era allora «una Danza animata dall’intervento di questi geni mali e buoni piuttosto che una vera azione drammatica»; ma convincono solo, che Eschilo introduce ne’ suoi drammi Ninfe e Numi, Ombre e Furie, e dié corpo a vari esseri allegorici, come Sofocle ed Euripide nelle loro tragedie si valsero delle apparizioni di Minerva, di Ercole già nume, di Diana, di Apollo, di Nettuno, di Bacco, di Castore e Polluce, della musa Tersicore, d’Iride, d’una Furia, di un’Ombra, della Morte ecc. […] Il discorso di Ion a Xuto nell’atto II é vaghissimo e molto naturale, ed é stato delicatamente imitato da Racine nell’Atalia, e da Metastasio nell’Oratorio del Gioas; dappoiché non v’ha bellezza in Euripide, che questi due gran maestri della poesia drammatica francese e italiana non abbiano saputo incastrare ne’ loro componimenti.
Come avviene anche nel saggio di Algarotti, anche qui Ortes unisce discorso teorico e applicazione pratica e propone, alla fine dell’opuscolo, l’azione drammatica a quattro voci Calisso Spergiura; il tema fantastico mitologico rientra nella casistica contemplata anche da Algarotti, ostile all’utilizzo di temi storici per l’inverosimiglianza e la monotonia e incline a una maggiore concessione al favoloso. […] Riflessioni sopra i drammi per musica aggiuntavi una nuova azione drammatica, Venezia, Pasquali, 1757.
Dovè dunque concepirsi di tal modo, che le macchine per appagare la vista, l’armonia per dilettare l’ udito, il ballo per destare quella grata ammirazione che ci tiene piacevolmente sospesi agli armonici, graziosi, agili e leggiadri movimenti di un bel corpo, cospirassero concordemente colla poesia anima del tutto, non già qualunque o simile a quella che si adopera in alcune feste, ma bensì drammatica e attiva, ad oggetto di formare un tutto e un’ azione bene ordinata, e cantata dal principio sino al fine, e (per dirlo colle parole del più erudito filosofo e dell’ uomo del più squisito gusto che abbia a’ nostri dì ragionato dell’opera in musica, cioè del conte Algarotti) di rimettere sul teatro moderno Melpomene accompagnata da tutta quella pompa che a’ tempi di Sofocle e di Euripide solea farle corteggio.
Dopo la metà del secolo i poeti incominciarono a far un uso più frequente delle arie, o strofette liriche, nei loro drammi, della quale usanza invaghiti i maestri dozzinali (cioè la maggior parte) trascurarono a poco a poco i recitativi in maniera che neppur li consideravano come necessari alla musica drammatica. […] [10] Partendo da un principio inconcusso, cioè che nella musica drammatica tutto esser deve imitazione e che niente può ella imitare dell’umano discorso fuorché l’accento delle passioni o ciò che appresenti allo spirito una rapida successione d’immagini, si deduce con evidenza che poco o nulla può imitare la musica nel semplice recitativo, nel quale poco differente dal parlar ordinario pel tuono della voce tranquilla con cui s’espone, e per le materie che vi si trattano, raro è che spicchi l’energia degli affetti. […] Ma di siffatto studio e cognizione, onde tanti vantaggi ne riporterebbe l’arte drammatica, niun pensiero si prendono i moderni Arioni. […] Eccedente non per tanto fu la severità di quell’altro francese autore d’un bel Trattato sul melodramma allorché volle sbandirà dalla musica drammatica tutto ciò che serve a dipignere e a far valere la possanza intrinseca dell’arte.
Per veder come riusciva in pratica il nuovo ritrovato fu dagli altri spinto Ottavio Rinuccini a comporre una qualche poesia drammatica, lo che egli fece colla Dafne, favola boscherecchia che si rappresentò in casa del Corsi l’anno 1594, e fu messa sotto le note dal Caccini e dal Peri sotto la direzione di esso Rinuccini, il quale comecché non avesse studiata la musica, era nondimeno dotato d’orecchio finissimo,e d’acuto discernimento, che gli aveano conciliato la stima e il rispetto de’ musici. […] [26] Parte principalissima della musica drammatica è l’aria, che non si dee sotto silenzio trapassare.
