Havvi nel mare del Sud alle vicinanze del l’isola degli Otaiti tralle altre un’ isoletta chiamata Ulietea, nella quale si è trovato qualche vestigio di rappresentazione drammatica. […] In una di esse vedevansi due classi di attori distinti dal colore degli abiti, l’una di color bruno figurava un padrone co’ suoi servi, l’altra di bianco una comitiva di ladroni. […] Il primo degli attori del l’altro lato corrispose della stessa maniera. […] Da queste danze e scene recitate in Wateeoo non son dissimili quelle delle isole degli Amici, e le altre degli abitanti delle isole Caroline del Mar Pacifico del Nord. Nelle isole dette da Cook di Sandwich vi sono eziandio danze pantomimiche accompagnate da musica, le quali si approssimano più a quelle della Nuova-Zelanda che a quelle di O-Taiti o degli Amici.
Teatro Materiale, ove de’ più rinomati Teatri, e della condizione degli Attori Greci. […] Copiose ricerche intorno al teatro materiale degli antichi trova nsi sparse nelle opere degli eruditia. Tuttavolta recheremo quì alcune delle notizie più curiose e necessarie all’intelligenza degli scrittori. […] Passato lo spettacolo tragico in Atene a’ tempi di Frinico e de’ suoi coetanei, si eresse estemporaneamente nelle grandi piazze un tavolato con scene formate degli alberi; nè si pensò a migliorarle se non dopo che in tempo del tragico Pratina quelle male accozzate tavole cedendo al peso, forse con danno degli attori e spettatori, convenne inalzare un edifizio più solido. […] Ma poteva bene esser vera dopo che si rallentò quel rigore degli statuti di Licurgo, il quale non permise agli Spartani di essere nè anche spettatori delle rappresentazioni sceniche.
Tutte queste cose nemiche della decenza propria degli spettacoli delle nazioni culte, mostravano in tal volgo la male intesa libertà da me accennata per esserne in parte stato testimonio di vista. […] Dall’altra parte come poi avrei potuto salvarmi da’ giusti rimproveri degli abitatori di Madrid al vedere falsamente riferita una cosa materiale esposta alla vista di ognuno? Circa un centinajo e mezzo di esemplari della Storia de’ Teatri essendosi sparsi per la Spagna, domandai a molti illuminati nazionali, che l’aveano acquistata, se trovavano in essa cosa veruna contraria a una moderata Critica intorno al Teatro Spagnuolo formale, e materiale, col disegno di approfittarmi del loro avviso nella ristampa; ed ebbi il piacere di udirgli affermare, che tutto era conforme al vero, e a’ dettati degli eruditi nazionali: che anzi delle rappresentazioni mostruose avea io ragionato con più contenenza di tanti loro Scrittori degli ultimi tre secoli, i quali sono tanti, Sig. […] In confidenza quale utile apporta a’ vostri Cittadini l’apologia degli spropositi di Lope, e Calderòn? […] Ho parlato de’ Teatri di Madrid, perchè mi erano sotto gli occhi, e, per quanto io so, niuno degli Stranieri finora ne avea fatto motto.
Ma la storia apre alle ricerche degli studiosi un campo più vasto. […] Debbo avvertire bensì, che scrivendo io la storia dell’arte e non degli artefici, vana riuscirebbe la speranza di chiunque vi cercasse per entro quelle minute indagini intorno al nome, cognome, patria, nascita e morte degli autori, di tutte quante le opere, ch’essi pubblicarono, delle varie edizioni e tai cose che sogliono essere le più care delizie degli eruditi a nostri tempi. […] Questa è l’urbana bensì ma ferma, e imparziale maniera con cui si parla delle opere e degli autori. […] Basta legger soltanto di fuga i primi capitoli per vedere quanto ivi si largheggi di lodi colla Italia, come si preferiscano la musica e il melodramma italiano alla musica, e al melodramma degli altri popoli, in qual guisa si mettano, a coperto delle imputazioni degli oltramontani, ove si trovino poco fondate, e come si renda dappertutto giustizia al merito illustre de’ tanti suoi poeti e di tanti musici. […] Tuttavia finché qualche cosa di meglio non ci si appresenta, emmi paruto necessario, non che opportuno, il premettere due Ragionamenti sì per ovviare alla mancanza degli scrittori su questo punto, come per aver qualche principio fisso, onde partire nell’esame de’ poeti drammatici.
