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381. (1715) Della tragedia antica e moderna

Ciò che Martello fece, certamente, è confrontarsi con la scena parigina, con la recitazione degli attori e la specificità della danza francese, per tradurre tutto ciò nella quarta ed ultima sessione del dialogo. […] — [5.8ED] — Versaglie — io soggiunsi nell’accostarci che noi facevamo a passi lenti al castello — è una copia de’ nostri giardini che di gran lunga si lascia addietro gli originali. [5.9ED] L’Italia ha il maggior merito nell’invenzione; l’ha nell’esecuzione la Francia. [5.10ED] Ti posso dire che son rimaso assorto dall’incanto e dalla maestà di quel luogo, che per me descritto in versi altre volte, ma in lontananza, mi fece allora conoscere che poco giova un immaginar grande e felice per concepir tutto intero lo smisurato fasto, il gusto esquisito e il magnanimo genio della reale soprabbondanza. [5.11ED] Il marmo, il bronzo e sin l’oro è vile in questa reggia, mentre persino i tetti della medesima sprezzano, coll’esporlo all’ingiuria delle stagioni, quel prezioso metallo che l’altrui avarizia con tanta gelosia suol nascondere negli scrigni. [5.12ED] In questo giardino le belle statue di marmo sono così famigliari e frequenti come le piante ne’ boschi. [5.13ED] Le fontane, innumerabili e tutte di varie invenzioni, di marmo ed istoriate di bronzi prodigamente dorati, gittano fiumi, io non esagero, fiumi per aria, configurati a girandole, ad archi, a teatri. […] Martello, Vita… scritta da lui stesso fino l’anno 1718, p. 288) «che spesso lo voleva suo commensale, lo fece conoscere a’ letterati di tutta la corte, lo introdusse in tutti i luoghi più riguardevoli, ed in somma in quattro mesi e mezzo che l’autore dimorò in Parigi, ebbe mediante questo letteratissimo mecenate onori incredibili».

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