Non ebbe però questa gran regina molti compagni che lavorassero a far risorgere la drammatica co’ modelli dell’antichità. […] Io ne ho voluto accennare soltante quel che riguarda la drammatica, non curandomi di mettere al vaglio tante mal digerite opinioni spacciate sulla poesia italiana e francese, ove pesta non iscorgesi nè di gusto, nè di giudizio, nè di quella precisione d’idee, di cui crede piamente potersi pregiare.
Nel cinquecento imitammo i greci, e fu ben fatto: imitiamo oggi i francesi, e si fa senno: aspettiamo però il tempo, in cui avremo acquistata la destrezza di saper da noi stessi imitar la natura, e allora sorgeranno tra noi gl’ingegni creatori, e si perfezionerà al sommo la drammatica.
Andres s’inganni e vada errato allorchè con troppa precipitazione ed arditezza fassi a così dire: La parte drammatica (degl’ Italiani) cede senza contrasto al greco teatro, e benchè gl’ Italiani sieno stati i primi a coltivare con arte e con vero studio la poesia teatrale, non hanno però prodotto prima di questo secolo, tolte le pastorali del Tasso e del Guarini, un poema drammatico che meritasse lo studio delle altre nazioni.
Per la primavera di quell’anno 1857 Ernesto Rossi doveva formare una Compagnia drammatica di primo ordine per incarico di alcuni capitalisti triestini.
Molti contemporanei del Cervantes e del Vega coltivarono la drammatica senza discostarsi da’ principj dell’Arte Nuevo, cioè lambiccandosi il cervello in lavori sregolatissimi con istile affettato e capriccioso e sommamente disdicevole al genere scenico. […] Lampillas in punto di poesia drammatica si è accreditato di poco intelligente non solo colle sue critiche, ma colla scelta che fece di alcune commedie assai deboli e difettose nel voler mentovare le migliori della nazione; là dove l’avviso del Montiano al suo confronto ha troppo gran peso, tra perchè ne’ suoi Discorsi questo Spagnuolo mostrò saviezza, intelligenza e sobrietà, tra perchè come autore di due tragedie ben condotte è giudice competente in simili esami. […] Lo stile è fluido e armonioso, benchè non sempre proprio per la drammatica poesia; ma il piano, i caratteri, l’ economia, tutt’altro in fine abbonda di gran difetti; nè so in che mai avesse il Cervantes fondati i suoi esagerati encomj.
Le prosopopeje (come il Mattei chiama le Ninfe, l’Oceano, l’Eumenidi, la Forza ecc.) punto non dimostrano, com’egli crede, che allora la tragedia era una danza animata dall’intervento di questi genj mali e buoni piuttosto che una vera azione drammatica ; ma provano solo che Eschilo introdusse ne’ suoi drammi le ninfe, i numi, le ombre, le furie, e diede corpo a varii esseri allegorici, come Sofocle ed Euripide si valsero delle apparizioni di Minerva, di Bacco, di Castore e Polluce, della musa Tersicore, d’Iride, di una Furia, di un’ Ombra, della Morte ecc.
Vi si dice però che la prima epoca gloriosa della poesia regolare drammatica è al 1520, che secondo me dovrebbe risalire qualche altro lustro. […] Ma queste tragedie e commedie hanno certamente la data più indietro del 1520, e per conseguenza la prima epoca gloriosa della drammatica può mettersi al principio del secolo. […] Quanto alle commedie poi dalla narrazione a cui ci accingiamo di quelle dell’Ariosto, del Bibbiena e del Machiavelli, si vedrà che furono scritte assai prima del 1520, cioè intorno al 1498 o poco più; e per conseguenza che l’epoca gloriosa della poesia regolare drammatica dovrà fissarsi sul bel principio del secolo XVI. […] Una felice combinazione per la poesia drammatica trasse i più chiari epici Italiani a coltivarla.
Ne’ primi lustri del corrente secolo si é coltivata in Francia la poesia drammatica con ardore e felicità quasi non inferiore al precedente; ma da quarant’anni in circa si vede sensibilmente negli scrittori mancar per gradi la lena, e vacillar il gusto, e finalmente si trovano a’ nostri giorni confusi i giusti principi con alcune novelle massime dettate dalla debolezza e dal capriccio, e mescolati insieme e corrotti e adulterati stranamente i generi drammatici230. […] Crébillon; dimostrano bensì la somma difficoltà di toccar la perfezione nella drammatica poesia.
