Non è senza molta accelerazione di tempo nell’Ezzelino del Baruffaldi la giunta di Beatrice e de’ sei compagni, i quali, intanto che Amabilia dice sei versi, si fingono chiamati da Tiso che va sino nel fondo della torre, ove prima s’era detto che per le tante e tortuose vie appena poteva giungere la voce e quindi vengono come se fossero al limitare della porta. […] Chi giudicarebbe che una persona, la qual perde tante parole parlando colla notte, sia presa da vera e grave passione, o piuttosto che non sia una forsennata? […] Secondo la qual maniera le rime formate da simil sorta di sillabe son tante, quante sono le vocali in cui finiscono, e que’ dittonghi che alle vocali medesime non s’uniformano. […] Intorno alla maniera d’amare, tante lagrime, tanta sofferenza con altre circostanze appena converrebbono ad un folle garzone che languisse in uno scioperato amore; non che disdicano all’indole di Romolo ed al carattere d’eroe che l’autore gli ascrive. [Giunta.20] Ha pure dell’inverisimile assai che tante truppe armate, atte a costituire un esercito numeroso, coll’ascondersi il giorno ne’ boschi e col marciare di notte, possano giungere sino alle porte di Roma senza che ne prevenga la fama.