Dalla metà del passato secolo solamente cominciarono i Francesi, ma con tal felicità, che sono diventati i modelli, e la misura de’ voti degli altri Popoli. […] E perchè non ricorrere a’ passi originali degli Antichi? […] Poterono venire, vennero, insegnarono; gli Spagnuoli dunque ricevettero il sistema degli Atomi molto prima della Grecia, e di Roma? […] Una Nazione Madre, non che di Adriano, che pur fu un dotto Imperadore, di un Trajano eccellente modello degli ottimi Principi? […] Uditelo dal Principe degli Oratori Italiani nel 11.
I poeticominciarono a conoscere che si potevano interessare gli animi a preferenza degli occhi, e s’avvidero i musici che la possanza dell’arte loro avvegnaché ne abbia per fondamento gli accordi e le leggi armoniche, era nondimeno riposta principalmente nella melodia. […] Essa è l’unica parte della musica che cagioni degli effetti morali nel cuor dell’uomo, i quali oltrepassano la limitata sfera dei sensi, e che trasmette a’ suoni quella energia dominatrice che ne’ componimenti s’ammira de’ gran maestri. […] Essa è finalmente quella che sottopone, a così dire, l’universo all’imperia dell’orecchio, non altramente che il sottopongano la pittura e la poesia, quella al giudizio degli occhi, e questa a quella della immaginazione. […] Codesto pregio, che non sembra a prima vista né straordinario, né difficile ad ottenersi, è nullameno uno degli sforzi più grandi che abbiano fatto i moderni italiani. […] Così si vede per pruova, che posta la stessa fabbrica degli strumenti, lirici o pneumatici che siano, e la stessa abilità ne’ maestri, si osserverà tuttavia dagli orecchi imparziali ed esercitati la soavità del suono italiano a preferenza degli altri.
Forse lo stesso Lutio, che firmò la supplica degli Uniti con Gio. […] Ma il Burchiella era dottore, e nella supplica degli Uniti è appunto il Gratiano, accanto a Lutio.
Introduzione degli eunuchi e delle donne in teatro. […] V’erano dei drammi, e fra gli altri quelli di Giulio Strozzi, fiorentino, dove per mezzo di gran caratteri mobili di fuoco si leggevano in aria degli anagrammi, dei bisticci, degli enigmi e delle divise allusive ai personaggi ch’erano presenti. […] E quello che v’ha di più obbrobrioso si è che una musica tenera, voluttuosa e rinforzata dagli strumenti dava tutto l’agio possibile ai lazzi scandalosi degli attori. […] Uno dei vezzi musicali più stimati a quel tempo era di esprimere colla possibile evidenza il romore materiale degli oggetti compresi nelle parole. […] Ma l’ingrossamento della voce, che succedeva in loro col crescer dell’età, e la difficoltà che si trovava nel conseguire, ch’eglino dassero al canto tutta quella espressione d’affetto, della quale non sono capaci gli anni più teneri, costrinsero i direttori degli spettacoli a prevalersi degli eunuchi.
« In Francia, scrive il D’Origny, si voglion vedere le diverse passioni dipingersi sul volto degli attori. […] Quanto al carattere di Scapino, è il medesimo degli schiavi di Plauto e di Terenzio ; intrigante, furbo, che s’impegna di condurre a buon termine tutti gli affari i più disperati dei giovani libertini ; che si picca di far dello spirito, che parla molto e molto consiglia. È infine il ritratto vero degli Schiavi della Commedia latina. Tutte le commedie di Plauto sono state recate sul nostro Teatro Italiano per la facilità del carattere principale, che è quello degli schiavi, applicato a questo personaggio.
Silani Caterina, attrice di molto pregio per le commedie all’improvviso, fu col marito, mediocre arlecchino, in Compagnia di Niccola Petrioli, poi in quella di Domenico Bassi, poi, coll’avanzar degli anni, in altre di minor grido. […] Viveva ancora al tempo di Francesco Bartoli (1781), e sebbene in tarda età recitava in una vagante Compagnia « procacciandosi – egli scrive – ad onta degli anni la pubblica approvazione, e qualche applauso sincero. »