Molti contemporanei del Cervantes e del Vega coltivarono la drammatica senza discostarsi da’ principii dell’ Arte Nuevo, cioè lambiccandosi il cervello in lavori sregolatissimi con istile affettato e capriccioso e sommamente disdicevole al genere scenico. […] Quì dirò soltanto che il Lampillas in panto di poesia drammatica si è accreditato di poco intelligente non solo colle sue critiche, ma colla scelta che fece di alcune commedie assai deboli e difettose, mentre voleva far menzione delle migliori della nazione; là dove l’avviso del Montiano a suo confronto ha troppo gran peso, tra perchè ne’ suoi Discorsi questo spagnuolo mostrò saviezza, intelligenza e sobrietà, traperchè come autore di due tragedie ben condotte, in simili esami è giudice competente. […] Lo stile è fluido e armonioso, benchè non sempre proprio per la poesia drammatica; ma il piano, i caratteri, l’economia, tutt’altro in fine abbonda di grandi e molti difetti; nè so in che mai Cervantes avesse fondati i suoi esagerati encomii.
Imitazione maestra dell’uomo 5. madre della drammatica 16.
Ma perchè nella drammatica non valse simile esempio? […] Coltivò Gongora anche la drammatica e scrisse las Firmezas de Isabela commedia, el Doctor Carlino commedia, e una favola Venatoria, le quali lasciò imperfette. […] G l’Inglesi hanno un picciolo componimento intitolato il Re ed il Mugnajo di Mansfield, cui l’autore Dodsley dà modestamente il nome di novella drammatica. […] Il signor Lampillas poco intelligente di poesia che volle parlar di drammatica, stimò questa Dido una tragedia perfetta.
La lingua è pura, lo stile ricco e proprio degli argomenti e della drammatica. […] Ed eccoci a’più lieti giorni della virilità dell’opera eroica, ai giorni rischiarati del corso del più bell’astro della poesia drammatica musicale. […] Si dirà che altri ancora l’ha fatto ; ma si domanda, se con ragione e proprietà drammatica ? […] A questa sola storia, dico, appartiene il giudicar di tanti grand’ingegni che vi hanno lavorato da tanti secoli ; ed il suo giudizio schietto ed imparziale additerà agli artisti nascenti il sentiero che mena senza tortuosi giri alla perfezione drammatica. […] Ma nel giudicar di poesia drammatica la penna può supplire tutta sola al cnore ?
Ogni scrittore ha pregi a se proprii (possiamo dire con Madama Dacier che tante buone cose conobbe a molti de’ suoi posteri sfuggite), e siccome non v’ha cosa più vasta della poesia in generale, e della drammatica in particolare, così non v’ha carriera dove mostrino gli uomini maggior diversità di talenti. […] Fioriscono ne’ primi lustri poeti tragici degni di mentovarsi al pari de’ precedenti, il Bracciolini, lo Stefonio, il Bonarelli, il Dottori, il Pallavicino, il Delfino, il Caraccio: si producono alla poesia pastorale drammatica componimenti da non arrossirne al confronto de’ primi in tal genere, la Filli, la Rosa, l’Armonia d’amore, la Gelopea, la Tancia: si contano tralle commedie ingegnose, regolari e piacevoli quelle del Porta modelli della commedia d’intrigo, e degl’ Intronati, del Malavolti, del Guarini, dell’Altani, dell’Isa, del Gaetano, del Brignole Sale, del Bonarelli, del Maggi.
Lo pubblico nella sua integrità per alcune frasi di non poco interesse nella storia intima, dirò così, dell’arte drammatica. […] Trappola mio, di quelle compagnie non se ne trovano più, e ciò sia detto con pace di quelle, che hoggidi vivono, e se pur se ne trovano, sono compagnie, che hanno solamente tre o quattro parti buone, e l’altre sono di pochissimo valore, e non corrispondono alle principali come facevano tutte le parti di quella famosa compagnia, le quali erano tutte singolari : insomma ella fu tale che pose termine alla drammatica arte, oltre del quale non può varcare niuna moderna compagnia di comici.
I più freddi si sentono correre ad un tratto la vampa dell’odio o la fiamma dell’amore per tutte le vene, i più infingardi, i più restii provano quell’inquietudine, quella smania, quella agitazione che li strappa alla loro apatia abituale, e li travolge palpitanti e affannosi nelle peripezie dell’azione drammatica.
Questo confronto degli autori antichi e moderni in un medesimo argomento è il vero modo di pesarne il merito rispettivo, e di studiare nel tempo stesso l’arte drammatica con fondamento. In simil guisa si rileva l’artificio usato da diversi scrittori nel maneggiare le passioni, materia essenziale della poesia drammatica che non varia per tempo nè per luogo.
