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96. (1715) Della tragedia antica e moderna

[3.70ED] Così non fusse. [3.71ED] Eccoti quel gran Mitridate che, dopo aver tenuto fronte a’ Romani, battuto dalla fortuna collegata col valore latino, mentre la fama decanta la sua sconfitta, improvisamente risorge e, niente smarrito della disgrazia, si fa vedere nella reggia di Ponto più che mai tremendo a’ Romani. [3.72ED] Io l’ammiro, ma se il tuo diletto Racine, nell’atto che quegli sta agitando così terribil vendetta, me lo fa nello stesso momento, come amante di Monima, impiegare quella gran mente a scoprir con gelose malizie gli amori fra essa e Xifare di lui figlio, questa viltà di passione me lo disfà più di quello che l’han disfatto i Romani, e d’un terribile vecchio e di un grandissimo capitano e di un magnanimo vendicator de’ monarchi, me lo cangia in un folle, in un astuto, in un rimbambito, e di venerabile me lo fa comparir in scena ridevole. [3.73ED] Tu ti torci, ma abbi pazienza; io dico male de’ miei Greci dove lo vuole la verità, onde posso anche dir male in qualche cosa de’ tuoi Franzesi, che per altro venero e stimo e al par di te e più di te. [3.74ED] Tu pure mi hai morsicato e per questo ti son meno amico?

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