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2. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo duodecimo »

La terza, che non avendo né il poeta né il musico alcuna ingerenza negli affari dello Stato, anzi riuscendo loro troppo pericoloso il mischiarvisi, non hanno potuto esercitar il loro talento se non se intorno ad argomenti di puro diletto, e di niuna o pochissima utilità. […] Tutte le loro canzoni e le loro danze erano, secondo la testimonianza di Platone nel libro settimo delle leggi, consecrate agli dei. […] Considera dunque qual nome può ricevere l’arte da loro. […] Quindi è che il ritmo e i numeri acquistano la loro forza nella educazion musicale, ed esercitano la loro grande influenza sulle passioni dell’anima». […] La loro esattezza arrivava fino a determinar il gener di strumenti che si conveniva all’età ed al sesso.

3. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimosettimo, ed ultimo »

Confesso però ch’io debbo l’idea della mia opera, e i migliori mezzi onde sarà eseguita allo studio per me fatto della loro musica e in un della poesia loro. […] Allorché noi sappiamo indubitatamente che la musica loro era rigorosamente soggetta alla quantità, d’altro non abbiam d’uopo che di por niente al meccanismo della loro poesia per fissare insieme l’importante e vera forza di tal termine. […] Io voglio adunque persuadere a’ nostri musici quanto lor monterebbe di conoscere il meccanismo della loro lingua, e segnatamente di rivolgere l’attenzion loro all’energia de’ piedi onde ogni parola è composta. Io addito loro i moltissimi vantaggi che ne trarrebbono da questo studio. […] Oltracciò le riflessioni da me fatte sopra il ritmo m’hanno naturalmente portato a dedurne delle altre intorno al meccanismo delle lingue, al loro genio, e al loro carattere.

4. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo sesto »

Della qual disposizione approfittandosi, i pretesi saggi di quella gente chiamati nella loro lingua “Runers”, o “Rimers”, che riunivano i titoli di posti, d’indovini, di sacerdoti e di medici ben presto inventarono, o almea promossero, quella sorte di maraviglioso che parve loro più conducente ad eccitare in proprio vantaggio l’ammirazione e il terrore dei popoli. […] Così nemmeno fra le delizie sapevano dimenticarsi della loro fierezza. […] Siffatte idee trasparivano eziandio nella loro mitologia ripiena di geni malefici, i quali uscivano dal grembo stesso della morte per far danno ai viventi. […] Mara era un altro che gettavasi sopra coloro che riposavano tranquillamente sul letto, e levava loro la facoltà di parlare e di muoversi. […] In altri paesi le donne accusate di qualche delitto non si condannavano alla pruova dell’acqua e del ferro rovente se non se allorquando niun campione prendeva la loro difesa.

5. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 564

 – Giuseppe Campioni : uno dei capi della compagnia de’ comici veneziani venuti mesi sono da Venezia a divertire colle loro applaudite fatiche la nobiltà di questa Metropoli e che ora ritornano a Venezia, colle loro famiglie, servitori, attrezzi teatrali e robbe di uso proprio. […] Luca di Venezia, che colle loro fatiche anno con applauso divertito la nobiltà di questa Metropoli nel R.° D.e Teatro, e che or ripassano da Pavia per il Pò alla Patria, con loro servitù, armi, bagaglio, vestiti, ed arnesi teatrali.

6. (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Della maniera del cantare e del recitare »

A’ più di loro non è mai caduto in pensiero quanto sarebbe prima di ogni altra cosa necessario che imparassero a ben pronunziare la propria lingua, a bene articolare, a farsi intendere e a non iscambiare, come è lor vezzo, un vocabolo con l’altro. [3.2] Niente vi ha di più sconcio di quella loro comune pratica di mangiarsi le finali, e nel tenero lor palato dimezzar le parole. […] Pur nondimeno, non si può mettere in dubbio che il dare a quei passi il loro finimento sta al ballerino medesimo e il condirgli di quelle grazie che ne son l’anima. […] Per non avere appreso o per non seguire i veri modi del cantare, adattano le stesse grazie musicali ad ogni sorta di cantilena, e co’ loro passaggi, co’ loro trilli, colle loro spezzature e volate fioriscono, infrascano, disfigurano ogni cosa: mettono quasi una lor maschera sul viso della composizione, e arrivano a far sì che tutte le arie si rassomigliano, in quella guisa che le donne in Francia, con quel loro rossetto e con que’ tanti lor nei, paiono tutte di una istessa famiglia. […] A tutti gli altri ci provegga il maestro, scrivendo per loro ogni cosa, guidandogli a mano in ogni mutazione, in ogni passo.

7. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quarto »

Se in ogni tempo vi sono stati degli amanti che hanno divinizzate le loro belle, anche in ogni tempo vi sono stati degli spiriti forti che hanno bestemmiato contro alla loro divinità. […] Il disgusto procurato da cotale uniformità si risentiva fin da loro stessi. […] Un altro difetto dei loro versi era la mancanza d’immagini e di colorito poetico. […] [9] D’un genere non molto diverso era la loro musica. […] Da principio si cantavano le loro canzonette a orecchio senza la composizion musicale.

8. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 546

Era in Baviera con un Alessandro di Polonia il 1567, e il 10 agosto fecero assieme istanza al Consiglio di potere per quattro giorni mostrar dovunque le loro doti artistiche con salti e commedie, e prendere in compenso del danaro, poichè mancando il nutrimento, troppo con tali fatiche ne veniva l’indebolimento del corpo. […] Imperiale da Antonio di Bolzano, loro interprete, fu pagato un fiorino perchè potessero partire. […] e favoriti di quattro fiorini per continuare il loro viaggio. Con data del 10 gennajo del 1551 si permise ai commedianti italiani di dare il domani la loro rappresentazione coi ragazzi saltatori e con altri giuochi.

9. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo terzo »

De’ templi non vi può esser alcun dubbio circa la superstizione, e nemmeno lo sarà dei teatri per chiunque versato nella lettura degli antichi sappia ch’essi erano altrettante scuole, ove correva il popolo per imparare la loro religione, e la loro morale. […] La gran fama acquistatasi, e la scarsezza dei monumenti hanno fatto sì che attribuite gli vengano tutte le scoperte delle quali s’ignora l’autore, come già fecero gli Egiziani coi loro Teutes, e col loro Mercurio. […] Ove le passioni avevano in cielo la loro difesa, e le arti il loro modello, ben si vede qual entusiasmo dovea accendersi in terra per coltivar queste, e ingentilir quelle favoreggiato poi dagli usi politici, e ravvivato dalla possente influenza della bellezza, principio comune delle une e delle altre. […] Gli spettatori non vedevano tra essa e loro quella distanza infinita, la quale, togliendo ogni proporzion fra gli estremi, rende inapplicabile qualunque teatrale imitazione. […] Si può credere che i loro argomenti erano egualmente sensati che la loro causa.

10. (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « NOTE ED OSSERVAZIONI DI D. CARLO VESPASIANO in questa edizione accresciute. » pp. 313-326

Gli uni e gli altri furono in grandissima stima e venerazione, e vennero spesso innalzati da i capi delle loro nazioni e tribù a cariche assai ragguardevoli; perchè la loro arte riguardavasi da’ nazionali come qualche cosa di divino, e la loro persona come sacra. […] In tempo di pace ordinariamente cantavano l’ eroiche azioni de’ loro guerrieri per tramandarle a’ posteri; e per ciò Tacito disse de’ Germani, che altra storia essi non aveano che i canti de i loro Poeti; e i Bardi furono energicamente chiamati da Ossian i Re della fama. […] La Francia e l’Inghilterra per loro buona sorte fin dal secolo scorso godono di questo vantaggio ed onore che tanto influisce nella felicità degli stati. […] Oh quanti pretendono di seder giudici, e sentenziar di quelle cose, ch’essi ignorano, o che non sono della loro competenza! […] Non meritano lo studio dell’altre nazioni i drammatici Italiani del XVI secolo, se non per altro, per la cultura, proprietà, purgatezza della loro lingua che a que’ tempi rifioriva?

11. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimosesto »

I Greci, dai quali gl’Italiani si vantano d’aver tratto il loro spettacolo, cosiffatto abuso mai non conobbero. Le loro azioni drammatiche formavano un tutto non mai interrotto dal principio sino alla fine, e persino ignota fu a loro la divisione delle tragedie in iscene oin atti, nomi che noi abbiamo appresi soltanto dai latini autori. […] Tre fra loro seppero acquistarsi un gran nome anche fra le nazioni oltramarine, e l’oltramontane. […] I marinari sbarcano, adocchiano l’incaute danzatrici, e divisano fra loro di rapirle. […] Ma destatisi questi inseguiscono il pargoletto, che s’invola frettoloso ai loro sguardi.

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