Le Maçon di Sèverin cadde affatto; ed i Francesi dissero, che da tale opera appare che l’autore conosceva meglio l’arte di muratore che l’arte drammatica.
. — Che anche la Rotari fosse attrice valente sappiamo dalle poesie varie pubblicate insieme alla Maddalena lasciva e penitente, azione drammatica dell’Andreini, nella quale recitando in Milano nel 1652 la parte della vecchia Marta, ottenne, come si direbbe oggi, uno strepitoso successo.
A sentir lui pare ch’io abbia condannato in genere e assolutamente il contrappunto come cattivo, non già in ispezie, e riferendolo alla sola musica drammatica. […] È dunque falsissimo ch’io abbia mai asserito aver il contrappunto pregiudicato alla musica in generale; ho detto bensì che pregiudicava alla musica drammatica, e anche qui con distinzione, perocché parlando del contrappunto ch’era in voga in Italia verso il fine del Cinquecento lo condannai come contrario alla musica scenica, nel che altro non feci che tener dietro alle pedate di Vincenzo Galilei, di Giulio Caccini, di Pietro Cerone e di Giacopo Peri, le parole dei quali addussi in vari luoghi della mia opera. […] M’imputa d’aver commendate l’opere del Carissimi a preferenza delle più moderne, che sono cento volte migliori e “più perfette”, lo che è falso assolutamente, giacché non ho lodati i recitativi del Carissimi se non paragonandoli cogli altri del suo tempo, ch’erano negletti, non già con quelli dell’età posteriore, quando s’imparò ad applicare la musica alla drammatica con più gusto e leggiadria.
Ma perchè nella drammatica non valse un tale esempio? […] Coltivò ancora la drammatica, e scrisse las Firmezas de Isabela commedia, el Doctor Carlino commedia, e una favola Venatoria, le quali lasciò imperfette. […] Gl’ Inglesi hanno un picciolo componimento intitolato il Re ed il Mugnajo di Mansfield, cui l’autore Dodsley dà modestamente il nome di novella drammatica.
Clementina era il tipo incarnato dell’attrice romantica drammatica.
Lascio finalmente agli altri le liti circa l’introduzione della rima nella poesia moderna, quantunque molte cose potrebbono forse in mezzo recarsi contro alle opinioni più ricevute degli eruditi, e mi restringo ad esaminare soltanto i vantaggi che ha la lingua italiana per la musica: circostanza che più d’ogni altra cosa ha contribuito all’incremento di essa, ai progressi della poesia drammatica, e allo splendore di codesto leggiadrissimo ramo della italiana letteratura.
[3] Ora allorché Raimondo Berengario Conte di Barcellona e di Provenza venne in Italia a fine di visitare l’Imperadore Federico Primo dimorante a quel tempo nella Lombardia, e più allorché Carlo d’Angiò discese di nuovo per impadronirsi di Napoli e di Sicilia, molte truppe di Menestrieri, che venivano a loro servigio, cominciarono a farsi conoscere di qua dai monti, ove insieme colla maniera loro di poetare e colle prime rozze idee della drammatica e del ballo in azione introdussero anche presso al popolo la musica sì vocale che strumentale o la resero più comune. […] De’ Provenzali, dice il Millot, che furono commendati dal Nostradamus, e da altri come conoscitori dell’arte drammatica per aver usato il dialogo nelle loro poesie.
Ma confusa poscia quest’arte stessa con gl’ inconditi e quasi estemporanei surriferiti versi Saturnii e Fescennini, prima di partorire la poesia drammatica, diede l’origine alla satira tutta Romana20, nella quale, non già come prima alla rinfusa e rusticamente si motteggiava, ma con un canto regolare e con un’ azione assai più congrua e composta21. […] Acquistò maggior fama per la poesia drammatica, non solo per avere secondo Donato composte e recitate tragedie e commedie seguendo i Greci, ma per essere stato il primo a volgere gli animi degli spettatori dalle satire alle favole teatrali36, per la cui rappresentazione gli fu assegnato il portico del tempio di Pallade.
Roma dedita alle armi favoriva poco le arti che potevano ammollire il valore, e trascurò la drammatica. […] Le bellezze di questa favola si presentano in folla, e noi ne accenneremo alcune colla speranza di eccitare la gioventù a leggere gli antichi con maggior riflessione, se vogliono ritrarre dalla drammatica quel diletto che ben di rado si prova nella lettura delle moderne favole.
