Ecco come ne favellò presso l’Alcionio Giovanni Medici essendo Cardinale: Sovviemmi di avere nella mia fanciullezza udito da Demetrio Calcondila peritissimo delle Greche cose, che i Preti Greci ebbero tanto credito e tale autorità presso i Cesari Bizantini, che per di loro favore ebbero la libertà di bruciare la maggior parte degli antichi poeti, e specialmente quelli che parlavano di amori; alla qual disgrazia soggiacquero le favole di Menandro, Difilo, Apollodoro, Filemone e Alesside, e i poemi di Saffo, Erinna, Anacreonte, Minnermo, Bione, Alcmone e Alceo.