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120. (1715) Della tragedia antica e moderna

— [1.26ED] Mentre così ragionava, il nostro Aristotile accompagnava le sue parole con tanta efficacia d’espressione e con tanta vivezza di spirito che malagevolmente io mi do a credere potersi formar un’impostura più animosa, ma tale insomma da compiacersene qualunque più accorto di me si fusse trovato ad udirlo. […] [3.106ED] Ma il mio purgar gli affetti col terrore e con la compassione non è in questa sfera, e son obbligato all’interpretazione che in ciò ha data al mio testo l’eruditissimo abate Fraguier. [3.107ED] La tragedia per mezzo del terrore e della pietà solleva lo spettatore da queste stesse passioni, facendo ch’ei si scarichi sovra oggetti finti della tristezza che lo divora. [3.108ED] Nella maniera che una musica malinconica solleva e toglie la nostra malinconia: questo è il vero senso del testo, ma io senza dipendere da quanto ho scritto, posso ora interpretare quella espressione diversamente da ciò che allora sentii. [3.109ED] Gli affetti nostri ci portano all’ambizione, alla prepotenza, alla crudeltà: col terrore si purgano i primi due affetti e con la compassione si purga il terzo, ma non si purgan veracemente gli affetti, si purga l’animo dagli affetti disordinati; il rappresentare un principe scellerato parte per malizia e parte per sua disgrazia, punito con la miseria, purga gli animi degli ascoltanti dall’ambizione e dalla prepotenza; ma il vederlo poi punito forse troppo severamente, muove la nostra umanità a compatirlo e caccia da’ nostri cuori la crudeltà. […] [5.130ED] Egli si vuole tutto diviso in recitativo ed in ariette o le diciam canzonette. [5.131ED] Ogni scena dee contenere o solo recitativo o sola arietta o per lo più l’uno e l’altra. [5.132ED] Tutto ciò ch’è racconto o espressione non concitata dovrebbe esprimersi in verso recitativo; ma ciò che ha la mossa della passione o contrassegna non so che di più violento inclina più volentieri alla canzonetta. [5.133ED] Il recitativo si ama tanto breve che non addormenti col tedio e tanto lungo che non generi oscurità.

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