[8] Niuno meglio di lui ha conosciuta l’indole dell’opera in musica accomodando lo stile lirico alla drammatica in maniera che né gli ornamenti dell’uno nuocono punto all’illusione dell’altra, né la naturalezza di questa s’oppone al pittoresco di quello. […] Lo stesso si dee dire delle discolpe della providenza inserite nell’Astrea placata, delle accuse e difese delle passioni, dell’apologia dell’amore di se stesso, di quella della poesia e dell’arte drammatica con cent’altri punti di morale filosofia sparsi qua e là ne’ suoi drammi.
Si pensò pertanto verso l’anno 391 di Roma ad invitare un attore scenico dell’Etruria il quale per la sua nuova graziosa e dilettevole agilità (all’usanza de’ Cureti e de’ Lidii, da’ quali traevano l’origine gli Etruschi) riuscì ad essi molto grato, Ma confusa poscia quest’arte stessa con gl’inconditi e quasi estemporanei surriferiti versi Saturnii e Fescennini, prima di partorire la poesia drammatica, diede l’origine alla Satira tutta Romanaa, nella quale, non già come prima alla rinfusa e rusticamente si motteggiava, ma con un canto regolare, e con un’azione assai più congrua e compostab. […] Acquistò maggior fama per la poesia drammatica, non solo per avere secondo Donato composte e recitate tragedie e commedie seguendo i Greci ma per essere stato il primo a volgere gli animi degli spettatori dalle satire alle favole teatralia, per la cui rappresentazione gli fu assegnato il portico del tempio di Pallade.
Roma dedita alle armi favoriva poco le arti che potevano ammollire il valore, e trascurò la drammatica. […] Le bellezze di questa favola si presentano in folla, e noi ne accenneremo alcuna colla speranza di eccitar la gioventù a leggere gli antichi con maggior riflessione, se vogliono ritrarre dalla drammatica quel diletto che ben di rado si prova nella lettura delle moderne favole.
Cominciossi allora ad applicar la musica ai funerali, alle nozze, e ad altre solennità, come ancora a’ Ludi o misteri della Passione, de’ quali, per essere stati in certa guisa i primi abbozzi del dramma musicale, ci convien fare più distinta menzione affinchè si vegga la rassomiglianza d’origine nella poesia drammatica di tutti i tempi.
Il Vinci, mirabile nella forza e vivacità delle immagini, prese a perfezionar quella specie di composizione detta volgarmente recitativo obbligato, la quale per la situazione tragica che esprime, pel vigore che riceve dalla orchestra, e pel patetico di cui abbonda, è lavoro pregiatissimo della musica drammatica.
Ma gli affetti universali dell’uomo trovandosi variamente in ogni nazione modificati, dovrà la drammatica in quanto al gusto sempre soggettarsi a certe regole relative e particolari dipendenti dal tempo, dal costume e dal clima.
Benemerito al pari de’prelodati della drammatica poesia latina fu il celebre Francesco Maria Lorenzini nato in Roma dal fiorentino Sebastiano e da Orsola Maria Neri bolognese. […] Tornando ad altri paesi Italiani vuolsi rammemorare come esperto coltivatore della drammatica poesia il marchese Giovanni Pindemonte di Verona per aver fornito al teatro diversi componimenti applauditi. […] Ma un intelligente dell’ arte drammatica sdegnerebbe di essere autore o dell’ una o dell’ arte drammatica sdegnerebbe di essere autore o dell’ una o dell’altra produzione, se non dipendesse che dalla scelta ?
