L’imitazione sia degli zeffiri, sia delle fronde agitate, sia delle acque cadenti in mille guise, sia degli augelli, come diceva Lucrezio Caro, inspirò all’uomo una specie di canto, e gli suggerì il pensiero di accoppiarvi comunque le parole. […] Ogni imitazione poetica (diceva il dottissimo nostro Gravina) è il trasporto della verità nella finzione. Chi ne bandisce il vero per aprir campo vasto al capriccio e alla sregolata fantasia, ama i sogni, e non comprende la bellezza dell’ imitazione delle dipinture naturali.