Ciò che in somma può dirsi di Cornelio si è ch’egli ha per fine di tutta la poesia drammatica il diletto, né secondo il suo parere è necessaria l’utilità, se non per render quello più compiuto ed universale; laonde dal piacer recato dalle sue tragedie traeva egli bastante argomento della loro bontà: né di vero a più sue tragedie poteva egli addurre altra giustificazione. […] Che se si riflette non potere la poesia drammatica sortire intieramente il suo effetto se non si conformano insieme l’arte di scriverla e l’uso di rappresentarla, converrà dire che siccome a nostri tempi non è praticabile (se non con una cautela particolare che ha qualcuno osservato) il coro, che frapposto agli atti era appresso de’ Greci quasi una specie di episodio che dava alle favole una convenevol misura, così certe tragedie italiane considerate rispettivamente alla rappresentanza teatrale rimangono mancanti d’una convenevol grandezza. […] [7.1.1] Quantunque il numero sia una prerogativa inseparabile dallo stile, nonpertanto sì per lo grado distinto che ha massimamente nella drammatica poesia, come per le molte considerazioni che merita, stimo confacente il farne particolare discorso. […] Né posso qui tralasciare che l’autor delle annotazioni fatte al discorso del Maffei, nel luogo testé accennato, dà saggio di molta leggerezza, mentre (per tacere l’altre inezie) decide che la lingua italiana è più graziosa nelle materie tenere e propria per esprimere piacevolmente le piccole cose che la francese, all’incontro come più maestosa e più capace di toccar degnamente le grandi: che veruna altra ragione di ciò si reca se non l’approvazione che ha fatto Pier Jacopo Martelli della drammatica poesia de’ Francesi. [7.2.5] Se quell’anonimo critico avesse meglio saputo le proprietà di ciascuna poesia non avrebbe certamente ristretto ne’ termini della drammatica la grandezza, la quale è più propria de’ poemi epici che del tragico, come ho già detto in altri luoghi.
Ma gli affetti universali dell’uomo trovandosi variamente in ogni nazione modificati, dovrà la drammatica sempre, in quanto al gusto, soggettarsi a certe regole relative e particolari dipendenti dal tempo, dal costume e dal clima ove non si offenda la verità e la natura.
Cesarotti, ed altri eruditi esteri ed Italiani, che certi sedicenti profondi pensatori (i quali non per tanto galleggiano come cortecce di sughero in ogni materia), quando non vogliano ripetere al loro solito senza citare, non saprei che cosa potranno dir su di essa, come millantano, in vantaggio dell’arte drammatica.
La Compagnia era quella stessa della quale parla il marito Francesco (V.) « tale che pose termine alla drammatica arte, oltre del quale non può varcare niuna moderna compagnia di comici.
[7] Il ritrovamento e progressi dell’arte drammatica siccome contribuirono ad ampliar le richezze della musica via più raffinandola, così ne scemarono a poco a poco la sua antica influenza.
Perchè mai affermò il Napoli-Signorelli che tale argomento nella guisa che l’ha trattato l’Ayala, mal conviene ad un’ azione drammatica?
Tanto su questa tragedia disse lo stesso autore nelle sue prose or parlando al nominato sovrano or sotto il nome di altri più volte sino al 1743; e tanto con varia critica ne favellarono i giornalisti di Francia, e con maestria l’abate Melchiorre Cesarotti ed altri eruditi esteri ed italiani; che certi sedicenti profondi pensatori (i quali non pertanto galleggiano come cortecce di sughero in ogni materia), quando non vogliano ripetere al loro solito senza citare, non saprei che cosa potranno dir su di essa, come millantano, in vantaggio dell’arte drammatica.
Una continuata ironia drammatica contro le donne sfacciate, altiere, ambiziose, si osserva in questa favola.
Ciò dimostra l’ animo costante di quel Sovrano in pro della poesia drammatica; e confonde la falsità di certo famoso impiastricciatore di Colpi d’occhio, il quale interpretava malignamente il silenzio del consesso accademico Parmense, e dava ad intendere al pubblico, che il Duca l’avea abrogato.
Una continuata ironia drammatica contro le donne sfacciate, altiere, ambiziose, si ravvisa in questa favola.
[5.30ED] Questo presidio d’Invalidi è ben composto di corpi imperfetti, ma di cuori che si son mostrati alla prova noncuranti di qualsivoglia periglio e superiori al per altro invincibile umano terror della morte; dimodoché queste metà di uomini contrafatti terrebbe fronte a qualunque più sano esercito che in numero eguale e ancor raddoppiato ardisse assalirli, avendo più parte ne’ vittoriosi successi l’intrepidezza dell’animo che la robustezza della persona. [5.31ED] Passàti dunque ad assiderci nel bel giardino del comandante del luogo: [5.32ED] — Tu hai — cominciò l’Impostore — gustata già la Medea, che perciò accorderai potersi denominare tragedia, perché è un’imitazione drammatica de’ migliori, e differisce, come le vostre opere in musica, dall’antica tragedia, perché in esse parte solamente cantavasi, in questa tutto si canta, e però a questo proposito si può applaudere al sentimento di Saint Evremond: «I Greci facevano belle tragedie, ove qualche cosa cantavano; i Franzesi ne fanno delle cattive, nelle quali cantano tutto.»